ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 5 giugno 2020

Alla Salamon di Torino si riparte dalla «Joie de vivre» di Henri Matisse



«Sogno un’arte equilibrata, pura, tranquilla, senza soggetto inquietante o preoccupante, che sia un lenitivo, un calmante celebrale, qualcosa di analogo a una buona poltrona che riposi dalle fatiche». 
È tutta racchiusa in questa frase la filosofia artistica di Henri Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 31 dicembre 1869 – Nizza, 3 novembre 1954), esponente di maggior spicco della corrente artistica dei Fauves («le belve», «i selvaggi», secondo la definizione -dispregiativa- del critico d'arte Louis Vauxcelles), universalmente conosciuto come maestro del colore. Ne è prova la sua tela più celebre, «La danza» del 1910, oggi ospitata all’Ermitage, dove tutto è movimento, armonia, incroci di sensazioni, gioia di vivere, trionfo di tonalità accese, che spaziano dal blu all’arancio.
In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, con una vita in parte rivoluzionata dall’emergenza sanitaria del Coronavirus, l’arte di Henri Matisse può esserci di sollievo con i suoi capolavori allegri, liberi da ogni schema, vitaminici con le loro cromie ruggenti ed eccessive. L’opera dell’artista francese «colorata come la natura, libera e leggiadra come il battito di ali di farfalla, fresca e inebriante come un tuffo al mare, fantasiosa e allegra come il gioco di un bambino -racconta Elena Salamon, a capo dell’omonima galleria torinese-, non può che aiutare ad alleviare il nostro stato d’animo».
Da questa considerazione è nata l’idea di riaprire la piccola galleria sabauda di piazzetta IV marzo, specializzata in stampe originali dell’Ottocento e del Novecento, proprio con una mostra di Henri Matisse.
Mascherina, distanziamento sociale, ingressi contingentati, gel disinfettante e guanti di protezione sulla porta d’accesso caratterizzano questa nuova fase dello spazio di Elena Salamon, ma invariata rimarrà la massima disponibilità nei confronti del pubblico, anche con visite organizzate su appuntamento. ùIn galleria saranno visibili, riunite sotto il titolo di «Joie de vivre», settantacinque litografie dei papier gouache-découpé, carte dipinte e ritagliate realizzate dall'artista francese negli ultimi anni di vita, dal 1947 al 1954. Tra di esse ci sono l’effervescente «Danseuse créole» (1950), la vivace «Nuit de Noël» (1951), la raffinata «Icare» (1947), con le sue stelle gialle a illuminare la notte blu, l’enigmatica «Tristesse du Roi» (1952) o la litografia «La danse» del 1938, che dimostra il costante fascino dell’artista per il movimento dei corpi e la possibilità espressiva della figura umana. La mostra permette, inoltre, di vedere un numero speciale della rivista «Verve», intitolata «Dernieres Oeuvres», del quale fanno parte lavori dallo stile astratto come «La parruche et la sirène» (1952) e «La gerbe» (1953).
Henri Matisse possedeva una capacità di sintesi fuori dal comune. Già dai suoi primi lavori portò agli eccessi le tonalità dei verdi, dei rossi, degli azzurri. Desiderava dipingere con l'azzurro più azzurro e con il rosso più rosso possibile per poter esprimere l'amore per la vita, quella indistruttibile «joie de vivre», caratteristica costante di tutta la sua produzione.
La sua esistenza divenne un tutt’uno con l'arte stessa, «non posso distinguere – diceva - tra il sentimento che ho della vita e il modo in cui lo traduco».
