Designer, artista, architetto, progettista, scultore e pittore: ecco i mille volti del varesino Flaminio Bertoni (1903-1964), artista noto al grande pubblico quale stylist della Citroën e disegnatore di autovetture mitiche come la Traction Avant, la 2 Cv, la Ds e la Ami 6. Alcuni di questi capolavori automobilistici compongono il percorso del museo Flaminio Bertoni, spazio espositivo voluto dalla Provincia di Varese e aperto nel maggio 2007, che allinea anche disegni, sculture, quadri, progetti d’architettura e brevetti: una ricca collezione di opere provenienti dall’atelier francese dell’artista, giunta a Varese nel 1992 e ancora poco conosciuta.
Si ravvisa in questi lavori una forte passione per la figura umana e per la natura, con un’attenzione al reale, che avvicinano l’artista al recupero del classico, rimanendo estraneo alle nuove tendenze e avanguardie che animavano in quel primo scorcio di Novecento la scena parigina. Ritroviamo, nello specifico, esposti splendidi nudi femminili, studi sulla forma del corpo umano, incisivi ritratti dedicati alla vita familiare o alla rappresentazione più ufficiale di personaggi famosi e amici, rappresentazioni di atleti e schizzi sul mondo animale.
Manca ancora qualcosa per un omaggio a tutto tondo al «papà della Due cavalli» o, per dirla alla francese, della «Déesse»? Sì, un logo «che riesca a esprimere graficamente e in forma semplice le finalità della collezione ovvero la valorizzazione dell’opera artistica e di design automobilistico di Flaminio Bertoni». Ecco perchè il museo varesino, grazie alla sponsorizzazione di Citroën Italia e alla collaborazione dell’amministrazione provinciale e del liceo artistico Frattini, ha lanciato un concorso di idee rivolto agli studenti di licei artistici, scuole d’arte, corsi professionali di grafica e design della Regione Lombardia.
I progetti, che dovranno pervenire entro il 31 marzo, saranno esaminati da una giuria composta da: Leonardo Bertoni, figlio dell’artista; Erika La Rosa, responsabile scientifico del museo Flaminio Bertoni; Claudia Colombo, assessore al Marketing territoriale della Provincia di Varese; Paolo Baretti, dirigente scolastico del liceo artistico Frattini di Varese; Claudio Benzoni, grafico e Walter Brugnotti di Citroën Italia.
Il vincitore, la cui proclamazione si avrà entro il 30 aprile 2008, si porterà a casa un premio di 500,00 euro, al secondo e al terzo classificato andranno rispettivamente 300,00 e 200,00.
Il bando e la documentazione allegata sono scaricabili dal sito: www.flaminiobertoni.it.
Didascalie delle figure
(fig. 1) Flaminio Bertoni, Studio per la 2 CV, 1960; (fig. 2) Flaminio Bretoni, Traction Avant, 1934; (fig.3) Veduta di insieme del museo Flaminio Bretoni di Varese. Foto: Metamusa arte ed eventi culturali, Gallarate (Va).
Informazioni utili
Concorso di idee per il logo del museo Flaminio Bertoni. Ente banditore: museo Flaminio Bertoni, in collaborazione con la Provincia di Varese e il liceo artistico Frattini. Quota di partecipazione: nessuna. Informazioni: Museo Flaminio Bertoni, via Valverde 2 - Varese. tel. 0332.252515 o museo@museoflaminiobertoni.it. Sito web: www.flaminiobertoni.it. Data di consegna: 31 marzo 2008.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 11 gennaio 2008
giovedì 10 gennaio 2008
«99 icone», design benefico a Bergamo
Dalle ballerine Porselli alla nuova Fiat 500, passando per la Moka Bialetti, le zeppe di Ferragamo, la vespa Piaggio, la bicicletta Bianchi, l’abito rosso fuoco di Valentino. E, ancora, i peluche di Trudi, i ciondoli Dodo di Pomellato, lo zainetto Prada, il bollitore Alessi e il cappello Borsalino. Sono oggetti cult del made in Italy - disegnati tra il 1778 e il 2007 da grandi firme della moda, della casa e del tempo libero - quelli che vanno in scena nella mostra itinerante 99 icone. Da segno a sogno, a cura di Enrico Baleri e Luigi Baroli, in programma a Bergamo, nelle sale della Gamec e dell’Accademia Carrara.
