Esistono testi che non si leggono con gli occhi, ma che si esplorano con le dita. Sono i libri tattili illustrati, stampati a caratteri grandi e in braille, con disegni a rilievo o collage di svariati materiali, come fili di plastica, tessuti e carte tridimensionali. Si tratta di volumi nati per difendere il diritto alla lettura dei bambini con differente abilità visiva e difficoltà di lettura, realizzati a mano e in tiratura limitata. A pubblicarli, in Italia, è la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, che per diffondere l’editoria tattile lancia, in collaborazione con la Fondazione Robert Hollman, il concorso «Tocca a te!», preselezione italiana per l’undicesima edizione di «Typhlo & Tactus», in programma dal 24 al 27 ottobre a Helsinki, in Finlandia.
Cinque i volumi che verranno premiati a Genova, presso la Biblioteca internazionale «Edmondo De Amicis», dove da venerdì 20 a domenica 22 settembre si terrà una mostra delle opere pervenute alla segreteria del concorso (Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi – Centro di produzione del materiale didattico «Tocca a te!», via Giuseppe Mirri, 2 - 00159 Roma) e la votazione per la proclamazione del miglior libro tattile illustrato italiano, alla quale prenderanno parte una giuria senior, formata da esperti della letteratura per l’infanzia e operatori tiflologici, e una junior, con bambini vedenti e non-vedenti. Per il vincitore è previsto un premio in denaro di 1.500 euro; sono in agenda anche menzioni per il miglior testo, per il libro didattico più formativo e per il libro d’artista più bello.
Gli interessati dovranno far pervenire i propri bozzetti di libri per lettori dagli 0 ai 12 anni entro martedì 10 settembre. Ogni progetto dovrà contenere un massimo di dodici illustrazioni e il testo della storia -una creazione originale o un adattamento di un racconto di pubblico dominio- dovrà essere presentato in italiano, braille e inglese. Le opere dovranno essere finite, cioè corredate da pagine rilegate, copertina rigida, indicazione del titolo e dell’autore.
A Castiglioncello del Trinoro, frazione di Sarteano, borgo medioevale della Toscana, è, invece, stato lanciata la prima edizione del concorso «Athena Castiglioncello del Trinoro» per la realizzazione di «Uccelli meccanici» e «Sculture di vento» da presentare nell'ambito del festival «Per aspera ad astra», in programma da venerdì 13 a domenica 15 settembre per iniziativa della Monteverdi Tuscany.
«Le opere –si legge nel bando- dovranno essere realizzate con materiali compatibili e non invasivi del paesaggio e dell’architettura circostante, quali ferro, legno, pietra e consimili. Le sculture di vento dovranno avere un’altezza massima di trecento centimetri, mentre le dimensioni di larghezza e profondità non dovranno superare i cento centimetri. Gli uccelli meccanici -ispirati a quei gabbiani in legno di balsa con le ali snodabili che, appesi a due fili, si muovono con il vento- dovranno, invece, avere una misura massima di 200x200x200 centimetri».
Il bando, che selezionerà in tutto otto artisti, è aperto fino al 1° agosto. Per partecipare bisogna inviare Il proprio progetto dettagliato, includendo il curriculum vitae, una scheda esplicativa e un bozzetto dell’opera che s’intende realizzare. Gli artisti che verranno selezionati riceveranno un rimborso di 300,00 euro per la realizzazione delle sculture di vento e di 150,00 euro per gli uccelli meccanici, oltre a vitto e alloggio per i tre giorni di festival. Per le migliori opere delle due sezioni è, inoltre, previsto un premio in denaro di 1.500 euro.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della seconda edizione del concorso «Tocca a te!», promosso dalla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi; [fig. 2] Una pagina del libro «Gaia e il mare» di Costanza Longo; [fig. 3] Una pagina del libro «Soffio di vento» di Elisa Lodolo
Informazioni utili
«Tocca a te!». Ente promotore: Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi. Data di consegna: martedì 10 settembre 2013. Informazioni e consegna materiali: Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi – Centro di produzione del materiale didattico «Tocca a te!», via Giuseppe Mirri, 2 - 00159 Roma; tel. 06.5122747, fax 06.5123893, libritattili@prociechi.it. Sito web: www.libritattili.prociechi.it.
«Per aspera ad astra». Ente promotore: Monteverde Tuscany. Data di consegna: 1° agosto 2013. Informazioni e consegna dei materiali: /o caffè Monteverdi, via di mezzo, Castiglioncello del Trinoro, 53047 Sarteano (Siena) o https://www.facebook.com/messages/peraspera.adastra.925.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
domenica 30 giugno 2013
venerdì 28 giugno 2013
Aldo Mondino, un artista per l’estate
Mosaici di zucchero, cioccolato e caffè. Tavole con quadrettature che ricordano gli album da colorare dei bambini. Tele con dervisci danzanti, assorti fumatori di narghilè, sultani dell'impero ottomano e figure del mondo arabo. Formelle in vetro dipinto ispirate ai motivi decorativi delle ceramiche Iznik, ma anche installazioni di grandi dimensioni dal carattere ludico. Questo e molto altro compone l'eclettico e multiforme panorama creativo di Aldo Mondino (Torino, 1938-2005), artista piemontese al centro di ben tre mostre allestite in questo inizio d’estate in Italia, tra Milano e Venezia.
«Angurie senza fine» (2003) -una sequenza di quattro cocomeri in legno, acciaio e vetro di Murano, che cita, in maniera ironica, la scultura «Colonna senza fine» di Constantin Bracusi- è stata scelta da Adriano Berengo e James Putnam per il percorso espositivo della mostra «Glasstress. White light / White heat», uno dei tanti eventi collaterali della cinquantacinquesima edizione della Biennale di Venezia, il cui intento è quello di raccontare come gli artisti contemporanei si confrontino con la luce, il calore e gli aspetti intrinseci del vetro e della sua lavorazione.
Sempre nella città lagunare, ma nei suggestivi spazi della Berengo Collection, è aperta fino a domenica 31 luglio la mostra «Ottomané», a cura di Valerio Dehó. Una ventina di opere illustrano l’interesse dell’artista per le culture dell’Est del mondo (conosciute anche attraverso numerosi viaggi in Marocco, Palestina, India e Turchia) e per l’orientalismo europeo di fine Ottocento.
Dal curioso tappeto-mandala «Mekka Mokka» (1988), realizzato con cinquanta chili di caffè in grani su carta da spolvero, alla scultura «Jongleur» (2003), sintesi perfetta tra il vetro di Murano e il bronzo, passando per i gioielli, capolavori dell’oreficeria realizzati a Valenza da progetti autografi, la sperimentazione ironica, intelligente e curiosa di Aldo Mondino regala, in questa mostra, al visitatore coups de théâtre e dettagli colti e raffinati, all'insegna della diversità, dell'esotismo e del viaggio. E’ il caso delle famose «Turcate», chiaro riferimento al folklore turco e omaggio a Giulio Turcato, o degli «Iznik», nei quali viene ricordata la città bizantina e poi turca di Nicea, sede di due concili importantissimi, e vengono rappresentate anche le celebri maioliche ottomane. La mostra veneziana propone, inoltre, un omaggio a Edouard Manet (protagonista in questi stessi giorni di una grande esposizione a Palazzo Ducale), attraverso la tela «Ottomané» (1992), nella quale l’artista piemontese interpreta, attraverso otto quadri, un vaso di fiori dell’impressionista francese.
Il viaggio per l’Italia alla riscoperta di quel «trafficante di immaginazione» e «mago della narrazione» che era Aldo Mondino termina all’ombra della Madonnina, negli spazi della Fondazione Mudima, con la rassegna «Nomade a Milano», aperta fino a venerdì 5 luglio. Il percorso espositivo, a cura di Achille Bonito Oliva, presenta un ricordo degli esordi parigini dei primi anni '60 all'Ecole du Louvre, documentati dalla scultura in bronzo «Tour Eiffel» (1989).
Un’altra opera bronzea, «Grande arabesque» (1995), è collocata all’ingresso della mostra milanese in dialogo con «Ittiodromo» (1967), una potentissima installazione che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni, lasciatovi sgocciolare sulla superficie. E’, questo, l’inizio di un percorso che porterà Aldo Mondino a riflettere sui temi del gioco e dell’infanzia, anche attraverso l’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come egli stesso ha dichiarato: «sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro». Lo testimoniano le sue celebri sculture golose e ‘ipercaloriche’ di torrone, pasta di caramella, cioccolato e zucchero, come la spettacolare installazione «Muro del Pianto» (1988), costruita nel cortile della Fondazione Mudima, dove domina un ambiente interamente ricoperto di marshmallows, o l’opera «Raccolto in preghiera» (1986), un enorme tappeto fatto da decine di granaglie diverse, messo in dialogo con i celebri «Tappeti stesi» (1990) in eraclite, i cui colori brillanti restituiscono l’atmosfera di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La mostra indaga anche quella parte di ricerca contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi per il mondo, esponendo, per esempio, i celebri «Dervisci» danzanti, presentati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1993.
In tutto questo lungo iter creativo, centrale rimane sempre la pittura. E anche in questo caso, l’artista torinese si differenzia dai contemporanei, usando un supporto particolarissimo: il linoleum, un materiale ottenuto pressando su una tela robusta di iuta e di cotone un impasto di linossina, polvere di legno di sughero, resine e pigmenti colorati. Ecco così scorrere sulle pareti della Fondazione Mudima opere come «Rabbino» (1990), «Gojesca» (1991) o «Gertrude Stein» (1993); mentre al pianoterra è ambientata la grande installazione «I cacciatori di orchidee» (2005), che riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che ha sempre contraddistinto l’opera di Aldo Mondino
Sperimentazione, gioco, multi-etnicità, esotismo e humor appaiono, dunque, essere i caratteri distintivi del maestro torinese. Un artista che ha passato tutta la sua vita in viaggio, alla ricerca di nuove tecniche e nuove espressioni. Un fantastico narratore per immagini capace, ogni volta, di stupire e di strappare un sorriso.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Aldo Mondino, «Turcata», anni 2000, olio su linoleum e cioccolatini, cm 120x90;[fig. 2] Aldo Mondino, «Muro del pianto», 1988, zucchero bianco e zucchero di canna, cm400x600; [fig. 3] Aldo Mondino, «Grande Arabesque» (esemplare n.3di9), 1995, bronzo, h. cm 300; [fig. 4] Aldo Mondino, «Angurie senza fine», 2003, legno di noce, acciaio, vetro soffiato di Murano, cm 203x40
Informazioni utili
«Ottomané». Berengo Collection, San Marco 412/413 – Venezia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-23.00. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a mercoledì 31 luglio 2013.
«Glasstress. White Light/White Heat». Palazzo Cavalli-Franchetti, S. Marco 2847 - Venezia;
Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, San Marco 4810 - Venezia; Berengo Centre for Contemporary Art and Glass, Campiello della Pescheria - Murano (Venezia). Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a domenica 24 novembre 2013.
«Aldo Mondino. Nomade a Milano». Fondazione Mudima, via Tadino 26 - Milano. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it; Fondazione Mudima, tel. 02.29409633 o info@mudima.net. Sito internet: www.mudima.net. Fino a venerdì 5 luglio 2013.
«Angurie senza fine» (2003) -una sequenza di quattro cocomeri in legno, acciaio e vetro di Murano, che cita, in maniera ironica, la scultura «Colonna senza fine» di Constantin Bracusi- è stata scelta da Adriano Berengo e James Putnam per il percorso espositivo della mostra «Glasstress. White light / White heat», uno dei tanti eventi collaterali della cinquantacinquesima edizione della Biennale di Venezia, il cui intento è quello di raccontare come gli artisti contemporanei si confrontino con la luce, il calore e gli aspetti intrinseci del vetro e della sua lavorazione.
Sempre nella città lagunare, ma nei suggestivi spazi della Berengo Collection, è aperta fino a domenica 31 luglio la mostra «Ottomané», a cura di Valerio Dehó. Una ventina di opere illustrano l’interesse dell’artista per le culture dell’Est del mondo (conosciute anche attraverso numerosi viaggi in Marocco, Palestina, India e Turchia) e per l’orientalismo europeo di fine Ottocento.
Dal curioso tappeto-mandala «Mekka Mokka» (1988), realizzato con cinquanta chili di caffè in grani su carta da spolvero, alla scultura «Jongleur» (2003), sintesi perfetta tra il vetro di Murano e il bronzo, passando per i gioielli, capolavori dell’oreficeria realizzati a Valenza da progetti autografi, la sperimentazione ironica, intelligente e curiosa di Aldo Mondino regala, in questa mostra, al visitatore coups de théâtre e dettagli colti e raffinati, all'insegna della diversità, dell'esotismo e del viaggio. E’ il caso delle famose «Turcate», chiaro riferimento al folklore turco e omaggio a Giulio Turcato, o degli «Iznik», nei quali viene ricordata la città bizantina e poi turca di Nicea, sede di due concili importantissimi, e vengono rappresentate anche le celebri maioliche ottomane. La mostra veneziana propone, inoltre, un omaggio a Edouard Manet (protagonista in questi stessi giorni di una grande esposizione a Palazzo Ducale), attraverso la tela «Ottomané» (1992), nella quale l’artista piemontese interpreta, attraverso otto quadri, un vaso di fiori dell’impressionista francese.
Il viaggio per l’Italia alla riscoperta di quel «trafficante di immaginazione» e «mago della narrazione» che era Aldo Mondino termina all’ombra della Madonnina, negli spazi della Fondazione Mudima, con la rassegna «Nomade a Milano», aperta fino a venerdì 5 luglio. Il percorso espositivo, a cura di Achille Bonito Oliva, presenta un ricordo degli esordi parigini dei primi anni '60 all'Ecole du Louvre, documentati dalla scultura in bronzo «Tour Eiffel» (1989).
