VENEZIA, ALLA GALLERIE DELL’ACCADEMIA «ALLA SCOPERTA DELLE OPERE PIÙ BELLE DEL MONDO» «L'arrivo degli ambasciatori» di
Vittore Carpaccio, il «Convito in casa di Levi» del
Veronese, «La presentazione della Vergine al Tempio» di
Tiziano Vecellio, il reliquiario del Cardinal Bessarione e «L’incoronazione della Vergine in Paradiso» del
Maestro di Ceneda. Ma anche i dipinti di
Giorgione conservati nella collezione Vendramin,
Tintoretto alla Scuola Grande di San Marco e i ritratti a pastello di
Rosalba Carriera. È un viaggio
«Alla scoperta delle opere più belle del mondo» quello in calendario,
dal 13 maggio al 20 luglio, nel museo diretto da
Giulio Manieri Elia, che ha riaperto le porte lo scorso 28 aprile, dopo cinquantuno giorni di chiusura, inaugurando il corridoio palladiano, oggetto di un restauro durato due anni.
Attraverso
una ventina di incontri, in calendario
nelle mattinate del martedì e del giovedì, verrà valorizzata la straordinaria collezione museale, che vanta la più ampia e importante, per qualità e ricchezza, selezione di opere di artisti veneti, tra i principali protagonisti della storia dell’arte.
Da
Giovanni Bellini a
Tiziano, da
Veronese a
Giorgione, da
Carpaccio a
Hayez, da
Tiepolo a
Tintoretto, solo per citare i più noti, i capolavori del museo «prenderanno vita – si legge nella presentazione - grazie a una narrazione che si focalizzerà, di volta in volta, su aspetti e curiosità sempre diversi, tra i quali la storia conservativa, le tecniche di restauro, l’analisi della qualità e della pittura, le indagini scientifiche e diagnostiche».
Protagonisti degli incontri, gratuiti (previa prenotazione al numero 041.5222247), saranno i curatori delle collezioni e dei programmi per il pubblico, nonché, biologi, diagnosti, conservatori e restauratori.
I primi appuntamenti, in calendario nel mese di maggio (sempre alle ore 11), si concentreranno su alcuni degli «old masters» del museo. Si comincerà con
Michele Tavola che racconterà Tiepolo, autore al quale verrà dedicato un intero salone all’interno delle Gallerie dell'Accademia dal mese di settembre. Si proseguirà, poi, con un incontro su Tiziano, a cura di
Cristiana Sburlino (18 maggio), e un appuntamento con
Stefano Volpin su Giovanni Bellini e le sue indimenticabili «Madonne con bambino», capolavori che hanno fatto la storia dell’arte mondiale per la qualità e la delicatezza nella rappresentazione (20 maggio). Il 25 maggio, poi,
Karmen Corak terrà la conferenza dal titolo «Un soffio di somiglianza in un fiore di colore», un tuffo al femminile attraverso i ritratti moderni e fortemente introspettivi di Rosalba Carriera, artista settecentesca e veneziana; mentre il 27 maggio
Michele Nicolaci parlerà del Veronese.
L'intero programma degli incontri, per un massimo di dieci persone per volte, può essere consultato al link:
https://www.gallerieaccademia.it/incontri-guidati-museo.
L’incontro guidato è compreso nel biglietto d'ingresso al museo (intero euro 12,00, ridotto per giovani dai 18 ai 25 anni euro 2,00). Le Gallerie dell’Accademia saranno aperte con i seguenti orari: il lunedì, dalle ore 8:15 alle ore 14:00, e dal martedì alla domenica, dalle ore 8:15 alle ore 19:15; il sabato e la domenica l’accesso sarà consentito solo su prenotazione come da attuali disposizioni governative.
Informazioni su
www.gallerieaccademia.it.
[Nelle fotografie:1. Gallerie dell'Accademia, Venezia. Sala XXIV. Crediti fotografici: Alessandra Chemollo; 2. Gallerie dell'Accademia, Venezia. Sala XXIII. Crediti fotografici: Alessandra Chemollo]
COLAZIONE E CINEMA IN CINQUE OPERE POP DI EZIO RINALDI
Per i nutrizionisti è il pasto più importante della giornata; per il cinema una fonte inesauribile di storie. Dai
kolossal americani alle commedie iconiche italiane, sono tante le scene dedicate alla
colazione. A dir la verità anche la prima pellicola della storia,
«Repas de bèbè», immortala in cinquanta secondi un primo pasto della giornata, quello che
Auguste Lumière e la moglie danno al loro bambino.