Obiettivo primario dell’esposizione, che farà poi tappa a Milano e a Torino, è la raccolta di fondi che andranno a finanziare Cesvi (organizzazione umanitaria indipendente fondata nel 1985 e oggi attiva in oltre trenta Paesi nel mondo) e il suo progetto a sostegno della Casa del sorriso di Rio de Janeiro, favela per bambini e ragazzi con attività di formazione, socializzazione, assistenza legale e recupero sociale attraverso le arti plastiche e figurative.
Capi di abbigliamento, accessori, arredi, lampade, gioielli, elettrodomestici, apparecchi radio e televisori, moto e automobili, bigiotteria e accessori moda esposti sono, infatti, tutti in vendita e potranno essere acquisiti in due modi: il visitatore potrà prenotare il pezzo esposto e comprarlo direttamente in mostra attraverso una donazione al Cesvi pari o superiore al prezzo di listino o ritirarlo presso i rivenditori del territorio che hanno aderito all’iniziativa, i quali devolveranno all'organizzazione umanitaria una percentuale del ricavato.
Sullo sfondo della mostra, il genio di grandi maestri della moda e del design, da Bruno Munari a Philippe Starck, da Gianfranco Ferrè a Enzo Mari, da Aldo Rossi a Valentino, da Giorgio Armani a Vico Magistretti, soltanto per citarne alcuni.
Oggetti, dunque, dall’indiscusso valore estetico quelli esposti, ma anche oggetti particolarmente emblematici, poiché, dalla loro nascita a oggi, sono presenti nel mercato internazionale e continuano a fare scuola in tutto il mondo, come testi fondamentali e senza tempo di una cultura italiana aperta all’incessante evoluzione della contemporaneità. Dalla caffettiera La conica di Alessi alla radio TS 502 di Brionvega, dalla cravatta di Marinella alle sneakers di Superga, tutti i pezzi in mostra rappresentano, infatti, «soluzioni originali – si legge nella nota di presentazione - che la creatività e l’imprenditorialità italiana hanno saputo dare a problemi reali, e non gesti gratuiti del disegno; veri e propri bestseller, entrati nell’immaginario e nell’uso collettivo non solo come sinonimi di stile, ma anche come rappresentanti per antonomasia di alcune categorie di oggetti che fanno parte del vivere quotidiano di tutti».
Didascalie delle figure
(fig. 1) Ballerine, Eugenio Porselli / Porselli, 1919; (fig. 2) Abito rosso, Valentino Garavani, Valentino /1950; Camicia bianca, Gianfranco Ferrè, Ferrè /1978; (fig. 4) Moka, Renato Bialetti, Bialetti,1933-Ph. Ballo & Ballo
[Le immagini sono state fornite da Cosmo Comunicazione, ufficio stampa della mostra 99 Icone. Da segno a sogno]
Informazioni utili
99 icone. Da segno a sogno. Gamec, via S. Tomaso, 53 e Accademia Carrara, piazza Giacomo Carrara 82 – Bergamo. Orari: 10 - 13 e 14.30 - 17.30. Chiuso lunedì. Ingresso gratuito. Catalogo: Lubrina editore, Bergamo. Informazioni: tel. 035.215881. Fino al 24 febbraio 2008. La mostra è stata prorogata fino a domenica 30 marzo 2008: tutte le opere sono ora visibili all'Accademia Carrara.
Curiosando nel Web
Cesvi
Obiettivo primario dell’esposizione, che farà poi tappa a Milano e a Torino, è la raccolta di fondi che andranno a finanziare Cesvi (organizzazione umanitaria indipendente fondata nel 1985 e oggi attiva in oltre trenta Paesi nel mondo) e il suo progetto a sostegno della Casa del sorriso di Rio de Janeiro, favela per bambini e ragazzi con attività di formazione, socializzazione, assistenza legale e recupero sociale attraverso le arti plastiche e figurative.
