Ci sono luoghi di grande fascino come la Rocca Sanvitale di Fontanellato, il Castello Pallavicino di Varano de' Melegari e la piazza Berzieri di Salsomaggiore, al quale fa da scenario un gioiello del Liberty italiano come le Terme Berzieri, tra le location della dodicesima edizione di «Sentire musica in castello», manifestazione promossa dalla Piccola orchestra italiana, con la direzione del sassofonista Marco Gerboni e di Enrico Grignaffini, che per l’intera estate animerà oltre una ventina di luoghi d’arte dell’Emilia, dal fiume Po all’Appennino, facendo una piccola incursione anche in terra cremonese, nei centri di Piadena e Casalmaggiore.
Ad aprire la rassegna sarà la cantante Tosca, già vincitrice del Festival di Sanremo in coppia con Ron, che domenica 1° giugno proporrà alla Rocca di Busseto, nel cuore delle terre verdiane, il concerto «Esperanto – viaggio nell’anima del mondo», un racconto in musica in compagnia della pianista Giovanna Famulari, del flautista Pasquale Laino e del chitarrista Massimo De Lorenzi, che passa da un fado portoghese a una ninna nanna russa, da un canto sciamano a una ballata zingara, fino ad approdare alle nostre sponde napoletane, romane e siciliane, inframmezzando il tutto con le parole di Borges, Brecht, Sanguineti e tanti altri.
Venticinque gli spettacoli in cartellone, tutti a ingresso libero, che avranno per protagonisti straordinari cantautori, prestigiose orchestre, poeti del senso, funamboli della parola, istrioni dell'ironia e del non-sense e persino un grande regista come Pupi Avati che racconterà il suo sogno giovanile di diventare un clarinettista jazz (sabato 23 agosto, ore 21.30), insieme con i musicisti Babbini al clarinetto, Zanchini al pianoforte e alla fisarmonica, Merloni al contrabbasso.
Per tutti questi artisti si apriranno i portoni di castelli, rocche, manieri, sagrati di pievi, corti di antiche barchesse, giardini di ville antiche, piazze e spazi inediti di grande attrattiva, ubicati in ventidue paesi delle province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Cremona. Uno degli obiettivi di «Sentire musica in castello» è, infatti, da sempre quello di valorizzare la scoperta, anche in senso turistico e culturale, delle bellezze storico-artistiche del territorio trasformandole in luoghi dell'anima grazie alle sette note.
Tra i posti che faranno da scenario per la prima volta a spettacoli teatrali e musicali ci sono il castello di villa Sforza Fogliani ad Alseno e quello di villa Cottafavi a Campagnola Emilia, il porto fluviale di Mezzani, l'Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (regno dello chef stellato Massimo Spigaroli), villa Conti a Pozzolo di Bore, il chiostro del palazzo comunale a Piadena e piazza Duomo a Casalmaggiore.
Sarà, tra l’altro, possibile assaporare l’energia graffiante di Irene Grandi (venerdì 25 luglio, ore 21.30), lo stile e l'intensità di Ornella Vanoni e del suo concerto «Canto per essere felice» (venerdì 18 luglio, ore 21.30), il rock progressive degli UT New Trolls (domenica 21 luglio, ore 21.30), la sorpresa swing e il talento delle Sorelle Marinetti (venerdì 27 giugno, ore 21.30). Altri due appuntamenti all’insegna della musica pop da non perdere sono quello con Danilo Sacco, che proporrà un percorso alla scoperta del cantautore Francesco Guccini (domenica 8 giugno, ore 21.30), e l’omaggio della cantante Annamaria Castelli, con il chitarrista Simone Guiducci e il clarinettista Achille Succi, al grande Lucio Dalla (sabato 2 agosto, ore 21.30).
Grande spazio avrà, poi, anche la verve brillante che rasserena e l'ironia che fa riflettere con mattatori del palcoscenico quali Dario Vergassola e Giobbe Covatta, che più di una volta hanno detto sì alla rassegna lombardo-emiliana, e con le new entry Paolo Rossi, Raul Cremona, Gianni Fantoni e Jerry Calà.
È in carnet anche un originale duetto tra la cantautrice Andrea Mirò e il comico Alberto Patrucco (sabato 9 agosto, ore 21.30), che presenteranno un viaggio tra le parole e le melodie di Georges Brassens. Un appuntamento molto atteso è, poi, quello con il gruppo Imperfect Dancers - Compagnia Balletto90 (venerdì 8 agosto, ore 21.30), presenza fissa del festival, che, a Fontanellato, proporrà la data unica dello spettacolo «Trittico», su coreografie di Valerio Iurato, Ermo Dako e Andrea Bibolotti. Ritorneranno ad esibirsi in formazione completa (e dopo il successo dello scorso anno) anche i folk Mé, Pék e Barba, con l'associazione bandistica Giuseppe Verdi di Busseto (sabato 30 agosto, ore 21.30).
All’insegna della contaminazione musicale sarà anche il concerto del cantautore irlandese Ray Heffernan, accompagnato da Roberto Broggi al violino (sabato 19 luglio, ore 21.30).
Grande protagonista del festival sarà, poi, la musica classica. L'orchestra sinfonica Esagramma suonerà, sotto la direzione del maestro Licia Sbattella, musiche di Grieg, Dvořák, Musorgskij e Stravinskij (venerdì 6 giugno, ore 20.45). L'Elise Hall Saxophone Quartet festeggerà i duecento anni dalla nascita di Mister Sax, con un repertorio di musiche di Gershwin, Nyman e Rota (sabato 7 giugno, ore 21.30). La Spilmbrass omaggerà con un film-concerto le comiche di Charlie Chaplin e Stanlio e Olio (domenica 17 agosto). Il sax contralto Marco Gerboni si esibirà con il fisarmonicista Simone Zanchini (domenica 31 agosto, ore 21.30). E, ancora, saliranno alla ribalta di «Sentire musica in Castello» il duo formato da Marianna Sinagra al violoncello e Lorenzo Cossi al pianoforte (venerdì 22 agosto, ore 21.30), il trio composto dal pianista Davide Cabassi, il contrabbassista Enrico Fagone e il trombettista Marco Pierobon (domenica 24 agosto, ore 21.30), e l'orchestra Ventaglio d'Arpe che, sotto la direzione di Patrizia Tassini, animerà il concerto «Da Verdi a Rota tra film, opere e balletti» (domenica 10 agosto, ore 21.30), un percorso musicale tra le note di Piovani, Ciajkovsky, Rossini, ed Ennio Morricone. Un programma, dunque, vario quello del festival lombardo-emiliano che, complici le calde notti di estate, permetterà di assaporare spettacoli di alto livello sotto la volta stellata, davanti a luoghi storico-artistici del nostro Paese di grande bellezza.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Il pubblico di «Sentire musica in castello» alla Rocca di Fontanellato. Foto: Marx Fochi; [fig. 2] Ritratto di Tosca, in scena domenica 1° giugno 2014 alla Rocca municipale di Busseto; [fig. 3] Ritratto di Irene Grandi, in scena venerdì 25 luglio a Medesano; [fig. 4] Ritratto di Ornella Vanoni, in scena venerdì 18 luglio in piazza Garibaldi a Fontanellato
Informazioni utili
«Sentire musica in castello». Venticinque eventi in ventidue centri delle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Cremona. Calendario completo: www.musicaincastello.it/styled/index.html. Ingresso gratuito. Informazioni sulla rassegna: Piccola Orchestra Italiana, cell. 380.3340574 o info@piccolaorchestraitaliana.it. Informazioni turistiche: Iatr – Terre di Verdi c/o Fidenza Village, tel. 0524.335556. Sito internet: www.musicaincastello.it. Dal 1° giugno al 31 agosto 2014.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 30 maggio 2014
giovedì 29 maggio 2014
#Telodoioilmuseo, un concorso per social-addicted alla Fondazione Torino Musei
«#Telodoioilmuseo»: è questo il titolo scelto dalla Fondazione Torino Musei per lanciare il suo nuovo concorso rivolto al pubblico, in particolar modo agli appassionati di fotografia e ai social-addicted. Basta avere a disposizione uno smartphone o un tablet per poter prendere parte all’iniziativa, interpretando liberamente il museo con il proprio sguardo, per poi condividere in rete, attraverso gli scatti pubblicati su Twitter, la propria idea e la propria storia legata al patrimonio museale del capoluogo piemontese. Si potranno fotografare le sale espositive, le opere preferite, il personale, oppure ritrarsi con un selfie negli spazi interni o esterni della Galleria d’arte moderna e di Palazzo Madama o, ancora, del Mao - Museo d’arte orientale e del Borgo medioevale. Tutto liberamente, secondo la logica del Click&Share, slogan con cui da tempo la fondazione torinese invita il proprio pubblico a scattare e condividere le fotografie della visita.
Tutte le immagini postate su Twitter, con l’hashtag #telodoioilmuseo e condivise con uno degli account della fondazione (@gamtorino, @palazzomadamato, @maotorino, @borgomedievalet e @fondtomusei), andranno a costituire un’unica grande board sul sito istituzionale del progetto: www.fondazionetorinomusei.it/telodoioilmuseo.
Per ringraziare i partecipanti che contribuiranno alla creazione della gallery condivisa, la Fondazione Torino Musei regalerà ogni giorno coppie di biglietti di ingresso alle sue sedi istituzionali.
Per partecipare al concorso, aperto fino al prossimo 31 luglio, è sufficiente inserire sul sito la propria e-mail e, ovviamente, liberare la propria creatività e raccontare il museo dal proprio punto di vista.
Per gli amanti del fumetto e dell’illustrazione sono, invece, ancora aperte le iscrizioni al premio «Oltre», promosso dall’associazione culturale «Rule-Hot» di Fano nell'ambito della terza edizione del festival «Disegni diversi» (5-7 settembre 2014). Gli interessati potranno spedire i propri elaborati (di non più di tre pagine) in formato jpeg o pdf, per un massimo di due opere a testa e con un formato non superiore ad un foglio A3 (297 x 420 mm), fino al 22 giugno.
Il concorso, che in questa edizione mira ad indagare la concezione del limite, reale o immaginato, vuole proporre una riflessione sui fatti e sulle situazioni di tutti i giorni, sensibilizzando il pubblico verso atteggiamenti proattivi.
Sono ammesse tutte le tecniche grafiche, dall’acquarello alla computer graphic, passando per le tempere e i collage; i testi potranno essere ricavati da opere di narrativa, canzoni e testi teatrali.
Compito di Nicola Ferrarese, Monica Monachesi, Emanuela Orciari e Giuseppe Palumbo, la commissione del concorso, sarà selezionare i lavori che comporranno la mostra, in programma in apertura del festival marchigiano, negli spazi della Sala San Michele di Fano. Tra i premi previsti per i vincitori, si segnalano l'iscrizione al primo anno di uno dei corsi di fumetto, illustrazione o grafica in una delle sedi della scuola internazionale di comics, la partecipazione gratuita al primo modulo del corso entry-level di illustrazione per l’editoria di «Ars in Fabula», in programma il prossimo gennaio a Macerata, e ingressi gratuiti per l'edizione 2014 di Lucca Comincs & Games.
Informazioni utili
#telodoioilmuseo. Concorso fotografico della Fondazione Torino Musei. Istruzioni: 1) fotografa il museo dal tuo punto di vista; 2) condividi le tue foto con l’hashtag #telodoioilmuseo e uno o più account Twitter dei musei torinese: @gamtorino, @palazzomadamato, @maotorino, @borgomedievalet, @fondtomusei; 3) gioca sul sito di #telodoioilmuseo, inserendo la tua mail nell’apposito form, e vinci un biglietto di ingresso per due persone in uno degli spazi espositivi della fondazione. Ente banditore: Fondazione Torino Musei. Data ultima di consegna: 31 luglio 2014. Informazioni:http://www.fondazionetorinomusei.it/telodoioilmuseo/.
«Oltre - Disegni Diversi». Ente banditore: associazione culturale «Rule-Hot» di Fano. Data ultima di consegna: 22 giugno 2014. Informazioni: associazione culturale «Rule-Hot», via Caprera, 8 - 61032 Fano (Pesaro-Urbino). disegnidiversi@gmail.com. Sito internet: disegnidiversi.wordpress.com.
Tutte le immagini postate su Twitter, con l’hashtag #telodoioilmuseo e condivise con uno degli account della fondazione (@gamtorino, @palazzomadamato, @maotorino, @borgomedievalet e @fondtomusei), andranno a costituire un’unica grande board sul sito istituzionale del progetto: www.fondazionetorinomusei.it/telodoioilmuseo.
Per ringraziare i partecipanti che contribuiranno alla creazione della gallery condivisa, la Fondazione Torino Musei regalerà ogni giorno coppie di biglietti di ingresso alle sue sedi istituzionali.
Per partecipare al concorso, aperto fino al prossimo 31 luglio, è sufficiente inserire sul sito la propria e-mail e, ovviamente, liberare la propria creatività e raccontare il museo dal proprio punto di vista.
Per gli amanti del fumetto e dell’illustrazione sono, invece, ancora aperte le iscrizioni al premio «Oltre», promosso dall’associazione culturale «Rule-Hot» di Fano nell'ambito della terza edizione del festival «Disegni diversi» (5-7 settembre 2014). Gli interessati potranno spedire i propri elaborati (di non più di tre pagine) in formato jpeg o pdf, per un massimo di due opere a testa e con un formato non superiore ad un foglio A3 (297 x 420 mm), fino al 22 giugno.
Il concorso, che in questa edizione mira ad indagare la concezione del limite, reale o immaginato, vuole proporre una riflessione sui fatti e sulle situazioni di tutti i giorni, sensibilizzando il pubblico verso atteggiamenti proattivi.
Sono ammesse tutte le tecniche grafiche, dall’acquarello alla computer graphic, passando per le tempere e i collage; i testi potranno essere ricavati da opere di narrativa, canzoni e testi teatrali.
Compito di Nicola Ferrarese, Monica Monachesi, Emanuela Orciari e Giuseppe Palumbo, la commissione del concorso, sarà selezionare i lavori che comporranno la mostra, in programma in apertura del festival marchigiano, negli spazi della Sala San Michele di Fano. Tra i premi previsti per i vincitori, si segnalano l'iscrizione al primo anno di uno dei corsi di fumetto, illustrazione o grafica in una delle sedi della scuola internazionale di comics, la partecipazione gratuita al primo modulo del corso entry-level di illustrazione per l’editoria di «Ars in Fabula», in programma il prossimo gennaio a Macerata, e ingressi gratuiti per l'edizione 2014 di Lucca Comincs & Games.
Informazioni utili
#telodoioilmuseo. Concorso fotografico della Fondazione Torino Musei. Istruzioni: 1) fotografa il museo dal tuo punto di vista; 2) condividi le tue foto con l’hashtag #telodoioilmuseo e uno o più account Twitter dei musei torinese: @gamtorino, @palazzomadamato, @maotorino, @borgomedievalet, @fondtomusei; 3) gioca sul sito di #telodoioilmuseo, inserendo la tua mail nell’apposito form, e vinci un biglietto di ingresso per due persone in uno degli spazi espositivi della fondazione. Ente banditore: Fondazione Torino Musei. Data ultima di consegna: 31 luglio 2014. Informazioni:http://www.fondazionetorinomusei.it/telodoioilmuseo/.
