Quella bambina, che nel nostro Paese fece la sua prima comparsa il 7 febbraio 1978 su RaiUno, per poi diventare una delle beniamine di «Bim, Bum, Bam», il programma per bambini delle reti Mediaset, è diventata grande e quest’anno compie cinquant’anni. Era, infatti, il 6 gennaio 1974 quando in Giappone, su Fuji Television, veniva trasmessa la prima puntata di «Arupusu no shōjo Haiji», conosciuta in almeno tre continenti come «Heidi – Girl of the Alps», serie televisiva in cinquantadue episodi ispirata al romanzo che la scrittrice zurighese Johanna Louise Heusser, coniugata Spyri, pubblicò nel 1880, un vero e proprio best-seller tra i romanzi di formazione, con oltre 50milioni di copie vendute, in più di cinquanta lingue, e con una ventina di trasposizioni cinematografiche (dal cortometraggio muto di Frederick A. Thomson con Madge Evans al musical «Zoccoletti olandesi» con Shirley Temple, senza dimenticare il film «Sono tornata per te» del 1952, con la regia di un allora giovanissimo Luigi Comencini).
Prodotto da Zuiyo Eizo per il piccolo schermo, il cartone animato, per il quale furono realizzati dai 6mila agli 8mila disegni per ogni puntata, si avvaleva della regia del compianto Isao Takahata e vedeva nel ruolo di scenografo e animatore il maestro Hayao Miyazaki, artista da molti soprannominato il «Disney nipponico», premiato alla Biennale di Venezia del 2005 con il Leone d’Oro alla carriera e recentemente insignito del Golden Globe e dell’Oscar per il film d’animazione «Il ragazzo e l’airone».
Per celebrare la ricorrenza, l’associazione ticinese «La nona arte», che si occupa di promuovere il fumetto con eventi di vario genere e di affiancare i giovani autori svizzeri nella loro crescita, ha ideato la mostra «Buon compleanno Heidi! 50 anni della serie animata», in cartellone fino al 12 gennaio a Lugano, nella cornice della Sala San Rocco a Quartiere Maghetti.
Grazie a un allestimento che in cartella stampa viene definito «immersivo, romantico e nostalgico», realizzato principalmente con materiali naturali come legno e cartone, il pubblico viene trasportato nelle atmosfere incantate della natura bucolica e idilliaca di Heidi, tra un prato verde, balle di fieno e un limpido cielo azzurro con delle piccole nuvole, che fanno da sfondo a una riproduzione delle maestose Alpi svizzere.
L’esposizione, curata da Luigi Paolo Zeni
con Christian Esposito, presenta oltre novanta opere originali provenienti da collezioni private giapponesi e svizzere, molte delle quali mai presentate finora al pubblico. Si spazia dagli schizzi preparatori agli sfondi dipinti a mano passando per i fogli di acetato di cellulosa coi personaggi della serie e gli sketch del character designer Yōichi Kotabe, il disegnatore, noto per «Super Mario» di Nintendo, a cui si deve il volto della «bambina più iconica dei cartoni animati», una piccola Greta ante-litteram che ci ha insegnato l’ambientalismo, il rispetto dei ritmi della natura e della ciclicità delle stagioni, quando il cambiamento climatico non era ancora il problema che stiamo vivendo ora.
Non mancano lungo il percorso espositivo delle fotografie storiche che documentano il viaggio che tre disegnatori e animatori del team creativo della casa di produzione Zuiyo Eizo, capitanati dal regista Isao Takahata, fecero nell’estate del 1973 nel Canton Grigioni, e nella cittadina di Maienfeld, per poter osservare i luoghi e le persone della regione in cui era ambientato il racconto di Johanna Spyri, entrando anche in contatto con le usanze dei contadini e degli allevatori locali.
È anche grazie a questo viaggio alla scoperta della natura svizzera e di alcune delle città più simboliche del territorio elvetico, come Zurigo e Francoforte, se Heidi è stata un’eccellente finestra turistica nel mondo per il Paese di Guglielmo Tell, come ha documentato un convegno tenutosi nel 2019 per iniziativa dell’Università di Zurigo, sotto la supervisione dello storico dell'arte Hans Bjarne Thomsen. Va, inoltre, ricordato che la figura di Heidi è un così importante patrimonio culturale svizzero che, nel maggio del 2023, l’Archivio Johanna Spyri, gestito dall’Istituto svizzero per la gioventù e i media (Isjm), e il Progetto Heidi Heritage (Heidiseum), di cui l’Università di Zurigo è responsabile per la parte scientifica, sono stati inseriti nel Registro Memoria del mondo dell’Unesco.