Capi di abbigliamento, accessori, arredi, lampade, gioielli, elettrodomestici, apparecchi radio e televisori, moto e automobili, bigiotteria e accessori moda esposti sono, infatti, tutti in vendita e potranno essere acquisiti in due modi: il visitatore potrà prenotare il pezzo esposto e comprarlo direttamente in mostra attraverso una donazione al Cesvi pari o superiore al prezzo di listino o ritirarlo presso i rivenditori del territorio che hanno aderito all’iniziativa, i quali devolveranno all'organizzazione umanitaria una percentuale del ricavato.
Sullo sfondo della mostra, il genio di grandi maestri della moda e del design, da Bruno Munari a Philippe Starck, da Gianfranco Ferrè a Enzo Mari, da Aldo Rossi a Valentino, da Giorgio Armani a Vico Magistretti, soltanto per citarne alcuni.
Oggetti, dunque, dall’indiscusso valore estetico quelli esposti, ma anche oggetti particolarmente emblematici, poiché, dalla loro nascita a oggi, sono presenti nel mercato internazionale e continuano a fare scuola in tutto il mondo, come testi fondamentali e senza tempo di una cultura italiana aperta all’incessante evoluzione della contemporaneità. Dalla caffettiera La conica di Alessi alla radio TS 502 di Brionvega, dalla cravatta di Marinella alle sneakers di Superga, tutti i pezzi in mostra rappresentano, infatti, «soluzioni originali – si legge nella nota di presentazione - che la creatività e l’imprenditorialità italiana hanno saputo dare a problemi reali, e non gesti gratuiti del disegno; veri e propri bestseller, entrati nell’immaginario e nell’uso collettivo non solo come sinonimi di stile, ma anche come rappresentanti per antonomasia di alcune categorie di oggetti che fanno parte del vivere quotidiano di tutti».
Didascalie delle figure
(fig. 1) Ballerine, Eugenio Porselli / Porselli, 1919; (fig. 2) Abito rosso, Valentino Garavani, Valentino /1950; Camicia bianca, Gianfranco Ferrè, Ferrè /1978; (fig. 4) Moka, Renato Bialetti, Bialetti,1933-Ph. Ballo & Ballo
[Le immagini sono state fornite da Cosmo Comunicazione, ufficio stampa della mostra 99 Icone. Da segno a sogno]
Informazioni utili
99 icone. Da segno a sogno. Gamec, via S. Tomaso, 53 e Accademia Carrara, piazza Giacomo Carrara 82 – Bergamo. Orari: 10 - 13 e 14.30 - 17.30. Chiuso lunedì. Ingresso gratuito. Catalogo: Lubrina editore, Bergamo. Informazioni: tel. 035.215881. Fino al 24 febbraio 2008. La mostra è stata prorogata fino a domenica 30 marzo 2008: tutte le opere sono ora visibili all'Accademia Carrara.
Curiosando nel Web
Cesvi
mercoledì 9 gennaio 2008
Vercelli, un’Arca per i tesori di Peggy Guggenheim
Nell’ottobre del 1942, alla vernice della galleria-museo Art of this century di New York, indossò due orecchini spaiati: un mobile d’argento di Alexander Calder e un piccolo paesaggio di Yves Tanguy. Un gesto emblematico, questo, per esibire la propria imparzialità fra l’arte astrattista e quella surrealista. Eppure la leggendaria ereditiera americana Peggy Guggenheim (1898-1979), attenta collezionista e indiscussa mecenate d’arte contemporanea, dimostrò con le sue stesse scelte di vita -dalla liaison con Yves Tanguy al matrimonio con il tedesco Max Ernst- di avere una vera e propria affinità caratteriale con lo spirito anti-conformista e le suggestioni oniriche di André Breton e compagni.
