È il 2006 quando Sofia Coppola presenta sugli schermi cinematografici di tutto il mondo una versione inedita della vita della giovane regina Maria Antonietta. Partendo dalla lettura della biografia scritta nel 1932 dallo storico Stefan Zweig, la regista americana restituisce agli spettatori una versione più autentica della giovane austriaca della casata d’Asburgo-Lorena, diventata nel 1791 regina di Francia, e degli eventi che, a corte, determinarono la sua personalità.
Salita al trono a soli diciannove anni con un marito come re Luigi XVI inadeguato alla vita coniugale, Maria Antonietta, interpretata su grande schermo da Kirsten Dunst, compensa le mancanze affettive rifugiandosi nel lusso.
Il clima di leggerezza e freschezza della giovane, quasi una moderna adolescente talvolta annoiata, talaltra felice all’eccesso, viene rappresentato da Sofia Coppola con frequenti scene di balli, giochi, risate, ambientazioni caratterizzate da colori pastello, presenza di dolci e dolciumi, lussuosi abiti di seta ideati dalla costumista Milena Canonero.
Sono proprio questi vestiti al centro della nuova mostra promossa dal Museo del tessuto di Prato, in occasione della rassegna «Il Capriccio e la ragione. Eleganze del Settecento europeo», organizzata con le Gallerie degli Uffizi e il Museo Stibbert di Firenze.
«Marie Antoinette. I costumi di una regina da Oscar», questo il titolo dell’esposizione, si avvale della collaborazione di «The One», la più giovane sartoria cinematografica e teatrale di Roma, che custodisce un vastissimo patrimonio di abiti tesi a raccontare la storia dello spettacolo televisivo, teatrale e cinematografico italiano e straniero.
I costumi esposti, ritenuti dalla critica frutto della migliore reinterpretazione cinematografica mai realizzata dell’abbigliamento del XVIII secolo, sono stati premiati con un premio Oscar nel 2007. Il tutto ha concorso a fare di questa pellicola un fenomeno di costume e di moda che ha segnato un nuovo modo di interpretare il soggetto storico nel cinema: la selezione sweet candy dei colori hanno reso preziosa, contemporanea e glamour l’immagine della protagonista, osando in dettagli paradossali -le scarpe di Manolo Blahnik e le All Star Converse indossate dalla regina- la cui citazione ha generato un potente ponte mediatico con il pubblico giovanile.
Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata alla figura di Maria Antonietta. Un’istallazione multimediale ripercorre non solo le tappe più significative della sua vita, ma racconta anche il contesto sociale in cui è vissuta e soprattutto la sua grande passione per la moda.
La sua immagine pubblica è frutto della fantasiosa inventiva dei migliori artigiani di Francia: abiti sontuosi, accessori raffinati, parrucche stravaganti e preziosi gioielli definiscono il suo stile, imitato non solo dalle nobildonne di Versailles, ma da tutte le corti europee.
Accanto ad alcuni corsetti e sottogonne - allestiti come delle istallazioni contemporanee ad evocare le rigide e complesse sottostrutture degli abiti femminili del secolo– risalta l’abito realizzato per lo shooting che la rivista «Vogue America» ha dedicato al film e che generato, grazie all’originalità delle scene e delle immagini, spunti e suggestioni nei creativi del fashion.
Da questa presentazione storica la mostra prosegue nella grande sala che accoglie oltre venti costumi maschili e femminili indossati dai protagonisti del film: dall’abito invernale da giorno indossato dalla protagonista alla partenza dalla corte di Vienna all’abito composto da busto e doppio panier della famosa scena della vestizione alla francese; dai costumi indossati da Maria Antonietta e Luigi XVI per l’incoronazione a quelli legati agli incontri con il duca di Fersen e Madame du Barry fino a quelli delle scene della fuga da Versailles.
Tutti i pezzi esposti sono di proprietà dell’archivio di «The One», sartoria che si è occupata di dare anima alle idee della Canonero, realizzando circa centosettanta costumi, di cui più di cento solo per la protagonista Kirsten Dunst. Il lavoro ha tenuto conto del ritratto psicologico della protagonista proposto dalla regista americana ed è frutto di un’approfondita indagine iconografica sulla pittura europea del Settecento che ha permesso di studiare le fogge, i gioielli, le acconciature, i ricami e le sottostrutture.
