ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 23 ottobre 2021

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 18 al 25 ottobre 2021

DA FIRENZE A INNSBRUCK: LA MADONNA CON IL BAMBINO, GIOVANNI BATTISTA E DUE ANGELI DI SANDRO BOTTICELLI IN PRESTITO AL TIROLER LANDESMUSEUM FERDINANDEUM
Dalla Toscana a Innsbruck, nel cuore del Tirolo austriaco: è questo il viaggio che ha fatto in questi giorni la tavola «Madonna con il Bambino, Giovanni Battista e due angeli» della Galleria dell'Accademia di Firenze, protagonista della mostra «Ein Botticelli für Innsbruck (Un Botticelli per Innsbruck)», allestita fino al 30 gennaio al Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum (il museo aperto dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 18, con costo del biglietto che varia dai 12,00 ai 7,00 euro).
L’opera è una delle numerose tavole che il pittore rinascimentale, uno degli artisti più importanti in assoluto, conosciuto soprattutto per la «Primavera e «La nascita di Venere», ha dedicato alla rappresentazione della Vergine con il Figlio, un tema ricorrente nella pittura del tempo sia in Italia che a nord delle Alpi, come documentano altri due dipinti, provenienti dalla collezione dei musei statali tirolesi, selezionati dai curatori Pietro Scholz e Pietro Assmann per la mostra austriaca.
La «Madonna con il Bambino, Giovanni Battista e due angeli» (tempera su tavola, 98x97 cm), datata 1468, è un’opera giovanile di Sandro Botticelli (1445-1510) che, pur rimanendo legato allo stile dei maestri del tempo, quali Verrocchio e Filippo Lippi, mostra una volontà di emanciparsi dagli illustri modelli. L’artista utilizzò più volte questo modello iconografico, perfetta sintesi di elementi reali e ideali di bellezza e virtù. Lo schema compositivo, con la Vergine che tiene in braccio con grazia e amore il Bambino, «è arricchita – raccontano dalla Galleria dell’Accademia - dalla presenza di due angeli e di San Giovanni Battista. Un cherubino sorregge Gesù, mentre l’altro volge lo sguardo idealmente verso l’osservatore. Il Bambino non è rivolto verso la madre, ma sembra concentrato su qualcosa di più lontano. San Giovannino e la Vergine sono invece assorti, come se fossero in uno stato di profonda meditazione».
L’abito della Madonna, finemente dipinto, rispecchia la moda dell’epoca. L’abilità tecnica dell’artista, conosciuto per le sue fisionomie eleganti e di una aggraziata bellezza ideale, è riscontabile anche nella complessa esecuzione a tempera dei tessuti in trasparenza, come documenta l’incresparsi del velo sulla fronte e il suo ricadere ondulato sul collo.
La tavola, per il piccolo formato probabilmente era destinata alla devozione domestica. Non sono note né la committenza né la collocazione originaria: dai documenti risulta che fino al 1900 si trovava all’Ospedale di Santa Maria Nuova e dal 1919 è esposta alla Galleria dell’Accademia di Firenze. L’opera è stata restaurata dall’Opificio delle Pietre dure nel 1979. L’ultimo intervento di manutenzione risale, invece, al 2011.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.tiroler-landesmuseen.at/ausstellung/ein-botticelli-fuer-innsbruck/.

«SURFACE AND DEPTH», LA ROME ART WEEK 2021 RACCONTA IL RICAMO CONTEMPORANEO
Si intitola «Surface and Depth» la mostra sull’arte del ricamo in programma dal 26 al 31 ottobre a Roma, negli spazi di Palazzo Velli, vero e proprio hub creativo nel cuore di Trastevere.
Curata da Cat Frampton, Felicity Griffin Clark e Olga Teksheva, la rassegna allinea circa settanta artisti, provenienti da tredici Paesi, che hanno liberamente interpretato il tema della «superficie e della profondità» rendendo il ricamo un vero e proprio materiale scultoreo, come fosse addirittura pietra, e sdoganandolo così dalla sua visione classica bidimensionale, «fino a spingerlo – si legge nella nota stampa - nelle nuove frontiere del 3D e magari, in un prossimo futuro, anche in 4K».
Per la seconda volta a livello internazionale, dopo la rassegna di Londra del 2019, la Society for Embroidered Work mette, dunque, in mostra nella Capitale lavori che usano il filo come se fosse pittura o scultura. Nelle opere esposte, l’idea vecchia del ricamo come «decorazione» e «lavoro artigianale» viene stravolta, rivisitata e attualizzata; gli artisti dedicano la loro ricerca a importanti temi sociali, scientifici e ambientali.
La mostra è inserita nel calendario ufficiale della Rome Art Week 2021, la settimana dedicata all’arte contemporanea promossa e organizzata da Kou - Associazione culturale per la promozione delle arti visive, che coinvolge, tra gli altri, la Casa argentina, il Forum austriaco di cultura, la Real Academia de España, la Temple University Rom e l’Aaie Contemporary Art Center. 
Mostre personali e collettive, open studio, performance, talk, visite guidate gratuite, eventi e appuntamenti virtuali animeranno la città per una settimana, dal 25 al 30 ottobre. Si conta sul coinvolgimento di 142 gallerie e istituzioni, 339 artisti, 58 curatori e oltre 376 eventi sparsi in musei, gallerie, spazi espositivi di tutti e 35 quartieri della città.
Tra gli eventi in programma si segnalano: «Per un prossimo reale», personale di Antonio della Guardia alla Fondazione Pastificio Cerere, la collettiva «Rescue it! Artisti in movimento» sui temi dell’Agenda 2030 dell’Onu all’Ex Garage, la mostra «Subversiones» di Estibaliz Sádaba Murguía alla galleria AlbumArte, e l’incontro on-line con l’autore Marco Ciccolella e il suo progetto «People and Places».
Oltre agli eventi in presenza, Rome Art Week offre una vetrina accesa 356 giorni su 365 a tutti i partecipanti: il sito www.romeartweek.com, un vero e proprio portale di networking attivo in cui ogni artista, curatore e struttura può continuare a promuovere il proprio lavoro; la piattaforma è anche uno strumento per trovare tutte le informazioni riguardanti gli eventi, le visite guidate gratuite e i percorsi suggeriti durante la manifestazione. 

