Tornano le Giornate Fai di primavera. Sabato 15 e domenica 16 maggio saranno visitabili su tutto il territorio nazionale oltre seicento luoghi tra ville e parchi storici, aree archeologiche e musei insoliti, residenze reali e giardini, ma anche orti botanici, castelli, percorsi naturalistici e itinerari in borghi che custodiscono antiche tradizioni. Questa settimana sulla pagina Facebook (@foglidarte) abbiamo seguito l’iniziativa proponendovi una bella galleria con alcune delle «chicche» visitabili in questi due giorni. La trovate al link: https://www.facebook.com/foglidarte/photos/pcb.114639430752284/114525960763631.
In questi giorni, mercoledì 12 maggio, si è festeggiato il centenario dalla nascita di Joseph Beuys. Sky Arte ha festeggiato l’evento con la proiezione del film «Beuys – L’artista come provocatore». Il canale televisivo ha anche presentato la serie «Le fotografe», in programma da lunedì 24 maggio.
A proposito di ricorrenze, si arricchisce ogni giorno il calendario di eventi promosso in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Questa settimana su Facebook vi abbiamo raccontato la mostra «Light My Fire» a Pesaro.
Martedì 11 maggio sono stati assegnati i David di Donatello, che hanno visto trionfare il film «Volevo nascondermi» del bolognese Giorgio Diritti, sulla vita del pittore Antonio Ligabue (nella foto). Il portale «Io comincio bene» ha raccontato il binomio cinema e colazione attraverso cinque illustrazioni in chiave pop di Ezio Ranaldi, noto per la destrutturazione di locandine dei film.
A teatro, tra i debutti della settimana, vi abbiamo raccontato quello di Marbjena Imeraj con il monologo biografico tragi-comico «Albania – Italia Solo andata».
Venezia si prepara alla Biennale di architettura. All’aeroporto «Marco Polo» arriva una scultura di Igor Mitoraj. I Musei civici raccontano il loro patrimonio storico-artistico con il progetto social «Scrigni veneziani», una guida per il turista curioso. Alle Gallerie dell’Accademia parte il ciclo di appuntamenti «Alla scoperta delle opere più belle del mondo». La collezione Peggy Guggenheim ha portato in Laguna gli «occhi fluttuanti» di Sob.
Buona lettura!
Prende spunto da una delle canzoni più famose dei Doors, «Light My Fire», il titolo della mostra che la città di Pesaro, su iniziativa della Fondazione Pescheria-Centro arti visive, dedica a Dante Alighieri, a settecento anni dalla morte. Come quelle note, uno degli esempi più rappresentativi dello Psychedelic rock, sviluppatosi fra gli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti e Regno Unito, l’opera letteraria del «Sommo poeta» - spiega il curatore Marcello Smarrelli - ha la capacità di trascendere la realtà e condurci in una dimensione altra.
I versi danteschi, con il loro viaggio dal buio degli inferi alla luce del Paradiso, hanno affascinato gli artisti di tutti i tempi. Dai primi sconosciuti miniatori ai più grandi maestri del ‘900, in molti si sono cimentati con il testo, facendosi suggestionare soprattutto da alcuni personaggi: Paolo e Francesca, Pier delle Vigne, Ulisse, Ugolino e l’amata Beatrice. Quella tra il «Sommo poeta» e l’arte è, dunque, - come recita il sottotitolo della mostra pesarese – «una lunga storia d’amore».
Nella Chiesa del Suffragio i riflettori sono puntati sulle cento tavole ad acquarello realizzate negli anni Cinquanta da Salvador Dalì. In queste opere si ravvisano vari aspetti della ricerca stilistica del maestro catalano: dall'estetica del molle ai miti classici, dal metodo pittorico paranoico-critico alla surrealtà. Le incisioni sono accompagnate in mostra dal pezzo sonoro «Dalla selva oscura all’amor che muove il sole e l’altre stelle: le più famose terzine della Commedia», a cura dell’associazione culturale «Le Voci dei Libri».
Nel Loggiato, sono, invece, esposte le trentaquattro incisioni eliografiche realizzate da Robert Rauschenberg, tra i maestri della Pop Art, a commento dell’«Inferno». Per queste tavole, presentate per la prima volta nel 1960 alla Galleria Leo Castelli di New York, l’artista usò la tecnica del Transfer Drawing, trasferendo sul foglio immagini fotografiche tratte da giornali e riviste e intervenendo, poi, con matite, tempere e inchiostri.
Sempre nel Loggiato, su un maxischermo, è visibile, in orario serale (dalle ore 19:00 alle ore 23:00), la documentazione video di una performance iconica di Claire Fontaine: «P.I.G.S. - Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna» - (2011), un incendio che ritrae l’inferno terrestre del nostro presente fragile. Completa il percorso espositivo un murale dell’artista Ermes Bichi con una sua personale interpretazione del colophon di mostra.
La mostra, a cui si accede con la card Pesaro Cult del valore di 3,00 euro e della durata di un anno, è aperta fino al 31 maggio, dal giovedì alla domenica, dalle ore 16:00 alle ore 20:00.
Per informazioni: www.fondazionepescheria.it.
I versi danteschi, con il loro viaggio dal buio degli inferi alla luce del Paradiso, hanno affascinato gli artisti di tutti i tempi. Dai primi sconosciuti miniatori ai più grandi maestri del ‘900, in molti si sono cimentati con il testo, facendosi suggestionare soprattutto da alcuni personaggi: Paolo e Francesca, Pier delle Vigne, Ulisse, Ugolino e l’amata Beatrice. Quella tra il «Sommo poeta» e l’arte è, dunque, - come recita il sottotitolo della mostra pesarese – «una lunga storia d’amore».
Nella Chiesa del Suffragio i riflettori sono puntati sulle cento tavole ad acquarello realizzate negli anni Cinquanta da Salvador Dalì. In queste opere si ravvisano vari aspetti della ricerca stilistica del maestro catalano: dall'estetica del molle ai miti classici, dal metodo pittorico paranoico-critico alla surrealtà. Le incisioni sono accompagnate in mostra dal pezzo sonoro «Dalla selva oscura all’amor che muove il sole e l’altre stelle: le più famose terzine della Commedia», a cura dell’associazione culturale «Le Voci dei Libri».