«La ricerca dei materiali – racconta Alessandra Cinti, titolare della sartoria romana- è stata minuziosa, lunga e complessa, soprattutto per quanto riguarda le rifiniture con l’impiego di merletti, ricami e applicazioni, alcuni dei quali addirittura originali dell’epoca. Una volta cucite ai costumi, le rifiniture hanno contribuito a valorizzare la preziosità dei tessuti, come nel caso dell’abito in seta dalla mano “croccante” che Maria Antonietta indossa per l’incoronazione, uno dei più belli e complessi di tutta la produzione».
Per l’occasione la sala espositiva del Museo del tessuto di Prato è stata trasformata in un’architettura che evoca i grandi saloni di Versailles, con cornici sospese e un’imponente scalinata a gradoni, metafora della parabola di successi e drammi vissuti da Marie Antoinette.
Al centro della grande pedana una proiezione inventa uno spazio all’aperto che richiama i giardini del Trianon, ambiente tanto caro alla regina; mentre alcuni frame del film creano una relazione stringente tra i costumi e il racconto cinematografico di Sofia Coppola. Quasi a dire che, certe volte, pizzi, merletti, acconciature a puf e profumi di cipria possono trasformare un’attrice in una regina tra le più discusse della storia. In una regina per un giorno.
Didascalie delle immagini
[Figg.1,2, e 3] Veduta della mostra «Maria Antoinette. I costumi di una regina da Oscar». Foto di Leonardo Salvini; [fig. 4] Maria Antonietta riceve una lettera dalla madre. Progetto Milena Canonero. Manifattura Gabriele Mayer, 2006. Abiti di corte con doppio panier. Archivio storico Sartoria The One, Roma. Indossato da: Kirsten Dunst; [fig. 5] La toilette di Maria Antonietta. Progetto Milena Canonero. Manifattura Gabriele Mayer, 2006. Robe a l'Anglaise e sottoveste. Archivio storico Sartoria The One, Roma. Indossato da: Kirsten Dunst
Informazioni utili
Maria Antoinette. I costumi di una regina da Oscar. Museo del Tessuto, via Puccetti, 3 – Prato. Orari: martedì – giovedì, ore 10.00-15.00; venerdì e sabato, ore 10.00-19.00; domenica, ore 15.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00. Sito web: www.museodeltessuto.it. Fin al 27 maggio 2018.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
lunedì 26 marzo 2018
sabato 24 marzo 2018
Lugano, un Klee a misura di bambini al «Museo in erba»
«I miei disegni possono volare! Con la mia immaginazione posso andare dove desidero senza muovermi… e quello che vedo lo disegno. La mia fantasia e la mia matita sono le mie ali». Così Paul Klee (Münchenbuchsee, Berna, 1879 - Locarno 1940) parlava della sua arte, fatta di case, strade, persone, ma anche di tanti, tantissimi colori.
La capacità dell'artista svizzero di trasformare la realtà in un mondo poetico di favole e sogni e di raccontare sulla tela i propri pensieri e le proprie emozioni, rendendo visibile ciò che non è percepibile ai nostri occhi, non può non affascinare i più piccoli e a proprio a loro è dedicato il nuovo progetto del Museo in erba di Lugano.
Nelle sale dell’edificio di Riva Caccia è, infatti, in corso fino al prossimo 31 agosto la mostra interattiva «I giochi di Klee», ideata da Marilune Aeberhard e Roland Besse, con il sostegno economico della Credit Suisse Foundation.
«Le tavole del mio piccolo Felix sono migliori delle mie, troppo spesso filtrate dal mio cervello» (Félix Klee, «Souvenir de mon père», in Klee, Fondation Pierre Gianadda, Martigny, 1985): questa citazione dell’artista spiega bene l’attrazione che su di lui ha esercitato la produzione infantile. I bambini, i giovani e tutti quelli che hanno un cuore da bambino si ritrovano così ben espressi nel suo universo creativo e ancora si meravigliano di fronte al suo mondo di linee e colori.
