ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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giovedì 28 novembre 2024

«Paw Chew Go Festival», a Milano una due giorni sull’illustrazione

Compie nove anni «Paw Chew Go Festival», la manifestazione sulla comunicazione visiva ideata nel dicembre 2014 da Fortuna Todisco e Federico Demartini che sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre animerà gli spazi di Base Milano, in via Bergognone 34, con talk, workshop per grandi e bambini, incontri con autori e autrici, show creativi, presentazioni di portfolio, dj set, animazioni live, una mostra e un’area mercato con centoventi firme tra quelle più in voga del momento.

Elisa Macellari, Luca D'Urbino, Alberto Casagrande, Diari di Brodo, Riccardo Guasco, Jim Stoten, Ratigher, Bolo Paper, Timidessen, Familia Povera, Francesco Cavallo, Giulia Cavaliere, Olimpia Zagnoli, Livia Satriano e Bianca Bagnarelli sono alcuni degli autori che sarà possibile incontrare realmente o virtualmente - durante i vari appuntamenti o negli stand espositivi - in questa intensa due giorni, che presenterà anche un focus su Massimiliano Aurelio, illustratore, prematuramente scomparso lo scorso giugno, dal segno retrò dal gusto moderno, celebre per le collaborazioni con importanti media digitali internazionali.

Le attività prenderanno il via sabato 30 novembre con «Palco Incontri»: Livia Satriano presenterà il suo progetto «Libri Belli» (alle ore 11:30), nato nel 2017 su Instagram, e Alessandro Ripane proporrà lo show «Storia di un disegno rubato» (alle ore 14:30), sulla vita «bizzarra» e incredibile di un’opera. Nella stessa mattinata inizieranno anche gli eventi sul «Palco Presentazioni», con autori e autrici disponibili per i firmacopie: Bianca Bagnarelli (alle ore 11:00) presenterà, con Elisa Lipari, il suo ultimo lavoro «Animali domestici», edito da Coconino Press, che esplora quei piccoli eventi che possono cambiare una vita, traumi rimossi portati a galla con spietata sincerità, inquietudini del quotidiano.
A seguire (alle ore 12:30) è prevista la presentazione di «Lontano dalla vita degli altri» (Marinoni Books), un libro, con le illustrazioni di Gabriella Giandelli e i testi di Giovanna Canzi, che invita a entrare in silenzio fra le mura di un carcere e conoscere da vicino quelle persone che non sono solo il reato che hanno commesso e ci accompagna a conoscere gli studenti della casa circondariale.

Nel pomeriggio (alle ore 15:30) Percy Bertolini presenterà, con Enea Brigatti, il suo libro «Scuola di Butch vol.3» (Eris Edizioni). Poi (alle 17) ci sarà un incontro sul volume «La novella dell’avventuriero» di Andrea Settimo e Alessandro Tota, edito da Coconino Press, trasposizione a fumetti del racconto di Arthur Schnitzler, scritto tra il 1928 e il 1930 e pubblicato postumo, ambientato nell’Italia del 1520, nel quale si racconta la storia del giovane Anselmo che, venuto a conoscenza della data esatta della propria morta, fa di tutto per sfuggire al proprio destino. Infine (alle 18.30), verrà presentato «Pastil» di Francesca Ghermandi (Eris Edizioni).

Tra le attività di giornata, ci saranno anche i workshop per adulti «Dipingere con le matite colorate», con Marco Mazzoni (dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 16), e «Piante fantastiche», con Elenia Beretta (dalle 13 alle 17), alle «Officine Paciugo»; mentre nell’area «Piccoli Paciughi» ci sarà spazio per il disegno libero con tutti i bambini e le loro famiglie.

Nella sezione «Portfolio Review» sono, invece, previsti gli incontri con Serena Di Bruno, direttrice creativa di Dlv Bbdo (dalle 11.30 alle 13.30), e con Massimo Lafronza di XXY Studio (dalle 14.30 alle 16.30). In serata, arriverà la musica, in collaborazione con Le Cannibale.

Domenica 1° dicembre, ritorneranno gli appuntamenti al «Palco Incontri» con l’evento «Loss, Grief, Mourning and the fun inbetween», con Lorenzo Fonda (alle ore 11:30), e con lo show «How to help your brain by losing your mind» con Jim Stoten (alle 14:30), spettacolo (in lingua inglese) che esamina temi rilevanti nella vita di una persona creativa come la fiducia in se stessi, l'incertezza finanziaria, la paura, l'invidia e la competizione, in equilibrio con la salute mentale, la sperimentazione creativa e la libertà personale.
A seguire (alle ore 16:30) ci sarà «Storie spaziali per maschi del futuro», nel quale Francesca Cavallo presenterà la raccolta delle dodici fiabe originali ambientate su altrettanti pianeti immaginari, ciascuna delle quali affronta un tema cruciale per la formazione dell’identità maschile. Ci saranno, poi, nuove presentazioni di libri. Si partirà (alle ore 11) con «Potevo essere Giorgia» di Francesca Arena (Rizzoli Lizard), che offre un lucido ritratto dell’attuale classe dirigente e ride senza pietà della nostra disperata voglia di essere quello che non siamo. A seguire (alle ore 12:30) verrà presentato «Agro» di Zic Zic, un volume che racconta il territorio di Polignano, da un altro punto di vista, ponendo le spalle al mare e volgendo lo sguardo all’entroterra, attraversando contrade, piccole frazioni, percorrendo lame e sentieri. Si proseguirà (alle 15:30) con un incontro sul volume «La caverna degli abbracci» di Andrea De Franco (Canicola Edizioni), e un altro (alle 17) sul libro «Le vite delle altre», che vedrà la presenza di Giulia Cavaliere e Olimpia Zagnoli per presentare la collana Oilà di Electa, con i loro ultimi lavori, come quello sulla critica d’arte Francesca Alinovi, tra le prime a indagare il graffitismo e la street art. A chiudere il cartellone sarà (alle ore 18:30) la presentazione di «Pensi di stare meglio?» di Edo Massa (Minimum Fax), storia rocambolesca che ci racconta, tra una seduta dalla psicologa e l’altra, che è possibile reimparare a stare bene nei propri panni.

Nella giornata di domenica 1° dicembre proseguiranno anche i laboratori per i più piccoli con «Dipingi la tua Shopping Bag» e «Mi specchio nell’altro(ve)», condotti rispettivamente da Graziella Antonini e La Fille Bertha, e quelli per adulti con un workshop di disegno espressivo e «Scrivo per non *@#!rti! Workshop di Calligrafia rancorosa», con Valentina Casali e Thomas Cian. Le letture dei portfolio del secondo giorno di festival prevedono, invece, la presenza dell’art director Francesca Zucchi (alle 11:30) e di Martina Recchiuti, caporedattrice «Internazionale» e «Internazionale Kids» (alle 14:30).

A chiudere il festival sarà la cerimonia di premiazione del primo Pizza Box Award, riconoscimento, lanciato con Mare culturale urbano, che porterà il disegno premiato a illustrare oltre 30mila cartoni «a domicilio», stampati e distribuiti nelle migliori pizzerie dei clienti Molino Vigevano e Leffe, partner del progetto.

Un momento speciale del due giorni milanese dedicata alla comunicazione visiva sarà, inoltre, rappresentato dalla mostra «Vernice Paciugo», un’installazione con i lavori, sospesi tra il quotidiano e l’onirico, di Mara Cerri e Magda Guidi.

Un programma, dunque, articolato quello di «Paw Chew Go Festival», che «vuole dare forza ai professionisti» della comunicazione visiva in una città come Milano, «da decenni luogo di elezione per chi della creatività voglia fare una professione».