Nelle foto: 1. Opera di Rima Day; 2. Opera di Linda McBain

TORNA DESIGN200, UNA DELLE ASTE DI MAGGIOR SUCCESSO DELLA MAISON CAMBI
Ritorna in scena il design da Cambi. Dopo i soddisfacenti risultati di «Fine design» a giugno (185% di venduto per valore) e di «Design 200» a marzo (stime di partenza più che raddoppiate), la maison milanese propone per il prossimo 27 ottobre, nella sua sede di via San Marco 22, una seconda asta dedicata al «Design 200», con una selezione di maestri italiani e internazionali dagli anni ’50 ai primi anni ’70.
Il top lot del catalogo è un «Lampadario Dahlia» del ’54, firmato dal maestro vetraio e decoratore Max Ingrand, con struttura in ottone zapponato e nichelato (stima: 15.000 - 20.000). Un altro imperdibile lotto del designer francese è la «Lampada da terra modello 2020», con struttura in ottone e metallo laccato, degli anni ’60 (stima: 6.000 - 8.000 euro).
L’asta proporrà anche un’ampia selezione di sedute come lo scenografico «Divano modello Camaleonda composto da quattro moduli e due pouf» di Mario Bellini (stima: 6.000 - 8.000 euro), un’icona dell’arredamento negli anni ’70. Un’altra coppia di divani - sempre di quegli anni - da tenere d’occhio durante la vendita è il modello Soriana (stima: 4.000 - 6.000 euro), firmato da Afra e Tobia Scarpa, Il disegno originale vinse il Compasso d’oro nel 1969 e diede vita a un divano di design dalle linee morbide e generose, nato per offrire comfort e rendere l’ambiente di casa ancora più raffinato.
Meritano una menzione, tra i pezzi all’asta, anche il «Tavolo modello Rosa dei venti» di Mario Ceroli, prodotto da Poltronova nel 1973 e marchiato a fuoco (stima: 5.000 - 7.000 euro), l’«Attaccapanni modello AT16» di Osvaldo Borsani, con struttura in allumino e acciaio degli anni ‘60 (stima: 2.500 - 3.000 euro), e la «Specchiera con struttura in metallo e ottone con cornice in cristallo curvato colorato molato e inciso» di Santambrogio e de Berti (stima: 1.500 - 2.000 euro).
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito cambiaste.com.

Nella foto: Max Ingrand, Lampadario Dahlia mod. 1563 con struttura in ottone zapponato e ottone nichelato. Diffusori in cristallo colorato, curvato e molato. Prod. Fontana Arte, Italia, 1954

«IL GIARDINO E LA LUNA», MARCO GOLDIN RACCONTA IN UN LIBRO L’ARTE DELL’OTTOCENTO
Esce in libreria giovedì 21 ottobre il nuovo libro di Marco Goldin: «Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo» (La nave di Teseo, 600 pagine, 200 illustrazioni a colori nel testo, 24 euro).
Con una scrittura coinvolgente anche dal punto di vista letterario, l’autore si muove agevolmente su un terreno che studia da molti anni e che conosce alla perfezione, quello dell’arte internazionale del XXI secolo tra Europa e America, inseguendo il tema, decisivo, della natura e dando voce non soltanto agli artisti più noti, ma anche ad esperienze poche studiate.
Il libro parte dalla straordinaria stagione romantica, tra Germania e Inghilterra, in un viaggio che spazia da Friedrich a Turner a Constable. Ci si sposta, quindi, in Francia, il cuore dell’arte del secolo, con Corot, Millet e la scuola di Barbizon, esperienze che aprono alla nascita dei vari realismi e che mostrano i legami con la fotografia. Il percorso prosegue in America, con gli affascinanti pittori della Hudson River School, da Thomas Cole a Edwin Church, ma anche con l’impressionismo a stelle e strisce e con Winslow Homer, un autore che precorre le atmosfere sospese di Hopper. Il libro racconta, poi, il magico e incantato realismo della Scandinavia, con incursioni nel centro e nell’est dell’Europa.
Sfogliando il volume, di pagina in pagina, si trova, infine, un’ampia ricostruzione, sia storica che artistica, dell’impressionismo. Il conflittuale rapporto con il Salon, le otto mostre impressioniste dal 1874 al 1886, i grandi pittori che ne hanno decretato il successo, da Monet a Renoir, da Cézanne a Degas, senza dimenticare Manet sono i temi trattati.
In appendice, è possibile leggere tre capitoli riservati ad altrettanti poeti - T.S Eliot, Attilio Bertolucci e Goffredo Parise - che sono stati fondamentali nella formazione sentimentale per lo scrivere di pittura di Marco Goldin Goldin. A loro l’autore riserva alcune decine di pagine incentrate soprattutto sul rapporto tra uomo e natura, quello stesso da cui muovono i suoi due testi poetici e che il critico pone, con il titolo «Luce del principio», all’inizio del libro.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://www.lanavediteseo.eu/