Nel Loggiato, sono, invece, esposte le trentaquattro incisioni eliografiche realizzate da Robert Rauschenberg, tra i maestri della Pop Art, a commento dell’«Inferno». Per queste tavole, presentate per la prima volta nel 1960 alla Galleria Leo Castelli di New York, l’artista usò la tecnica del Transfer Drawing, trasferendo sul foglio immagini fotografiche tratte da giornali e riviste e intervenendo, poi, con matite, tempere e inchiostri.
Sempre nel Loggiato, su un maxischermo, è visibile, in orario serale (dalle ore 19:00 alle ore 23:00), la documentazione video di una performance iconica di Claire Fontaine: «P.I.G.S. - Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna» - (2011), un incendio che ritrae l’inferno terrestre del nostro presente fragile. Completa il percorso espositivo un murale dell’artista Ermes Bichi con una sua personale interpretazione del colophon di mostra.
La mostra, a cui si accede con la card Pesaro Cult del valore di 3,00 euro e della durata di un anno, è aperta fino al 31 maggio, dal giovedì alla domenica, dalle ore 16:00 alle ore 20:00.
Per informazioni: www.fondazionepescheria.it.
[Le fotografie sono di Adriano Gamberini]
«LEONISMO»: LEON LÖWENTRAUT ESPONE ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA DI VENEZIA
Venezia, Monaco, Parigi, Vienna, Zurigo e Londra: sono queste le cinque città europee che accoglieranno tra il 2021 e il 2022 le opere di Leon Löwentraut, artista tedesco votato dalla rivista «Forbes» come uno dei «30 under 30» (le trenta personalità tedesche più importanti sotto i 30 anni), autore di azioni artistiche come i «Global Goals» nate, con il sostegno di Unesco, per pubblicizzare il tema della sostenibilità.
Nei giorni della Biennale di architettura, dal 22 maggio al 27 giugno (con vernice su invito nel pomeriggio di venerdì 21), l’esposizione itinerante, per la curatela di Manfred Möller, sarà a Venezia, nelle Sale monumentali della Biblioteca nazionale marciana, dove verranno esposti una trentina di dipinti, riproduzioni a tiratura limitata e suggestivi disegni in bianco e nero, messi in dialogo con le opere rinascimentali del Veronese, del Tintoretto o del Tiziano.
I tondi dell'artista, che si è fatto conoscere per il suo stile energico e colorato, espressione di una creatività sfrenata e di una grande gioia di vivere, saranno mostrati per la prima volta su tele realizzate appositamente per la mostra, intitolata «Leonismo». Con l'uso di questo formato, diffuso nell'antica Grecia e a Roma, il cui periodo d’oro si ebbe nel XV secolo, Leon Löwentraut vuole fare un omaggio agli antichi maestri. L'opera principale della mostra, «La Duchessa», è da intendersi come un inchino alla città lagunare e all'arte del Rinascimento; mentre in altri lavori verrà affrontato il linguaggio formale barocco del pittore di corte spagnolo Diego Velázquez.Venezia, Monaco, Parigi, Vienna, Zurigo e Londra: sono queste le cinque città europee che accoglieranno tra il 2021 e il 2022 le opere di Leon Löwentraut, artista tedesco votato dalla rivista «Forbes» come uno dei «30 under 30» (le trenta personalità tedesche più importanti sotto i 30 anni), autore di azioni artistiche come i «Global Goals» nate, con il sostegno di Unesco, per pubblicizzare il tema della sostenibilità.
Nei giorni della Biennale di architettura, dal 22 maggio al 27 giugno (con vernice su invito nel pomeriggio di venerdì 21), l’esposizione itinerante, per la curatela di Manfred Möller, sarà a Venezia, nelle Sale monumentali della Biblioteca nazionale marciana, dove verranno esposti una trentina di dipinti, riproduzioni a tiratura limitata e suggestivi disegni in bianco e nero, messi in dialogo con le opere rinascimentali del Veronese, del Tintoretto o del Tiziano.
In occasione della mostra, la Edition Minerva, specializzata in pubblicazioni d'arte di alta qualità, pubblicherà un catalogo e un magnifico portfolio LL, contenente cinquanta esemplari a tiratura limitata, ciascuno con tre edizioni rifinite a mano, numerate e firmate da Leon Löwentraut.
L'esposizione sarà aperta tutti i giorni, dalle ore 11:00 alle ore 17:00 (l’ultimo ingresso è alle ore 16:00); alle Sale monumentali della Biblioteca nazionale marciana si accede con il biglietto unico dei Musei di Piazza San Marco (valido per il Museo Correr, il Museo archeologico nazionale, le Sale museali della Biblioteca nazionale marciana e Palazzo Ducale).
Per informazioni: www.marciana.venezia.sbn.it | https://correr.visitmuve.it/ | www.kunsthandel-verlag.de.
VENEZIA, ALLA GALLERIE DELL’ACCADEMIA «ALLA SCOPERTA DELLE OPERE PIÙ BELLE DEL MONDO»
COLAZIONE E CINEMA IN CINQUE OPERE POP DI EZIO RINALDI
«I musei sono come scrigni preziosi che quando si aprono mostrano un patrimonio fantastico, dei regali meravigliosi», così Gabriella Belli, direttore dei Musei civici di Venezia, presenta «Scrigni veneziani», un progetto rivolto alla scoperta dei tesori che la lunga storia della città lagunare ci ha lasciato. L'iniziativa, in programma on-line sui canali social del Muve nella giornata di mercoledì (alle ore 13:00), racconta attraverso una ventina di brevi videoclip, la storia degli oggetti più preziosi conservati all’interno del patrimonio storico-artistico cittadino.
In occasione dei milleseicento anni di Venezia, i Musei civici offrono, dunque, al pubblico – si legge nella nota stampa - «piccole storie ‘vere’ di fatti, persone e oggetti, che ancora trattengono nel loro Dna il sigillo di valori civili e politici». Questi racconti diventano così occasione di conoscenza e di divulgazione non solo di opere e artisti, ma anche di aspetti curiosi e tratti inaspettati della vita sociale, politica ed economica della Serenissima. Di oggetto in oggetto, sarà così possibile scoprire - racconta Gabriella Belli nel video di presentazione (urly.it/3cxdb) - i valori che hanno fatto grande la città: «il buon governo, l’esplorazione, l’innovazione, l’invenzione, le pari opportunità e il cosmopolitismo».