L’artista seppe cogliere ogni suggerimento sia dalle opere dei maestri suoi contemporanei sia dai linguaggi utilizzati dagli artisti orientali: nei suoi lavori ritroviamo le deformazioni prospettiche di Paul Cézanne, le pennellate di Vincent Van Gogh, le inquadrature delle stampe di maestri giapponesi dell’Ukiyo-e e le decorazioni, le silhouettes e l’iconografia dell’arte orientale.
Alle litografie dai papier gouache-découpé, presenti in galleria, Henri Matisse vi giunse quasi per caso quando, convalescente da una malattia, non potendo dipingere, iniziò a ritagliare con le forbici nella carta colorata silhouettes, che poi assemblava badando unicamente all'equilibrio delle forme e all'armonia cromatica.
«Il papier découpé mi permette di disegnare nel colore. Si tratta per me di una semplificazione, invece di disegnare il contorno e inserirvi il colore, uno che modifica l'altro, disegno direttamente nel colore», affermava.
In collaborazione con Emmanuel Tériade, raffinato editore parigino della rivista «Verve» e con il grande stampatore Fernand Mourlot, l’artista realizzò, nel 1947, la famosa serie «Jazz», visibile alla Salamon, di cui diceva: «non basta mettere i colori, per quanto belli, gli uni accanto agli altri: bisogna che questi colori reagiscano gli uni con gli altri. Jazz è improvvisazione ritmica». Ed ecco così opere dal forte sapore musicale come «Les Codomas» (1947), «Le cauchemar de l’éléphant blanc» (1947) o «Le cheval, l’écuyère et le clown» (1947).
Datano, invece, al 1950 e al 1951 i bozzetti per la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire a Vence. Matisse definì quest’opera il capolavoro della sua esistenza. A differenza dei suoi primi lavori fauves, dove il colore era urlato e provocatorio, qui le cromie sono cantate, armoniche e pure.
In queste opere ritroviamo il blu del cielo, il giallo del sole e il verde della natura, colori che hanno fatto sempre parte dell’opera dell’artista.
Le forme perdono via via la loro dimensione più propriamente figurativa, per avvicinarsi all’astrazione, sovvertendo in questo modo uno dei principi cardine della decorazione religiosa: la leggibilità e la comprensibilità immediata delle figure.
Attraverso queste immagini il pittore ritiene di immergere il fedele in un'atmosfera più intima e spirituale. All'immagine che educa il fedele, Henri Matisse preferisce, infatti, la forma cromatica che aiuta nella preghiera e nella riflessione.
Matisse, ormai ottantenne, con la serie delle «Dernières Œuvres» lasciò il suo testamento spirituale. Appartengono a questo periodo i famosissimi «Nu blue», i «Nudi blu», con silhouettes ritmate, essenziali e astratte, che mostrano un chiaro richiamo all’arte africana.
Queste opere sono un vero e proprio inno alla vita, un'esplosione di colori, forme e linee di una purezza estrema, ultima opera eccellente di un artista eclettico e instancabile. Un artista così innamorato del suo lavoro da scrivere in una lettera alla scrittrice Marcel Marquet: «Io sono troppo dentro ciò che faccio. Non ne posso uscire, per me non esiste altro».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Henri Matisse, Icare, 1947 (mm. 378x259); [fig. 2] Henri Matisse, La gerbe, 1953 (mm. 333x396); [fig. 3] Henri Matisse, La Danse, 1938 (mm. 332x392); [fig. 4] Henri Matisse, Danseuse créole, 1950 (mm. 317x192); [fig. 5] Henri Matisse, Nuit de Noël, 1951; [fig. 6] Henri Matisse, Nu bleu IX, 1952