AL VIA «ART RAIDERS – CACCIA AI TOMBAROLI», LA SERIE DI SKY SUI FURTI DI OPERE ANTICHE
«L’Italia è lo scrigno di uno dei patrimoni artistici più importanti del mondo, ma è anche il Paese dove migliaia di preziosi reperti archeologici vengono trafugati ogni anno, costituendo uno dei più grandi traffici illeciti globali». Secondo i dati a disposizione, «una ragnatela di intrighi e interessi ha polverizzato più di 3 milioni di opere d’arte in cinquant’anni, legando a doppio filo tombaroli e collezionisti bramosi di possesso, la criminalità organizzata e alcuni dei più prestigiosi musei del mondo». A questa storia guarda il nuovo prodotto televisivo di Sky Arte, «Art Raiders. Caccia ai tombaroli», che racconta le storie di chi ha scavato per rubare capolavori dimenticati, di chi li ha venduti come una merce qualsiasi e dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, primo nucleo investigativo al mondo che dal 1969 lavora sui crimini legati alla cultura.
Per la regia di Simona Risi, scritta da Donato Dallavalle e Cecilia Ferrara, l’inedita docu-serie (visibile anche in streaming su Now) ha preso il via martedì 19 ottobre, alle ore 21:15, con una puntata sul cratere di Eufronio, un vaso di grandi dimensioni a figure rosse, quasi intatto, risalente al V secolo a.C. e firmato da uno degli artisti più famosi dell’epoca, il ceramista Eufronio. L’opera, entrata in modi non chiari a far parte del patrimonio del Metropolitan Museum of Arts di New York nel 1972, è stata oggetto di un’indagine lunga trent’anni, che ha portato gli investigatori da Cerveteri a Ginevra passando per Parigi, fino a quando è stata restituita nel 2008 all’Italia.
Sono previste in tutto quattro puntate. Come in un noir, protagonista di ogni episodio sarà l’opera d’arte stessa, una sorta di «sequestrato speciale» coinvolto in un caleidoscopio di incredibili storie che intrecciano arte, antichi miti, indagini impossibili, traffici pericolosi, organizzazioni criminali e i più grandi musei del mondo.
Il secondo appuntamento televisivo sarà focalizzato sulla Dea di Morgantina (26 ottobre, alle ore 21.15), una statua di scuola greca apparsa magicamente nell’estate del 1988 al museo J.P. Getty di Los Angeles e proveniente molto probabilmente da uno scavo siciliano.
La serie televisiva parlerà, poi, della Triade Capitolina (2 novembre, ore 21:15) e del Vaso di Assteas (9 novembre, ore 21:15), opere che legano il loro nome alle figure di due celebri tombaroli: Pietro Casasanta e Pasquale Camera.
La serie si avvale di interviste, riprese girate nei luoghi degli scavi e nei musei che oggi ospitano le opere d’arte recuperate, ricostruzioni in studio e animazioni – realizzate da TIWI – che ripercorrono i momenti salienti della storia.
«Art Raiders. Caccia ai tombaroli» racconta così un momento storico in cui tutto sembrava permesso, anche svendere preziosi aspetti della nostra identità. Un momento storico che, speriamo, sia morto e sepolto.

«WOMAN'S WORLD», A FIRENZE IL MONDO VISTO DALLE DONNE
È stata dedicata alle «Next Generation Women», la nuova generazione di donne europee e del mondo in dialogo con le voci storiche del femminismo, la quarta edizione del festival «L'eredità delle donne», con la direzione artistica di Serena Dandini, che si è tenuta a Firenze in Manifattura Tabacchi dal 22 al 24 otto-bre (via delle Cascine 35) e on-line su www.ereditadelledonne.eu. Tra i nomi più attesi nella città toscana ci sono la femminista americana Gloria Steinem, la ricercatrice Hatice Cengiz, l’economista Noreena Hertz, il premio Oscar Geena Da-vis e il filosofo e scrittore Paul B. Preciado.
In occasione dell0a manifestazione, promossa da Elastica con la Fondazione CR Firenze e la partnership di Gucci, è stato organizzato un calendario Off con concerti, trekking, visite guidate, mostre, laboratori ma anche sessioni di counseling, sfilate di moda e attività sportive: oltre centoottanta eventi che hanno coinvolto più di centosettanta realtà.
Per l’occasione, «Informacittà – L'arte di comunicare», freepress di informa-zione culturale nata nel 1997 e oggi distribuita in tutta la Toscana, si è tinta di rosa e sta ospitando nei suoi spazi di via San Gallo una rassegna con le opere di alcune delle più interessanti street artist. I lavori esposti parlano del mondo delle donne, ma sono anche una denuncia sociale e una riflessione sui temi del diritto, della rinascita e della crescita.
Tra le artiste in mostra ci sono la fiorentina Footoose_Footloose con i suoi paste up che raffigurano le scarpette rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, la giovanissima illustratrice italobrasiliana Giújuba con i suoi disegni che raccontano il disagio sociale del nostro tempo, il collettivo femminile veneto Dare Hood con i suoi slogan militanti, e le ineffabili LeDiesis con la loro Madonna di Kabul e i SuperBlack, una serie di lavori grafici realizzati durante il lungo lockdown.
La mostra, aperta dal 22 ottobre al 14 novembre (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle ore 17; sabato e domenica su appuntamento telefonando al numero 348 2416549), vedrà anche la presenza dell’attivista romana Laika MCMLIV, al suo debutto sulla scena artistica di Firenze, e di Ale Senso, street artist italiana, di base a Berlino, che ha all’attivo collaborazioni con aziende quali Budweiser, Fiat, Raitunes, Amica Magazine, La Rinascente, Adidas.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.informacitta.net.

