ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 2 dicembre 2019

Firenze, alla Poggiali Luca Pignatelli tra antico e contemporaneo

È conosciuto in Italia e nel mondo per le sue immagini a carattere archeologico e per un processo di raccolta, recupero, cura e editing iconografico della storia e dell’arte. Stiamo parlando di Luca Pignatelli (Milano, 1962), artista lombardo che, nell’arco di tre decenni, ha raccolto un archivio eterogeneo di immagini memorabili, in cui si riconoscono manufatti e segni figurativi di epoche antiche e moderne, testimonianza di civiltà passate e del progresso industriale, dalle statue greche e romane ai grattacieli e agli aerei in picchiata.
Dopo la rassegna dello scorso inverno al museo Bardini, Luca Pignatelli torna a Firenze, negli spazi della galleria Poggiali, per far riflettere ancora una volta il pubblico sul nostro vissuto e sapere visivo, sul concetto di memoria e di tempo che passa, grazie alla mostra «In un luogo dove gli opposti stanno», a cura di Sergio Risaliti.
L’esposizione, che si sonda nelle due sedi espositive di via della Scala e di via Benedetta, propone una serie di lavori inediti, che scavalcano la linea di demarcazione tra astratto e figurativo, tra citazione e arte povera.
Le opere esposte sono costruite con teloni pesanti tagliati a strisce e pezzature di dimensioni varie, ricucite assieme. I supporti sono assolutamente monocromi, ma le superfici non sono mai piatte: l’immagine completa, infatti, è data dalla gradazione della verniciatura, che è già un racconto e parla da sé. Ricche di significato sono anche le diverse sezioni geometriche dei teloni, ricomposte in unità visiva ed espressiva, come patchwork secondo un’usanza domestica di riciclo del nostro quotifiano e risparmio, in voga fin dai primordi della carriera dell’artista.
A queste opere –cariche di un rosso iodio o di verde petrolio, oppure del colore della malva o della prugna– si aggiungono altri lavori pittorici, coperti da una pittura metallica dalle tonalità argento. La superficie, in questi casi, è diversamente luminosa ed è lavorata con segni grafici, incisioni e abrasioni; al centro è fissata, con un procedimento meccanico, una testa di imperatore romano.
Gli opposti si mettono così in dialogo e la combinazione delle due fazioni espressive appare vincente. La povertà dei teloni ha il suo peso, il materiale porta con sé una sua storia recente, ma pur sempre una storia. L’astratto, in definitiva, non è tale: ha un’anima che ci parla di archeologia industriale. D’altro canto, i quadri iconici non appaiono riducibili al solo linguaggio figurativo, visto che alla citazione antica dominante al centro sono stati aggiunti episodi grafici significativi, di natura gestuale e informe. La fredda e vuota citazione, la superficiale suggestione del passato, è qui carica di ferite e cicatrici, di un vissuto esistenziale, di una pelle e di un corpo che ci raccontano un proprio originale vissuto.
Ancora una volta Pignatelli mette sotto indagine il suo percorso creativo, senza tradirlo, o rinnegarlo, ma insistendo nella sperimentazione, indagando le possibilità espressive e formali della pittura oggi. La presenza di linguaggi opposti innalza la poesia delle immagini a una dimensione quasi sacrale, svuotando di retorica gli stili per fare posto alla narrazione povera dei materiali, quella empatica dei monocromi, al vissuto delle superfici, armonizzando questi materiali così risonanti ed espressivi con le strutture geometriche del supporto, con il codice iconico delle teste.
Costruendo i suoi quadri, Pignatelli si comporta come un musicista classico contemporaneo che fa dell’avanguardia un repertorio tra i tanti e che nelle sue composizioni sperimentali fa stare assieme -ma stare bene e con un senso che non è solo linguaggio e forma, ma poesia ed espressione- materiali di diversa natura e provenienza, storie e contesti differenti, perfino suoni e vocaboli discordanti.
Continuando con ostinata fedeltà a fare pittura, cercando ragioni d’essere profonde alla sperimentazione in pittura, lavorando sui materiali, i repertori iconografici, i colori, l’assemblaggio, l’artista fa del quadro uno strumento possibile e praticabile della sua azione creativa, in cui centrali sono il riciclo, il recupero della memoria e l’archeologia delle immagini.
Le opere di Pignatelli si nutrono così di un fuori tempo, di un tempo differito, quello di immagini che vivono di stratificazioni temporali, annullando, nella dimensione iconica della figura memorabile, nell’eterno presente dell’arte, lo scorrere del tempo, la sequenza di ieri e oggi.
Grazie all’accostamento tra primo piano e sfondo, tra fondo povero e immagine illustre, l'artista lombardo critica, inoltre, la celebrazione di ogni classicità e ogni sua nostalgica rinascenza, chiedendoci di posare lo sguardo sulle ferite e le lacerazioni inferte all’umanità durante le epoche più gloriose del nostro passato in nome e per conto della bellezza e del sacro.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Backstage della mostra. Credit Ph. Giuseppe Anello; [fig. 2] Luca Pignatelli, «L.P./317», tecnica mista su tela; [fig. 3] Luca Pignatelli, «L.P./420», tecnica mista su tela; [fig. 4] Luca Pignatelli, «Caligola», tecnica mista su tela Luca Pignatelli