«Oltre - Disegni Diversi». Ente banditore: associazione culturale «Rule-Hot» di Fano. Data ultima di consegna: 22 giugno 2014. Informazioni: associazione culturale «Rule-Hot», via Caprera, 8 - 61032 Fano (Pesaro-Urbino). disegnidiversi@gmail.com. Sito internet: disegnidiversi.wordpress.com.
mercoledì 28 maggio 2014
Il mito di Maria Antonietta secondo Desideria Corridoni
In principio fu Federico Fellini. Il primo lavoro di Desideria Corridoni nel mondo del cinema data, infatti, al 1980 quando il regista riminese la scelse come aiuto parrucchiera per il film «La città delle donne», con Marcello Mastroianni, presentato fuori concorso al 33° Festival di Cannes. Da allora l’artista romana, originaria di una famiglia di cinematografari di alto profilo, ha collaborato con alcuni dei più importanti costumisti del cinema, come i premi Oscar Piero Tosi, Danilo Donati, Milena Canonero e Gabriella Pescucci. Ha ricevuto due nomination agli Emmy Award per gli sceneggiati televisivi «Cleopatra» e «My House in Umbria» e altrettanti premi «Chioma Di Berenice» per le fiction «Coco Chanel» e «Baciamo le mani». È stata la parrucchiera personale di Heath Ledger nella pellicola «Casanova». E ha legato il suo nome e la sua raffinata artigianalità al film cult «Marie Antoinette» di Sofia Coppola, per il quale è stata Hair and Wig Designer, creando acconciature appariscenti ed estrose, dal verticalismo tipico del Settecento, alte più di mezzo metro e decorate con oggetti frivoli come piume, fiori e cappellini.
Proprio dal lavoro per questa pellicola prende spunto la prima mostra personale di Desideria Corridoni, «Maria Antonietta c’est moi», allestita nell’accattivante ipogeo dello spazio polifunzionale Isola Gallery, nel cuore più antico del centro storico di Roma, in quegli spazi dell’isola Tiberina che furono sede, dal 1957 al 1964, della storica Rome New York Art Foundation e che sono stati sapientemente restaurati dagli attuali proprietari, Salvatore Savoca e Giovanni Minio, mantenendo in vista i preziosi resti romani e medievali che si trovano nell’ambiente sotterraneo.
Curata da Barbara Martusciello e allestita da Paolo Di Pasquale, l’esposizione presenta inedite sculture-installazioni che rivelano l’importante esperienza cinematografica dell’artista, la cui manualità è ricca di quella funambolica capacità illusionistica di chi sa dare forma ai sogni.
Le opere sono realizzate usando materiali tra i più disparati e originali, spesso di riciclo: capelli sintetici, stoffe, tulle, crinoline, lacci, fili di lana, rafia, gabbiette di metallo, uccellini di plastica, fiori di stoffa e vetri colorati. Questi elementi sono mescolati insieme, dipinti, dorati o argentati e manipolati in forma di busti scultorei. Nascono così veri e propri monumenti giocosi e luccicanti, nei quali si riconosce l’interesse dell’artista per la cultura settecentesca.
Le opere di Desideria Corridoni hanno l’aspetto di creature fantasmagoriche e baroccheggianti. Sono «apparizioni felliniane -si legge nella nota stampa- che salgono come minareti di un ideale paese delle meraviglie che, dunque, sapientemente e liberamente mescola linguaggio del cinema e linguaggio dell’arte».
Informazioni utili
Maria Antonietta c’est moi - Mostra personale di Desideria Corridoni. Isola Gallery, piazza San Bartolomeo all'Isola, 20 - (Isola Tiberina) Roma. Orari: lunedì-sabato, ore 10.00-19.00 e su appuntamento. Inaugurazione: giovedì 29 maggio 2014, ore 18.30. Informazioni: cell. 333.1378223 o cell. 339.4423786.Web: www.facebook.com/pages/Isola-Gallery_Lab/633418953365974. Dal 30 maggio al 15 giugno 2014.
Proprio dal lavoro per questa pellicola prende spunto la prima mostra personale di Desideria Corridoni, «Maria Antonietta c’est moi», allestita nell’accattivante ipogeo dello spazio polifunzionale Isola Gallery, nel cuore più antico del centro storico di Roma, in quegli spazi dell’isola Tiberina che furono sede, dal 1957 al 1964, della storica Rome New York Art Foundation e che sono stati sapientemente restaurati dagli attuali proprietari, Salvatore Savoca e Giovanni Minio, mantenendo in vista i preziosi resti romani e medievali che si trovano nell’ambiente sotterraneo.
Curata da Barbara Martusciello e allestita da Paolo Di Pasquale, l’esposizione presenta inedite sculture-installazioni che rivelano l’importante esperienza cinematografica dell’artista, la cui manualità è ricca di quella funambolica capacità illusionistica di chi sa dare forma ai sogni.
Le opere sono realizzate usando materiali tra i più disparati e originali, spesso di riciclo: capelli sintetici, stoffe, tulle, crinoline, lacci, fili di lana, rafia, gabbiette di metallo, uccellini di plastica, fiori di stoffa e vetri colorati. Questi elementi sono mescolati insieme, dipinti, dorati o argentati e manipolati in forma di busti scultorei. Nascono così veri e propri monumenti giocosi e luccicanti, nei quali si riconosce l’interesse dell’artista per la cultura settecentesca.
Le opere di Desideria Corridoni hanno l’aspetto di creature fantasmagoriche e baroccheggianti. Sono «apparizioni felliniane -si legge nella nota stampa- che salgono come minareti di un ideale paese delle meraviglie che, dunque, sapientemente e liberamente mescola linguaggio del cinema e linguaggio dell’arte».
Informazioni utili
Maria Antonietta c’est moi - Mostra personale di Desideria Corridoni. Isola Gallery, piazza San Bartolomeo all'Isola, 20 - (Isola Tiberina) Roma. Orari: lunedì-sabato, ore 10.00-19.00 e su appuntamento. Inaugurazione: giovedì 29 maggio 2014, ore 18.30. Informazioni: cell. 333.1378223 o cell. 339.4423786.Web: www.facebook.com/pages/Isola-Gallery_Lab/633418953365974. Dal 30 maggio al 15 giugno 2014.
martedì 27 maggio 2014
Vania Russo, un «impressionista digitale» innamorato di Bergamo
Ha firmato per anni le vignette del quotidiano «L’Eco di Bergamo», inventando anche il personaggio di Orobik. Ha curato come grafico pubblicitario, a partire dagli anni Settanta, le campagne di comunicazione della Banca popolare. E ora la sua città lo ricorda, a un anno dalla morte, con una mostra antologica nei suggestivi spazi dell’ex chiesa della Maddalena. Stiamo parlando di Vania Russo (1937-2013), artista per il quale la creatività era sperimentazione continua di strumenti e materiali antichi e contemporanei, dal pennello al mouse, dalla tela alla tavolozza virtuale.
Una quarantina di opere, selezionate dalla figlia Giovanna, ripercorrono l’itinerario poetico e visionario di questo «grafico con sbandamenti verso la pittura», che si è fatto affascinare dalla computer grafica e che è stato definito, per la sua capacità di «rimescolare colori e disegni», un «impressionista digitale».
Nella prima sezione della mostra, intitolata «Preludio», è documentata la prima fase pittorica di Vania Russo, in una serie di acrilici su tela che già raccontano in nuce quelle che saranno le sue chiavi di ricerca future. Poetici «assoli» di alberi sospesi sulla linea tagliente di un orizzonte che divide solo apparentemente cieli e terre abitano gli spazi espositivi bergamaschi, disegnando una potente «geografia dell’anima», in cui il segno entra in gioco a sfibrare i contorni certi della visione e nella quale dominano colori accesi più emotivi che reali.
Nella successivo segmento espositivo, intitolato «Interludio», le tele diventano campi cromatici di energia. A partire dal 2000, l’artista procede, infatti, sulla strada dell’astrazione: i segni migrano liberamente sulla tela e si aboliscono le prospettive, al punto che è difficile stabilire quale sia il punto di vista da cui osservare i soggetti raffigurati.
In questo periodo, Vania Russo individua anche nel computer potenzialità che si possono incrociare con la sua immaginazione pittorica. Prende così il via la serie dei monotipi digitali stampati su tela, dove il mouse si sostituisce al pennello. Si approda così a «Sinfonia», l’ultima sezione della mostra nella quale viene analizzata la maturità creativa dell’artista bergamasco che, senza timore di allontanarsi dal rapporto fisico con la pittura per esplorare nuovi territori creativi, comincia a sperimentare una sua pittura digitale, incrociando strumenti che potrebbero essere considerati agli antipodi fra loro. Da un lato, quindi, l’artista fa ricorso a supporti antichi come la tela juta e la tavola, preparati a gesso secondo una consuetudine di secoli, dall’altro usa il mouse per tracciare il disegno e il computer per accendere le sue visioni di luci irreali e di colori carichi di emozioni. Con la scelta, tuttavia, di conservare l’unicità dell’opera d’arte, rinunciando, quindi, alla riproducibilità offerta dal mezzo digitale per realizzare monotipi, ossia pezzi unici.
Mentre Vania Russo accoglie il digitale nel suo iter creativo, affiora definitivamente nelle opere anche la sua magnifica ossessione, ossia «Bergamo infinita». Lo skyline della città alta appare inconfondibile, ma ogni volta diverso, sospeso ancora una volta sulla linea di un orizzonte che abolisce i confini della tela. Infuocata o notturna, cristallina o colorata dal sogno, Bergamo diventa per Vania Russo la chiave di accesso all’infinito: una città da percorrere e ripercorrere avanti e indietro, senza alcuna soluzione di continuità, in un viaggio pittorico che ognuno può intraprendere in maniera personale.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vania Russo, «Le 4 stagioni #01», 2012. Particolare, monotipo digitale su tela, cm 50x180. Foto: Francesca Garavaglia; [fig. 2] Vania Russo, «Il temporale», anni '90. Acrilico su tela con serigrafia, cm 25x60.Foto: Francesca Garavaglia; [fig. 3] Vania Russo, «Bergamo infinita #014», 2009. Monotipo digitale su tela, cm 90 x 180. Foto: Francesca Garavaglia;
Informazioni utili
Vania Russo. Bergamo infinita e altre storie. Ex chiesa della Maddalena, via Sant'Alessandro, 39 - Bergamo. Orari: martedì-venerdì, ore 16.00-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-12.30 e ore 16.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: Monti edizioni. Sito internet: www.vaniarusso.org. Fino all'8 giugno 2014.
Una quarantina di opere, selezionate dalla figlia Giovanna, ripercorrono l’itinerario poetico e visionario di questo «grafico con sbandamenti verso la pittura», che si è fatto affascinare dalla computer grafica e che è stato definito, per la sua capacità di «rimescolare colori e disegni», un «impressionista digitale».
Nella prima sezione della mostra, intitolata «Preludio», è documentata la prima fase pittorica di Vania Russo, in una serie di acrilici su tela che già raccontano in nuce quelle che saranno le sue chiavi di ricerca future. Poetici «assoli» di alberi sospesi sulla linea tagliente di un orizzonte che divide solo apparentemente cieli e terre abitano gli spazi espositivi bergamaschi, disegnando una potente «geografia dell’anima», in cui il segno entra in gioco a sfibrare i contorni certi della visione e nella quale dominano colori accesi più emotivi che reali.
Nella successivo segmento espositivo, intitolato «Interludio», le tele diventano campi cromatici di energia. A partire dal 2000, l’artista procede, infatti, sulla strada dell’astrazione: i segni migrano liberamente sulla tela e si aboliscono le prospettive, al punto che è difficile stabilire quale sia il punto di vista da cui osservare i soggetti raffigurati.
In questo periodo, Vania Russo individua anche nel computer potenzialità che si possono incrociare con la sua immaginazione pittorica. Prende così il via la serie dei monotipi digitali stampati su tela, dove il mouse si sostituisce al pennello. Si approda così a «Sinfonia», l’ultima sezione della mostra nella quale viene analizzata la maturità creativa dell’artista bergamasco che, senza timore di allontanarsi dal rapporto fisico con la pittura per esplorare nuovi territori creativi, comincia a sperimentare una sua pittura digitale, incrociando strumenti che potrebbero essere considerati agli antipodi fra loro. Da un lato, quindi, l’artista fa ricorso a supporti antichi come la tela juta e la tavola, preparati a gesso secondo una consuetudine di secoli, dall’altro usa il mouse per tracciare il disegno e il computer per accendere le sue visioni di luci irreali e di colori carichi di emozioni. Con la scelta, tuttavia, di conservare l’unicità dell’opera d’arte, rinunciando, quindi, alla riproducibilità offerta dal mezzo digitale per realizzare monotipi, ossia pezzi unici.
Mentre Vania Russo accoglie il digitale nel suo iter creativo, affiora definitivamente nelle opere anche la sua magnifica ossessione, ossia «Bergamo infinita». Lo skyline della città alta appare inconfondibile, ma ogni volta diverso, sospeso ancora una volta sulla linea di un orizzonte che abolisce i confini della tela. Infuocata o notturna, cristallina o colorata dal sogno, Bergamo diventa per Vania Russo la chiave di accesso all’infinito: una città da percorrere e ripercorrere avanti e indietro, senza alcuna soluzione di continuità, in un viaggio pittorico che ognuno può intraprendere in maniera personale.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vania Russo, «Le 4 stagioni #01», 2012. Particolare, monotipo digitale su tela, cm 50x180. Foto: Francesca Garavaglia; [fig. 2] Vania Russo, «Il temporale», anni '90. Acrilico su tela con serigrafia, cm 25x60.Foto: Francesca Garavaglia; [fig. 3] Vania Russo, «Bergamo infinita #014», 2009. Monotipo digitale su tela, cm 90 x 180. Foto: Francesca Garavaglia;
Informazioni utili
Vania Russo. Bergamo infinita e altre storie. Ex chiesa della Maddalena, via Sant'Alessandro, 39 - Bergamo. Orari: martedì-venerdì, ore 16.00-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-12.30 e ore 16.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: Monti edizioni. Sito internet: www.vaniarusso.org. Fino all'8 giugno 2014.
lunedì 26 maggio 2014
«Archivio dei sogni», Antonia Ciampi racconta il principe Torlonia
Foglie secche e petali di fiori imprigionati in piccoli contenitori di vetro, uniti insieme a formare un insolito scacciaguai, ciondolano dal soffitto della Casina delle Civette, dimora novecentesca del principe Giovanni Torlonia junior, oggi inserita nel circuito espositivo di Roma Capitale.
La scenografica installazione, intitolata «Pioggia di riflessioni», è una delle opere che compongono il percorso espositivo della mostra «Archivio dei sogni», a cura di Claudio Strinati, con la quale Antonia Ciampi (Bologna, 1959) ha rivisitato espressivamente la storia della dépendance di Villa Torlonia, esempio incomparabile di arte Liberty, costruito su disegno dell’architetto Giuseppe Japelli e decorato, tra gli altri, da Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Umberto Botazzi e Vittorio Grassi.