LA SCENOGRAFA E COSTUMISTA SANTUZZA CALÌ DONA IL SUO ARCHIVIO ALLA FONDAZIONE CINI DI VENEZIA
Artista raffinata e fantasiosa, Santuzza Calì (Pulfero, 28 marzo 1934) è stata assistente del pittore Oskar Kokoschka e preziosa collaboratrice di Emanuele Luzzati, con il quale ha stretto un sodalizio artistico tra i più fecondi e proficui della scena teatrale italiana. Dall’inizio della sua carriera a oggi, l’artista ha disegnato i costumi e le scene per circa quattrocento spettacoli di prosa, opera e teatro ragazzi, collaborando con registi come Tonino Conte, Filippo Crivelli, Gianfranco De Bosio, Franco Enriquez, Alessandro Fersen, Vittorio Gassman, Ermanno Olmi, Paolo Poli, Maurizio Scaparro e Aldo Trionfo.
Per ricostruire questa storia, dal prossimo mercoledì 20 ottobre, si potrà andare a Venezia, sull’isola di San Giorgio Maggiore. La costumista e scenografa friulana ha, infatti, donato il suo ricco archivio all’Istituto per il teatro e il melodramma della Fondazione Cini, diretto da Maria Ida Biggi.
La donazione è composta da disegni originali, figurini e bozzetti a cui si affianca un cospicuo numero di schizzi e studi preparatori. I documenti, suddivisi e ordinati in oltre duecentocinquanta cartelle, coprono l’intero arco di attività di Santuzza Calì, dal 1969 a oggi.
La donazione è stata ufficializzata mercoledì 20 ottobre con un incontro aperto al pubblico (per informazioni tel. 041.2710236, e-mail teatromelodramma@cini.it), che ha visto la presenza della stessa Santuzza Calì, di Gianfranco de Bosio e di Lorenzo Salveti. Sono, inoltre, stati previsti un contributo video di Maurizio Scaparro e la testimonianza di amici e collaboratori della Calì.
Durante la presentazione è stato possibile ammirare anche una selezione di materiali d’archivio mai esposta prima d’ora. La mostra, allestita in Sala dei Cipressi, sarà visitabile fino al 26 ottobre, dalle ore 10 alle ore 16, solo su appuntamento.
Per prenotare la propria visita alla mostra è possibile telefonare al numero 041.2710236 o scrivere a teatromelodramma@cini.it.

«I FARNESE A VITERBO»: MANOSCRITTI RARI E REPERTI CERAMICI RACCONTANO LA STORIA DI UNA NOBILE FAMIGLIA RINASCIMENTALE
Viterbo celebra la famiglia Farnese. Fino al 14 novembre, al Museo della ceramica della Tuscia vengono ricostruite, attraverso una mostra documentaria, le biografie e le storie di papa Paolo III, di suo figlio Pier Luigi, della nuora Girolama Orsini e del nipote Alessandro Farnese, «il grande cardinale», del quale lo scorso anno si sono celebrati i 500 anni dalla nascita.
Lo sfondo su cui si intrecciano le vicende di questi personaggi è la Viterbo tra Quattro e Cinquecento, una città gloriosa e vitale, punto nevralgico dell’amministrazione del Patrimonio di San Pietro.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Caravit, mette in relazione reperti bibliografici e archivistici provenienti dalla Biblioteca consorziale di Viterbo – nello specifico importanti manoscritti mai esposti al pubblico, libri e incisioni - con reperti ceramici esposti nel Museo della ceramica della Tuscia.
Le sale che ospitano la mostra rappresentano un valore aggiunto per l’esposizione: Palazzo Brugiotti è, infatti, un’opera architettonica costruita in concomitanza con il grande piano urbanistico della Via Farnesiana (oggi via Cavour), voluto da papa Paolo III e portato a termine dal nipote, il cardinale Alessandro Farnese.
Per informazioni e prenotazioni sulla mostra «I Farnese a Viterbo» (aperta dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18, con ingresso libero) è possibile inviare una e-mail all’indirizzo museoceramicatuscia@fondazionecarivit.it o telefonare al numero 0761.223674.

«IN TOUR»: IN LOMBARDIA TRE GIORNI TRA LUOGHI DEL DESIGN, ARCHIVI D’ARTISTA E MUSEI D’IMPRESA
È un incentivo al turismo di prossimità quello che propone la prima edizione di «In tour - Design, artisti, made in Italy», programma ideato dall’associazione MuseoCity - con il Circuito lombardo musei design, l’Aitart - associazione italiana archivi d’artista e Museimpresa - per il fine settimana dal 22 al 24 ottobre.
Grazie ad aperture coordinate, visite guidate e incontri di approfondimento on-line, ma anche a mostre, conferenze ed eventi speciali, sarà possibile viaggiare in varie località della Lombardia per conoscere musei, archivi-museo, studi e case-museo, che sono stati testimoni nella nascita del design e del progetto, ma anche per scoprire archivi d’artista, depositari di patrimoni affascinanti in cui vicende personali, fatti d’arte e avvenimenti storici si intrecciano, e per visitare musei e archivi d’impresa, luoghi che offrono un racconto della storia produttiva e imprenditoriale del Paese.
Tra le aperture da non perdere ci sono quelle dell’Archivio Cassinari, visitabile per la prima volta, della Fondazione Remo Bianco, la cui sede si trova all'interno di un complesso industriale, del nuovo Museo Molteni, da poco inaugurato, e di Galleria Riva, che mostrerà straordinariamente al pubblico il Cantiere e la Galleria storica di Sarnico.
Tra le altre iniziative da segnalare ci sono: la visita guidata alla Project room dell’Archivio atelier Pharaildis Van den Broeck, nata dalla collaborazione tra l’artista Sara Enrico e il fashion designer Fabio Quaranta, il concerto degli studenti del conservatorio Donizetti di Bergamo all’Associazione Longaretti, e le degustazioni di vino al Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro.
Come anteprima, fino a giovedì 21 ottobre, le guide turistiche di Milanoguida proporranno una nuova serie di podcast - pubblicati su Spotify, Apple e Google Podcast - per far scoprire ai visitatori nuovi itinerari in Lombardia. MuseoCity pubblicherà, invece, sulla sua App e in una nuova sezione del sito internet, che rimarrà visibile anche dopo la tre giorni di «InTour», alcuni itinerari culturali da percorrere autonomamente, a piedi, in bicicletta, con mezzi di trasporto pubblico o privato.
A Milano, in questi stressi giorni, è in programma anche la nona edizione del Milano Design Film Festival, manifestazione a cura di Silvia Robertazzi e Porzia Bergamasco che, dal 21 al 24 ottobre, animerà la città con la proiezione di documentari, inchieste, biopic, fiction e film d’animazione in vari luoghi, dal teatro Franco Parenti a villa Scheibler, dalla cascina ottocentesca sede di Lom (Locanda Officina Monumentale) alla sede milanese dell’Ordine degli architetti. L’intero programma può essere consultato sul sito www.milanodesignfilmfestival.com, che propone anche un palinsesto di film in streaming. Per maggiori informazioni su «InTour» è, invece, possibile consultare il sito https://www.museocity.it/.