Un’altra opera bronzea, «Grande arabesque» (1995), è collocata all’ingresso della mostra milanese in dialogo con «Ittiodromo» (1967), una potentissima installazione che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni, lasciatovi sgocciolare sulla superficie. E’, questo, l’inizio di un percorso che porterà Aldo Mondino a riflettere sui temi del gioco e dell’infanzia, anche attraverso l’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come egli stesso ha dichiarato: «sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro». Lo testimoniano le sue celebri sculture golose e ‘ipercaloriche’ di torrone, pasta di caramella, cioccolato e zucchero, come la spettacolare installazione «Muro del Pianto» (1988), costruita nel cortile della Fondazione Mudima, dove domina un ambiente interamente ricoperto di marshmallows, o l’opera «Raccolto in preghiera» (1986), un enorme tappeto fatto da decine di granaglie diverse, messo in dialogo con i celebri «Tappeti stesi» (1990) in eraclite, i cui colori brillanti restituiscono l’atmosfera di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La mostra indaga anche quella parte di ricerca contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi per il mondo, esponendo, per esempio, i celebri «Dervisci» danzanti, presentati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1993.
In tutto questo lungo iter creativo, centrale rimane sempre la pittura. E anche in questo caso, l’artista torinese si differenzia dai contemporanei, usando un supporto particolarissimo: il linoleum, un materiale ottenuto pressando su una tela robusta di iuta e di cotone un impasto di linossina, polvere di legno di sughero, resine e pigmenti colorati. Ecco così scorrere sulle pareti della Fondazione Mudima opere come «Rabbino» (1990), «Gojesca» (1991) o «Gertrude Stein» (1993); mentre al pianoterra è ambientata la grande installazione «I cacciatori di orchidee» (2005), che riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che ha sempre contraddistinto l’opera di Aldo Mondino
Sperimentazione, gioco, multi-etnicità, esotismo e humor appaiono, dunque, essere i caratteri distintivi del maestro torinese. Un artista che ha passato tutta la sua vita in viaggio, alla ricerca di nuove tecniche e nuove espressioni. Un fantastico narratore per immagini capace, ogni volta, di stupire e di strappare un sorriso.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Aldo Mondino, «Turcata», anni 2000, olio su linoleum e cioccolatini, cm 120x90;[fig. 2] Aldo Mondino, «Muro del pianto», 1988, zucchero bianco e zucchero di canna, cm400x600; [fig. 3] Aldo Mondino, «Grande Arabesque» (esemplare n.3di9), 1995, bronzo, h. cm 300; [fig. 4] Aldo Mondino, «Angurie senza fine», 2003, legno di noce, acciaio, vetro soffiato di Murano, cm 203x40
Informazioni utili
«Ottomané». Berengo Collection, San Marco 412/413 – Venezia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-23.00. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a mercoledì 31 luglio 2013.
«Glasstress. White Light/White Heat». Palazzo Cavalli-Franchetti, S. Marco 2847 - Venezia;
Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, San Marco 4810 - Venezia; Berengo Centre for Contemporary Art and Glass, Campiello della Pescheria - Murano (Venezia). Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a domenica 24 novembre 2013.
«Aldo Mondino. Nomade a Milano». Fondazione Mudima, via Tadino 26 - Milano. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it; Fondazione Mudima, tel. 02.29409633 o info@mudima.net. Sito internet: www.mudima.net. Fino a venerdì 5 luglio 2013.
mercoledì 26 giugno 2013
«Grandi maestri, piccole sculture»: un viaggio nel Novecento con la collezione Bertini
Collezionare è una passione che ha stregato Loriano Bertini (Prato, 1930), ex imprenditore del settore tessile, negli anni Sessanta e che oggi lo vede ideatore di raccolte molte diverse tra loro, alcune delle quali donate, nel corso degli anni, a fondazioni bancarie e musei italiani. E’ il caso degli oltre seicento panni antichi datati tra il XIV e il XIX secolo, primo nucleo del Museo del tessuto di Prato, o delle quattrocento maioliche storiche, in parte conservate presso il Museo archeologico e della ceramica di Montelupo Fiorentino, o ancora delle vedute toscane realizzate tra il Cinquecento e l’Ottocento, attualmente nell’archivio della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Il nome di Loriano Bertini è, però, principalmente legato alla raccolta di libri d’artista, formata da circa 4.300 volumi pubblicati in Italia e all’estero tra il 1890 e il 1999, che lo Stato italiano acquistò più una decina d’anni fa ad un’asta da Christie's e che ora è conservata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Si tratta di opere preziose, in parte esposte nella mostra «Figurare la parola» (17 ottobre 2003-18aprile 2004), utili per ricostruire la storia dell’editoria d’arte espressa dai principali movimenti del Novecento, tra le quali sono conservati testi illustrati da Odilon Redon, Otto Dix, George Grosz, Vassilij Kandiskij, Paul Klee e libri-oggetto di Alberto Burri, Carlo Carrà, Massimo Campigli.
Un viaggio tra le correnti artistiche del XX secolo è anche quello che si dipana nel nuovo omaggio alla passione collezionistica di Loriano Bertini: la mostra «Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper», per la curatela di Lara-Vinca Masini, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia presso gli spazi del cinquecentesco Palazzo Sozzifanti di Pistoia.
Circa duecento opere scultoree, selezionate tra le oltre seicento acquistate dal collezionista pratese negli ultimi anni, tracciano una mappa, per exempla e dal taglio didattico, delle arti figurative del secolo scorso, che spazia dalle avanguardie del primo Novecento, come Espressionismo, Futurismo e Cubismo, fino al Minimalismo e alla Transavanguardia, toccando anche segmenti di ricerca come la Pop art, l'Arte povera, lo Spazialismo e la Poesia visiva.
La rassegna, documentata da un catalogo della casa editrice Gli Ori, fa dialogare, dunque, opere dai materiali e dalle tecniche più disparate, il cui «unico requisito comune è, per usare le parole di Roberto Cadonici, quello del formato, che si iscrive rigorosamente nella categoria del ‘piccolo’». Ecco così scorrere sotto gli occhi del visitatore un giocoso «Pappagallo» (1916-1917) in legno colorato del futurista Fortunato Depero, una «Donna seduta» (1969) in vetro blu di Pablo Picasso, un ironico «Autoritratto» (s.d.) in bronzo di Man Ray con un paio di occhiali sbarrati dalle grate, un impalpabile «Arlecchino» (1953-1956) in ceramica policroma di Lucio Fontana e un’espressiva «Maschera» (1950) teatrale di Leoncillo.
Tra i tanti pezzi esposti, attraggono, poi, la nostra attenzione l’eleganza surrealista della scultura «Cabinet anthropomorphique» (1973) di Salvador Dalì, un classico «Cardinale seduto» (1960) di Giacomo Manzù, un simpatico «Meccano colorato» (1960 ca.) di Enrico Baj, un minuscolo gioiello in metalli smaltati di Roy Lichtenstein («Modern Head», 1968) e un «Coltello» (2000) dalla lama affilata di Jannis Kounellis: espressioni eterogenee di quegli incontri fortuiti e di quegli amori accidentali, spesso incomprensibili, che sono la linfa vitale di una collezione d’arte. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Enrico Baj, «Meccano», anni Sessanta; ferro colorato in blu, rosso e verde, con lamine, ruote e cilindri, h. cm 29; [fig. 2] Salvador Dalì,« Cabinet anthropomorphique», 1973; bronzo, h. cm 64; [fig. 3] Beverly Pepper, Bozzetto per grande scultura destinata alla mostra personale al Forte Belvedere, Firenze, 1998; ferro, h. cm 22 (senza base)
Informazioni utili
«Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper». Palazzo Sozzifanti, ingresso vicolo dei Pedoni, 1 - Pistoia. Orari:martedì-venerdì, ore 14.30-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso;: € 3,00. Catalogo: Gli Ori, Prato-Pistoia. Informazioni: tel. 0573.974226 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 13.30). Fino a domenica 30 giugno 2013.
Il nome di Loriano Bertini è, però, principalmente legato alla raccolta di libri d’artista, formata da circa 4.300 volumi pubblicati in Italia e all’estero tra il 1890 e il 1999, che lo Stato italiano acquistò più una decina d’anni fa ad un’asta da Christie's e che ora è conservata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Si tratta di opere preziose, in parte esposte nella mostra «Figurare la parola» (17 ottobre 2003-18aprile 2004), utili per ricostruire la storia dell’editoria d’arte espressa dai principali movimenti del Novecento, tra le quali sono conservati testi illustrati da Odilon Redon, Otto Dix, George Grosz, Vassilij Kandiskij, Paul Klee e libri-oggetto di Alberto Burri, Carlo Carrà, Massimo Campigli.
Un viaggio tra le correnti artistiche del XX secolo è anche quello che si dipana nel nuovo omaggio alla passione collezionistica di Loriano Bertini: la mostra «Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper», per la curatela di Lara-Vinca Masini, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia presso gli spazi del cinquecentesco Palazzo Sozzifanti di Pistoia.
Circa duecento opere scultoree, selezionate tra le oltre seicento acquistate dal collezionista pratese negli ultimi anni, tracciano una mappa, per exempla e dal taglio didattico, delle arti figurative del secolo scorso, che spazia dalle avanguardie del primo Novecento, come Espressionismo, Futurismo e Cubismo, fino al Minimalismo e alla Transavanguardia, toccando anche segmenti di ricerca come la Pop art, l'Arte povera, lo Spazialismo e la Poesia visiva.
La rassegna, documentata da un catalogo della casa editrice Gli Ori, fa dialogare, dunque, opere dai materiali e dalle tecniche più disparate, il cui «unico requisito comune è, per usare le parole di Roberto Cadonici, quello del formato, che si iscrive rigorosamente nella categoria del ‘piccolo’». Ecco così scorrere sotto gli occhi del visitatore un giocoso «Pappagallo» (1916-1917) in legno colorato del futurista Fortunato Depero, una «Donna seduta» (1969) in vetro blu di Pablo Picasso, un ironico «Autoritratto» (s.d.) in bronzo di Man Ray con un paio di occhiali sbarrati dalle grate, un impalpabile «Arlecchino» (1953-1956) in ceramica policroma di Lucio Fontana e un’espressiva «Maschera» (1950) teatrale di Leoncillo.
Tra i tanti pezzi esposti, attraggono, poi, la nostra attenzione l’eleganza surrealista della scultura «Cabinet anthropomorphique» (1973) di Salvador Dalì, un classico «Cardinale seduto» (1960) di Giacomo Manzù, un simpatico «Meccano colorato» (1960 ca.) di Enrico Baj, un minuscolo gioiello in metalli smaltati di Roy Lichtenstein («Modern Head», 1968) e un «Coltello» (2000) dalla lama affilata di Jannis Kounellis: espressioni eterogenee di quegli incontri fortuiti e di quegli amori accidentali, spesso incomprensibili, che sono la linfa vitale di una collezione d’arte. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Enrico Baj, «Meccano», anni Sessanta; ferro colorato in blu, rosso e verde, con lamine, ruote e cilindri, h. cm 29; [fig. 2] Salvador Dalì,« Cabinet anthropomorphique», 1973; bronzo, h. cm 64; [fig. 3] Beverly Pepper, Bozzetto per grande scultura destinata alla mostra personale al Forte Belvedere, Firenze, 1998; ferro, h. cm 22 (senza base)
«Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper». Palazzo Sozzifanti, ingresso vicolo dei Pedoni, 1 - Pistoia. Orari:martedì-venerdì, ore 14.30-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso;: € 3,00. Catalogo: Gli Ori, Prato-Pistoia. Informazioni: tel. 0573.974226 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 13.30). Fino a domenica 30 giugno 2013.
lunedì 24 giugno 2013
Per non dimenticare Pina Bausch. Una settimana di eventi per il debutto italiano di «Sweet Mambo»
E’ un ampio omaggio a Pina Bausch (Solingen, 27 luglio 1940 – Wuppertal, 30 giugno 2009), coreografa tedesca che ha cambiato la storia del teatro e della danza, quello che va in scena a Bari, in occasione della ‘prima’ italiana dello spettacolo «Sweet Mambo» del Tanztheater Wuppertal, penultima creazione dell’artista, ideata un anno prima della sua scomparsa, il cui debutto si ebbe il 30 maggio 2008 in Germania, al Schauspielhaus di Wuppertal.
Da lunedì 24 a domenica 30 giugno, il capoluogo pugliese ospiterà incontri, masterclass e proiezioni cinematografiche dedicati all’autrice dei balletti «Le Sacre du Printemps» e «Café Müller». Un insieme di eventi, questo, la cui organizzazione è curata da Lucrezia Zazzera per il Teatro pubblico pugliese e che coinvolgerà diversi luoghi della città, dal Palazzo ex Poste all’arena Quattro Palme, dalla sala Murat a piazza Santa Maria del Buon Consiglio.
Ad aprire la manifestazione sarà, all’università degli studi «Aldo Moro» di Bari, il video girato durante lo spettacolo «Café Müller» (lunedì 24 giugno, ore 17.30), il lavoro più autobiografico e noto dell’artista, creato nel 1978 e definito da lei stessa un «lamento d'amore», una metafora, traslata nel respiro dei corpi, dell'impossibilità di un contatto autentico con l'altro. A seguire ci sarà la proiezione di «Bilder Aus Stücken der Pina Bausch», in cui si evoca il processo creativo della coreografa tedesca attraverso alcuni estratti degli spettacoli «Er nimmt Sie an der Hand und führt Sie in das Schloss die anderen folgen» (una rilettura del «Macbeth» di William Shakespeare, mai rappresentata in Italia), «Nelken», «Walzer» e «Palermo Palermo», pezzo dedicato al capoluogo siciliano, nel quale un muro di veri mattoni copre il boccascena del teatro e crolla a vista a inizio spettacolo.
L’omaggio barese continuerà con «Blaubart» (martedì 25 giugno, ore 17.30), uno dei pezzi più cupi e possenti dell’artista, montato nel 1977 a partire dall’opera «Il Castello di Barbablù» di Béla Bartók, fondamentale per comprendere il lavoro di connessione tra coreografia e teatro parlato. Subito dopo verrà proiettato il ritratto-documentario «Pina Bausch», realizzato da Anne Linsel nel 2006, che ricorda, attraverso le parole della stessa coreografa e dei suoi più stretti collaboratori, il lavoro condotto dagli esordi nella scuola di Essen fino alla creazione del Tanztheater Wuppertal.