Informazioni utili
In un luogo dove gli opposti stanno. Galleria Poggiali, via della Scala, 35/A | via Benedetta, 3r – Firenze. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-13.00 / 15.00-19.00, domenica su appuntamento. Ingresso libero. Informazioni: tel. 055287748 o info@galleriapoggiali.com. Sito internet: www.galleriapoggiali.com. Fino all’8 febbraio 2020

venerdì 29 novembre 2019

Bologna, al Museo di Palazzo Poggi la mostra «Leonardo, anatomia dei disegni»

Leonardo da Vinci ci ha lasciato un tesoro di oltre seimila pagine di quaderni, appunti e semplici fogli sparsi, in cui sono contenuti circa centomila tra schizzi, diagrammi e disegni. Questi lavori testimoniano in modo eccellente la vastità dei suoi interessi e l’inesauribile ricchezza delle sue scoperte. Alla sua opera grafica guarda la mostra «Leonardo, anatomia dei disegni», promossa dalla Biblioteca universitaria di Bologna in occasione del quinto centenario dalla morte dell’artista.
Al Museo di Palazzo Poggi sono esposti fino al prossimo 19 gennaio, per la curatela di Pietro Marani, cinque fondamentali disegni del maestro toscano, tra cui il celeberrimo «Uomo Vitruviano» della Gallerie dell’Accademia di Venezia e il noto «Paesaggio, 5 agosto 1473» degli Uffizi di Firenze.
Questi lavori sono mostrati non in originale ma tramite l'applicativo ISLe, «un artefatto comunicativo digitale elaborato -spiegano dall’ateneo bolognese- per surrogare, indagare, descrivere e comunicare i disegni originali, i loro metodi di rappresentazione e i loro contenuti, riproducendone accuratamente forma, caratteri e aspetto».
Ad elaborare l’applicativo è stato un team del Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, guidato da Marco Gaiani e Fabrizio Ivan Apollonio, che ha iniziato i suoi studi nel 2010 con l’intento di ideare uno strumento capace di oltrepassare i limiti odierni nella conservazione e comunicazione dei disegni antichi.
Il visitatore ha così modo di vedere i disegni in modo nuovo. ISLe propone, infatti, la trasposizione delle opere in forma digitale come replica fotorealistica tridimensionale interattiva che -raccontano dall’Alma Mater- usa due paradigmi: «disegno come tra le mani» e «mostrare ciò che non vedi ad occhio nudo».
L’applicativo viene presentato su tavoli touchscreen da 55 pollici con risoluzione 4K, conducendo il visitatore in una dimensione virtuale che gli permette di vedere i disegni in 3D, mostrandone i più piccoli particolari.
«ISLe – spiega, a tal proposito, Marco Gaiani - è una soluzione che mira a ricostruire tridimensionalmente l’intera riflettanza spaziale degli artefatti, al fine di assicurare la visualizzazione dinamica multiscala ad alta fedeltà, in modo da rendere apprezzabili non solo i caratteri grafici dell’elaborato (segni e impressione della punta metallica per tracciare i segni), ma anche le ondulazioni e i movimenti della carta, oltre alle criticità conservative del foglio, come la corrosione dovuta all’acidità degli inchiostri. Il principale vantaggio