Ritornando al cartone animato, Isao Takahata e il suo staff hanno saputo ricreare con un senso di perfezione e di delicatezza tipicamente nipponico, che racconta i dettagli del pittoresco territorio elvetico grazie alla fresca bellezza dei disegni e a colori scintillanti e vivaci capaci di attrarre l’attenzione dei più piccoli, l’idillio delle Alpi svizzere, con le sue vette innevati, i pascoli illuminati dal sole, le greggi e gli animali del bosco. Ma hanno anche avuto la giusta sensibilità e profondità per restituirci la storia scritta dall’elvetica Johanna Spyri, quella di una graziosa bambina di cinque anni, orfana di entrambi i genitori, che sa farsi amare dalle persone intorno a lei per il suo grande cuore e per la sua contagiosa allegria e che trova la felicità nella baita montana del nonno burbero ma premuroso, un posto semplice, privo di tutte le comodità della città e senz’altro impervio, ma «accipicchia […] fantastico», tanto da essere sicuro come un «nido».
È in questo scenario alpino che Heidi vive le sue esperienze più belle, in compagnia dei suoi due migliori amici: il pastorello Peter e una ragazzina di dodici anni costretta a vivere sulla sedia a rotelle di nome Clara, che proprio grazie all’aria fresca di montagna, un medicamento straordinario e miracoloso per ogni dolore, tornerà a camminare.
Non manca, come in ogni storia che si rispetti, la cattiva di turno: la celeberrima signorina Rottenmeier, la severa governante della nobile famiglia Sesemann di Francoforte, nella cui casa Heidi va a vivere con la zia Dete per compiere il suo ciclo obbligatorio di studi. L’anziana e severa donna punisce ogni intemperanza della piccola con imperiose reprimende, ma alla fine anche lei sarà conquistata dal candore, dalla tenerezza, dalla libertà e dalla gentilezza della «bambina dell’Alpe».
La mostra di Lugano si struttura su tre temi che il visitatore può approfondire in autonomia, senza un percorso prestabilito. C’è una sezione che riguarda la produzione dell’anime (termine nipponico con cui si indicano i cartoni animati) a partire dal viaggio dei creativi giapponesi in Svizzera fino ad arrivare alla realizzazione degli episodi. Ce ne è un’altra dedicata alle curiosità, dove si scopre che, in origine, Heidi dovesse avere le treccine anziché la chioma selvaggia e arruffata che ben conosciamo. C’è, infine, un focus sui membri di Zuiyo Eizo, tutti destinati a diventare grandi protagonisti nel mondo dell’animazione.
Non manca in mostra, poi, un confronto fra gli ambienti reali e quelli disegnati, un racconto delle differenze tra il cartone e il romanzo di Johanna Spyri e un percorso alla scoperta dei tanti animali raccontati nella serie televisiva, a cominciare dal grosso cane San Bernardo e dalla simpatica capretta Fiocco di neve.
Di immagine in immagine, si scopre così che, cinquant’anni dopo, la storia di Heidi non ha perso la sua freschezza e la sua capacità di parlare ai più piccoli perché come tutti i classici è sempre attuale: parla di temi eterni e offre spunti ogni volta nuovi per riflettere sul nostro presente.
Non mancano lungo il percorso espositivo delle fotografie storiche che documentano il viaggio che tre disegnatori e animatori del team creativo della casa di produzione Zuiyo Eizo, capitanati dal regista Isao Takahata, fecero nell’estate del 1973 nel Canton Grigioni, e nella cittadina di Maienfeld, per poter osservare i luoghi e le persone della regione in cui era ambientato il racconto di Johanna Spyri, entrando anche in contatto con le usanze dei contadini e degli allevatori locali.
È anche grazie a questo viaggio alla scoperta della natura svizzera e di alcune delle città più simboliche del territorio elvetico, come Zurigo e Francoforte, se Heidi è stata un’eccellente finestra turistica nel mondo per il Paese di Guglielmo Tell, come ha documentato un convegno tenutosi nel 2019 per iniziativa dell’Università di Zurigo, sotto la supervisione dello storico dell'arte Hans Bjarne Thomsen. Va, inoltre, ricordato che la figura di Heidi è un così importante patrimonio culturale svizzero che, nel maggio del 2023, l’Archivio Johanna Spyri, gestito dall’Istituto svizzero per la gioventù e i media (Isjm), e il Progetto Heidi Heritage (Heidiseum), di cui l’Università di Zurigo è responsabile per la parte scientifica, sono stati inseriti nel Registro Memoria del mondo dell’Unesco.