Da questo assunto parte la mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale, a cura di Luca Massimo Barbero, con cui si inaugura a Vercelli, nella navata centrale dell’ex chiesa duecentesca di san Marco (gioiello del gotico piemontese, diventata mercato pubblico nel 1884), lo spazio Arca: avveniristica struttura espositiva di più di duecentocinquanta metri quadrati, in acciaio e cristallo, che porta la firma di Ferdinando Fagnola e per la quale l’amministrazione comunale, con la Regione Piemonte, ha messo in cantiere un progetto triennale dedicato proprio alla figura della leggendaria Peggy Geggenheim e alla sua raccolta. Una raccolta tra le più importanti a livello mondiale, che ha casa in diverse città europee ed americane - da New York a Venezia, da Bilbao a Berlino e Las Vegas - e che vanta un’importante selezione di capolavori del cubismo, dell’astrattismo europeo, del surrealismo e dell’espressionisimo astratto americano, con nomi del calibro di Pablo Picasso, Georges Braque, Paul Mondrian, René Magritte, Mark Rothko e Jackson Pollock.
L’attuale mostra, allestita fino a domenica 16 marzo, è incentrata su quel gruppo di avanguardisti che ravvisarono nel sogno e nell’inconscio, nella fantasia e nell’anti-conformismo la porta per andare oltre il visibile, per approdare a una «sur-realtà». Cinquantotto i capolavori esposti: dipinti, disegni, collage, sculture e opere grafiche, pervenuti dal veneziano palazzo Venier e dal newyorkese Salomon R. Guggenheim Museum, per la prima volta presentati insieme in Italia.
Dal Violinista verde (1923-24) di Marc Chagall, rilettura in chiave fantastica di miti e tradizioni popolari russe, si apre un percorso che tocca tutte le fasi del movimento, dagli anni Venti al secondo dopoguerra (l’opera più recente è Oink. Essi vedranno i tuoi occhi di Leonora Carrington, datata 1959). Scorrono così davanti agli occhi del visitatore lavori di «pionieri» dell’immaginario surreale come Pablo Picasso e Giorgio De Chirico - di cui sono esposti rispettivamente Lo studio (1928) e l’emigmatica tela La nostalgia del poeta (1914) - e grandi opere da manuale di storia dell’arte come L’aurora (1917) di Paul Delvaux, Pittura (1953) di Joan Mirò o, ancora, La nascita dei desideri liquidi (1931-32) di Salvador Dalì, per giungere agli intellettualismi di Marcel Duchamp, di cui viene presentata, a chiusura del percorso espositivo, Scatola in una valigia (1941). E’ questo un vero e proprio scrigno in pelle all’interno del quale si possono trovare, come piccoli giocattoli, sessantanove riproduzioni in miniatura delle opere più note dell’artista francese, tra cui l’orinatorio Fontana (1917), l’ampolla L’aria di Parigi (1919) e l’ironica e indimenticabile Gioconda con i baffi (1919).
La mostra non intende, tuttavia, essere esaustiva del movimento surrealista, ma offrire una biografia per immagini, un diario “scritto” a tocchi di pennello e colpi di scalpello della vita di Peggy Guggenheim. Ecco così che tra le opere esposte ritroviamo un olio su cartoncino poco noto di Max Ernst: la prima versione della tela L’Antipapa (1941 ca.), un dono di nozze in cui la collezionista aveva ritrovato, in un profilo, il ritratto di se stessa bambina, all’età di otto anni. E, forse, l’eccentrica mecenate americana si era riconosciuta anche nella donna raffigurata in una delle sue opere più care: il disegno ad acquerello Ritratto di Frau P. nel sud (1924) di Paul Klee, «raffigurazione caricaturale – si legge nel catalogo edito dalla fiorentina Giunti - di una signora del nord, in vacanza in un paese del Mediterraneo, la cui pelle arrossata denuncia la scarsa prudenza nell’indossare un cappello di dimensioni troppo piccole per proteggersi dai raggi del sole». Una signora anticonvenzionale, ricca e, forse, simpaticamente capricciosa, che sembra aver fatto proprio il motto dannunziano «memento audere semper» («ricordati sempre di osare»). Una signora che non può non ricordare l’«ultima dogaressa della Laguna», musa inquieta di artisti e mecenate dal fiuto sorprendente, donna che amò l’arte sopra ogni cosa.
