ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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venerdì 8 novembre 2024

«Buon compleanno, Heidi»: a Lugano una mostra per i cinquant’anni della serie animata

«Tenera, piccola, con un cuore così…»: le parole in musica di Franco Migliacci, cantate da Elisabetta Viviani, hanno accompagnato più di una generazione di piccoli telespettatori verso l’adolescenza. Si aprivano, infatti, così, in Italia, le puntate del cartone animato «Heidi», la storia della «bambina delle Alpi», dalle gote sempre rosse e dall’allegria contagiosa, a cui «sorridono i monti» e le caprette «fanno ciao», che ci ha insegnato l’amore per la natura e la gentilezza e l’empatia come leve per superare ogni avversità.

Quella bambina, che nel nostro Paese fece la sua prima comparsa il 7 febbraio 1978 su RaiUno, per poi diventare una delle beniamine di «Bim, Bum, Bam», il programma per bambini delle reti Mediaset, è diventata grande e quest’anno compie cinquant’anni. Era, infatti, il 6 gennaio 1974 quando in Giappone, su Fuji Television, veniva trasmessa la prima puntata di «Arupusu no shōjo Haiji», conosciuta in almeno tre continenti come «Heidi – Girl of the Alps», serie televisiva in cinquantadue episodi ispirata al romanzo che la scrittrice zurighese Johanna Louise Heusser, coniugata Spyri, pubblicò nel 1880, un vero e proprio best-seller tra i romanzi di formazione, con oltre 50milioni di copie vendute, in più di cinquanta lingue, e con una ventina di trasposizioni cinematografiche (dal cortometraggio muto di Frederick A. Thomson con Madge Evans al musical «Zoccoletti olandesi» con Shirley Temple, senza dimenticare il film «Sono tornata per te» del 1952, con la regia di un allora giovanissimo Luigi Comencini).

Prodotto da Zuiyo Eizo per il piccolo schermo, il cartone animato, per il quale furono realizzati dai 6mila agli 8mila disegni per ogni puntata, si avvaleva della regia del compianto Isao Takahata e vedeva nel ruolo di scenografo e animatore il maestro Hayao Miyazaki, artista da molti soprannominato il «Disney nipponico», premiato alla Biennale di Venezia del 2005 con il Leone d’Oro alla carriera e recentemente insignito del Golden Globe e dell’Oscar per il film d’animazione «Il ragazzo e l’airone».

Per celebrare la ricorrenza, l’associazione ticinese «La nona arte», che si occupa di promuovere il fumetto con eventi di vario genere e di affiancare i giovani autori svizzeri nella loro crescita, ha ideato la mostra «Buon compleanno Heidi! 50 anni della serie animata», in cartellone fino al 12 gennaio a Lugano, nella cornice della Sala San Rocco a Quartiere Maghetti.

Grazie a un allestimento che in cartella stampa viene definito «immersivo, romantico e nostalgico», realizzato principalmente con materiali naturali come legno e cartone, il pubblico viene trasportato nelle atmosfere incantate della natura bucolica e idilliaca di Heidi, tra un prato verde, balle di fieno e un limpido cielo azzurro con delle piccole nuvole, che fanno da sfondo a una riproduzione delle maestose Alpi svizzere.

L’esposizione, curata da Luigi Paolo Zeni con Christian Esposito, presenta oltre novanta opere originali provenienti da collezioni private giapponesi e svizzere, molte delle quali mai presentate finora al pubblico. Si spazia dagli schizzi preparatori agli sfondi dipinti a mano passando per i fogli di acetato di cellulosa coi personaggi della serie e gli sketch del character designer Yōichi Kotabe, il disegnatore, noto per «Super Mario» di Nintendo, a cui si deve il volto della «bambina più iconica dei cartoni animati», una piccola Greta ante-litteram che ci ha insegnato l’ambientalismo, il rispetto dei ritmi della natura e della ciclicità delle stagioni, quando il cambiamento climatico non era ancora il problema che stiamo vivendo ora.

Non mancano lungo il percorso espositivo delle fotografie storiche che documentano il viaggio che tre disegnatori e animatori del team creativo della casa di produzione Zuiyo Eizo, capitanati dal regista Isao Takahata, fecero nell’estate del 1973 nel Canton Grigioni, e nella cittadina di Maienfeld, per poter osservare i luoghi e le persone della regione in cui era ambientato il racconto di Johanna Spyri, entrando anche in contatto con le usanze dei contadini e degli allevatori locali.

È anche grazie a questo viaggio alla scoperta della natura svizzera e di alcune delle città più simboliche del territorio elvetico, come Zurigo e Francoforte, se Heidi è stata un’eccellente finestra turistica nel mondo per il Paese di Guglielmo Tell, come ha documentato un convegno tenutosi nel 2019 per iniziativa dell’Università di Zurigo, sotto la supervisione dello storico dell'arte Hans Bjarne Thomsen. Va, inoltre, ricordato che la figura di Heidi è un così importante patrimonio culturale svizzero che, nel maggio del 2023, l’Archivio Johanna Spyri, gestito dall’Istituto svizzero per la gioventù e i media (Isjm), e il Progetto Heidi Heritage (Heidiseum), di cui l’Università di Zurigo è responsabile per la parte scientifica, sono stati inseriti nel Registro Memoria del mondo dell’Unesco.


Ritornando al cartone animato, Isao Takahata e il suo staff hanno saputo ricreare con un senso di perfezione e di delicatezza tipicamente nipponico, che racconta i dettagli del pittoresco territorio elvetico grazie alla fresca bellezza dei disegni e a colori scintillanti e vivaci capaci di attrarre l’attenzione dei più piccoli, l’idillio delle Alpi svizzere, con le sue vette innevati, i pascoli illuminati dal sole, le greggi e gli animali del bosco. Ma hanno anche avuto la giusta sensibilità e profondità per restituirci la storia scritta dall’elvetica Johanna Spyri, quella di una graziosa bambina di cinque anni, orfana di entrambi i genitori, che sa farsi amare dalle persone intorno a lei per il suo grande cuore e per la sua contagiosa allegria e che trova la felicità nella baita montana del nonno burbero ma premuroso, un posto semplice, privo di tutte le comodità della città e senz’altro impervio, ma «accipicchia […] fantastico», tanto da essere sicuro come un «nido».

È in questo scenario alpino che Heidi vive le sue esperienze più belle, in compagnia dei suoi due migliori amici: il pastorello Peter e una ragazzina di dodici anni costretta a vivere sulla sedia a rotelle di nome Clara, che proprio grazie all’aria fresca di montagna, un medicamento straordinario e miracoloso per ogni dolore, tornerà a camminare.

Non manca, come in ogni storia che si rispetti, la cattiva di turno: la celeberrima signorina Rottenmeier, la severa governante della nobile famiglia Sesemann di Francoforte, nella cui casa Heidi va a vivere con la zia Dete per compiere il suo ciclo obbligatorio di studi. L’anziana e severa donna punisce ogni intemperanza della piccola con imperiose reprimende, ma alla fine anche lei sarà conquistata dal candore, dalla tenerezza, dalla libertà e dalla gentilezza della «bambina dell’Alpe».

La mostra di Lugano si struttura su tre temi che il visitatore può approfondire in autonomia, senza un percorso prestabilito. C’è una sezione che riguarda la produzione dell’anime (termine nipponico con cui si indicano i cartoni animati) a partire dal viaggio dei creativi giapponesi in Svizzera fino ad arrivare alla realizzazione degli episodi. Ce ne è un’altra dedicata alle curiosità, dove si scopre che, in origine, Heidi dovesse avere le treccine anziché la chioma selvaggia e arruffata che ben conosciamo. C’è, infine, un focus sui membri di Zuiyo Eizo, tutti destinati a diventare grandi protagonisti nel mondo dell’animazione.
Non manca in mostra, poi, un confronto fra gli ambienti reali e quelli disegnati, un racconto delle differenze tra il cartone e il romanzo di Johanna Spyri e un percorso alla scoperta dei tanti animali raccontati nella serie televisiva, a cominciare dal grosso cane San Bernardo e dalla simpatica capretta Fiocco di neve.

