Una casa privata, cinque attori, venti spettatori, una candela e qualche brano di Frédéric Chopin al pianoforte:
iniziò così l’avventura del
Teatro rapsodico clandestino di Crocovia, fondato negli anni Quaranta, in pieno regime nazista, dal
professore Mieczyslaw Kotlarczyk, insegnante di lingua polacca e teorizzatore di una forma di rappresentazione legata al culto della «parola viva», dove si cessava di far uso di sipario e palcoscenico tradizionale, nonché di scene, costumi e trucco, per dare spazio prioritario alle rime e al ritmo di un’opera teatrale. Un'esperienza, questa, che segnò profondamente la gioventù di
Karol Wojtyla. Nacquero in quegli anni piéce come
La bottega dell’orefice,
Fratello del nostro Dio e
Giobbe, che rivelano un talento capace di esprimere poeticamente i più profondi concetti di carattere teologico e filosofico.
La passione del futuro
papa Giovanni Paolo II, allora studente di filologia polacca all’Università Jaghellonica di Cracovia, non si limitò, però, alla sola stesura di commedie e drammi: Karol Wojtyla -lo si evince da testi autobiografici come
Dono e mistero nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio (1996) e
Alzatevi, andiamo! (2004) - sperimentò e visse in prima persona tutte le componenti del teatro, esercitando i ruoli di voce recitante, attore, regista e, persino, critico teatrale per il settimanale
Tygodnik Powszechny, dove scrisse dal 1959 al 1961, quando era già sacerdote, con lo pseudonimo di
Andrzej Jawien.
A questa esperienza giovanile di papa Giovanni Paolo II e alla storia, romantica e avventurosa, del Teatro rapsodico -definito anche «teatro delle catacombe» perché recitato in clandestinità, per pochi «iniziati» e con il costante timore di una retata nazista- è dedicata la nuova produzione del
teatro Sociale di Busto Arsizio:
Karol Wojtyla, con testo e per la regia di
Delia Cajelli.
Lo spettacolo -che debutta alle 21 di
giovedì 27 marzo 2008, nell’ambito di
BA Teatro–Stagione cittadina 2007/2008- vedrà salire sul palco
Ambra Greta Cajelli,
Gianluigi Colombo,
Davide De Mercato,
Gerry Franceschini,
Giorgio Paiano e
Anita Romano. A loro il compito, non facile, di raccontare un aspetto intimo e ancora poco approfondito della figura di
papa Giovanni Paolo II, l’«attore di Dio»: la sua passione per il teatro, «veicolo di un messaggio capace di esercitare un grande influsso su quanti, come attori o spettatori, vi partecipano», e –soprattutto- la sua continua esplorazione del mistero della parola, quale mezzo per la ricerca del senso ultimo delle cose e della vita e, quindi, di Dio.
«La pièce –spiega Delia Cajelli, direttrice artistica del teatro di piazza Plebiscito- sarà propedeutica a un altro evento in programma al Sociale nei prossimi mesi.
Sabato 28 giugno, la sala ospiterà, infatti, -su invito di monsignor Claudio Livetti e nell’ambito delle celebrazioni per la festa patronale di Busto Arsizio-
La bottega dell’orefice, una meditazione sul sacramento del matrimonio scritta nel 1960».
L’appuntamento di giovedì 27 marzo si configura, pertanto, come un
itinerario didattico all’interno della
produzione teatrale e, soprattutto,
poetica di papa Giovanni Paolo II, un itinerario che sarà segnato profondamente dalla parola e dall’emozionalità e che presenterà gestualità e scenografie ridotte all’essenziale, secondo i dettami della tradizione del Teatro rapsodico.
Numerosi i brani che la compagnia
Attori del teatro Sociale porterà in scena, in uno spettacolo itinerante che toccherà vari spazi della sala: palcoscenico, atrio e «Ridotto». Il testo spazia, infatti, dalla poesia
Sulla tua tomba bianca della primavera 1939, scritta in ricordo della madre Emilia, alle
Meditazioni sulla Genesi, estrapolate dal
Trittico romano del marzo 2003, in cui papa Giovanni Paolo II si ferma in contemplazione sulla soglia della Cappella Sistina ed elogia l'opera di
Michelangelo che, attraverso una «ricchezza affluente di colori», ha saputo tradurre in visione concreta quello stupore che vive ed esiste nell'atto straordinario della Creazione. La poesia, redatta durante un soggiorno nella residenza estiva di Castelgandolfo, si chiude con un passo intenso, in cui Wojtyla si rivolge con chiarezza ed estrema serenità ai cardinali del Conclave successivo alla sua morte, auspicando che essi vengano illuminati e guidati dalla luce e dalla trasparenza delle immagini affrescate: «Gli uomini, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi, -scrive il papa polacco- si riuniscono qui, lasciandosi avvolgere dalla policromia sistina, da questa visione che Michelangelo ci ha trasmesso. Era così nell'agosto e poi nell'ottobre del memorabile anno dei due conclavi, e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza dopo la mia morte. Bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo».
Il testo
Karol Wojtyla prosegue con la presentazione di brani dedicati ai temi del lavoro, della multiculturalità e della fede come
Canto dello splendore dell’acqua (1950),
Profili di Cireneo (1957),
Il negro (1962),
Pellegrinaggio ai luoghi santi (1965),
Veglia pasquale (1966),
Meditazioni sulla morte (1975) e
La cava di pietra (1956), poesia quest’ultima che ricorda gli anni in cui papa Giovanni Paolo II lavorò come spaccapietre nella miniera di Zakrzowek e che verrà recitata nel
cantiere del «Ridotto», permettendo al pubblico di conoscere uno spazio del teatro Sociale di prossima apertura: il vecchio Salone delle feste, di cui l’
associazione culturale Educarte sta curando il
restyling.
Chiuderanno lo spettacolo la
Preghiera per la pace, recitata per la prima volta al
Peace memorial di Hiroshima, tenutosi il 25 febbraio 1981 in ricordo delle vittime del primo bombardamento nucleare, e il
Decalogo della pace, presentato il 24 gennaio 2002 ad Assisi durante l’incontro con i capi religiosi di tutto il mondo. Il pubblico potrà, inoltre, ascoltare
due interviste ad amiche e colleghe attrici di papa Giovanni Paolo II:
Danuta Mickalowska e
Halina Kròlikiewicz.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Karol Wojtyla da giovane
Informazioni utili
Karol Wojtyla. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - Busto Arsizio. Data: 27 marzo 2008, ore 21.00. Ingresso: € 16.00/12.00. Informazioni: tel. 0331 679000. Sito Web: www.teatrosociale.it.
Nessun commento:
Posta un commento