Il progetto è stato inaugurato lo scorso 5 maggio con un video sulle perle di vetro di Murano (urly.it/3cxd9), piccoli, straordinari manufatti creati dalle mani abili delle donne, che racchiudono in sé la storia della città.
Sui canali social della fondazione veneziana, continua, poi, la campagna #MUVEinsieme, ideata per approfondire gli artisti, le collezioni e l'attività di ciascuna delle sue sedi museali. A maggio #MUVEzoom porterà alla scoperta di particolari di opere e dettagli architettonici, che normalmente sfuggono all’occhio.
Prosegue poi, sempre da remoto, «Muve Racconta», nuovo ciclo di webinar per i possessori di Muve Friend Card, che ogni martedì, alle ore 16:00, offrirà un racconto su opere, collezioni, attività e artisti condotto direttamente dalla voce di chi vive i musei in prima persona. Martedì 18 maggio Mauro Bon, responsabile del Museo di storia naturale, affronterà l’argomento «‘Uccelli di città’, un'esperienza di citizen science al tempo del coronavirus». Infine, martedì 25 maggio Chiara Squarcina, dirigente della Fondazione Musei Civici di Venezia, terrà un incontro dal titolo «Museo di Palazzo Mocenigo: prima e dopo il riallestimento del Museo».
«CHI GUARDA COSA?», A VENEZIA ARRIVANO GLI «OCCHI FLUTTUANTI» DI SOB
«Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi». Parte da questa affermazione di Amedeo Modigliani e da una riflessione sul rapporto indissolubile tra la città di Venezia e l’acqua, il laboratorio di Stefano Ogliari Badessi, in arte SOB, proposto all'interno del progetto «SuperaMenti. Pratiche artistiche per un nuovo presente», ciclo di quattro laboratori gratuiti che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha dedicato, con la partecipazione di Swatch Art Peace Hotel, ha dedicato agli under 25. «Chi guarda cosa?» è il titolo del workshop in programma fino al 16 maggio sull’isola della Certosa di Venezia. Alla luce della situazione attuale, e nel rispetto della normativa per il contenimento del Covid-19, gli incontri tra l’artista e i partecipanti nell’arco delle tre giornate di lavoro sono progettati in forma ibrida, combinando momenti on-line su Zoom e in presenza. Da questi appuntamenti, e dal dialogo attivo con SOB, verrà realizzata un’installazione galleggiante: due «occhi fluttuanti», creati grazie a una struttura gonfiabile, marca espressiva che già in passato ha contraddistinto il lavoro dell’artista cremasco. I due «occhi» verranno, poi, trainati lungo la laguna nord di Venezia, su imbarcazioni dotate di un motore elettrico molto silenzioso che utilizza la tecnologia a batteria agli ioni di litio, che non emette sostanze inquinanti. Da sempre gli occhi sono carichi di una simbologia complessa, misteriosa, addirittura divina per le civiltà mesopotamiche: così con il suo laboratorio S.O.B. intende far riaffiorare l’anima di Venezia per poi farla simbolicamente galleggiare tra le sue acque.
Il workshop di SOB chiude il progetto «SuperaMenti», che ha visto la partecipazione, dallo scorso ottobre, di altri tre artisti di fama internazionale: Jan Vormann, con il laboratorio «Catelli di vetro», Alice Pasquini, con «Oltre il muro: arte e contesto», e Cecilia Jansson, con «Esplorare la distanza».
Per informazioni: www.guggenheim-venice.it.
IGOR MITORAJ IN MOSTRA ALL’AEROPORTO DI VENEZIA
Tra valigie e passaporti, partenze e arrivi, all'aeroporto di Venezia c'è tempo anche per lasciarsi ammaliare dall'arte.
Al «Marco Polo», nel terminal dell'Aviazione generale, è esposta da qualche giorno una scultura di Igor Mitoraj (Oederan, 26 marzo 1944 – Parigi, 6 ottobre 2014), uno dei più importanti scultori dei nostri tempi. Si tratta dell'opera «Luna Dormiente» del 2011, che raffigura una testa di bronzo frammentata (delle dimensioni di centimetri 63 x 89,5 x 55) e reclinata su un piedistallo. Il rimando è alla cultura classica che, attraverso l’azione del tempo, diviene punto di partenza per una riflessione su temi archetipici quali la solitudine, l’amore, la sofferenza.
L'esposizione, in programma per i prossimi sei mesi, è resa possibile dalla collaborazione attivata da Save con la Galleria d’arte Contini, che rappresenta l’artista.
Il forte legame tra Venezia e Igor Mitoraj, che dell’Italia aveva fatto la sua terra di elezione, è culminato nell’esposizione del 2005 che, con ventuno sculture, si snodava attraverso il cuore della città. Ora l’aeroporto «Marco Polo» si ricollega a questo profondo rapporto, in un momento in cui Venezia sta lentamente riprendendo il suo ritmo e la sua dimensione di città d’arte con l’inaugurazione della diciassettesima edizione della Biennale di architettura (22 maggio - 21 novembre 2021).
Per maggiori informazioni: www.continiarte.com.
[Nella foto: Igor Mitoraj, «Luna Dormiente», 2011. Bronzo/bronze, cm 63x89,5x55]
SKY ARTE CELEBRA IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI JOSEPH BEUYS
«L'arrivo degli ambasciatori» di Vittore Carpaccio, il «Convito in casa di Levi» del Veronese, «La presentazione della Vergine al Tempio» di Tiziano Vecellio, il reliquiario del Cardinal Bessarione e «L’incoronazione della Vergine in Paradiso» del Maestro di Ceneda. Ma anche i dipinti di Giorgione conservati nella collezione Vendramin, Tintoretto alla Scuola Grande di San Marco e i ritratti a pastello di Rosalba Carriera. È un viaggio «Alla scoperta delle opere più belle del mondo» quello in calendario, dal 13 maggio al 20 luglio, nel museo diretto da Giulio Manieri Elia, che ha riaperto le porte lo scorso 28 aprile, dopo cinquantuno giorni di chiusura, inaugurando il corridoio palladiano, oggetto di un restauro durato due anni.
Attraverso una ventina di incontri, in calendario nelle mattinate del martedì e del giovedì, verrà valorizzata la straordinaria collezione museale, che vanta la più ampia e importante, per qualità e ricchezza, selezione di opere di artisti veneti, tra i principali protagonisti della storia dell’arte.