In occasione dei David di Donatello,
«Io comincio bene» – «il portale dei
breakfast lovers» – celebra il binomio colazione e cinema con una raccolta di scene iconiche dove protagonisti sono latte, caffè,
yogurt, cereali, frutta, biscotti e fette biscottate con marmellata o crema spalmabile.
Ma come viene rappresentata la prima colazione al cinema? Abbondante per
Richard Gere e
Julia Roberts in
«Pretty Woman», che in
hotel si concedono
croissant,
pancake con
bacon, frutta e spremuta d’arancia. Ma anche per
John Travolta e
Samuel L. Jackson in
«Pulp Fiction», che consumano frittelle, uova, pancetta e caffè americano. Più leggera, invece, per
Totò e Peppino ne
«La banda degli onesti», che al bar discutono di capitalismo e marxismo gustando soltanto una tazzina di caffè con zucchero. Mentre la famiglia Pontipee di
«Sette spose per sette fratelli» si concede ogni mattina panini dolci.
Tra le tante scene indimenticabili ne sono state selezionate cinque, rilette in chiave pop dall’artista contemporaneo
Ezio Ranaldi, noto per la destrutturazione di locandine dei film.
La prima opera ci rimanda a un grande classico,
«Colazione da Tiffany», la pellicola che ha consacrato
Audrey Hepburn nell’olimpo cinematografico anche grazie al primo pasto
street food più iconico nella storia del cinema. Chi non ricorda l’attrice avvolta nel suo tubino nero Givenchy, con un filo di perle e occhiali scuri, davanti alla vetrina della celebre gioielleria newyorkese, con in mano un caffè da asporto e
croissant?
Mentre sulla tavola di
Charlie Chaplin, protagonista del film
«Il monello», si trovano
pancake, burro e sciroppo d’acero. La grande abbondanza di pietanze a tavola strappa un sorriso, ma nasconde una lacrima: probabilmente i tanti, troppi pancake al centro della scena saranno l’unico pasto della giornata o dei giorni a seguire.
Nella galleria è possibile, poi, vedere un'opera ispirata al film
«Sentieri selvaggi», che ritrae il reverendo Clayton fare una colazione «mordi e fuggi» con una tazza di caffè e un solo biscotto, lasciato a metà.
In
«Alien», invece, i membri dell’equipaggio del Nostromo, la gigantesca astronave in cui è ambientato il capolavoro fantascientifico di
Ridley Scott, consumano una ricca selezione di cereali.
Infine,
«Notting Hill» ci fa sognare: pane, burro, marmellata, latte, frutta e thè, ma anche romanticismo e humor inglese vengono serviti sulla tavola di
Julia Roberts e
Hugh Grant, che interpretano la famosa attrice Anna Scott e il libraio squattrinato William.
AL VIA SU SKY ARTE LA DOCU-SERIE «LE FOTOGRAFE» DI FRANCESCO G. RAGANATO Si intitola
«Le fotografe» la nuova docu-serie firmata
Sky Original, in programma da
lunedì 24 maggio, alle ore 21:15, su
Sky Arte (canali 120 e 400) e disponibile anche
on-demand e
in streaming su Now. Il progetto - creato e diretto da
Francesco G. Raganato e realizzato da
Terratrema Filmcon Seriously – si articola in otto episodi, nel quale le protagoniste vengono ritratte nell’atto di creare qualcosa di originale, con uno sguardo rivolto sempre al presente e al futuro. «Alcune di loro – si legge nella nota stampa - scattano l’ultima foto di un progetto lungo anni, altre ne cominciano uno nuovo, tutte, nel corso delle riprese, hanno prodotto fotografie che arricchiranno il loro portfolio».
All’inizio di una carriera, in fase di crescita o già affermate, le otto professioniste al centro della serie «Le fotografe» non affrontano solo temi strettamente femminili - dall’amore alla sessualità, dal ruolo della donna nella società al
body positivity –, ma svelano mondi complessi in cui ognuna guarda al mezzo fotografico come strumento di indagine, di racconto e di espressione artistica.
Guia Besana, in
«Una questione personale» (24 maggio), mette in scena situazioni e problematiche delle donne contemporanee.