L’omaggio barese prevede, quindi, la proiezione speciale di «Die Klage der Kaiserin / Il lamento dell’imperatrice» (mercoledì 26 giugno, ore 21), primo e unico lavoro cinematografico diretto dall’artista tedesca, che trasporta sullo schermo lo stile e i temi che hanno reso celebre il Tanztheater. Le riprese, iniziate nell’ottobre del 1987 e terminate nella primavera del 1989, sono il frutto di una serie di improvvisazioni dei danzatori, in gran parte componenti della compagnia di Wuppertal. Il film, privo di una tradizionale trama narrativa, è un susseguirsi di scene percorse da complesse associazioni tematiche, visive e musicali.
Tutto ruota attorno alla cittadina tedesca, ripresa nei suoi angoli più disparati: la campagna e i boschi, le strade del centro, il treno sopraelevato, una scuola di ballo, una serra, un solario, la sala prove nel vecchio cinema in disuso, dove si è compiuto tutto il lavoro di concezione e montaggio dei pezzi del Tanztheater Wuppertal.
Si passerà, poi, alla proiezione del film «1980 Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (giovedì 27 giugno, ore 17.30), mirabile e avvolgente affresco sulla vita che narra la tenerezza e la nostalgia dell’infanzia, assieme al senso della fine e dell’addio, e che prende il suo titolo dall’anno in cui venne creato, lo stesso della morte di Rolf Borzik, primo scenografo e compagno della coreografa tedesca. La rassegna prevede, quindi, la proiezione del film sul balletto «Walzer. Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (venerdì 28 giugno, ore 16.00), mai rappresentato in Italia, nel quale si parla dell'esilio, della separazione e della difficoltà o impossibilità di essere amati. Sono, poi, in agenda il documentario «A primer for Pina», realizzato dalla scrittrice e critica americana Susan Sontag, e un incontro con Leonetta Bentivoglio e Lutz Förster, direttore artistico del Tanztheater Wuppertal.
A chiudere l’iniziativa, che prevede anche un masterclass di danza contemporanea con Fernando Carlos Suels Mendoza e Thusnelda Mercy, sarà la proiezione speciale del balletto «Le Sacre du printemps / La Sagra della Primavera» (domenica 30 giugno, ore 22), opera di Igor Stravinsky, della quale ricorre quest’anno il centenario della creazione, che Pina Bausch montò nel 1975.
Punta di diamante della rassegna sarà, ovviamente, il debutto italiano, al teatro Petruzzelli di Bari, dello spettacolo «Sweet Mambo», sulla relazione tra i due sessi, programmato per la serata di venerdì 28 giugno, alle ore 20.30, e con repliche nei tre giorni successivi (sabato 29 e domenica 30 giugno, alle 18.00; lunedì 1° luglio, alle 20.30). Sul palco salirà il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, diretto artisticamente da Lutz Förster, compagnia che ritorna in Italia dopo due anni di assenza (l’ultima esibizione si ebbe al Piccolo Teatro di Milano, nel febbraio del 2011). Le scene e i video sono di Peter Pabst, i costumi di Marion Cito, la collaborazione musicale di Matthias Burkert e Andreas Eisenschneider. Conclusa la rassegna barese, la compagnia tedesca ha in programma un’altra tappa italiana, anch’essa organizzata da Andres Neumann International. Sarà, infatti, ospite del teatro San Carlo di Napoli, dove dall’11 al 14 luglio porterà un repertorio di grande impatto: l’indimenticabile «Café Müller», che Pedro Almodóvar scelse per la scena iniziale del film «Parla con lei», e «Le Sacre du Printemps / La Sagra della Primavera», nel quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, gli uni a torso nudo, le altre in vesti leggere, danzano, su un palco coperto di argilla, un rito asciutto e violento.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2]Una scena di «Sweet Mambo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [figg. 3]Una scena di «Palermo, Palermo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [fig. 4] Una scena di «Café Müller», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch
Informazioni utili
Omaggio a Pina Bausch. Bari, sedi varie. Informazioni: Teatro pubblico pugliese, tel. 080.5580195; teatro Petruzzelli, tel.080.9752840. Sito web: www.teatropubblicopugliese.it/stagione_rassegna/omaggio-a-pina-bausch_144.html e www.fondazionepetruzzelli.it. Da lunedì 24 a lunedì 1° luglio 2013.
Da lunedì 24 a domenica 30 giugno, il capoluogo pugliese ospiterà incontri, masterclass e proiezioni cinematografiche dedicati all’autrice dei balletti «Le Sacre du Printemps» e «Café Müller». Un insieme di eventi, questo, la cui organizzazione è curata da Lucrezia Zazzera per il Teatro pubblico pugliese e che coinvolgerà diversi luoghi della città, dal Palazzo ex Poste all’arena Quattro Palme, dalla sala Murat a piazza Santa Maria del Buon Consiglio.
Ad aprire la manifestazione sarà, all’università degli studi «Aldo Moro» di Bari, il video girato durante lo spettacolo «Café Müller» (lunedì 24 giugno, ore 17.30), il lavoro più autobiografico e noto dell’artista, creato nel 1978 e definito da lei stessa un «lamento d'amore», una metafora, traslata nel respiro dei corpi, dell'impossibilità di un contatto autentico con l'altro. A seguire ci sarà la proiezione di «Bilder Aus Stücken der Pina Bausch», in cui si evoca il processo creativo della coreografa tedesca attraverso alcuni estratti degli spettacoli «Er nimmt Sie an der Hand und führt Sie in das Schloss die anderen folgen» (una rilettura del «Macbeth» di William Shakespeare, mai rappresentata in Italia), «Nelken», «Walzer» e «Palermo Palermo», pezzo dedicato al capoluogo siciliano, nel quale un muro di veri mattoni copre il boccascena del teatro e crolla a vista a inizio spettacolo.
L’omaggio barese continuerà con «Blaubart» (martedì 25 giugno, ore 17.30), uno dei pezzi più cupi e possenti dell’artista, montato nel 1977 a partire dall’opera «Il Castello di Barbablù» di Béla Bartók, fondamentale per comprendere il lavoro di connessione tra coreografia e teatro parlato. Subito dopo verrà proiettato il ritratto-documentario «Pina Bausch», realizzato da Anne Linsel nel 2006, che ricorda, attraverso le parole della stessa coreografa e dei suoi più stretti collaboratori, il lavoro condotto dagli esordi nella scuola di Essen fino alla creazione del Tanztheater Wuppertal.
L’omaggio barese prevede, quindi, la proiezione speciale di «Die Klage der Kaiserin / Il lamento dell’imperatrice» (mercoledì 26 giugno, ore 21), primo e unico lavoro cinematografico diretto dall’artista tedesca, che trasporta sullo schermo lo stile e i temi che hanno reso celebre il Tanztheater. Le riprese, iniziate nell’ottobre del 1987 e terminate nella primavera del 1989, sono il frutto di una serie di improvvisazioni dei danzatori, in gran parte componenti della compagnia di Wuppertal. Il film, privo di una tradizionale trama narrativa, è un susseguirsi di scene percorse da complesse associazioni tematiche, visive e musicali.
Tutto ruota attorno alla cittadina tedesca, ripresa nei suoi angoli più disparati: la campagna e i boschi, le strade del centro, il treno sopraelevato, una scuola di ballo, una serra, un solario, la sala prove nel vecchio cinema in disuso, dove si è compiuto tutto il lavoro di concezione e montaggio dei pezzi del Tanztheater Wuppertal.
Si passerà, poi, alla proiezione del film «1980 Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (giovedì 27 giugno, ore 17.30), mirabile e avvolgente affresco sulla vita che narra la tenerezza e la nostalgia dell’infanzia, assieme al senso della fine e dell’addio, e che prende il suo titolo dall’anno in cui venne creato, lo stesso della morte di Rolf Borzik, primo scenografo e compagno della coreografa tedesca. La rassegna prevede, quindi, la proiezione del film sul balletto «Walzer. Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (venerdì 28 giugno, ore 16.00), mai rappresentato in Italia, nel quale si parla dell'esilio, della separazione e della difficoltà o impossibilità di essere amati. Sono, poi, in agenda il documentario «A primer for Pina», realizzato dalla scrittrice e critica americana Susan Sontag, e un incontro con Leonetta Bentivoglio e Lutz Förster, direttore artistico del Tanztheater Wuppertal.
A chiudere l’iniziativa, che prevede anche un masterclass di danza contemporanea con Fernando Carlos Suels Mendoza e Thusnelda Mercy, sarà la proiezione speciale del balletto «Le Sacre du printemps / La Sagra della Primavera» (domenica 30 giugno, ore 22), opera di Igor Stravinsky, della quale ricorre quest’anno il centenario della creazione, che Pina Bausch montò nel 1975.
Punta di diamante della rassegna sarà, ovviamente, il debutto italiano, al teatro Petruzzelli di Bari, dello spettacolo «Sweet Mambo», sulla relazione tra i due sessi, programmato per la serata di venerdì 28 giugno, alle ore 20.30, e con repliche nei tre giorni successivi (sabato 29 e domenica 30 giugno, alle 18.00; lunedì 1° luglio, alle 20.30). Sul palco salirà il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, diretto artisticamente da Lutz Förster, compagnia che ritorna in Italia dopo due anni di assenza (l’ultima esibizione si ebbe al Piccolo Teatro di Milano, nel febbraio del 2011). Le scene e i video sono di Peter Pabst, i costumi di Marion Cito, la collaborazione musicale di Matthias Burkert e Andreas Eisenschneider. Conclusa la rassegna barese, la compagnia tedesca ha in programma un’altra tappa italiana, anch’essa organizzata da Andres Neumann International. Sarà, infatti, ospite del teatro San Carlo di Napoli, dove dall’11 al 14 luglio porterà un repertorio di grande impatto: l’indimenticabile «Café Müller», che Pedro Almodóvar scelse per la scena iniziale del film «Parla con lei», e «Le Sacre du Printemps / La Sagra della Primavera», nel quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, gli uni a torso nudo, le altre in vesti leggere, danzano, su un palco coperto di argilla, un rito asciutto e violento.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2]Una scena di «Sweet Mambo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [figg. 3]Una scena di «Palermo, Palermo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [fig. 4] Una scena di «Café Müller», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch
Informazioni utili
Omaggio a Pina Bausch. Bari, sedi varie. Informazioni: Teatro pubblico pugliese, tel. 080.5580195; teatro Petruzzelli, tel.080.9752840. Sito web: www.teatropubblicopugliese.it/stagione_rassegna/omaggio-a-pina-bausch_144.html e www.fondazionepetruzzelli.it. Da lunedì 24 a lunedì 1° luglio 2013.
sabato 22 giugno 2013
Una «Festa di teatro eco/logico» a Stromboli. Cinque giorni di eventi unplugged per l’isola siciliana
L’evento, in programma da sabato 22 a mercoledì 26 giugno, è di quelli da non perdere, non solo per la bellezza dell’isola siciliana, dove si percepisce un incessante dialogo tra il rumore del mare, il suono del vento e il continuo borbottio del vulcano, uno dei più attivi al mondo in considerazione della sua attività eruttiva persistente. Il progetto, diretto artisticamente da Alessandro Fabrizi e promosso dal gruppo «fluidonumero9», con il patrocinio del Comune di Lipari, di Legambiente Sicilia, del Centro studi eoliani, è, infatti, destinato a far parlare di sé per essere -spiegano gli organizzatori- «il primo evento al mondo di teatro, musica e danza rigorosamente unplugged, ovvero senza luci, senza microfoni, senza effetti artificiali», in pratica «senza consumo di corrente elettrica aggiunta».
In scena artisti e intellettuali come Iaia Forte, Nadia Fusini, Concita De Gregorio e Patrizia Zappa Mulas inviteranno il pubblico a riflettere sulle suggestioni artistiche derivate dal recupero di un rapporto sostenibile, ma anche estetico con la natura. Il tema portante del festival sarà quello dell’ira di Madre Terra, a partire dal mito di Proserpina come raccontato nelle «Metamorfosi» di Ovidio, offrendo così l’occasione agli artisti ospiti di riflettere su argomenti quali la rabbia, la natura, l’amore.
Ad aprire la kermesse, all’interno della quale si terrà anche un workshop di danza e improvvisazione sull’anima dei luoghi, condotto da Caterina Gottardo e Paolo Pascolo alla discoteca Megà (tutti i giorni, dalle 17 alle 20), sarà la performance «Hungry», (in lingua inglese), scritta e interpretata dallo statunitense Paul Ricciardi, che sorprenderà gli spettatori con inaspettati blitz artistici in vari luoghi dell’isola, a cominciare da piazza San Vincenzo (sabato 22 giugno, dalle 18 alle 22).
Seguirà il primo dei due incontri del festival con Nadia Fusini, che presenterà il suo ultimo libro per i tipi della Einaudi di Torino, «Hanna e le altre» (sabato 22 giugno, alle 18.30), nel quale viene tracciato un ritratto di Simone Weil, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt, tre donne che si sono arrischiate in una riflessione sulla violenza, sul potere e sulla guerra nel cuore del Novecento. La studiosa e scrittrice toscana, alla quale si devono traduzioni di opere di Virginia Wolf e Mary Shelley sarà nuovamente protagonista del festival, negli incantevoli spazi del limoneto della Locanda Barbablù, con un ricordo di Silvia Plath, a cinquant’anni dalla morte (domenica 23 giugno, alle 18), al quale parteciperanno anche Laura Mazzi, Alice Bologna, Marzia Pellegrino e Ilenia Cipollari.
Concita De Gregorio sarà, invece, presente alla ‘messa in scena’ del suo libro «Io vi maledico» (lunedì 24 giugno, alle 19.30), con Alice Redini, Tommaso Capodanno, Cecilia D’Amico, Leonardo Gambardella, Franco Paluzzi e Giorgia Visani. Mentre Iaia Forte darà voce alla prosa di Elsa Morante con la lettura del libro «L’isola di Arturo» (martedì 25 giugno, alle 22).
