ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 19 giugno 2012

«Art Night Venezia», una lunga notte di cultura sul Canal Grande e tra i campielli

Sarà Ottavia Piccolo la madrina della seconda edizione di «Art Night Venezia», manifestazione ideata e coordinata dall’Università Ca’ Foscari, in collaborazione con il Comune di Venezia, che, nella serata di sabato 23 giugno, vedrà tutti i soggetti che si occupano di cultura nella città lagunare aprire i propri spazi oltre l’abituale orario di chiusura e offrire al pubblico un ricco calendario di performance musicali, spettacoli, inaugurazioni di mostre, ma non solo.
Il via ufficiale scoccherà alle ore 17. A batterlo, nel cortile dell’Università Ca’ Foscari, sarà il Magnifico rettore, Carlo Carraro, insieme ai rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte nel progetto, a partire dal circuito dei Musei civici veneziani.
Dopo lo start up ufficiale, dalla porta d’acqua dell’ateneo salperà un suggestivo corteo lungo il Canal Grande e le altre vie d’acqua della città. Si tratta di «InstaArtNightVenezia»: un «Instameet» alla scoperta delle sedi coinvolte nella notte più «magmatica e magica» della Serenissima. L’evento, su prenotazione fino ad esaurimento dei posti disponibili, regalerà ai veneziani e ai turisti un continuo flusso di immagini, scattate ed editate da venti instagramers scelti tra blogger, fotografi e popular, permettendo così di far vedere cosa accade in Laguna anche a chi non è presente in città e di distribuire sui social network e nel web immagini geolocalizzate e notizie dell'evento.
Alle ore 21.30, tutti gli instagramers si ritroveranno nel cortile principale dell'ateneo per fotografare l’appuntamento clou di questa seconda edizione della notte bianca veneziana: la performance dell’attrice Ottavia Piccolo, che, al centro di una installazione luminosa di Marco Nereo Rotelli, leggerà dieci poesie della grande Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura, recentemente scomparsa. L’appuntamento, intitolato «Preferisco i gatti», sarà accompagnato dalle note del sax di Milena Angele e proseguirà, subito dopo la mezzantotte, con un altro omaggio alla poetessa polacca: l’anteprima del film «La vita a volte è sopportabile. Ritratto ironico di Wyslawa Szymborska», girato da Katarzyna Kolenda-Zaleska, e con testimonianze di Woody Allen, Umberto Eco e molti altri intellettuali.
A Ca’ Foscari, dove sarà possibile vedere anche una grande retrospettiva di William Congdon, verranno distribuite le mappe con tutti gli appuntamenti pensati per questa speciale notte veneziana, illuminata da una mezzaluna che termina con la prua di una gondola: oltre quattrocento le proposte, disseminate in più di duecento luoghi, che accontenteranno i gusti di giovani e meno giovani.
La Fondazione Musei civici veneziani offrirà, per esempio, l'apertura straordinaria e gratuita di quattro delle sue più prestigiose sedi: Ca’ Pesaro, Palazzo Mocenigo, il Museo di storia naturale e la casa di Carlo Goldoni. La proposta si articolerà in orari “sfalsati” da sede a sede, coprendo l’arco che va dalle 18 alle 24, in modo da consentire una più ampia fruizione da parte del pubblico. Si inizierà idealmente da Palazzo Mocenigo, dove, dalle 18 alle 22, sarà possibile visitare anche spazi solitamente non aperti al pubblico, con itinerari speciali nei depositi ricchissimi di tessuti rari e di straordinarie collezioni di abiti originali, tra cui spicca la moda del Settecento. Si farà, quindi, tappa al Museo di storia naturale, amatissimo dai bambini, le cui sale saranno rese ancor più suggestive da un modernissimo allestimento interattivo. Sarà, poi, la volta di Ca’ Pesaro, dove si visiterà la mostra «Spirito klimtiano. Galileo Chini, Vittorio Zecchin e la grande decorazione a Venezia» e dove sarà possibile ascoltare i «Liuti in contrappunto», un programma di musiche dal vivo a cura del conservatorio «Benedetto Marcello», ma anche vedere la performance «Arte e disciplina marziale», nella quale maestri italiani e giapponesi presenteranno alcune tra le forme più antiche di discipline provenienti da Cina, Corea e Giappone, dal Karate al Tai chi chuan, dal Judo al Kung fu. Si potrà, infine, fare una sosta nella casa di Carlo Goldoni, nello splendido palazzetto di Ca’ Centanni, dove sarà possibile ammirare il nuovo allestimento che mette in luce la figura del grande commediografo veneziano.
Tra le altre importanti istituzioni veneziane che saranno aperte al pubblico gratuitamente, a partire dalle ore 18, si ricordano Palazzo Grassi con la personale di Urs Fischer, la Casa dei tre Oci con la rassegna «Elliott Erwitt- Personal Best», la Fondazione Bevilacqua La Masa con la mostra «Doppio gioco. L’ambiguità dell’immagine fotografica».
Non mancheranno, poi, iniziative per i bambini come l’entusiasmante caccia al tesoro della Fondazione Querini Stampalia ai laboratori creativi a Ca’ Giustinian, in previsione della Biennale di Architettura.
«Art Night Venezia» sarà anche solidarietà: nelle principali sede culturali e istituzionali che prenderanno parte alla manifestazione verrà, infatti, allestita una raccolta fondi per contribuire al restauro dei monumenti artistici danneggiati dal sisma che ha colpito l'Emilia Romagna.


Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Locandina di «Art Night Venezia»;[fig. 2]Ca' Foscari con la pubblicità di «Art Night Venezia»; [fig. 3] l'Università Ca' Foscari di sera 


Informazioni utili 
«Art Night Venezia». Venezia, sedi varie. Sabato 23 giugno 2012, dalle ore 17.00. Sito ufficale della giornata: www.artnight.it; special Page: www.followgram.me/special/InstArtNight, tag della giornata: #artnightvenezia; live blogging: www.veneziadavivere.com/liveblogging/artnightvenezia; FB: www.facebook.com/ArtNightVenezia; Twitter: @artnightvenezia e #artn12.

giovedì 14 giugno 2012

Caravaggio, «La resurrezione di Lazzaro» in mostra dopo il restauro

E’ una notizia di grande interesse per gli amanti dell’arte e del Caravaggio. «La resurrezione di Lazzaro», una delle opere più importanti dell’ultimo periodo di vita del pittore lombardo, è tornata alla sua bellezza originaria, al termine di un complesso intervento di restauro, della durata di otto mesi, che ha visto al lavoro la direttrice Anna Maria Marcone, con le colleghe Carla Zaccheo ed Emanuela Ozino Caligaris, presso i laboratori dell’Iscr (Istituto superiore per la conservazione e il restauro), struttura afferente al ministero per il Beni e le Attività culturali.
L’opera, commissionata nel 1609 dal mercante genovese Giovan Battista de’ Lazzari per la cappella di famiglia nella chiesa dei Padri Crociferi di Messina, sarà in mostra da sabato 16 giugno a domenica 15 luglio presso il Museo Braschi di Roma, che, per l’occasione, aprirà per la prima volta al pubblico, dopo i lavori di restauro, il suo grande Salone d’onore e l’attigua Cappella Valadier.
La monumentale pala (3,80 per 2,75 metri), riqualificata grazie all’intervento economico dell’associazione romana «Metamorfosi», tornerà, quindi, permanentemente a Messina, al Museo regionale, dove, da martedì 25 luglio, sarà esposta accanto a un’altra importante opera caravaggesca di recente restauro, «L’adorazione dei magi», e dove sarà affiancata, fino all’11 novembre, da una mostra con materiale esplicativo del restauro e del lavoro dell'Iscr.
A sessant’anni dal precedente intervento conservativo, datato 1951 ed eseguito sotto la supervisione di Cesare Brandi, «La resurrezione di Lazzaro» è ritornata, quindi, sotto gli occhi e tra le mani degli esperti, che hanno potuto approfondire le ricerche e sciogliere le problematiche all’epoca irrisolte, grazie all’evoluzione dei metodi diagnostici, delle tecniche di intervento e dei materiali da impiegare per la pulitura.
Su questa tela, a pochi decenni dalla sua esecuzione, si erano, infatti, già riscontrati problemi conservativi. Un episodio –non è chiaro se reale o romanzesco– racconta, a titolo esplicativo, che nel 1670 il primo restauratore, Andrea Suppa, accingendosi alla pulitura con semplice acqua, si trovò ad asportare del colore nero, evidente segnale di preparazione del fondo non canonica da parte dell’artista, forse dovuta ai tempi serrati di esecuzione e consegna. Il restauratore, accusato dalla città di aver danneggiato il prezioso dipinto, morì di dolore.