Paul Klee è stato un ricercatore curioso, un artista completo che ha saputo giocare con forme, suoni e tecniche sempre diverse: dal disegno al ricalco, dall’acquarello all’olio, alla vaporizzazione dei colori ad acqua. La sua opera coinvolge tutti i sensi: l’odore acre della tela di juta, la musica onnipresente, la rugosità dei materiali, la poesia dei colori, il gusto delle dolci tonalità raccontano un universo creativo caleidoscopico, che ha guardato anche alla filosofia e alle scienze naturali.
I moduli variopinti del percorso espositivo contengono riproduzioni di dipinti e invitano i bambini a interagire con originali manipolazioni che coinvolgono i sensi e l’immaginazione. Passo dopo passo, i piccoli visitatori entrano in un universo magico di emozioni e divertimento popolato da personaggi simpatici e «fuori dagli schemi», da strane invenzioni, scacchiere e paesaggi colorati. Da protagonisti, possono animare la «Macchina cinguettante», comporre personali «Armonie», sistemare gli occhi del simpatico «Senecio», illuminare «Il pesce d’oro», usare la bilancia dei colori, e tanto altro ancora.
Accanto all’animazione classica, il Museo in erba propone alle scuole e alle famiglie anche un nuovo approccio multidisciplinare, ideato in collaborazione con Lisa Monn (educatrice in campo musicale) e Francesca Sproccati (danzatrice e coreografa), che invita a comprendere l’opera attraverso i sensi, a mettersi in gioco per interpretarla con gli occhi, il corpo, la voce e le mani.
Uno spazio speciale della mostra è rappresentato dall’atelier, dove i più piccoli trovano lo spazio, gli strumenti, le tecniche e l’ispirazione per creare i loro personali capolavori e hanno la possibilità di approfondire la conoscenza di Klee e di alcuni suoi amici del Blaue Reiter. Le attività del laboratorio si arricchiscono di due nuovi progetti: «Il mio primo libro dell’arte» e «Giochi d’arte». La prima proposta invita i bambini a creare la loro personalissima raccolta di opere, aggiungendo di volta in volta una pagina dedicata a un artista diverso, da Vermeer a Lichtenstein. La seconda iniziativa prevede, invece, la sperimentazione di tecniche inusuali che stimolano la curiosità verso il mondo dell’arte.
Sono in programma anche attività ed eventi particolari come il laboratorio «Ciak, si gira» con Alessia Tamagni (24 marzo), una lezione con le matite sonore di Luca Congedo (7 aprile) e la visita guidata «Piccoli esploratori in città» (22 aprile). Il Museo in erba proporrà anche un ricco calendario di iniziative per l’estate, in cantiere dal 18 giugno al 26 luglio e dal 20 al 31 agosto.
La mostra permette, dunque, un incontro creativo tra i bambini e Klee. Scoprire l'artista di Berna attraverso il gioco permetterà ai più piccoli di ritrovare un immaginario simile alla loro interpretazione del mondo che li circonda, giocando, decorando, sperimentando, osservando e -perché no- sognando di diventare un artista famoso.
Informazioni utili
I giochi di Paul Klee. Museo in erba, Riva Caccia, 1A - Galleria Central Park 1° piano - Lugano. Orari: lunedì - venerdì, ore 8.30 - 11.30 e ore 13.30 - 16.30; sabato, domenica, ore 14.00 - 17.00 | aperture straordinarie: 19 marzo, 2 aprile e 21 maggio | dal 18 giugno al 26 luglio, martedì-mercoledì-giovedì, ore 9.00 – 12.00 (e su appuntamento per gruppi). Ingresso:Fr. 5.-. Informazioni: tel. + 41 91 835.52.54; ilmuseoinerba@bluewin.ch. Sito internet: www.museoinerba.com. Fino al 31 agosto 2018.
La capacità dell'artista svizzero di trasformare la realtà in un mondo poetico di favole e sogni e di raccontare sulla tela i propri pensieri e le proprie emozioni, rendendo visibile ciò che non è percepibile ai nostri occhi, non può non affascinare i più piccoli e a proprio a loro è dedicato il nuovo progetto del Museo in erba di Lugano.
Nelle sale dell’edificio di Riva Caccia è, infatti, in corso fino al prossimo 31 agosto la mostra interattiva «I giochi di Klee», ideata da Marilune Aeberhard e Roland Besse, con il sostegno economico della Credit Suisse Foundation.