Tra gli spettacoli in scena a Stromboli, c’è grande attesa per il monologo «Il naufrago» di Patrizia Zappa Mulas (domenica 23 giugno, alle 19.30), una favola sul senso più profondo e autentico della parola amore, tratta dal poemetto «Enoch Arden», pubblicato nel 1864 da Alfred Tennyson e musicato nel 1897 da Richard Strauss. Il Funaro di Pistoia porterà, invece, al festival il suo spettacolo «Uscio e bottega» (mercoledì 26 giugno, alle 17.30 e alle 18.30), scritto da Francesca Giaconi e Lorenzo Banchi, che vede in scena la stessa Francesca Giaconi ed Enrico Lombardi: un divertente racconto della vita di due sposi tra uova e farina, nel quale il buonumore si mescola con la malinconia dei ricordi e con i sapori di un tempo antico.
Curiosa è anche l’improvvisazione per attrice e argilla che Ilenia Cipollari presenterà sulla spiaggia di Scari e che è stata intitolata «Metamorfosi: la creazione del mondo» (lunedì 24 giugno, ore 18). Mentre a chiudere la selezione degli spettacoli scelti da «fluidonumero9» per l’evento siciliano sarà «Erisittone, Proserpina e l’ira di Madre Terra, un varietà» (mercoledì 26 giugno, alle 18.30 e alle 22), un appuntamento a cura di Alessandro Fabrizi e Susan Main, che verrà presentato in due versioni, una luce e una buio, ispirate alla «doppia vita» di Proserpina tra la terra e gli inferi.
Non mancherà, poi, la musica, a partire dal concerto «Las Rosas» (sabato 22 giugno, alle 22), con Marco Schiavoni e Caterina Genta, nel quale gli arpeggi della chitarra si fonderanno con l’intensità dei versi di Federico Garcia Lorca. Alessandro Librio sarà, invece, protagonista di «Vibro» (domenica 23 giugno, alle 22), originale «performance di viola, violino e luogo». Toccherà, poi, al quartetto «Le Cardamomò» (lunedì 24 giugno, alle 21) presentare le sue canzoni di ispirazione francese e balcanica, dal gusto retrò e onirico; mentre a chiudere gli appuntamenti all’insegna delle sette note saranno i Takabum (mercoledì 26 giugno, alle 19), street band calabrese, frizzante e coloratissima, che proporrà una vera e propria parata per l’isola a ritmo di funky e jazz.
Oltre agli spettacoli e agli eventi dal vivo, il festival prevede anche un momento di riflessione sul ruolo dell’artista e del teatro in rapporto con l’ambiente naturale attraverso una «Tavola rotonda sul mare» (martedì 25 giugno, alle 17.30), a cura di Giulia Giordano del Teatro Pinelli Occupato. All’incontro prenderanno parte, tra gli altri, l'artista Federico Russo, l'attore e illuminotecnico Hossein Taheri, l’urbanista Carmelo Celona e l’antropologa Silvia Jop di «Lavoro culturale», autrice dell’e-book «Come è bella l’imprudenza», una mappa della «cultura fai-da-te» in Italia, un cartografia dei tanti teatri del nostro Paese che, sull’esempio del Valle di Roma, sono stati occupati dai cittadini negli ultimi due anni. E per gli amanti dell’arte visiva è previsto anche un evento speciale, a cura di Alessandro Baronio che, durante la cinque giorni siciliana, costruirà scenografie e opere riutilizzando oggetti ‘rifiutati’, ripescati dal fondo del mare, riconsegnandoli così a nuova vita attraverso il ricordo e il contributo collettivo degli strombolani e dei turisti. Un modo, questo, di coinvolgere tutti nel festival isolano, perché – dicono gli organizzatori- «la fantasia è contagiosa!». (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della prima edizione di «Festa di teatro eco/logico», progetto, diretto artisticamente da Alessandro Fabrizi e promosso dal gruppo «fluidonumero9», con il patrocinio del Comune di Lipari, di Legambiente Sicilia, del Centro studi eoliani; [fig. 2] Un'immagine di un workshop del gruppo «fluidonumero9» sull'isola di Stromboli; [fig. 3] Una scena dello spettacolo «Uscio e bottega» di Francesca Giaconi e Lorenzo Banchi, con la stessa Francesca Giaconi ed Enrico Lombardi, che il Funaro di Pistroia proporrà a «Festa di teatro eco/logico»; [fig. 4] I Takabum, tra i protagonisti di «Festa di teatro eco/logico»
Informazioni utili
«Festa di teatro eco/logico». Sedi varie - Stromboli (Messina). Ingresso libero. Informazioni e prenotazioni: Tommaso Capodanno, cell. 333 7508055 o tommasocapodanno@hotmail.it. Sito internet: http://fluidonumero9.wordpress.com. Da sabato 22 a mercoledì 26 giugno 2013.
giovedì 20 giugno 2013
«Art Night», una lunga notte d’arte per Venezia
«Non c’è due senza tre». L’università Ca’ Foscari di Venezia fa proprio il vecchio adagio popolare e lancia, in collaborazione con l’amministrazione comunale, la terza edizione di «Art Night», una lunga serata d’arte che vedrà tutti i soggetti che si occupano di cultura in città aprire i propri spazi oltre l’abituale orario di chiusura e offrire al pubblico un ricco calendario di performances musicali, spettacoli, letture animate, inaugurazioni di mostre e non solo.
Oltre centoottanta le sedi coinvolte in questa edizione della notte bianca veneziana, alla quale farà da filo conduttore l’omaggio al talento femminile, in ogni sua espressione. L’appuntamento è per sabato 22 giugno, dalle 18 in poi.
Per scoprire i tanti appuntamenti in agenda (si parla di oltre seicento ore di eventi, ma il calendario è in effervescente aggiornamento) sarà sufficiente camminare, tra calli e campielli, alla ricerca dell’immagine guida della rassegna: uno spicchio di luna che diventa il ferro di prua di una gondola.
Tutti gli spazi espositivi e gli eventi saranno visitabili senza biglietto d’ingresso e, dalle 20 all’una di notte, sarà gratuito anche il Vaporetto dell’arte, la linea di navigazione di Actv che percorre il Canal Grande alla scoperta delle bellezze artistiche della città.
Fulcro della notte bianca veneziana, ideata e coordinata da Silvia Burini e Angela Bianco, sarà, ovviamente, l’università Ca’ Foscari, dove la manifestazione prenderà formalmente vita con il saluto del Magnifico Rettore Carlo Carraro e delle autorità comunali. Venezia cambierà, quindi, il suo volto abituale -quello di centro melanconicamente romantico o, per contro, di città tutta lustrini, celebrities e gossip-, trasformandosi in un grande e vitale laboratorio creativo, in un luogo dei giovani e per i giovani.
Si potrà, tra l’altro, ascoltare musica classica all’Istituto romeno di cultura e al Palazzetto Bru Zane, riscoprire il «Decameron» di Giovanni Boccaccio alla Fondazione Querini Stampalia, salire sul campanile dell’abbazia di San Giorgio, scoprire i ‘dietro le quinte’ dei teatri Goldoni e Malibran, raggiungere l’isola di San Servolo per una visita guidata al giardino storico. Molte saranno, poi, le mostre visitabili gratuitamente, da «Robert Motherwell: i primi collage» alla Collezione Peggy Guggenheim a «Roy Liechtenstein Sculptor» alla Fondazione Vedova, da «Prima materia» a Punta Dogana a «Pawel Althamer And Anatoly Osmolovsky: Parallel Convergences» alla Casa dei Tre Oci, senza dimenticare le tante iniziative espositive dei Musei civici veneziani.
Cuore pulsante di «Art Night» sarà un’inedita performance live dei Masbedo, accompagnati e musicati eccezionalmente dai Marlene Kuntz. L’esibizione è in programma per le 22.30 nel cortile principale dell’università Ca’ Foscari, subito dopo l’anteprima del documentario «The Illusionists» di Elena Rossi e la performance «Dust» della coreografa e danzatrice Marta Bevilacqua. Per l’occasione, l’ateneo veneto permetterà di visitare la mostra «Lost in Translation», promossa dal Moscow Museum of Modern Art, e l’installazione di Maria Cristina Finucci dedicata al Garbage Patch State e alla drammatica situazione ambientale che si profila per il nostro pianeta.
Eventi da non perdere saranno proposti anche nelle altre due sedi dell’ateneo veneziano: al Cultural Flow Zone sarà aperta una collettiva di artisti pietroburghesi; a Ca’ Cappello si terrà la mostra «Un golfo, uno stretto e un mare», un viaggio per fotografie in Paesi come la Persia, gli Emirati Arabi, il Qatar e l’Iraq.
Curioso si rivela, poi, il progetto della cantante Sofia Taliani che, alla Peggy Guggenheim Collecition, proporrà «Pop-up concerts for one», mini-concerti di qualche minuto che verranno eseguiti per un singolo ascoltatore alla volta. Mentre la Zuecca Projet Space proporrà, nell'ambito della mostra «Ai Weiwei – Disposition» (alle ore 18.30), una conversazione con Barnaby Martin, noto giornalista anglosassone che è riuscito a intervistare l’artista cinese Ai Weiwei dopo il rilascio dagli ottantuno giorni d’illegittima prigionia in Cina.
Non mancherà, inoltre, ad «Art Night» l’evento Instagram che tanto successo ha avuto nella passata edizione. Quest’anno verrà proposto, in collaborazione con JewelGram, un contest dedicato al talento delle donne e l’iniziativa culminerà, nella serata del 22 giugno, con un InstaMeet speciale, organizzato da Venezia da Vivere.
A chi alle nuove tecnologie preferisce il caro e vecchio libro è, invece, riservata la lunga staffetta di letture sul femminicidio, che coinvolgerà le principali librerie cittadine. Eventi, dunque, per tutti i gusti nella terza edizione della rassegna veneziana, il cui slogan è ancora una volta: «l’arte libera la notte».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vista notturna di Venezia; [fig. 2] I Masbedo; [fig. 3] La ballerina e coreografa Marta Bevilacqua
Informazioni utili
«Art Night Venezia». Sedi varie - Venezia. Ingresso: gratuito per tutte le sedi partecipanti (dalle ore 18.00 all’una circa), salvo diverse indicazioni. Web: www.artnightvenezia.it. Twitter: @artnightvenezia. Facebook: artnight venezia. Instagram: artnightvenezia. Informazioni: tel. 041.23466223-6227. Sabato 22 giugno 2013
Oltre centoottanta le sedi coinvolte in questa edizione della notte bianca veneziana, alla quale farà da filo conduttore l’omaggio al talento femminile, in ogni sua espressione. L’appuntamento è per sabato 22 giugno, dalle 18 in poi.
Per scoprire i tanti appuntamenti in agenda (si parla di oltre seicento ore di eventi, ma il calendario è in effervescente aggiornamento) sarà sufficiente camminare, tra calli e campielli, alla ricerca dell’immagine guida della rassegna: uno spicchio di luna che diventa il ferro di prua di una gondola.
Tutti gli spazi espositivi e gli eventi saranno visitabili senza biglietto d’ingresso e, dalle 20 all’una di notte, sarà gratuito anche il Vaporetto dell’arte, la linea di navigazione di Actv che percorre il Canal Grande alla scoperta delle bellezze artistiche della città.
Fulcro della notte bianca veneziana, ideata e coordinata da Silvia Burini e Angela Bianco, sarà, ovviamente, l’università Ca’ Foscari, dove la manifestazione prenderà formalmente vita con il saluto del Magnifico Rettore Carlo Carraro e delle autorità comunali. Venezia cambierà, quindi, il suo volto abituale -quello di centro melanconicamente romantico o, per contro, di città tutta lustrini, celebrities e gossip-, trasformandosi in un grande e vitale laboratorio creativo, in un luogo dei giovani e per i giovani.
Si potrà, tra l’altro, ascoltare musica classica all’Istituto romeno di cultura e al Palazzetto Bru Zane, riscoprire il «Decameron» di Giovanni Boccaccio alla Fondazione Querini Stampalia, salire sul campanile dell’abbazia di San Giorgio, scoprire i ‘dietro le quinte’ dei teatri Goldoni e Malibran, raggiungere l’isola di San Servolo per una visita guidata al giardino storico. Molte saranno, poi, le mostre visitabili gratuitamente, da «Robert Motherwell: i primi collage» alla Collezione Peggy Guggenheim a «Roy Liechtenstein Sculptor» alla Fondazione Vedova, da «Prima materia» a Punta Dogana a «Pawel Althamer And Anatoly Osmolovsky: Parallel Convergences» alla Casa dei Tre Oci, senza dimenticare le tante iniziative espositive dei Musei civici veneziani.
Cuore pulsante di «Art Night» sarà un’inedita performance live dei Masbedo, accompagnati e musicati eccezionalmente dai Marlene Kuntz. L’esibizione è in programma per le 22.30 nel cortile principale dell’università Ca’ Foscari, subito dopo l’anteprima del documentario «The Illusionists» di Elena Rossi e la performance «Dust» della coreografa e danzatrice Marta Bevilacqua. Per l’occasione, l’ateneo veneto permetterà di visitare la mostra «Lost in Translation», promossa dal Moscow Museum of Modern Art, e l’installazione di Maria Cristina Finucci dedicata al Garbage Patch State e alla drammatica situazione ambientale che si profila per il nostro pianeta.
Eventi da non perdere saranno proposti anche nelle altre due sedi dell’ateneo veneziano: al Cultural Flow Zone sarà aperta una collettiva di artisti pietroburghesi; a Ca’ Cappello si terrà la mostra «Un golfo, uno stretto e un mare», un viaggio per fotografie in Paesi come la Persia, gli Emirati Arabi, il Qatar e l’Iraq.
Curioso si rivela, poi, il progetto della cantante Sofia Taliani che, alla Peggy Guggenheim Collecition, proporrà «Pop-up concerts for one», mini-concerti di qualche minuto che verranno eseguiti per un singolo ascoltatore alla volta. Mentre la Zuecca Projet Space proporrà, nell'ambito della mostra «Ai Weiwei – Disposition» (alle ore 18.30), una conversazione con Barnaby Martin, noto giornalista anglosassone che è riuscito a intervistare l’artista cinese Ai Weiwei dopo il rilascio dagli ottantuno giorni d’illegittima prigionia in Cina.