Recuperando scritti autografi, foto, ambientazioni originali e la biografia del proprietario di casa, il principe Giovanni Torlonia junior, l’artista bolognese ha costruito uno straordinario percorso sensoriale formato da wunderkammer (camere delle meraviglie) miniaturizzate, dove vita reale e dimensione esoterica, simbologia e storia si intrecciano in un affascinante colloquio che ha per attori principali l’arte, l’uomo e la natura.
Ad accogliere il visitatore nel portico di ingresso del Casino delle Civette, o meglio della sua Dipendenza, è una gigantesca ragnatela cristallizzata, simbolo e metafora della memoria umana e di tutte le relazioni che ognuno di noi intesse nella propria vita. Inizia così un viaggio onirico, suggestivo e carico di emozioni sensoriali, che porta lo spettatore indietro nel tempo, in un’epoca sospesa che si nutriva di bellezza come i primi anni del secolo scorso.
Un abito bianco chiuso in un vecchio armadio, un letto di piume con uova di rondini, un cuscino sgualcito su cui è impresso l’«Autoritratto» del principe Torlonia e «Birthday», un cielo astrale che connette l’uomo alle stelle, sono solo alcune delle installazioni site-specific, spesso di grandi dimensioni, che Antonia Ciampi ha realizzato per la mostra con materiali naturali, ma anche con vetro, piombo, tela e gommapiuma.
Dall’omaggio a Pablo Neruda, con l’opera «Mi piaci silenziosa», al cubo «Waterscape», dalla tappezzeria del «Fumoi» alla cassa matta della «Stanza del Chiodo», dalla pioggia delle riflessioni nel «Salottino delle 24 ore» ai dittici nella «Stanza dei pavoni»: tutto rievoca la figura di Giovanni Torlonia junior, che si fa addirittura presenza concreta grazie ad alcuni lavori. Il visitatore può, infatti, ‘conversare’ con il principe, sedersi sul divano e ascoltare con lui «Il Flauto Magico» e le sue melodie d’epoca preferite o, ancora, leggerne la «BioGrafia». L’arte apre così il cassetto dei ricordi.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonia Ciampi, «Pioggia di riflessioni»; [fig. 2] Antonia Ciampi, «Autoritratto»; [fig. 3] Antonia Ciampi, «Nido di piume»
Informazioni utili
«Antonia Ciampi. Archivio dei sogni». Museo della Casina delle Civette e Dipendenza - Villa Torlonia, via Nomentana, 70 - Roma. Orari: 9.00-19.00; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00, gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito internet: www.museivillatorlonia.it, www.museincomuneroma.it. Fino all'8 giugno 2014.
La scenografica installazione, intitolata «Pioggia di riflessioni», è una delle opere che compongono il percorso espositivo della mostra «Archivio dei sogni», a cura di Claudio Strinati, con la quale Antonia Ciampi (Bologna, 1959) ha rivisitato espressivamente la storia della dépendance di Villa Torlonia, esempio incomparabile di arte Liberty, costruito su disegno dell’architetto Giuseppe Japelli e decorato, tra gli altri, da Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Umberto Botazzi e Vittorio Grassi.
Recuperando scritti autografi, foto, ambientazioni originali e la biografia del proprietario di casa, il principe Giovanni Torlonia junior, l’artista bolognese ha costruito uno straordinario percorso sensoriale formato da wunderkammer (camere delle meraviglie) miniaturizzate, dove vita reale e dimensione esoterica, simbologia e storia si intrecciano in un affascinante colloquio che ha per attori principali l’arte, l’uomo e la natura.
Ad accogliere il visitatore nel portico di ingresso del Casino delle Civette, o meglio della sua Dipendenza, è una gigantesca ragnatela cristallizzata, simbolo e metafora della memoria umana e di tutte le relazioni che ognuno di noi intesse nella propria vita. Inizia così un viaggio onirico, suggestivo e carico di emozioni sensoriali, che porta lo spettatore indietro nel tempo, in un’epoca sospesa che si nutriva di bellezza come i primi anni del secolo scorso.
Un abito bianco chiuso in un vecchio armadio, un letto di piume con uova di rondini, un cuscino sgualcito su cui è impresso l’«Autoritratto» del principe Torlonia e «Birthday», un cielo astrale che connette l’uomo alle stelle, sono solo alcune delle installazioni site-specific, spesso di grandi dimensioni, che Antonia Ciampi ha realizzato per la mostra con materiali naturali, ma anche con vetro, piombo, tela e gommapiuma.
Dall’omaggio a Pablo Neruda, con l’opera «Mi piaci silenziosa», al cubo «Waterscape», dalla tappezzeria del «Fumoi» alla cassa matta della «Stanza del Chiodo», dalla pioggia delle riflessioni nel «Salottino delle 24 ore» ai dittici nella «Stanza dei pavoni»: tutto rievoca la figura di Giovanni Torlonia junior, che si fa addirittura presenza concreta grazie ad alcuni lavori. Il visitatore può, infatti, ‘conversare’ con il principe, sedersi sul divano e ascoltare con lui «Il Flauto Magico» e le sue melodie d’epoca preferite o, ancora, leggerne la «BioGrafia». L’arte apre così il cassetto dei ricordi.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonia Ciampi, «Pioggia di riflessioni»; [fig. 2] Antonia Ciampi, «Autoritratto»; [fig. 3] Antonia Ciampi, «Nido di piume»
Informazioni utili
«Antonia Ciampi. Archivio dei sogni». Museo della Casina delle Civette e Dipendenza - Villa Torlonia, via Nomentana, 70 - Roma. Orari: 9.00-19.00; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00, gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito internet: www.museivillatorlonia.it, www.museincomuneroma.it. Fino all'8 giugno 2014.
venerdì 23 maggio 2014
Vicenza, al via la XXIII edizione delle «Settimane musicali al teatro Olimpico»
Serate d’opera, concerti di musica da camera, prove aperte, conversazioni ed eventi dedicati ai giovani talenti: le sette note tornano protagoniste a Vicenza, dove sta per andare in scena la ventitreesima edizione della «Settimane musicali al teatro Olimpico», rassegna diretta da Giovanni Battista Rigon che fa parte del grande circuito europeo dell’Efa - European festival association, insieme con il BBC Proms, il Lucerne Festival, il Berliner Festspiele e MiTo Settembre Musica.
Tredici gli appuntamenti in cartellone, che si avvalgono del patrocinio e del contributo del Ministero per i beni e le attività culturali, della Regione del Veneto della Provincia e del Comune di Vicenza.
Il concerto di inaugurazione, in agenda alle 21 di domenica 25 maggio, vedrà esibirsi la celebre violinista italo-armena Sonig Tchakerian, con l'Orchestra di Padova e del Veneto, in un programma che riunisce, in un unico evento, due cicli di capolavori appartenenti a epoche diverse e opposti emisferi: «Le quattro stagioni» di Antonio Vivaldi e «Las cuatro estaciones porteñas» di Astor Piazzolla, in un’inedita versione per violino e archi commissionata a Luis Bacalov.
Mercoledì 28 maggio, sempre alle 21, sarà la volta del progetto «Musica dall'aria... Musica dalla terra…», nato sull’onda della sperimentazione di percorsi musicali poco battuti che già lo scorso anno ha visto incontrarsi classica e jazz. Al violino classico di Sonig Tchakerian e al sassofono di Pietro Tonolo si uniranno, questa volta, le tradizioni musicali brasiliane del chitarrista Giancarlo Bianchetti e i live electronics di Alvise Vidolin.
Entrambi gli appuntamenti saranno preceduti da una conversazione, appuntamento divenuto una consuetudine delle «Settimane musicali al teatro Olimpico», grazie al quale il pubblico può conoscere più da vicino le musiche proposte in concerto attraverso un incontro con gli stessi interpreti protagonisti degli eventi.
Domenica 1° giugno, alle 18, il mezzosoprano Oksana Lazareva e il pianista Claudio Marino Moretti eseguiranno, quindi, alcuni brani vocali di raro ascolto dedicati al tema della morte: l’aria «Ombra felice - Io ti lascio» di Wolfgang Amadeus Mozart, i «Kindertotenlieder» di Gustav Mahler e «Canti e danze della morte» del russo Modest Petrovič Musorgskij.
All'interno del festival non mancheranno due iniziative che hanno riscosso molto successo nelle passate edizioni: «Raccontare Bach» e «Progetto giovani». La prima, avviata nel 2012 e dedicata all’ascolto integrale di sonate, partite e suites per violino solo e violoncello solo scritte dal compositore tedesco, termina quest'anno con l'esecuzione di due suites per violoncello e due partite per violino. Gli eventi, che prevedono anche la presentazione delle opere musicali in forma di racconto, saranno ospitati dal teatro Olimpico e verranno affidati a due dei più celebri interpreti delle pagine bachiane: il violoncellista Mario Brunello (mercoledì 11 giugno, alle ore 21.00) e la violinista Sonig Tchakerian (venerdì 13 giugno, alle ore 21.00).
Il «Progetto giovani», riservato a talenti emergenti vincitori di importanti concorsi nazionali, sarà costituito da tre appuntamenti in programma nelle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari. Tra gli ospiti ci saranno Alexander Gadjiev, vincitore dell’ultima edizione del concorso nazionale «Premio Venezia», e Christian Sebastianutto, violinista che ha vinto la borsa di studio «Settimane musicali al teatro Olimpico» e che è stato selezionato tra gli allievi della classe di violino di Sonig Tchakerian, nell'ambito dei corsi di alta formazione presso l’Accademia nazionale di Santa Cecilia.
I concerti proseguiranno domenica 15 giugno, alle ore 21, con «Strauss & Mozart», un evento dedicato alla musica da camera di Wolfgang Amadeus Mozart e di Richard Strauss, compositore tedesco di cui si celebrano i centocinquanta anni dalla nascita. Il concerto sarà affidato a Sonig Tchakerian, Mario Brunello e Andrea Lucchesini, uno dei più apprezzati pianisti nel panorama musicale internazionale.
Le «Settimane musicali al teatro Olimpico» si chiuderanno, quindi, con l’allestimento di una celebre opera nata dalla collaborazione tra Wolfgang Amadeus Mozart e il librettista Lorenzo Da Ponte: «Così fan tutte», in scena a chiusura della rassegna vicentina, nei giorni di venerdì 20, domenica 22, lunedì 23 e mercoledì 25 giugno.
La compagnia di canto, vedrà collaborare artisti affermati e talenti selezionati attraverso un bando promosso per l’occasione e che ha visto giungere a Vicenza oltre centotrenta domande.
Le due coppie di amanti protagoniste dell'opera saranno interpretate da quattro giovani voci: il soprano Arianna Vendittelli sarà Fiordiligi; il tenore Daniele Zanfardino interpreterà Ferrando; il mezzosoprano Raffaella Lupinacci vestirà i panni di Dorabella, mentre il ruolo di Guglielmo sarà affidato al baritono Marco Bussi.
Ai giovani cantanti si aggiungeranno affermati artisti come il soprano Adelina Scarabelli, nel ruolo di Despina, e il basso Lorenzo Regazzo, apprezzato interprete della musica di Rossini e Mozart, che, oltre a vestire i panni di Don Alfonso, sarà anche impegnato nella veste di regista.
Al cast si affiancheranno due prestigiose formazioni, già protagoniste delle passate edizioni: il coro «I polifonici vicentini», istruito da Pierluigi Comparin, e l’Orchestra di Padova e del Veneto; mentre il ruolo di maestro concertatore e direttore sarà affidato a Giovanni Battista Rigon.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine promozionale della XXIII edizione delle «Settimane musicali al teatro Olimpico»; [fig. 2] Interno del teatro Olimpico di Vicenza; [fig. 3] Giovanni Battista Rigon; [fig. 4] Sonig Tchakerian
Informazioni utili
«Settimane musicali al teatro Olimpico». Teatro Olimpico, piazza Matteotti, 11 (e altre sedi) – Vicenza. Programma: www.studiopierrepi.it/vicenza-al-via-la-xxiii-edizione-delle-settimane-musicali-al-teatro-olimpico/. Ingresso: opera lirica «Così fan tutte» - intero, 1° categoria € 90,00 - 2° categoria € 70,00 - 3° categoria € 50,00; opera lirica «Così fan tutte» - ridotto (Amici dell'Olimpico, Così Fans Tutti Club, over 65, under 30) , 1° categoria € 50,00 - 2° categoria € 40,00 - 3° categoria € 30,00; Concerti – intero singolo, 1° categoria € 40,00 - 2° categoria € 30,00 - 3° categoria € 20,00; Concerti – ridotto singolo (Amici dell'Olimpico, Così Fans Tutti Club, over 65, under 30), 1° categoria € 20,00 - 2° categoria € 15,00 - 3° categoria € 10,00; Gustalopera (buffet in onore degli artisti nei giardini del Teatro Olimpico al termine di ogni spettacolo), € 25,00; € 15,00 per soci amici olimpico e soci Così Fans Tutti Club.
Biglietteria on-line: www.olimpico.vicenza.it/infoandtickets. Informazioni: 0444.302425 o info@olimpico.vicenza.it. Sito internet: www.olimpico.vicenza.it. Da domenica 25 maggio a mercoledì 25 giugno 2014.
Tredici gli appuntamenti in cartellone, che si avvalgono del patrocinio e del contributo del Ministero per i beni e le attività culturali, della Regione del Veneto della Provincia e del Comune di Vicenza.
Il concerto di inaugurazione, in agenda alle 21 di domenica 25 maggio, vedrà esibirsi la celebre violinista italo-armena Sonig Tchakerian, con l'Orchestra di Padova e del Veneto, in un programma che riunisce, in un unico evento, due cicli di capolavori appartenenti a epoche diverse e opposti emisferi: «Le quattro stagioni» di Antonio Vivaldi e «Las cuatro estaciones porteñas» di Astor Piazzolla, in un’inedita versione per violino e archi commissionata a Luis Bacalov.
Mercoledì 28 maggio, sempre alle 21, sarà la volta del progetto «Musica dall'aria... Musica dalla terra…», nato sull’onda della sperimentazione di percorsi musicali poco battuti che già lo scorso anno ha visto incontrarsi classica e jazz. Al violino classico di Sonig Tchakerian e al sassofono di Pietro Tonolo si uniranno, questa volta, le tradizioni musicali brasiliane del chitarrista Giancarlo Bianchetti e i live electronics di Alvise Vidolin.
Entrambi gli appuntamenti saranno preceduti da una conversazione, appuntamento divenuto una consuetudine delle «Settimane musicali al teatro Olimpico», grazie al quale il pubblico può conoscere più da vicino le musiche proposte in concerto attraverso un incontro con gli stessi interpreti protagonisti degli eventi.
Domenica 1° giugno, alle 18, il mezzosoprano Oksana Lazareva e il pianista Claudio Marino Moretti eseguiranno, quindi, alcuni brani vocali di raro ascolto dedicati al tema della morte: l’aria «Ombra felice - Io ti lascio» di Wolfgang Amadeus Mozart, i «Kindertotenlieder» di Gustav Mahler e «Canti e danze della morte» del russo Modest Petrovič Musorgskij.