Nelle foto: 1. Fondazione Museo Vico Magistretti; 2. Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro

«CURATELA E CONSERVAZIONE: ABITI E TESSUTI NEI MUSEI», UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A TORINO
Il vestito dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e l’abito da ballo della regina Margherita, le creazioni di Elsa Schiapparelli, la casula del vescovo di Ravenna Giovanni Angelopte (477 - 479 d.C.) e gli abiti da Oscar del «Casanova» di Federico Fellini: sono questi alcuni dei preziosi oggetti raccontati, giovedì 21 e venerdì 22 ottobre, al convegno internazionale «Curatela e Conservazione: abiti e tessuti nei musei».
Organizzato al Ccr - Centro conservazione e restauro La Venaria Reale e realizzato da The Association of Dress Historians - ente benefico della Charity Commission for England and Wales, che supporta e promuove lo studio e la pratica professionale nell’ambito della storia degli abiti, dei tessuti e degli accessori di tutte le culture e regioni del mondo, dall’antichità al giorno d’oggi - il convegno è stata un’occasione unica per approfondire lo studio del restauro di abiti e tessuti e di conoscere alcune delle più importanti esperienze internazionali.
Esperti provenienti dalla University of Applied Arts di Vienna, dal Metropolitan Museum of Art di New York, dal Victoria & Albert Museum, dall’Ecole du Louvre e molti altri, hanno affrontato i temi più disparati, attraversando un arco temporale che va dall’antico Egitto al Medioevo, dagli anni Sessanta alla contemporaneità, sempre attraverso la lente dei più importanti progressi scientifici.
Tecnica e strumentazioni scientificamente e tecnologicamente più avanzate, si affiancheranno anche a confronti sulle modalità di esposizione museale dei patrimoni legati alla moda, o sulle ultime possibilità concesse dall’uso del 3D.
«Curatela e Conservazione: abiti e tessuti nei musei» offre non solo una full immersion nelle tecniche del restauro e della conservazione, ma anche un’occasione preziosa per conoscere i laboratori del Ccr - Centro conservazione e restauro La Venaria Reale che vantano le più avanzate strumentazioni, e professionisti impegnati su manufatti di valore inestimabile.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.centrorestaurovenaria.it/.
 
Nella foto: Campioni di tintura su seta e lana, colori estratti da: Crocus sativus L. (fiore), Iris germanica L. (fiore), Iris florentina (fiore), Crocus sativus L. (stimmi)., Dactylopius coccus (estratto di insetto), Sambucus nigra L. (bacche), Punica granatum L. (buccia del frutto), Urtica dioica L. (foglia), Castanea sativa (riccio), Rubia Tinctorum L. (radice). Foto: Elisabetta Milani.

VENEZIA, AL VIA CON «C'ERA UNA VOLTA... IL MOSE E LA MEDUSA» IL CICLO «ATELIER DES ENFANTS»
Si apre a Venezia con l’artista albanese Driant Zeneli (1983, Shkoder, Albania) «Atelier des Enfants», un ciclo di appuntamenti promossi da Palazzo Grassi per i più piccoli. L’originale format, riservato ai bambini dai 7 agli 11 anni, privilegia il rapporto diretto con gli artisti e le loro pratiche ponendole in relazione con la pedagogia.
Il progetto di Driant Zeneli, in cartellone nelle giornate di sabato 23 (ore 10:30 – 12:30 e ore 15:30 – 17:00) e domenica 24 ottobre (ore 10:30 – 12:30), si intitola «C'era una volta... il Mose e la Medusa» ed è un atelier dedicato alla relazione tra natura e robotica che prende ispirazione da Venezia.
L’artista invita i bambini a immaginare mondi possibili disegnando e costruendo meduse robotiche capaci di pulire il Mose, complessa architettura moderna della città per risolvere il problema dell’acqua alta, presentato in questa occasione come un grande mostro marino. A partire dal dialogo diretto con alcuni degli autori del volume «Effetto Mose. Le sfide di un progetto per il futuro», edito da Marsilio Editori (2021), Driant Zeneli ha tratto documenti, fotografie, video su cui i bambini lavoreranno esaminando il tema delle interazioni tra uomo e macchina. Per meglio sviluppare la componente ludica e meccanica, l’atelier si avvale della competenza offerta da un team di giovani ricercatori genovesi inventori di Hydrocarbot, un robot che pulisce il mare dagli idrocarburi raccogliendoli e riciclando.
Il costo del laboratorio, di cui si possono avere maggiori informazioni all’indirizzo e-mail education@palazzograssi.it, è di euro 20,00 a testa ed euro 15,00 per i fratelli.
«Atelier des Enfants» proseguirà nelle giornate da lunedì 13 a venerdì 18 dicembre con Quattrox4, compagnia che dal 2011 promuove la cultura del Circo contemporaneo in Italia come linguaggio artistico. La classe di creazione è liberamente ispirata alla figura del contrapposto. Al termine degli incontri, la compagnia si esibirà in una restituzione aperta al pubblico nell’atrio del museo.
Per maggiori informazioni sui progetti educativi di Palazzo Grassi è possibile visitare la sezione «Education» del sito www.palazzograssi.it.
 