Non mancherà, inoltre, ad «Art Night» l’evento Instagram che tanto successo ha avuto nella passata edizione. Quest’anno verrà proposto, in collaborazione con JewelGram, un contest dedicato al talento delle donne e l’iniziativa culminerà, nella serata del 22 giugno, con un InstaMeet speciale, organizzato da Venezia da Vivere.
A chi alle nuove tecnologie preferisce il caro e vecchio libro è, invece, riservata la lunga staffetta di letture sul femminicidio, che coinvolgerà le principali librerie cittadine. Eventi, dunque, per tutti i gusti nella terza edizione della rassegna veneziana, il cui slogan è ancora una volta: «l’arte libera la notte».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vista notturna di Venezia; [fig. 2] I Masbedo; [fig. 3] La ballerina e coreografa Marta Bevilacqua
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«Art Night Venezia». Sedi varie - Venezia. Ingresso: gratuito per tutte le sedi partecipanti (dalle ore 18.00 all’una circa), salvo diverse indicazioni. Web: www.artnightvenezia.it. Twitter: @artnightvenezia. Facebook: artnight venezia. Instagram: artnightvenezia. Informazioni: tel. 041.23466223-6227. Sabato 22 giugno 2013
martedì 18 giugno 2013
«Contemporary locus», riflettori puntati su Grazia Toderi. Videoarte al teatro Sociale di Bergamo
Sabato 22 e domenica 23 giugno, Grazia Toderi si confronterà, dunque, nuovamente con l’architettura e il passato dello splendido edificio ideato nel 1803 da Leopoldo Pollack (Vienna, 1751 – Milano, 13 marzo 1806), progettista austriaco, allievo di Giuseppe Piermarini (Foligno, 1734-1808), al quale si devono opere come la Villa Belgiojoso Reale a Milano e le aule Volta e Scarpa dell’Università di Pavia, invitato a Bergamo da un folto gruppo di nobili desiderosi di dotare la Città Alta di una sala teatrale in grado di rivaleggiare con quella della Città Bassa: il Riccardi (l’attuale Donizetti). Cinque anni dopo, in occasione del Carnevale del 1809, veniva inaugurato il Sociale, un elegante teatro all’italiana, con ottantasei palchi sovrapposti in tre ordini, sui quali insiste un quarto ordine di loggione, e con una platea a forma ovale di stampo francesizzante.
L’attività musicale della sala sopravvisse, con alterne vicende, fino alla fine degli anni Venti del Novecento, ospitando anche generi nuovi come l’operetta e «addirittura -si legge nella scheda di presentazione- esibizioni di moderna tecnologia quali il grammofono (1898) e il cinematografo (dal 1908)». La storia successiva è segnata da continui passaggi di proprietà, progetti di demolizione o di avventuristici riusi, fino al 1974 quando il Comune acquisisce l’immobile, ormai in stato di abbandono, e lo riqualifica trasformandolo in spazio espositivo.
Ci vogliono altri trent’anni perché il teatro Sociale venga interessato da restauri che lo riportino alla sua funzione originale. Ciò accade nel triennio 2006-2009. Negli anni appena antecedenti a questo progetto, Grazia Toderi realizza «Sound» (2002), un video costruito sull’immagine fissa e monumentale della sala teatrale bergamasca, silenziosa e abbandonata, al quale fa da colonna sonora un suono misterioso, penetrante e continuo, quasi una melodia del vuoto.
L’inserimento di quest’opera nel teatro stesso, a distanza di più di dieci anni dalla sua realizzazione, «vuole offrire -spiegano gli organizzatori- una visione simultanea del luogo prima e dopo la sua ristrutturazione, con un effetto di forte suggestione e tensione narrativa».
L’artista patavina, che annovera in curriculum numerose mostre in prestigiosi spazi espositivi stranieri e la partecipazione a tre edizioni della Biennale di Venezia (1993, 1999 e 2009), restituisce con questo suo lavoro una dimensione dilatata e onirica dello spazio, che coinvolge il pubblico in una condizione a-temporale. E’ un’atmosfera, questa, che emanano anche altri video e fotografie della serie dedicata ai teatri storici italiani, da «Random» (Massimo di Palermo, 2001) ad «Eclissi» (Comunale di Ferrara, 1999), da «Orchestra» (Rossini di Pesaro, 2003) a «Il fiore delle mille e una notte» (Comunale di Modena, 1998).
L’arte contemporanea incontra, dunque, la magia del mondo della scena in questa quarta edizione di «Contemporary locus», nella quale avranno grande spazio anche le nuove tecnologie con pagine dedicate al progetto su Twitter e Facebook, video di Beatrice Marchi e Marco Chiodi su Vimeo, fotografie di Claudio Cristini, Maria Zanchi e Simone Montanari su Flickr, e una app gratuita per iPhone/iPad, realizzata da Elisa Bernardoni, con informazioni logistiche e approfondimenti sull’evento e sullo spazio espositivo. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1 e fig. 2] Teatro Sociale, Bergamo 2013.Foto di Claudio Cristini; [fig. 3] Grazia Toderi, «Sound», 2002. Still da video. Courtesy l’artista; [fig. 4] Grazia Toderi, «Sound», 2002. Veduta dell’installazione per «Contemporary locus 4». Teatro Sociale, Bergamo 2013. Foto di Claudio Cristini; [fig. 5] Grazia Toderi, «Eclissi», 1999. Proiezione video, dimensioni variabili. Suono stereo, loop, dvd. Courtesy Galleria Giò Marconi, Milano
[Le foto sono state fornite da Alice Panti, responsabile dell'ufficio stampa di «Contemporary locus 4»]
Informazioni utili
«Contemporary locus - Luoghi riscoperti dall’arte contemporanea» - Progetto di Grazia Toderi. Teatro Sociale, via Bartolomeo Colleoni, 4 – Bergamo. Orari: sabato, ore 10.00-23.00 e domenica, ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Informazioni e visite speciali: info@contemporarylocus.it. Inaugurazione: sabato 22 giugno ore 10.00. Da sabato 22 a domenica 23 giugno 2013.
domenica 16 giugno 2013
«The Season», da Shakespeare a Olivia Chaney: tutte le arti in scena a Firenze
Ritorna puntale, con l’inizio dell’estate, «The Season», festival promosso dalla New York University di Firenze. Da lunedì 17 giugno a venerdì 5 luglio, attori, scrittori, musicisti e artisti di fama internazionale animeranno la splendida cornice di villa La Pietra, elegante residenza toscana del XV secolo che in passato fu anche sede di rappresentanza dell’Ambasciata di Prussia, con concerti di musica jazz, letture di opere letterarie, rappresentazioni teatrali in lingua inglese e italiana.
A inaugurare la rassegna, i cui eventi saranno tutti a ingresso gratuito (ma con prenotazione obbligatoria all’indirizzo e-mail lapietra.reply@nyu.edu o al numero 055.5007212) sarà l’installazione «Transition – Transizione» (lunedì 17 luglio, ore 21), un lavoro composto da video e performances realizzati, nell’ambito del corso intensivo «Building Bridges», da studenti e docenti di teatro, cinema e media di cinque università internazionali: la New York University, la Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo, la School of Visual Arts di New York, la DnsT di Copenhagen e la Stada di Stoccolma.
La rassegna, giunta alla sua nona edizione, proseguirà, quindi, con un allestimento dell’«Amleto» di William Shakespeare (mercoledì 19 giugno, ore 19.30), su musiche di Jonathan Batiste e della Stay Human Band, che vedrà in scena gli attori Sterling Brown, Ryan Michelle Bathe e Andre Holland. Lo spettacolo, prodotto dalla Continuum Company della New York University - Tisch School of the Arts, verrà proposto anche al Chiostro di Santo Spirito (venerdì 21 giugno, ore 21), a sostegno della onlus che gestisce le attività dell’edificio sacro.
Dal teatro si passerà, poi, alla neuroscienza con la conferenza «Being Me, Being You: Acting, Neuroscience and the Audience» (venerdì 21 giugno, ore 11), che vedrà in cattedra Mark Wing – Davey, capo dipartimento del programma post-laurea di recitazione alla New York University e unico non-scienziato membro della Ebi - Emotional Brain Institute, che parlerà di come la neuroscienza, la neurobiologia e la neuropsicologia ci possano aiutare o meno a svolgere il nostro lavoro.
Grande spazio in questa edizione di «The Season» avrà, inoltre, la letteratura con la rassegna «Writers Reading», proposta anche negli spazi di Palazzo Strozzi grazie alla collaborazione con il Gabinetto Vieusseux. Poeti e scrittori di fama internazionale leggeranno brani delle loro opere; sono attesi a Firenze firme quali Dorothea Lasky ed Elissa Schappell (sabato 22 giugno, ore 18), Eileen Myles e Maaza Mengiste (giovedì 27 giugno, ore 18.30), Darin Strauss (venerdì 28 giugno, ore 18), Matthew Rohrer, Catherine Barnett e Ulrich Baer (venerdì 5 luglio, ore 18.30).
La rassegna fiorentina vedrà anche il ritorno di Jonathan Batiste (sabato 22 giugno, ore 21), virtuoso del pianoforte con in curriculum premi come il «Movado Future Legend» e lo «Steinway Performing Artist», che è conosciuto per essere il fondatore e il leader della «Stay Human Band», un gruppo di modern jazz apprezzato per la grande energia e per l’immensa comunicabilità trasmessa durante i suoi spettacoli.
A seguire, Villa La Pietra ospiterà «The Edge of Darkness» (martedì 25 giugno, ore 21), uno spettacolo di luci, suoni e immagini che esplora alcuni aspetti della cecità, intesa in senso fisico e metaforico, in relazione alla percezione del suono e della visione. Il progetto -durante il quale verranno presentati filmati sulla musica e saranno interpretati brani di Giacinto Scelsi, John Cage e altri autori- include un nuovo lavoro di Andrea Cavallari basato sul libro «Ficciones» di Jorge Louis Borges e la partecipazione di Luisa Valeria Carpignano (pianoforte), Lucy Railton (violoncello) e Matilde Gagliardo (videoartista).
Sotto i riflettori saliranno, quindi, gli allievi del corso di Commedia dell’arte della New York University con lo spettacolo «Crossed Destinies – I destini incrociati» (mercoledì 26 giugno, ore 18.30), diretto da Jacob Olesen e Nolufefe Mtshabe. La rappresentazione, ospitata a Palazzo Strozzi, è mutuata dal romanzo «Il castello dei destini incrociati» di Italo Calvino e racconta la storia in italiano, spagnolo e inglese, con il corredo di canzoni in lingua zulu, xhosa e inglese e con l’ausilio di maschere e burattini creati dall’artista Joan Harmon.
«The Season» proseguirà, poi, con un omaggio a Chet Baker, geniale trombettista americano, mito e icona del «genio e sregolatezza», la cui storia verrà ripercorsa attraverso lo spettacolo «Baker vs. Baker» (sabato 29 giugno, ore 19.30), scritto e diretto da Roberto Andrioli e Fabrizio Checcacci, con musiche come «My funny Valentine», «Just friends» e «Almost Blue» a fare da colonna sonora.
Ritorneranno, quindi, sul palco gli allievi del Corso di Commedia dell’arte della New York University con «The Don Giovanni Spectacle» (martedì 2 luglio, ore 21), uno spettacolo di maschere, musica, scene scatenate e scherzosamente colorite, tratte dal «Don Giovanni» di Tirso de Molina e da altre fonti. A chiudere la sezione teatrale della rassegna fiorentina sarà, invece, «A Musical Journey» (mercoledì 3 luglio, ore 20.30), uno spettacolo con Olivia Chaney che proporrà, tra l’altro, rivisitazioni del repertorio barocco e rinascimentale e ballate tradizionali da tutto il mondo. Tanti linguaggi in scena a Firenze, dunque, per un’estate di arte e teatro.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Villa La Pietra, a Firenze, sede principale del festival «The Season 2013»; [fig. 2] Logo del festival «The Season 2013»; [fig. 3] Jonathan Batiste, uno degli ospiti del festival «The Season 2013»; [fig. 4] Olivia Chaney, una degli ospiti del festival «The Season 2013»
Informazioni utili
«The Season 2013». Rassegna di musica, teatro, danza, cinema, letteratura e animazione, promossa dalla New York University Firenze. Orari e programma: www.nyu.edu/global/lapietra/season/. Ingresso libero, con prenotazione obbligatoria al numero 055.5007212 o all’e-mail lapietra.reply@nyu.edu. Informazioni: Villa La Pietra, via Bolognese, 120 – Firenze, tel. 055.5007210 (Ufficio eventi). Dal 17 giugno al 5 luglio 2013.
A inaugurare la rassegna, i cui eventi saranno tutti a ingresso gratuito (ma con prenotazione obbligatoria all’indirizzo e-mail lapietra.reply@nyu.edu o al numero 055.5007212) sarà l’installazione «Transition – Transizione» (lunedì 17 luglio, ore 21), un lavoro composto da video e performances realizzati, nell’ambito del corso intensivo «Building Bridges», da studenti e docenti di teatro, cinema e media di cinque università internazionali: la New York University, la Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo, la School of Visual Arts di New York, la DnsT di Copenhagen e la Stada di Stoccolma.
La rassegna, giunta alla sua nona edizione, proseguirà, quindi, con un allestimento dell’«Amleto» di William Shakespeare (mercoledì 19 giugno, ore 19.30), su musiche di Jonathan Batiste e della Stay Human Band, che vedrà in scena gli attori Sterling Brown, Ryan Michelle Bathe e Andre Holland. Lo spettacolo, prodotto dalla Continuum Company della New York University - Tisch School of the Arts, verrà proposto anche al Chiostro di Santo Spirito (venerdì 21 giugno, ore 21), a sostegno della onlus che gestisce le attività dell’edificio sacro.