All'interno del festival non mancheranno due iniziative che hanno riscosso molto successo nelle passate edizioni: «Raccontare Bach» e «Progetto giovani». La prima, avviata nel 2012 e dedicata all’ascolto integrale di sonate, partite e suites per violino solo e violoncello solo scritte dal compositore tedesco, termina quest'anno con l'esecuzione di due suites per violoncello e due partite per violino. Gli eventi, che prevedono anche la presentazione delle opere musicali in forma di racconto, saranno ospitati dal teatro Olimpico e verranno affidati a due dei più celebri interpreti delle pagine bachiane: il violoncellista Mario Brunello (mercoledì 11 giugno, alle ore 21.00) e la violinista Sonig Tchakerian (venerdì 13 giugno, alle ore 21.00).
Il «Progetto giovani», riservato a talenti emergenti vincitori di importanti concorsi nazionali, sarà costituito da tre appuntamenti in programma nelle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari. Tra gli ospiti ci saranno Alexander Gadjiev, vincitore dell’ultima edizione del concorso nazionale «Premio Venezia», e Christian Sebastianutto, violinista che ha vinto la borsa di studio «Settimane musicali al teatro Olimpico» e che è stato selezionato tra gli allievi della classe di violino di Sonig Tchakerian, nell'ambito dei corsi di alta formazione presso l’Accademia nazionale di Santa Cecilia.
I concerti proseguiranno domenica 15 giugno, alle ore 21, con «Strauss & Mozart», un evento dedicato alla musica da camera di Wolfgang Amadeus Mozart e di Richard Strauss, compositore tedesco di cui si celebrano i centocinquanta anni dalla nascita. Il concerto sarà affidato a Sonig Tchakerian, Mario Brunello e Andrea Lucchesini, uno dei più apprezzati pianisti nel panorama musicale internazionale.
Le «Settimane musicali al teatro Olimpico» si chiuderanno, quindi, con l’allestimento di una celebre opera nata dalla collaborazione tra Wolfgang Amadeus Mozart e il librettista Lorenzo Da Ponte: «Così fan tutte», in scena a chiusura della rassegna vicentina, nei giorni di venerdì 20, domenica 22, lunedì 23 e mercoledì 25 giugno.
La compagnia di canto, vedrà collaborare artisti affermati e talenti selezionati attraverso un bando promosso per l’occasione e che ha visto giungere a Vicenza oltre centotrenta domande.
Le due coppie di amanti protagoniste dell'opera saranno interpretate da quattro giovani voci: il soprano Arianna Vendittelli sarà Fiordiligi; il tenore Daniele Zanfardino interpreterà Ferrando; il mezzosoprano Raffaella Lupinacci vestirà i panni di Dorabella, mentre il ruolo di Guglielmo sarà affidato al baritono Marco Bussi.
Ai giovani cantanti si aggiungeranno affermati artisti come il soprano Adelina Scarabelli, nel ruolo di Despina, e il basso Lorenzo Regazzo, apprezzato interprete della musica di Rossini e Mozart, che, oltre a vestire i panni di Don Alfonso, sarà anche impegnato nella veste di regista.
Al cast si affiancheranno due prestigiose formazioni, già protagoniste delle passate edizioni: il coro «I polifonici vicentini», istruito da Pierluigi Comparin, e l’Orchestra di Padova e del Veneto; mentre il ruolo di maestro concertatore e direttore sarà affidato a Giovanni Battista Rigon.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine promozionale della XXIII edizione delle «Settimane musicali al teatro Olimpico»; [fig. 2] Interno del teatro Olimpico di Vicenza; [fig. 3] Giovanni Battista Rigon; [fig. 4] Sonig Tchakerian
«Settimane musicali al teatro Olimpico». Teatro Olimpico, piazza Matteotti, 11 (e altre sedi) – Vicenza. Programma: www.studiopierrepi.it/vicenza-al-via-la-xxiii-edizione-delle-settimane-musicali-al-teatro-olimpico/. Ingresso: opera lirica «Così fan tutte» - intero, 1° categoria € 90,00 - 2° categoria € 70,00 - 3° categoria € 50,00; opera lirica «Così fan tutte» - ridotto (Amici dell'Olimpico, Così Fans Tutti Club, over 65, under 30) , 1° categoria € 50,00 - 2° categoria € 40,00 - 3° categoria € 30,00; Concerti – intero singolo, 1° categoria € 40,00 - 2° categoria € 30,00 - 3° categoria € 20,00; Concerti – ridotto singolo (Amici dell'Olimpico, Così Fans Tutti Club, over 65, under 30), 1° categoria € 20,00 - 2° categoria € 15,00 - 3° categoria € 10,00; Gustalopera (buffet in onore degli artisti nei giardini del Teatro Olimpico al termine di ogni spettacolo), € 25,00; € 15,00 per soci amici olimpico e soci Così Fans Tutti Club.
Biglietteria on-line: www.olimpico.vicenza.it/infoandtickets. Informazioni: 0444.302425 o info@olimpico.vicenza.it. Sito internet: www.olimpico.vicenza.it. Da domenica 25 maggio a mercoledì 25 giugno 2014.
giovedì 22 maggio 2014
Astratta e antichissima: la pittura aborigena contemporanea in mostra a Milano
Hanno forme astratte e cromie di inattesa modernità, ma traggono ispirazione da una storia millenaria, di almeno quarantamila anni, popolata da figure ancestrali, leggende, miti e pratiche rituali. Stiamo parlando dei dipinti dell’arte aborigena contemporanea, ai quali la galleria Isarte di Milano, dal 2006 punto di riferimento del settore per i collezionisti italiani e non solo, dedica la mostra «I colori del deserto», con lavori inediti per il pubblico italiano, provenienti principalmente dalla collezione di Anne de Wall, co-fondatrice del Museo di arte contemporanea aborigena di Utrecht, uno dei più importanti in Europa.
L’esposizione, visitabile da venerdì 23 maggio a giovedì 5 giugno, allinea, nello specifico, una ventina di opere eseguite tra gli anni Ottanta e il 2013 da una quindicina di artisti indigeni delle comunità Lajamanu, Yuendumu, Papunya, Kintore e Kanpi, noti in ambito internazionale e già storicizzati, tra i quali Maureeen Baker, George Ward Tjungurrayi, Ningura Napurrula, Lorna Brown Napanangka e Thomas Tjapaltjarri.
Accanto ad acrilici su tela come «Salt on the Mina Mina» (2002) di Dorothy Napangardi, «Woman Cooking Sweet Damper» (1989) e «Tingari Cycle» (2000) di Ronnie Tjampitjinpa, caratterizzati ora dal rigore grafico che anima il nord Australia ora dalla vivacità cromatica e dallo tecnica puntiforme del Deserto centrale, sono esposte opere su corteccia di eucalipto di David Murruwarrda e Namyal Bopirri, oltre a un eccezionale dipinto di grandi dimensioni eseguito a sette mani nella comunità di Wangkatjungka.
La mostra offre, dunque, l’occasione per conoscere più da vicino la pittura aborigena contemporanea, espressione artistica che presenta una stupefacente assonanza con le forme astratte delle avanguardie europee, la cui nascita risale a una quarantina d’anni fa. È, infatti, il 1971 quando Geoffrey Bardon, un insegnante di educazione artistica di Sydney, riesce a convincere gli abitanti della piccola comunità aborigena di Papunya Tula, nel deserto dell’Australia centrale, a raffigurare i propri simboli -forse i più antichi del mondo- con le tecniche della pittura occidentale.Il tentativo di fissare un’arte che spesso utilizzava dei supporti effimeri come la sabbia e il corpo umano era già stato fatto in passato, per esempio negli anni Quaranta dall’antropologo Charles Mountford, lasciando come documento solo una serie di disegni a pastello. Il maestro Geoffrey Bardon non poteva, dunque, immaginare che, questa volta, la sua proposta di fissare sulla tela le storie mitiche del Dreamtime (esseri ancestrali che percorsero la terra formando il paesaggio e le specie viventi) avrebbe dato vita a un movimento pittorico che si sarebbe propagato rapidamente da Papunya Tula, a nord-ovest di Alice Springs, in tutta l’Australia, formando differenti scuole artistiche ad Utopia, Balgo Hills, Fitzroy Crossing, Tiwi islands e Spinifex e coinvolgendo centinaia di autori di ogni età e sesso, anche se più forte sembra essere la presenza femminile.
Con il passare degli anni, la pittura aborigena contemporanea è diventata un fenomeno artistico di portata internazionale. Importanti case d’asta, come Sotheby’s e l’australiana Lawson&Menzies, tengono periodicamente degli incanti dedicati a questo settore, che ha visto una costante crescita di mercato. In Europa sono nate diverse gallerie specializzate e sono state formate collezioni pubbliche e private di notevole importanza, come il Museo d’arte aborigena di Utrecht e la collezione Essl di Vienna. Grandi mostre come la recente rassegna «Australia» alla Royal Accademy di Londra confermano, poi, il sempre maggiore interesse del pubblico verso questo movimento espressivo, che sembra avvicinarsi alla figurazione di Keith Haring, al primitivismo di Pablo Picasso e all'indole bizzarra dei lavori di Paul Klee e che è forma visiva di una memoria millenaria, intrisa di intimismo e sacralità.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Dorothy Napangardi, «Salt on Mina Mina», 2002, acrilico su tela, 122x122cm; [fig. 2] Maureen Baker, Senza titolo, acrilico su tela, 150x120cm; [fig. 3] Esther Giles Nampitjinpa, Senza titolo, acrilico su tela, 55x70cm
Informazioni utili
«I colori del deserto». Isarte, corso Garibaldi, 2 (interno) - Milano. Orari: martedì-sabato, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: cell. +39.335.6941228 o info@isarte.net. Sito internet: www.isarte.net. Inaugurazione: giovedì 22 maggio, ore 18.00. Dal 23 maggio al 5 giugno 2014.
L’esposizione, visitabile da venerdì 23 maggio a giovedì 5 giugno, allinea, nello specifico, una ventina di opere eseguite tra gli anni Ottanta e il 2013 da una quindicina di artisti indigeni delle comunità Lajamanu, Yuendumu, Papunya, Kintore e Kanpi, noti in ambito internazionale e già storicizzati, tra i quali Maureeen Baker, George Ward Tjungurrayi, Ningura Napurrula, Lorna Brown Napanangka e Thomas Tjapaltjarri.
Con il passare degli anni, la pittura aborigena contemporanea è diventata un fenomeno artistico di portata internazionale. Importanti case d’asta, come Sotheby’s e l’australiana Lawson&Menzies, tengono periodicamente degli incanti dedicati a questo settore, che ha visto una costante crescita di mercato. In Europa sono nate diverse gallerie specializzate e sono state formate collezioni pubbliche e private di notevole importanza, come il Museo d’arte aborigena di Utrecht e la collezione Essl di Vienna. Grandi mostre come la recente rassegna «Australia» alla Royal Accademy di Londra confermano, poi, il sempre maggiore interesse del pubblico verso questo movimento espressivo, che sembra avvicinarsi alla figurazione di Keith Haring, al primitivismo di Pablo Picasso e all'indole bizzarra dei lavori di Paul Klee e che è forma visiva di una memoria millenaria, intrisa di intimismo e sacralità.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Dorothy Napangardi, «Salt on Mina Mina», 2002, acrilico su tela, 122x122cm; [fig. 2] Maureen Baker, Senza titolo, acrilico su tela, 150x120cm; [fig. 3] Esther Giles Nampitjinpa, Senza titolo, acrilico su tela, 55x70cm
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«I colori del deserto». Isarte, corso Garibaldi, 2 (interno) - Milano. Orari: martedì-sabato, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: cell. +39.335.6941228 o info@isarte.net. Sito internet: www.isarte.net. Inaugurazione: giovedì 22 maggio, ore 18.00. Dal 23 maggio al 5 giugno 2014.
mercoledì 21 maggio 2014
Trasferta veneziana per il «Ritratto di giovane con liuto» del Bronzino
Sarà un ospite illustre a tenere a battesimo l’apertura della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, straordinaria casa-museo veneziana che la Fondazione Giorgio Cini restituisce alla fruizione del pubblico grazie al sostegno delle Assicurazioni Generali e in occasione del sessantesimo anniversario del suo Istituto di storia dell’arte. Dal 24 maggio al 20 luglio l’elegante palazzo lagunare che fu dimora di Vittorio Cini ospiterà, infatti, uno straordinario capolavoro di Agnolo di Cosino detto Bronzino proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze: il «Ritratto di giovane con liuto» (1532-1534).
Il dipinto, nel quale è raffigurato il poeta e musicista Giovanni Battista Strozzi, è un’opera affascinante della giovinezza del pittore fiorentino, massimo esempio di un manierismo inteso come esasperazione della norma classica e dei codici visivi rinascimentali.
L’opera si relaziona perfettamente con la ritrattistica del maestro Jacopo Pontormo, in particolare con il «Doppio ritratto di amici», uno dei capolavori del Rinascimento toscano della collezione Cini, con cui ha profonde tangenze culturali e sottili relazioni simboliche.
Seguendo il filo rosso di queste affinità il «Doppio ritratto di amici» è ora esposto nella meravigliosa mostra «Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’» (Firenze – Palazzo Strozzi, 8 marzo – 20 luglio 2014), all’interno di una collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini, la Galleria degli Uffizi e la Fondazione Palazzo Strozzi che getta un ponte ideale tra due grandi città d’arte italiane: Venezia e Firenze.
Si inaugura così la serie espositiva «L’ospite a Palazzo», un’operazione che, grazie a nuove intese con istituzioni internazionali, vedrà le sale della collezione permanente della Cini accogliere ogni anno un’opera ospite, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con gli altri lavori conservati nella galleria veneziana.
Dalla fine di luglio il dipinto del Bronzino lascerà il posto alla tela del Pontormo, che ritornerà tra le pareti della Galleria di Palazzo Cini, casa-museo nella quale sono conservate opere straordinarie di Giotto, Guariento, Botticelli, Filippo Lippi, Piero di Cosimo e Dosso Dossi, e che potrà così essere ammirata dal pubblico veneziano.
Il dipinto, realizzato tra il 1522 e il 1523 guardando come riferimento costante alla lezione di Raffaello, viene citato da Giorgio Vasari nelle sue «Vite»: Jacopo «ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l'uno fu il genero di Becuccio Bicchieraio ed un altro, del quale parimente non so il nome».
I due uomini sono ritratti in piedi; il giovane di destra guarda, con occhi penetranti, l'osservatore, l'altro volge il capo e guarda altrove, richiamando l'attenzione sul foglio che regge con la mano sinistra e indica con la destra. A rimarcare il rapporto che lega i due uomini tra di loro e con il pittore è proprio questo scritto, un brano del trattato «De amicitia» di Cicerone.
Nei prossimi mesi, il visitatore avrà anche l’occasione di vedere le sale del primo piano nobile del palazzo, arredate con mobili e oggetti d'arte che riflettono il carattere originario dell'abitazione e il gusto personale di Vittorio Cini. In questi spazi sono esposti una trentina di dipinti di scuola toscana, donati da Yana Cini alla fondazione veneziana nel 1984. Accanto alle opere pittoriche, tra le quali spiccano «Il giudizio di Paride» di Sandro Botticelli, la «Madonna con il Bambino e due angeli» di Piero di Cosimo e vari dipinti di scuola ferrarese del Rinascimento, come il «San Giorgio» di Cosmè Tura, sono raccolti alcuni significativi esempi di arti applicate: un servizio completo di porcellana della manifattura settecentesca veneziana dei Cozzi, placchette e cofanetti d'avorio della Bottega degli Embriachi, smalti rinascimentali, oreficerie, sculture in terracotta, credenze, cassapanche di notevole importanza, tra cui un raro cassone nuziale senese della metà del Trecento, e una portantina napoletana del Settecento.