MILANO, ALESSANDRO HABER LEGGE «ROVINE» DI GABRIELE TINTI

Verrà presentato al Mudec – Museo delle culture di Milano il nuovo libro di Gabriele Tinti, «Rovine», edito da Libri Scheiwiller e disponibile alla lettura dal prossimo 28 ottobre. L’incontro, fissato per le ore 19:30 di martedì 26 ottobre, vedrà la presenza dell’attore Alessandro Haber, che per l’occasione leggerà alcune poesie dello scrittore e critico d’arte italiano.
Ispirandosi ad alcuni fra i più grandi capolavori di arte antica, Gabriele Tinti muove dal tragico senso di morte e di vacuità con l’obiettivo di donare nuova vita e pensiero alla statuaria greco romana e a tutte quelle reliquie di un’umanità oramai scomparsa che vorremmo rendere eterne.
Il testo, destinato alla «scultura vivente dell’attore», è il frutto di letture dal vivo che, nel corso degli ultimi anni, alcune personalità note al grande pubblico come Kevin Spacey, Malcolm McDowell, Abel Ferrara, Stephen Fry, James Cosmo, Joe Mantegna, Robert Davi, Burt Young, Franco Nero, Alessandro Haber, Michele Placido, Marton Csokas, Jamie McShane e Vincent Piazza hanno tenuto di fronte alle opere d’arte antica che hanno ispirato l’autore. Le letture sono state realizzate al Metropolitan di New York, al J. Paul Getty Museum e al Lacma di Los Angeles, al British Museum di Londra, ai Musei capitolini di Roma, al Museo dell’Ara Pacis, al Museo nazionale romano, al Museo archeologico di Napoli, al Parco archeologico del Colosseo e alla Glyptothek di Monaco.
A rendere ancora più prezioso il volume sono gli interventi di alcuni eminenti studiosi dell’arte antica come Sean Hemingway (Metropolitan Museum), Kenneth Lapatin (Getty Museum), Christian Gliwitzky (Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek), Andrew Stewart (UC Berkley), Nigel Spivey (University of Cambridge) e Lynda Nead (Birkbeck, University of London).
L'ingresso all'evento è su registrazione tramite eventbrite.it, con Certificazione verde Covid 19. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.24orecultura.com.

«VARIAZIONI», UN AUTUNNO DI CONCERTI AL MUSEO DEL SAXOFONO 
L’agente 007 arriva al Museo del saxofono di Fiumicino. Sabato 23 ottobre, dalle ore 21, il «New Hammond 4tet», guidato da Riccardo Fassi, presenta «The James Bond Project», un viaggio tra le colonne sonore di alcuni film entrati nell'immaginario collettivo come «Thunderball», «From Russia With Love», «Gold Finger», «Diamonds Are Forever» e «Dr. No.», rivisitate in chiave jazz e funk, con un groove molto marcato e caratterizzato dal suono dell’Hammond, dalle tastiere e dalla sezione di sax che crea una interessante tessitura orchestrale. «La musica del gruppo - assicurano gli organizzatori - si sviluppa attraverso un intenso dialogo tra i musicisti, nel quale la vitalità e la vivacità dell’improvvisazione raggiungono livelli di grande intensità emotiva, che unita alla bellezza di temi leggendari e molto famosi dei film di 007, crea un mix molto speciale in grado di coinvolgere ed appassionare il pubblico».
Si inaugura così il cartellone autunnale di «Variazioni», che proseguirà, nella notte delle streghe, con la «Halloween Jazz Night», che vedrà in scena Alberto Botta, il mitologico batterista di Renzo Arbore e di «Quelli della Notte», con alcuni dei migliori musicisti swing della capitale - Attilio Di Giovanni (pianoforte), Giuseppe Ricciardo (sax tenore), Carlo Ficini (trombone e voce) e Giulio Scarpato (contrabasso)-, impegnati in «un repertorio tenebrosamente frizzante e oscuramente coinvolgente».
A novembre sarà, quindi, di scena il duo formato dal talentuoso e giovanissimo saxofonista Jacopo Taddei e dal pianista Antonino Fumara (sabato 6). A seguire, i riflettori saranno accesi sul progetto «Saxophobia» (domenica 7), portato avanti con successo da Attilio Berni, grande collezionista di sax, per raccontare la storia e le straordinarie metamorfosi dello strumento divenuto l’icona multiforme del Novecento. Sempre a novembre, il 20, si esibirà il sestetto di Gianluca Galvani con un progetto tutto dedicato al grande Louis Armstrong, a cinquant’anni dalla scomparsa, e un repertorio che si snoda dai brani del periodo New Orleans fino ai grandi successi degli anni ‘60.
La programmazione invernale, che prenderà il via il 4 dicembre con un concerto in duo di Greg e Max Pirone, sarà comunicata nelle prossime settimane.
L’ingresso ai concerti, previa presentazione di Certificazione verde Covid-19, è di euro 15,00. I biglietti sono acquistabili in prevendita al sito Liveticket.it o direttamente al museo. È prevista prima di ogni concerto, per chi lo desiderasse, un’apericena a pagamento al costo di euro 15,00.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.museodelsaxofono.com/.

venerdì 22 ottobre 2021

Al via «Florence Biennale». Riflettori puntati sul mondo femminile e sull’«eterno cambiamento»