«Le tavole del mio piccolo Felix sono migliori delle mie, troppo spesso filtrate dal mio cervello» (Félix Klee, «Souvenir de mon père», in Klee, Fondation Pierre Gianadda, Martigny, 1985): questa citazione dell’artista spiega bene l’attrazione che su di lui ha esercitato la produzione infantile. I bambini, i giovani e tutti quelli che hanno un cuore da bambino si ritrovano così ben espressi nel suo universo creativo e ancora si meravigliano di fronte al suo mondo di linee e colori.
Paul Klee è stato un ricercatore curioso, un artista completo che ha saputo giocare con forme, suoni e tecniche sempre diverse: dal disegno al ricalco, dall’acquarello all’olio, alla vaporizzazione dei colori ad acqua. La sua opera coinvolge tutti i sensi: l’odore acre della tela di juta, la musica onnipresente, la rugosità dei materiali, la poesia dei colori, il gusto delle dolci tonalità raccontano un universo creativo caleidoscopico, che ha guardato anche alla filosofia e alle scienze naturali.
I moduli variopinti del percorso espositivo contengono riproduzioni di dipinti e invitano i bambini a interagire con originali manipolazioni che coinvolgono i sensi e l’immaginazione. Passo dopo passo, i piccoli visitatori entrano in un universo magico di emozioni e divertimento popolato da personaggi simpatici e «fuori dagli schemi», da strane invenzioni, scacchiere e paesaggi colorati. Da protagonisti, possono animare la «Macchina cinguettante», comporre personali «Armonie», sistemare gli occhi del simpatico «Senecio», illuminare «Il pesce d’oro», usare la bilancia dei colori, e tanto altro ancora.
Accanto all’animazione classica, il Museo in erba propone alle scuole e alle famiglie anche un nuovo approccio multidisciplinare, ideato in collaborazione con Lisa Monn (educatrice in campo musicale) e Francesca Sproccati (danzatrice e coreografa), che invita a comprendere l’opera attraverso i sensi, a mettersi in gioco per interpretarla con gli occhi, il corpo, la voce e le mani.
Uno spazio speciale della mostra è rappresentato dall’atelier, dove i più piccoli trovano lo spazio, gli strumenti, le tecniche e l’ispirazione per creare i loro personali capolavori e hanno la possibilità di approfondire la conoscenza di Klee e di alcuni suoi amici del Blaue Reiter. Le attività del laboratorio si arricchiscono di due nuovi progetti: «Il mio primo libro dell’arte» e «Giochi d’arte». La prima proposta invita i bambini a creare la loro personalissima raccolta di opere, aggiungendo di volta in volta una pagina dedicata a un artista diverso, da Vermeer a Lichtenstein. La seconda iniziativa prevede, invece, la sperimentazione di tecniche inusuali che stimolano la curiosità verso il mondo dell’arte.
Sono in programma anche attività ed eventi particolari come il laboratorio «Ciak, si gira» con Alessia Tamagni (24 marzo), una lezione con le matite sonore di Luca Congedo (7 aprile) e la visita guidata «Piccoli esploratori in città» (22 aprile). Il Museo in erba proporrà anche un ricco calendario di iniziative per l’estate, in cantiere dal 18 giugno al 26 luglio e dal 20 al 31 agosto.
La mostra permette, dunque, un incontro creativo tra i bambini e Klee. Scoprire l'artista di Berna attraverso il gioco permetterà ai più piccoli di ritrovare un immaginario simile alla loro interpretazione del mondo che li circonda, giocando, decorando, sperimentando, osservando e -perché no- sognando di diventare un artista famoso.