Dal teatro si passerà, poi, alla neuroscienza con la conferenza «Being Me, Being You: Acting, Neuroscience and the Audience» (venerdì 21 giugno, ore 11), che vedrà in cattedra Mark Wing – Davey, capo dipartimento del programma post-laurea di recitazione alla New York University e unico non-scienziato membro della Ebi - Emotional Brain Institute, che parlerà di come la neuroscienza, la neurobiologia e la neuropsicologia ci possano aiutare o meno a svolgere il nostro lavoro.
Grande spazio in questa edizione di «The Season» avrà, inoltre, la letteratura con la rassegna «Writers Reading», proposta anche negli spazi di Palazzo Strozzi grazie alla collaborazione con il Gabinetto Vieusseux. Poeti e scrittori di fama internazionale leggeranno brani delle loro opere; sono attesi a Firenze firme quali Dorothea Lasky ed Elissa Schappell (sabato 22 giugno, ore 18), Eileen Myles e Maaza Mengiste (giovedì 27 giugno, ore 18.30), Darin Strauss (venerdì 28 giugno, ore 18), Matthew Rohrer, Catherine Barnett e Ulrich Baer (venerdì 5 luglio, ore 18.30).
La rassegna fiorentina vedrà anche il ritorno di Jonathan Batiste (sabato 22 giugno, ore 21), virtuoso del pianoforte con in curriculum premi come il «Movado Future Legend» e lo «Steinway Performing Artist», che è conosciuto per essere il fondatore e il leader della «Stay Human Band», un gruppo di modern jazz apprezzato per la grande energia e per l’immensa comunicabilità trasmessa durante i suoi spettacoli.
A seguire, Villa La Pietra ospiterà «The Edge of Darkness» (martedì 25 giugno, ore 21), uno spettacolo di luci, suoni e immagini che esplora alcuni aspetti della cecità, intesa in senso fisico e metaforico, in relazione alla percezione del suono e della visione. Il progetto -durante il quale verranno presentati filmati sulla musica e saranno interpretati brani di Giacinto Scelsi, John Cage e altri autori- include un nuovo lavoro di Andrea Cavallari basato sul libro «Ficciones» di Jorge Louis Borges e la partecipazione di Luisa Valeria Carpignano (pianoforte), Lucy Railton (violoncello) e Matilde Gagliardo (videoartista).
Sotto i riflettori saliranno, quindi, gli allievi del corso di Commedia dell’arte della New York University con lo spettacolo «Crossed Destinies – I destini incrociati» (mercoledì 26 giugno, ore 18.30), diretto da Jacob Olesen e Nolufefe Mtshabe. La rappresentazione, ospitata a Palazzo Strozzi, è mutuata dal romanzo «Il castello dei destini incrociati» di Italo Calvino e racconta la storia in italiano, spagnolo e inglese, con il corredo di canzoni in lingua zulu, xhosa e inglese e con l’ausilio di maschere e burattini creati dall’artista Joan Harmon.
«The Season» proseguirà, poi, con un omaggio a Chet Baker, geniale trombettista americano, mito e icona del «genio e sregolatezza», la cui storia verrà ripercorsa attraverso lo spettacolo «Baker vs. Baker» (sabato 29 giugno, ore 19.30), scritto e diretto da Roberto Andrioli e Fabrizio Checcacci, con musiche come «My funny Valentine», «Just friends» e «Almost Blue» a fare da colonna sonora.
Ritorneranno, quindi, sul palco gli allievi del Corso di Commedia dell’arte della New York University con «The Don Giovanni Spectacle» (martedì 2 luglio, ore 21), uno spettacolo di maschere, musica, scene scatenate e scherzosamente colorite, tratte dal «Don Giovanni» di Tirso de Molina e da altre fonti. A chiudere la sezione teatrale della rassegna fiorentina sarà, invece, «A Musical Journey» (mercoledì 3 luglio, ore 20.30), uno spettacolo con Olivia Chaney che proporrà, tra l’altro, rivisitazioni del repertorio barocco e rinascimentale e ballate tradizionali da tutto il mondo. Tanti linguaggi in scena a Firenze, dunque, per un’estate di arte e teatro.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Villa La Pietra, a Firenze, sede principale del festival «The Season 2013»; [fig. 2] Logo del festival «The Season 2013»; [fig. 3] Jonathan Batiste, uno degli ospiti del festival «The Season 2013»; [fig. 4] Olivia Chaney, una degli ospiti del festival «The Season 2013»
Informazioni utili
«The Season 2013». Rassegna di musica, teatro, danza, cinema, letteratura e animazione, promossa dalla New York University Firenze. Orari e programma: www.nyu.edu/global/lapietra/season/. Ingresso libero, con prenotazione obbligatoria al numero 055.5007212 o all’e-mail lapietra.reply@nyu.edu. Informazioni: Villa La Pietra, via Bolognese, 120 – Firenze, tel. 055.5007210 (Ufficio eventi). Dal 17 giugno al 5 luglio 2013.
venerdì 14 giugno 2013
Torino, Antonio Fontanesi ritorna nella sua casa di via Po
«Il più grande dei paesaggisti moderni e uno dei pittori più potenti del XX secolo»: così Carlo Carrà parlò di Antonio Fontanesi (Reggio Emilia, 1818-Torino 1882), patriota mazziniano e pittore romantico al quale il Museo Accorsi – Ometto di Torino dedica una piccola ma raffinata mostra, per la curatela di Giuseppe Luigi Marini e l’organizzazione di Giuliana Godio, tesa a documentarne l’intera parabola creativa, dal lungo soggiorno svizzero, nella città di Ginevra (1850-1865), ai viaggi a Parigi (1855 e 1861), Londra (1865), Firenze (1867) e Tokyo (1876-1879).
«Omaggio a Fontanesi» -questo il titolo della rassegna, visitabile fino a domenica 16 giugno- allinea, nello specifico, una trentina di opere, tra oli, acquarelli, disegni, fusains, litografie e acqueforti, che documentano l’interesse dell’artista per una pittura di paesaggio, nella quale l’osservazione del vero e l’adozione di un atteggiamento scientifico di fronte alla realtà si incontrano con le suggestioni emotive suggerite dalla bellezza della natura all’animo umano.
Una vena malinconica e solitaria caratterizza, infatti, l’intera opera fontanesiana, una vera e propria «poesia del vero» nella quale si concretano -per usare le parole dello stesso pittore reggiano, contenute in una lettera a Carlo Stratta del 1876- «la luce, lo spazio, l’atmosfera e tutto ciò che si contiene nell’immensità, cioè l’infinito».
Ad aprire il percorso espositivo, del quale rimarrà documentazione in un agile catalogo edito dalla casa editrice Allemandi di Torino, è la tela «Pascolo» (1870), alla quale fanno seguito oli come «Crepuscolo» (1862), «Donna alla fonte» (1865), «Il lavoro» (1868-1872) «Confidenze» (1871-1872), «Studio per l’Aprile» (1872) o «Bufera imminente» (1873-1874), nei quali si respira la fascinazione dell’artista per i paesaggi armoniosi e musicali del francese Jean-Baptiste Camille Corot e della scuola di Barbizon, per i tocchi di luce dell’inglese William Turner, per la tecnica pittorica «a macchia» dei toscani Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.
La magica trasfigurazione del dato reale in una visione più lirica, la struggente resa luministica del cielo al tramonto e l’abile uso di colori terrosi e velati, quasi tendenti alla monocromia, sono caratteri della pittura di Antonio Fontanesi, che si ritrovano anche nei quattro grandi dipinti di forma ovale, commissionati all’autore da Cristiano Banti nel 1867 e oggi facenti parte della collezione del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, dopo la donazione di villa Flecchia a Magnano, nel Biellese, da parte dei coniugi Piero e Franca Enrico.
Curiosi per il soggetto raffigurato sono la tela «Vaso di fiori» (1880), probabile omaggio a Giuseppina Vignola, e l’olio su carta «Ingresso al tempio» (1876-1878), proveniente dal lascito Camerana della Gam di Torino, attribuito alla mano del nipponico Chu Azai, uno dei migliori allievi del maestro reggiano durante il suo soggiorno in Giappone.
Non manca in mostra nemmeno un inedito, il carboncino e tempera su carta «Court de St.Pierre» (1851), l’unico che si conosca di quelli dai quali il pittore trasse una serie di litografie per l’album di vedute ginevrine del 1854-1855, molte delle quali sono esposte nella rassegna torinese. Mentre a conoscere le fattezze dell’artista ci aiutano il ritratto in bronzo eseguito nel 1883 da Leonardo Bistolfi e un piccolo «Autoritratto» del 1881, realizzato molto probabilmente nel palazzo di via Po 55, dove è ubicata la Fondazione Accorsi – Ometto, sede della mostra, e nel quale il pittore visse gli ultimi tre anni della sua vita, abitando in un umile e modesto alloggio del quarto piano, con tre stanze e un bagno sul balcone, con l’acqua che funzionava a intermittenza e l’odore del soffritto di cipolle che saliva dai piani bassi.«Un ritorno a casa», dunque, per un artista che scrisse una pagina importante della storia piemontese, anche come insegnante dell’Accademia Albertina, seppur osteggiato da chi non vedeva di buon occhio le sue «rivoluzionarie» teorie sulla pittura di paesaggio. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonio Fontanesi, «Autoritratto», 1881. Matita, penna e acquerello su carta, cm 8,5x12,5 senza cornice; 28,5x22,4. Collezione privata; [fig. 2] Antonio Fontanesi, «Confidenze», 1871-1872. Olio su cartone rintelato, cm 28,7x37,5 senza cornice;cm 47,2x57,5 con cornice. Collezione privata; [fig. 3] Antonio Fontanesi, «Donna al fonte», 1865 ca. Olio su tela, cm 51x70 senza cornice; cm 75 x 95 con cornice. Torino, Gam - Galleria d'arte moderna
Informazioni utili
Omaggio ad Antonio Fontanesi. Museo di arti decorative Accorsi–Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-19.00; lunedì chiuso. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11.00 e ore 17.00; domenica, ore 11.00, ore 17.00 e ore 18.00. Ingresso: mostra € 5,00; mostra con visita guidata - intero € 8,00, ridotto € 5,00; mostra + museo + visita guidata - intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: Allemandi, Torino. Informazioni: Biglietteria, tel. 011.837.688 (int. 3). Sito web:www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino a domenica 16 giugno 2013.
«Omaggio a Fontanesi» -questo il titolo della rassegna, visitabile fino a domenica 16 giugno- allinea, nello specifico, una trentina di opere, tra oli, acquarelli, disegni, fusains, litografie e acqueforti, che documentano l’interesse dell’artista per una pittura di paesaggio, nella quale l’osservazione del vero e l’adozione di un atteggiamento scientifico di fronte alla realtà si incontrano con le suggestioni emotive suggerite dalla bellezza della natura all’animo umano.
Una vena malinconica e solitaria caratterizza, infatti, l’intera opera fontanesiana, una vera e propria «poesia del vero» nella quale si concretano -per usare le parole dello stesso pittore reggiano, contenute in una lettera a Carlo Stratta del 1876- «la luce, lo spazio, l’atmosfera e tutto ciò che si contiene nell’immensità, cioè l’infinito».
Ad aprire il percorso espositivo, del quale rimarrà documentazione in un agile catalogo edito dalla casa editrice Allemandi di Torino, è la tela «Pascolo» (1870), alla quale fanno seguito oli come «Crepuscolo» (1862), «Donna alla fonte» (1865), «Il lavoro» (1868-1872) «Confidenze» (1871-1872), «Studio per l’Aprile» (1872) o «Bufera imminente» (1873-1874), nei quali si respira la fascinazione dell’artista per i paesaggi armoniosi e musicali del francese Jean-Baptiste Camille Corot e della scuola di Barbizon, per i tocchi di luce dell’inglese William Turner, per la tecnica pittorica «a macchia» dei toscani Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.
La magica trasfigurazione del dato reale in una visione più lirica, la struggente resa luministica del cielo al tramonto e l’abile uso di colori terrosi e velati, quasi tendenti alla monocromia, sono caratteri della pittura di Antonio Fontanesi, che si ritrovano anche nei quattro grandi dipinti di forma ovale, commissionati all’autore da Cristiano Banti nel 1867 e oggi facenti parte della collezione del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, dopo la donazione di villa Flecchia a Magnano, nel Biellese, da parte dei coniugi Piero e Franca Enrico.
Curiosi per il soggetto raffigurato sono la tela «Vaso di fiori» (1880), probabile omaggio a Giuseppina Vignola, e l’olio su carta «Ingresso al tempio» (1876-1878), proveniente dal lascito Camerana della Gam di Torino, attribuito alla mano del nipponico Chu Azai, uno dei migliori allievi del maestro reggiano durante il suo soggiorno in Giappone.