Didascalie delle figure
(fig. 1) Ex chiesa di san Marco, Vercelli. Facciata su via Verdi. Veduta prospettica. Foto di G. Vercellone (fig. 2) Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni con l'opera Arco di petali (1941) di Alexander Calder; sulla parete alle sue spalle Scarpa azzurra rovesciata con due tacchi sotto una volta nera (1925) di Jean Arp; 1949-55 © The Solomon R. Guggenheim Foundation, foto dell'Archivio CameraphotoEpoche, dono della Cassa di Risparmio di Venezia, 2005 [Le immagini sono state fornite da Stilema – Torino, ufficio stampa della mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale]
Informazioni utili
Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale. Arca – ex Chiesa di san Marco, piazza san Maro 1 – Vercelli. Orari (la biglietteria chiude mezz’ora prima): dal lunedì al venerdì 14.00-19.00 (scuole e gruppi prenotati 9.00-12.00), sabato e domenica 10.00-20.00. Biglietti: intero € 8.00, gruppi feriali € 6.00, gruppi festivi € 8.00, ridotto € 6.00, scuole € 4.00. Catalogo: Giunti editore, Firenze. Infoline e prenotazioni: PBS, tel. 02.542754; Ad Artem (scuole, gruppi e visite guidate), tel. 02.6597728; Comune di Vercelli – Ufficio Urp, tel. 0161.596333, arcamostre@comune.vercelli.it. Sito internet: www.comune.vercelli.it/arca. Fino al 2 marzo 2008. La mostra è stata prorograta fino al 16 marzo 2008.
Curiosando nel Web
Guggenheim Museum
Da questo assunto parte la mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale, a cura di Luca Massimo Barbero, con cui si inaugura a Vercelli, nella navata centrale dell’ex chiesa duecentesca di san Marco (gioiello del gotico piemontese, diventata mercato pubblico nel 1884), lo spazio Arca: avveniristica struttura espositiva di più di duecentocinquanta metri quadrati, in acciaio e cristallo, che porta la firma di Ferdinando Fagnola e per la quale l’amministrazione comunale, con la Regione Piemonte, ha messo in cantiere un progetto triennale dedicato proprio alla figura della leggendaria Peggy Geggenheim e alla sua raccolta. Una raccolta tra le più importanti a livello mondiale, che ha casa in diverse città europee ed americane - da New York a Venezia, da Bilbao a Berlino e Las Vegas - e che vanta un’importante selezione di capolavori del cubismo, dell’astrattismo europeo, del surrealismo e dell’espressionisimo astratto americano, con nomi del calibro di Pablo Picasso, Georges Braque, Paul Mondrian, René Magritte, Mark Rothko e Jackson Pollock.
L’attuale mostra, allestita fino a domenica 16 marzo, è incentrata su quel gruppo di avanguardisti che ravvisarono nel sogno e nell’inconscio, nella fantasia e nell’anti-conformismo la porta per andare oltre il visibile, per approdare a una «sur-realtà». Cinquantotto i capolavori esposti: dipinti, disegni, collage, sculture e opere grafiche, pervenuti dal veneziano palazzo Venier e dal newyorkese Salomon R. Guggenheim Museum, per la prima volta presentati insieme in Italia.