Informazioni utili
I giochi di Paul Klee. Museo in erba, Riva Caccia, 1A - Galleria Central Park 1° piano - Lugano. Orari: lunedì - venerdì, ore 8.30 - 11.30 e ore 13.30 - 16.30; sabato, domenica, ore 14.00 - 17.00 | aperture straordinarie: 19 marzo, 2 aprile e 21 maggio | dal 18 giugno al 26 luglio, martedì-mercoledì-giovedì, ore 9.00 – 12.00 (e su appuntamento per gruppi). Ingresso:Fr. 5.-. Informazioni: tel. + 41 91 835.52.54; ilmuseoinerba@bluewin.ch. Sito internet: www.museoinerba.com. Fino al 31 agosto 2018.
giovedì 22 marzo 2018
Venezia, con un touch alla scoperta di San Giorgio Maggiore e della Fondazione Cini
Accessibilità, valorizzazione e conservazione: sono queste tre parole a tessere la trama della politica culturale della Fondazione Giorgio Cini. In quest’ottica si inserisce il nuovo programma di visite guidate all’istituzione veneziana, ubicata sull’isola di San Giorgio Maggiore, in programma fino al prossimo 15 luglio, anche grazie alla collaborazione della società D’Uva di Firenze. L’azienda toscana ha, infatti, progettato un apposito percorso videoguidato, con tecnologia touch e un’interfaccia semplice e intuitiva, ideale anche per i più piccini.
Il progetto, realizzato grazie alla preziosa partnership di Assicurazioni Generali, è in cinque lingue (italiano, inglese, spagnolo, francese e tedesco) e comprende diciassette punti d’interesse più tre approfondimenti multimediali, per circa un’ora complessiva di ascolto.
In questo modo il complesso monumentale veneziano rimarrà aperto sette giorni su sette, dalle ore 10 alle ore 17, attivando così anche un meccanismo sostenibile e duraturo di recupero delle risorse da destinare al restauro conservativo dei beni di proprietà dell’istituzione veneziana.
Per organizzare al meglio l’accoglienza dei visitatori la Fondazione Cini ha aperto contestualmente anche un nuovo punto informativo di circa cento metri quadrati, sede della biglietteria e del bookshop, nella quale è possibile prenotare la visita guidata, chiedere informazioni sulle sue iniziative e acquistare prodotti di merchandising dedicati.
Allo scoccare di ogni ora i visitatori vengono raccolti in gruppi di venticinque persone e accompagnati da un operatore lungo il percorso.
La tecnologia progettata dalla società D’Uva permette di vivere un’esperienza unica, che grazie a foto, video e interviste può costruire una memoria personale dell’esperienza di visita.
Le videoguide sono, inoltre, dotate del sistema groupguide, che consente al dispositivo dell’accompagnatore di avviare contemporaneamente un certo numero di guide multimediali nello stesso punto di ascolto per rendere il gruppo compatto nello spostamento, permettendo così la visita in contemporanea di gruppi di nazionalità e lingue diverse.
L’esperienza di visita sarà ulteriormente arricchita in una seconda fase da nuove funzionalità: la tecnologia beacon, che permette ai visitatori di individuare la propria posizione e visualizzare automaticamente sul proprio dispositivo il contenuto legato all’ambiente in cui si trovano, e la realtà aumentata, per scoprire, attraverso la videocamera del dispositivo, il panorama visibile dall’Isola di San Giorgio.
Il tour inizia con il Chiostro Palladiano, seguito dal Chiostro Buora o dei Cipressi, che dei due è quello più antico. Si passa allo spazio del refettorio che si sviluppa attraverso tre ambienti: i due vestiboli e l’aula del Cenacolo vero e proprio, dove si può ammirare il facsimile de «Le Nozze di Cana», realizzato da Factum Arte. Un approfondimento viene dato alla boiserie creata e disegnata da Michele De Lucchi nel 2011. La visita prosegue nella Sala delle Fotografie, dove si può vedere lo stato del complesso monumentale di San Giorgio prima dell’avvio dei restauri intrapresi da Vittorio Cini nel 1951.
Seguendo il percorso indicato dalla nuova segnaletica di orientamento, che è stata progettata per l’occasione, si giunge quindi allo Scalone del Longhena, che porta al primo piano. Da qui si visitano le due biblioteche: la Biblioteca del Longhena, senza dubbio uno degli ambienti più interessanti della Venezia barocca, e la Nuova Manica Lunga, ex dormitorio dei benedettini trasformato in biblioteca dall’intervento di Michele De Lucchi. L’itinerario termina con la vista del Labirinto Borges, disegnato da Randoll Coate e ispirato al racconto borgesiano «Il giardino dei sentieri che si biforcano».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Chiostro del Palladio - Venezia, Fondazione Cini. Foto di Davide Repetto per D'Uva; [fig. 2] - Venezia, Fondazione Cini. Foto di Davide Repetto per D'Uva; [fig. 3] Scalone del Longhena - - Venezia, Fondazione Cini. Foto di Davide Repetto per D'Uva; [fig. 4] Servizio videoguide di D'Uva
Informazioni utili
D'Uva - Call center, tel. +39.366.4202181 o visitcini@duva.eu (lunedì – venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 17.00)
Il progetto, realizzato grazie alla preziosa partnership di Assicurazioni Generali, è in cinque lingue (italiano, inglese, spagnolo, francese e tedesco) e comprende diciassette punti d’interesse più tre approfondimenti multimediali, per circa un’ora complessiva di ascolto.