Da Giovanni Bellini a Tiziano, da Veronese a Giorgione, da Carpaccio a Hayez, da Tiepolo a Tintoretto, solo per citare i più noti, i capolavori del museo «prenderanno vita – si legge nella presentazione - grazie a una narrazione che si focalizzerà, di volta in volta, su aspetti e curiosità sempre diversi, tra i quali la storia conservativa, le tecniche di restauro, l’analisi della qualità e della pittura, le indagini scientifiche e diagnostiche».
Protagonisti degli incontri, gratuiti (previa prenotazione al numero 041.5222247), saranno i curatori delle collezioni e dei programmi per il pubblico, nonché, biologi, diagnosti, conservatori e restauratori.
I primi appuntamenti, in calendario nel mese di maggio (sempre alle ore 11), si concentreranno su alcuni degli «old masters» del museo. Si comincerà con Michele Tavola che racconterà Tiepolo, autore al quale verrà dedicato un intero salone all’interno delle Gallerie dell'Accademia dal mese di settembre. Si proseguirà, poi, con un incontro su Tiziano, a cura di Cristiana Sburlino (18 maggio), e un appuntamento con Stefano Volpin su Giovanni Bellini e le sue indimenticabili «Madonne con bambino», capolavori che hanno fatto la storia dell’arte mondiale per la qualità e la delicatezza nella rappresentazione (20 maggio). Il 25 maggio, poi, Karmen Corak terrà la conferenza dal titolo «Un soffio di somiglianza in un fiore di colore», un tuffo al femminile attraverso i ritratti moderni e fortemente introspettivi di Rosalba Carriera, artista settecentesca e veneziana; mentre il 27 maggio Michele Nicolaci parlerà del Veronese.
L'intero programma degli incontri, per un massimo di dieci persone per volte, può essere consultato al link: https://www.gallerieaccademia.it/incontri-guidati-museo.
L’incontro guidato è compreso nel biglietto d'ingresso al museo (intero euro 12,00, ridotto per giovani dai 18 ai 25 anni euro 2,00). Le Gallerie dell’Accademia saranno aperte con i seguenti orari: il lunedì, dalle ore 8:15 alle ore 14:00, e dal martedì alla domenica, dalle ore 8:15 alle ore 19:15; il sabato e la domenica l’accesso sarà consentito solo su prenotazione come da attuali disposizioni governative.
Informazioni su www.gallerieaccademia.it.
Attraverso una ventina di incontri, in calendario nelle mattinate del martedì e del giovedì, verrà valorizzata la straordinaria collezione museale, che vanta la più ampia e importante, per qualità e ricchezza, selezione di opere di artisti veneti, tra i principali protagonisti della storia dell’arte.
Da Giovanni Bellini a Tiziano, da Veronese a Giorgione, da Carpaccio a Hayez, da Tiepolo a Tintoretto, solo per citare i più noti, i capolavori del museo «prenderanno vita – si legge nella presentazione - grazie a una narrazione che si focalizzerà, di volta in volta, su aspetti e curiosità sempre diversi, tra i quali la storia conservativa, le tecniche di restauro, l’analisi della qualità e della pittura, le indagini scientifiche e diagnostiche».
Protagonisti degli incontri, gratuiti (previa prenotazione al numero 041.5222247), saranno i curatori delle collezioni e dei programmi per il pubblico, nonché, biologi, diagnosti, conservatori e restauratori.
I primi appuntamenti, in calendario nel mese di maggio (sempre alle ore 11), si concentreranno su alcuni degli «old masters» del museo. Si comincerà con Michele Tavola che racconterà Tiepolo, autore al quale verrà dedicato un intero salone all’interno delle Gallerie dell'Accademia dal mese di settembre. Si proseguirà, poi, con un incontro su Tiziano, a cura di Cristiana Sburlino (18 maggio), e un appuntamento con Stefano Volpin su Giovanni Bellini e le sue indimenticabili «Madonne con bambino», capolavori che hanno fatto la storia dell’arte mondiale per la qualità e la delicatezza nella rappresentazione (20 maggio). Il 25 maggio, poi, Karmen Corak terrà la conferenza dal titolo «Un soffio di somiglianza in un fiore di colore», un tuffo al femminile attraverso i ritratti moderni e fortemente introspettivi di Rosalba Carriera, artista settecentesca e veneziana; mentre il 27 maggio Michele Nicolaci parlerà del Veronese.
L'intero programma degli incontri, per un massimo di dieci persone per volte, può essere consultato al link: https://www.gallerieaccademia.it/incontri-guidati-museo.
L’incontro guidato è compreso nel biglietto d'ingresso al museo (intero euro 12,00, ridotto per giovani dai 18 ai 25 anni euro 2,00). Le Gallerie dell’Accademia saranno aperte con i seguenti orari: il lunedì, dalle ore 8:15 alle ore 14:00, e dal martedì alla domenica, dalle ore 8:15 alle ore 19:15; il sabato e la domenica l’accesso sarà consentito solo su prenotazione come da attuali disposizioni governative.
Informazioni su www.gallerieaccademia.it.
[Nelle fotografie:1. Gallerie dell'Accademia, Venezia. Sala XXIV. Crediti fotografici: Alessandra Chemollo; 2. Gallerie dell'Accademia, Venezia. Sala XXIII. Crediti fotografici: Alessandra Chemollo]
COLAZIONE E CINEMA IN CINQUE OPERE POP DI EZIO RINALDI
Per i nutrizionisti è il pasto più importante della giornata; per il cinema una fonte inesauribile di storie. Dai kolossal americani alle commedie iconiche italiane, sono tante le scene dedicate alla colazione. A dir la verità anche la prima pellicola della storia, «Repas de bèbè», immortala in cinquanta secondi un primo pasto della giornata, quello che Auguste Lumière e la moglie danno al loro bambino.
In occasione dei David di Donatello, «Io comincio bene» – «il portale dei breakfast lovers» – celebra il binomio colazione e cinema con una raccolta di scene iconiche dove protagonisti sono latte, caffè, yogurt, cereali, frutta, biscotti e fette biscottate con marmellata o crema spalmabile.
Ma come viene rappresentata la prima colazione al cinema? Abbondante per Richard Gere e Julia Roberts in «Pretty Woman», che in hotel si concedono croissant, pancake con bacon, frutta e spremuta d’arancia. Ma anche per John Travolta e Samuel L. Jackson in «Pulp Fiction», che consumano frittelle, uova, pancetta e caffè americano. Più leggera, invece, per Totò e Peppino ne «La banda degli onesti», che al bar discutono di capitalismo e marxismo gustando soltanto una tazzina di caffè con zucchero. Mentre la famiglia Pontipee di «Sette spose per sette fratelli» si concede ogni mattina panini dolci.