Un’occasione, quella della riapertura di Palazzo Cini a San Vio, per scoprire il raffinato gusto collezionistico di Vittorio Cini, imprenditore e politico che Federico Zeri definì «un vero raccoglitore di pittura antica».
Per saperne di più
Venezia, riapre al pubblico Palazzo Cini a San Vio
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Agnolo di Cosimo detto Bronzino, «Ritratto di giovane con liuto», c.1532-1534. Tempera su tavola, 94 x 79 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi, Inv. 1890 n. 1575;[fig. 2] Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme, Empoli 1494-Firenze 1557), «Doppio ritratto di amici», 1523-1524. Olio su tavola e lacche. cm 88,2 x 68. Venezia, Fondazione Giorgio Cini
Informazioni utili
«L’ospite a Palazzo» - «Ritratto di giovane con liuto» del Bronzino. Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – Venezia. Orari: ore 11.00–19.00, chiuso il martedì (ultimo ingresso ore 18.15). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: info@cini.it. Sito web: www.cini.it. Note: la vernice stampa si terrà il 22 maggio 2014, dalle ore 11.00 alle ore 13.00. Dal 24 maggio al 20 luglio 2014.
Il dipinto, nel quale è raffigurato il poeta e musicista Giovanni Battista Strozzi, è un’opera affascinante della giovinezza del pittore fiorentino, massimo esempio di un manierismo inteso come esasperazione della norma classica e dei codici visivi rinascimentali.
L’opera si relaziona perfettamente con la ritrattistica del maestro Jacopo Pontormo, in particolare con il «Doppio ritratto di amici», uno dei capolavori del Rinascimento toscano della collezione Cini, con cui ha profonde tangenze culturali e sottili relazioni simboliche.
Seguendo il filo rosso di queste affinità il «Doppio ritratto di amici» è ora esposto nella meravigliosa mostra «Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’» (Firenze – Palazzo Strozzi, 8 marzo – 20 luglio 2014), all’interno di una collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini, la Galleria degli Uffizi e la Fondazione Palazzo Strozzi che getta un ponte ideale tra due grandi città d’arte italiane: Venezia e Firenze.
Si inaugura così la serie espositiva «L’ospite a Palazzo», un’operazione che, grazie a nuove intese con istituzioni internazionali, vedrà le sale della collezione permanente della Cini accogliere ogni anno un’opera ospite, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con gli altri lavori conservati nella galleria veneziana.
Dalla fine di luglio il dipinto del Bronzino lascerà il posto alla tela del Pontormo, che ritornerà tra le pareti della Galleria di Palazzo Cini, casa-museo nella quale sono conservate opere straordinarie di Giotto, Guariento, Botticelli, Filippo Lippi, Piero di Cosimo e Dosso Dossi, e che potrà così essere ammirata dal pubblico veneziano.
Il dipinto, realizzato tra il 1522 e il 1523 guardando come riferimento costante alla lezione di Raffaello, viene citato da Giorgio Vasari nelle sue «Vite»: Jacopo «ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l'uno fu il genero di Becuccio Bicchieraio ed un altro, del quale parimente non so il nome».
I due uomini sono ritratti in piedi; il giovane di destra guarda, con occhi penetranti, l'osservatore, l'altro volge il capo e guarda altrove, richiamando l'attenzione sul foglio che regge con la mano sinistra e indica con la destra. A rimarcare il rapporto che lega i due uomini tra di loro e con il pittore è proprio questo scritto, un brano del trattato «De amicitia» di Cicerone.
Nei prossimi mesi, il visitatore avrà anche l’occasione di vedere le sale del primo piano nobile del palazzo, arredate con mobili e oggetti d'arte che riflettono il carattere originario dell'abitazione e il gusto personale di Vittorio Cini. In questi spazi sono esposti una trentina di dipinti di scuola toscana, donati da Yana Cini alla fondazione veneziana nel 1984. Accanto alle opere pittoriche, tra le quali spiccano «Il giudizio di Paride» di Sandro Botticelli, la «Madonna con il Bambino e due angeli» di Piero di Cosimo e vari dipinti di scuola ferrarese del Rinascimento, come il «San Giorgio» di Cosmè Tura, sono raccolti alcuni significativi esempi di arti applicate: un servizio completo di porcellana della manifattura settecentesca veneziana dei Cozzi, placchette e cofanetti d'avorio della Bottega degli Embriachi, smalti rinascimentali, oreficerie, sculture in terracotta, credenze, cassapanche di notevole importanza, tra cui un raro cassone nuziale senese della metà del Trecento, e una portantina napoletana del Settecento.
Un’occasione, quella della riapertura di Palazzo Cini a San Vio, per scoprire il raffinato gusto collezionistico di Vittorio Cini, imprenditore e politico che Federico Zeri definì «un vero raccoglitore di pittura antica».
Per saperne di più
Venezia, riapre al pubblico Palazzo Cini a San Vio
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Agnolo di Cosimo detto Bronzino, «Ritratto di giovane con liuto», c.1532-1534. Tempera su tavola, 94 x 79 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi, Inv. 1890 n. 1575;[fig. 2] Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme, Empoli 1494-Firenze 1557), «Doppio ritratto di amici», 1523-1524. Olio su tavola e lacche. cm 88,2 x 68. Venezia, Fondazione Giorgio Cini
Informazioni utili
«L’ospite a Palazzo» - «Ritratto di giovane con liuto» del Bronzino. Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – Venezia. Orari: ore 11.00–19.00, chiuso il martedì (ultimo ingresso ore 18.15). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: info@cini.it. Sito web: www.cini.it. Note: la vernice stampa si terrà il 22 maggio 2014, dalle ore 11.00 alle ore 13.00. Dal 24 maggio al 20 luglio 2014.
martedì 20 maggio 2014
Mia - Milan Image Art Fair, tutto il mondo in un clic
La fotografa franco-cubana Ana Gloria Salvia presenta una selezione di immagini sull'architettura del XX secolo a L'Avana, nella quale dominano geometrie pure, generatrici di spazi e luci. Veronica Gaido propone il progetto «Atman», «un caleidoscopio fluido di colori e di forme dai toni pastello che nasce -per usare le parole della stessa autrice- dall’unione di due elementi fondamentali come l’anima e l’acqua». Mario Giacomelli e i suoi grafismi in bianco e nero dialogano con i giochi di luce ed ombra di Massimiliano Camellini, autore di un curioso lavoro sul mondo dei trapezisti circensi, in esposizione per iniziativa della galleria Artistocratic. Sono questi tre dei tanti progetti espositivi che animeranno la quarta edizione di Mia - Milan Image Art Fair, la fiera internazionale di fotografia che, da venerdì 23 a domenica 25 maggio, torna ad occupare gli spazi versatili e accoglienti di Superstudio Più, prima di sbarcare ad ottobre nel continente asiatico, e più precisamente al Marina Bay Sands di Singapore.
Diretto ancora una volta da Fabio Castelli, l’evento mercantile meneghino, che nel 2013 ha coinvolto più di ventimila visitatori, rispolvera la sua innovativa formula espositiva che tanto successo ha avuto negli anni passati: «uno stand per ogni artista – ad ogni artista il suo catalogo» (o meglio il suo e-book).
Centoottanta gli espositori italiani e stranieri coinvolti -tra gallerie, fotografi indipendenti, editoria specializzata-, la cui selezione è stata curata da un comitato scientifico composto dalla «3/3 photography projects» di Roma, con i critici Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti ed Enrica Viganò. In mostra e in vendita, tra gli altri, autori come Tazio Secchiaroli, Francesca Woodman, Martin Parr, Luigi Ghirri, Francesco Jodice, Mario Giacomelli, Giovanni Gastel e Franco Fontana.
Tanti gli eventi collaterali in agenda, a cominciare dall’attesa performance di videoarte e musica, che vedrà protagonisti la cantante Irene Grandi e il duo fiorentino Pastis, composto dai fratelli Marco e Saverio Lanza (sabato 24 maggio, ore 19.30). Lavazza proporrà, per esempio, il progetto curatoriale «Caffè artistico», con sei fotografi presentati da tre curatori internazionali: Antonio Arévalo ha selezionato per l’occasione il lavoro di Ricardo Miguel Hernández e Graziano Folata, Luca Panaro quello di Guido Meschiari e Matilde Soligno, Francesco Zanot quello di Francesco Neri e del collettivo The Cool Couple.
Bnl - Gruppo Bnp Paribas, altro main sponsor della manifestazione, sarà, invece, presente a Mia con uno stand, all’interno del quale ospiterà due opere della mostra «the sea is my land. Artisti dal Mediterraneo», promossa in occasione del suo centenario di attività e curata da Francesco Bonami ed Emanuela Mazzonis. Alla piccola preview dell’esposizione, che dal 16 giugno al 24 agosto sarà esposta alla Triennale di Milano, sarà affiancata la terza edizione del premio Bnl, un riconoscimento concreto attribuito al miglior artista tra quelli che presenteranno i propri lavori tramite le gallerie d’arte.
Tra gli altri premi che faranno la loro passerella alla fiera milanese ci sono «Born Electric by Bmw», dedicato al tema della mobilità sostenibile, e «Tempo ritrovato - Fotografie da non perdere», ideato da «Io Donna», con la collaborazione del Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo e con il patrocinio della Regione Lombardia, che riconosce annualmente un compenso economico a un archivio privato di un autore italiano, oggi dimenticato, il cui lavoro rappresenta un patrimonio di rilevanza artistica e di grande valore artistico.
Anche il Fondo Malerba lancerà, in fiera, la prima edizione del suo premio fotografico, rivolto ai partecipanti al workshop «Dalla fotografia all’immagine digitale. Storia, linguaggi, mercato», a cura di Francesco Cascino, Fabio Castelli e Walter Guadagnini. L’associazione culturale milanese sarà a Mia anche con una mostra, a cura di Roberto Mutti, dedicata all’Oriente, che allineerà immagini, tra gli altri, di Philip-Lorca diCorcia, Thomas Struth, Nobuyoshi Araki, Yamasuma Morimura, Naoya Hatakeyama, Daido Moriyama e Toshio Shibata.
Non mancherà, poi, la consueta lettura dei portfolio: quarantacinque artisti, selezionati dal comitato scientifico, potranno sottoporre, nella giornata di sabato 24 maggio, il proprio lavoro ad alcuni dei massimi esperti di collezionismo a livello internazionale, tra i quali Joe Baio, Anne-Marie Beckmann, Alessandro Malerba, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Janina Vitale.
Ricco si presenta anche il programma culturale, tra cui spiccano la lectio magistralis dell’artista belga Hans Op de Beeck, la conferenza di Francesco Bonami e Urs Stahel sull’importanza delle fondazioni culturali e delle loro prestigiose collezioni, e l’incontro con Cristina Manasse e l’avvocato Joe Baio, che discuteranno di social network e indebita appropriazione.
Suggestiva si presenta, infine, la videoinstallazione «Parlando con voi» che documenterà, attraverso una sequenza di schermi, la vita e la carriera di trenta artiste italiane, che hanno fatto scelte coraggiose, perseguendo, dagli inizi del secolo ad oggi, la loro grande passione per la fotografia, quell’arte magica che cattura il minuto, che imprime nella memoria un piccolo frammento di realtà facendola diventare storia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tazio Secchiaroli, Sophia Loren fotografata da Richard Avedon, 1966, New print ai sali d'argento su carta baritata, cm 40x50, 1/5, courtesy Wave Gallery Corsini; [fig. 2] Franco Fontana, «Landscapes 1978», Stampa lambda su Diasec, cm 70X100, ed. 5, courtesy Sabrina Raffaghello arte contemporanea; [fig. 3]Mario Giacomelli, «La domenica prima», 2000, Stampa in gelatina d'argento, cm 30 x 40, Vintage; [fig. 4] Giovanni Gastel, «Untitled, Cernobbio», 2008, Stampa Fine-Art Giclée a colori su carta fotografica, cm 89x72 Rag, ed 5, courtesy Photo&Contemporary
Informazioni utili
Mia Fair – Milan Image Art Fair 2014. Superstudio Più, via Tortona, 27 - Milano. Orari: venerdì 23 e sabato 24 maggio, ore 11.00-21.00; domenica 25 maggio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero € 15,00, pass per due giorni € 21,00; pass per tre giorni € 31,00; ridotto (studenti fino a 21 anni; over 65) € 12,00; convenzionati (soci Touring club, Fai, Acacia, Cact, Castello di Rivoli, Fai Swiss, Fondazione Volume, Gamec, Mamco, Museo nazionale della fotografia di Brescia, Museo Santa Giulia, On Fair, Palazzo Grassi, Palazzo Morando, Teatro San Carlo, Triennale, Villa Manin) € 12,00; gratuito per i bambini fino ai 12 anni. Biglietteria on line: www.miafair.it (diritto di prevendita € 1,5). Informazioni: tel. / fax +39.0283241412 o info@miafair.it. Sito internet: www.miafair.it. Dal 23 al 25 maggio 2014
Diretto ancora una volta da Fabio Castelli, l’evento mercantile meneghino, che nel 2013 ha coinvolto più di ventimila visitatori, rispolvera la sua innovativa formula espositiva che tanto successo ha avuto negli anni passati: «uno stand per ogni artista – ad ogni artista il suo catalogo» (o meglio il suo e-book).
Centoottanta gli espositori italiani e stranieri coinvolti -tra gallerie, fotografi indipendenti, editoria specializzata-, la cui selezione è stata curata da un comitato scientifico composto dalla «3/3 photography projects» di Roma, con i critici Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti ed Enrica Viganò. In mostra e in vendita, tra gli altri, autori come Tazio Secchiaroli, Francesca Woodman, Martin Parr, Luigi Ghirri, Francesco Jodice, Mario Giacomelli, Giovanni Gastel e Franco Fontana.
Tanti gli eventi collaterali in agenda, a cominciare dall’attesa performance di videoarte e musica, che vedrà protagonisti la cantante Irene Grandi e il duo fiorentino Pastis, composto dai fratelli Marco e Saverio Lanza (sabato 24 maggio, ore 19.30). Lavazza proporrà, per esempio, il progetto curatoriale «Caffè artistico», con sei fotografi presentati da tre curatori internazionali: Antonio Arévalo ha selezionato per l’occasione il lavoro di Ricardo Miguel Hernández e Graziano Folata, Luca Panaro quello di Guido Meschiari e Matilde Soligno, Francesco Zanot quello di Francesco Neri e del collettivo The Cool Couple.