In questo modo il complesso monumentale veneziano rimarrà aperto sette giorni su sette, dalle ore 10 alle ore 17, attivando così anche un meccanismo sostenibile e duraturo di recupero delle risorse da destinare al restauro conservativo dei beni di proprietà dell’istituzione veneziana.
Per organizzare al meglio l’accoglienza dei visitatori la Fondazione Cini ha aperto contestualmente anche un nuovo punto informativo di circa cento metri quadrati, sede della biglietteria e del bookshop, nella quale è possibile prenotare la visita guidata, chiedere informazioni sulle sue iniziative e acquistare prodotti di merchandising dedicati.
Allo scoccare di ogni ora i visitatori vengono raccolti in gruppi di venticinque persone e accompagnati da un operatore lungo il percorso.
La tecnologia progettata dalla società D’Uva permette di vivere un’esperienza unica, che grazie a foto, video e interviste può costruire una memoria personale dell’esperienza di visita.
Le videoguide sono, inoltre, dotate del sistema groupguide, che consente al dispositivo dell’accompagnatore di avviare contemporaneamente un certo numero di guide multimediali nello stesso punto di ascolto per rendere il gruppo compatto nello spostamento, permettendo così la visita in contemporanea di gruppi di nazionalità e lingue diverse.
L’esperienza di visita sarà ulteriormente arricchita in una seconda fase da nuove funzionalità: la tecnologia beacon, che permette ai visitatori di individuare la propria posizione e visualizzare automaticamente sul proprio dispositivo il contenuto legato all’ambiente in cui si trovano, e la realtà aumentata, per scoprire, attraverso la videocamera del dispositivo, il panorama visibile dall’Isola di San Giorgio.
Il tour inizia con il Chiostro Palladiano, seguito dal Chiostro Buora o dei Cipressi, che dei due è quello più antico. Si passa allo spazio del refettorio che si sviluppa attraverso tre ambienti: i due vestiboli e l’aula del Cenacolo vero e proprio, dove si può ammirare il facsimile de «Le Nozze di Cana», realizzato da Factum Arte. Un approfondimento viene dato alla boiserie creata e disegnata da Michele De Lucchi nel 2011. La visita prosegue nella Sala delle Fotografie, dove si può vedere lo stato del complesso monumentale di San Giorgio prima dell’avvio dei restauri intrapresi da Vittorio Cini nel 1951.
Seguendo il percorso indicato dalla nuova segnaletica di orientamento, che è stata progettata per l’occasione, si giunge quindi allo Scalone del Longhena, che porta al primo piano. Da qui si visitano le due biblioteche: la Biblioteca del Longhena, senza dubbio uno degli ambienti più interessanti della Venezia barocca, e la Nuova Manica Lunga, ex dormitorio dei benedettini trasformato in biblioteca dall’intervento di Michele De Lucchi. L’itinerario termina con la vista del Labirinto Borges, disegnato da Randoll Coate e ispirato al racconto borgesiano «Il giardino dei sentieri che si biforcano».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Chiostro del Palladio - Venezia, Fondazione Cini. Foto di Davide Repetto per D'Uva; [fig. 2] - Venezia, Fondazione Cini. Foto di Davide Repetto per D'Uva; [fig. 3] Scalone del Longhena - - Venezia, Fondazione Cini. Foto di Davide Repetto per D'Uva; [fig. 4] Servizio videoguide di D'Uva
Informazioni utili
D'Uva - Call center, tel. +39.366.4202181 o visitcini@duva.eu (lunedì – venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 17.00)
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