ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 22 luglio 2013

«Il Gran Teatro dei Cartelami», a Genova una mostra sulle antiche scenografie della Passio Christi e delle Quarantore

C’è un «Sepolcro» rinascimentale del 1538, dipinto sulla tela con la quale oggi si fanno i a blue jeans e proveniente dall’abbazia di San Nicolò del Boschetto a Cornigliano, tra gli oltre cento pezzi che compongono il percorso espositivo della mostra «Il Gran Teatro dei Cartelami. Scenografie del sacro», allestita fino a domenica 25 agosto a Genova, presso lo scenografico appartamento del Doge di Palazzo ducale, per iniziativa della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etno-antropologici della Liguria.
L’evento espositivo, curato da Franco Boggero e Alfonso Sista, è frutto di quasi trent’anni di ricerche d’archivio, di ricognizioni sul territorio e di campagne di restauro, alcune realizzate con fondi ministeriali, altre grazie al prezioso contributo della Fondazione Carige e di altre realtà locali come la Coop Liguria, alla quale si deve l’intervento conservativo su sette sagome in latta, dipinte ad olio nell’Ottocento, per i «Sepolcri» dell'Oratorio dei Bianchi di Nostra Signora dell'Assunta a Castelnuovo Magra, nello Spezzino.
I cartelami, detti anche décors o monumentos in altre regioni dell’Europa mediterranea, sono apparati scenografici effimeri, per lo più di gusto popolare, allestiti nel presbiterio o nelle cappelle delle chiese parrocchiali o degli oratori confraternali per particolari momenti del rito cristiano, quali la Settimana Santa e l'adorazione eucaristica delle Quarantore, o per eventi eccezionali, come, per esempio, la cerimonia di beatificazione della mistica santa Caterina Fieschi, avvenuta il 6 aprile del 1735. La loro produzione, datata tra la fine del XVI e i primi decenni del XIX secolo, ha diffusione in un’area geografica che comprende, oltre alla Liguria, anche territori vicini come la Toscana, la Sardegna, il Piemonte meridionale, la Corsica settentrionale, i Pirenei orientali, il Nizzardo, le Alpi Marittime e la Catalogna.
Costruiti prevalentemente in cartone, ma anche in altri materiali poveri come il legno di castagno, la latta, la cartapesta e la tela, i cartelami rappresentano un patrimonio particolare, e ancora poco conosciuto, dell’arte sacra, che spazia da libere composizioni formate da sagome raffiguranti personaggi della Passio Christi a veri e propri teatri, con tanto di boccascena, quinte e fondale, pensati per ambientarsi senza sforzo nello spazio architettonico di una chiesa. Emblematico è il caso dell’apparato di Ligo, nelle vicinanze di Albenga, o anche l’imponente scenario delle Quarantore per la parrocchiale di Ceriana, nell’Imperiese, scampato fortunosamente al terremoto del 1887, con epicentro a Bussana, che fece cadere la volta della chiesa.
Pezzo forte della mostra genovese, il cui allestimento è curato da Valerio Tunesi, è, senz’altro, il monumentale «Sepolcro» istoriato di Laigueglia, nel Savonese, donato da Giuseppe Musso nel 1835 al suo paese natale e considerato ad oggi il più grande e pregiato cartelame del Ponente ligure. Il manufatto, alto oltre quindici metri e totalmente smontabile, viene presentato al piano nobile del palazzo dei Dogi come se fosse in fase di montaggio; per vederlo nella sua interezza bisognerà, invece, attendere il 2014 quando verrà esposto nella sua sede abituale, la chiesa parrocchiale di san Matteo, in occasione dei cent’anni dall’ultimo utilizzo.
Dalla vicina Savona arriva un altro pezzo di notevole pregio, ma dimenticato per decenni in un deposito: la «Gloria d’angeli» della cattedrale dell’Assunta, un congegno neo-barocco dipinto sul principio dell’Ottocento da Paolo Girolamo Brusco, che sbalordì anche re Carlo Alberto di Savoia e che, dopo la mostra, troverà un’adeguata valorizzazione attraverso la sua esposizione permanente.
 Un discorso analogo si può fare per uno straordinario apparato settecentesco dipinto da Giovanni Agostino Ratti e riscoperto di recente ad Albissola Marina. Si tratta di una sorta di reliquiario gigante composto di diversi materiali (legno, tela e cartapesta), raffigurante una nuvola animata da figurine angeliche recanti i simboli della Passione, utilizzato in passato anche come cassa processionale per una reliquia della Vera Croce che si esponeva il venerdì santo.
A sottolineare il valore e il significato dei numerosi apparati  esposti sarà anche una colonna sonora creata ad hoc: una serie di suoni e rumori, ideati da Federico Bagnasco e Alessandro Paolini. In particolare, a Palazzo Ducale viene ricreata l'alta tensione emotiva legata a specifici riti pre-pasquali, come l'Ufficio delle Tenebre. Con strumenti originali come bàttole, raganelle, corni e trombe di corteccia viene, per esempio, riproposto lo strepito con cui le comunità chiamavano Barabba e allontanavano così antichissime paure ed angosce legate al buio e alla presenza del male.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Luigi Morgari (?), Angelo, 1909 (?). Metallo sagomato e dipinto. Cairo Montenotte (Savona), Cappella di San Rocco; [fig. 2] Pittore ligure, Cristo flagellato, secolo XVII. Olio su tela e cartone applicato su sagoma lignea. Villanova d'Albenga (Savona), chiesa di San Bernardo a Ligo di Villanova d'Albenga (Savona); [fig. 3]  Giuseppe Massa (?), Cristo umiliato, primo quarto del secolo XVIII. Tempera su cartone, Sanremo (Imperia), fraz. Coldirodi, chiesa di
San Sebastiano. 