Bnl - Gruppo Bnp Paribas, altro main sponsor della manifestazione, sarà, invece, presente a Mia con uno stand, all’interno del quale ospiterà due opere della mostra «the sea is my land. Artisti dal Mediterraneo», promossa in occasione del suo centenario di attività e curata da Francesco Bonami ed Emanuela Mazzonis. Alla piccola preview dell’esposizione, che dal 16 giugno al 24 agosto sarà esposta alla Triennale di Milano, sarà affiancata la terza edizione del premio Bnl, un riconoscimento concreto attribuito al miglior artista tra quelli che presenteranno i propri lavori tramite le gallerie d’arte.
Tra gli altri premi che faranno la loro passerella alla fiera milanese ci sono «Born Electric by Bmw», dedicato al tema della mobilità sostenibile, e «Tempo ritrovato - Fotografie da non perdere», ideato da «Io Donna», con la collaborazione del Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo e con il patrocinio della Regione Lombardia, che riconosce annualmente un compenso economico a un archivio privato di un autore italiano, oggi dimenticato, il cui lavoro rappresenta un patrimonio di rilevanza artistica e di grande valore artistico.
Anche il Fondo Malerba lancerà, in fiera, la prima edizione del suo premio fotografico, rivolto ai partecipanti al workshop «Dalla fotografia all’immagine digitale. Storia, linguaggi, mercato», a cura di Francesco Cascino, Fabio Castelli e Walter Guadagnini. L’associazione culturale milanese sarà a Mia anche con una mostra, a cura di Roberto Mutti, dedicata all’Oriente, che allineerà immagini, tra gli altri, di Philip-Lorca diCorcia, Thomas Struth, Nobuyoshi Araki, Yamasuma Morimura, Naoya Hatakeyama, Daido Moriyama e Toshio Shibata.
Non mancherà, poi, la consueta lettura dei portfolio: quarantacinque artisti, selezionati dal comitato scientifico, potranno sottoporre, nella giornata di sabato 24 maggio, il proprio lavoro ad alcuni dei massimi esperti di collezionismo a livello internazionale, tra i quali Joe Baio, Anne-Marie Beckmann, Alessandro Malerba, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Janina Vitale.
Ricco si presenta anche il programma culturale, tra cui spiccano la lectio magistralis dell’artista belga Hans Op de Beeck, la conferenza di Francesco Bonami e Urs Stahel sull’importanza delle fondazioni culturali e delle loro prestigiose collezioni, e l’incontro con Cristina Manasse e l’avvocato Joe Baio, che discuteranno di social network e indebita appropriazione.
Suggestiva si presenta, infine, la videoinstallazione «Parlando con voi» che documenterà, attraverso una sequenza di schermi, la vita e la carriera di trenta artiste italiane, che hanno fatto scelte coraggiose, perseguendo, dagli inizi del secolo ad oggi, la loro grande passione per la fotografia, quell’arte magica che cattura il minuto, che imprime nella memoria un piccolo frammento di realtà facendola diventare storia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tazio Secchiaroli, Sophia Loren fotografata da Richard Avedon, 1966, New print ai sali d'argento su carta baritata, cm 40x50, 1/5, courtesy Wave Gallery Corsini; [fig. 2] Franco Fontana, «Landscapes 1978», Stampa lambda su Diasec, cm 70X100, ed. 5, courtesy Sabrina Raffaghello arte contemporanea; [fig. 3]Mario Giacomelli, «La domenica prima», 2000, Stampa in gelatina d'argento, cm 30 x 40, Vintage; [fig. 4] Giovanni Gastel, «Untitled, Cernobbio», 2008, Stampa Fine-Art Giclée a colori su carta fotografica, cm 89x72 Rag, ed 5, courtesy Photo&Contemporary
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Mia Fair – Milan Image Art Fair 2014. Superstudio Più, via Tortona, 27 - Milano. Orari: venerdì 23 e sabato 24 maggio, ore 11.00-21.00; domenica 25 maggio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero € 15,00, pass per due giorni € 21,00; pass per tre giorni € 31,00; ridotto (studenti fino a 21 anni; over 65) € 12,00; convenzionati (soci Touring club, Fai, Acacia, Cact, Castello di Rivoli, Fai Swiss, Fondazione Volume, Gamec, Mamco, Museo nazionale della fotografia di Brescia, Museo Santa Giulia, On Fair, Palazzo Grassi, Palazzo Morando, Teatro San Carlo, Triennale, Villa Manin) € 12,00; gratuito per i bambini fino ai 12 anni. Biglietteria on line: www.miafair.it (diritto di prevendita € 1,5). Informazioni: tel. / fax +39.0283241412 o info@miafair.it. Sito internet: www.miafair.it. Dal 23 al 25 maggio 2014
lunedì 19 maggio 2014
I Templari , in mostra a Genova una storia che sa di leggenda
Ci sono il «San Pietro» di Simone Martini (Siena, 1284 circa – Avignone, 1344), che con il suo raffinato impianto gotico rappresenta una degli elementi più prestigiosi del ricco sistema museale di Orvieto, e l’elegante «Madonna del colloquio», disegnata nel marmo bianco da Giovanni Pisano (Pisa, 1248 circa – Siena, 1315 circa) intorno al 1280 e oggi conservata al Museo dell’Opera del Duomo di Pisa, tra i reperti che compongono il percorso espositivo della mostra «Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio», allestita negli spazi romanici del museo-teatro della Commeda di Prè, a due passi dall’Acquario di Genova, per iniziativa della Fondazione DnArt di Milano e in collaborazione con il Mu.Ma - Istituzione musei del mare e delle migrazioni, sotto l’alto patronato del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Arcidiocesi di Genova.
La rassegna, curata da Cosimo Damiano Fonseca e Giancarlo Andenna, ripercorre la storia dell’ordine religioso templare, difensore dei pellegrini in Terrasanta e attore fondamentale durante le Crociate contro i musulmani d’Oriente, conosciuto anche con il nome di Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, attraverso un articolato percorso espositivo in otto sezioni, di alto valore scientifico e di impagabile fascino.
Passeggiando sotto le antiche volte dello spazio espositivo genovese, sottoposto cinque anni fa ad accurato restauro, il visitatore si trova, infatti, a confronto con significativi reperti storico-artistici come icone, scrigni, reliquiari, manoscritti, statue, troni, sigilli, lastre tombali e codici miniati, dati in prestito da prestigiosi archivi e musei italiani ed europei, tra i quali la British Library di Londra, l’Archivio di Stato di Parigi, l’Accademia dei Lincei, la Biblioteca apostolica vaticana, la Galleria nazionale dell’Umbria, il Museo dell’Opera del Duomo a Orvieto, la Cattedrale di Modena e la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta.
Quella che scorre sotto gli occhi del visitatore nel suggestivo complesso ligure, gioiello medioevale di singolare bellezza costruito nel 1180 come luogo di assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta, è una storia di tonaca e spada lunga due secoli. Il percorso espositivo prende, infatti, avvio dal XII secolo, epoca di fondazione dell’ordine dei monaci-cavalieri i cui valori fondanti erano la protezione dei deboli, la subordinazione degli interessi particolari al bene generale e l’abnegazione al dovere. E si chiude settecento anni fa, il 18 marzo 1314, quando Jacques de Molay, ultimo Gran maestro dei cavalieri del Tempio, viene bruciato sulla pubblica piazza a Parigi per volontà del re Filippo IV il Bello, più stimolato a conquistare le immense ricchezze del gruppo e a sopprimere nel sangue il suo senso di autonomia nei confronti del potere che a combattere una presunta eresia.
Dal prezioso codice manoscritto con la Regola di fondazione dei Templari, oggi conservato all’Accademia dei Lincei, fino alla bolla «Vox in excelso» e alla «Pergamena di Chinon», documenti provenienti dall’Archivio segreto Vaticano, a firma di papa Clemente V, che prima accusano e poi assolvono l’ordine monastico-cavalleresco, si dipana una vicenda che ha il sapore della leggenda e che si intreccia con le storie di re Baldovino, del feroce Saladino, di Riccardo Cuor di Leone e di san Bernardo di Chiaravalle, alla cui opera «De laude novae militiae» guardano i primi milites, i sette fondatori dell’ordine, guidati da Ugo da Payns, per darsi una propria Regola di vita, approvata nel 1128 dal Concilio di Troyes.
L’esposizione, giocata principalmente intorno a due elementi quali il fascino dell’Oriente e il processo contro il Tempio, propone anche un focus sulla figura di Caffaro, un uomo politico genovese che fu in Terrasanta al tempo di re Baldovino. E ricostruisce per la prima volta il Giardino dei Templari, grazie a una ricerca condotta dal professor Marcello Maimone e della III A dell’Istituto tecnico agrario «Bernardo Marsano» di Genova, che ha portato a scoprire l’impiego di un particolare humus per il compostaggio e ricette medicinali come l’unguento di iperico e l’«Elisir di Gerusalemme», una miscela di vino di palma, polpa di aloe e di canapa che si diceva garantisse una straordinaria longevità. Un aspetto, questo, poco conosciuto dei Templari, il cui mantello bianco con la Croce rossa sulla spalla sinistra, simbolo del sangue versato in nome di Gesù Cristo, è entrato nel mito, legandosi a leggende esoteriche e occulte come quella narrata per la prima volta dal poeta Wolfram von Eschenbach, secondo cui l’ordine è custode del Santo Graal.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Croce Stradale in marmo lavorato a bassorilievo, fine XII-inizi XIII secolo. Museo nazionale d’arte medioevale, Arezzo; [fig. 2] «L’esecuzione dei Templari», miniatura dal «Grandes chronique de France», The British Library, Londra; [fig. 3] Stauroteca, Crux Veliterna, prima metà XII secolo d.C.. Museo Capitolare, Velletri
Informazioni utili
«Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio». Commenda di Prè, piazza della Commenda, 1 - Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, scuole € 5,00, ridotto AcquarioVillage € 5,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 010.5573681, info@fondazionednart.it o templari@fondazionednart.it. Fino al 2 giugno 2014.
La rassegna, curata da Cosimo Damiano Fonseca e Giancarlo Andenna, ripercorre la storia dell’ordine religioso templare, difensore dei pellegrini in Terrasanta e attore fondamentale durante le Crociate contro i musulmani d’Oriente, conosciuto anche con il nome di Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, attraverso un articolato percorso espositivo in otto sezioni, di alto valore scientifico e di impagabile fascino.
Passeggiando sotto le antiche volte dello spazio espositivo genovese, sottoposto cinque anni fa ad accurato restauro, il visitatore si trova, infatti, a confronto con significativi reperti storico-artistici come icone, scrigni, reliquiari, manoscritti, statue, troni, sigilli, lastre tombali e codici miniati, dati in prestito da prestigiosi archivi e musei italiani ed europei, tra i quali la British Library di Londra, l’Archivio di Stato di Parigi, l’Accademia dei Lincei, la Biblioteca apostolica vaticana, la Galleria nazionale dell’Umbria, il Museo dell’Opera del Duomo a Orvieto, la Cattedrale di Modena e la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta.
Quella che scorre sotto gli occhi del visitatore nel suggestivo complesso ligure, gioiello medioevale di singolare bellezza costruito nel 1180 come luogo di assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta, è una storia di tonaca e spada lunga due secoli. Il percorso espositivo prende, infatti, avvio dal XII secolo, epoca di fondazione dell’ordine dei monaci-cavalieri i cui valori fondanti erano la protezione dei deboli, la subordinazione degli interessi particolari al bene generale e l’abnegazione al dovere. E si chiude settecento anni fa, il 18 marzo 1314, quando Jacques de Molay, ultimo Gran maestro dei cavalieri del Tempio, viene bruciato sulla pubblica piazza a Parigi per volontà del re Filippo IV il Bello, più stimolato a conquistare le immense ricchezze del gruppo e a sopprimere nel sangue il suo senso di autonomia nei confronti del potere che a combattere una presunta eresia.
Dal prezioso codice manoscritto con la Regola di fondazione dei Templari, oggi conservato all’Accademia dei Lincei, fino alla bolla «Vox in excelso» e alla «Pergamena di Chinon», documenti provenienti dall’Archivio segreto Vaticano, a firma di papa Clemente V, che prima accusano e poi assolvono l’ordine monastico-cavalleresco, si dipana una vicenda che ha il sapore della leggenda e che si intreccia con le storie di re Baldovino, del feroce Saladino, di Riccardo Cuor di Leone e di san Bernardo di Chiaravalle, alla cui opera «De laude novae militiae» guardano i primi milites, i sette fondatori dell’ordine, guidati da Ugo da Payns, per darsi una propria Regola di vita, approvata nel 1128 dal Concilio di Troyes.
L’esposizione, giocata principalmente intorno a due elementi quali il fascino dell’Oriente e il processo contro il Tempio, propone anche un focus sulla figura di Caffaro, un uomo politico genovese che fu in Terrasanta al tempo di re Baldovino. E ricostruisce per la prima volta il Giardino dei Templari, grazie a una ricerca condotta dal professor Marcello Maimone e della III A dell’Istituto tecnico agrario «Bernardo Marsano» di Genova, che ha portato a scoprire l’impiego di un particolare humus per il compostaggio e ricette medicinali come l’unguento di iperico e l’«Elisir di Gerusalemme», una miscela di vino di palma, polpa di aloe e di canapa che si diceva garantisse una straordinaria longevità. Un aspetto, questo, poco conosciuto dei Templari, il cui mantello bianco con la Croce rossa sulla spalla sinistra, simbolo del sangue versato in nome di Gesù Cristo, è entrato nel mito, legandosi a leggende esoteriche e occulte come quella narrata per la prima volta dal poeta Wolfram von Eschenbach, secondo cui l’ordine è custode del Santo Graal.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Croce Stradale in marmo lavorato a bassorilievo, fine XII-inizi XIII secolo. Museo nazionale d’arte medioevale, Arezzo; [fig. 2] «L’esecuzione dei Templari», miniatura dal «Grandes chronique de France», The British Library, Londra; [fig. 3] Stauroteca, Crux Veliterna, prima metà XII secolo d.C.. Museo Capitolare, Velletri
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«Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio». Commenda di Prè, piazza della Commenda, 1 - Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, scuole € 5,00, ridotto AcquarioVillage € 5,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 010.5573681, info@fondazionednart.it o templari@fondazionednart.it. Fino al 2 giugno 2014.
venerdì 16 maggio 2014
Dall’Asia alla Zegna, lungo la via della seta con i video di Studio Azzurro
Un viaggio attraverso i secoli, verso terre lontane, per scoprire l’origine di uno dei filati più preziosi e misteriosi della storia tessile: ecco quanto propone la mostra «La seta dall’Asia alla Zegna», progettata da Marco Strina per Casa Zegna, archivio storico e polo di aggregazione culturale di Trivero, località del Biellese.
Attraverso un percorso multimediale, con contributi video di Studio Azzurro, il visitatore potrà ripercorrere l’avventura millenaria dell’impalpabile e magico tessuto, a partire dalla metamorfosi del baco da seta (nome comune per indicare la larva di Bombix mori) per giungere ai sapienti gesti artigianali che hanno dato vita alle collezioni di Ermenegildo Zegna.