Informazioni utili 
Joie de vivre. Henri Matisse: papier gouache-découpé 1947-1954. Galleria Elena Salamon, via Torquato Tasso, 11 (piazzetta IV Marzo) – Torino. martedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, giovedì e sabato, dalle ore 10:30 alle ore 19:00 (orario continuato). Ingresso gratuito. Per appuntamenti: tel. 3398447653. Informazioni: tel. 0117652619, cell. 3398447653, elena@elenasalamon.com. Sito internet: www.elenasalamon.com. Fino al 27 giugno 2020.





giovedì 4 giugno 2020

#èreale: un progetto digitale per la ripartenza dei Musei reali di Torino

È tempo di riapertura anche per i Musei reali di Torino che, come molti altri spazi culturali italiani, hanno scelto la data del settantaquattresimo compleanno della Repubblica, il 2 giugno, per accogliere nuovamente i visitatori, nel segno della sicurezza e con l’emozione di un nuovo inizio.
Tra le novità della ripartenza si segnala il restauro “a vista” dell’altare della Cappella della Sindone: dalle grandi finestre aperte nella recinzione del cantiere sarà possibile seguire passo dopo passo il lavoro dei restauratori del Consorzio San Luca, impegnati nella restituzione dell’opera progettata dall’ingegnere matematico Antonio Bertola tra il 1688 e il 1694 per accogliere il santo sudario.
La realtà diretta da Enrica Pagella punta così per la sua ripartenza su un aspetto che sembra caratterizzare la fruizione dei luoghi culturali nell’era post-Covid: il museo non è, ora, più solo scrigno di bellezze, ma anche luogo di conoscenza da vivere con calma, senza troppe persone intorno, per uscirne più ricchi emotivamente e culturalmente.
Il nuovo inizio guarda anche al mondo digitale con la presentazione del progetto #èreale (ereale.beniculturali.it), piattaforma on-line che amplia l’esperienza di visita per intraprendere un viaggio virtuale attraverso contenuti video originali, prodotti dai Musei reali e in parte realizzati con la collaborazione dello studio creativo multidisciplinare Mybosswas di Torino.
Approfondimenti tematici accompagneranno i visitatori, da casa, tra stanze finemente decorate, preziosi arazzi, antiche armature e reperti millenari, alla scoperta di tesori poco conosciuti e opere d’arte inedite, svelando i retroscena dei restauri, degli allestimenti museali e della cura del patrimonio.
Il tutto è frutto dell’esperienza vissuta nei due lunghi mesi di lockdown per l’emergenza sanitaria da Covid-19, quando tutti i musei italiani (e non solo) hanno puntato sulla loro presenza social per continuare a rimanere in contatto con il proprio pubblico.
I Musei reali di Torino presentano il loro progetto con un breve musical realizzato nel vuoto e nel silenzio delle sale. Scritto e creato dal regista e compositore Giorgio Ferrero con il direttore della fotografia e produttore Federico Biasin, autori del pluripremiato film musicale «Beautiful Things», prodotto dalla Biennale di Venezia, il video si configura come un esclusivo cortometraggio musicale e cinematografico di tre minuti, in cui danzatori, acrobati, schermitrici e cantanti liriche vivono la magia di un viaggio all’interno dei musei, un sogno che prende vita durante la quarantena. I performer non possono toccarsi, ma il dialogo dei corpi e l’empatia tra le persone distanti è in grado di convergere in un unico inno alla bellezza e al calore umano.
Navigando sulla piattaforma èreale con dispositivi mobili, computer o visori VR, il pubblico potrà fruire gratuitamente anche di visite tematiche in realtà virtuale, per conoscere e approfondire ambienti e collezioni.
