ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 23 novembre 2016

«United Street Pianos», a Ca’ Pesaro di Venezia arriva «Cecilia»

La festa di Santa Cecilia, patrona della musica e di tutti i musicisti, ha portato a Venezia, negli spazi della Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro, il pianoforte «Cecilia», il primo street pianos in un museo italiano.
Ideato dalla cantante e pianista Sofia Taliani, «United Street Pianos» è un progetto che prevede la collocazione di pianoforti da strada in spazi pubblici e fruibili da tutti, a disposizione di chiunque voglia suonare.
L’iniziativa prende ispirazione da «Play Me, I’m Yours», opera dell’artista britannico Luke Jerrama, che ha portato dal 2008 oltre millecinquecento pianoforti in cinquanta città del mondo, da Londra a New York, e che al momento conta cinque esemplari ancora a disposizione del pubblico internazionale.
Sofia Taliani ha donato a Ca’ Pesaro un pianoforte da strada, che entra, dunque, a far parte della famiglia «United Street Pianos» diffusa nel nostro Paese: dalla stazione di Venezia, che ospita il pianoforte «Lucy», ad altri spazi pubblici italiani nelle città di Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli.
È la prima volta che un museo accoglie un pianoforte da strada, e Ca’ Pesaro ha voluto dedicare questo arrivo al progetto «Venezia. Città delle donne», che vede impegnata la Fondazione musei civici di Venezia nella promozione della storia e della cultura femminile a Venezia e non solo.
Lo street piano è collocato nell’androne al piano terra del museo, a disposizione dei presenti e di tutti i visitatori e fruitori della Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro.
Il Servizio attività educative del Muve è già al lavoro per proporre interessanti coinvolgimenti di «Cecilia» nelle attività che si susseguono durante l’anno per le scuole, le famiglie e il pubblico.

La Fondazione musei civici e Ca’ Pesaro invitano la città tutta, i cultori e gli amanti del pianoforte e della musica in generale, inclusi i principianti e chiunque voglia cimentarsi con «Cecilia», a proporre attività o anche solo animare il museo, diffondendo in questo modo la cultura della musica e della condivisione di spazi aperti e a disposizione della collettività.

Informazioni utili
unitedstreetpianos.weebly.com

martedì 22 novembre 2016

«Horse and Rider», a Milano un'opera attribuita a Leonardo

È un singolare omaggio a Leonardo da Vinci quello che propone, dal prossimo 25 novembre, il Palazzo delle Stelline di Milano, nella sede dell’Institut Francais, con la mostra «Horse and Rider», per la curatela di Ernesto Solari, nella quale viene esposta per la prima volta in Italia l’omonima opera scultorea che Carlo Pedretti ha attribuito nel 1985 al maestro toscano.
Destinata a far parlare di sé per l’incertezza dell’attribuzione, messa in discussione tra gli altri da Vittorio Sgarbi e Pietro Maraini, la rassegna lombarda presenterà, accanto a un ampio corredo di materiali documentari come stampe e illustrazioni, anche una seconda scultura del genio fiorentino, la «Testicciola di terra», che presenta elementi comuni alla prima: entrambi i lavori provengono da collezioni private, non sono mai stati esposti in Italia, e portano una particolare firma -una L maiuscola e una V rovesciata-: una sigla, questa, ideata dal genio vinciano, riscontrata su un foglio del Codice Ashburnam.
Quello dell’opera «Horse and Rider» è di fatto un ritorno a casa. Il lavoro verrà, infatti, esposto in uno dei perimetri cittadini più frequentati da Leonardo durante il suo soggiorno milanese: il maestro lavorava assiduamente al cantiere del Cenacolo e, nel tempo libero, attraversava la strada per raggiungere la Casa degli Atellani, confinante proprio con l’attuale Palazzo delle Stelline, dove si rilassava passeggiando tra i filari della vigna donatagli da Ludovico il Moro nel 1498. La stessa vigna gli fu, poi, confiscata dal re di Francia nel 1502 e, infine restituitagli, nel 1507, dal Governatore francese Charles D’Amboise, suo amico ed estimatore, al quale è dedicata l’opera scultorea «Horse and Rider».
La scultura, datata tra il 1508 e il 1511, è un piccolo bronzo realizzato dal modello in cera leonardesco, che raffigura l’importante uomo politico d’Oltralpe fiero e altero in sella al suo destriero. Stando alla ricostruzione storica, il ritratto di Leonardo passò dalle mani dell’allievo Francesco Melzi ai suoi eredi, da una collezione privata milanese a una romana, fino agli anni Ottanta del Novecento quando ne fu ricavato uno stampo in gesso dall'originale in cera e, più tardi, una fusione in bronzo acquistata dai collezionisti americani Jim Petty e Rod Maly, in arrivo a Milano per presentare questo controverso pezzo della loro collezione.
«L’opera -raccontano gli organizzatori dell’evento- è un autentico capolavoro, non solo perché portatore di grande espressività, forza realistica e naturalezza, dovute alle profonde conoscenze anatomiche, umane e naturalistiche del vinciano, ma anche perché è l’unico modello di monumento equestre di Leonardo giunto fino a noi».
L’altra opera in mostra, «Testicciola di terra», raffigura, invece, il giovane Salaì, allievo e compagno di Leonardo, nei panni di un giovanissimo Giudeo o volto di Cristo fanciullo; anch’essa, realizzata verso la fine del XV secolo (1497-99), sarebbe siglata di proprio pugno dal maestro.
L’esposizione presenta, dunque, due opere di grande fascino e bellezza, capaci –secondo gli organizzatori- di «far scoprire e conoscere un nuovo mistero legato, con molta probabilità, a tutta l’opera scultorea di Leonardo, che potrebbe condizionare i prossimi studi e le future attribuzioni».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Horse and Rider, fronte, 1508-11 (bronzo 19x25), collezione privata; [fig. 2] Horse and Rider, stampi per il modello in cera e la fusione; [fig. 3] Testicciola di terra, lato 1, 1500 (terracotta 18,5x24), collezione privata