Didascalie delle immagini
Servizio sulle passare edizioni di «Paw Chew Go Festival», a cura dell'IFF Istituto Italiano di Fotografia. 1. Foto di Benedetta Della Rovere; 2. Foto di Roberta Gianfrancesco; 3. Foto di Marco Bertino; 4. Foto di Carlotta Leone; 5. Rossella Mele; 6. Foto di Carlotta Leone

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martedì 12 novembre 2024

«A occhi aperti»: a Bologna il fumetto e l’illustrazione raccontano il «corpo a corpo» tra l’uomo e l’ambiente

Può il disegno immaginare nuove relazioni con gli spazi che viviamo? Il paesaggio esiste a prescindere da noi o è il nostro sguardo a crearlo? Quale equilibrio è possibile tra l’uomo e ciò che esiste fuori di lui? Quali declinazioni di questo rapporto si possono raccontare con il fumetto e l’illustrazione? Sono queste domande a tessere la trama della seconda edizione del festival «A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo», nato nel 2022, quale erede del celeberrimo «BilBolBul», per iniziativa di Hamelin, associazione che da più di vent’anni si occupa di letteratura per l’infanzia, fumetto e illustrazione attraverso mostre, laboratori, residenze, incontri, produzioni artistiche ed editoriali.

Dopo il progetto pilota dello scorso anno che ha raccontato il nostro modo di vivere la casa e la città, Bologna si prepara a diventare teatro, nelle giornate tra mercoledì 13 a domenica 17 novembre, di svariati eventi per riflettere – si legge nella presentazione - sul nostro «modo di stare nel mondo e col mondo», toccando questioni urgenti e di scottante attualità: «la crisi climatica, il bisogno di superare nozioni rigide di identità, la necessità tutta umana di sentirsi in armonia con un ambiente che sempre più appare indifferente o ostile».


Mostre
, incontri, tavole rotonde, una rassegna di cinema d’animazione e un comic reading, con protagoniste alcune delle eccellenze del fumetto di ricerca e dell’illustrazione contemporanea, compongono il ricco programma al quale farò da filo rosso il tema «Corpo a corpo. Il fragile equilibrio fra il paesaggio e noi».

L’evento più atteso è senz’altro «Costellazioni» (dal 15 novembre al 15 dicembre; inaugurazione giovedì 14 novembre, alle ore 19:30), la prima personale italiana di Dominique Goblet (Bruxelles, 1967), illustratrice e pioniera del graphic novel europeo, che, grazie a una residenza all’ombra delle Due Torri, si è confrontata con la storia dell’ex chiesa barocca di San Mattia, oggi spazio adibito alla convegnistica e alle esposizioni, gestito dalla Soprintendenza regionale per i Beni e le Attività culturali dell'Emilia Romagna, in passato luogo di culto abitato dalle «monache eremitesse», custodi della Madonna nera conservata nel Santuario di San Luca sul colle della Guardia, un ordine di clausura così potente da rispondere direttamente al Papato, liberandosi dalle ingerenze della Curia locale. Ne è nata una riflessione sul ruolo della donna nella società e sul corpo femminile in relazione al paesaggio, che presenta, tra l’altro, «Les forêts sombres» – lavoro di prossima pubblicazione in Belgio e in anteprima esclusiva al festival bolognese - che vede alcune donne, ritratte nella loro nudità, attraversare foreste come luoghi fisici e simbolici, in un gioco di luci e ombre, bianco e nero e colore.

L’artista belga - della quale in questi giorni viene pubblicato da Sigaretten «Paesaggi di carne», il suo primo libro italiano - curerà anche una rassegna filmica, dal titolo «Carta bianca», al cinema Modernissimo; incontrerà il pubblico allo spazio Das – Dispositivo arti sperimentali (via del Porto 11/2) in dialogo, prima, con l’antropologa e storica dell’arte Patrizia Cirino (sabato 16 novembre, alle ore 17) e, poi, con gli illustratori Gwénola Carrère e Joe Kessler (domenica 17 novembre, alle ore 11:30); e, infine, nella sua veste di docente di fumetto all’École de Recherche Graphique di Bruxelles, terrà una lezione agli studenti dell’Accademia di Belle arti.

L’istituzione bolognese sarà protagonista anche della rassegna «Avere vent’anni» (dal 14 novembre 2024 all’11 gennaio 2025; inaugurazione il 13 novembre, alle ore 17:30), una collettiva con sessanta opere di docenti e studenti per festeggiare i due decenni di attività del Corso di fumetto e illustrazione, il primo (e per lungo tempo il solo) in Italia. Sarà possibile vedere i lavori di attuali insegnanti come Otto Gabos, Sara Colaone, Gianluca Costantini, Andrea Bruno, Onofrio Catacchio, Lorenzo Ghetti, Maja Celija, ma anche di professori del passato quali Octavia Monaco, Chiara Carrer, Sergio Ruzzier, Alessandro Sanna, Adelchi Galloni e Paper Resistance. Non mancheranno in mostre le opere di ex studenti, oggi professionisti del settore, come Flavia Biondi, Bianca Bagnarelli, Iris De Biasio, Federica Ferraro, Alessandro Pastore, Emma Lidia Squillari e Luisa Torchio.

Festeggia gli anni nei giorni del festival bolognese anche Canicola, editore indipendente che ha trasformato la scena del fumetto di ricerca contemporaneo, che per i suoi vent’anni di attività darà vita a un happening di disegno e musica (TPO, via Camillo Casarini, 17/5, sabato 16 novembre, alle ore 20), in collaborazione con Maple Death, etichetta underground che compie dieci anni.

Tra le tante altre mostre da visitare in città - tutte visibili anche dopo la conclusione del festival «A occhi aperti» grazie al progetto «Vieni a vedere», realizzato con il contributo di Fondazione Carisbo – sono molto attese dagli appassionati di fumetto: «Per sparire» (Spazio &, via Guerrazzi 1, dal 14 novembre al 1° dicembre; inaugurazione il 13 novembre, alle ore 20), sulla ricerca creativa di Bianca Bagnarelli, nota per aver collaborato con «The New York Times», «Il Post», «The Atlantic», «Il Foglio» e «The Milaneser», e la personale dell’illustratrice francese Gwénola Carrère (Sof:Art, Corte Isolani, 1/c, dal 14 novembre al 8 dicembre; inaugurazione mercoledì 13 novembre, alle ore 20), già ospite apprezzata a Bologna, che presenterà al pubblico le sua utopia femminista con le tavole originali di «Extra-Végétalia», futuristico giardino dell’Eden abitato da donne che vivono in completa sintonia con la vegetazione.

Ritorna a Bologna anche il fumettista inglese Joe Kessler, cofondatore e direttore editoriale della casa editrice Breakdown Press, con «The Gull Yettin» (Squadro, via Nazario Sauro 27, dal 16 novembre al 7 dicembre; inaugurazione il 15 novembre, alle ore 20), che racconta, con un tratto espressionista e un disegno dai colori acidi, il trauma della perdita dei genitori attraverso la storia di un bambino orfano, diventato vagabondo, che viene perseguitato da un uccellaccio antropomorfo e mutaforma, compagno di viaggio ambiguo, che è insieme minaccia e guida.

Altra mostra molto attesa è «Tutto il corpo risuona» (Zoo, Strada Maggiore 50/a, dal 14 novembre 2024 al 15 gennaio 2025; inaugurazione mercoledì 13 novembre, alle ore 21), con un focus sul libro «La caverna degli abbracci» (Canicola Edizioni, 2024) di Andrea De Franco, autore poliedrico che si muove nel panorama underground italiano, che sperimenta una narrazione libera nella quale il disegno si fa scrittura.