Di immagine in immagine, si scopre così che, cinquant’anni dopo, la storia di Heidi non ha perso la sua freschezza e la sua capacità di parlare ai più piccoli perché come tutti i classici è sempre attuale: parla di temi eterni e offre spunti ogni volta nuovi per riflettere sul nostro presente.

Didascalie delle immagini
1. Heidi sorridente, 1974, cel, inchiostro e anime colour su lastra di triacetato di cellulosa trasparente © Studio 100 International; 2. Masahiro Ioka (1941–1985), veduta delle Alpi al tramonto, 1973, art board, poster colour su carta; 3. Masahiro Ioka (1941–1985), casa del nonno in inverno, 1973, art board, poster colour su carta; 4. Masahiro Ioka (1941–1985), paesaggio montano con la pila di rocce in primo piano e le Alpi innevate sullo sfondo, 1973, art board, poster colour su carta; 5. Yōichi Kotabe (* 1936), Heidi in primo piano che piange, 1974, fotogramma chiave numero tre, matita su carta; 6. Yōichi Kotabe (* 1936), disegni realizzati durante il viaggio in Svizzera, luglio 1973, matita su carta; 7. Yōichi Kotabe (* 1936), Heidi in primo piano che piange, 1974, fotogramma chiave numero quattro, matita su carta

Informazioni utili
Buon compleanno Heidi! 50 anni della serie animata. Sala San Rocco 1, Quartiere Maghetti, 6900 Lugano, Svizzera. Orari: dalle ore 10.00 alle ore 18.00; xhiuso martedì. Nel mese di dicembre la mostra sarà aperta tutti i giorni fatta eccezione per i giorni festivi (8 dicembre, 25 dicembre e 31 dicembre). Biglietto: intero 13 franchi, ridotto 6 franchi (ridotto per bambini e studenti), biglietto famiglia 30 franchi (due adulti e fino a tre bambini). Biglietteria: https://biglietteria.ch/evento/buon-compleanno-heidi-50-anni-della-serie-animata-2024-10-17-lugano/7113/detail. Fino al 12 gennaio 2025

martedì 27 aprile 2021

«Artonauti» pubblica «Tutto Mondo», il terzo album di figurine sulla storia dell’arte

Le figurine da collezione non sono più riservate solo al mondo dei calciatori e dei cartoni animati. Dalla primavera del 2019 per i più piccoli c’è anche un album dedicato alla storia dell’arte. Si chiama «Artonauti» ed è già uscito nelle edicole con due numeri. Il primo era incentrato sui grandi artisti e sulle opere celebri dei secoli compresi tra la preistoria e la pittura di Paul Gauguin (Parigi 1848 – Hiva Oa 1903), il secondo trattava del primo Novecento, proponendo un viaggio dall’Avanguardie storiche all’avvincente storia dei Monuments Men, gli eroi silenziosi che durante la Seconda guerra mondiale hanno salvato il patrimonio artistico europeo da uno dei più grandi furti della storia.
Grazie alla creatività e alla passione di Daniela Re e di Marco Tatarella, fondatori dell’impresa sociale non-profit WizArt, sta per uscire un nuovo album per i bambini dai 7 ai 14 anni: «Tutto Mondo», un fantastico viaggio alla scoperta dei più grandi capolavori realizzati da famosi artisti internazionali, che celebra l'arte come linguaggio universale, capace di creare ponti e non muri.
Scoperta, gioco, apprendimento auto-costruttivo e accessibilità: sono le parole chiave che hanno dato vita a questo progetto educativo, ideato con l’intento di avvicinare i più piccoli alla bellezza e alla storia, ma anche di farli appassionare alla vita di grandi pittori e scultori come fossero eroi della televisione o amici di sempre. Con lo scambio delle figurine – e l’immancabile «ce l’ho, ce l’ho, manca» - i bambini iniziano, infatti, a memorizzare e riconoscere le opere, i monumenti, i nomi degli artisti e «l’arte – si legge nella nota stampa - diventa un gioco da ragazzi».
Il termine «Artonauti» ben spiega l'intento del progetto, diventato, numero dopo numero, un vero caso editoriale, con svariate ristampe. Si tratta, infatti, di un neologismo nato dall’unione tra le parole arte, astronauti - per identificare un viaggio avventuroso - e Argonauti - per evocare personaggi epici e i loro fantastici viaggi -: una perfetta sintesi, dunque, tra l’aspetto ludico e quello didattico che ogni gioco dovrebbe avere.
Centosedici pagine
, quindici tavole di illustrazione, ben novantanove tra opere d’arte e monumenti da ricostruire grazie a duecento e ottantotto figurine compongono il nuovo numero di «Artonauti».
Il titolo «Tutto Mondo», che esprime un senso di collettività e di unione, è un omaggio all’omonima opera di Keith Haring, dedicata proprio all’umanità intera, che l’artista dipinse sul muro esterno della chiesa di Sant’Antonio a Pisa.
La storia inizia con una scena molto attuale: i bambini protagonisti del serie - Ale e Morgana – stanno seguendo le lezioni on-line, da casa. All’improvviso scompare il loro simpatico gatto cicciottello Wizart (chiamato così in omaggio alla casa editrice che ha creato l’album) e i due ragazzi partono alla sua ricerca, accompagnati dalla nonna Artemisia e dall’inseparabile cane Argo.
Tutti insieme viaggeranno per il mondo - cosa che oggi è quasi impossibile fare - partendo dalla Russia, attraversando l’Asia, esplorando l’Australia e l’Africa, per arrivare in America Latina, dove risaliranno il continente per, poi, fare ritorno in Europa e confrontarsi, infine, con una delle opere più simboliche dell’arte italiana: la «Nascita di Venere» di Botticelli, emblema del Rinascimento.
Ale e Morgana si avvicineranno così alle tradizioni, ai miti e alle leggende delle più grandi civiltà del mondo, scoprendo come differenti culture hanno risposto alle grandi domande dell'uomo.
Durante il viaggio avranno, inoltre, modo di conoscere i monumenti più famosi sparsi per il globo: il Taj Mahal in India, gli scavi archeologici in Siria, l’arte aborigena in Australia, i grandi murales in Brasile, i coloratissimi dipinti della giungla in Centro America e gli artisti contemporanei in Africa.
Antonio Canova
, Pieter Paul Rubens, Tiziano Vecellio, Raffaello Sanzio, Natalia Goncharova, Diego Rivera, Frida Kahlo, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Keith Haring e Jackson Pollock sono solo alcuni degli artisti che i più piccoli avranno modo di incontrare durante il loro appassionante viaggio tra i continenti e le epoche storiche.
Anche in questa edizione ci sarà il gioco nel gioco: le coppie di «Twin Cards» collezionabili per consentire ai bambini di allenare la memoria, riconoscendo le opere a partire dai dettagli. Non solo, l’album proporrà anche tanti contenuti extra accessibili tramite Qr code, tra cui tutorial per attività da fare a casa che permetteranno di creare un mandala, un acchiappasogni, una matrioska, un dado daruma o una lanterna cinese
Non mancano, poi, una ventina di indovinelli e tanti approfondimenti sulle culture del mondo: dalla leggenda del monte Fuji al mito di Bacco e Arianna, passando per le storie dei cavalieri medievali. L’album ha anche un messaggio segreto, che si potrà scoprire decifrando un antico linguaggio sumero. Curiosi di scoprirlo? Non resta che correre in libreria o collegarsi al sito www.artonauti.it il prossimo 4 maggio, giorno di uscita di «Tutto Mondo».

