Progettato dall’architetto Luigi Vietti (1903-1998) ispirandosi ai «teatri di verzura» che ornavano le ville venete della terraferma, la struttura della Fondazione Giorgio Cini, che ha per quinte il verde e il blu della laguna veneta e per soffitto il cielo, ha ospitato, negli anni, spettacoli complessi e sontuosi. Si sono succeduti sul palco il Teatro di Atene con l'«Ecuba» di Euripide e l'«Edipo Re» di Sofocle, il Théàtre populaire de France con il «Don Juan» di Molière e la «Ville» di Claudel, la Compagnia di Annie Ducaux con la «Bérénice» di Racine e quella dell'Oxford Playhouse con «Il sogno di una notte di mezza estate» di Shakespeare. Sono andati in scena anche spettacoli di «Nô» giapponesi, danze sacre tibetane, coreografie Maori e classici italiani come «La Moscheta» di Ruzzante, il «Campiello» di Carlo Goldoni e «L'amore delle tre melarance» di Carlo Gozzi, nonché appuntamenti lirici, dall'«Arianna» di Benedetto Marcello alla «Serva padrona» di Pergolesi, passando per la «Carmen» di Bizet.
Il cartellone, sempre di qualità, non ha mai oscurato la bellezza dello spazio che ha avuto tra i suoi estimatori anche l’attrice Katerine Hepburn. Fu lei a definire, negli anni Cinquanta, l’anfiteatro veneziano, che si trova nella porzione meridionale del bosco sull’isola di San Giorgio Maggiore, come «il teatro più bello del mondo». Non si può darle torto: le siepi di ligustro collocate sugli schienali delle sedute in pietra, gli alberi che fanno da quinte, il mare che fa da fondale e gli oltre millecinquecento posti a sedere fanno di questo palco, fortemente voluto dall’illuminato mecenate Vittorio Cini, un vero e proprio gioiello.
Da sempre esposto all’aggressività dell’ambiente lagunare e alle acque alte (la parte che si trova sotto il palcoscenico - contenente camerini, servizi, locali tecnici, depositi e la fossa dell’orchestra - è collocata a una quota inferiore rispetto al medio mare), il Teatro Verde ha avuto bisogno nel corso del tempo di svariati restauri. Il più consistente di questi riammodernamenti si è tenuto nel 1999 e ha visto in campo la Biennale di Venezia, che nel luglio dello stesso anno ha riaperto lo spazio, dopo venticinque anni di chiusura, con lo spettacolo «Parabola» di Carolyn Carlson. Nel 2016 anche il Fai – Fondo per l’ambiente italiano si è interessato, con la campagna «I luoghi del cuore», alle sorti del teatro veneziano organizzando delle visite guidate per la cittadinanza.
Infine, nel 2021 è iniziato un nuovo restauro che ha riportato alla luce l’architettura, valorizzandone tutte le qualità dei materiali costruttori, la struttura botanica circostante, le spazialità e gli straordinari scorci paesaggistici. L’intervento, a cura della Fondazione Cini, è stato reso possibile grazie alla partnership con Cartier, maison da sempre attenta alle eccellenze culturali.
Per l’occasione è stato organizzato con l’Uia - Università internazionale dell’arte un cantiere didattico curricolare per la pulitura delle sedute in marmo, con trattamento biocida, allo scopo di riportare alla luce la qualità dei marmi impiegati, valorizzando i materiali e le cromie. Sono state messe, inoltre, in atto la rimessa in sicurezza delle scale di accesso, operazioni di consolidamento del palco e lavori di cura, sostituzione e potatura del verde, per restituire alla vista gli straordinari scorci lagunari.
Parallelamente a questa serie di interventi, la Fondazione Cini sta sviluppando innovativi progetti culturali per la conoscenza e la valorizzazione della struttura, attraverso lo studio della documentazione d’archivio presente all’Istituto per il teatro e il melodramma, mediante la digitalizzazione di fotografie e documenti e attivando anche specifici progetti artistici per la fruizione innovativa dello spazio.
In attesa di nuovi restauri, in programma per i prossimi anni, il Teatro Verde riapre al pubblico in occasione di Homo Faber Event 2022 (homofaber.com), iniziativa culturale dedicata all’eccellenza dei mestieri d’arte contemporanei, in programma dal 10 aprile, mentre a partire dal 20 maggio potrà essere visitato attraverso una serie di visite guidate (informazioni e biglietti su visitcini.com).
In occasione dell’apertura di aprile, sarà possibile vedere un’anticipazione del film site specific, prodotto dalla Fondazione Cini nell’ambito del centro di eccellenza ARCHiVe. «La maschera del tempo» (le ultime due immagini sono due still da video), questo il titolo del progetto curato da Ennio Bianco, è un’opera audiovisiva creata da Mattia Casalegno in quattro atti, intitolati rispettivamente la «Storia», gli «Spettacoli», il «Presente» e il «Futuro». Ispirata alle vicende e alla architettura del Teatro Verde, l’opera parte dall’idea di teatro inteso come luogo di finzione e rappresentazione e si colloca all’intersezione tra natura e cultura, indagando sulle relazioni e tensioni che uniscono l’ambiente naturale, l’uomo e le sue tecnologie.
Per quest'opera l'artista ha collaborato Factum Foundation partner istituzionale di ARCHiVe che, con un avanzato utilizzo dei droni per la fotogrammetria, ha fornito il completo rilievo 3D del Teatro Verde. Mentre il sound è affidato al compositore elettronico e sound designer Maurizio Martusciello in arte Martux_m. Partendo dalle collezioni e dai fondi negli archivi storici musicali della Fondazione Cini, i due artisti hanno affrontato un percorso produttivo in cui audio e video si fondono in un unico meta-linguaggio espressivo, che mette al centro il tema della sostenibilità ambientale. Venezia scrive così un ulteriore tappa del suo Rinascimento culturale, che sta vedendo il restauro e la valorizzazione di molti spazi che hanno fatto la storia della città.
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