ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 22 dicembre 2021

«Admirabile signum», La Spezia fa da scenario a una mostra sul presepe tra arte antica e contemporanea

È il 1223 quando a Greccio San Francesco d’Assisi dà vita alla tradizione del presepe. Da allora, ogni anno a Natale, i paesi dell’Occidente ricreano la scena della natività «come incontro con il divino nella povertà, come momento di resistenza e di forza interiore nella rinascita spogliata dalla ricchezza, come miracoloso calato nella quotidianità». A questa storia guarda la mostra «Admirabile signum. Il presepe tra arte antica e contemporanea», allestita fino al 30 gennaio negli spazi della Fondazione Carispezia, per la curatela di Lara Conte e Alberto Salvadori che, per la parte relativa all’arte antica, hanno lavorato alla costruzione del percorso espositivo in dialogo con Simonetta Maione e Giulio Sommariva, con il contributo di Andrea Marmori.
La mostra mette in relazione importanti esemplari di presepe di produzione genovese e lombarda del XVIII secolo con un nucleo di opere e installazioni contemporanee, creando un ponte tra presente e passato, tra figurazione ed evocazione. Attraverso media e linguaggi diversi, nel corso del XX secolo e nella contemporaneità gli artisti hanno continuato a confrontarsi con uno dei temi maggiormente rappresentati nella storia dell’arte occidentale, fornendone interpretazioni che vanno oltre l’iconografia e la dimensione figurativa tradizionale.
Il viaggio attraverso l’arte presepiale parte da Genova, dove nel corso del XVII secolo si sviluppa un’attenzione minuziosa alla rappresentazione scultorea della nascita di Gesù quando la Compagnia del santo presepio di Santa Maria di Castello, appositamente costituita per celebrare la figurazione del Natale, commissiona a Matteo Castellino figurine lignee che risulteranno opere di straordinaria invenzione.
Nel corso del Settecento la cultura genovese dei presepi raggiunge il proprio apice: le statuine genovesi divengono veri oggetti d’arte, il cui impatto è accresciuto da apparati scenici di fragile e spesso effimera fattura. I presepi genovesi presto divengono uno dei segni distintivi della Superba, che così dimostra, anche grazie a tali produzioni, una qualità sopraffina di mezzi e di gusto.
Legno intagliato e policromato, pasta di vetro per gli occhi, per gli abiti stoffe di rara fattura impreziosite da pizzi e galloni in argento e oro filato, pietre dure, coralli e filigrana per i raffinati monili erano i materiali utilizzati nella produzione delle statuine, rese con irraggiungibile verità storica. La messa a disposizione da parte dei Musei civici genovesi di parte del proprio patrimonio di presepi è stata occasione per mettere in luce una tradizione artistica di cui la Liguria è stata officina primaria. Il Museo Luxoro, che custodisce alcuni tra i più straordinari esempi di quest’arte, ha tra l’altro concesso in prestito uno straordinario presepe settecentesco a sagome dipinte su carta di produzione lombarda.
La mostra focalizza, poi, l’attenzione sul contemporaneo. Una sala è dedicata ai presepi di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) ed è realizzata con la preziosa collaborazione dell’archivio a lei dedicato.
«Amo il presepe – raccontava l’artista – come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua, e più rinasco. Amo il presepe perché ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovo. Amo il presepe perché si propone a tutti i linguaggi del mondo e come l’arte anche il presepe ha la possibilità di infinite interpretazioni personali».
Durante la sua lunga vicenda creativa l’artista sarda ha fatto della Natività uno dei temi centrali della propria ricerca, reinterpretandola tra favola ed epica con stoffe, sabbia, pane, pietre e terracotta, istituendo una continua relazione tra terra e cielo. Ogni suo presepe, realizzato esplorando antiche tradizioni artigianali e utilizzando materiali poveri, è un momento di avvicinamento al sacro come manifestazione di rinascita e rigenerazione.
La mostra spezzina presenta alcuni tra i più significativi presepi realizzati dall’artista nel corso degli anni e altre opere come ad esempio alcune mappe stellari cucite, che concorrono a dar vita alla narrazione di un’ascesa cosmica.
Grazie al Museo internazionale del presepio «Vanni Scheiwiller» di Castronuovo Sant’Andrea è stato, poi, possibile includere nel percorso espositivo il «Presepe foresta» (2001) di Roberto Almagno (Aquino, 1954) e il «Presepe blu notte» (2007) di Guido Strazza (Santa Fiora, 1922), che accoglie il visitatore nel salone di ingresso della Fondazione Carispezia. Quest’ultima installazione, presentata negli ultimi anni in alcuni dei più prestigiosi musei italiani d’arte contemporanea, affronta la tematica del presepe rinunciando completamente all’approccio figurativo, utilizzando al posto delle tradizionali statuette forme geometriche collocate sul profondo blu di un grande cielo circolare.
Partendo dal legno, materiale al centro della sua ricerca scultorea, Roberto Almagno costruisce, invece, una narrazione intensamente spirituale. La sua scultura nasce in continuità con la spiritualità della natura. Nei boschi l’artista sceglie i rami di legno che, poi, lavora con il fuoco e l’acqua, levigandoli e incurvandoli sino a ottenere forme essenziali e sinuose, che, come un disegno, ritmano lo spazio danzando nell’aria.
Il percorso espositivo si completa con due nomi cruciali dell’arte contemporanea italiana: Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) e Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), artisti che a vario modo si sono relazionati con il tema della Natività e del presepe, ripensando la dimensione fisica e concettuale del linguaggio scultoreo e dell’iconografia sacra. Nell’allestimento della mostra, le filiformi creazioni metalliche di Fausto Melotti, prive di ogni monumentalità e retorica, attivano un dialogo intenso con il «Paesaggio» (1965) di Michelangelo Pistoletto, facente parte della serie degli «Oggetti in meno»: una piccola opera di cartone, carta colorata e figure di gesso, in cui manca l’immagine di Gesù Bambino.
Ad accogliere il visitatore in questo viaggio tra antico e contemporaneo alla scoperta del presepe è un’opera di Marco Lodola (Dorno, Pavia, 1955), concepita appositamente per l’occasione, che rallegrerà l’atmosfera della città proponendo un immaginario ludico e pop. «La condizione di sofferenza che viviamo oggi - racconta l’artista - è stata l’ispirazione da cui sono partito per rappresentare una rinascita luminosa, un senso di speranza, la fiducia in un cambiamento». Natale è anche questo, un tempo per andare oltre la paura del futuro.