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domenica 25 ottobre 2020

«La Treccani dei ragazzi», un’enciclopedia sul mondo contemporaneo che parla anche il linguaggio del fumetto

Che cosa ne sa la generazione dei Post-Millennials, i giovani nati tra il 1995 e il 2010, delle enciclopedie? Poco o niente. Per i nativi digitali, quelli che passano il loro tempo su Tik Tok e che hanno come modelli di riferimento influencer e youtuber, l’approfondimento passa attraverso la Rete. È, dunque, una bella sfida quella dell’Istituto italiano di enciclopedia Treccani che ha pensato a una nuova iniziativa editoriale interamente dedicata ai giovani cresciuti a pane e social.
È nata così - si legge nella nota di presentazione – «un’opera destinata all’educazione delle generazioni a venire», una stimolante «guida interdisciplinare alla comprensione del mondo contemporaneo e della sua storia», con approfondimenti sulle nozioni e i personaggi più significativi ed emblematici, utile sia per la crescita culturale e personale dei giovani studenti che per il loro percorso scolastico.
Al progetto hanno lavorato pedagogisti, giornalisti, storici, scienziati ed esperti di vari settori con lo scopo - si legge ancora nella presentazione – di «fornire ai ragazzi e ai loro genitori uno strumento di efficace funzione educativa che fosse complementare a quella della scuola».
La proposta di Treccani appare, dunque, molto utile in questo momento storico nel quale la frequenza scolastica non è più così scontata e c’è bisogno di nuovi strumenti per stimolare la mente dei ragazzi e per aiutarli a superare il momento di incertezza e disorientamento che stiamo vivendo.
L’opera può essere usata a seconda dell’età e dei vari livelli di apprendimento ed è pensata addirittura per la generazione Alpha, ovvero per i bambini che frequentano il primo ciclo scolastico. Ma è certo che la nuova enciclopedia soddisferà anche le curiosità dei genitori e dei fratelli maggiori grazie all’attualità e alla varietà dei temi trattati.
«La Treccani dei ragazzi», questo il nome dell'ultimo progetto della casa editrice romana, dà così vita a «un modo di fare cultura - si legge nella presentazione - che crea condivisione, capace di unire le generazioni, grazie al quale scoprire o riscoprire anche il piacere di sfogliare, mentre si acquisiscono le conoscenze necessarie per porre le basi di una visione del mondo corretta e consapevole, presupposto per la formazione di coscienze e persone migliori».
Acquistabile sul portale Emporium dallo scorso 15 ottobre, l'opera è composta da dieci volumi agili, maneggevoli e di facile consultazione, con all’interno 2500 voci, 40 box di approfondimento, circa 6000 immagini tra mappe, disegni, illustrazioni scientifiche e fotografie, e 10 storie a fumetti. Questi ultimi sono racconti «educativi e di formazione» illustrati da altrettanti artisti: Ilaria Palleschi, GUD, Eleonora Antonioni, Rita Petruccioli, Virginio Vona, Marta Baroni, Capitan Artiglio, Daniel Cuello, Rachele Aragno e Loputyn.
Quella della Treccani è anche un’enciclopedia al passo con i tempi: l’opera è, infatti, arricchita da una serie di contenuti digitali e percorsi scolastici di approfondimento a cui ogni giovane studente può accedere direttamente da casa.
Per rendere ancora più accattivante e stimolante l’enciclopedia si è pensato a copertine colorate diverse per ogni volume, il cui allineamento disegna una vivace scala cromatica con sfumature cha vanno dal rosso al blu, passando per il giallo e il verde.
Tra le tante voci, la selezione include parole e nomi come «arte», «ambiente», «Abramovic», «Banksy», «blockchain», «Brexit», «Cattelan», «comunità», «design», «equazioni», «ghetto», «Hirst», «labirinto», «paura» e «Zuckerberg», spiegate con grande chiarezza. Si vuole così sottolineare l'importanza di costruire un sapere trasversale alla base della conoscenza e dell'apprendimento.
La Treccani mette, dunque, a disposizione dei più giovani uno strumento di conoscenza certificata per guidarli nella comprensione del mondo e per aiutarli ad orientarsi nell’epoca delle fake news e dell’utilizzo del web come filtro della realtà, talvolta ingannevole. Ma non è tutto: la nuova enciclopedia offre alle generazioni Z e Alpha anche il piacere, ormai quasi dimenticato in quest’epoca iper-connessa, di sfogliare un bel libro.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 3] Illustrazione di Eleonora Antonioni per la voce Do Giovanni dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 4] Illustrazione di Ilaria Palleschi per la voce Bello e bellezza dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 5] Illustrazione di Rita Petruccioli per la voce Fake news dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020

Informazioni utili 

martedì 10 dicembre 2019

«Artonauti», un nuovo album di figurine dedicate al Novecento e ai Monuments Men

Le figurine da collezione non sono più riservate solo al mondo dei calciatori e dei cartoni animati. Dallo scorso marzo per i più piccoli è stato pensato anche un album dedicato alla storia dell’arte: «Artonauti».
Il primo numero, incentrato sui grandi artisti e sulle opere celebri dei secoli compresi tra la preistoria e Paul Gauguin, è stato un vero e proprio successo con ben quattro ristampe in pochi mesi.
Grazie alla creatività e alla passione di Daniela Re e di Marco Tatarella, fondatori dell’impresa sociale non-profit WizArt, Ale, Morgana e il cane Argo ritornano così in edicola, dal prossimo 13 dicembre, con una nuova avventura. Questa volta si va alla scoperta delle Avanguardie storiche del primo Novecento insieme a nonna Artemisia e ai Monuments Men, gli eroi silenziosi che durante la Seconda guerra mondiale hanno salvato il patrimonio artistico europeo da uno dei più grandi furti della storia.
I tre protagonisti si ritroveranno magicamente catapultati negli Stati Uniti del 1943, nello Studio Ovale del presidente Franklin Delano Roosvelt, che li manderà in Europa alla ricerca della «Madonna di Bruges», capolavoro di Michelangelo trafugato dai nazisti. Qui Ale, Morgana e il cane Argo avranno modo di conoscere i grandi protagonisti delle Avanguardie storiche, spesso vittime di censura da parte del regime nazista per aver prodotto «arte degenerata».
Le opere pubblicate non corrispondono, però, a quelle storicamente ritrovate dai Monuments Men: sono alcuni dei principali capolavori di Matisse, Picasso, Munch, Klee, Kandinsky, Marc, Klimt, Miró, Chagall, Modigliani, Goncharova, Boccioni e Mondrian, tra gli altri.
«Il Novecento: alla ricerca dei tesori perduti», questo il titolo del nuovo album dedicato alla memoria di Khaled al-Asaad (archeologo siriano decapitato dall’Isis), è ancora più ricco e interattivo del precedente: si compone di centosedici pagine, quindici tavole di illustrazione, ben centododici opere d’arte da ricostruire grazie a trecentoventiquattro figurine e ventiquattro indovinelli, tra «aguzza la vista», rebus e giochi di parole, oltre a veri e propri indizi per portare avanti la caccia al tesoro e ritrovare la «Madonna di Bruges».
Venticinque coppie di Twin Cards collezionabili consentiranno ai bambini dai 7 ai 14 anni, questo il target del nuovo album, di allenare la memoria, riconoscendo le opere a partire dai dettagli.
Sarà, inoltre, possibile scoprire i luoghi dove sono conservate le tele pubblicate grazie a una mappa.
Infine per raccontare lo stretto legame tra arti visive e musica che ha caratterizzato il Novecento, sette QR code permetteranno di ascoltare altrettante proposte musicali legate a sette diversi artisti presenti nell’album.
Ma c’è di più, grazie al concorso «In viaggio con gli Artonauti» i fortunati che troveranno un Golden Ticket nei propri pacchetti di figurine, potranno godere di un’esperienza creata ad hoc con Elesta Art Travel, tour operator specializzato in viaggi culturali che ha predisposto itinerari speciali, dedicati ai vincitori: una visita a una città d’arte, a un museo o un tour esperienziale alla scoperta delle bellezze di una città italiana, per un totale di ventuno premi.
Grazie al classico gioco «ce l’ho, ce l’ho, mi manca», con le figurine di «Artonauti» l’arte diventa, dunque, un gioco da ragazzi, che conquista anche i più grandi, a partire dagli insegnanti che subito hanno intuito le sue potenzialità dell'album come stimolo culturale per i più giovani e per le famiglie.

