Si intitola «Angelus Loci» il progetto di arte contemporanea che la città di Bolzano, con la collaborazione dello studio di comunicazione FranzLAB, ha ideato in occasione del Natale. Lo spazio pubblico cittadino sarà abitato, fino al prossimo 6 gennaio, da quattro installazioni site-specific firmate dagli artisti altoatesini Carla Cardinaletti, Michael Fliri, Elisa Grezzani e Hubert Kostner.
Per veicolare e comunicare messaggi positivi – soprattutto in una terra multilingue e multiculturale come l’Alto Adige - è stata scelta la figura dell’angelo, presente in ogni cultura e religione, e identificativa anche del genius loci, dello «spirito del luogo» di Bolzano. I serafini, per esempio, sono presenti in vari affreschi sacri del territorio.
Michael Fliri (Tubre - Val Monastero, 1978), recentemente premiato con l'Artist Award del Ministero della Cultura austriaco, ha utilizzato queste figure di luce per la sua installazione «Still With Earthly Desires + Aspirant», un mix di musica, video e fotografie di grande formato che trasportano il pubblico in una dimensione parallela: ali e corpi ipnotizzano lo sguardo, il movimento e il tempo si trasformano in incorporeità.
Elisa Grezzani (Bressanone, 1986) mette, invece, al centro della sua installazione - un grande arazzo decorato e coloratissimo, una sorta di talismano di pace e speranza – la figura del serafino Vehuiah, angelo a sei ali di pura luce o fuoco, appartenente alla più alta gerarchia celeste, secondo la Kabbalah porta con sé nuova energia luminosa, dissipando il caos.
Mentre Carla Cardinaletti (Bolzano, 1971) regala alla sua città l’«Angelo rosa», con la parola «Angel» in corsivo, scritta che, all’imbrunire, si illumina di rosa. Si illumina anche la scritta «L U C I» nell’opera di Hubert Kostner (Bressanone, 1971), che ha voluto così rendere omaggio a una parola che, nella sua brevità, può contenere una miriade di messaggi: da sempre, nei riti cristiani come in quelli pagani e di altre culture al solstizio d’inverno, se ne celebra con l’allungarsi del giorno il ritorno, come simbolo di rinascita.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito franzlab.com.
Al Museo Davia Bargellini l’arte presepiale secondo i bolognesi
Da quindici anni l’Istituzione Bologna Musei offre al suo pubblico una mostra dedicata all’arte presepiale tradizionale, come momento di avvicinamento e celebrazione collettiva della raffigurazione della Natività nella notte di Betlemme. Di anno in anno, l’iniziativa ha posto il pubblico a confronto con scuole di aree regionali diverse. Il nuovo appuntamento espositivo, in cartellone fino al 16 gennaio, è dedicato alla ricchissima e secolare tradizione iconografica bolognese.
Elisabetta Bertozzi, Leonardo Bozzetti, Giovanni Buonfiglioli, Mirta Carroli, Marco Dugo, Paolo Gualandi e Luigi Enzo Mattei sono gli artisti che espongono le proprie opere al museo Davia Bargellini, rendendo, contemporaneamente, omaggio alla scultrice e presepista Francamaria Fiorini, improvvisamente scomparsa nel 2020, di cui è esposto il bozzetto preparatorio del primo e unico «presepe ortodosso» mai realizzato, presentato e donato nel 2019 al patriarca di Mosca Cirillo I.
Le piccole statue in mostra sono versioni attualizzate delle figure del presepio classico felsineo, uscite dalle locali botteghe artigiane tra il XVIII e il XIX secolo. I vari personaggi riprendono, rinnovandole, iconografie storiche tradizionali come la «Meraviglia», l’«Adorazione», il «Dormiglione» e la «Tradizione» (ovvero l’adulto che accompagna i bambini a vedere il presepio, perché imparino la sapienza umana e divina). Sono testimoni di questa storia gli illustri modelli di grandi plasticatori bolognesi ed emiliani dei secoli passati, che si conservano proprio nella collezione del museo Davia Bargellini, frutto dell’intelligente impegno del suo fondatore Francesco Malaguzzi Valeri.
Dal pifferaio di Leonardo Bozzetti al brentadore (il trasportatore di vino) di Luigi Enzo Mattei, dal magio di Mirta Carroli al burattinaio di Marco Dugo, il presepe «made in Bologna, mette, dunque, in scena e trasfigura la vita quotidiana, mostrando esemplarmente ancora una volta come, parafrasando il cardinale Giacomo Biffi, «siamo tutti nel presepio», con il nostro volto e la nostra vocazione.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.museibologna.it/arteantica.