Ci sono anche due collettive: «NudeDoodle» (Inuit Atelier, via Sant’Apollonia, 23, dal 13 al 18 novembre; inaugurazione martedì 12 novembre, ore 19:30), un'esposizione degli schetch book nati durante un ciclo di incontri di disegno dal vivo con modelli e modelle; e «Rosa masticato» (Titivil, via Mascarella, 31/a, dal 15 novembre al 1° dicembre; inaugurazione sabato 16 novembre, alle ore 19:30), rassegna a cura di Titivil e Martina Sarritzu, che riunisce Karla Paloma, Elsa Klée, Lucile Ourvouai e la stessa Martina Sarritzu. In mostra due delle zine antologiche più interessanti del panorama contemporaneo: «Hairspray magazine», raccolta di storie intime intorno alla memoria, alla sessualità e all’esperienza personale, e «Fanatic Female Frustration», dedicata a Aline Kominsky-Crumb, figura centrale nella scena del fumetto underground americano, che si propone di far rivivere e continuare la tradizione delle fanzine a fumetti autobiografiche femministe.
Le quattro artiste saranno anche protagoniste di una conversazione con la critica e traduttrice Maria Nadotti (sabato 16 novembre, alle ore 15, al Das - Dispositivo arti sperimentali) e animeranno il comic reading «Sloppy Talk», format che per la prima volta viene presentato al festival, durante il quale saranno letti alcuni racconti a fumetti dall’antologia «Autumn in Berlin» e da «Anti Baby», «Elsa and the Haters» e «La signora dei bianchini e la sindrome dell’estasi perduta», con una colonna sonora speciale (venerdì 15 novembre, alle ore 20:30, al Das - Dispositivo arti sperimentali).

In un percorso che mette principalmente sotto i riflettori «corpi in trasformazione, corpi fuori scala, corpi che rivendicano e che affermano la loro unicità», il programma espositivo del festival «A occhi aperti» è completato dalle personali di Jul Maroh sulle icone della comunità queer e transgender (al Das – Dispositivo arti sperimentali, via del Porto 11/2, fino al 17 novembre), di Liza De Nardi sulle nostre intimità quotidiane (da Canicola c/o Casa del custode, Parco della Montagnola, via Irnerio 2/3, dal 12 al 18 novembre; inaugurazione lunedì 11 novembre, ore 18), di Martoz e Gloria Pizzilli (all’Inuit Bookshop, via G. Petroni, 13/a, dal 13 novembre al 1° dicembre; inaugurazione martedì 12 novembre, alle ore 19) con le loro «anatomie misteriose come paesaggi senza prospettiva», e del disegnatore argentino José Muñoz con le illustrazioni per il «Bologna Jazz Festival 2024» (nelle Bacheche di Cheap, via Indipendenza, via San Giuseppe, via Mascarella, via Castiglione, via Ugo Bassi, via Marsili, fino al 17 novembre).

«A occhi aperti», che presenta anche un bookshop con le principali novità editoriali, prevede, inoltre, un focus sul cinema d’animazione realizzato in collaborazione con la Emca di Angoulême, che porterà a Bologna oltre trenta cortometraggi di sedici artiste e artisti che hanno studiato nella scuola, realizzati con la complicità di Ahmed El Nessib.

A chiudere il programma sarà l’inaugurazione della nuova stanza d’artista al Phi Hotel Bologna (domenica 17 novembre, alle ore 19:30, in via de’ Fusari, 9), albergo di lusso nel cuore della città, che da anni sostiene il disegno contemporaneo. Si conosce solo il tema che ha dato vita all’idea progettuale per la camera: il mare. Il resto è una sorpresa non tanto per chi in quella stanza dormirà quanto per chi, entrandoci, sognerà «A occhi aperti».

Didascalia delle immagini
Illustrazione di Gwenola Carrère, 2. llustrazione di Joe Kessler per The Gull Yettin; 3. Illustrazione di Dominique Goblet; 4. Illustrazione di Lucile Ourvouai; 5. Illustrazione di Andrea De Franco per Tutto il corpo risuona; 6. Immagine esposta nella mostra Naked Lines (Martoz + Pizzilli); 7. Immagine di Andrea Bruno per Il bacio  
 
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giovedì 7 novembre 2024

In viaggio con Luigi Ghirri tra Lugano e Parigi

«Credo che ci sia molta gentilezza nel suo sguardo. Non aggredisce mai le persone puntando addosso l’obbiettivo. Non tanto per una questione poetica, ma per etica. Le sue immagini raccontano molto di chi era e di come guardava il mondo. Per lui la fotografia non era mera tecnica, ma un linguaggio visivo». C'è tutto l'affetto di una figlia che ha perso il padre a soli quattordici mesi e che, quindi, lo ha dovuto obbligatoriamente conoscere attraverso il racconto degli altri, i suoi scritti e le sue fotografie - setacciate con la puntigliosa attenzione e la spiccata sensibilità di chi compie un viaggio di scoperta e di decifrazione per ricostruire la memoria di una vita e il geroglifico di un’anima - nelle parole che Adele Ghirri pronuncia in un video a chiusura della mostra antologica «Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991», allestita fino al 26 gennaio 2025 a Lugano, negli spazi del Masi – Museo d'arte della Svizzera italiana (e più precisamente nella sede del Lac), per la curatela di James Lingwood e con il coordinamento di Ludovica Introini.

A Lugano Luigi Ghirri e «gli strani grovigli del vedere»
Una selezione di circa centoquaranta fotografie a colori, per lo più stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta, provenienti in massima parte dalla collezione dello Csas - Centro studi e Archivio della comunicazione dell’Università di Parma e dalla raccolta di famiglia - la Eredi Ghirri, che ha sede a Reggio Emilia, nella frazione di Roncocesi, nell’ultima casa dell’artista - raccontano la fascinazione del fotografo di Scandiano – classe 1943, scomparso prematuramente nel 1992, a soli 49 anni - per il tema del viaggio, quello reale e quello immaginario. Ma questi scatti gettano luce anche e soprattutto sulla «poetica» di Luigi Ghirri, sul suo sguardo «gentile», mai giudicante e sempre perspicacemente attento e umanamente rispettoso. Uno sguardo che si posava come una carezza sui paesaggi e – seppure raramente - sugli altri, su quei tanti turisti incontrati lungo il cammino, quasi sempre ritratti di spalle, mentre passeggiano in montagna, giocano in spiaggia o bevono un caffè al bar.
 
L’opera del fotografo emiliano, come si legge nell’introduzione al libro «Paesaggio italiano» del 1989, presenta «una cartografia imprecisa, senza punti cardinali, che riguarda più la percezione di un luogo che non la sua catalogazione o descrizione, come una geografia sentimentale dove gli itinerari non sono segnati né precisi, ma ubbidiscono agli strani grovigli del vedere». E questa «cartografia imprecisa» è resa sempre con il colore perché «il mondo non è in bianco e nero», amava dire Luigi Ghirri, figura pionieristica e influente pensatore della fotografia e del suo ruolo nella cultura moderna.

Tra scatti inediti e immagini conosciute al grande pubblico
, che insieme compongono «una riflessione giocosa, poetica e profonda sul mezzo fotografico», è lo stesso autore, immortalato in un ritratto a tutta parete, ad accogliere il visitatore in mostra e a condurlo, metaforicamente, per mano in un percorso che attraversa le strade dell’Emilia per andare verso mari, montagne, laghi e grandi città, dove quelle che lo stesso Luigi Ghirri definiva le «avventure minime», ovvero le gite dei fine settimana sulla riviera romagnola o nelle città del Modenese, si fondono e si confondono con i viaggi verso destinazioni più turistiche e convenzionali come Parigi, l’Alpe di Susi, i faraglioni di Capri, il lago Maggiore, la Corsica, Amsterdam.