Vedi anche 
Artonauti, arrivano in edicola le figurine della storia dell'arte 

Per saperne di più 
www.artonauti.it

venerdì 8 novembre 2019

«Il volo di Leonardo», al Piccolo Teatro di Milano la storia leggendaria del «grande nibbio»

«Nessuna guarda a cosa c’è davanti ai suoi piedi. Tutti guardano le stelle», diceva il poeta e drammaturgo romano Quinto Ennio, il padre della letteratura latina.
Forse proprio quegli occhi rivolti al cielo, a seguire il moto degli astri, a studiare i fenomeni meteorologici o a guardare il librare degli uccelli, sono all'origine di uno dei sogni più ricorrenti nella storia dell’umanità: volare.
Tutti, almeno per sentito dire, conoscono il mito greco di Icaro, il figlio dell’inventore Dedalo, che riuscì a fuggire dal labirinto del re cretese Minosse e dal suo Minotauro, grazie a un paio di ali di cera, anche se quel volo gli fu fatale: inebriato dall'esperienza, il giovane si avvicinò troppo al sole e precipitò in mare.
Ma quello di Dedalo è solo uno dei tanti miti nati nell'antichità, prima di ogni invenzione rivoluzionaria, quando l’uomo poteva volare solo con la fantasia. Basti pensare, per esempio, ai tappeti volanti delle antiche favole orientali o alla divinità egizia di Iside, ritratta con le ali, o ancora a Weland il fabbro, mitologico personaggio di origine germanica capace di fabbricare spade indistruttibili, armature e ali per volare grazie alle tecniche apprese dai nani, abili forgiatori di metalli.
Anche Leonardo da Vinci non fu immune al fascino del volo. Mentre Filippo Brunelleschi sfidava le grandi altezze con la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, che avrebbe eclissato qualsiasi altra costruzione del primo Rinascimento con la solennità dei suoi centoquattordici metri di altezza. Leonardo cercava di oltrepassare i limiti umani con i suoi studi contenuti nel «Codice di volo degli uccelli», fascicoletto composto da diciotto fogli di ventuno per quindici centimetri, fitto di note, schizzi, osservazioni, disegni e intuizioni scientifiche sulle leggi fisiche che permettono a passeri, rondini e colombi di librarsi in volo.
Scritto nel 1505, il Codice, oggi conservato alla Biblioteca reale di Torino, rappresenta il primo passo di quell'ardito esperimento che, secondo la leggenda, Leonardo compì nel 1506 sul Monte Ceceri, nei pressi di Fiesole, con il suo prototipo di macchina da volo: «il grande nibbio».
Prende spunto da questa storia lo spettacolo «Il volo di Leonardo», in cartellone da sabato 9 a domenica 24 novembre a Milano, nella Scatola magica del Teatro Strehler.
In occasione dei cinquecento anni dalla morte del genio vinciano, Flavio Albanese racconta ai più piccoli «i sogni, il pensiero, la vita, le peripezie, i segreti» di quello che è universalmente riconosciuto come uno più grandi geni dell’umanità, un uomo dalla personalità particolarissima personalità e dall'indomita e inesauribile voglia di conoscere e insegnare.
A raccontare la figura di Leonardo è il suo amico e collaboratore prediletto: Tommaso Masini detto Zoroastro, che fu protagonista anche dell’esperimento con «il grande nibbio», una delle invenzioni leonardesche più visionarie e anticipatrici. L’esperimento non funzionò perfettamente, ma la fede di Leonardo nel volo umano restò sempre immutata, a testimonianza di una altrettanto profonda fede: quella nella capacità dell’uomo di superarsi e di imparare dall'esperienza, che, al di là dei risultati, è sempre maestra di vita.
Attraverso gli occhi del giovane Tommaso, interpretato da Albanese (che è anche autore e regista dello spettacolo), i bambini dai 9 anni in su faranno così un viaggio avventuroso tra esperimenti scientifici, azzardi culinari e la realizzazione dell’«Ultima Cena», per scoprire come i sogni, prima o poi, possano diventare realtà. L’importante è crederci e non focalizzare l’attenzione sull'errore.
Risultano così profetiche le parole dello stesso Leonardo: «Una volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla terra guardando il cielo perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare».

Informazioni utili
Il volo di Leonardo. scritto, diretto e interpretato da Flavio Albanese. Per bambini dai 9 anni in  su. Piccolo Teatro Strehler - Scatola Magica, Largo Greppi, 1 – Milano. Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, ore 9.45 e 11.15; sabato, ore 15 e 16.30; domenica, ore 11. Durata: 55 minuti senza intervallo. Biglietto: posto unico 10 euro. Informazioni e prenotazioni: tel. 0242411889. Sito web: www.piccoloteatro.org. Dal 9 al 24 novembre 2019. 

lunedì 10 giugno 2019

«L’isola del tesoro», Stevenson incontra le marionette dei Colla

Sarà il Piccolo Teatro Grassi di Milano ad ospitare la prima mondiale del nuovo progetto della compagnia Carlo Colla & Figli. Da martedì 11 a domenica 23 giugno la sala di via Rovello aprirà le proprie porte allo spettacolo «L’isola del tesoro», tratto dall’omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson.
Commissionata dal New Victory Theater di New York, che ospiterà la versione inglese del lavoro nel marzo 2020, la nuova produzione si avvale della riduzione scenica di Eugenio Monti Colla (nella foto), che aveva accettato la sfida di confrontarsi con uno dei testi più classici della letteratura d’avventura, dopo aver scritto più di quaranta nuovi spettacoli nel corso della sua carriera marionettistica.
Per l’artista, scomparso prima di veder concretizzare in realtà la sua ultima fatica, lo spettacolo sul testo di Robert Louis Stevenson rappresentava l’ennesima occasione per mostrare le potenzialità delle marionette e la loro capacità di diventare interpreti di grandi storie, quali «I promessi sposi» e «Il giro del mondo in ottanta giorni».
Dopo la morte di Eugenio Monti Colla, l’opera è stata completata dai collaboratori storici che lui aveva formato e che lo hanno aiutato per decenni nel suo lavoro di salvaguardia, di innovazione e di trasmissione della tradizione artistica e teatrale della Carlo Colla & Figli, a suggellare il passaggio di testimoni di una grande tradizione marionettistica.
Il mondo dei pirati, la ricerca del tesoro, un’isola da esplorare, gli intrighi e i tradimenti sono gli ingredienti tipici del romanzo, che vengono utilizzati dalle marionette per creare un mondo illusorio in cui il pubblico, dimenticandosi della materia di cui sono fatti gli attori “virtuali” in palcoscenico, viene trascinato e portato a immedesimarsi con i protagonisti.
«Il personaggio di John Silver, forse uno dei più controversi della storia della letteratura, che nella sua ambiguità non arriva mai a essere completamente buono o completamente cattivo, icona di libertà e spregiudicatezza, si affianca -raccontano dalla compagnia- alla figura del giovane Jim, che nella storia affronta un percorso pieno di sfide e imprevisti che lo porterà dall’adolescenza alla maturità».
Le atmosfere dell’isola misteriosa, in cui si alternano combattimenti, tranelli, imprevisti e cambiamenti repentini di fronte e di alleanze fino al lieto fine che conclude la storia, permettono alle marionette di diventare, ancora una volta, le protagoniste di una grande avventura che vuole affascinare il pubblico di ogni età e di ogni provenienza.
Il tutto viene sottolineato dalle musiche appositamente composte dal maestro Danilo Lorenzini, che si rifanno al gusto delle orchestrine fin de siècle, già sperimentato nell’allestimento del «Giro del mondo in ottanta giorni» del 1992.
La scelta, condivisa con Sergio Escobar, di proporre lo spettacolo al Piccolo Teatro Grassi, prima della tournée negli Stati Uniti, conferma la validità e la lungimiranza del progetto, iniziato quasi vent’anni fa, di proporre le grandi produzioni internazionali della Carlo Colla & Figli al pubblico milanese. Ora tocca a «L’isola del tesoro» con il suo canto piratesco diventato icona: «Quindici uomini sulla cassa del morto | Io-ho-ho, e una bottiglia di rum!»