Tra le tante scene indimenticabili ne sono state selezionate cinque, rilette in chiave pop dall’artista contemporaneo Ezio Ranaldi, noto per la destrutturazione di locandine dei film.
La prima opera ci rimanda a un grande classico, «Colazione da Tiffany», la pellicola che ha consacrato Audrey Hepburn nell’olimpo cinematografico anche grazie al primo pasto street food più iconico nella storia del cinema. Chi non ricorda l’attrice avvolta nel suo tubino nero Givenchy, con un filo di perle e occhiali scuri, davanti alla vetrina della celebre gioielleria newyorkese, con in mano un caffè da asporto e croissant? Mentre sulla tavola di Charlie Chaplin, protagonista del film «Il monello», si trovano pancake, burro e sciroppo d’acero. La grande abbondanza di pietanze a tavola strappa un sorriso, ma nasconde una lacrima: probabilmente i tanti, troppi pancake al centro della scena saranno l’unico pasto della giornata o dei giorni a seguire.
Nella galleria è possibile, poi, vedere un'opera ispirata al film «Sentieri selvaggi», che ritrae il reverendo Clayton fare una colazione «mordi e fuggi» con una tazza di caffè e un solo biscotto, lasciato a metà.
In «Alien», invece, i membri dell’equipaggio del Nostromo, la gigantesca astronave in cui è ambientato il capolavoro fantascientifico di Ridley Scott, consumano una ricca selezione di cereali.
Infine, «Notting Hill» ci fa sognare: pane, burro, marmellata, latte, frutta e thè, ma anche romanticismo e humor inglese vengono serviti sulla tavola di Julia Roberts e Hugh Grant, che interpretano la famosa attrice Anna Scott e il libraio squattrinato William.
In occasione dei David di Donatello, «Io comincio bene» – «il portale dei breakfast lovers» – celebra il binomio colazione e cinema con una raccolta di scene iconiche dove protagonisti sono latte, caffè, yogurt, cereali, frutta, biscotti e fette biscottate con marmellata o crema spalmabile.
Ma come viene rappresentata la prima colazione al cinema? Abbondante per Richard Gere e Julia Roberts in «Pretty Woman», che in hotel si concedono croissant, pancake con bacon, frutta e spremuta d’arancia. Ma anche per John Travolta e Samuel L. Jackson in «Pulp Fiction», che consumano frittelle, uova, pancetta e caffè americano. Più leggera, invece, per Totò e Peppino ne «La banda degli onesti», che al bar discutono di capitalismo e marxismo gustando soltanto una tazzina di caffè con zucchero. Mentre la famiglia Pontipee di «Sette spose per sette fratelli» si concede ogni mattina panini dolci.
Tra le tante scene indimenticabili ne sono state selezionate cinque, rilette in chiave pop dall’artista contemporaneo Ezio Ranaldi, noto per la destrutturazione di locandine dei film.
La prima opera ci rimanda a un grande classico, «Colazione da Tiffany», la pellicola che ha consacrato Audrey Hepburn nell’olimpo cinematografico anche grazie al primo pasto street food più iconico nella storia del cinema. Chi non ricorda l’attrice avvolta nel suo tubino nero Givenchy, con un filo di perle e occhiali scuri, davanti alla vetrina della celebre gioielleria newyorkese, con in mano un caffè da asporto e croissant? Mentre sulla tavola di Charlie Chaplin, protagonista del film «Il monello», si trovano pancake, burro e sciroppo d’acero. La grande abbondanza di pietanze a tavola strappa un sorriso, ma nasconde una lacrima: probabilmente i tanti, troppi pancake al centro della scena saranno l’unico pasto della giornata o dei giorni a seguire.
Nella galleria è possibile, poi, vedere un'opera ispirata al film «Sentieri selvaggi», che ritrae il reverendo Clayton fare una colazione «mordi e fuggi» con una tazza di caffè e un solo biscotto, lasciato a metà.
In «Alien», invece, i membri dell’equipaggio del Nostromo, la gigantesca astronave in cui è ambientato il capolavoro fantascientifico di Ridley Scott, consumano una ricca selezione di cereali.
Infine, «Notting Hill» ci fa sognare: pane, burro, marmellata, latte, frutta e thè, ma anche romanticismo e humor inglese vengono serviti sulla tavola di Julia Roberts e Hugh Grant, che interpretano la famosa attrice Anna Scott e il libraio squattrinato William.
Informazioni utili su www.iocominciobene.it.
AL VIA SU SKY ARTE LA DOCU-SERIE «LE FOTOGRAFE» DI FRANCESCO G. RAGANATO
«SCRIGNI VENEZIANI», UN NUOVO PROGETTO SOCIAL DEI MUSEI CIVICI DI VENEZIASi intitola «Le fotografe» la nuova docu-serie firmata Sky Original, in programma da lunedì 24 maggio, alle ore 21:15, su Sky Arte (canali 120 e 400) e disponibile anche on-demand e in streaming su Now. Il progetto - creato e diretto da Francesco G. Raganato e realizzato da Terratrema Filmcon Seriously – si articola in otto episodi, nel quale le protagoniste vengono ritratte nell’atto di creare qualcosa di originale, con uno sguardo rivolto sempre al presente e al futuro. «Alcune di loro – si legge nella nota stampa - scattano l’ultima foto di un progetto lungo anni, altre ne cominciano uno nuovo, tutte, nel corso delle riprese, hanno prodotto fotografie che arricchiranno il loro portfolio».
All’inizio di una carriera, in fase di crescita o già affermate, le otto professioniste al centro della serie «Le fotografe» non affrontano solo temi strettamente femminili - dall’amore alla sessualità, dal ruolo della donna nella società al body positivity –, ma svelano mondi complessi in cui ognuna guarda al mezzo fotografico come strumento di indagine, di racconto e di espressione artistica.