Il nuovo intervento conservativo del capolavoro caravaggesco, eseguito subito dopo la rocambolesca fuga da Malta, ha restituito leggibilità all’intera raffigurazione e messo in luce particolari fondamentali, ma ormai nascosti sotto la patina del tempo, come il profilo del Cristo, le braccia spalancate di Lazzaro smaniose di vita dopo il rigore della morte, l'autoritratto di Caravaggio confuso tra la piccola folla che assiste al miracolo.
La tela, di fortissima suggestione e ottima espressione di quel gioco di luci e ombre che ha reso celebre l'artista, rappresenta, secondo quanto scrive Giovan Pietro Bellori, nel volume seicentesco «Le Vite de' pittori scultori e architetti moderni», «la Risurrezione di Lazzaro, il quale sostentato fuori del sepolcro, apre le braccia alla voce di Cristo che lo chiama estende verso di lui la mano. Piange Marta e si maraviglia Madalena, e vi è uno che si pone la mano al naso per ripararsi dal fetore del cadavero. Il quadro è grande, e le figure hanno il campo d'una grotta, col maggior lume sopra l'ignudo di Lazzaro e di quelli che lo reggono, ed è sommamente in istima per la forza dell'imitazione. Ma la disgrazia di Michele non l'abbandonava, e 'ltimore lo scacciava di luogo in luogo[...]».
La tela mostra i personaggi di questo evento miracoloso serrati in primo piano su uno sfondo scuro, che lascia immaginare l’ambientazione architettonica di una chiesa. La raffigurazione del Cristo, con il volto in ombra e l’indice puntato imperiosamente verso il corpo di Lazzaro –ancora rigido e gonfio– ricorda la «Vocazione di San Matteo», nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, opera ispirata a sua volta al gesto della «Creazione di Adamo» di Michelangelo, nella Cappella Sistina. La tristezza delle espressioni rimanda alla «Deposizione» dell’ultimo Tiziano, eseguita per la propria tomba: il volto centrale rivolto verso il Cristo, con la fronte aggrottata e la bocca semiaperta, racconta il miracolo nell’espressione di stupore. Due proiezioni indietro nel tempo, una consuetudine nelle opere tardive di Caravaggio che usava riutilizzare motivi compositivi del suo repertorio figurativo precedente.
Dopo otto mesi di restauro, il pubblico ritrova, dunque, un capolavoro che, nel corso dei secoli, non ha mai smesso di far parlare, affascinare, coinvolgere.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, «La resurrezione di Lazzaro», 1609. Olio su tela, 380×275 cm. Messina, Museo regionale


Informazioni utili
Caravaggio. «La resurrezione di Lazzaro». Museo di Roma – Palazzo Braschi, piazza San Pantaleo, 10 - Roma. Orari: martedi-domenica, ore 10.00–20.00; chiuso il lunedi. Ingresso: biglietto unico integrato museo + mostra  intero € 11,00, ridotto € 9,00. Catalogo: Palombi editore, Roma. Informazioni: tel. 060608. Sito internet: www.museodiroma.it. Dal 16 giugno al 15 luglio 2012. 