di ISLe quindi è consentire una visualizzazione fedele che non si limita ad una semplice vista ortogonale, ma fornisce la capacità di documentare, visualizzare e analizzare i dettagli fini della superficie. Infine, il sistema è in grado di garantire, sia al semplice visitatore sia allo studioso, la possibilità non solo di vedere apparire i tanti straordinari particolari del disegno, ma anche di poterli collegare agli studi già fatti e arrivare a scoprire caratteri che fino a quel momento non erano stati resi visibili».
Applicare questa idea ai disegni di Leonardo non è certo stato semplice. «Le difficoltà che abbiamo incontrato durante il delicato lavoro di acquisizione sono soprattutto di natura dimensionale», aggiunge Fabrizio Apollonio. «Leonardo -spiega ancora lo studioso- utilizza spesso fogli assai piccoli, ad esempio il celeberrimo «Uomo Vitruviano» è realizzato su un foglio poco più grande di un comune A4, mentre il foglio 117 del Codice Atlantico, raffigurante una «Fortezza a pianta quadrata» è in un inusuale formato trapezoidale. Inoltre Leonardo utilizza un tratto straordinariamente fine, che va oltre il normale limite dell’occhio umano nel percepire i dettagli. In anni di lunga esperienza a contatto con disegni antichi non abbiamo mai riscontrato spessori grafici così sottili».
Le applicazioni multimediali sono accompagnate, oltre che da didascalie illustrative, anche da facsimili dei disegni originali, presentando inoltre il contesto storico e culturale in cui le opere sono nate.
Un’occasione, dunque, in più quella offerta da Bologna per conoscere Leonardo e capire come egli abbia trasferito nella prassi il suo «adunque è necessario figurare e descrivere», costruendo una tecnica per formare sistemi conoscitivi a tutt’oggi ineguagliata.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Disegno di Fabrizio I. Apollonio su originale per concessione del Ministero dei beni e le attività culturali e per il Turismo - Le Gallerie degli Uffizi; [fig. 2] Elaborazione creativa tramite applicativo ISLe (InSight Leonardo) di Studio di proporzioni del corpo umano detto Uomo vitruviano da originali per concessione del Ministero dei beni e le attività culturali e per il Turismo – Gallerie dell’Accademia di Venezia; [fig. 3] Elaborazione creativa tramite applicativo ISLe (InSight Leonardo) di Due mortai che lanciano palle esplosive da originali per concessione della Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Mondadori Portfolio; [fig. 4 e seguenti] Allestimento della mostra Leonardo, anatomia dei disegni

Informazioni utili
«Leonardo, anatomia dei disegni».Museo di Palazzo Poggi, via Zamboni, 33 - Bologna. Orari: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 16; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18; chiusure 24 e 25 dicembre, 1 gennaio. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 051.2099610. Sito web: https://eventi.unibo.it/smamostre-leonardoanatomiadeidisegni/informazioni-per-la-visita. Fino al 19 gennaio 2020