Si volerà così virtualmente in Cina, dove si dice che nel 2640 a.C. sia nata la bachicoltura per iniziativa dell’imperatrice Xi Ling Shi, per poi fare tappa in Giappone, dove i primi bachi da seta giunsero nel 300 d.C., e in Europa, i cui principali poli di sviluppo dell’industria serica furono, in Italia, Catanzaro, Como e Palermo a partire dal XII secolo, e, in Francia, Lione, sul finire del Seicento. In questo viaggio, da Oriente ad Occidente, si farà tappa anche a Biella, città che ha vissuto il suo periodo d’oro dei bachi e dei gelsi nel Settecento, e in un altro centro piemontese, Caraglio, il cui «Filatoio Rosso», costruito intorno al 1670 da Giovanni Francesco e Giovanni Girolamo Galleani, è indicato come «il più antico setificio ancora esistente in Europa».
Largo spazio nella mostra ha ovviamente l’avventura ideativa della seta Zegna, esempio di sinergia vincente tra tradizione e innovazione.
Nel 2009, il gruppo manifatturiero piemontese ha acquisito la Tessitura di Novara, fondata nel 1932; la storia feconda e il know how di questa azienda hanno stimolato nuovi progetti e nuove sfide. Sino ad allora, infatti, la «Ermenegildo Zegna» aveva utilizzato la seta solo come elemento di caratterizzazione e decorazione dei suoi tessuti o in ambiti specifici, come la maglieria intima o quella sportiva. Oggi il gruppo ha totalmente rivoluzionato il modo di intendere questo filato, visto non più e non solo come materia estiva e leggera per antonomasia.
Il lanificio rimane, infatti, il più importante partner nella nuova storia della Tessitura di Novara ed è questa joint venture interna al gruppo piemontese a rappresentare un connubio industriale che vede, ad oggi, nella seta cardata, realizzata per la stagione autunno/inverno 2013, il suo più apprezzabile e inedito risultato tecnico-creativo.
Il prezioso tessuto che evoca ricordi di antichi viaggi sulle rotte dell'estermo Oriente viene così lanciato verso utilizzi nuovi, anche invernali, con aspetti e colori simili al più pregiato cashmere.
Attraverso una ricerca sulla lavorazione della fibra, il lanificio è stato anche in grado di sviluppare di recente, in collaborazione con la centenaria casa automobilistica Maserati, un tessuto per l’auto che mantenesse non solo l’aspetto di un abito da uomo con un pattern tipico, lo spigato, del look maschile e della tradizione tessile, ma tutta la sensorialità tattile, la morbidezza, la sofficità e la preziosità di un tessuto Zegna in 100% seta.
«Elegante, dandy, easy, colorata, sempre sofisticata», per usare le parole di una pubblicità del gruppo, la seta che esce dalla Tessitura di Novara ha ancora molte carte in tavola da giocare, ma ora è tempo di celebrare il passato per progettare il futuro.
Informazioni utili
«La seta dall’Asia alla Zegna». Casa Zegna, via Marconi, 23 - Trivero (Biella). Orari: domenica, ore 14.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 015.7591463 o archivio.fondazione@zegna.com. Sito internet: www.casazegna.org. Inaugurazione: sabato 17 maggio, dalle ore 16.00, con laboratori gratuiti per bambini. Da domenica 18 maggio a domenica 29 giugno 2014.
Attraverso un percorso multimediale, con contributi video di Studio Azzurro, il visitatore potrà ripercorrere l’avventura millenaria dell’impalpabile e magico tessuto, a partire dalla metamorfosi del baco da seta (nome comune per indicare la larva di Bombix mori) per giungere ai sapienti gesti artigianali che hanno dato vita alle collezioni di Ermenegildo Zegna.
Si volerà così virtualmente in Cina, dove si dice che nel 2640 a.C. sia nata la bachicoltura per iniziativa dell’imperatrice Xi Ling Shi, per poi fare tappa in Giappone, dove i primi bachi da seta giunsero nel 300 d.C., e in Europa, i cui principali poli di sviluppo dell’industria serica furono, in Italia, Catanzaro, Como e Palermo a partire dal XII secolo, e, in Francia, Lione, sul finire del Seicento. In questo viaggio, da Oriente ad Occidente, si farà tappa anche a Biella, città che ha vissuto il suo periodo d’oro dei bachi e dei gelsi nel Settecento, e in un altro centro piemontese, Caraglio, il cui «Filatoio Rosso», costruito intorno al 1670 da Giovanni Francesco e Giovanni Girolamo Galleani, è indicato come «il più antico setificio ancora esistente in Europa».
Largo spazio nella mostra ha ovviamente l’avventura ideativa della seta Zegna, esempio di sinergia vincente tra tradizione e innovazione.
Nel 2009, il gruppo manifatturiero piemontese ha acquisito la Tessitura di Novara, fondata nel 1932; la storia feconda e il know how di questa azienda hanno stimolato nuovi progetti e nuove sfide. Sino ad allora, infatti, la «Ermenegildo Zegna» aveva utilizzato la seta solo come elemento di caratterizzazione e decorazione dei suoi tessuti o in ambiti specifici, come la maglieria intima o quella sportiva. Oggi il gruppo ha totalmente rivoluzionato il modo di intendere questo filato, visto non più e non solo come materia estiva e leggera per antonomasia.
Il lanificio rimane, infatti, il più importante partner nella nuova storia della Tessitura di Novara ed è questa joint venture interna al gruppo piemontese a rappresentare un connubio industriale che vede, ad oggi, nella seta cardata, realizzata per la stagione autunno/inverno 2013, il suo più apprezzabile e inedito risultato tecnico-creativo.
Il prezioso tessuto che evoca ricordi di antichi viaggi sulle rotte dell'estermo Oriente viene così lanciato verso utilizzi nuovi, anche invernali, con aspetti e colori simili al più pregiato cashmere.
Attraverso una ricerca sulla lavorazione della fibra, il lanificio è stato anche in grado di sviluppare di recente, in collaborazione con la centenaria casa automobilistica Maserati, un tessuto per l’auto che mantenesse non solo l’aspetto di un abito da uomo con un pattern tipico, lo spigato, del look maschile e della tradizione tessile, ma tutta la sensorialità tattile, la morbidezza, la sofficità e la preziosità di un tessuto Zegna in 100% seta.
«Elegante, dandy, easy, colorata, sempre sofisticata», per usare le parole di una pubblicità del gruppo, la seta che esce dalla Tessitura di Novara ha ancora molte carte in tavola da giocare, ma ora è tempo di celebrare il passato per progettare il futuro.
Informazioni utili
«La seta dall’Asia alla Zegna». Casa Zegna, via Marconi, 23 - Trivero (Biella). Orari: domenica, ore 14.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 015.7591463 o archivio.fondazione@zegna.com. Sito internet: www.casazegna.org. Inaugurazione: sabato 17 maggio, dalle ore 16.00, con laboratori gratuiti per bambini. Da domenica 18 maggio a domenica 29 giugno 2014.
giovedì 15 maggio 2014
Venezia, Bollani mette in musica i «Tondi» di Vedova
Bollani «sostiene» Vedova. Si potrebbe riassumere così, parafrasando il titolo della trasmissione musicale di Rai Tre andata in onda lo scorso autunno, l’appuntamento in programma giovedì 16 maggio a Venezia, nei suggestivi spazi dei Magazzini del Sale alle Zattere, a pochi passi dalla collezione Pinault di Punta Dogana e dalla Guggenheim, in quello che è stato ribattezzato il «chilometro dell’arte veneziano».
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, presieduta da Alfredo Bianchini, ha, infatti, deciso di affidare al talentuoso ed eclettico pianista jazz, che ha suonato con prestigiose orchestre sinfoniche e che ha collaborato con artisti pop come Jovanotti e Claudio Baglioni, l’evento di inaugurazione (rigorosamente a numero chiuso, per comprensibili motivi di spazio) della nuova mostra dedicata al maestro veneziano, in programma dal 17 maggio al 2 novembre, nei giorni della quattordicesima edizione della Biennale d’architettura.
Dopo gli eccezionali appuntamenti che hanno visto fianco a fianco le opere di Emilio Vedova (1919-2006) con i lavori di Louise Bourgeois, le installazioni di Anselm Kiefer, l’architettura dei teatri di Aldo Rossi e le sculture di Roy Lichtenstein, sarà, infatti, nuovamente attivata la straordinaria macchina espositiva progettata da Renzo Piano, in funzione dal giugno 2009 quando i cinquecenteschi Magazzini del Sale sono stati riaperti alla fruizione del pubblico, dopo un accurato intervento di restauro che ne ha preservato le originarie pareti in mattoni e le capriate a sostegno della copertura.
L’occasione è offerta dalla mostra «Vedova in tondo», che propone al pubblico un aspetto peculiare della ricerca artistica del maestro veneziano, ovvero il passaggio alla pittura e alla scultura circolare, sviluppatosi a partite dal 1984.
Cinque grandi «Tondi», realizzati nel biennio 1985-1987, sono stati collocati lungo le pareti del magazzino, in dialogo con un «Disco» del ciclo «Non dove ’86», posto sul pavimento, e una selezione di opere della serie «Oltre» e di grandi teleri degli anni Ottanta, molti dei quali inediti, movimentati dalle navette robotizzate nello spazio della grande navata che fu deposito di sale ai tempi della Serenissima.
Stefano Bollani darà voce, con la sua curiosità creativa e la sua forza vitale, alla mostra alle Zattere, ovvero ai «Tondi» di Emilio Vedova, con alcune improvvisazioni in loco, per le quali il presidente della fondazione veneziana, Alfredo Bianchini, ha parlato di «Quadri da un’esposizione», citando per assonanza la partitura di Modest Musorgskij che esprime il tentativo di tradurre in musica alcuni disegni e acquerelli dell’amico artista Viktor Aleksandrovic Hartmann.
È la prima volta nella storia dell’istituzione lagunare che si propone un accostamento diretto con la musica, al fine di evocare l’attenzione particolare di Emilio Vedova per questa forma di espressione artistica che lo ha visto coprotagonista, nel 1984, dell’indimenticabile «Prometeo» di Luigi Nono, assieme, ancora una volta, a Renzo Piano.
La performance di Stefano Bollani verrà registrata e il video della serata sarà, poi, riproposto per l’intera durata della mostra. Un modo, questo, per far vivere l’emozione di uno specialissimo incontro tra l’astrattismo della pittura vedoviana e il virtuosismo delle sette note bollaniane anche a chi non potrà entrare, il giorno dell’inaugurazione, negli splendidi spazi dei Magazzini del Sale.
Didascalie delle immagini
[fig.1 ] Ritratto di Stefano Bollani. Foto di Valentina Cenni; [fig. 2] Emilio Vedova, «Tondo '85 - 2», 1985. Pittura su tela, diametro 280 cm. Foto di Vittorio Pavan. Magazzini del Sale, Venezia; [fig. 3] La macchina di Renzo Piano in funzione. Foto di Michele Crosera
Informazioni utili
«Vedova in tondo». Magazzino del Sale, Zattere 266 – Venezia. Orari: 10.30-18.00; chiuso il martedì. Informazioni: tel. 041.5226626 o info@fondazionevedova.org. Sito internet: www.fondazionevedova.org. Dal 17 maggio al 2 novembre 2014.
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, presieduta da Alfredo Bianchini, ha, infatti, deciso di affidare al talentuoso ed eclettico pianista jazz, che ha suonato con prestigiose orchestre sinfoniche e che ha collaborato con artisti pop come Jovanotti e Claudio Baglioni, l’evento di inaugurazione (rigorosamente a numero chiuso, per comprensibili motivi di spazio) della nuova mostra dedicata al maestro veneziano, in programma dal 17 maggio al 2 novembre, nei giorni della quattordicesima edizione della Biennale d’architettura.
Dopo gli eccezionali appuntamenti che hanno visto fianco a fianco le opere di Emilio Vedova (1919-2006) con i lavori di Louise Bourgeois, le installazioni di Anselm Kiefer, l’architettura dei teatri di Aldo Rossi e le sculture di Roy Lichtenstein, sarà, infatti, nuovamente attivata la straordinaria macchina espositiva progettata da Renzo Piano, in funzione dal giugno 2009 quando i cinquecenteschi Magazzini del Sale sono stati riaperti alla fruizione del pubblico, dopo un accurato intervento di restauro che ne ha preservato le originarie pareti in mattoni e le capriate a sostegno della copertura.
L’occasione è offerta dalla mostra «Vedova in tondo», che propone al pubblico un aspetto peculiare della ricerca artistica del maestro veneziano, ovvero il passaggio alla pittura e alla scultura circolare, sviluppatosi a partite dal 1984.
Cinque grandi «Tondi», realizzati nel biennio 1985-1987, sono stati collocati lungo le pareti del magazzino, in dialogo con un «Disco» del ciclo «Non dove ’86», posto sul pavimento, e una selezione di opere della serie «Oltre» e di grandi teleri degli anni Ottanta, molti dei quali inediti, movimentati dalle navette robotizzate nello spazio della grande navata che fu deposito di sale ai tempi della Serenissima.
Stefano Bollani darà voce, con la sua curiosità creativa e la sua forza vitale, alla mostra alle Zattere, ovvero ai «Tondi» di Emilio Vedova, con alcune improvvisazioni in loco, per le quali il presidente della fondazione veneziana, Alfredo Bianchini, ha parlato di «Quadri da un’esposizione», citando per assonanza la partitura di Modest Musorgskij che esprime il tentativo di tradurre in musica alcuni disegni e acquerelli dell’amico artista Viktor Aleksandrovic Hartmann.
È la prima volta nella storia dell’istituzione lagunare che si propone un accostamento diretto con la musica, al fine di evocare l’attenzione particolare di Emilio Vedova per questa forma di espressione artistica che lo ha visto coprotagonista, nel 1984, dell’indimenticabile «Prometeo» di Luigi Nono, assieme, ancora una volta, a Renzo Piano.
La performance di Stefano Bollani verrà registrata e il video della serata sarà, poi, riproposto per l’intera durata della mostra. Un modo, questo, per far vivere l’emozione di uno specialissimo incontro tra l’astrattismo della pittura vedoviana e il virtuosismo delle sette note bollaniane anche a chi non potrà entrare, il giorno dell’inaugurazione, negli splendidi spazi dei Magazzini del Sale.
Didascalie delle immagini
[fig.1 ] Ritratto di Stefano Bollani. Foto di Valentina Cenni; [fig. 2] Emilio Vedova, «Tondo '85 - 2», 1985. Pittura su tela, diametro 280 cm. Foto di Vittorio Pavan. Magazzini del Sale, Venezia; [fig. 3] La macchina di Renzo Piano in funzione. Foto di Michele Crosera
Informazioni utili
«Vedova in tondo». Magazzino del Sale, Zattere 266 – Venezia. Orari: 10.30-18.00; chiuso il martedì. Informazioni: tel. 041.5226626 o info@fondazionevedova.org. Sito internet: www.fondazionevedova.org. Dal 17 maggio al 2 novembre 2014.
mercoledì 14 maggio 2014
Milano Asian Art, nove mostre che profumano d’Oriente
Raffinati manufatti di arte buddhista antica del nord India e del Gandhara storico, colorati tappeti Kilim tessuti da comunità nomadi della Persia, preziose sculture cinesi in terracotta e giada realizzate tra il II secolo a.C. e il Seicento, eleganti opere di design giapponese datate al primo Novecento: è ricco il carnet di proposte messo in cantiere per la quinta edizione della Milano Asian Art, unico evento italiano che mira a promuovere l’arte orientale.