Informazioni utili
«L’isola del tesoro» - produzione compagnia marionettistica Carlo Colla & Figli. Biglietti: platea intero euro 25,00 / ridotto fino a 25 anni euro 17,00 / ridotto anziani euro 12,50 / ridotto ragazzi fino a 12 anni euro 10,00 // balconata intero euro 22,00 / ridotto fino a 25 anni euro 15,00 / ridotto anziani e ragazzi fino a 12 anni euro 10,00. Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30 | mercoledì e venerdì ore 20.30 | domenica ore 16 | lunedì riposo. Informazioni e prenotazioni: tel. +39.02.4241.1889. Da martedì 11 a domenica 23 giugno 2019.

giovedì 6 giugno 2019

«E…sperimentiamo», a Gallarate sei adolescenti raccontano il mondo del bullismo

Insulti, offese, prese in giro, fastidiosi nomignoli, intimidazioni, esclusione sociale, e, in alcuni casi, addirittura schiaffi e botte. In una parola bullismo, traduzione italiana del termine inglese «buylling», teorizzato negli anni Settanta dallo psicologo svedese Dan Olweus, con il quale si indica un comportamento aggressivo di natura fisica, verbale e psicologica, reiterato nel tempo, nei confronti di una persona incapace di difendersi. Stando agli ultimi dati Istat, presentati lo scorso 27 marzo dal presidente Gian Carlo Blangiardo nel corso di un'audizione alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, in Italia un ragazzo su due si dichiara vittima di episodi di bullismo o di cyberbullismo, fenomeno vessatorio, quest’ultimo, che si diffonde tramite Internet e i social network. L’età più a rischio è quella compresa fra gli 11 e i 17 anni.
I dati fotografano, dunque, una situazione emergenziale, che diventa ancora più preoccupante entrando nel dettaglio: una percentuale significativa del campione intervistato, quasi uno su cinque (19,8%), ha, infatti, dichiarato di aver subìto azioni tipiche di bullismo una o più volte al mese nell'ultimo anno; in circa la metà di questi casi (9,1%), ciò è avvenuto una o più volte a settimana. Un confronto fra i sessi mostra, inoltre, una prima differenza sostanziale: il 55% delle giovani contro il 49,9% dei loro coetanei maschi si è dichiarato oggetto di prepotenze. Le differenze sono considerevoli anche a livello territoriale, con una netta prevalenza del fenomeno nel nord del Paese, dove le vittime di azioni vessatorie rappresentano il 23% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni.
Il linguaggio teatrale con la sua capacità di parlare al cuore dei giovani e di farli entrare in empatia con i personaggi narrati rappresenta uno strumento utile non solo per formare il loro carattere, ma anche per promuovere la cittadinanza attiva e per contrastare atteggiamenti vessatori come quelli di cui tanto si parla in televisione e sui giornali. Lo dimostra chiaramente «E…sperimentiamo (sei ragazzi nel mondo del bullismo)», il saggio-spettacolo che gli «Attori in erba» porteranno in scena sabato 8 giugno, alle ore 21, negli spazi della Palestra Gallaratese di Gallarate (in via Pegoraro, 1).
Sul palco saliranno sei ragazzi dai 12 ai 16 anni: Giada Banca, Alice Capasso, Anita Croci, Camilla Dall’Aglio, Tiziano Locarno e Alerik Moisiu. La regia e la scrittura scenica sono a cura dell’attore professionista e insegnante Davide De Mercato.
Dopo la partecipazione al saggio «Coco e il dia dello spettacolo», andato in scena lo scorso 18 maggio al teatro Auditorium di Jerago con Orago, dove hanno interpretato una scena dedicata ai colori e alle atmosfere della festa messicana del giorno dei morti, gli adolescenti della scuola di teatro che «Culturando» cura artisticamente, da questa stagione, per la Palestra Gallaratese si confronteranno, dunque, con un tema di grande attualità, al quale guarda sempre più il mondo del teatro come dimostra il recente musical «Bulli Zoo» all’Olimpico di Roma.
Al centro della rappresentazione, ideata come una sorta di esperimento sociale dove i ragazzi vestiranno alternativamente i panni del bullo e del bullizzato, ci saranno sei improvvisazioni, frutto della fantasia degli «Attori in erba». A tessere la trama e l’ordito del racconto scenico saranno, poi, due storie vere che, attraverso parole, movimento e musica parleranno di giovani e di relazioni, di prepotenze e di paure, sia dal punto di vista della vittima (con la vicenda di Giancarlo Catino, resa famosa sul web dal monologo di Paola Cortellesi) che dalla prospettiva del carnefice, raccontata attraverso un episodio di cyberbullismo.
«Lo spettacolo -spiega Davide De Mercato- racconta tutte le classiche fasi del bullismo: dall’autocommiserazione della vittima alla sua volontà non soddisfatta di chiedere aiuto, sino all’evento scatenante che porta a un cambio di prospettiva e a una presa di coscienza della situazione. La rappresentazione non vuole, però, fornire soluzioni al problema o facili moralismi. Vuole proporre al pubblico un itinerario emozionale, che gli faccia sorgere domande, dubbi. Abbiamo, poi, voluto finire con un invito alla speranza, tutto da scoprire».
Che ad avere la meglio sia il «bullizzato»? Forse sì, ce lo ha insegnato Giancarlo Catino: un abbraccio può sconfiggere un bullo.

Informazioni utili 
«E…sperimentiamo (sei ragazzi nel mondo del bullismo)» è a ingresso gratuito. È gradita la prenotazione al numero 0331.792164 o all'indirizzo e-mail info@palestragallaratese.it. Per maggiori informazioni su «Culturando» è possibile consultare la pagina www.facebook.com/associazioneculturando/.

mercoledì 8 maggio 2019

«I love lego», un milione di mattoncini al Salone degli incanti di Trieste

Da oltre sessant'anni fanno giocare bambine e bambini di tutto il mondo, ma non smettono di affascinare gli adulti. Stiamo parlando dei mattoncini Lego, dichiarati nel 1999 «giocattoli del secolo» dalla rivista «Fortune», a cui Genertel, la compagnia diretta di Generali Italia nata nel 1994, dedica in questi giorni, con la complicità di Arthemisia e in occasione dei venticinque anni dalla sua fondazione, una mostra al Salone degli incanti di Trieste.
«I love lego» è il titolo della rassegna, che ha portato in Friuli Venezia Giulia oltre un milione di mattoncini, utilizzati per comporre città moderne e monumenti antichi per oltre cento metri quadrati di scenari.
Dalla metropoli contemporanea ideale alle avventure leggendarie dei pirati, dai paesaggi medievali agli splendori dell’Antica Roma, fino alla conquista dello spazio sono tanti i mondi in miniatura, progettati e costruiti a Trieste da RomaBrick, uno dei LUG (Lego® User Group) più antichi d’Europa, con il giocattolo ideato da Ole Kirk Kristiansen, falegname danese della piccola città di Billund, sede del più antico parco Legoland.
In altre parole, dietro ogni edificio, strada, mezzo o piazza che i visitatori del Salone degli incanti vedranno c’è un lavoro collettivo e assolutamente originale, frutto della collaborazione di un team che vanta al suo interno la presenza di numerosi architetti e ingegneri.
Ad accogliere il pubblico in mostra è un grande diorama ispirato alle avventure nei lontani mari caraibici, tra navi pirata, atolli di origine vulcanica e il leggendario kraken, un gigantesco cefalopode dai tentacoli lunghissimi, simili a un calamaro, costruito con oltre cinquemila pezzi.
Si approda, quindi, sullo spazio con la riproduzione di un insediamento minerario lunare, in cui l’uomo si avvale dell’aiuto di astronavi, droidi e macchinari per la ricerca di nuove risorse.
Sembra, questa, la riproposizione di tante scene avveniristiche viste al cinema e proprio alla «settima arte» si rifà il diorama «Nido d’aquila», ispirato alla saga «A Song of Ice and Fire» dello scrittore americano George R.R. Martin e alla pluripremiata serie televisiva «Game of Thrones».
Lo scenario, esposto per la prima volta al Lucca Comics and Games nel 2016 e in continua costruzione, occupa attualmente una superficie di quasi 3 metri quadrati e fa uso di oltre trecentomila pezzi, mentre la sommità dell’inespugnabile roccaforte, residenza della casata Arryn, raggiunge 1,80 metri di altezza.
Altro spettacolare diorama work in progress è quello dedicato alla città contemporanea, iniziato nel 2010 da Marcello Amalfitano, Marco Cancellieri, Antonio Cerretti e Manuel Montaldo. Con oltre 250mila mattoncini sono stati edificati stadi, tratte ferroviarie, zone verdi e aree ricreative, oltre al «BrickTheater», al «Legolad Hospital», al Museo archeologico e all’«Empire Brick Building», edificio ispirato al famoso grattacielo di New York.
Guardano, invece, al passato i diorami dedicati ai fori romani imperiali e a un castello di ispirazione medioevale. Il primo lavoro riproduce con 80mila mattoncini il Foro di Nerva o Transitorio, un insieme di monumentali piazze che costituivano il centro della città di Roma in epoca imperiale.
L’altro diorama, nato da un'idea di Marco Cancellieri e Jonathan Petrongari nel  2011, mette in mostra una città fortificata e un piccolo villaggio alle porte di Winterfell, la dimora della casata Stark nel profondo Nord. Ancora un omaggio, quindi, agli appassionati della serie televisiva «Game of Thrones».
Il progetto espositivo triestino prevede, inoltre, il coinvolgimento dei giovani artisti Fabio Ferrone Viola, Luigi Folliero, Irem Incedayi, Daniele Clementucci e Corrado Delfini con le loro opere a tema Lego: spunti pop e materiali di riciclo per raccontare come un gioco possa trasformarsi in arte.