Ilaria Magliocchetti Lombi, fotografa rock dei grandi della musica italiana e internazionale, indaga, in
«Un ritratto a due» (24 maggio), il ruolo delle donne nella società, a partire da Emma Bonino, dalla campionessa di atletica Danielle Madam e dalla giovanissima portavoce dei «Fridays For Future Italia» Lavinia Iovino. La ritrattista
Sara Lorusso, che con tre amiche ha dato vita al semestrale femminile «Mulieris Magazine», racconta, nell’episodio
«Sul mio corpo» (31 giugno), la sua generazione.
Carolina Amoretti parla del suo progetto
«Fantagirl» (7 giugno), una community di donne che promuove la
body positivity.
Con i ritratti a ragazze di mezzo mondo ambientati nella loro cameretta, al centro dell’episodio in
«Una stanza tutta per sé» (14 giugno),
Maria Clara Macrì promuove, quindi, l’importanza di indipendenza e autodeterminazione.
Roselena Ramistella racconta la potenza delle donne della sua Sicilia nella puntata
«L’isola delle femminine» (21 giugno). La giovane fotografa di moda
Zoe Natale Mannella ritrae l’amicizia tra ragazze della sua generazione nel progetto «Sotto le lenzuola», al centro dell’episodio
«Intimità» (28 luglio).
Simona Ghizzoni usa l’autoritratto per raccontare con sguardo delicato, temi difficili come i disturbi alimentari o la violenza sulle donne. Se ne parlerà, a luglio, nell’ultimo appuntamento della serie «Le fotografe», intitolato
«Tutto parla di me» (5 luglio).
«SCRIGNI VENEZIANI», UN NUOVO PROGETTO SOCIAL DEI MUSEI CIVICI DI VENEZIA
«I musei sono come scrigni preziosi che quando si aprono mostrano un patrimonio fantastico, dei regali meravigliosi», così
Gabriella Belli, direttore dei
Musei civici di Venezia, presenta
«Scrigni veneziani», un progetto rivolto alla scoperta dei tesori che la lunga storia della città lagunare ci ha lasciato. L'iniziativa, in programma
on-line sui canali
social del Muve nella giornata di
mercoledì (alle ore 13:00), racconta attraverso una ventina di brevi videoclip, la storia degli oggetti più preziosi conservati all’interno del patrimonio storico-artistico cittadino.
In occasione dei
milleseicento anni di Venezia, i Musei civici offrono, dunque, al pubblico – si legge nella nota stampa - «piccole storie ‘vere’ di fatti, persone e oggetti, che ancora trattengono nel loro Dna il sigillo di valori civili e politici». Questi racconti diventano così occasione di conoscenza e di divulgazione non solo di opere e artisti, ma anche di aspetti curiosi e tratti inaspettati della vita sociale, politica ed economica della Serenissima. Di oggetto in oggetto, sarà così possibile scoprire - racconta Gabriella Belli nel video di presentazione (
urly.it/3cxdb) - i valori che hanno fatto grande la città: «il buon governo, l’esplorazione, l’innovazione, l’invenzione, le pari opportunità e il cosmopolitismo».
Il progetto è stato inaugurato lo scorso 5 maggio con un video sulle
perle di vetro di Murano (
urly.it/3cxd9), piccoli, straordinari manufatti creati dalle mani abili delle donne, che racchiudono in sé la storia della città.
Sui canali
social della fondazione veneziana, continua, poi, la
campagna #MUVEinsieme, ideata per approfondire gli artisti, le collezioni e l'attività di ciascuna delle sue sedi museali. A maggio
#MUVEzoom porterà alla scoperta di particolari di opere e dettagli architettonici, che normalmente sfuggono all’occhio.
Prosegue poi, sempre da remoto, «
Muve Racconta», nuovo ciclo di
webinar per i possessori di
Muve Friend Card, che ogni martedì, alle ore 16:00, offrirà un racconto su opere, collezioni, attività e artisti condotto direttamente dalla voce di chi vive i musei in prima persona. Martedì 18 maggio
Mauro Bon, responsabile del Museo di storia naturale, affronterà l’argomento «‘Uccelli di città’, un'esperienza di citizen science al tempo del coronavirus». Infine, martedì 25 maggio
Chiara Squarcina, dirigente della Fondazione Musei Civici di Venezia, terrà un incontro dal titolo «Museo di Palazzo Mocenigo: prima e dopo il riallestimento del Museo».