mercoledì 13 giugno 2012

Da Johan & Levi una biografia su Mario Schifano

«Mi conoscono anche quelli che non mi conoscono, quindi inventate quello che volete». Così Mario Schifano era solito allontanare gli aspiranti biografi che lo assediavano. A quattordici anni dalla sua scomparsa (Roma, gennaio 1998), con una narrazione a più voci, spesso anche in contraddizione tra loro, il volume «Mario Schifano. Una biografia», edito dalla casa editrice monzese Johan & Levi nella collana «Biografie», racconta la vita di uno degli artisti più prolifici e amati, nonché falsificati e chiacchierati, ma anche paradossalmente poco conosciuti.
Il libro verrà presentato venerdì 15 giugno, alle ore 18.30, al Macro di Roma, in un incontro gratuito, che vedrà la presenza dell’autore, accanto a Achille Bonito Oliva, Fulvio Abbate e Stefano Chiodi. Lo scenario di questo viaggio nel tempo propostoci da Luca Ronchi, regista televisivo e autore del documentario «Mario Schifano Tutto», presentato alla cinquantottesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, non può che essere Roma, una città che una volta «c’era» nella cultura e nell’arte.
Sotto i cieli della Città eterna, sulla terrazza di piazza Scanderbeg che fungeva da studio en plein air, nei primi anni Sessanta, Schifano inizia a dipingere quei monocromi che lo renderanno uno dei protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento. Ed è sempre a Roma che decide di continuare la sua avventura pittorica e di costruire in un vortice di lucida follia il suo universo underground all’insegna della trasversalità.
Fonda un gruppo pop-rock, si cimenta in filmati sperimentali, frequenta intellettuali, aristocratici e malavitosi, cambia macchine, donne, abiti e televisori con una rapidità sconvolgente, viene arrestato e messo alla gogna per consumo di sostanze stupefacenti.
Simile ad un «piccolo puma», molto elegante nei movimenti e nei comportamenti, dotato di un fascino innato e di una bellezza alla Rodolfo Valentino, Schifano era da tutte le parti, non stava mai fermo. Forse nell’immaginario popolare resterà sempre l’incarnazione perfetta della concezione romantica che vede nell’artista genio e sregolatezza. Oltre alla fama, però, spenti i flash delle cronache mondane, c’è un pittore ancora tutto da scoprire che amava ripetere: «the man is nothing, the work is everything».
Ritenuto il rappresentante italiano della Pop art, l'artista romano guarda con le sue opere, soprattutto quelle caratterizzate dal lavoro su brand commerciali come «Coca Cola» ed «Esso», alle tele di grandi artisti americani quali Andy Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg. Sostenuto da importanti gallerie italiane e internazionali (Plinio de Martiis e Ileana Sonnabend), insieme ai «pittori maledetti» (tra cui Franco AngeliTano Festa) ha rappresentato un momento fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea, anche per la sua capacità di avvicinarsi a nuove tecniche pittoriche, di usare il computer per creare, di sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia.
Su questo protagonista dell’arte italiana, nel volume di Luca Ronchi (un volume dal format inusuale), parlano molti testimoni illustri, fra cui, solo per citarne alcuni Furio Colombo, Maurizio Calvesi, Anita Pallenberg, Giorgio Marconi, Fabio Mauri, Achille Bonito Oliva, Marco Meneguzzo, Monica De Bei e Sandro Chia. Ricordi, documenti, aneddoti, racconti: un mosaico di testimonianze che compone un ritratto corale di Mario Schifano uomo e artista, ma anche della ricchezza e della complessità dello scenario artistico e sociale di quel periodo.
L’apparato iconografico, frutto della collaborazione con l’Archivio Schifano, apre al lettore il mondo più privato dell’uomo Schifano attraverso immagini inedite e opere poco conosciute. Offre la possibilità di scoprire il volto nascosto di un personaggio pubblico, che la “cronachetta pettegola” voleva tutto sesso, droga e rock'n'roll.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del libro «Mario Schifano. Una biografia» di Luca Ronchi


Informazioni utili
Luca Ronchi,«Mario Schifano. Una biografia», Johan & Levi (collana «Biografie»), Monza 2012. ISBN: 978-88-6010-078-8. Formato: 15,5 x 23 cm; pp. 432. Illustrazioni: 145 b/n - 20 colore. Rilegatura: Brossura: Prezzo: € 29,00.