Informazioni utili
«Il Gran Teatro dei Cartelami. Scenografie del sacro». Palazzo Ducale – Appartamento del Doge, piazza Giacomo Matteotti, 9 – Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 6,00, scuole € 4,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 010.5574065 o biglietteria@palazzoducale.genova.it. Sito internet: www.cartelami.it. Fino a domenica 25 agosto 2013. 

sabato 20 luglio 2013

«La cultura è come l’acqua»: Maria Migliora per la nona Giornata del contemporaneo

«La cultura è un bene comune primario come l'acqua; i teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti». Sembra ispirata all'affermazione che fece il maestro Claudio Abbado, durante una puntata della trasmissione «Vieni via con me», l'opera «Aqua Micans», scelta come immagine guida della nona edizione della Giornata del contemporaneo, manifestazione promossa annualmente da Amaci, l’associazione dei musei d’arte contemporanea italiani presieduta da Beatrice Merz e comprendente una trentina di realtà come il Maxxi di Roma, il Mart di Rovereto, il Mambo di Bologna e il Castello di Rivoli.
Il lavoro, che porta la firma di Marzia Migliora (Alessandria, 1972), farà, dunque, da filo rosso tra i tanti eventi che il prossimo sabato 5 ottobre animeranno la penisola, da nord a sud, permettendo al pubblico di entrare attivamente in contatto con il fare artistico del presente, conoscendo meglio spazi espositivi, fondazioni e gallerie (tutti aperti gratuitamente per l’occasione), ma anche visitando atelier d’artista o prendendo parte a dibattiti, visite guidate e laboratori.
Prosegue, dunque, con successo il progetto di affidare a un artista italiano di fama internazionale l’ideazione dell’immagine guida della Giornata del contemporaneo, che, negli anni scorsi, ha visto coinvolti Michelangelo Pistoletto (2006), Maurizio Cattelan (2007), Paola Pivi (2008), Luigi Ontani (2009), Stefano Arienti (2010), Giulio Paolini (2011) e Francesco Vezzoli (2012).
«Aqua Micans», scatto fotografico realizzato in situ grazie alla collaborazione della Fondazione Goca – Gallery of Contemporary Art di Palermo, ha come sfondo una delle opere più suggestive del nostro patrimonio visivo contemporaneo: il «Grande cretto» di Alberto Burri, un’opera di land art, forse una delle più grandi al mondo del suo genere, costruita tra il 1985 e il 1989 sulle rovine di Gibellina, paese del Trapanese di circa sei mila persone completamente distrutto, nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, da una forte scossa sismica che colpì una vasta area della Sicilia occidentale, nel distretto conosciuto come Valle del Belice.
Marzia Migliora, artista che in queste settimane espone nelle collettive «Bestiario contemporaneo» (31 maggio-24 ottobre 2013) al Museo di storia naturale di Venezia e «Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana» (12 maggio-1° settembre 2013) al Mambo di Bologna, ha ritratto nell'immagine per la nona Giornata del contemporaneo alcune portatrici d’acqua, mentre attraversano l’opera di Burri, un’enorme colata di cemento bianco sulle macerie della vecchia Gibellina, spaccata da un labirinto profonde crepe e fenditure che ricalcano l’impianto viario del paese, ferita da solchi simili a quelli prodotti dalla terra arsa dal sole.
«Con questa fila di donne, impegnate in un’azione quotidiana e vitale, l’artista piemontese ha scelto -si legge nella nota stampa- di riprendere e ripetere la rituale solennità di un gesto antico e uguale in tutto il Sud del mondo: trasportare un’anfora sul capo o sulle spalle, percorrendo un paesaggio duro e desolato». Protagonista dell’opera-performance sono, per stessa decisione dell’autrice, un gruppo di donne di Gibellina nuova, discendenti di coloro che abitavano le case distrutte dal terremoto del 1968. La loro presenza rinsalda il legame profondo ed emotivo di questo angolo di Sicilia con il «Grande cretto», un ambiente di più di dieci ettari che rinvia all’idea della siccità come assenza di vita.
L’acqua, bene comune per eccellenza, diventa così nell’immagine di Marzia Migliora elemento di sopravvivenza e salvezza, mentre la figura della portatrice si fa simbolo di un atto di cura. Chiara è, poi, l’equivalenza tra l’acqua e la cultura, necessario nutrimento per l’uomo, e tra le donne di Gibellina e gli operatori culturali del contemporaneo, portatori a loro volta di un bene prezioso e insostituibile da cui dipende la crescita e il benessere della società. In un’epoca di crisi e di tagli, «Aqua Micans», opera il cui titolo è tratto dal romanzo «Locus Solus» di Raymond Roussel, introduce, dunque, -spiegano gli organizzatori dell’evento- «una riflessione sul ruolo del museo come istituzione preposta a conservare e tutelare l’esistente e, allo stesso tempo, a stimolare la produzione e il ripensamento del nuovo, creando un ponte ideale tra il presente e il nostro passato storico-artistico, attraverso cui costruire una proiezione futura positiva». Quasi a dire, usando ancora una volta le parole di Claudio Abbado, che «la cultura è vita e la vita è bella».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Marzia Migliora per la nona Giornata del contemporaneo, «Aqua Micans», 2013. Opera realizzata al «Grande Cretto» di Alberto Burri, Gibellina (Trapani). Ph. Turiana Ferrara; [fig. 2] Ritratto di Maria Migliora; [fig. 3] Alberto Burri, «Grande Cretto», 1955-1989.  Gibellina (Trapani)

Informazioni utili
Amaci c/o Gamec, via San Tomaso, 53 - 24121 Bergamo, tel. 035.270272, fax 035.236962, info@amaci.org. Sito web: www.amaci.org.