Con lo scopo di offrire uno sguardo completo sulla tematica del viaggio, non manca, poi, in mostra una selezione di fotografie più concettuali, che indaga il soggetto dal punto di vista mentale attraverso oggetti trovati nell’ambiente quotidiano come mappe, atlanti, pubblicità per il turismo e cartoline.

Ubbidendo agli «strani grovigli del vedere», per usare un’altra espressione cara al fotografo emiliano, l’esposizione presenta – si legge nella nota stampa – un «allestimento tematico fluido, in cui il pubblico è invitato a stabilire liberamente pause, collegamenti e connessioni tra pensieri e immagini», muovendosi «anche a ritroso». Sono, dunque, l’emozione e la voglia di scoprire prospettive inedite sul mondo a guidare i passi del visitatore lungo le quattro sale in cui si articola la rassegna, che si apre idealmente con «Paesaggi di cartone», le cui fotografie dimostrano come dei cartelloni pubblicitari possano trasportare un’esotica cascata tra le montagne svizzere o un panorama alpino a Reggio Emilia o, ancora, un mare scintillante a Modena.

Sono luoghi mentali, paesaggi interiori anche quelli proposti dalla serie «Atlante» (1973), con dettagli ravvicinati di mappe, o da «Identikit» (1976-1979), un autoritratto privato del fotografo composto da scatti degli scaffali della sua libreria su cui compaiono libri, dischi, mappe, cartoline, ninnoli e souvenir.

Ci sono, poi, lungo il percorso espositivo le immagini della serie «In Scala», realizzati a più riprese, tra il 1977 e il 1985, nel parco a tema Italia in miniatura a Viserba (in provincia di Rimini). La fascinazione di Luigi Ghirri per le duplicazioni e le moltiplicazioni della realtà trova in questo luogo fittizio, in cui storia e geografia sono fortemente compresse, e pochi passi dividono il Duomo di Milano dalle Dolomiti, il veneziano Ponte dei Sospiri dalla Basilica di San Pietro a Roma, l’ambiente ideale.

A queste immagini fanno da contraltare quelle tratte dalla realtà con paesaggi come, per esempio, le vedute di uno scivolo e di una giostra vuoti al Lido di Spina, di un ombrellone a Orbetello, di un’altalena sulla spiaggia di Marina di Ravenna o di una coppia che gioca a tennis a Île-Rousse, in Corsica, con la pallina poggiata proprio sulla linea dell’orizzonte, là dove il mare incontra il cielo e la fotografia diventa poesia.

Chiude il percorso espositivo una selezione di fotografie realizzate negli anni Ottanta per diversi enti turistici e per il Touring Club Italiano. Destinati a un vasto pubblico, questi lavori su commissione combinano le immagini stereotipate del genere divulgativo con altre più insolite e particolari, configurandosi come strumento di narrazione e analisi della realtà, che non può fare a meno dell'espressione dell’animo di chi, quel paesaggio, lo ha fotografato.

Per realizzarle, Luigi Ghirri passa a una macchina fotografica di medio formato, che conferisce maggiore profondità e colori più vivaci alle sue raffigurazioni, anche se rimane invariato il suo stile misurato e volutamente non teatrale, che rende palpabile e parlante anche il silenzio.

«Viaggio in Italia»: venti fotografi e il loro sguardo sul mondo. Quarant’anni dopo

Da questo archivio prende vita, nel 1984, «Viaggio in Italia», la leggendaria mostra con cui il fotografo raccoglie intorno a sé una serie di autori che, da diversi anni, portavano avanti ricerche visive sul paesaggio, sull’architettura, sui segni della presenza umana nel territorio fuori dagli schemi convenzionali di allora, con l’intento di rifondare la fotografia italiana.

Quarant’anni dopo quel progetto rivive in Francia nei giorni di Paris Photo (7-10 novembre 2024), e nelle pagine di un libro, grazie alla Direzione generale Creatività contemporanea del Ministero della cultura e al Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo (nel Milanese).

Tutte e ottantasei le immagini contenute nel catalogo originario, verranno presentate da venerdì 8 novembre 2024 a mercoledì 8 gennaio 2025 (con inaugurazione giovedì 7 novembre 2024, alle ore 18:00) all’Istituto italiano di Cultura di Parigi, in una ricostruzione fedele e filologica, nella struttura e nei contenuti, ideata da Matteo Balduzzi.

Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Gianantonio Battistella, Vincenzo Castella, Andrea Cavazzuti, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Carlo Garzia, Guido Guidi, Shelley Hill, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Claude Nori, Umberto Sartorello, Mario Tinelli, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Cuchi White e, ovviamente, Luigi Ghirri sono gli autori in mostra, tutti accomunati – disse Gabriele Basilico nel film sul progetto fotografico realizzato da Maurizio Magri nel 2004 - dall’urgente «bisogno di scoprire una normalità delle cose, antieroica, antimitica, quotidiana e non retorica».

Per l’occasione, la casa editrice Quodlibet di Milano pubblica la copia fac-simile del catalogo edito nel 1984 da Il Quadrante Edizioni di Alessandria, a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone e Enzo Velati, con la veste grafica disegnata da Paola Borgonzoni e con un saggio di Arturo Carlo Quintavalle e uno scritto di Gianni Celati.

Il volume, che conteneva una selezione di ottantasei fotografie delle oltre trecento in mostra, è oggi accompagnato da una aura mitologica, perché sempre più introvabile nelle rare librerie di settore o sulle bancarelle e perché disponibile quasi esclusivamente, a prezzi elevati, nel mercato collezionistico. 

La pubblicazione, che verrà presentata nella serata di venerdì 8 novembre al Mep - Maison Européenne de la Photographie di Parigi, per essere poi disponibile nelle librerie italiane da mercoledì 13 novembre, conterrà i testi in traduzione francese e inglese, nonché la riproduzione delle fotografie ottenuta a partire dalla ri-digitalizzazione dei negativi originali, «con l’obiettivo - si legge nella nota stampa - di raggiungere una sorta di sound comune per densità, contrasto e dominanti rimanendo così intatta l’anima inconfondibile del libro del 1984».

In un'epoca in cui l'immagine è diventata un linguaggio universale, «Viaggio in Italia» assume ancora più valore perché ci ricorda l'importanza della fotografia come strumento di narrazione e di analisi della realtà, come documento per scoprire le trasformazioni che ha subito il nostro paesaggio - naturale e urbano, storico e paesaggistico – negli ultimi quarant’anni. Quei venti amici che volevano «ridare dignità a luoghi e persone che nessuno si sarebbe neppure sognato di guardare», per usare le parole di Paola Borgonzoni, hanno, dunque, scritto, più o meno inconsapevolmente, una pagina di storia. E hanno anche «aperto alle generazioni future - afferma Adele Ghirri, che cura l’archivio del padre - una finestra attraverso cui guardare le cose e il mondo in cui viviamo, e gli altri suoi abitanti, con cura e affetto, mettendosi in ascolto. Un invito ad adottare un punto di vista sull’esterno gentile e salvifico».