Dal Violinista verde (1923-24) di Marc Chagall, rilettura in chiave fantastica di miti e tradizioni popolari russe, si apre un percorso che tocca tutte le fasi del movimento, dagli anni Venti al secondo dopoguerra (l’opera più recente è Oink. Essi vedranno i tuoi occhi di Leonora Carrington, datata 1959). Scorrono così davanti agli occhi del visitatore lavori di «pionieri» dell’immaginario surreale come Pablo Picasso e Giorgio De Chirico - di cui sono esposti rispettivamente Lo studio (1928) e l’emigmatica tela La nostalgia del poeta (1914) - e grandi opere da manuale di storia dell’arte come L’aurora (1917) di Paul Delvaux, Pittura (1953) di Joan Mirò o, ancora, La nascita dei desideri liquidi (1931-32) di Salvador Dalì, per giungere agli intellettualismi di Marcel Duchamp, di cui viene presentata, a chiusura del percorso espositivo, Scatola in una valigia (1941). E’ questo un vero e proprio scrigno in pelle all’interno del quale si possono trovare, come piccoli giocattoli, sessantanove riproduzioni in miniatura delle opere più note dell’artista francese, tra cui l’orinatorio Fontana (1917), l’ampolla L’aria di Parigi (1919) e l’ironica e indimenticabile Gioconda con i baffi (1919).
La mostra non intende, tuttavia, essere esaustiva del movimento surrealista, ma offrire una biografia per immagini, un diario “scritto” a tocchi di pennello e colpi di scalpello della vita di Peggy Guggenheim. Ecco così che tra le opere esposte ritroviamo un olio su cartoncino poco noto di Max Ernst: la prima versione della tela L’Antipapa (1941 ca.), un dono di nozze in cui la collezionista aveva ritrovato, in un profilo, il ritratto di se stessa bambina, all’età di otto anni. E, forse, l’eccentrica mecenate americana si era riconosciuta anche nella donna raffigurata in una delle sue opere più care: il disegno ad acquerello Ritratto di Frau P. nel sud (1924) di Paul Klee, «raffigurazione caricaturale – si legge nel catalogo edito dalla fiorentina Giunti - di una signora del nord, in vacanza in un paese del Mediterraneo, la cui pelle arrossata denuncia la scarsa prudenza nell’indossare un cappello di dimensioni troppo piccole per proteggersi dai raggi del sole». Una signora anticonvenzionale, ricca e, forse, simpaticamente capricciosa, che sembra aver fatto proprio il motto dannunziano «memento audere semper» («ricordati sempre di osare»). Una signora che non può non ricordare l’«ultima dogaressa della Laguna», musa inquieta di artisti e mecenate dal fiuto sorprendente, donna che amò l’arte sopra ogni cosa.
Didascalie delle figure
(fig. 1) Ex chiesa di san Marco, Vercelli. Facciata su via Verdi. Veduta prospettica. Foto di G. Vercellone (fig. 2) Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni con l'opera Arco di petali (1941) di Alexander Calder; sulla parete alle sue spalle Scarpa azzurra rovesciata con due tacchi sotto una volta nera (1925) di Jean Arp; 1949-55 © The Solomon R. Guggenheim Foundation, foto dell'Archivio CameraphotoEpoche, dono della Cassa di Risparmio di Venezia, 2005 [Le immagini sono state fornite da Stilema – Torino, ufficio stampa della mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale]
Informazioni utili
Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale. Arca – ex Chiesa di san Marco, piazza san Maro 1 – Vercelli. Orari (la biglietteria chiude mezz’ora prima): dal lunedì al venerdì 14.00-19.00 (scuole e gruppi prenotati 9.00-12.00), sabato e domenica 10.00-20.00. Biglietti: intero € 8.00, gruppi feriali € 6.00, gruppi festivi € 8.00, ridotto € 6.00, scuole € 4.00. Catalogo: Giunti editore, Firenze. Infoline e prenotazioni: PBS, tel. 02.542754; Ad Artem (scuole, gruppi e visite guidate), tel. 02.6597728; Comune di Vercelli – Ufficio Urp, tel. 0161.596333, arcamostre@comune.vercelli.it. Sito internet: www.comune.vercelli.it/arca. Fino al 2 marzo 2008. La mostra è stata prorograta fino al 16 marzo 2008.
Curiosando nel Web
Guggenheim Museum
Iscriviti a:
Post (Atom)