Informazioni utili
I love Lego. Salone degli Incanti, Riva Nazario Sauro, 1 - Trieste. Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; sabato e domenica, dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso 45 minuti prima) |  aperture straordinarie: domenica 21 aprile, dalle ore 10.00 alle ore 19.00; lunedì 22 aprile, dalle ore 10.00 alle ore 19.00; giovedì 25 aprile, dalle ore 10.00 alle ore 19.00; mercoledì 1° maggio, dalle ore 10.00 alle ore 19.00; domenica 2 giugno, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Biglietti: intero € 11,00, ridotto € 9,00; sono previste altre forme di riduzione per i dipendenti e i clienti Genertel.  Informazioni: www.arthemisia.it , www.triestecultura.it. Fino al 30 giugno 2019  

venerdì 15 marzo 2019

«Artonauti», arrivano in edicola le figurine dell'arte

«Van Gogh celo, Gauguin celo, Monet manca»: il mondo delle figurine sta per riservare una sorpresa ai suoi estimatori. Da venerdì 15 marzo nelle edicole italiane arriva «Artonauti», un album interamente dedicato alla storia dell’arte. Calciatori, principesse e personaggi dei cartoni animati avranno così -si spera- dei nuovi rivali tra i piccoli ammiratori di un passatempo che sembra non conoscere la crisi.
L’idea e il progetto, riservato ai bambini dai 7 agli 11 anni, sono stati sviluppati da Daniela Re -insegnante, mediatrice culturale ed esperta in riabilitazione cognitiva, con ampia esperienza nel mondo educativo della scuola primaria- e da Marco Tatarella, editore di 22Publishing, casa editrice che si occupa di libri di arte e architettura, di periodici musicali e di servizi editoriali.
Insieme i due hanno fondato Wizart S.r.l.i.s., un’impresa sociale no profit, che con «Artonauti» ha vinto la quarta edizione del bando «Innovazione culturale» di Fondazione Cariplo.
Scoperta, gioco, apprendimento auto-costruttivo e accessibilità: sono le parole chiave che hanno dato vita a questo progetto educativo, ideato con l’intento di avvicinare i più piccoli alla bellezza e alla storia, ma anche di farli appassionare alla vita di grandi pittori e scultori come fossero eroi della televisione o amici di sempre.
Il termine «Artonauti» ben spiega questo intento. Si tratta, infatti, di un neologismo nato dall’unione tra le parole arte, astronauti -per identificare un viaggio avventuroso- e Argonauti -per evocare personaggi epici e i loro fantastici viaggi: una perfetta sintesi, dunque, tra l’aspetto ludico e quello didattico che ogni gioco dovrebbe avere.
Arte e creatività svolgono, inoltre, un ruolo fondamentale per lo sviluppo evolutivo dei bambini. «Numerosi studi -raccontano gli ideatori di «Artonauti»- dimostrano, infatti, che l’arte contribuisce a sviluppare le capacità espressive, il ragionamento logico, matematico e linguistico. Leggendo i più importanti esperti nel campo evolutivo si scopre l’importanza di avvicinare i bambini alle opere artistiche fin dalla più tenera età».
«Maria Montessori -raccontano ancora gli ideatori- pensava che la cultura fosse assorbita dal bambino attraverso esperienze individuali in un ambiente ricco di occasioni, di scoperta e di lavoro. Bruno Munari sosteneva che invece di lunghe spiegazioni è preferibile far vedere come si fa attraverso ‘azioni-gioco’, perché con il gioco il bambino partecipa attivamente, al contrario se ascolta si distrae. Loris Malaguzzi, ideatore del metodo Reggio Emilia, elaborò la teoria secondo la quale l’apprendimento è un processo ‘auto-costruttivo’, cioè il frutto dell’attività dei bambini stessi».
«Artonauti», che sarà in edicola al costo di tre euro (con tre bustine di figurine subito in omaggio), sembra, dunque, un perfetto strumento per incuriosire i più piccoli e allontanarli, almeno per qualche ora, da tablet e smartphone. Si tratta, intatti, molto più di un semplice album di figurine, è la storia di due bambini e un cane che compiono un fantastico viaggio nel tempo alla scoperta dei tesori dell’arte.
L’album è composto, nello specifico, da sessantaquattro pagine che contengono un racconto introduttivo, ventotto illustrazioni, sessantacinque opere d’arte, venti quiz e indovinelli e due pagine di giochi.
Le figurine, in tutto duecentosedici, compongono affreschi, dipinti, sculture, svelando ognuna un particolare di un’opera.
Dalle grotte di Lescaux alle piramidi degli Egizi, passando per i templi greci e l'arte romana, fino ad arrivare a Leonardo, Michelangelo, Raffaello e agli impressionisti ed espressionisti: sono molti i momenti storici che i più piccoli potranno conoscere, seguendo le avventure di Argo, Ale e Morgana.
Inoltre c’è il gioco nel gioco: ogni bustina contiene cinque figurine e una Twin Card. Collezionando tutte le venticinque coppie di Twin Card, i bambini le mischieranno coperte per divertirsi con il tipico gioco di memoria, scoprendole due a due. Ciascuna coppia di carte gemelle raffigura un’opera d’arte contenuta nell’album.
Tutto, sulla carta, fa pensare che «Artonauti» possa conquistare i più piccoli, facendo vincere anche ai più scettici un pregiudizio: l’arte non è un argomento troppo difficile per i bambini, basta trovare il linguaggio giusto.

Per saperne di più
www.artonauti.it 

sabato 24 marzo 2018

Lugano, un Klee a misura di bambini al «Museo in erba»