Informazioni utili
«Horse and Rider». Institut Francais - Palazzo delle Stelline, corso Magenta, 63 – Milano. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00. Ingresso libero. Sito internet: www.davincihorseandrider.com. Dal 25 novembre al 23 dicembre 2016

lunedì 21 novembre 2016

Giacomo Balla e Torino, un artista e la sua città natale

Giacomo Balla e Torino: racconta il legame tra la città della Mole e il pittore futurista, le cui ricerche su colore, ritmo e movimento sono state al centro del dibattito artistico nei primi decenni del Novecento, la nuova mostra che la Gam – Galleria d’arte moderna di Torino ospita negli spazi della sua Curata da Virginia Bertone con un giovane allievo della Normale di Pisa, Filippo Bosco, l’esposizione offre un ritratto della scena artistica torinese fin de siècle in relazione alla formazione e alle amicizie dell’artista, che sotto il profilo professionale si affermerà poi a Roma all’inizio del Novecento.
La rassegna, visitabile fino al 27 febbraio, allinea per la prima volta una serie di rare fotografie di Mario Gabinio che documentano la realtà povera dei sobborghi torinesi, e in particolare del quartiere Rubatto, dove nacque l’artista, Accanto a queste immagini sono visibili il «Ritratto di Olimpia Oytana Barucchi» di Giacomo Grosso, lo studio di Giacomo Balla per il «Ritratto di Clelia Ghedini Marani», oltre a opere di Federico Boccardo, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pilade Bertieri, Felice Carena e Antonio Maria Mucchi.
Il percorso espositivo prende avvio dalla sua frequentazione dei corsi all’Accademia Albertina (1886-1891), scelta che appare decisiva per un artista che sarà sempre consapevole dei suoi mezzi tecnici e non secondario in tal senso è l’autorevole insegnamento di Giacomo Grosso, che si afferma in quegli anni come figura centrale della scena accademica torinese.
La difficile situazione familiare ed economica impone al giovane Balla esperienze lavorative nel mondo della tecnica, che saranno importanti tanto quanto l’educazione artistica: dapprima dal litografo Pietro Cassina e poi nell’importante studio di Paolo (Pietro) Bertieri; qui l’artista approfondisce la pratica della fotografia cui lo aveva già avviato la passione autodidatta del padre.
L’amicizia con il figlio di Bertieri, Pilade, lo introduce nell’ambiente dei giovani artisti torinesi, che si individuano proprio come la generazione degli allievi di Grosso. Ricerche pittoriche isolate e singolari di coetanei di Balla, come gli interni intimisti di Federico Boccardo e soprattutto le analitiche vedute urbane di Francesco Garrone, sono esempi utili ad arricchire il panorama torinese. Questo era caratterizzato dalla pittura di paesaggio e da quella accademica: un particolare rilievo per l’artista assume la conoscenza di Giuseppe Pellizza da Volpedo, importante riferimento per il divisionismo che poi adotterà a Roma.
Il trasferimento a Roma nel 1895 non gli consente che una prima timida apparizione pubblica, con un acquerello non identificato, all’Esposizione della Promotrice di Belle arti nel 1891.

Non partecipa, dunque, alle grandi rassegne nazionali di fine secolo, nelle quali si profila la nuova generazione dei giovani torinesi, tutti allievi di Giacomo Grosso. È con questi artisti che può essere confrontata la prima produzione romana di Balla, che nel 1902 mandava da Roma un’opera alla Prima Quadriennale. Oltre a Pilade Bertieri, si tratta di Felice Carena, Antonio Maria Mucchi, Luigi Onetti, Mario Reviglione, Domenico Buratti.
Il fondamentale incontro con l’arte internazionale a Parigi nel 1900, la vivace ricerca di una modernità della pittura, la forte istanza sociale nelle opere di questi artisti, l’impatto positivo della torinese Esposizione d’arte decorativa moderna del 1902 sono tutti elementi presenti nel Giacomo Balla pre-futurista.
Questa mostra alla Gam permette, dunque, di recuperare una pagina importante e ben specifica della storia artistica di Torino, troppo a lungo dimenticata, ma è anche un’occasione per comprendere i successivi sviluppi artistici del pittore futurista, al centro in questi giorni di una rassegna promossa dalla Fondazione Ferrero ad Alba.

Informazioni utili 
Protoballa. La Torino del giovane Balla. Gam, via Magenta, 31 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì | la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: centralino tel. 011.4429518, segreteria tel. 011.4436907, e-mail gam@fondazionetorinomusei.it. Sito internet: www.fondazionetorinomusei.it. Fino al 27 febbraio 2017.