giovedì 18 luglio 2013

Un Lele Luzzati da paura al Porto Antico di Genova

Due scheletri neri, con cappuccio e veste bianca, campeggiano sulla locandina della mostra «The Dark Side of Luzzati», nuovo progetto espositivo del museo fondato nel 2008 a Genova, all’interno degli spazi cinquecenteschi di Porta Siberia al Porto Antico, con l’intento di promuovere l’arte dello scenografo e illustratore ligure, fondatore, insieme a Tonino Conte, del Teatro della Tosse e autore di cartoni da premio Oscar come «La Gazza ladra» (1964).
La scelta dell’immagine guida, uno schizzo per il film di animazione «Pulcinella» (1973), è vincente. La rassegna, promossa dalla casa editrice Nugae di Sergio Noberini, si propone, infatti, di raccontare il «lato oscuro» di Lele Luzzati (Genova, 1921-2007), artista conosciuto dal grande pubblico per aver colorato e reso gioiosa l’infanzia di molti bambini con libri come «I paladini di Francia» o «Il Milione di Marco Polo» e con rivisitazioni ironiche e vivaci di personaggi come Pulcinella, Arlecchino, Papagena e Papageno, tante figure che popolano la nostra Commedia dell’arte.
Lele Luzzati fu, dunque, non solo un funambolico «maestro di sogni», capace di avvicinare i più piccoli alla musica di Wolfgang Amadeus Mozart e Gioachino Rossini, ma anche il creatore di un mondo ambiguo e sinistro, a tratti orrifico, che «non ha nulla da invidiare -dichiarano gli organizzatori- all’immaginario di Tim Burton». Lo dimostrano chiaramente i manifesti, i bozzetti per scenografie e le illustrazioni che scorrono lungo le pareti e all’interno delle sale espositive di Porta Siberia, fortificazione cinquecentesca progettata da Galeazzo Alessi e riqualificata da Renzo Piano, nell’ambito del restauro dell’intero Porto Antico.
Sono le parole dell’artista a Paola Pollottino, riportate nel saggio «Volta la carta e vedi…Luzzati» del 1985, a farci da guida tra le tavole per «Gli uccelli» di Aristofane e per la «Medea» di Euripide: «in ogni oggetto ci deve sempre essere qualcosa di ambiguo, in modo che sembri vero, ma non lo sia mai del tutto, e ci sia sempre posto per un po’ di sogno». In questa esposizione, in effetti, l’ambiguo fa da fil rouge, ma il sogno diventa incubo, dimostrando la fascinazione dell’illustratore e scenografo genovese per ciò che incute paura. Succede, per esempio, nelle illustrazioni dedicate alle fiabe dei fratelli Grimm, realizzate -ricorda Tonino Conte nel volume «Lo scenografo della porta accanto», pubblicato nel 2001- da un Luzzati «mai tanto incontentabile e tormentato», un Luzzati «più nascosto e segreto, che non si accontenta facilmente di quello che fa, che scarta, butta via, taglia e ricompone, cancella e ridisegna», tutto teso a riproporre nella sua opera «la straordinaria profondità», il «mondo complesso delle fiabe tedesche, in cui il fiabesco ha un taglio realistico, la crudezza è mescolata alla poesia, la fantasia è spesso perversa e il sangue scorre nelle scenografie più mirabolanti».