Didascalie delle immagini
1. Anonimo artista lombardo, Complesso di figure da Presepe, seconda metà del secolo XVIII. Carta dipinta a tempera grassa incollata su cartone, scontornato e rinforzato da anime di ferro. Museo Giannettino Luxoro, Genova; 2. Presepe genovese, secolo XVIII. Museo Giannettino Luxoro, Genova; 3.Michelangelo Pistoletto, Paesaggio, 1965 (Oggetti in meno, 1965-1966), Cartone, veline, figurine da presepe, stracci, 70 x 40 x 20 cm. Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella. Foto: Archivio Pistoletto; 4. Una stanza della mostra spezzina; 5. In primo piano: Guido Strazza, Presepe blu notte, 2007 Legno, vetro, acciaio, Ø 300 cm. Museo Internazionale del Presepio Vanni Scheiwiller, Castronuovo Sant’Andrea (PZ); 6. Stanza dedicata a Maria Lai

Informazioni utili
Admirabile signum. Il presepe tra arte antica e contemporanea. Fondazione Carispezia, via Domenico Chiodo, 36 – La Spezia. Orari di apertura: tutti i giorni, escluso il lunedì, ore 11.00 - 20.00 (25 dicembre chiuso). Ingresso gratuito. Informazioni: www.fondazionecarispezia.it. Fino a domenica 30 gennaio 2022

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