Didascalie delle immagini
1. Luigi Ghirri, Lago Maggiore, 1984. Cibachrome print, new print (1990-1991). CSAC, Università di Parma. Crediti fotografici: CSAC, Università di Parma. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991» (Lugano, Masi, 8 settembre 2024- 26 gennaio 2025); 2. Luigi Ghirri, Alpe di Siusi, 1979. C-print, new print (2001). Eredi di Luigi Ghirri, Courtesy Eredi di Luigi Ghirri. © Eredi di Luigi Ghirri. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991» (Lugano, Masi, 8 settembre 2024- 26 gennaio 2025); 3. Luigi Ghirri, Capri, 1981. C-print, new print (2008). Eredi di Luigi Ghirri. Courtesy Eredi di Luigi Ghirri. © Eredi di Luigi Ghirri; Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991» (Lugano, Masi, 8 settembre 2024- 26 gennaio 2025); 4. Luigi Ghirri, Marina di Ravenna, 1972. C-print, vintage print. CSAC, Università di Parma. Crediti fotografici: CSAC, Università di Parma. © Eredi di Luigi Ghirri; 5. Luigi Ghirri, Rifugio Grosté, 1983. Lambda print, new print (2013). Eredi di Luigi Ghirri. Courtesy Eredi di Luigi Ghirri. © Eredi di Luigi Ghirri. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991» (Lugano, Masi, 8 settembre 2024- 26 gennaio 2025); 6. Mario Cresci, Stigliano, Potenza, 1983 © Mario Cresci - Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggio in Italia. Quarant'anni dopo» (Parigi, Istituto italiano di Cultura, 8 novembre 2024- 8 gennaio 2025); 7. Giovanni Chiaramonte, Mottarone, Novara, 1980 © Eredi di Giovanni Chiaramonte  - Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggio in Italia. Quarant'anni dopo» (Parigi, Istituto italiano di Cultura, 8 novembre 2024- 8 gennaio 2025); 8. Ernesto Tuliozi, Modena, 1983 © Ernesto Tuliozi - Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggio in Italia. Quarant'anni dopo» (Parigi, Istituto italiano di Cultura, 8 novembre 2024- 8 gennaio 2025); 9. Shelley Hill, Fiumicino, Roma, 1983 © Shelley Hill - Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo. Opera esposta nella mostra «Luigi Ghirri. Viaggio in Italia. Quarant'anni dopo» (Parigi, Istituto italiano di Cultura, 8 novembre 2024- 8 gennaio 2025)

Informazioni utili
«Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991», a cura di James Lingwood. Masi - Museo della Svizzera italiana | LAC, piazza Bernardino Luini 6, 6900 Lugano. Orari d'apertura: martedì / mercoledì / venerdì, ore 11.00 – 18.00; giovedì, ore 11.00 – 20.00; sabato / domenica / festivi, ore 10.00 – 18.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero CHF 20.–, ridotto CHF 16.–; Ticino Ticket/IoInsegno CHF 14.-. Informazioni: https://www.masilugano.ch. Fino al 26 gennaio 2025

Viaggio in Italia, a cura di Matteo Balduzzi. Istituto italiano di Cultura di Parigi - Hôtel de Galliffet, 50, rue de Varenne, 75007 Parigi. Orari: dal lunedì al venerdì ore 10.00 - 13.00 / 15:00 - 18:00. Ingresso gratuito. Catalogo: Quodlibet Editore. Informazioni: Museo di Fotografia Contemporanea, Villa Ghirlanda, via Frova 10 - Cinisello Balsamo (Milano) | www.mufoco.org. Dall'8 novembre 2024 all'8 gennaio 2025

martedì 22 ottobre 2024

Marcello Mastroianni, quattro mostre per celebrare cent'anni di cinema e di vita

«Marcello, Marcello, come here! Hurry up!»: l’invocazione della giunonica Anita Ekberg, mentre cammina languida nell’acqua della fontana di Trevi, è diventata la scena cult di uno dei film più amati di Federico Fellini e il simbolo di una delle icone cinematografiche del made in Italy. Quella pellicola, datata 1960, era «La dolce vita» - Palma d’oro al festival di Cannes, nella giuria presieduta da George Simenon, Oscar per i costumi a Piero Gherardi, David di Donatello per la regia a Federico Fellini e svariati altri riconoscimenti ai Nastri d’argento del 1961. E quel Marcello era Marcello Mastroianni, il volto maschile più noto e riconoscibile del nostro cinema, interprete, in oltre cinquant’anni di carriera, di centinaia di pellicole che lo hanno visto lavorare con i maggiori registi del suo tempo tra cui Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Pietro Germi, Dino Risi, Ettore Scola, Michelangelo Antonioni e con altri grandi attori protagonisti della commedia all’italiana come Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi.

Il suo talento attoriale, straordinario e poliedrico, che gli ha permesso di cimentarsi nei più disparati generi cinematografici e in ruoli ricchi sempre di nuove sfumature, unito all’eleganza innata, alla bellezza involontaria, a una buona dose di riservatezza e a quella rara capacità che hanno solo i grandi di non prendersi mai troppo sul serio - che non è umiltà, ma saggia conoscenza del mondo e dei suoi equilibri precari - hanno fatto di Marcello Mastroianni un divo sui generis, una star «sempre in punta di piedi», per usare le parole di Federico Fellini, che gli era amico nella vita privata e che lo diresse anche in un altro capolavoro del cinema italiano come «8 e mezzo», ma anche nei film «La città delle donne», «Ginger e Fred» e «Intervista».

Poco incline al divismo e all’etichette stereotipate come quella di latin-lover, affibbiatagli per il suo fascino indolente che ammaliò più di una donna dello spettacolo - da Silvana Mangano a Catherine Deneuve, da Flora Carabella a Faye Dunaway, senza dimenticare la regista Anna Maria Tatò -, l’attore di Fontana Liri (cittadina in provincia di Frosinone), figlio di artisti-artigiani del legno e nessun studio all’Accademia d’arte drammatica alle spalle, era più che altro un «anti-divo di successo», come ebbe a scrivere il giornalista Paolo Emilio Poesio. Lo dimostra chiaramente il suo curriculum con un palmares di coppe e di nomination da fare invidia, che lo classificano come l’attore italiano più premiato di sempre: tre candidature all'Oscar per «Divorzio all'italiana» (1961), «Una giornata particolare» (1977) e «Oci ciornie» (1987), due Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes, due Coppe Volpi, otto David di Donatello, due Golden Globe, due Premi Bafta, otto Nastri d'argento e, nel 1990, un Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia. Ed è proprio l’etichetta «anti-divo di successo» a essere stata scelta come titolo della mostra che Lucca dedica, negli spazi di Palazzo Pfanner, a Marcello Mastroianni, in occasione dei cent’anni dalla nascita (28 settembre 1924) e a ventotto dalla morte (19 dicembre 1996).

Manifesti originali, locandine, foto-buste e bozzetti pubblicitari, provenienti dalla sterminata collezione di Alessandro Orsucci, documentano quasi sessant’anni di storia del nostro cinema, dal Neorealismo alla Commedia all’italiana. Il percorso parte, infatti, dagli anni Cinquanta e dalla pellicola «Domenica d'agosto» di Luciano Emmer, con un Marcello Mastroianni esordiente, doppiato da Alberto Sordi, per giungere agli anni Novanta e all’intensa interpretazione di «Sostiene Pereira» (1995), film diretto da Roberto Faenza e tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Tabucchi, passando per pellicole quali «Cronache di poveri amanti» (1954) di Carlo Lizzani, «Le notti bianche» (1954) di Luchino Visconti, «I soliti ignoti» (1958) di Mario Monicelli, «Il bell’Antonio» (1960) di Mauro Bolognini, «Divorzio all’italiana» (1961) di Pietro Germi, «La notte» (1961) di Michelangelo Antonioni, «Dramma della gelosia» (1970) di Ettore Scola e «La grande abbuffata» (1973) di Marco Ferreri, senza dimenticare i successi diretti da Federico Fellini.

In quegli anni, Marcello Mastroianni è sul set con attrici dall’indubbio fascino come Monica Vitti, Claudia Cardinale, Sandra Milo e Stefania Sandrelli e con attori di comprovata bravura quali Giancarlo Giannini, Ugo Tognazzi, Vittorio De Sica, Michel Piccoli e Philippe Noiret. In quei film veste, di volta in volta, i panni del giornalista, del regista in crisi esistenziale, del seduttore, del prete, dell'omosessuale e del marito infedele, con la stessa identica credibilità, così da diventare la perfetta metafora dell’«italiano ideale», ora sex symbol ora uomo pieno di fragilità e tenerezza, malinconia e rammarico, arrendevolezza e colpa, empatia e azzardo.