Un lato dark si respira anche nei meravigliosi bozzetti per i costumi dello spettacolo «Ubu Incatenato», prodotto dal Teatro della Tosse nella stagione 1994/95. E’ lo stesso Tonino Conte a ricordarlo, descrivendo così il materiale realizzato dal suo amico e compagno d’avventura: «decine di tavole di straordinario vigore espressivo, popolate di donne con tre seni e cosce abnormi, magrezze spettrali e grassezze oscene: creature forse ridicole, forse mostruose. Per inventarle pareva che Luzzati avesse mescolato Bosh con Ionesco, Picasso con Topor».
Ma il «lato oscuro» dell’artista genovese si esprime benissimo anche in manifesti e locandine teatrali. Ecco così le maschere senza occhi per lo spettacolo «I satiri», la fissità immobile in nero e rosso della ioneschiana «Cantatrice calva», gli scheletri e mostri che popolano alcune scenografie per le rappresentazioni di Paolo Poli. Tanti modi differenti per raccontare un Luzzati da paura.

Durante l’estate, il museo di Porta Siberia ospiterà anche una mostra antologica su Andrea Pazienza. Dalle storie in slang di «Pentothal » a quelle ribelli di «Zanardi », dalle illustrazioni di «Campofame » alla divertita e affettuosa ironia di «Pert », una serie di tavole dedicate al presidente Pertini: sono circa un centinaio i lavori esposti che ripercorreranno la storia di uno dei disegnatori più amati del fumetto italiano.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Emanuele Luzzati, «Carabinieri» per il film di animazione «Pulcinella», 1974.Tempera su carta, cm 22.7x30.4; [fig. 2] Emanuele Luzzati, bozzetto per D«ialoghi di Luciano», spettacolo per la regia di Tonino Conte, 1991. Tecnica mista, cm 33 x 47.8 tecnica mista e collage; [fig. 3] Emanuele Luzzati, bozzetto per «Igne Migne», anni '90. Tecnica mista e collage, 48x33  

Informazioni utili 
«The Dark Side of Luzzati». Museo Luzzati a Porta Siberia,  Area Porto Antico, 6 - Genova. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00; sabato e domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00 (over 65 anni) o € 2,00 (dai 7 ai 18 anni), gratuito per i bambini fino ai 6 anni, Informazioni: tel. 010.2530328 o info@museoluzzati.it. Sito web: www.museoluzzati.it. Fino a domenica 13 ottobre 2013.  [Mostra prorogata fino a domenica 10 novembre 2013]