Guia Besana, in «Una questione personale» (24 maggio), mette in scena situazioni e problematiche delle donne contemporanee. Ilaria Magliocchetti Lombi, fotografa rock dei grandi della musica italiana e internazionale, indaga, in «Un ritratto a due» (24 maggio), il ruolo delle donne nella società, a partire da Emma Bonino, dalla campionessa di atletica Danielle Madam e dalla giovanissima portavoce dei «Fridays For Future Italia» Lavinia Iovino. La ritrattista Sara Lorusso, che con tre amiche ha dato vita al semestrale femminile «Mulieris Magazine», racconta, nell’episodio «Sul mio corpo» (31 giugno), la sua generazione. Carolina Amoretti parla del suo progetto «Fantagirl» (7 giugno), una community di donne che promuove la body positivity.
Con i ritratti a ragazze di mezzo mondo ambientati nella loro cameretta, al centro dell’episodio in «Una stanza tutta per sé» (14 giugno), Maria Clara Macrì promuove, quindi, l’importanza di indipendenza e autodeterminazione. Roselena Ramistella racconta la potenza delle donne della sua Sicilia nella puntata «L’isola delle femminine» (21 giugno). La giovane fotografa di moda Zoe Natale Mannella ritrae l’amicizia tra ragazze della sua generazione nel progetto «Sotto le lenzuola», al centro dell’episodio «Intimità» (28 luglio). Simona Ghizzoni usa l’autoritratto per raccontare con sguardo delicato, temi difficili come i disturbi alimentari o la violenza sulle donne. Se ne parlerà, a luglio, nell’ultimo appuntamento della serie «Le fotografe», intitolato «Tutto parla di me» (5 luglio).
All’inizio di una carriera, in fase di crescita o già affermate, le otto professioniste al centro della serie «Le fotografe» non affrontano solo temi strettamente femminili - dall’amore alla sessualità, dal ruolo della donna nella società al body positivity –, ma svelano mondi complessi in cui ognuna guarda al mezzo fotografico come strumento di indagine, di racconto e di espressione artistica.
Guia Besana, in «Una questione personale» (24 maggio), mette in scena situazioni e problematiche delle donne contemporanee. Ilaria Magliocchetti Lombi, fotografa rock dei grandi della musica italiana e internazionale, indaga, in «Un ritratto a due» (24 maggio), il ruolo delle donne nella società, a partire da Emma Bonino, dalla campionessa di atletica Danielle Madam e dalla giovanissima portavoce dei «Fridays For Future Italia» Lavinia Iovino. La ritrattista Sara Lorusso, che con tre amiche ha dato vita al semestrale femminile «Mulieris Magazine», racconta, nell’episodio «Sul mio corpo» (31 giugno), la sua generazione. Carolina Amoretti parla del suo progetto «Fantagirl» (7 giugno), una community di donne che promuove la body positivity.
Con i ritratti a ragazze di mezzo mondo ambientati nella loro cameretta, al centro dell’episodio in «Una stanza tutta per sé» (14 giugno), Maria Clara Macrì promuove, quindi, l’importanza di indipendenza e autodeterminazione. Roselena Ramistella racconta la potenza delle donne della sua Sicilia nella puntata «L’isola delle femminine» (21 giugno). La giovane fotografa di moda Zoe Natale Mannella ritrae l’amicizia tra ragazze della sua generazione nel progetto «Sotto le lenzuola», al centro dell’episodio «Intimità» (28 luglio). Simona Ghizzoni usa l’autoritratto per raccontare con sguardo delicato, temi difficili come i disturbi alimentari o la violenza sulle donne. Se ne parlerà, a luglio, nell’ultimo appuntamento della serie «Le fotografe», intitolato «Tutto parla di me» (5 luglio).
«I musei sono come scrigni preziosi che quando si aprono mostrano un patrimonio fantastico, dei regali meravigliosi», così Gabriella Belli, direttore dei Musei civici di Venezia, presenta «Scrigni veneziani», un progetto rivolto alla scoperta dei tesori che la lunga storia della città lagunare ci ha lasciato. L'iniziativa, in programma on-line sui canali social del Muve nella giornata di mercoledì (alle ore 13:00), racconta attraverso una ventina di brevi videoclip, la storia degli oggetti più preziosi conservati all’interno del patrimonio storico-artistico cittadino.
In occasione dei milleseicento anni di Venezia, i Musei civici offrono, dunque, al pubblico – si legge nella nota stampa - «piccole storie ‘vere’ di fatti, persone e oggetti, che ancora trattengono nel loro Dna il sigillo di valori civili e politici». Questi racconti diventano così occasione di conoscenza e di divulgazione non solo di opere e artisti, ma anche di aspetti curiosi e tratti inaspettati della vita sociale, politica ed economica della Serenissima. Di oggetto in oggetto, sarà così possibile scoprire - racconta Gabriella Belli nel video di presentazione (urly.it/3cxdb) - i valori che hanno fatto grande la città: «il buon governo, l’esplorazione, l’innovazione, l’invenzione, le pari opportunità e il cosmopolitismo».
Il progetto è stato inaugurato lo scorso 5 maggio con un video sulle perle di vetro di Murano (urly.it/3cxd9), piccoli, straordinari manufatti creati dalle mani abili delle donne, che racchiudono in sé la storia della città.
Sui canali social della fondazione veneziana, continua, poi, la campagna #MUVEinsieme, ideata per approfondire gli artisti, le collezioni e l'attività di ciascuna delle sue sedi museali. A maggio #MUVEzoom porterà alla scoperta di particolari di opere e dettagli architettonici, che normalmente sfuggono all’occhio.
Prosegue poi, sempre da remoto, «Muve Racconta», nuovo ciclo di webinar per i possessori di Muve Friend Card, che ogni martedì, alle ore 16:00, offrirà un racconto su opere, collezioni, attività e artisti condotto direttamente dalla voce di chi vive i musei in prima persona. Martedì 18 maggio Mauro Bon, responsabile del Museo di storia naturale, affronterà l’argomento «‘Uccelli di città’, un'esperienza di citizen science al tempo del coronavirus». Infine, martedì 25 maggio Chiara Squarcina, dirigente della Fondazione Musei Civici di Venezia, terrà un incontro dal titolo «Museo di Palazzo Mocenigo: prima e dopo il riallestimento del Museo».
Per informazioni: www.visitmuve.it.
«Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi». Parte da questa affermazione di Amedeo Modigliani e da una riflessione sul rapporto indissolubile tra la città di Venezia e l’acqua, il laboratorio di Stefano Ogliari Badessi, in arte SOB, proposto all'interno del progetto «SuperaMenti. Pratiche artistiche per un nuovo presente», ciclo di quattro laboratori gratuiti che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha dedicato, con la partecipazione di Swatch Art Peace Hotel, ha dedicato agli under 25. «Chi guarda cosa?» è il titolo del workshop in programma fino al 16 maggio sull’isola della Certosa di Venezia. Alla luce della situazione attuale, e nel rispetto della normativa per il contenimento del Covid-19, gli incontri tra l’artista e i partecipanti nell’arco delle tre giornate di lavoro sono progettati in forma ibrida, combinando momenti on-line su Zoom e in presenza. Da questi appuntamenti, e dal dialogo attivo con SOB, verrà realizzata un’installazione galleggiante: due «occhi fluttuanti», creati grazie a una struttura gonfiabile, marca espressiva che già in passato ha contraddistinto il lavoro dell’artista cremasco. I due «occhi» verranno, poi, trainati lungo la laguna nord di Venezia, su imbarcazioni dotate di un motore elettrico molto silenzioso che utilizza la tecnologia a batteria agli ioni di litio, che non emette sostanze inquinanti. Da sempre gli occhi sono carichi di una simbologia complessa, misteriosa, addirittura divina per le civiltà mesopotamiche: così con il suo laboratorio S.O.B. intende far riaffiorare l’anima di Venezia per poi farla simbolicamente galleggiare tra le sue acque.
Il workshop di SOB chiude il progetto «SuperaMenti», che ha visto la partecipazione, dallo scorso ottobre, di altri tre artisti di fama internazionale: Jan Vormann, con il laboratorio «Catelli di vetro», Alice Pasquini, con «Oltre il muro: arte e contesto», e Cecilia Jansson, con «Esplorare la distanza».
Per informazioni: www.guggenheim-venice.it.
IGOR MITORAJ IN MOSTRA ALL’AEROPORTO DI VENEZIA
Tra valigie e passaporti, partenze e arrivi, all'aeroporto di Venezia c'è tempo anche per lasciarsi ammaliare dall'arte.
Al «Marco Polo», nel terminal dell'Aviazione generale, è esposta da qualche giorno una scultura di Igor Mitoraj (Oederan, 26 marzo 1944 – Parigi, 6 ottobre 2014), uno dei più importanti scultori dei nostri tempi. Si tratta dell'opera «Luna Dormiente» del 2011, che raffigura una testa di bronzo frammentata (delle dimensioni di centimetri 63 x 89,5 x 55) e reclinata su un piedistallo. Il rimando è alla cultura classica che, attraverso l’azione del tempo, diviene punto di partenza per una riflessione su temi archetipici quali la solitudine, l’amore, la sofferenza.
L'esposizione, in programma per i prossimi sei mesi, è resa possibile dalla collaborazione attivata da Save con la Galleria d’arte Contini, che rappresenta l’artista.
Il forte legame tra Venezia e Igor Mitoraj, che dell’Italia aveva fatto la sua terra di elezione, è culminato nell’esposizione del 2005 che, con ventuno sculture, si snodava attraverso il cuore della città. Ora l’aeroporto «Marco Polo» si ricollega a questo profondo rapporto, in un momento in cui Venezia sta lentamente riprendendo il suo ritmo e la sua dimensione di città d’arte con l’inaugurazione della diciassettesima edizione della Biennale di architettura (22 maggio - 21 novembre 2021).
Per maggiori informazioni: www.continiarte.com.
[Nella foto: Igor Mitoraj, «Luna Dormiente», 2011. Bronzo/bronze, cm 63x89,5x55]
TEATRO, DEBUTTO A ROMA PER «ALBANIA-ITALIA SOLO ANDATA»
«Diventare attrice» è il suo sogno di bambina e quel sogno le dà la forza di superare un’infanzia e un’adolescenza difficile. Marbjena Imeraj ha solo dieci anni quando il suo Paese, l’Albania, vive la guerra civile dovuta alla caduta del regime comunista. La sua famiglia - padre colonnello dell’esercito e madre economista - appartiene alla classe più alta della società e, a un tratto, non possiede più nulla: è costretta a lasciare la sua casa di Scutari, una cittadina sul lago, nel nord-ovest dell’Albania, al confine con il Montenegro. Un barcone sembra essere per la porta verso la felicità. Dall’altra parte del mare c’è l’Italia, il Paese tanto sognato e tanto desiderato. Ma non è semplice all’inizio: pregiudizi, razzismo e discriminazione ostacolano il percorso della ragazza verso la realizzazione del suo sogno. Ma la vita non smette mai di stupirci e, per fortuna, «nessuna notte dura per sempre»: Marbjena Imeraj arriva a Roma da un paesino dell’Abruzzo, inizia i suoi studi di recitazione, sale su un palcoscenico e diventa attrice.
Questa storia diventa, ora, uno spettacolo: «Albania – Italia Solo andata», un monologo biografico tragi-comico che ha debuttato mercoledì 12 maggio al teatro Lo Spazio (via Locri, 42) di Roma. La pièce è prodotta dall’associazione culturale Maeli – Ricerca teatrale e diretta da Melania Giglio. Scene e costumi sono a cura di Fabiana Di Marco e Giovanna Stinga. Le foto di scena portano la firma di Azzurra Primavera.
Il testo scritto dalla stessa protagonista è il racconto di una caparbia e profonda ricerca di libertà, descritta con singolare leggerezza. È una storia di resilienza – racconta la regista dello spettacolo - che lascia un insegnamento importante: «finché possediamo il tempo, abbiamo nelle nostre mani la possibilità di risorgere, di trovare ancora e ancora noi stessi. Abbiamo la possibilità di creare bellezza».
Marbjena Imeraj va, infatti, avanti nonostante il suo bagaglio pesante di esperienze forti e contraddittorie: «vive una violenza da bambina, superandola – si legge nella nota stampa -. Vive la caduta del regime comunista e la conseguente guerra civile, guardando avanti e alimentando il sogno della recitazione. Vive la perdita di un’amica, costretta a prostituirsi, e poi, quella di una sorella, morta suicida. Vive un viaggio della speranza, dall’Albania all’Italia, alimentando la voglia di scoprire un Paese, che poi si rivelerà ostile e spesso razzista». Tutto per amore della vita e di quel sogno chiamato teatro.
Per informazioni: www.teatrolospazio.it/.