Biella festeggia il Natale con un’opera di Casorati
Il periodo natalizio è strettamente legato al tema della maternità e della nascita. Biella lo festeggia con l’esposizione, nella Cattedrale di Santo Stefano, del dipinto «Studio per La barca», opera del novarese Felice Casorati, uno dei maestri del Realismo italiano.
Appartenente a un collezionista privato biellese, l’opera è lo studio preparatorio per «La barca» (1934), tela esposta nella Galleria d'arte moderna «Ricci Oddi» di Piacenza.
Nel dipinto sono rappresentate due donne a bordo di una piccola imbarcazione: una in primo piano tiene in braccio un neonato mentre lo allatta; la seconda sta nello sfondo di spalle e in posizione quasi appartata. Non è noto per quale contesto o committente l'artista abbia dipinto quest'opera.
Le donne sembrano rappresentare delle fuggitive che scappano da qualcosa o da qualcuno per rifarsi una nuova vita, per preservare la piccola creatura, per garantirgli una rinascita in un posto sicuro, come una moderna e sempre attuale fuga in Egitto, dove all'asino e a San Giuseppe si sostituisce un tragitto via mare con la Madonna, il Bambino e una ancella.
La pittura in «Studio per La Barca», che viene esposto a Biella nell’ambito del progetto «Sia luce», per quanto sia grezza e lasciata solo in stadio di prova è allo stesso tempo anche evocativa del suo carattere neoclassico, non legata all'impressione o all'espressione. È una pittura più celebrale e astratta, mai impregnata da suggestioni vitalistiche, ma legata solo all'esperienza diretta della percezione e catalogazione della realtà.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina www.bi-boxartspace.com.
È un’opera di Marco Lodola (Dorno, Pavia, 1955), dal tradizionale impianto ludico e pop, ad aprire il percorso espositivo della mostra «Admirabile signum. Il presepe tra arte antica e contemporanea», allestita fino al 30 gennaio negli spazi della Fondazione Carispezia, per la curatela di Lara Conte e Alberto Salvadori che, per la parte relativa all’arte antica, hanno lavorato alla costruzione del percorso espositivo in dialogo con Simonetta Maione e Giulio Sommariva, con il contributo di Andrea Marmori.
La mostra mette in relazione importanti esemplari di presepe di produzione genovese e lombarda del XVIII secolo, principalmente provenienti dal Museo Luxoro di Genova, con un nucleo di opere e installazioni contemporanee, creando un ponte tra presente e passato, tra figurazione ed evocazione.
Attraverso media e linguaggi diversi, nel corso del XX secolo e nella contemporaneità gli artisti hanno continuato a confrontarsi con uno dei temi maggiormente rappresentati nella storia dell’arte occidentale, fornendone interpretazioni che vanno oltre l’iconografia e la dimensione figurativa tradizionale.
Accanto ai presepi settecenteschi il visitatore troverà creazioni di Roberto Almagno, Maria Lai, Marco Lodola, Fausto Melotti, Michelangelo Pistoletto e Guido Strazza. Per maggiori informazioni: https://foglidarte.blogspot.com/2021/12/admirabile-signum-presepe-tra-arte-antica-contemporanea-laspezia-fondazione-carispezia.html.
La mostra mette in relazione importanti esemplari di presepe di produzione genovese e lombarda del XVIII secolo, principalmente provenienti dal Museo Luxoro di Genova, con un nucleo di opere e installazioni contemporanee, creando un ponte tra presente e passato, tra figurazione ed evocazione.
Attraverso media e linguaggi diversi, nel corso del XX secolo e nella contemporaneità gli artisti hanno continuato a confrontarsi con uno dei temi maggiormente rappresentati nella storia dell’arte occidentale, fornendone interpretazioni che vanno oltre l’iconografia e la dimensione figurativa tradizionale.
Accanto ai presepi settecenteschi il visitatore troverà creazioni di Roberto Almagno, Maria Lai, Marco Lodola, Fausto Melotti, Michelangelo Pistoletto e Guido Strazza. Per maggiori informazioni: https://foglidarte.blogspot.com/2021/12/admirabile-signum-presepe-tra-arte-antica-contemporanea-laspezia-fondazione-carispezia.html.
Nella foto: Roberto Almagno, Presepe foresta, 2001. Legno, Ø 300 cm. Museo Internazionale del Presepio Vanni Scheiwiller, Castronuovo Sant’Andrea (PZ)
Raffaello, Dante e Caravaggio nel presepe della Cappella Sistina
È una delle opere d’arte più importanti di tutti i tempi, il ciclo di affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina in Vaticano, a fare da cornice al presepe di stile e soggetto rinascimentale, visibile fino al prossimo 15 gennaio a Roma grazie al contributo della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti onlus.