«CHI GUARDA COSA?», A VENEZIA ARRIVANO GLI «OCCHI FLUTTUANTI» DI SOB
«Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi». Parte da questa affermazione di
Amedeo Modigliani e da una riflessione sul rapporto indissolubile tra la città di Venezia e l’acqua, il laboratorio di
Stefano Ogliari Badessi, in arte
SOB, proposto all'interno del
progetto «SuperaMenti. Pratiche artistiche per un nuovo presente», ciclo di quattro laboratori gratuiti che la
Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha dedicato, con la partecipazione di
Swatch Art Peace Hotel, ha dedicato agli
under 25.
«Chi guarda cosa?» è il titolo del
workshop in programma fino al 16 maggio sull’
isola della Certosa di Venezia. Alla luce della situazione attuale, e nel rispetto della normativa per il contenimento del Covid-19, gli incontri tra l’artista e i partecipanti nell’arco delle tre giornate di lavoro sono progettati in forma ibrida, combinando
momenti on-line su Zoom e in presenza. Da questi appuntamenti, e dal dialogo attivo con SOB, verrà realizzata un’
installazione galleggiante: due «occhi fluttuanti», creati grazie a una struttura gonfiabile, marca espressiva che già in passato ha contraddistinto il lavoro dell’artista cremasco. I due «occhi» verranno, poi, trainati lungo la laguna nord di Venezia, su imbarcazioni dotate di un motore elettrico molto silenzioso che utilizza la tecnologia a batteria agli ioni di litio, che non emette sostanze inquinanti. Da sempre gli occhi sono carichi di una simbologia complessa, misteriosa, addirittura divina per le civiltà mesopotamiche: così con il suo laboratorio S.O.B. intende far riaffiorare l’anima di Venezia per poi farla simbolicamente galleggiare tra le sue acque.
Il
workshop di SOB chiude il progetto «SuperaMenti», che ha visto la partecipazione, dallo scorso ottobre, di altri tre artisti di fama internazionale:
Jan Vormann, con il laboratorio «Catelli di vetro»,
Alice Pasquini, con «Oltre il muro: arte e contesto», e
Cecilia Jansson, con «Esplorare la distanza».
Per informazioni:
www.guggenheim-venice.it.
IGOR MITORAJ IN MOSTRA ALL’AEROPORTO DI VENEZIA
Tra valigie e passaporti, partenze e arrivi, all'
aeroporto di Venezia c'è tempo anche per lasciarsi ammaliare dall'arte.
Al «Marco Polo», nel terminal dell'Aviazione generale, è esposta da qualche giorno una scultura di
Igor Mitoraj (Oederan, 26 marzo 1944 – Parigi, 6 ottobre 2014), uno dei più importanti scultori dei nostri tempi. Si tratta dell'opera
«Luna Dormiente» del 2011, che raffigura una testa di bronzo frammentata (delle dimensioni di centimetri 63 x 89,5 x 55) e reclinata su un piedistallo. Il rimando è alla cultura classica che, attraverso l’azione del tempo, diviene punto di partenza per una riflessione su temi archetipici quali la solitudine, l’amore, la sofferenza.
L'esposizione, in programma per i prossimi sei mesi, è resa possibile dalla collaborazione attivata da Save con la
Galleria d’arte Contini, che rappresenta l’artista.
Il forte legame tra Venezia e Igor Mitoraj, che dell’Italia aveva fatto la sua terra di elezione, è culminato nell’esposizione del 2005 che, con ventuno sculture, si snodava attraverso il cuore della città. Ora l’aeroporto «Marco Polo» si ricollega a questo profondo rapporto, in un momento in cui Venezia sta lentamente riprendendo il suo ritmo e la sua dimensione di città d’arte con l’inaugurazione della diciassettesima edizione della Biennale di architettura (22 maggio - 21 novembre 2021).
Per maggiori informazioni:
www.continiarte.com.
[Nella foto: Igor Mitoraj, «Luna Dormiente», 2011. Bronzo/bronze, cm 63x89,5x55]
TEATRO, DEBUTTO A ROMA PER «ALBANIA-ITALIA SOLO ANDATA»
«Diventare attrice» è il suo sogno di bambina e quel sogno le dà la forza di superare un’infanzia e un’adolescenza difficile.