Nella mostra lucchese, non manca, poi, un focus sulla collaborazione tra l’attore laziale e Sofia Loren, la coppia d’oro del cinema italiano, insieme sul grande schermo per ben quattrodici volte, dal film «Cuori sul mare» del 1950, in cui l’attrice napoletana ha appena sedici anni ed è una semplice comparsa, fino a pellicole applaudite come «Peccato che sia una canaglia» di Alessandro Blasetti (1954), «Ieri, oggi, domani» (1963) di Vittorio De Sica (con l'indimenticabile scena dello spogliarello), «Matrimonio all'italiana» (1964), sempre di Vittorio De Sica, e «Una giornata particolare» di Ettore Scola (1977).

Vale, infine, la pena sottolineare che a fare da filo rosso al racconto espositivo, ideato in occasione del Lucca Film Festival, è la musica con un allestimento di colonne sonore originali in vinile, composte da maestri quali Nino Rota, Carlo Rustichelli, Armando Trovajoli e Ennio Morricone, corredate di copertine originali, spesso disegnate, oltre a libri e spartiti musicali.

Anche Roma rende omaggio, in questi giorni, a Marcello Mastroianni con la mostra «Ieri, Oggi, Sempre», per la curatela di Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, che porta negli spazi di Castel Sant’Angelo cento scatti fotografici di celebri maestri dell’obbiettivo che hanno catturato il volto pubblico e quella privato dell’attore, restituendoci un duplice ritratto, quello dell’interprete amato dal grande pubblico e quello, più intimo e domestico, lontano dalle luci della ribalta, con la famiglia d’origine o gli amici, in quella che l’attore definiva la sua «vita tra parentesi», dove le parentesi erano il palcoscenico di un teatro o il set di un cinema.

A Torino, invece, il centenario della nascita di Marcello Mastroianni viene ricordato attraverso una piccola mostra open-air formata da dodici pannelli di grande formato, su cui sono riprodotti diciassette ritratti dell’attore provenienti dall’Archivio fotografico di Angelo Frontoni. Gli scatti, insieme intensi e scanzonati, sono stati selezionati da Roberta Basano per essere collocati sulla cancellata della Mole Antonelliana, il Museo nazionale del cinema, ed essere così fruibili dal pubblico ventiquattro ore su ventiquattro.

Infine, a Venezia è l’isola di San Servolo a fare da scenografia alla mostra «Marcello, come here… Cent’anni e oltre cento volte Mastroianni», a cura di Laura Delli Colli, con immagini, anche inedite, e filmati d’archivio provenienti dal Centro sperimentale di cinematografia. Ne esce il ritratto di «un uomo che attraverso i suoi personaggi – si legge nella nota stampa - ha unito al fascino di un’indolenza leggiadra un carisma e una capacità interpretativa che ha toccato tutte le corde del cinema, dalla commedia al dramma, e un feeling speciale, nella vita come sulla scena, con le donne, sì, ma soprattutto con il suo pubblico».

Marcello Mastroianni era, in effetti, amato perché era indubitabilmente bravo, ma anche perché aveva capito che il set di un cinema o il palcoscenico di un teatro erano «un luogo dove si giuoca a far sul serio» (mutuando le parole dai «Sei personaggi in cerca d’autore» di Luigi Pirandello) e, con leggerezza calviniana – ovvero senza mai prendersi troppo sul serio, ma sempre con un lavoro costante, ostinato e mai superficiale -, aveva finito per essere il più umano tra i divi, il più divino tra gli umani. Intelligente. Istrionico. Unico.

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[Aggiornamento di domenica 3 novembre 2024]

CINEMA & FOTOGRAFIA: RIMINI CELEBRA MARCELLO MASTROIANNI, «L'ANTIDIVO DI SUCCESSO» 
Si arricchisce di una nuova mostra l'ampio omaggio che l'Italia fa a Marcello Mastroianni in occasione dei cento anni dalla nascita. Nell'anniversario della morte di Federico Fellini, scomparso il 31 ottobre di trentuno anni fa, la sua città natale, Rimini, ha aperto l'esposizione «Semplicemente Marcello. Il cinema, il fascino, lo stile di un antidivo di successo», a cura di Laura Delli Colli, giornalista ed esperta di cinema, con la collaborazione di Antonella Felicioni, responsabile dell’Archivio fotografico della Cineteca nazionale.
L'esposizione, allestita fino al 20 gennaio 2025, porta nelle di Palazzo del Fulgor una carrellata di oltre cento immagini tra foto di scena, scatti rubati sul set e qualche prezioso fotogramma, provenienti dal Centro sperimentale di cinematografia, da Reporters Associati & Archivi, da Bridgeman Images, dalla Collezione Maraldi, dalla Fondazione Cineteca di Bologna e dagli archivi di Patrizia Mannajuolo, David Secchiaroli, Emilio Lari e Franco Pinna.
Si tratteggia così il talento poliedrico di uno degli attori più amati del nostro Paese, simbolo riconosciuto in tutto il mondo dell’«italian way of life», la cui multiforme versatilità si impose sulla scena internazionale proprio grazie a due dei film più iconici di Federico Fellini: «La dolce vita» e «8½».
Applaudito come grande attore e identificato a Hollywood come il latin lover italiano, erede del mito di Rodolfo Valentino, Marcello Mastroianni rifiutò spesso indignato l’etichetta attribuitagli dai rotocalchi di irresistibile seduttore. Proprio alcuni ritratti fotografici e immagini di quel fascino speciale che ne accompagnò il successo planetario sono esposti nella prima delle cinque sezioni nelle quali si articola il percorso espositivo riminese, intitolata semplicemente «Marcello!». In questo incipit ci sono gli scatti delle pagine più patinate, che vedono l'attore laziale ritratto in piazza Duomo, a Venezia, al circuito di Monza e anche a Rimini, in spiaggia, con alle spalle il mare.
Come in un gioco di depistaggio e di straniamento il Mastroianni dei ritratti diventa nella seconda sezione della mostra «L’altro Marcello», quello colto sul set, nei momenti di pausa o negli istanti più tesi, prima di una scena. E proprio al «Marcello in scena», quello del grande schermo, è dedicata la terza sezione. Non poteva, poi, mancare «Il dolce cinema», con una selezione di scatti tratti da film nei quali Mastroianni si fatto, forse, invidiare da tanti spettatori uomini in tutto il mondo. Lungo le pareti scorrono le immagini di alcune sequenze di coppia girate insieme a diverse tra le più belle attrici del cinema nazionale e internazionale, da Sofia Loren a Anita Ekberg. A chiudere il percorso è «Caro Marcellino…», una sezione dedicata al rapporto speciale con Federico Fellini che al suo amico e attore preferito era legato affettuosamente dalla stima e dall’amicizia.  
Per maggiori informazioni sulla mostra riminese: fellinimuseum.it.