È l’universo policromo e multiforme della femminilità, fonte di ispirazione per le creazioni artistiche di tutti i tempi e specchio delle trasformazioni del nostro tempo con la rivoluzione sessuale e le battaglie per le pari opportunità, a fare da filo conduttore alla tredicesima edizione di «Florence Biennale. Mostra internazionale d’arte contemporanea e design», in programma dal 23 al 31 ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze, nei padiglioni Spadolini e Cavaniglia.
«Eternal Feminine - Eternal Change. Concepts of Femininty in Contemporary Art and Design» è il sottotitolo scelto per questo appuntamento, che gode dell’alto patrocinio del Ministero della cultura e del Parlamento europeo, e al quale prenderanno parte quattrocentosessantacinque espositori, tra artisti e designer, provenienti dai cinque continenti, in gara per aggiudicarsi i premi «Michelangelo» e «Leonardo da Vinci».
In questa edizione ci sarà per la prima volta anche il premio del pubblico, assegnato all’opera più scansionata dagli smartphone dei visitatori. Il sistema di voto, tecnologicamente avanzato, è stato messo a punto nell’ambito con Fynd.art, una piattaforma austriaca per la promozione dell’arte.
Sono, invece, già stati assegnati i premi alla carriera, che vedranno sul podio la celebre stilista e attivista inglese Vivienne Westwood, l’artista piemontese Michelangelo Pistoletto, tra i massimi esponenti dell’Arte povera, e il fotografo milanese Oliviero Toscani, che per l’occasione presenterà un estratto di dodici immagini al femminile del suo progetto «Razza umana», una ricerca fotografica, socio-politica, estetica, culturale e antropologica in atto da dieci anni.
«Florence Biennale» premierà, inoltre, il musicista Max Casacci dei «Subsonica» e la scultrice Paola Crema (in questo caso si tratta di un riconoscimento alla memoria), oltre alla giovane visual artist ungherese Flora Borsi e all’illustratore australiano Jim Tsinganos, entrambi Guests of honour perché vincitori di un concorso internazionale realizzato in collaborazione con «Art Market Magazine» e «Lens Magazine» e creatori dell’immagine coordinata della manifestazione.
Lo special concept di questa edizione verrà approfondito dal lavoro di sessanta artisti, selezionati da Fortunato D’Amico, che esporranno all’interno del Padiglione Cavaniglia. Al centro della mostra sarà collocata l’opera «La Bandiera del mondo - 1+1=3» di Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese, che esorta a «pensare globalmente e agire localmente, ad amare le differenze per salvare il femminino che accoglie tutte le biodiversità: il pianeta Terra».
Mentre il musicista e compositore Max Casacci, premio del presidente di questa edizione di «Florence Biennale», creerà il fondale sonoro del Padiglione Cavaniglia grazie al progetto «Earthphonia», un’opera in prima linea nella battaglia per il nostro ambiente, madre di ogni essere e specie. Realizzata esclusivamente con i suoni e i rumori della natura, la partitura musicale si configura anche come un vero e proprio viaggio per il mondo: si comincia con l’aria, gli uccelli e la biodiversità del Delta del Po; si scivola sull’acqua del torrente Cervo a Biella e sulle rocce di un’antica rupe dell’isola di Gozo; ci si tuffa nell'Oceano e si respira la magia dei vulcani delle isole Eolie; si spiano, infine, le api nel buio del loro alverare con il brano «The Queen».
Sara Conforti, altra vincitrice del premio del presidente, proporrà, invece, «Centrosettantaperottanta», progetto di ricerca artistica con installazione site and context specific che coinvolge le donne esplorandone il vissuto attraverso oggetti personali.
Altri ospiti speciali del Padiglione Cavaniglia saranno il designer Fabio Novembre con la sua seduta «Divina» e gli artisti Ercole Pignatelli e Laura Zeni che, insieme con Giuliano Sangiorgi dei «Negramaro», hanno realizzato l’opera «Tappeto volante», impreziosita da «Nudi», un’inedita poesia del cantante pugliese.
Tra i tanti progetti in mostra merita una segnalazione anche la performance «Voi… prigioniere nel bosco delle innocenze…» di Giovanni Ronzoni, dedicata al tema della violenza contro la natura. Si tratta di uno spazio circolare sulla platea di circa nove metri di diametro, dove saranno collocati dodici «massi» riportando dodici poesie di dodici poetesse.
Una riflessione sulla natura verrà proposta in mostra anche dall’artista milanese Enzo Fiore con «Genesi», che ha «ricostruito» «La Vergine delle rocce» di Leonardo da Vinci utilizzando solo materiali naturali (terra, radici, foglie, insetti e resina epossidica su tela). Sullo stesso filone si muoveranno la scultrice Maria Cristina Carlini, che per l’occasione ha realizzato con legno di recupero e ferro la scultura monumentale «Foresta»>, e il progetto di Artiglieria e Change for Planet sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda 2030),che prevede un incontro divulgativo sul tema del cambiamento climatico e un’installazione, «La grande madre», che indaga attraverso uno scenario distopico, l’annientamento della natura sotto la forza distruttrice dell’uomo metropolitano, promuovendo una partecipazione attiva.
Sfogliando il catalogo, pubblicato da Editoriale Giorgio Mondadori, si apprende che saranno presenti a «Florence Biennale» anche Marica Moro con l’installazione «Gold Doll, Stop Violence!», Silvia Capilussi con i suoi lenzuolisospesi.com, Alfredo Rapetti (figlio di Giulio, in arte Mogol), che presenterà un’opera al neon giocata sulle parole «A mare, amare», e Piero Gilardi, uno dei maestri dell’Arte povera, che metterà in mostra il semplice ed evocativo «0 (The Tree)», invito alla riforestazione del pianeta.
«Florence Biennale» presenterà, poi, un grande numero di progetti speciali, tra i quali la tavola rotonda inaugurale «Green fashion e pari opportunità», il progetto web MuDeTo – Museo del design toscano, la mostra «ADI Design Museum in Toscana – 1300 km di design», con alcune eccellenze del made in Italy come la Vespa elettrica o l’Agritube, e la piccola personale di Andrea Roggi sul tema della femminilità, con le opere «Fecunditas» (bronzo, fusione a cera persa e patina a fuoco, altezza 270 cm, 2019), «Insieme per un nuovo mondo» (bronzo, fusione dinamica e patina a fuoco, diametro 100 cm, 2021), «Le nostre radici per un nuovo mondo» (bronzo, fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco, altezza 330 cm, 2020), oltre a «La vita in un bacio» (130x140x130 cm) all’atelier di Aquaflor in Borgo Santa Croce.
Lungo il percorso espositivo della «Florence Biennale», i visitatori potranno ammirare anche un prototipo di supercar tutta rifinita a mano realizzato da Mazzanti Automobili di Pontedera, vera eccellenza dell’abilità manifatturiera italiana.
Non mancheranno nel programma proiezioni cinematografiche dedicate alla questione di genere e al ruolo della donna. Verrà presentato in anteprima nazionale «Can’t stop the sun from shining» di Teresa Mular, toccante racconto della vita di quattro donne di età compresa fra i 94 e i 105 anni. Sarà, poi, possibile vedere «Exorcisms and other supplications» di Georden West, la cui estetica si ispira al lavoro fatto da Le Corbusier sugli spazi religiosi e in particolare sulla Cappella Ronchamp, e «Contaminazione», un progetto nato poco dopo i primi casi della pandemia di Covid-19 in Italia, a cura di Cécile Angelini.
Con dei talk, «Florence Biennale» punterà i riflettori anche su tre donne artiste entrate nel mito: Tamara de Lempicka, Tina Modotti e Frida Kahlo. Intraprendenza, coraggio e passione sono i tratti che le hanno caratterizzate e che le hanno trasformate in simboli per il femminismo internazionale, di ieri e di oggi.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] F. Borsi, Black swan, 2021; [fig. 2] F. Borsi, Swan, 2019[fig. 3] Jim Tsinganos, I Amplify In Silence; [fig. 4] M. Pistoletto, La bandiera del mondo; [fig. 5] Jim Tsinganos, E Pluribus Unum; [fig. 6] Andrea Roggi, La Vita in un Bacio, 130x140x130 cm