Ritornando al cartone animato, Isao Takahata e il suo staff hanno saputo ricreare con un senso di perfezione e di delicatezza tipicamente nipponico, che racconta i dettagli del pittoresco territorio elvetico grazie alla fresca bellezza dei disegni e a colori scintillanti e vivaci capaci di attrarre l’attenzione dei più piccoli, l’idillio delle Alpi svizzere, con le sue vette innevati, i pascoli illuminati dal sole, le greggi e gli animali del bosco. Ma hanno anche avuto la giusta sensibilità e profondità per restituirci la storia scritta dall’elvetica Johanna Spyri, quella di una graziosa bambina di cinque anni, orfana di entrambi i genitori, che sa farsi amare dalle persone intorno a lei per il suo grande cuore e per la sua contagiosa allegria e che trova la felicità nella baita montana del nonno burbero ma premuroso, un posto semplice, privo di tutte le comodità della città e senz’altro impervio, ma «accipicchia […] fantastico», tanto da essere sicuro come un «nido».
È in questo scenario alpino che Heidi vive le sue esperienze più belle, in compagnia dei suoi due migliori amici: il pastorello Peter e una ragazzina di dodici anni costretta a vivere sulla sedia a rotelle di nome Clara, che proprio grazie all’aria fresca di montagna, un medicamento straordinario e miracoloso per ogni dolore, tornerà a camminare.
Non manca, come in ogni storia che si rispetti, la cattiva di turno: la celeberrima signorina Rottenmeier, la severa governante della nobile famiglia Sesemann di Francoforte, nella cui casa Heidi va a vivere con la zia Dete per compiere il suo ciclo obbligatorio di studi. L’anziana e severa donna punisce ogni intemperanza della piccola con imperiose reprimende, ma alla fine anche lei sarà conquistata dal candore, dalla tenerezza, dalla libertà e dalla gentilezza della «bambina dell’Alpe».
La mostra di Lugano si struttura su tre temi che il visitatore può approfondire in autonomia, senza un percorso prestabilito. C’è una sezione che riguarda la produzione dell’anime (termine nipponico con cui si indicano i cartoni animati) a partire dal viaggio dei creativi giapponesi in Svizzera fino ad arrivare alla realizzazione degli episodi. Ce ne è un’altra dedicata alle curiosità, dove si scopre che, in origine, Heidi dovesse avere le treccine anziché la chioma selvaggia e arruffata che ben conosciamo. C’è, infine, un focus sui membri di Zuiyo Eizo, tutti destinati a diventare grandi protagonisti nel mondo dell’animazione.
Non manca in mostra, poi, un confronto fra gli ambienti reali e quelli disegnati, un racconto delle differenze tra il cartone e il romanzo di Johanna Spyri e un percorso alla scoperta dei tanti animali raccontati nella serie televisiva, a cominciare dal grosso cane San Bernardo e dalla simpatica capretta Fiocco di neve.
Di immagine in immagine, si scopre così che, cinquant’anni dopo, la storia di Heidi non ha perso la sua freschezza e la sua capacità di parlare ai più piccoli perché come tutti i classici è sempre attuale: parla di temi eterni e offre spunti ogni volta nuovi per riflettere sul nostro presente.
Didascalie delle immagini
1. Heidi sorridente, 1974, cel, inchiostro e anime colour su lastra di triacetato di cellulosa trasparente © Studio 100 International; 2. Masahiro Ioka (1941–1985), veduta delle Alpi al tramonto, 1973, art board, poster colour su carta; 3. Masahiro Ioka (1941–1985), casa del nonno in inverno, 1973, art board, poster colour su carta; 4. Masahiro Ioka (1941–1985), paesaggio montano con la pila di rocce in primo piano e le Alpi innevate sullo sfondo, 1973, art board, poster colour su carta; 5. Yōichi Kotabe (* 1936), Heidi in primo piano che piange, 1974, fotogramma chiave numero tre, matita su carta; 6. Yōichi Kotabe (* 1936), disegni realizzati durante il viaggio in Svizzera, luglio 1973, matita su carta; 7. Yōichi Kotabe (* 1936), Heidi in primo piano che piange, 1974, fotogramma chiave numero quattro, matita su carta
Informazioni utili
Buon compleanno Heidi! 50 anni della serie animata. Sala San Rocco 1, Quartiere Maghetti, 6900 Lugano, Svizzera. Orari: dalle ore 10.00 alle ore 18.00; xhiuso martedì. Nel mese di dicembre la mostra sarà aperta tutti i giorni fatta eccezione per i giorni festivi (8 dicembre, 25 dicembre e 31 dicembre). Biglietto: intero 13 franchi, ridotto 6 franchi (ridotto per bambini e studenti), biglietto famiglia 30 franchi (due adulti e fino a tre bambini). Biglietteria: https://biglietteria.ch/evento/buon-compleanno-heidi-50-anni-della-serie-animata-2024-10-17-lugano/7113/detail. Fino al 12 gennaio 2025
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