«I miei disegni possono volare! Con la mia immaginazione posso andare dove desidero senza muovermi… e quello che vedo lo disegno. La mia fantasia e la mia matita sono le mie ali». Così Paul Klee (Münchenbuchsee, Berna, 1879 - Locarno 1940) parlava della sua arte, fatta di case, strade, persone, ma anche di tanti, tantissimi colori.
La capacità dell'artista svizzero di trasformare la realtà in un mondo poetico di favole e sogni e di raccontare sulla tela i propri pensieri e le proprie emozioni, rendendo visibile ciò che non è percepibile ai nostri occhi, non può non affascinare i più piccoli e a proprio a loro è dedicato il nuovo progetto del Museo in erba di Lugano.
Nelle sale dell’edificio di Riva Caccia è, infatti, in corso fino al prossimo 31 agosto la mostra interattiva «I giochi di Klee», ideata da Marilune Aeberhard e Roland Besse, con il sostegno economico della Credit Suisse Foundation.
«Le tavole del mio piccolo Felix sono migliori delle mie, troppo spesso filtrate dal mio cervello» (Félix Klee, «Souvenir de mon père», in Klee, Fondation Pierre Gianadda, Martigny, 1985): questa citazione dell’artista spiega bene l’attrazione che su di lui ha esercitato la produzione infantile. I bambini, i giovani e tutti quelli che hanno un cuore da bambino si ritrovano così ben espressi nel suo universo creativo e ancora si meravigliano di fronte al suo mondo di linee e colori.
Paul Klee è stato un ricercatore curioso, un artista completo che ha saputo giocare con forme, suoni e tecniche sempre diverse: dal disegno al ricalco, dall’acquarello all’olio, alla vaporizzazione dei colori ad acqua. La sua opera coinvolge tutti i sensi: l’odore acre della tela di juta, la musica onnipresente, la rugosità dei materiali, la poesia dei colori, il gusto delle dolci tonalità raccontano un universo creativo caleidoscopico, che ha guardato anche alla filosofia e alle scienze naturali.
I moduli variopinti del percorso espositivo contengono riproduzioni di dipinti e invitano i bambini a interagire con originali manipolazioni che coinvolgono i sensi e l’immaginazione. Passo dopo passo, i piccoli visitatori entrano in un universo magico di emozioni e divertimento popolato da personaggi simpatici e «fuori dagli schemi», da strane invenzioni, scacchiere e paesaggi colorati. Da protagonisti, possono animare la «Macchina cinguettante», comporre personali «Armonie», sistemare gli occhi del simpatico «Senecio», illuminare «Il pesce d’oro», usare la bilancia dei colori, e tanto altro ancora.
Accanto all’animazione classica, il Museo in erba propone alle scuole e alle famiglie anche un nuovo approccio multidisciplinare, ideato in collaborazione con Lisa Monn (educatrice in campo musicale) e Francesca Sproccati (danzatrice e coreografa), che invita a comprendere l’opera attraverso i sensi, a mettersi in gioco per interpretarla con gli occhi, il corpo, la voce e le mani.
Uno spazio speciale della mostra è rappresentato dall’atelier, dove i più piccoli trovano lo spazio, gli strumenti, le tecniche e l’ispirazione per creare i loro personali capolavori e hanno la possibilità di approfondire la conoscenza di Klee e di alcuni suoi amici del Blaue Reiter. Le attività del laboratorio si arricchiscono di due nuovi progetti: «Il mio primo libro dell’arte» e «Giochi d’arte». La prima proposta invita i bambini a creare la loro personalissima raccolta di opere, aggiungendo di volta in volta una pagina dedicata a un artista diverso, da Vermeer a Lichtenstein. La seconda iniziativa prevede, invece, la sperimentazione di tecniche inusuali che stimolano la curiosità verso il mondo dell’arte.
Sono in programma anche attività ed eventi particolari come il laboratorio «Ciak, si gira» con Alessia Tamagni (24 marzo), una lezione con le matite sonore di Luca Congedo (7 aprile) e la visita guidata «Piccoli esploratori in città» (22 aprile). Il Museo in erba proporrà anche un ricco calendario di iniziative per l’estate, in cantiere dal 18 giugno al 26 luglio e dal 20 al 31 agosto.
La mostra permette, dunque, un incontro creativo tra i bambini e Klee. Scoprire l'artista di Berna attraverso il gioco permetterà ai più piccoli di ritrovare un immaginario simile alla loro interpretazione del mondo che li circonda, giocando, decorando, sperimentando, osservando e -perché no- sognando di diventare un artista famoso.

Informazioni utili
I giochi di Paul Klee. Museo in erba, Riva Caccia, 1A - Galleria Central Park 1° piano - Lugano. Orari: lunedì - venerdì, ore 8.30 - 11.30 e ore 13.30 - 16.30; sabato, domenica, ore 14.00 - 17.00 | aperture straordinarie: 19 marzo, 2 aprile e 21 maggio | dal 18 giugno al 26 luglio, martedì-mercoledì-giovedì, ore 9.00 – 12.00 (e su appuntamento per gruppi). Ingresso:Fr. 5.-. Informazioni: tel. + 41 91 835.52.54;  ilmuseoinerba@bluewin.ch. Sito internet: www.museoinerba.com. Fino al 31 agosto 2018. 

mercoledì 7 febbraio 2018

Art for Kids, alla scoperta della Commedia dell'arte

La storia delle maschere di Arlecchino e Pulcinella, che ogni anno a Carnevale escono dal baule dei ricordi per diventare realtà viva sui palcoscenici, inizia in Italia nella seconda metà del Cinquecento, ma varca presto i confini nazionali e attraversa, cambiandolo, il teatro mondiale.
A quel tempo si formano delle compagnie di attori professionisti chiamati «comici dell’arte»: sono autori, interpreti, registi dei loro spettacoli e il loro modo di fare teatro viene chiamato Commedia dell’arte (dove il termine «arte» va inteso nel significato medioevale di «mestiere») o Commedia all’italiana.
La particolarità di questo nuovo genere è la «recita a soggetto»: gli attori non interpretano cioè testi letterari o copioni del teatro classico, ma si servono di «canovacci», ovvero di semplici tracce che delineano situazioni, intrecci e finali. Questi racconti, detti anche «scenari», contengono, inoltre, l’ordine delle scene, le entrate e le uscite.
Su queste trame, gli attori improvvisano, secondo le richieste e i desideri del pubblico, dialoghi, scherzi, frizzi, lazzi e burle, dando sfogo a tutto il loro estro di ballerini, acrobati, mimi e cantanti.
Questo modo di recitare si chiama «teatro all’improvviso». Improvvisare non significa, però, «recitare a caso», ma saper sfruttare al momento giusto certe dosi teatrali e suscitare, quindi, nel pubblico divertimento e partecipazione.
Per rendere i personaggi più riconoscibili, gli attori usano costumi e maschere di cuoio sul volto, e i personaggi stessi sono detti maschere o «tipi fissi», rappresentando i caratteri della società, aspetti eterni e immutabili dell’animo umano.
Ci sono, per esempio, il vecchio avaro (Pantalone), il servo fannullone (Arlecchino o Pulcinella) e quello obbediente e astuto (Brighella), la giovane innamorata (Isabella, Flaminia o Rosalba), il pretendente alla sua mano (Leandro, Lelio o Fabrizio), il militare (capitan Spaventa o capitan Fracassa, Rugantino, Scaramouche), il dottore pedante e un po’ saccente (Balanzone), la servetta civettuola (Colombina, Corallina, Smeraldina).
Ogni maschera, di origine regionale e con un proprio dialetto, ha un proprio repertorio di battute e detti che la caratterizzano; sono, per esempio, tipiche le «tiritere» del dottor Balanzone, interminabili sproloqui senza senso, e le «smargiassate» di Capitan Spaventa, discorsi roboanti da persona vanagloriosa.
La Commedia dell’arte prende vita nelle piazze, nei mercati, nei luoghi frequentati dalla gente semplice, dove si incominciano a rappresentare situazioni che parlano dei temi della vita, come l’amore, la povertà, la tirannia del forte sul debole.
Un’altra grande novità della Commedia dell’arte è la partecipazione delle donne agli spettacoli; prima di allora le parti femminili erano affidate solo a uomini giovani.
Gli attori si riuniscono in piccole compagnie e vanno di villaggio in villaggio, cercando di mettere insieme ogni giorno il pranzo con la cena (spesso il pubblico paga il «biglietto» con uova, verdura e, nel migliore dei casi, con una gallina per il brodo).
Viaggiano su carrozzoni che di sera si trasformano in palcoscenici illuminati da lanterne magiche, usano costumi vistosi e multicolori, e la musica accompagna il loro arrivo e le loro rappresentazioni.
Dopo due secoli, verso la metà del Settecento, la Commedia dell’arte incomincia a decadere; al suo posto si sviluppa un nuovo tipo di teatro. Le commedie sono completamente scritte, per mano di un autore. Il più grande rappresentante di questo genere è Carlo Goldoni (1707-1792), autore della riforma della Commedia dell’arte, che sostituisce i tipi fissi e le maschere con i caratteri, ripresi dalla vita di tutti i giorni, il canovaccio con il testo drammaturgico. L'autore si propone di far divertire il pubblico, ma si sforza sempre di comunicare un messaggio educativo, che tende a premiare gi autentici valori umani, a porre in buona luce le classi sociali medie o basse, denunciando invece la sciocca superficialità della mentalità degli aristocratici o degli arricchiti.
La Commedia dell’arte continua, però, ad affascinare ancora il pubblico di oggi per quella sua storia magica fatta di attori girovaghi, carrozzoni con teatri smontabili, bauli pieni di bellissimi abiti di scena e maschere della tradizione. Una storia, questa, che, dalla metà del Cinquecento alla riforma goldoniana, ha visto i comici dell’arte viaggiare di città in città, di paese in paese, chiamando tutti quanti a vedere i loro spettacoli con musica vivace, sonagli e, come ricorda Francesca Rossi nel libretto «Ti conosco, mascherina», con annunci roboanti: «Tragicommedia e meraviglie, avari, guerrieri e damigelli un soldo e un cosciotto per chi si siede un pane e una pera per chi sta in piedi!».