Il palinsesto, che si arricchirà nel corso dei prossimi mesi di ulteriori contenuti speciali, presenta anche la playlist «Closed In. I Musei visti da dentro», progetto digitale realizzato dallo staff dei Musei reali durante il lockdown: opere e ambienti sono narrati da curatori, tecnici e operatori, in presa diretta e in modo informale, per vivere il museo attraverso gli occhi di chi ogni giorno ne custodisce il patrimonio.
Per la riapertura i Musei reali, anticipata il 27 maggio da quella della Biblioteca, hanno messo a punto un piano approfondito di percorsi, di dispositivi e di segnaletica per garantire al pubblico e ai lavoratori il massimo grado di tutela. D’accordo con il partner Coopculture, si è deciso di sfidare la crisi -che per i musei d’Italia e del mondo significa una perdita stimata dell’80% dei visitatori- sperimentando l’orario di sempre: saranno aperti da martedì a domenica dalle 9 alle 19, con biglietto gratuito fino a 18 anni e 2 euro da 18 a 25 anni.
Gli accessi saranno contingentati per evitare assembramenti e all’ingresso sarà rilevata la temperatura tramite termo-scanner.
Ci sarà l’obbligo dell’uso delle mascherine, eventualmente disponibili per l’acquisto anche alla cassa, e si favorirà la sanificazione delle mani con gel disinfettante, dislocato lungo il percorso di visita.
La prenotazione non sarà obbligatoria e il biglietto potrà essere acquistato on-line o direttamente in biglietteria, dalle 9 alle 18.
Rispettando la distanza interpersonale di almeno due metri, le sale saranno percorribili seguendo un itinerario monodirezionale di ingresso e uscita, indicato dall’apposita segnaletica e consultabile anche sull’app MRT, integrata con una nuova mappa di orientamento in italiano e in inglese.
L’applicazione, scaricabile gratuitamente su Apple Store e Google Play, è lo strumento privilegiato per approfondire il percorso museale: sfiorando il proprio smartphone si potranno ottenere tutte le informazioni necessarie come orari, tariffe, contatti e accessibilità, ma soprattutto esplorare le collezioni e ascoltare l’audioguida con trentacinque tracce in italiano, delle quali è sempre disponibile anche un’anteprima gratuita.
Il 2 giugno ha riaperto anche il Caffè Reale, nel rispetto delle norme di sicurezza e del distanziamento interpersonale, grazie alla sistemazione dei tavoli sotto l’ampio porticato della Corte d’Onore.
Dal 6 giugno, ogni sabato e domenica, riprenderanno anche le visite guidate al secondo piano del Palazzo reale, nell’appartamento dei Principi, per gruppi composti al massimo da otto persone e con la possibilità esclusiva di uscire sul terrazzo per affacciarsi sui Giardini Reali e sulla piazza Castello. 
Dalla seconda metà di giugno, nel fine settimana, la visita sarà arricchita da ulteriori percorsi speciali attraverso il Palazzo e l’Armeria reale, la Cappella della Sindone, l'Appartamento della eegina Elena al pianterreno e le Cucine reali al piano interrato, secondo calendario e modalità che saranno pubblicati sul sito dei Musei reali nelle prossime settimane.
Per tornare a passeggiare nel Giardino ducale e nel Boschetto bisognerà, invece, attendere domenica 28 giugno, al termine del cantiere di rifunzionalizzazione e restauro, che ha purtroppo subito l’interruzione di due mesi dovuta al confinamento. Tante novità attendono, dunque, i Musei reali di Torino che, in questa fase di incertezza, guardano al loro glorioso passato, anche grazie a un’accurata campagna di restauri, senza dimenticare il loro volto più moderno, quello digital, che li ha fatti conoscere a visitatori vecchi e nuovi in questi mesi di emergenza sanitaria.