L’opera, di circa tre metri di lunghezza e due di profondità, è un omaggio a Raffaello Sanzio nel cinquecentesimo anniversario dalla sua scomparsa (ricorrenza commemorata lo scorso anno), ma anche a Dante e Caravaggio, di cui, nel 2021, si sono celebrati rispettivamente i settecento anni dalla morte e i quattrocentocinquanta anni della nascita. Questi tre personaggi appaiono così all’interno del presepe, insieme a Giulio II, il papa mecenate. Ma i riferimenti ai tre intellettuali rinascimentali non finiscono qui. Giuseppe e Maria indossano, infatti, vestiti ispirati allo «Sposalizio della Vergine» di Raffaello. Mentre sopra la grotta - ambientata in un’architettura che ricorda il Serapeo di Villa Adriana a Tivoli e piazza della Cisterna a San Gimignano, ma anche alcuni scorsi caratteristici di Spoleto - è riprodotto in miniatura l'affresco con la «Scuola di Atene», situato nella Stanza della Segnatura all’interno dei Musei Vaticani, anche questo opera dell’urbinate.
Il presepe è stato realizzato nell’arco di nove mesi da un gruppo di artisti-artigiani (Giuseppe Passeri, Eva Maria Antulov e Alfonso Pepe) con grande attenzione ai dettagli e dopo aver effettuato studi su colori e su terre rare e di difficile reperimento. Il blu è stato, per esempio, ricavato dal più pregiato dei lapislazzuli al mondo, quello del Sar-e-Sang a nord dell’Afghanistan; mentre le azzurriti provengono dalla miniera di Alnif, in Marocco, e il diaspro, molto raro, dalle isole dell’arcipelago toscano.
Il presepe, donato al Vaticano, è anche e soprattutto un doveroso omaggio al marchese Giulio Sacchetti, scomparso nel 2010, già Delegato speciale della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano. «Il mio rapporto con la Sistina, uno dei più importanti siti artistici al mondo, - ha detto la moglie, Giovanna Sacchetti, in occasione dell’inaugurazione - inizia nel 1980 con la firma del contratto di mio marito per seguire i lavori per la pulitura e termina nel 1994, con la messa solenne celebrata da papa Giovanni Paolo II, in occasione della presentazione dei restauri. In quei quattordici anni ho visitato molte volte il cantiere e tornare qui con un presepe dedicato a mio marito personalmente è molto commovente».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.fondazionegiulioegiovannasacchetti.it.
L’opera, di circa tre metri di lunghezza e due di profondità, è un omaggio a Raffaello Sanzio nel cinquecentesimo anniversario dalla sua scomparsa (ricorrenza commemorata lo scorso anno), ma anche a Dante e Caravaggio, di cui, nel 2021, si sono celebrati rispettivamente i settecento anni dalla morte e i quattrocentocinquanta anni della nascita. Questi tre personaggi appaiono così all’interno del presepe, insieme a Giulio II, il papa mecenate. Ma i riferimenti ai tre intellettuali rinascimentali non finiscono qui. Giuseppe e Maria indossano, infatti, vestiti ispirati allo «Sposalizio della Vergine» di Raffaello. Mentre sopra la grotta - ambientata in un’architettura che ricorda il Serapeo di Villa Adriana a Tivoli e piazza della Cisterna a San Gimignano, ma anche alcuni scorsi caratteristici di Spoleto - è riprodotto in miniatura l'affresco con la «Scuola di Atene», situato nella Stanza della Segnatura all’interno dei Musei Vaticani, anche questo opera dell’urbinate.
Il presepe è stato realizzato nell’arco di nove mesi da un gruppo di artisti-artigiani (Giuseppe Passeri, Eva Maria Antulov e Alfonso Pepe) con grande attenzione ai dettagli e dopo aver effettuato studi su colori e su terre rare e di difficile reperimento. Il blu è stato, per esempio, ricavato dal più pregiato dei lapislazzuli al mondo, quello del Sar-e-Sang a nord dell’Afghanistan; mentre le azzurriti provengono dalla miniera di Alnif, in Marocco, e il diaspro, molto raro, dalle isole dell’arcipelago toscano.
Il presepe, donato al Vaticano, è anche e soprattutto un doveroso omaggio al marchese Giulio Sacchetti, scomparso nel 2010, già Delegato speciale della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano. «Il mio rapporto con la Sistina, uno dei più importanti siti artistici al mondo, - ha detto la moglie, Giovanna Sacchetti, in occasione dell’inaugurazione - inizia nel 1980 con la firma del contratto di mio marito per seguire i lavori per la pulitura e termina nel 1994, con la messa solenne celebrata da papa Giovanni Paolo II, in occasione della presentazione dei restauri. In quei quattordici anni ho visitato molte volte il cantiere e tornare qui con un presepe dedicato a mio marito personalmente è molto commovente».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.fondazionegiulioegiovannasacchetti.it.
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