Non manca in mostra nemmeno un inedito, il carboncino e tempera su carta «Court de St.Pierre» (1851), l’unico che si conosca di quelli dai quali il pittore trasse una serie di litografie per l’album di vedute ginevrine del 1854-1855, molte delle quali sono esposte nella rassegna torinese. Mentre a conoscere le fattezze dell’artista ci aiutano il ritratto in bronzo eseguito nel 1883 da Leonardo Bistolfi e un piccolo «Autoritratto» del 1881, realizzato molto probabilmente nel palazzo di via Po 55, dove è ubicata la Fondazione Accorsi – Ometto, sede della mostra, e nel quale il pittore visse gli ultimi tre anni della sua vita, abitando in un umile e modesto alloggio del quarto piano, con tre stanze e un bagno sul balcone, con l’acqua che funzionava a intermittenza e l’odore del soffritto di cipolle che saliva dai piani bassi.«Un ritorno a casa», dunque, per un artista che scrisse una pagina importante della storia piemontese, anche come insegnante dell’Accademia Albertina, seppur osteggiato da chi non vedeva di buon occhio le sue «rivoluzionarie» teorie sulla pittura di paesaggio. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonio Fontanesi, «Autoritratto», 1881. Matita, penna e acquerello su carta, cm 8,5x12,5 senza cornice; 28,5x22,4. Collezione privata; [fig. 2] Antonio Fontanesi, «Confidenze», 1871-1872. Olio su cartone rintelato, cm 28,7x37,5 senza cornice;cm 47,2x57,5 con cornice. Collezione privata; [fig. 3] Antonio Fontanesi, «Donna al fonte», 1865 ca. Olio su tela, cm 51x70 senza cornice; cm 75 x 95 con cornice. Torino, Gam - Galleria d'arte moderna
Informazioni utili
Omaggio ad Antonio Fontanesi. Museo di arti decorative Accorsi–Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-19.00; lunedì chiuso. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11.00 e ore 17.00; domenica, ore 11.00, ore 17.00 e ore 18.00. Ingresso: mostra € 5,00; mostra con visita guidata - intero € 8,00, ridotto € 5,00; mostra + museo + visita guidata - intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: Allemandi, Torino. Informazioni: Biglietteria, tel. 011.837.688 (int. 3). Sito web:www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino a domenica 16 giugno 2013.
mercoledì 12 giugno 2013
Venezia, alla Guggenheim un progetto di studio su Jackson Pollock
Dalla tela «La donna luna» («The Moon Woman») del 1942 all’olio «Foresta incantata» («Enchanted Forest») del 1947: sono undici le opere di Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956), il padre fondatore dell’Espressionismo astratto, conservate presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
A questi lavori, che documentano in prevalenza la stagione antecedente all’utilizzo della tecnica del «dripping» («sgocciolamento»), iniziata dall’artista americano nell’inverno del 1946, è dedicato il nuovo progetto di ricerca del museo lagunare. In questi giorni, un team internazionale di esperti sta, infatti, valutando, con il coordinamento di Luciano Pensabene Buemi e Carol Stringari, la tecnica pittorica e la stato di conservazione delle opere pollockiane inserite nella raccolta del settecentesco Palazzo Venier dei Leoni: dieci oli su tela, tra i quali «Circoncisione» («Circumcision») e «Movimento gracidante» («Croaking Movement») del 1946, e un guazzo e pastello su carta dello stesso periodo.
Oltre allo staff della Collezione Peggy Guggenheim, sono presenti in museo curatori, conservatori e scienziati del Getty Conservation Institute di Los Angeles, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del Seattle Art Museum, dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, dell’Istituto di scienze e tecnologie molecolari e dell’Istituto nazionale di ottica del Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche e del Centro Smaart di Perugia.
In questa prima fase di indagine, saranno al lavoro i tecnici del laboratorio mobile MoLab, con il Centro di diagnostica di Spoleto. Dopo aver indagato opere come la «Vergine delle Rocce» alla National Gallery di Londra, la «Lamentazione su Cristo Morto» di Bronzino al Musée des Beaux Art et Archeologie di Besançon o la «Pala Baglioni» di Raffaello alla Galleria Borghese di Roma, gli esperti dell’ateneo perugino e del Cnr porteranno sul Canal Grande le loro sofisticate attrezzature per indagini non invasive sui capolavori d’arte.
«Il MoLab -spiega Costanza Milani- impiegherà strumentazioni per l’analisi elementare (fluorescenza a raggi X) e molecolare (spettroscopia Raman, Ftir, fluorescenza Uv-vis), puntuale e di imaging, di pigmenti e leganti, riflettografia multispettrale Vis-Nir con lo scopo di caratterizzare la tecnica pittorica dell’artista e lo stato di conservazione delle opere».
L’iniziativa, che potrà essere osservata anche dagli occhi curiosi dei visitatori del museo, si rivela di notevole importanza perché Peggy Guggenheim ha sempre considerato il sostegno dato a Jackson Pollock il traguardo più importante mai raggiunto durante la propria carriera di gallerista e collezionista. Fu, infatti, questa donna estrosa e colta, amica di Samuel Beckett ed Ernest Hemingway, a commissionare all’artista americano numerosi dipinti, a organizzargli personali, a vendere e donare molte delle sue opere a collezionisti e musei internazionali, tra i quali la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e il Museo d'arte di Tel Aviv.
Fu sempre Peggy Guggenheim a portare Jackson Pollock alla Biennale del 1948 e ad organizzargli, nel 1950, la prima mostra in Europa; ad ospitarla fu l'Ala napoleonica del museo Correr, in piazza San Marco a Venezia. Per queste ragioni, le opere che la mecenate americana ha scelto di tenere per sé e per la propria collezione personale hanno un valore aggiunto.
Ora, grazie a questa ricerca, si potranno scoprire anche alcune curiosità sul mondo di lavorare dell’artista americano: fu, per esempio, usato, come ipotizzano alcuni studiosi, lo smalto negli oli «Occhi nel caldo» («Eyes in the Heat») del 1946 e «Alchimia» («Alchemy») del 1947? La risposta la daranno i ‘dottori’ del MoLab, un’eccellenza tutta italiana della quale andare fieri. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Jackson Pollock, «La donna luna» («The Moon Woman»), 1942. Olio su tela, 175,2 x 109,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 141; [fig. 2] Jackson Pollock, «Senza titolo», 1946 c..Guazzo e pastello su carta, 58 x 80 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 147; [fig. 3] Jackson Pollock,«Alchimia» («Alchemy»), 1947. Olio, pittura d'alluminio (e smalto?) e spago su tela, 114,6 x 221,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 150
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
A questi lavori, che documentano in prevalenza la stagione antecedente all’utilizzo della tecnica del «dripping» («sgocciolamento»), iniziata dall’artista americano nell’inverno del 1946, è dedicato il nuovo progetto di ricerca del museo lagunare. In questi giorni, un team internazionale di esperti sta, infatti, valutando, con il coordinamento di Luciano Pensabene Buemi e Carol Stringari, la tecnica pittorica e la stato di conservazione delle opere pollockiane inserite nella raccolta del settecentesco Palazzo Venier dei Leoni: dieci oli su tela, tra i quali «Circoncisione» («Circumcision») e «Movimento gracidante» («Croaking Movement») del 1946, e un guazzo e pastello su carta dello stesso periodo.
Oltre allo staff della Collezione Peggy Guggenheim, sono presenti in museo curatori, conservatori e scienziati del Getty Conservation Institute di Los Angeles, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del Seattle Art Museum, dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, dell’Istituto di scienze e tecnologie molecolari e dell’Istituto nazionale di ottica del Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche e del Centro Smaart di Perugia.
In questa prima fase di indagine, saranno al lavoro i tecnici del laboratorio mobile MoLab, con il Centro di diagnostica di Spoleto. Dopo aver indagato opere come la «Vergine delle Rocce» alla National Gallery di Londra, la «Lamentazione su Cristo Morto» di Bronzino al Musée des Beaux Art et Archeologie di Besançon o la «Pala Baglioni» di Raffaello alla Galleria Borghese di Roma, gli esperti dell’ateneo perugino e del Cnr porteranno sul Canal Grande le loro sofisticate attrezzature per indagini non invasive sui capolavori d’arte.
«Il MoLab -spiega Costanza Milani- impiegherà strumentazioni per l’analisi elementare (fluorescenza a raggi X) e molecolare (spettroscopia Raman, Ftir, fluorescenza Uv-vis), puntuale e di imaging, di pigmenti e leganti, riflettografia multispettrale Vis-Nir con lo scopo di caratterizzare la tecnica pittorica dell’artista e lo stato di conservazione delle opere».
L’iniziativa, che potrà essere osservata anche dagli occhi curiosi dei visitatori del museo, si rivela di notevole importanza perché Peggy Guggenheim ha sempre considerato il sostegno dato a Jackson Pollock il traguardo più importante mai raggiunto durante la propria carriera di gallerista e collezionista. Fu, infatti, questa donna estrosa e colta, amica di Samuel Beckett ed Ernest Hemingway, a commissionare all’artista americano numerosi dipinti, a organizzargli personali, a vendere e donare molte delle sue opere a collezionisti e musei internazionali, tra i quali la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e il Museo d'arte di Tel Aviv.
Fu sempre Peggy Guggenheim a portare Jackson Pollock alla Biennale del 1948 e ad organizzargli, nel 1950, la prima mostra in Europa; ad ospitarla fu l'Ala napoleonica del museo Correr, in piazza San Marco a Venezia. Per queste ragioni, le opere che la mecenate americana ha scelto di tenere per sé e per la propria collezione personale hanno un valore aggiunto.
Ora, grazie a questa ricerca, si potranno scoprire anche alcune curiosità sul mondo di lavorare dell’artista americano: fu, per esempio, usato, come ipotizzano alcuni studiosi, lo smalto negli oli «Occhi nel caldo» («Eyes in the Heat») del 1946 e «Alchimia» («Alchemy») del 1947? La risposta la daranno i ‘dottori’ del MoLab, un’eccellenza tutta italiana della quale andare fieri. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Jackson Pollock, «La donna luna» («The Moon Woman»), 1942. Olio su tela, 175,2 x 109,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 141; [fig. 2] Jackson Pollock, «Senza titolo», 1946 c..Guazzo e pastello su carta, 58 x 80 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 147; [fig. 3] Jackson Pollock,«Alchimia» («Alchemy»), 1947. Olio, pittura d'alluminio (e smalto?) e spago su tela, 114,6 x 221,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 150
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
lunedì 10 giugno 2013
«Art in Progress», Cosenza diventa un «cantiere del contemporaneo»
È tutto pronto a Cosenza per la seconda edizione di «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre, la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, il Museo dei Brettii e degli Enotri e molti altri spazi espositivi della città calabrese faranno da scenario a mostre, concerti, incontri con gli artisti.
Ad inaugurare la rassegna, promossa dall’Amministrazione provinciale di Cosenza, con la Soprintendenza regionale per i beni storici, artistici ed etno-antropologici e il Comune di Marano Pincipato, sarà il laboratorio «Urban Superstar Toys», due giorni per imparare a realizzare pupazzi pop con Davide «Diavù» Vecchiato.
L’eclettico artista e cartoonist laziale, curatore di Muro – Museo Urban di Roma e ideatore del progetto artistico «MondoPop», sarà di nuovo protagonista di «Art in Progress» nella serata di venerdì 14 giugno con l’inaugurazione, presso la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, della mostra «City of Women», da lui curata nell’ambito della quinta edizione del festival «The Urban Superstar Show».
L’immagine disegnata nel 1980 da Andrea Pazienza per la locandina dell’omonimo film di Federico Fellini, raffigurante il primo piano di una ragazza dalla pelle blu e dai lunghi capelli neri mossi dal vento, farà da filo conduttore alla rassegna, aperta fino a venerdì 19 luglio, il cui intento è quello ridisegnare il centro storico di Cosenza, trasformandolo in un’immaginaria città delle donne attraverso il linguaggio dell’estetica pop e della cultura underground.
«The Urban Superstar Show» prevede, sempre nella serata di venerdì 14 giugno e alla galleria d’arte provinciale Santa Chiara, anche la vernice della mostra «Suggestivism - The New Horizon», a cura di Nathan Spoor, che racconta attraverso trentadue firme della giovane arte contemporanea i nuovi traguardi della corrente pop surrealista.
Le due preview saranno accompagnate dalla video-performance «Canzoni Invisibili», un progetto nato dalla sinergia tra Lagash, bassista dei Marlene Kuntz, e Alex Cremonesi, che hanno scritto i testi e le melodie di dieci canzoni liberamente ispirate ai titoli di altrettante opere di Italo Calvino. L’esperimento creativo, realizzato con la partnership di Moleskine e di Letterature - Festival internazionale di Roma, ha coinvolto, nella fase visual, quella che si vedrà al Chiostro di Santa Chiara (venerdì 14 giugno, ore 21), anche l’artista multimediale Claudio Sinatti. Un appuntamento, dunque, con la musica sperimentale quello proposto da «Canzoni Invisibili» nell’ambito di «Art in Progress», rassegna che prevede anche un tributo alla complessa ricerca del compositore statunitense John Cage (sabato 15 giugno, ore 21 e venerdì 21 giugno, ore 21), un live set sonoro con lo street artista Jim Avignon (giovedì 13 giugno, ore 22) e la performance musicale «I sogni di Fellini», con gli allievi del conservatorio «Stanislao Giacomantonio» di Cosenza (sabato 15 giugno, ore 20).
A chiudere l'iniziativa calabrese sarà, in autunno, il convegno «Paesaggio e arte contemporanea. Dalla progettazione alla valorizzazione» (sabato 28 settembre, ore 10.30), che avrà per scenario il parco della Sila, ma giugno riserverà agli amanti della contaminazione tra generi e linguaggi un altro appuntamento interessante: la mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna (sabato 15 giugno-venerdì 19 luglio), con opere, tra gli altri, di Ugo Nespolo, Vito Acconci, Matteo Basilé e del Living Theatre, che svelano come l'esistenza di tutti i giorni, la nostra quotidianità possano offrire stimoli creativi. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina del progetto «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo»; [Fig. 2] Locandina disegnata da Andrea Pazienza per il fim «City of Women» di Federico Fellini, 1980; [Fig. 3] Matteo Basilè, «Alice in the Temple», 2009. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna; [Fig. 4] Xiao Lu, «Dailogue», 1979. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna
Informazioni utili
«Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Cosenza - sedi varie. Sito internet: www.artinprogress.it. Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre 2013.
Ad inaugurare la rassegna, promossa dall’Amministrazione provinciale di Cosenza, con la Soprintendenza regionale per i beni storici, artistici ed etno-antropologici e il Comune di Marano Pincipato, sarà il laboratorio «Urban Superstar Toys», due giorni per imparare a realizzare pupazzi pop con Davide «Diavù» Vecchiato.
L’eclettico artista e cartoonist laziale, curatore di Muro – Museo Urban di Roma e ideatore del progetto artistico «MondoPop», sarà di nuovo protagonista di «Art in Progress» nella serata di venerdì 14 giugno con l’inaugurazione, presso la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, della mostra «City of Women», da lui curata nell’ambito della quinta edizione del festival «The Urban Superstar Show».
L’immagine disegnata nel 1980 da Andrea Pazienza per la locandina dell’omonimo film di Federico Fellini, raffigurante il primo piano di una ragazza dalla pelle blu e dai lunghi capelli neri mossi dal vento, farà da filo conduttore alla rassegna, aperta fino a venerdì 19 luglio, il cui intento è quello ridisegnare il centro storico di Cosenza, trasformandolo in un’immaginaria città delle donne attraverso il linguaggio dell’estetica pop e della cultura underground.