Didascalia delle immagini
[fig. 1] Immagine guida della mostra «Marcello Mastroianni -  Ieri, Oggi, Sempre» (Roma, Castel Sant’Angelo - Fino al 12 gennaio 2025). Marcello Mastroianni sul set di 8 ½ ph. Paul Ronald © Archivio storico del cinema / AFE; [fig. 2] Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Fotografia esposta nella mostra «Marcello Mastroianni -  Ieri, Oggi, Sempre» (Roma, Castel Sant’Angelo - Fino al 12 gennaio 2025); [fig. 3] La Dolce Vita © Reporters Associati & Archivi-Cineteca di Bologna (fotografia esposta nella mostra «Marcello Mastroianni -  Ieri, Oggi, Sempre» (Roma, Castel Sant’Angelo - Fino al 12 gennaio 2025); [fig. 4] La Dolce Vita © Reporters Associati & Archivi-Cineteca di Bologna (fotografia esposta nella mostra «Marcello Mastroianni -  Ieri, Oggi, Sempre» (Roma, Castel Sant’Angelo - Fino al 12 gennaio 2025); [fig. 5] Colonna sonora del film «Ieri oggi e domani» autografata. Opera esposta nella mostra «Marcello Mastroianni. Un antidivo di successo» (Lucca - Fino al 27 ottobre 2024); [fig. 6] Prima locandina del film «La dolce vita» di Federico Fellini. Opera esposta nella mostra «Marcello Mastroianni. Un antidivo di successo» (Lucca - Fino al 27 ottobre 2024); [fig. 7] Veduta della mostra «
Il gioco del cinema. Omaggio a Marcello Mastroianni» (Torino, fino al 28 ottobre 2024); [fig. 8] Locandina della mostra «Semplicemente Marcello. Il cinema, il fascino, lo stile di un antidivo di successo», allestita a Rimini; [fig. 9] 
Marcello Mastroianni sul set del film Lo straniero. Foto di Frontoni. Copy Centro sperimentale di cinematografia. Opera esposta nella mostra «Semplicemente Marcello. Il cinema, il fascino, lo stile di un antidivo di successo», allestita fino al 20 gennaio 2025 a Rimini, nelle sale di Palazzo del Fulgor; [fig. 10] Marcello Mastroianni in La Dolce Vita. Foto di Praturlon. Copy Reporters Associati & Archivi e Fondazione Cineteca di Bologna. Opera esposta nella mostra «Semplicemente Marcello. Il cinema, il fascino, lo stile di un antidivo di successo», allestita fino al 20 gennaio 2025 a Rimini, nelle sale di Palazzo del Fulgor; [fig. 11] Veduta della mostra «Marcello, come here… Cent’anni e oltre cento volte Mastroianni» (Venezia, Isola di San Servolo -  Fino al 9 gennaio 2025)

Informazioni utili
Marcello Mastroianni - Un antidivo di successo. Palazzo Pfanner, via degli Asili, 33 - Lucca. Orari: tutti i giorni, dalle ore 10:00 alle ore 18:00. Ingresso: intero € 4,50, ridotto € 4,00 (ragazzi 12-16 anni / studenti / adulti > 65 anni), gruppi (>10) € 4,00. Informazioni: | www.luccafilmfestival.it. Fino al 27 ottobre 2024
 
Marcello Mastroianni -  Ieri, Oggi, Sempre. Castel Sant’Angelo - sala Clemente VIII, Apollo e Giustizia, Lungotevere Castello 50 - Roma. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 9:00 alle ore 19:30 (ultimo ingresso ore 18:30); lunedì chiuso. Biglietti intero € 16,00, ridotto € 2,00 (18-25 anni, gratuità di legge; biglietti acquistabili in loco oppure online al link https://www.gebart.it/musei/museo-nazionale-di-castel-santangelo/ o telefonicamente al numero 06.32810 (lunedì-venerdì, ore 9:30-18:00). Informazioni: www.civita.art . Fino al 12 gennaio 2025

Marcello, come here…Cent’anni e oltre cento volte Mastroianni. Isola di San Servolo - Venezia. Ingresso libero. Informazioni (anche per gli orari): tel. + 39.041.2765001 | https://servizimetropolitani.ve.it/it/sanservolo?view=article&id=1861&catid=58. Fino al 9 gennaio 2025

Il gioco del cinema - Omaggio a Marcello Mastroianni. Museo Nazionale del Cinema - Cancellata esterna, via Montebello, 20 - Torino. Orari: sempre aperto. Ingresso gratuito. Informazioni: https://moleantonellianatorino.it/notizie/60-mole-antonelliana-e-lomaggio-a-marcello-mastroianni.html. Fino al 28 ottobre 2024

lunedì 21 ottobre 2024

«National Gallery 200», al cinema un viaggio intimo ed emozionale tra le opere del museo londinese

Era il 1824 quando il collezionista e banchiere russo John Julius Angerstein vendeva trentotto dipinti della sua collezione - principalmente opere d’arte italiane e fiamminghe, tra cui spiccava la grande pala d’altare «La resurrezione di Lazzaro» di Sebastiano del Piombo - al Parlamento britannico. Nasceva così il primo nucleo della National Gallery di Londra, che trovò dapprima casa in un edificio al n. 100 di Pall Mall per poi spostarsi, nel 1838, nell’attuale sede sul lato nord di Trafalgar Square, progettata dall’architetto William Wilkins e più volte rimaneggiata nel corso dei secoli con interventi di restauro e di ampliamento che hanno visto all’opera, tra gli altri, Edward Middleton Barry e Robert Venturi e che le hanno conferito la dimensione attuale di oltre 46mila metri quadrati, suddivisi in sessantasei gallerie.

Di decennio in decennio, il museo britannico ha arricchito il proprio patrimonio soprattutto grazie al lavoro dei primi direttori, tra i quali si ricordano Charles Lock Eastlake e Frederic William Burton, e a donazioni da parte di privati, che a tutt'oggi rappresentano i due terzi della collezione.

Oggi, a duecento anni dalla fondazione, la National Gallery, con la sua raccolta di oltre duemila e trecento opere, rappresenta il sogno realizzato di re Giorgio IV che voleva dotare il suo Paese di un museo capace di rivaleggiare in magnificenza con il Louvre di Parigi e il Prado di Madrid, ma senza statalizzare le raccolte reali britanniche.
Il museo londinese, guidato dal 2015 da Gabriele Finaldi, offre, infatti, al suo pubblico un viaggio nel mondo dell’arte lungo quasi mille secoli, che spazia dal XIII secolo fino agli inizi del Novecento, e annovera capolavori firmati da maestri del calibro di Bellini, Cézanne, Degas, Leonardo, Raffaello, Rembrandt, Renoir, Rubens, Tiziano, Turner, van Dyck, e Velázquez. La National Gallery è, per esempio, la casa dei «Girasoli» (1888 circa) di Vincent Van Gogh, dello «Stagno delle ninfee» (1899) di Monet, della «Vergine delle Rocce» (1483-1486) di Leonardo da Vinci, della «Battaglia di San Romano» (1440) di Paolo Uccello, della «Cena in Emmaus» (1601) del Caravaggio.

In occasione del bicentenario dalla fondazione, questa storia diventa un film: «National Gallery 200», che sarà nelle sale italiane martedì 22 e mercoledì 23 ottobre nell’ambito della nuova stagione della rassegna «La grande arte al cinema», progetto originale ed esclusivo di Nexo Studios, che a novembre presenterà anche il titolo «Pissarro. Il padre dell’Impressionismo».

Diretto da Ali Ray e Phil Grabsky e prodotto con Exhibition on Screen, il lungometraggio mostra come il potere della grande arte risieda nella sua capacità di comunicare con chiunque, indipendentemente dalle conoscenze storiche e dal background culturale. Dalla guardia di sicurezza al direttore, dal visitatore comune alle celebrità fino ai membri della famiglia reale sono molte le persone che sfilano davanti alla cinepresa dando vita a un discorso corale che non solo dipinge un ritratto, intimo e inedito, della collezione di uno dei musei più importanti del mondo, «scrigno di infinite storie, commoventi, sorprendenti, straordinarie», ma che parla anche di inclusività, soprattutto in un luogo a ingresso gratuito come l’istituzione londinese, perché – come recita il trailer del film – «l’arte è di tutti e tutti hanno da dire qualcosa sull’arte».