Da giovedì 15 a sabato 24 maggio, per dieci giorni, il capoluogo lombardo si ammanterà, dunque, delle atmosfere esotiche ed eteree che caratterizzano lo stile e il gusto asiatici grazie alla collaborazione di otto gallerie cittadine: Dalton Somarè, David Sorgato, Giuseppe Piva, Illulian, La Galliavola, Mirco Cattai, Renzo Freschi e Gracis, dove verrà proposta la mostra di oggetti in ceramica e bronzo «Japanese Design of the 20th century», a cura di Joost van den Bergh e di Ben Janssens, uno dei maggiori specialisti internazionali di arte asiatica e, per anni, chairman antiquairs del Tefaf di Maastricht.
A queste realtà si unirà, anche per l’edizione 2014, una delle istituzioni milanesi che da sempre ha con il mondo del collezionismo un legame molto forte, il museo Poldi Pezzoli, nel quale l’attenzione sarà focalizzata su un oggetto particolarmente interessante della sua raccolta: un Bruciaprofumi a forma di tapiro in bronzo dorato decorato a smalti cloisonné, proveniente dalla Cina della dinastia Qing (XVII – XVIII secolo).
Dalle moderne lacche giapponesi di Tomizo Saratani (Kyoto, 1949), in mostra da Giuseppe Piva, alle memorie di viaggio del milanese Roberto Meazza, ovvero una trentina di immagini scattate in India tra gli anni Settanta e Ottanta, esposte da Renzo Freschi, questa edizione della Milano Asian Art offrirà al pubblico una visione articolata sia dal punto di vista cronologico, muovendo dall’antichità al periodo contemporaneo, sia da quello culturale, spaziando dal vicino all’estremo Oriente e attraversando il sub-continente indiano e il sud-est asiatico.
Attraverso nove rassegne, il collezionista o il semplice curioso potranno avere anche una visione completa per tecniche e materiali, accostandosi a marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, bronzi e tappeti, opere in legno e, novità di questo quinto appuntamento, la fotografia nella duplice veste di arte e testimonianza storico-sociale. È il caso della mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» che racconterà usi e costumi in voga nella Cina della Prima Repubblica, in quel frammento di millennio chiamato appunto Minguo (1936-1940), attraverso un album di più di cento scatti realizzati da un giovane marinaio imbarcatosi nel 1936 sulla nave «Lepanto», al quale saranno accostati oggetti d’epoca come, per esempio, una piccola coppa millefleurs in porcellana, datata ai primi del Novecento, e una scatola decorata a smalti cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820).
Nel molteplice mondo dell’espressività artistica asiatica, la galleria Dalton-Somaré ha, invece, scelto di focalizzare il proprio interesse sull’arte antica buddhista del nord India e del Gandhara storico, proponendo un viaggio alle radici dell’iconografia del pantheon e del buddhismo mahayanico attraverso splendide e rilevanti sculture in bronzo, pietra e terracotta come un «Buddha in predicazione» (II secolo) e un «Ercole - Vajrapani» (IV secolo circa).
Mentre altre due gallerie, la David Sorgato e la Illulian, omaggeranno l’antica arte asiatica della tessitura di tappeti, l’una proponendo la mostra «Il tesoro dei monti Zagros» con preziosi Kilim Qashqa’i e vivaci Sofreh di fattura persiana, l’altra allestendo l’esposizione «Zaronim», che permetterà di ammirare meravigliosi manufatti caucasici come un inusuale Alpan Kuba dal raro fondo color zafferano, un caratteristico Cane Foo cinese, un rarissimo Suzani uzbeko in seta con il suo sole raggiante e un Tibetano tigrato usato come giaciglio.
Infine, Mirco Cattai proporrà nella sua galleria un percorso tra dipinti del periodo Qing (XVIII-XIX secolo) e sculture che vanno dalla dinastia Han (II secolo a.C.) all’epoca Ming (XVII secolo d.C.), opere, queste, riunite sotto il titolo «Ma dao cheng gong», una frase dell’antica tradizione cinese che augurava prosperità e benessere con l’arrivo dell’anno del cavallo, animale che gli oroscopi orientali celebrano proprio quest’anno.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Brucia profumi a forma di tapiro, particolare. Cina, Dinastia Qing, XVII - XVIII secolo. Bronzo dorato e smalti cloisonné. Milano, Museo Poldi Pezzoli, inventario num. 1125. Opera esposta al Museo Poldi Pezzoli di Milano; [fig. 2] Takahashi Kaishu (attivo tra 1929-1982), «Colombe». Bronzo, h. cm. 12,5. Opera esposta alla galleria Gracis di Milano nella mostra «Japanese Design of the 20th century»; [fig. 3] Tomizo Saratani, «Scatola», 2013. Conchiglie e lacca, cm 4,5 x 8 x 8. Opera esposta nella mostra «L’anima nella lacca» alla galleria Giuseppe Piva di Milano; [fig. 4] Roberto Meazza, La moschea di Jama Masjid a Delhi, 1983. Fotografia esposta nella mostra «My indian memories» alla galleria Renzo Freschi di Milano, nell'ambito della V edizione della Milano Asian Art; [fig. 5] Una scatola cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820), h cm 14. Opera esposta nella mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» di Milano; [fig. 6] «Buddha in predicazione». Grande Gandhara, Valle dello Swat, II secolo. Scisto, 86 cm. Opera esposta nella mostra «Arte antica buddhista» alla galleria Dalton-Somaré di Milano; [fig. 7] Kilim Qashgah'i, Persia, circa 1986. Lana su lana, cm 236x145. Tappeto esposto nella mostra «Il tesoro dei monti Zagros» alla galleria David Sorgato di Milano.
Informazioni utili
Milano Asian Art.
«Japanese Design of the 20th century» - Galleria Gracis, piazza Castello, 16 – Milano (tel. 02.36564455 o gracis@gracis.com). «Arte antica buddhista» - Galleria Dalton - Somaré, via Borgonuovo, 5 – Milano (tel. 02.89096173 o info@daltonsomare.com); «Il tesoro dei monti Zagros» - Galleria David Sorgato, via Sant’Orsola, 13 – Milano (tel. 02.86453592 o info@davidsorgato.com); «L'anima nella lacca» - Giuseppe Piva, via San Damiano, 2 – Milano (tel. 02.36564455 o info@giuseppepiva.com); «Zarunin» - Illulian, via Manzoni, 37/41 - Milano (tel 02.6570108 o illulian@illulian.com); «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» - La Galliavola, via Borgogna, 9 – Milano (tel. 02.76007706 o info@lagalliavola.com); «Ma dao cheng gong» - Mirco Cattai, via Manzoni, 12 – Milano (tel. e fax 02.76008959 o info@mircocattai.com); «My indian memories» - Renzo Freschi, via Gesù, 17 – Milano (tel. 02.794574 o info@renzofreschi.com); Brucia profumi a forma di tapiro - Museo Poldi Pezzoli,Via Manzoni, 12 - Milano (tel. 02.794889 o 02.796334 o info@museopoldipezzoli.org).
Orari nelle gallerie del circuito: lunedì 15.00-19.00, martedì-sabato, ore 11.00-19.00; domenica chiuso.
Orari al museo Poldi Pezzoli: 10.00-18.00; chiuso il martedì.
Ingresso nelle gallerie del circuito: gratuito.
Ingresso al museo Poldi Pezzoli: intero € 9,00, ridotto € 6,00, scolaresche € 2,00.
Informazioni: presso le singole gallerie o sul sito www.asianart.milano.it.
Inaugurazione: giovedì 15 maggio, dalle ore 17.00. Da giovedì 15 a sabato 24 maggio 2014.
Da giovedì 15 a sabato 24 maggio, per dieci giorni, il capoluogo lombardo si ammanterà, dunque, delle atmosfere esotiche ed eteree che caratterizzano lo stile e il gusto asiatici grazie alla collaborazione di otto gallerie cittadine: Dalton Somarè, David Sorgato, Giuseppe Piva, Illulian, La Galliavola, Mirco Cattai, Renzo Freschi e Gracis, dove verrà proposta la mostra di oggetti in ceramica e bronzo «Japanese Design of the 20th century», a cura di Joost van den Bergh e di Ben Janssens, uno dei maggiori specialisti internazionali di arte asiatica e, per anni, chairman antiquairs del Tefaf di Maastricht.
A queste realtà si unirà, anche per l’edizione 2014, una delle istituzioni milanesi che da sempre ha con il mondo del collezionismo un legame molto forte, il museo Poldi Pezzoli, nel quale l’attenzione sarà focalizzata su un oggetto particolarmente interessante della sua raccolta: un Bruciaprofumi a forma di tapiro in bronzo dorato decorato a smalti cloisonné, proveniente dalla Cina della dinastia Qing (XVII – XVIII secolo).
Dalle moderne lacche giapponesi di Tomizo Saratani (Kyoto, 1949), in mostra da Giuseppe Piva, alle memorie di viaggio del milanese Roberto Meazza, ovvero una trentina di immagini scattate in India tra gli anni Settanta e Ottanta, esposte da Renzo Freschi, questa edizione della Milano Asian Art offrirà al pubblico una visione articolata sia dal punto di vista cronologico, muovendo dall’antichità al periodo contemporaneo, sia da quello culturale, spaziando dal vicino all’estremo Oriente e attraversando il sub-continente indiano e il sud-est asiatico.
Attraverso nove rassegne, il collezionista o il semplice curioso potranno avere anche una visione completa per tecniche e materiali, accostandosi a marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, bronzi e tappeti, opere in legno e, novità di questo quinto appuntamento, la fotografia nella duplice veste di arte e testimonianza storico-sociale. È il caso della mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» che racconterà usi e costumi in voga nella Cina della Prima Repubblica, in quel frammento di millennio chiamato appunto Minguo (1936-1940), attraverso un album di più di cento scatti realizzati da un giovane marinaio imbarcatosi nel 1936 sulla nave «Lepanto», al quale saranno accostati oggetti d’epoca come, per esempio, una piccola coppa millefleurs in porcellana, datata ai primi del Novecento, e una scatola decorata a smalti cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820).
Nel molteplice mondo dell’espressività artistica asiatica, la galleria Dalton-Somaré ha, invece, scelto di focalizzare il proprio interesse sull’arte antica buddhista del nord India e del Gandhara storico, proponendo un viaggio alle radici dell’iconografia del pantheon e del buddhismo mahayanico attraverso splendide e rilevanti sculture in bronzo, pietra e terracotta come un «Buddha in predicazione» (II secolo) e un «Ercole - Vajrapani» (IV secolo circa).
Mentre altre due gallerie, la David Sorgato e la Illulian, omaggeranno l’antica arte asiatica della tessitura di tappeti, l’una proponendo la mostra «Il tesoro dei monti Zagros» con preziosi Kilim Qashqa’i e vivaci Sofreh di fattura persiana, l’altra allestendo l’esposizione «Zaronim», che permetterà di ammirare meravigliosi manufatti caucasici come un inusuale Alpan Kuba dal raro fondo color zafferano, un caratteristico Cane Foo cinese, un rarissimo Suzani uzbeko in seta con il suo sole raggiante e un Tibetano tigrato usato come giaciglio.
Infine, Mirco Cattai proporrà nella sua galleria un percorso tra dipinti del periodo Qing (XVIII-XIX secolo) e sculture che vanno dalla dinastia Han (II secolo a.C.) all’epoca Ming (XVII secolo d.C.), opere, queste, riunite sotto il titolo «Ma dao cheng gong», una frase dell’antica tradizione cinese che augurava prosperità e benessere con l’arrivo dell’anno del cavallo, animale che gli oroscopi orientali celebrano proprio quest’anno.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Brucia profumi a forma di tapiro, particolare. Cina, Dinastia Qing, XVII - XVIII secolo. Bronzo dorato e smalti cloisonné. Milano, Museo Poldi Pezzoli, inventario num. 1125. Opera esposta al Museo Poldi Pezzoli di Milano; [fig. 2] Takahashi Kaishu (attivo tra 1929-1982), «Colombe». Bronzo, h. cm. 12,5. Opera esposta alla galleria Gracis di Milano nella mostra «Japanese Design of the 20th century»; [fig. 3] Tomizo Saratani, «Scatola», 2013. Conchiglie e lacca, cm 4,5 x 8 x 8. Opera esposta nella mostra «L’anima nella lacca» alla galleria Giuseppe Piva di Milano; [fig. 4] Roberto Meazza, La moschea di Jama Masjid a Delhi, 1983. Fotografia esposta nella mostra «My indian memories» alla galleria Renzo Freschi di Milano, nell'ambito della V edizione della Milano Asian Art; [fig. 5] Una scatola cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820), h cm 14. Opera esposta nella mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» di Milano; [fig. 6] «Buddha in predicazione». Grande Gandhara, Valle dello Swat, II secolo. Scisto, 86 cm. Opera esposta nella mostra «Arte antica buddhista» alla galleria Dalton-Somaré di Milano; [fig. 7] Kilim Qashgah'i, Persia, circa 1986. Lana su lana, cm 236x145. Tappeto esposto nella mostra «Il tesoro dei monti Zagros» alla galleria David Sorgato di Milano.
Informazioni utili
Milano Asian Art.
«Japanese Design of the 20th century» - Galleria Gracis, piazza Castello, 16 – Milano (tel. 02.36564455 o gracis@gracis.com). «Arte antica buddhista» - Galleria Dalton - Somaré, via Borgonuovo, 5 – Milano (tel. 02.89096173 o info@daltonsomare.com); «Il tesoro dei monti Zagros» - Galleria David Sorgato, via Sant’Orsola, 13 – Milano (tel. 02.86453592 o info@davidsorgato.com); «L'anima nella lacca» - Giuseppe Piva, via San Damiano, 2 – Milano (tel. 02.36564455 o info@giuseppepiva.com); «Zarunin» - Illulian, via Manzoni, 37/41 - Milano (tel 02.6570108 o illulian@illulian.com); «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» - La Galliavola, via Borgogna, 9 – Milano (tel. 02.76007706 o info@lagalliavola.com); «Ma dao cheng gong» - Mirco Cattai, via Manzoni, 12 – Milano (tel. e fax 02.76008959 o info@mircocattai.com); «My indian memories» - Renzo Freschi, via Gesù, 17 – Milano (tel. 02.794574 o info@renzofreschi.com); Brucia profumi a forma di tapiro - Museo Poldi Pezzoli,Via Manzoni, 12 - Milano (tel. 02.794889 o 02.796334 o info@museopoldipezzoli.org).
Orari nelle gallerie del circuito: lunedì 15.00-19.00, martedì-sabato, ore 11.00-19.00; domenica chiuso.
Orari al museo Poldi Pezzoli: 10.00-18.00; chiuso il martedì.
Ingresso nelle gallerie del circuito: gratuito.
Ingresso al museo Poldi Pezzoli: intero € 9,00, ridotto € 6,00, scolaresche € 2,00.
Informazioni: presso le singole gallerie o sul sito www.asianart.milano.it.
Inaugurazione: giovedì 15 maggio, dalle ore 17.00. Da giovedì 15 a sabato 24 maggio 2014.
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