Informazioni utili 
Musei reali di Torino, piazzetta Reale, 1 – Torino. Orari: dal martedì alla domenica, ore 9 – 19 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietti: intero € 15,00, ridotto € 13,00 per partecipanti a visite guidate e per soci FAI, ridotto speciale € 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni), gratuito per i minori 18 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell'Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card. L'ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie. Informazioni e prenotazioni al numero 011.19560449. Web: museireali.beniculturali.it | ereale.beniculturali.it.

mercoledì 3 giugno 2020

Dagli Uffizi al «David» di Michelangelo: Firenze riapre i luoghi della cultura

Il gran giorno è arrivato anche per il museo simbolo di Firenze. Mercoledì 3 giugno riaprono gli Uffizi, una delle pinacoteche più importanti del mondo per la sua straordinaria collezione di pitture e di sculture, che coprono un arco temporale che spazia dal Medioevo all'età moderna, con capolavori assoluti di artisti del calibro di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Caravaggio.
Termo-scanner all’ingresso, obbligo di mascherine CE a copertura di naso e bocca durante tutta la permanenza all’interno del museo, uso di gel disinfettanti, distanza di sicurezza tra le persone di almeno un metro e ottanta centimetri, percorso di visita a senso unico con speciali segna-posti, accessi contingentati e chiusura di sale e corridoi che non permettono uno sbocco esterno -in base a quanto sancito dalle norme nazionali diffuse dal Mibact e dalle ordinanze della Regione Toscana (la n. 48 nello specifico)- sono le misure anti-contagio da rispettare per tornare tra le sale progettate da Giorgio Vasari.
La «Venere di Urbino» di Tiziano, l’«Annunciazione» e la «Nascita di Venere» del Botticelli, il «San Girolamo» del Verrocchio, l’«Adorazione dei Magi» di Gentile da Fabriano o il «Tondo Doni» di Michelangelo -alcune delle opere simbolo della galleria- saranno così di nuovo fruibili al pubblico, dopo essere state apprezzate on-line in questi mesi di quarantena. Si chiude, dunque, con la riapertura degli Uffizi il calendario messo a punto dal direttore Eike Schmidt per questa «Fase 2» dei musei, che ha visto dapprima, dal 21 maggio, aprire il Giardino di Boboli (dove per sicurezza rimarranno chiusi il Museo delle porcellane e la Grotta grande) e, poi, dal 28 maggio, (ma solo al mattino, dalle 8.30 alle 13.30) Palazzo Pitti.
Tra queste sale è stata da poco inaugurata la mostra «La grandezza dell’universo», a cura di Sheila Barker e dedicata a Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno, 1600 - Roma, 1670), protagonista riconosciuta nell’evoluzione dell’illustrazione scientifica dell’epoca barocca.
In composizioni armoniche e spesso di piccole dimensioni, la pittrice seicentesca combinò, infatti, oggetti esotici e di provenienze diverse come porcellane cinesi, nautili del Pacifico, zucche e fiori messicani, piante sudamericane o cani da salotto inglesi, con il fine ultimo di stupire e divertire.
Palazzo Pitti offre ai suoi visitatori, in questi primi giorni di apertura, anche la mostra «Ai piedi degli Dei»: una passeggiata tra le robuste caligae dei soldati romani, i seducenti sandali delle cortigiane greche, i raffinati calzari indossati dagli dei oppure dall’aristocrazia romana, senza dimenticare la ricca varietà di calzature per le star dei colossal dedicati all’antichità, da «Ben Hur» al «Gladiatore», e le più recenti creazioni di moda di protagonisti del fashion contemporaneo come Emilio Pucci, Salvatore Ferragamo e Yves Saint Laurent.
Hanno riaperto a Firenze, in occasione della Festa della Repubblica, anche le Gallerie dell’Accademia, il secondo museo della città più visitato dai turisti, la casa del «David» di Michelangelo, che in questo inizio della «Fase 2» ha deciso di ridurre il costo del biglietto, che passa da 12 a 8 euro, mentre restano valide le gratuità già previste per legge.
Tra le altre novità studiate dal museo fiorentino per la ripartenza ci sono un impianto di areazione da altissime prestazioni in termini di efficienza, rendimento e risparmio energetico e l'app «The Right Distance», realizzata da Opera laboratori fiorentini, che, grazie alla tecnologia bluetooth, permetterà ai visitatori di scoprire quando la distanza con gli altri turisti scende sotto la soglia di sicurezza: lo smartphone inizierà a vibrare.
In questa prima fase potranno essere all'interno del museo cinquanta visitatori al massimo, che dovranno seguire un percorso in sicurezza, a senso unico; per questo motivo è raccomandata la prenotazione. Alcune sale come quella degli strumenti musicali, le sale laterali del '200 e del '300, compreso il primo piano, rimarranno, invece, temporaneamente chiuse.