giovedì 28 novembre 2019

«U.mano», arte e scienza alla Fondazione Golinelli di Bologna

Indicano, benedicono, sorreggono, pregano, toccano, giocano: le mani, elemento di raccordo tra la dimensione del fare e quella del pensare, sono al centro del nuovo progetto espositivo della Fondazione Golinelli di Bologna, ente privato che si occupa in maniera integrata di educazione, formazione e cultura per favorire la crescita intellettuale ed etica dei giovani e dei giovanissimi con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo sostenibile del nostro Paese.
Lo spazio del Centro Arti e Scienze, progettato da Mario Cucinella Architects, è stato trasformato per l’occasione in un tempio classico, omaggio all’insegnamento degli antichi. Al suo interno sono collocate fino al prossimo 9 aprile le opere selezionate da Andrea Zanotti con Silvia Evangelisti, Carlo Fiorini e Stefano Zuffi, in un percorso che spazio dal Rinascimento ai giorni nostri.
«U.Mano», questo il titolo dell’esposizione, si apre con due grandi installazioni centrali, sviluppate a partire dalla digitalizzazione della mano destra del fondatore Marino Golinelli: in una le mani sono chiuse, diventando così emblema della riflessione sulla propria origine e interiorità, nell’altra sono aperte, a rappresentare la nostra voglia di esplorazione e di conoscenza del mondo circostante.
Tra i pezzi storici che è possibile ammirare c’è il «De Symmetria partium in rectis formis humanorum corporum libri» di Albrecht Dürer, un trattato sul disegno della figura umana le cui istruzioni sono state interpretate come uno dei primi algoritmi di arte generativa.
Si potranno anche vedere due atlanti anatomici straordinari -il «De humani corporis fabrica» di Andrea Vesalio e i «Deux Livres de chirurgie» di Ambroise Paré- e le cere di Anna Morandi Manzolini, strumento di conoscenza e di riproduzione mimetica della realtà, ma anche straordinaria opera scultorea del Settecento.
Riannodare i fili della memoria passata permette all’uomo di restare legato alla sua origine e, quindi, di procedere verso il futuro con più certezza. Pertanto, nel percorso della mostra sono collocati anche alcuni dipinti realizzati tra Cinquecento e Seicento: la «Madonna col Bambino» attribuita a Caravaggio, «Giuditta e Oloferne» di Giovan Battista Crespi, «Il Cristo della moneta» di Mattia Preti, la «Madonna col Bambino» di Ludovico Carracci, il «San Giovanni Battista» di Guercino e il «Ritratto di Francesco Arsilli» di Sebastiano del Piombo.
Il Medioevo che lascia definitivamente spazio a nuove e inedite imprese umane coincide con uno spostamento dell’asse antropologico, con l’uomo che diviene progressivamente padrone della propria fortuna.
Il percorso conduce, quindi, il visitatore a un indice puntato verso il cielo, a ricordare il destino di grandezza che attende l'uomo e che è tutto iscritto nel «Giudizio universale» della Cappella Sistina.
Quel dito, reinterpretato da Pistoletto nel «quadro specchiante» che ripropone la «Creazione di Adamo» di Michelangelo nella contemporaneità, indica un’idea della creazione diversa da quella della tradizione antica, in cui il tocco della mano rappresenta l’elemento di raccordo tra Creatore e creato, tra la pura capacità creativa e il mondo delle cose, avviando l’uomo alla conoscenza, invitandolo a sviluppare le proprie potenzialità.
Non manca lungo il percorso espositivo un riferimento a Leonardo da Vinci, di cui si ricordano quest’anno i cinquecento anni dalla morte. La perduta «Battaglia di Anghiari» è restituita al pubblico attraverso sofisticate rielaborazioni digitali di giovanissimi ricercatori.
L’ultimo passo nell’evoluzione della mano conduce a un presente avveniristico, nel quale è protagonista un arto bionico, un’opera di ingegneria avanzata realizzata dai giovani ricercatori di BionIt Labs srl –una delle start-up che operano nell’incubatore-acceleratore G-Factor– che hanno progettato un arto innovativo e adattabile a ogni paziente.
La dimensione del bello e del fruibile si incontrano, dunque, alla Fondazione Golinelli, perché, come afferma il curatore Andrea Zanotti nel suo testo in catalogo: «Le cose che creiamo non possono essere solo utili ma devono anche riflettere quella bellezza senza la quale il genere umano rischia di perdere la sua parte immateriale, la più preziosa: lo spirito».

Informazioni utili 
U.mano. Centro Arti e Scienze Golinelli | Opificio Golinelli, via Paolo Nanni Costa, 14 – Bologna. Orari: da martedì a venerdì, ore 10.00-19.00; sabato e domenica ore 11.00-20.00. Ingresso: 10,00 € intero, 8,00 € ridotto, 10,00 € biglietto attività + visita per bambini e ragazzi (non applicabile riduzione). Catalogo: BUP - Bononia University Press – 24,00 €. Informazioni su: www.mostraumano.it | www.fondazionegolinelli.it. Ufficio stampa: Delos, info@delosrp.it - 02.8052151/335.5204067. Fino al 9 aprile 2020.