Marbjena Imeraj ha solo dieci anni quando il suo Paese, l’Albania, vive la guerra civile dovuta alla caduta del regime comunista. La sua famiglia - padre colonnello dell’esercito e madre economista - appartiene alla classe più alta della società e, a un tratto, non possiede più nulla: è costretta a lasciare la sua casa di Scutari, una cittadina sul lago, nel nord-ovest dell’Albania, al confine con il Montenegro. Un barcone sembra essere per la porta verso la felicità. Dall’altra parte del mare c’è l’Italia, il Paese tanto sognato e tanto desiderato. Ma non è semplice all’inizio: pregiudizi, razzismo e discriminazione ostacolano il percorso della ragazza verso la realizzazione del suo sogno. Ma la vita non smette mai di stupirci e, per fortuna, «nessuna notte dura per sempre»: Marbjena Imeraj arriva a Roma da un paesino dell’Abruzzo, inizia i suoi studi di recitazione, sale su un palcoscenico e diventa attrice.
Questa storia diventa, ora, uno spettacolo:
«Albania – Italia Solo andata», un
monologo biografico tragi-comico che ha debuttato mercoledì 12 maggio al teatro Lo Spazio (via Locri, 42) di Roma. La
pièce è prodotta dall’
associazione culturale Maeli – Ricerca teatrale e diretta da Melania Giglio. Scene e costumi sono a cura di
Fabiana Di Marco e
Giovanna Stinga. Le foto di scena portano la firma di
Azzurra Primavera.
Il testo scritto dalla stessa protagonista è il racconto di una caparbia e profonda ricerca di libertà, descritta con singolare leggerezza. È una storia di resilienza – racconta la regista dello spettacolo - che lascia un insegnamento importante: «finché possediamo il tempo, abbiamo nelle nostre mani la possibilità di risorgere, di trovare ancora e ancora noi stessi. Abbiamo la possibilità di creare bellezza».
Marbjena Imeraj va, infatti, avanti nonostante il suo bagaglio pesante di esperienze forti e contraddittorie: «vive una violenza da bambina, superandola – si legge nella nota stampa -. Vive la caduta del regime comunista e la conseguente guerra civile, guardando avanti e alimentando il sogno della recitazione. Vive la perdita di un’amica, costretta a prostituirsi, e poi, quella di una sorella, morta suicida. Vive un viaggio della speranza, dall’Albania all’Italia, alimentando la voglia di scoprire un Paese, che poi si rivelerà ostile e spesso razzista». Tutto per amore della vita e di quel sogno chiamato teatro.
Per informazioni:
www.teatrolospazio.it/.
SKY ARTE CELEBRA IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI JOSEPH BEUYS Cento anni fa, il 12 maggio 1921, nasceva a Krefeld, in Germania,
Joseph Beuys, figura poliedrica e difficilmente ascrivibile a specifici movimenti artistici, che ha portato avanti idee tra le più innovative e influenti della seconda metà del Novecento. L’artista tedesco, «l'uomo con il cappello», vedeva in ogni persona un artista e nell’arte la possibilità di plasmare la società. Il suo messaggio, a più di trent’anni dalla morte, avvenuta a Düssendorf il 23 gennaio del 1986, continua a essere straordinariamente vitale.
In occasione del centenario della nascita,
Sky Arte (canali 120 e 400 di Sky) ha trasmesso - mercoledì 12 maggio, alle ore 21.15 - un docu-film di
Andres Veiel, ancora disponibile
on demand e
in streaming su
Now:
«Beuys – L’artista come provocatore».
300 ore di video, un materiale
audio sconfinato «di e sull’artista», le collezioni di più di
50 fotografi internazionali, per un totale di oltre
20.000 scatti, più di
60 incontri con testimoni dell’epoca e circa
20 interviste, sono stati il punto di partenza del film, la cui lavorazione è durata circa tre anni.
Attraverso
fonti audio e video mai utilizzate prima, Andres Veiel ricostruisce un ritratto non convenzionale dell’artista, «
uno sguardo intimo su un essere umano, la sua arte, il suo mondo e le sue idee».
Con una narrazione aperta, il documentario racconta l’artista tedesco attraverso alcuni punti cardine della sua biografia e della sua carriera: il trauma della guerra e del suo incidente aereo nel 1943, alcune delle sue performance più famose – come «Fettecke» (1982), «I Like America and America Likes Me» (1974), «7000 Oak Trees» (1982) – la critica al sistema dell’arte, l’insegnamento all’Accademia, l’impegno politico.
Joseph Beuys resta per noi un visionario, molto più avanti dei suoi tempi. Se allora già cercava di spiegare come «il denaro non dovrebbe essere una merce», consapevole che il commercio di denaro avrebbe minato la democrazia, il suo concetto ampliato di arte lo porta oggi nel bel mezzo di un discorso socialmente rilevante e ancora più urgente.