«Diventare attrice» è il suo sogno di bambina e quel sogno le dà la forza di superare un’infanzia e un’adolescenza difficile. Marbjena Imeraj ha solo dieci anni quando il suo Paese, l’Albania, vive la guerra civile dovuta alla caduta del regime comunista. La sua famiglia - padre colonnello dell’esercito e madre economista - appartiene alla classe più alta della società e, a un tratto, non possiede più nulla: è costretta a lasciare la sua casa di Scutari, una cittadina sul lago, nel nord-ovest dell’Albania, al confine con il Montenegro. Un barcone sembra essere per la porta verso la felicità. Dall’altra parte del mare c’è l’Italia, il Paese tanto sognato e tanto desiderato. Ma non è semplice all’inizio: pregiudizi, razzismo e discriminazione ostacolano il percorso della ragazza verso la realizzazione del suo sogno. Ma la vita non smette mai di stupirci e, per fortuna, «nessuna notte dura per sempre»: Marbjena Imeraj arriva a Roma da un paesino dell’Abruzzo, inizia i suoi studi di recitazione, sale su un palcoscenico e diventa attrice.
Questa storia diventa, ora, uno spettacolo: «Albania – Italia Solo andata», un monologo biografico tragi-comico che ha debuttato mercoledì 12 maggio al teatro Lo Spazio (via Locri, 42) di Roma. La pièce è prodotta dall’associazione culturale Maeli – Ricerca teatrale e diretta da Melania Giglio. Scene e costumi sono a cura di Fabiana Di Marco e Giovanna Stinga. Le foto di scena portano la firma di Azzurra Primavera.
Il testo scritto dalla stessa protagonista è il racconto di una caparbia e profonda ricerca di libertà, descritta con singolare leggerezza. È una storia di resilienza – racconta la regista dello spettacolo - che lascia un insegnamento importante: «finché possediamo il tempo, abbiamo nelle nostre mani la possibilità di risorgere, di trovare ancora e ancora noi stessi. Abbiamo la possibilità di creare bellezza».
Marbjena Imeraj va, infatti, avanti nonostante il suo bagaglio pesante di esperienze forti e contraddittorie: «vive una violenza da bambina, superandola – si legge nella nota stampa -. Vive la caduta del regime comunista e la conseguente guerra civile, guardando avanti e alimentando il sogno della recitazione. Vive la perdita di un’amica, costretta a prostituirsi, e poi, quella di una sorella, morta suicida. Vive un viaggio della speranza, dall’Albania all’Italia, alimentando la voglia di scoprire un Paese, che poi si rivelerà ostile e spesso razzista». Tutto per amore della vita e di quel sogno chiamato teatro.
Per informazioni: www.teatrolospazio.it/.
Cento anni fa, il 12 maggio 1921, nasceva a Krefeld, in Germania, Joseph Beuys, figura poliedrica e difficilmente ascrivibile a specifici movimenti artistici, che ha portato avanti idee tra le più innovative e influenti della seconda metà del Novecento. L’artista tedesco, «l'uomo con il cappello», vedeva in ogni persona un artista e nell’arte la possibilità di plasmare la società. Il suo messaggio, a più di trent’anni dalla morte, avvenuta a Düssendorf il 23 gennaio del 1986, continua a essere straordinariamente vitale.
In occasione del centenario della nascita, Sky Arte (canali 120 e 400 di Sky) ha trasmesso - mercoledì 12 maggio, alle ore 21.15 - un docu-film di Andres Veiel, ancora disponibile on demand e in streaming su Now: «Beuys – L’artista come provocatore».
300 ore di video, un materiale audio sconfinato «di e sull’artista», le collezioni di più di 50 fotografi internazionali, per un totale di oltre 20.000 scatti, più di 60 incontri con testimoni dell’epoca e circa 20 interviste, sono stati il punto di partenza del film, la cui lavorazione è durata circa tre anni.
Attraverso fonti audio e video mai utilizzate prima, Andres Veiel ricostruisce un ritratto non convenzionale dell’artista, «uno sguardo intimo su un essere umano, la sua arte, il suo mondo e le sue idee».
Con una narrazione aperta, il documentario racconta l’artista tedesco attraverso alcuni punti cardine della sua biografia e della sua carriera: il trauma della guerra e del suo incidente aereo nel 1943, alcune delle sue performance più famose – come «Fettecke» (1982), «I Like America and America Likes Me» (1974), «7000 Oak Trees» (1982) – la critica al sistema dell’arte, l’insegnamento all’Accademia, l’impegno politico.
Joseph Beuys resta per noi un visionario, molto più avanti dei suoi tempi. Se allora già cercava di spiegare come «il denaro non dovrebbe essere una merce», consapevole che il commercio di denaro avrebbe minato la democrazia, il suo concetto ampliato di arte lo porta oggi nel bel mezzo di un discorso socialmente rilevante e ancora più urgente.
In occasione del centenario della nascita, Sky Arte (canali 120 e 400 di Sky) ha trasmesso - mercoledì 12 maggio, alle ore 21.15 - un docu-film di Andres Veiel, ancora disponibile on demand e in streaming su Now: «Beuys – L’artista come provocatore».
300 ore di video, un materiale audio sconfinato «di e sull’artista», le collezioni di più di 50 fotografi internazionali, per un totale di oltre 20.000 scatti, più di 60 incontri con testimoni dell’epoca e circa 20 interviste, sono stati il punto di partenza del film, la cui lavorazione è durata circa tre anni.
Attraverso fonti audio e video mai utilizzate prima, Andres Veiel ricostruisce un ritratto non convenzionale dell’artista, «uno sguardo intimo su un essere umano, la sua arte, il suo mondo e le sue idee».
Con una narrazione aperta, il documentario racconta l’artista tedesco attraverso alcuni punti cardine della sua biografia e della sua carriera: il trauma della guerra e del suo incidente aereo nel 1943, alcune delle sue performance più famose – come «Fettecke» (1982), «I Like America and America Likes Me» (1974), «7000 Oak Trees» (1982) – la critica al sistema dell’arte, l’insegnamento all’Accademia, l’impegno politico.
Joseph Beuys resta per noi un visionario, molto più avanti dei suoi tempi. Se allora già cercava di spiegare come «il denaro non dovrebbe essere una merce», consapevole che il commercio di denaro avrebbe minato la democrazia, il suo concetto ampliato di arte lo porta oggi nel bel mezzo di un discorso socialmente rilevante e ancora più urgente.
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