Informazioni utili

giovedì 21 ottobre 2021

«Natura senza tempo»: a Roma quattro artisti a confronto con il mondo della botanica

A Roma, poco lontano da piazza Navona e Castel Sant’Angelo, c’è una galleria che espone solo opere dedicate al mondo della botanica. È lo Spazio arti floreali, adiacente all’omonimo Studio arti floreali, che da tempo si occupa di molte discipline collegate ai fiori e alla loro cultura. Al luogo dove, in venti anni di attività, sono stati realizzati workshop, corsi, mostre e molte iniziative culturali, dall’inizio di ottobre si è, dunque, aggiunta una nuova cornice espositiva, restaurata e attrezzata per accogliere mostre, conferenze, presentazioni ed eventi. Si tratta di «cinquantametriquadrati», realizzati con criteri e materiali tecnologicamente avanzati e dotati di un sistema di illuminazione adatto a diversi tipi di allestimento.
Dopo la mostra di apertura, con una rassegna di artisti che operano nel campo dell’acquarello botanico, la galleria di vicolo della Campanella è pronta a inaugurare, il prossimo 23 ottobre, la mostra «Natura senza tempo. Laura Barbarini, Cesare Mirabella, Maurizio Pierfranceschi, Vincenzo Scolamiero», a cura di Bianca Pedace.
«Il tema della natura, reso nuovamente acuto (anche in modo amaro e paradossale) dalla pandemia, - raccontano gli organizzatori - è stato tuttavia già lungamente frequentato dagli artisti, sia pure secondo declinazioni differenti: la poetica del colore di Barbarini e quella di Mirabella, virata verso un'accezione informale, si confrontano in questo ambito con lo spazio architettonicamente scandito di Pierfranceschi e le allusioni metaforiche e poetiche di Scolamiero».
Nella pittura di Laura Barbarini il tema si qualifica in un registro lirico e introspettivo, dipanato in una poetica del colore di diretta ascendenza brunoriana - appresa dunque da una delle fonti maggiori di quella tendenza espressiva - e rinsaldato di recente dal rinnovato contatto con la lezione vangoghiana. Un colore intenso e di lontana eco espressionista affiora con evidenza nelle prove più recenti mentre le opere in mostra, appositamente realizzate, lasciano filtrare, nella consueta attitudine mnemonica ed evocativa, anche una presa diretta visiva. L'osservazione attenta e amorosa della vegetazione giunge a un esito pittoricamente sontuoso e psichicamente vitale, che predica la ciclicità naturale sottraendola, nell'infinità della pittura, alle angherie del tempo.
Inesausto è anche il rapporto con la natura di Cesare Mirabella, che negli ultimi anni ha dedicato molte energie al tema, anche metaforico, del bosco. La coerenza del suo itinerario non impedisce movenze più libere e sciolte, dissigillando energie rinnovate e lasciando erompere una rinata vitalità; forse per questo l'esplosione cromatica, nata dalla natura, si accampa ora in senso eventico e avvolgente. Talvolta, particolari naturali, quasi sempre vegetanti, ingigantiti nella coscienza e pittoricamente trasfigurati, con scioltezza quasi gestuale, si avvicinano a una rimeditazione dell'esperienza informale. Ne deriva, permanendo il rigore, un abbandono all'istinto creativo più fiducioso e vitale, una temperatura più estiva, una nuova «felicità visionaria».
Nella originale operazione pittorica di Maurizio Pierfranceschi, la natura, invece, è spesso presente, prevalentemente riassunta nel colore, steso in modo deciso, e sempre sintatticamente subordinata a una rigorosa impostazione spaziale. Talvolta si tratta di espliciti ripensamenti critici del genere del paesaggio; in altri casi di brani di natura dai confini sfuggenti. Da qui provengono le opere più recenti in cui l'evidente recupero della figurazione dispone sagome - talvolta una silhouette, talvolta un'ombra (una statua?) - di allure enigmatica, in bilico tra narrazione, mito, tradizione iconografica da scena sacra, in spazi architettonicamente concepiti.
Mentre Vincenzo Scolamiero porta avanti la questione di fondo del rapporto tra le arti, declinando in questo caso la sua pittura - altrove in dialogo con la musica - nel confronto con la poesia. Le opere in mostra, appositamente realizzate, sono infatti parte di un ciclo del 2021 dedicato alla poetessa americana Louise Glück. Intitolati «Con qualche parte della terra», i dipinti ci conducono nel cuore di una natura misteriosa e magmatica, in uno spazio altro - il centro o il cuore della terra - o in un tempo diverso, forse originario, nel quale composizione icastica e afflato metaforico convivono in una raffinata ricerca sulla visione.

Didascalie delle immagini 
1. Maurizio Pierfranceschi, Tra i rami, 2021 olio su tela, 40 x 50 cm; 2. Opera di Laura Barbarini; 3. Opera di Cesare Mirabella; 4. Vincenzo Scolamiero, Con qualche parte della terra, cm 100x80, 2021 

Informazioni utili
«Natura senza tempo». Spazio Arti Floreali, vicolo della Campanella, 42 – Roma. Orari: da martedì a sabato: ore 16:00 - 19:30; domenica: 11:00 - 18:00; lunedì chiuso. Ingresso libero. Informazioni: spazio@artifloreali.it o tel. +39.06.6877369. Sito web: https://artifloreali.it/spazio/. Dal 23 ottobre al 14 novembre 2021