«The Urban Superstar Show» prevede, sempre nella serata di venerdì 14 giugno e alla galleria d’arte provinciale Santa Chiara, anche la vernice della mostra «Suggestivism - The New Horizon», a cura di Nathan Spoor, che racconta attraverso trentadue firme della giovane arte contemporanea i nuovi traguardi della corrente pop surrealista.
Le due preview saranno accompagnate dalla video-performance «Canzoni Invisibili», un progetto nato dalla sinergia tra Lagash, bassista dei Marlene Kuntz, e Alex Cremonesi, che hanno scritto i testi e le melodie di dieci canzoni liberamente ispirate ai titoli di altrettante opere di Italo Calvino. L’esperimento creativo, realizzato con la partnership di Moleskine e di Letterature - Festival internazionale di Roma, ha coinvolto, nella fase visual, quella che si vedrà al Chiostro di Santa Chiara (venerdì 14 giugno, ore 21), anche l’artista multimediale Claudio Sinatti. Un appuntamento, dunque, con la musica sperimentale quello proposto da «Canzoni Invisibili» nell’ambito di «Art in Progress», rassegna che prevede anche un tributo alla complessa ricerca del compositore statunitense John Cage (sabato 15 giugno, ore 21 e venerdì 21 giugno, ore 21), un live set sonoro con lo street artista Jim Avignon (giovedì 13 giugno, ore 22) e la performance musicale «I sogni di Fellini», con gli allievi del conservatorio «Stanislao Giacomantonio» di Cosenza (sabato 15 giugno, ore 20).
A chiudere l'iniziativa calabrese sarà, in autunno, il convegno «Paesaggio e arte contemporanea. Dalla progettazione alla valorizzazione» (sabato 28 settembre, ore 10.30), che avrà per scenario il parco della Sila, ma giugno riserverà agli amanti della contaminazione tra generi e linguaggi un altro appuntamento interessante: la mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna (sabato 15 giugno-venerdì 19 luglio), con opere, tra gli altri, di Ugo Nespolo, Vito Acconci, Matteo Basilé e del Living Theatre, che svelano come l'esistenza di tutti i giorni, la nostra quotidianità possano offrire stimoli creativi. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina del progetto «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo»; [Fig. 2] Locandina disegnata da Andrea Pazienza per il fim «City of Women» di Federico Fellini, 1980; [Fig. 3] Matteo Basilè, «Alice in the Temple», 2009. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna; [Fig. 4] Xiao Lu, «Dailogue», 1979. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna
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«Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Cosenza - sedi varie. Sito internet: www.artinprogress.it. Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre 2013.
venerdì 7 giugno 2013
Dalle Pussy Riot ad Ai Weiwei: tutta l’arte del «Biografilm Festival»
«Look Forward», «Guarda avanti». È un invito alla fiducia quello che lancia il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives», rassegna cinematografica dedicata alle biografie dei grandi protagonisti di cinema, teatro, musica, letteratura, arte e fotografia, in programma fino a lunedì 17 giugno a Bologna. «Look Forward» è, infatti, il claim scelto per questa nona edizione del festival felsineo: «un augurio e un imperativo –spiega il direttore artistico Andrea Romeo- per una generazione e un Paese che sperano di vedere la fine di una crisi, che ha profondamente minato tutte le certezze e che chiede urgentemente l'individuazione di nuovi punti cardinali».
Ad aprire il sipario sulla rassegna, della quale è madrina Ornella Vanoni, sarà l’attesa anteprima italiana del documentario «Searching for Sugar Man» di Malik Bendjelloul, vincitore del premio Oscar 2013. La storia, sui grandi schermi dei cinema Odeon e Lumière nella serata di venerdì 7 giugno, racconta il caso di Sixto Rodriguez, cantautore folk cresciuto nella Detroit degli anni Sessanta, scoperto in un club da un produttore della Motown che aveva lavorato con Miles Davis, diventato una leggenda nell’Africa del Sud e poco compreso in America, dove i suoi album «Cold Fact» e «Coming From Reality», rispettivamente del ’70 e del ’71, si rivelarono un fiasco per le vendite, tanto da costringere il musicista ad abbandonare la chitarra e ad andare a fare il muratore.
Dalla storia di Sixto Rodriguez alla retrospettiva sul documentarista Gianfranco Rosi e all’omaggio all’avvocato Giovanna Cau, il programma del festival si rivela ricco e pieno di curiosità. Come da tradizione, ampio spazio sarà dedicato anche al mondo dell’arte, alla scoperta delle biografie avventurose di illustratori, designers, artisti e fotografi, le cui vite sono state vissute nel segno dell’unicità e dell’irripetibilità.
Si inizierà con l’anteprima italiana di «Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin (sabato 8 giugno, ore 20.00), una delle dieci pellicole in gara nel concorso internazionale, la cui giuria è formata da Ed Lachman, Alison Klayman, Jane Weiner, Paola Pallottino e Filippo Vendemmiati.
Il documentario, che verrà poi proiettato al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna con tre repliche quotidiane in agenda dal 15 giugno al 14 luglio, racconta la storia delle leggendarie attiviste russe Pussy Riot, divenute famose in tutto il mondo per un video su Internet nel quale interpretavano un brano punk, denso di politica e collera nei confronti di Vladimir Putin, all’interno della chiesa ortodossa più importante di Mosca, la cattedrale di Cristo Salvatore, con il volto coperto da passamontagna colorati.
Sempre nell’ambito del concorso internazionale, sarà possibile vedere «For No Good Reason» di Charlie Paul (domenica 9 giugno, ore 19.30), sulla vita dell’illustratore e caricaturista inglese Ralph Steadman, e «Design is One: the Vignellis» di Kathy Brew e Roberto Guerra (martedì 11 giugno, ore 20.00 - cinema Lumière), film dedicato alle creazioni di design e grafica di Lella e Massimo Vignelli, coppia nella vita e nell’arte, emigrata negli Stati Uniti, alla quale si devono grandi invenzioni come la celebre mappa della metropolitana di New York, che ha imposto il carattere helvetica in tutto il mondo.
Nell’ambito della sezione «Biografilm Italia», verrà, invece, presentato «Come Tex nessuno mai» di Giancarlo Soldi (venerdì 7 giugno, ore 17.15), un’occasione per conoscere da vicino Gianluigi Bonelli, il papà di Tex, personaggio dei fumetti che ha una schiera di ammiratori e discepoli, da Ricky Tognazzi a Bernardo Bertolucci, da Fausto U Giancu a Giuseppe Cederna. Da non mancare sarà anche l’appuntamento con l’anteprima mondiale di «Travelling in(to) Fluxus» di Irene Di Maggio (sabato 15 giugno, ore 17), un work in progress tributo all’omonimo movimento artistico, che negli anni Settanta seppe fondere arte e vita.
Tema artistico avranno anche due appuntamenti della sezione «Biografilm Emilia Romagna», che hanno per protagonisti intellettuali della regione. Si tratta dell’anteprima internazionale del documentario «La passione di Paola» (giovedì 13 giugno, ore 20) che Elisa Satta e il figlio Michele Pompei dedicano a Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla, e del progetto «Il coraggio del Boxel» di Andrea Pavone Coppola, sulla vita del bolognese Paolo Pasquini, progettista e inventore di prototipi elettrici, un vero e proprio Archimede dei giorni nostri.
Il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives» proporrà, poi, «Never Sorry» (venerdì 7 giugno, ore 18), un documentario di Alison Klayman sull’artista cinese Ai Weiwei, e il film «The Missing Piece: The Truth About Vincenzo Peruggia and the Unthinkable Theft of the Mona Lisa» (sabato 15 giugno, ore 21.30) di Joe Medeiros, che, con ironia e curiosità, va alla scoperta dell’uomo che, nel 1911, rubò la «Gioconda» dal Louvre.
Chiude il cartellone degli eventi d’arte progettati per la nona edizione degli rassegna felsinea, la mostra «Edward Lachman: Exposure Checks» (12-27 giugno) alla galleria Ono arte, che raccoglie una trentina di scatti inediti per l’Italia, nei quali il fotografo statunitense, presidente della giuria internazionale del festival, dà prova di saper illustrare magistralmente situazioni e comportamenti in modo mai scontato, ma al contrario infondendo alle immagini un senso di mistero sospeso, unito a un crudo realismo, più vero del vero.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena di «Ai Weiwei. Never Sorry» di Alison Klayman; Una scena del documentario «La passione di Paola» di Elisa Satta e Michele Pompei su Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla; [fig. 3] Un scena di Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin; [fig. 4] dward Lachman, Cate Blanchett in «I'm Not There». Prove di esposizione Polaroid per una mostra. © Lachman ASC
Informazioni utili
www.biografilm.it
Ad aprire il sipario sulla rassegna, della quale è madrina Ornella Vanoni, sarà l’attesa anteprima italiana del documentario «Searching for Sugar Man» di Malik Bendjelloul, vincitore del premio Oscar 2013. La storia, sui grandi schermi dei cinema Odeon e Lumière nella serata di venerdì 7 giugno, racconta il caso di Sixto Rodriguez, cantautore folk cresciuto nella Detroit degli anni Sessanta, scoperto in un club da un produttore della Motown che aveva lavorato con Miles Davis, diventato una leggenda nell’Africa del Sud e poco compreso in America, dove i suoi album «Cold Fact» e «Coming From Reality», rispettivamente del ’70 e del ’71, si rivelarono un fiasco per le vendite, tanto da costringere il musicista ad abbandonare la chitarra e ad andare a fare il muratore.
Dalla storia di Sixto Rodriguez alla retrospettiva sul documentarista Gianfranco Rosi e all’omaggio all’avvocato Giovanna Cau, il programma del festival si rivela ricco e pieno di curiosità. Come da tradizione, ampio spazio sarà dedicato anche al mondo dell’arte, alla scoperta delle biografie avventurose di illustratori, designers, artisti e fotografi, le cui vite sono state vissute nel segno dell’unicità e dell’irripetibilità.
Si inizierà con l’anteprima italiana di «Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin (sabato 8 giugno, ore 20.00), una delle dieci pellicole in gara nel concorso internazionale, la cui giuria è formata da Ed Lachman, Alison Klayman, Jane Weiner, Paola Pallottino e Filippo Vendemmiati.
Il documentario, che verrà poi proiettato al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna con tre repliche quotidiane in agenda dal 15 giugno al 14 luglio, racconta la storia delle leggendarie attiviste russe Pussy Riot, divenute famose in tutto il mondo per un video su Internet nel quale interpretavano un brano punk, denso di politica e collera nei confronti di Vladimir Putin, all’interno della chiesa ortodossa più importante di Mosca, la cattedrale di Cristo Salvatore, con il volto coperto da passamontagna colorati.
Sempre nell’ambito del concorso internazionale, sarà possibile vedere «For No Good Reason» di Charlie Paul (domenica 9 giugno, ore 19.30), sulla vita dell’illustratore e caricaturista inglese Ralph Steadman, e «Design is One: the Vignellis» di Kathy Brew e Roberto Guerra (martedì 11 giugno, ore 20.00 - cinema Lumière), film dedicato alle creazioni di design e grafica di Lella e Massimo Vignelli, coppia nella vita e nell’arte, emigrata negli Stati Uniti, alla quale si devono grandi invenzioni come la celebre mappa della metropolitana di New York, che ha imposto il carattere helvetica in tutto il mondo.
Nell’ambito della sezione «Biografilm Italia», verrà, invece, presentato «Come Tex nessuno mai» di Giancarlo Soldi (venerdì 7 giugno, ore 17.15), un’occasione per conoscere da vicino Gianluigi Bonelli, il papà di Tex, personaggio dei fumetti che ha una schiera di ammiratori e discepoli, da Ricky Tognazzi a Bernardo Bertolucci, da Fausto U Giancu a Giuseppe Cederna. Da non mancare sarà anche l’appuntamento con l’anteprima mondiale di «Travelling in(to) Fluxus» di Irene Di Maggio (sabato 15 giugno, ore 17), un work in progress tributo all’omonimo movimento artistico, che negli anni Settanta seppe fondere arte e vita.
Tema artistico avranno anche due appuntamenti della sezione «Biografilm Emilia Romagna», che hanno per protagonisti intellettuali della regione. Si tratta dell’anteprima internazionale del documentario «La passione di Paola» (giovedì 13 giugno, ore 20) che Elisa Satta e il figlio Michele Pompei dedicano a Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla, e del progetto «Il coraggio del Boxel» di Andrea Pavone Coppola, sulla vita del bolognese Paolo Pasquini, progettista e inventore di prototipi elettrici, un vero e proprio Archimede dei giorni nostri.
Il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives» proporrà, poi, «Never Sorry» (venerdì 7 giugno, ore 18), un documentario di Alison Klayman sull’artista cinese Ai Weiwei, e il film «The Missing Piece: The Truth About Vincenzo Peruggia and the Unthinkable Theft of the Mona Lisa» (sabato 15 giugno, ore 21.30) di Joe Medeiros, che, con ironia e curiosità, va alla scoperta dell’uomo che, nel 1911, rubò la «Gioconda» dal Louvre.
Chiude il cartellone degli eventi d’arte progettati per la nona edizione degli rassegna felsinea, la mostra «Edward Lachman: Exposure Checks» (12-27 giugno) alla galleria Ono arte, che raccoglie una trentina di scatti inediti per l’Italia, nei quali il fotografo statunitense, presidente della giuria internazionale del festival, dà prova di saper illustrare magistralmente situazioni e comportamenti in modo mai scontato, ma al contrario infondendo alle immagini un senso di mistero sospeso, unito a un crudo realismo, più vero del vero.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena di «Ai Weiwei. Never Sorry» di Alison Klayman; Una scena del documentario «La passione di Paola» di Elisa Satta e Michele Pompei su Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla; [fig. 3] Un scena di Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin; [fig. 4] dward Lachman, Cate Blanchett in «I'm Not There». Prove di esposizione Polaroid per una mostra. © Lachman ASC
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