Hanno scelto di riaprire in una data simbolica come quella del 2 giugno, festa della Repubblica italiana, anche il Giardino di villa Bardini, che per tutte le sere di giugno si illuminerà con i colori della bandiera italiana, oltre alle Cappelle medicee e al Museo di Palazzo Davanzati, realtà entrambe afferenti al sistema Musei del Bargello, del quale rimangono ancora chiusi Casa Martelli e il Museo di Orsanmichele, mentre il museo nell’antico Palazzo del Podestà dovrebbe riaprire il 4 agosto.
Per la ripartenza di Palazzo Vecchio, così come degli altri due musei civici, il Bardini e quello del Novecento, bisognerà, invece, attendere il 6 giugno; in questa prima fase si entrerà, previa prenotazione, solo tre giorni a settimana (dal sabato al lunedì), e non sarà possibile visitare gli scavi archeologici del teatro romano né salire sul camminamento di ronda e sulla Torre di Arnolfo.
Mentre sono già aperti, ormai da qualche giorno, la Basilica di Santa Croce (gratis fino al 24 giugno), il Museo Ferragamo, il Duomo con i suoi monumenti (ad accezione della Cupola del Brunelleschi, chiusa fino al 19 giugno) e il Cenacolo di Sant’Apollonia.
Ha riaperto da poco, dal 1° giugno, anche Palazzo Strozzi, dove è visibile, previa prenotazione on-line e nel rispetto delle normative anti-Covid, la mostra «Tomás Saraceno. Aria», la più grande esposizione mai dedicata in Italia all’artista argentino.
La rassegna invita a cambiare punto di vista sulla realtà e a entrare in connessione con elementi non umani come polvere, ragni o piante che, diventano protagonisti delle installazioni di Saraceno, collocate per l'occasione nel cortile e nel piano nobile del palazzo fiorentino.
All’organizzazione della mostra ha partecipato anche Manifattura Tabacchi, l'ex stabilimento industriale di architettura razionalista a due passi dalle Cascine, dismesso nel 2001 e riaperto nel 2018, dopo un imponente intervento di riqualificazione. Lo spazio, di grande suggestione, ha da poco riaperto i battenti con la mostra «La meraviglia», a cura di Sergio Risaliti.
Visitabile per tutto il mese di giugno (dal lunedì al venerdì su prenotazione e il sabato e la domenica dalle 10 alle 20), l'esposizione raccoglie opere di fotografia, pittura, scultura, disegno e video realizzate da sei giovani talenti internazionali, selezionati mediante una open call e attraverso il network delle Accademie di belle arti italiane: Davide D'Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi e Negar Sh.
Nei mesi trascorsi dal loro insediamento negli atelier della Manifattura, a settembre 2019, i ragazzi scelti hanno avuto l’opportunità di approcciarsi al rapporto tra imprenditoria e artigianato, realtà che rende il territorio toscano un patrimonio inestimabile, attraverso visite mirate a raccolte d’arte come la Collezione Gori di Fattoria Celle, ma anche a luoghi di produzione del marmo, della fusione del bronzo e della lavorazione del vetro, tra cui gli studi d'arte Cave Michelangelo, il museo Fantiscritti e la Fonderia artistica Ferdinando Marinelli. Ne sono nate opere, anche di dimensioni monumentali, che parlano del tema della «meraviglia, intesa -raccontano dalla Manifattura Tabacchi- nel senso più ampio del termine: da quello dei materiali, delle tecnologie, delle immagini a quello della produzione industriale e artigianale, artistica e poetica».
L’offerta di Firenze, in questi primi giorni di apertura dopo l’emergenza sanitaria per il Covid-19, guarda anche agli amanti delle mostre immersive: a Santo Stefano al Ponte va in scena, per tutti i fine settimana di giugno, «Inside Magritte», un itinerario tra i quadri più iconici dell’artista belga, tra uomini in bombetta che galleggiano nei cieli delle metropoli, corpi umani con la testa di pesce e l’ambigua pipa-non-pipa («Ceci n’est pas une pipe»). Il percorso esperienziale multi-sensoriale dura  trentacinque minuti e permette al pubblico di farsi incantare dall’universo surrealista e dal suo linguaggio narrativo intenso ed evocativo, nel quale si incontrano illusione e allusione.
Meno visitatori e regole ferree per contrastare il diffondersi del Coronavirus caratterizzano, dunque, questi primi giorni di riapertura anche per i musei fiorentini, che permettono ora, complice la quasi assenza del turismo straniero, ma anche italiano, di sperimentare una fruizione più lenta e più attenta, meno superficiale. Che sia finalmente finita l’epoca della «visita mordi e fuggi» e del selfie davanti ai grandi capolavori da postare sui social a caccia di like?

Didascalie delle immagini
[Fig.1] Esterno degli Uffizi di Firenze; [fig. 2] Vista dell'interno degli Uffizi di Firenze; [fig. 3] Mitoraj al Giardino di Boboli; [fig. 4] Un'opera di Giovanna Garzoni a Palazzo Pitti; [fig. 5] Il David di Michelangelo; [fig.6] Saraceno. Fotografia © Ela Bialkowska, OKNO Studio; [fig. 7] Gli artisti della mostra alla Fabbrica Tabacchi di Firenze; [fig. 8] Vista interna della mostra immersiva Inside Magritte

Per saperne di più
I musei di Firenze