Ciascun intervistato ha raccontato l'opera che più gli sta a cuore, secondo il suo punto di vista, spaziando tra capolavori noti a gemme nascoste, da «Pioggia, valore e velocità» (1884) di William Turner a «Gli ombrelli» (1881-1886) di Pierre Auguste Renoir, da «Allegoria del Trionfo di Venere» (1545) del Bronzino al «San Michele trionfa sul demonio» (1468) di Bartolomé Bermejo, ma non solo. 
Tra i tanti, ci faranno così conoscere il loro legame personale con la National Gallery la giornalista Claudia Winkleman, l’attore Michael Palin, al regista Terry Gilliam, la scrittrice Jacqueline Wilson e la principessa Eugenie, che racconta il suo rapporto speciale con la «Madonna della cesta» (1524) del Correggio, «una scena reale e domestica» dalla «natura serena, rilassata ed eterea» che raffigura una madre che si prende cura del proprio figlio.

«Il tentativo dei due registi - si legge nella nota stampa - è quello di incoraggiare il pubblico a guardare coi propri occhi quadri e sculture, senza perdersi dietro la fotografia affrettata e senza rinunciare a creare un contatto personale con l’opera» che si ha di fronte, per capire se questa ha qualcosa da raccontare che possa – in qualche modo – essere connessa alla propria vita.

La rassegna «La grande arte al cinema» proseguirà il 19 e il 20 novembre con «Pissarro. Il padre dell’Impressionismo», film diretto da David Bickerstaff, che rivela allo spettatore il percorso e l'opera del maestro francese attraverso la sua arte e alcuni documenti, come la sua corrispondenza con gli amici e il suo archivio conservato all'università di Parigi, nonché il racconto delle mostre promosse dall'Ashmolean di Oxford e dal Kunstmuseum di Basilea. 
Ma prima sarà la National Gallery di Londra a finire sotto i riflettori, svelandoci non solo i «dietro le quinte» di un grande tempio della cultura internazionale, ma raccontandoci anche come l’arte possa essere una fonte di terapia nei momenti di crisi, uno spunto di ispirazione per il proprio lavoro, una gioia per i propri occhi.

Informazioni utili

venerdì 5 aprile 2024

Giacomo Puccini, si arricchisce l’archivio del museo di Torre del Lago

«Gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vas spirituale, reggia… abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cignali, lepri, conigli […]. Tramonti lussuriosi e straordinari»: con queste parole, nel 1900, Giacomo Puccini (1858-1929) celebrava la quiete e la bellezza di Torre del Lago. In questo ridente borgo toscano, dove il maestro compose e sue opere maggiori, tra cui la «Tosca» (1900), «Madama Butterfly» (1904), «La Fanciulla del West» (1910) e «La Rondine» (1917), oggi ha sede la Villa Museo Giacomo Puccini, che custodisce al proprio interno oltre 28.500 pezzi tra missive, fotografie, documenti amministrativi, musica manoscritta e a stampa, carteggi familiari e professionali.
Questo patrimonio consistente, dichiarato fondo di interesse storico dal ministero della Cultura, viene costantemente integrato grazie al lavoro della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, che, anno dopo anno, ha portato tra le sale del museo un insieme di documenti unici e inediti, preziosi per lo studio del grande compositore e della sua immensa produzione artistica. In queste settimane, ovvero quelle che conducono al centenario della morte del compositore (che si commemorerà il prossimo 29 novembre), l’archivio si è arricchito di nuovo materiale: manoscritti musicali autografi, lettere, appunti scritti di proprio pugno da Giacomo Puccini e libretti originali delle sue opere liriche, ma non solo.
 
Tra le più recenti acquisizioni, c’è un libretto che la Fondazione ha comprato all’incanto, contenente alcuni scritti del maestro indirizzati alla famiglia della madre, Albina Magi, a partire dal 1898. A tal proposito va ricordato che Giacomo Puccini, sesto di nove figli, orfano del padre in giovanissima età, fu molto legato ai fratelli e ai parenti materni, tant’è che tra i suoi primi insegnanti di musica ci fu proprio lo zio Fortunato Magi, poi divenuto direttore del Conservatorio di Venezia. Mentre da una nota casa d’aste proviene un lotto di manoscritti musicali per pianoforte e organo, che costituiscono le parti mancanti di composizioni già custodite presso l’archivio e perciò elementi indispensabili per la completezza della raccolta.

L’importante operazione di ricostruzione dell’archivio è resa possibile anche grazie alla generosa iniziativa dei privati. Una minuta autografa e alcuni libretti d’opera dell’epoca sono stati, infatti, donati da Luciano Birghillotti, preside in pensione di una scuola fiorentina, appassionato di musica e in particolare di quella pucciniana, che nel 1991 aveva conosciuto la nipote di Puccini, Simonetta, durante la cerimonia di intitolazione di una scuola elementare al maestro. Birghillotti ha devoluto alla Fondazione anche un ritaglio del quotidiano «La Nazione» del novembre 1924, giorno successivo alla scomparsa dell’operista, e un telegramma autografo ricevuto in eredità dal nonno – capostazione a Capalbio nei primi decenni del Novecento, presso il quale il compositore si recava ogni settimana per inviare le sue comunicazioni – che Giacomo Puccini spedì dal paese toscano al drammaturgo e librettista Giovacchino Forzano per avvertirlo che avrebbe assistito alla prova di un’opera al Teatro Regio di Torino. Sandra Nicolini, invece, ha donato una rivista storica, il numero unico pubblicato con la «Gazzetta Mondana» in occasione della scomparsa del compositore, avvenuta nel 1924.
Ma oltre al Puccini autore, conosciuto e acclamato in tutto il mondo, dalle nuove acquisizioni emerge anche una dimensione più intima, quella delle sue relazioni sentimentali, come documentano i sette ritagli di quotidiani sui quali l’operista scrisse degli appunti relativi alla triste vicenda di Doria Manfredi, la giovane cameriera suicidatasi perché accusata dalla moglie di Puccini, Elvira, di avere una relazione con il maestro. Questi frammenti, rinvenuti tra le carte dell’ammiraglio Luigi Romani, che li ha donati con piacere alla Fondazione, possono contribuire a gettare un po’ di nuova luce sul Puccini uomo, marito e amante. A darci la possibilità di indagare, parallelamente alla produzione artistica, anche la sfera privata del musicista, c’è, poi, un fondo composto da una ventina di lettere e memorie, anche queste contenenti commenti autografi relativi alla storia della Manfredi, che la Fondazione ha invece acquistato presso il mercato antiquario.

Infine, ad integrare un fondo già presente in archivio, acquistato da Simonetta Puccini, sono appena giunte al museo di Torre del Lago due lettere che Giacomo Puccini scrisse all’amico e pittore Ferruccio Pagni, donate da Mauro Masini. Quella tra l’operista e l’artista livornese, che frequentò l'Accademia delle belle arti di Firenze sotto la guida di Giovanni Fattori, fu un’amicizia profonda e di lungo corso, iniziata nel 1891 proprio sulle rive del lago di Massaciuccoli, dove Puccini abitava e dove Pagni amava dipingere le sue tele.

Le nuove acquisizioni sono, dunque, documenti di valore eccezionale, che arricchiscono e completano il patrimonio storico-documentario legato alla memoria del grande compositore, aperto agli studiosi di tutto il mondo, e che permettono alla comunità accademica di creare nuove sinergie, dal punto di vista musicale, artistico e documentario.

Informazioni utili 
Fondazione Simonetta Puccini, Viale Giacomo Puccini, 266 - 55049 Torre del Lago, Lucca, tel. +39.0584.341445, e-mail info@fondazionesimonettapuccini.it. Sito web: www.giacomopuccini.it