[Questo approfondimento sulla Commedia dell'arte è stato scritto nell'ambito del laboratorio di scrittura creativa della scuola multidisciplinare di teatro «Il cantiere delle arti», promossa dall'associazione «Culturando» al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio. Il progetto dedicato alle maschere della tradizione si chiuderà nella serata di venerdì 18 maggio con un saggio-spettacolo che vedrà salire in scena trentasei bambini e ragazzi tra i 6 e i 15 anni, iscritti ai corsi «Piccoli attori» e «Attori in erba»]

Per saperne di più 
Casalini, Angelini, Crepaldi, «Maschere – Un libro per leggere, per fare teatro, per divertirsi», Editrice Piccoli, Torino 1997; 
Gina Bellot e Viviana Benini, «Storie di maschere», Nuove edizioni romane, Roma 1980; 
Gina Bellot, «Comandi, sior paròn. Storie e storielle del Carnevale di Venezia», Nuove edizioni romane, Roma 2007; 
Vito Montemagno, «Le maschere. Caratteri, storia e costumi», Capitol, Bologna 1990; 
Carla Poesio, «Le maschere italiane», Edizioni Primavera, Firenze 1992; 
Francesca Rossi, «Ti conosco, mascherina», edizioni corsare, Spello 2011.

sabato 23 dicembre 2017

Un insolito Natale: festa a casa de' Bisognosi

Natale per «Culturando» è sinonimo di favola. Dopo la storia dello scorso anno dedicata a Gioachino Rossini e al suo pantagruelico pranzo del 25 dicembre, gli «Attori in erba» (diciotto ragazzi dagli 11 ai 15 anni) rivolgono la loro attenzione al magico mondo della Commedia dell’arte, soffermandosi sulla figura di Pantalone de’ Bisognosi. Il laboratorio di scrittura creativa della scuola multidisciplinare di teatro «Il cantiere delle arti» ha presentato venerdì 22 dicembre, nell’ambito della lezione aperta «...E che festa sia» (che ha visto in scena anche «I piccoli attori»), una favola-canovaccio redatta nell’ambito del progetto «Tra maschere, lazzi e canovacci». Firmano l’idea Sara Mascheroni e Anna Giulia Pittarello.

LA FAVOLA: Sarà per tradizione. Sarà per autentico sentimento. Ma a Natale siamo tutti più buoni, generosi, affabili e sereni. Tutti, tranne uno: Pantalone de’ Bisognosi. A casa sua non si fanno l’albero e il presepe. Non si scartano i regali. E, soprattutto, non ci si abbuffa con dolci e leccornie. Ne sanno qualcosa Arlecchino, Brighella, Pulcinella, Colombina, la figlia Isabella e lo storico amico Pantofola da Montepulciano, al quale si deve uno dei soprannomi più conosciuti del ricco mercante veneziano: «braccino corto».

Ormai da anni, la sera della Vigilia nella casa di Pantalone si serve in tavola un menù a dir poco insolito: «zuppa di pane (poco) e cipolle (tante), profumo di carne sniffato dalla cucina del vicino, insalata di erbe amare e invidia (sì, proprio invidia, non indivia come farebbero tutti gli altri), e, per dessert, un biscotto secco, anzi secchissimo». Sarebbe stato così anche quell’anno? Sembrava proprio di sì.

Mancavano ormai pochi giorni a Natale e Pantalone rispondeva sempre con un no deciso a tutte le proposte dei suoi servitori.
 «Vado a prendere in ripostiglio l’albero e le decorazioni per abbellire la casa?», chiedeva civettuola Colombina.
 «Un mio amico di Napoli mi ha regalato un bel presepe del Settecento, fatto dagli artigiani di via San Gregorio Armeno. Lo mettiamo in salotto, vicino alla finestra che si affaccia sul Canal Grande?», domandava con il solito atteggiamento svogliato Pulcinella.

«Sior paròn, g’ho già una fame che no ghe vedo. Mi sogno la cena della Vigilia da giorni: mi immagino sulla nostra tavola natalizia bigoli in salsa, risi e bisi, sardele in saor, baccalà mantecato, moleche col pien, baìcoli, torone e il panettone di Meneghino. Giuro che mangerò tutto e ne vorrò ancor di più. Sior paròn, vado a far la spesa così siamo sicuri di avere tutto in dispensa?», chiedeva con un sorriso astuto Arlecchino.
A tutte le domande Pantalone rispondeva «Nooo. Gh’ho dito no ed è no. A casa nostra non si festeggia il Natale». Ma il ricco mercante di Venezia non aveva fatto i conti con un  «buffo uomo vestito di rosso», dalla lunga barba bianca e con la casa piena di regali per i bambini di tutto il mondo.

 La sera del 23 dicembre di quell’anno, in anticipo di qualche ora (forse un po’ troppe), Babbo Natale planò con la sua slitta sul tetto del palazzo de’ Bisognosi, si calò lentamente nel camino, andò in cucina e…rapì Colombina.

Potete immaginare che gran trambusto ci fu in quella casa. Arlecchino piangeva disperato pensando di aver perso per sempre l’amore della sua vita e, soprattutto, la sua locandiera personale. Brighella temeva di dover lavorare anche il giorno di Natale ed era quasi certo che Pulcinella, sempre impegnato dalla mattina alla sera nell’arte del «dolce far niente», non lo avrebbe aiutato nemmeno in quella difficile situazione. Pantalone, invece, era contento, anzi contentissimo: in casa ci sarebbe stata una persona in meno a ricordargli che si stava avvicinando il 25 dicembre. Mentre la slitta di Babbo Natale volava in cielo, il ricco mercante veneziano si era messo addirittura a ridere, saltare e gridare: «Addio Colombina. È stato un piacere averti conosciuta, ma era già da qualche tempo che pensavo di sostituirti con la tua amica Smeraldina. Non ti preoccupare, mi hanno detto che se un buffo uomo vestito di rosso ti mette in un sacco e ti rapisce, non devi aver paura: qualcuno ha chiesto un tesoro per Natale. Ah, ah, che ridere! E adesso mi chiudo nella mia stanza e ci rimango fino al 26 dicembre. Ah, ah, che ridere!».

Babbo Natale sorrise serafico e pensò tra sé e sé: «mio caro vecchio barbagianni, chi la fa, l’aspetti». Colombina era, infatti, il prezioso regalo che avrebbe trovato sotto l’albero Isabella, la figlia di Pantalone, per realizzare il suo più grande sogno: una festa di Natale per tutti i veneziani, che avrebbe riunito intorno allo stesso grande tavolo adulti e bambini, ricchi e poveri, simpatici e antipatici, amici e nemici.

In gran segreto tutte le maschere della Commedia dell’arte stavano arrivando a Venezia, su invito del «buffo uomo vestito di rosso», con un piatto tipico della loro terra: Tartaglia avrebbe portato la pizza napoletana e gli strufoli, Peppe Nappa i cannoli e le cassate, Gianduja i gianduiotti e il bollito misto alla piemontese con il bagnet ross e verd, il dottor Balanzone la mortadella di Bologna e i tortellini da fare in brodo, Meo Patacca gli gnocchi alla romana, Meneghino il panettone e Pantofola da Montepulciano del buon vino toscano. Mentre Colombina avrebbe preparato tutti i piatti veneziani che piacevano tanto al suo amato Arlecchino.

 Ci vollero una notte e un giorno per i preparativi: si dovette diramare l’invito a tutti i veneziani, preparare l’albero e il presepe, incartare i regali e portare di nascosto le pietanze nel palazzo di Pantalone, l’inconsapevole ospitante della festa. Il segreto non durò molto. Al primo vociare di bambini, il vecchio mercante si alzò di scatto dal letto. Uscì dalla sua stanza. Si guardò intorno. Capì che cosa stava succedendo e decise di far pagare a tutti il biglietto di ingresso al palazzo. Ci volle l’intervento di Isabella per far capire al padre che in una serata tanto speciale come quella della nascita di Gesù l’unica moneta da far pagare erano le parole di poesie famose e le note di belle canzoni e così fu, ma non prima che Pantalone dicesse a tutti i presenti: «…E che festa sia!».

 Forse è vero: a Natale siamo tutti un po’ più buoni.

Gli ATTORI IN ERBA di CULTURANDO