ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 24 aprile 2021

#Notizieinpillole n. 1: le cronache d'arte della settimana dal 18 al 25 aprile 2021

«Fogli d'arte»
inaugura una nuova rubrica: #Notizieinpillole. Ogni sabato e domenica usciranno uno o più articoli sulle mostre, sugli eventi, sugli spettacoli teatrali, sui libri freschi di stampa, dei quali si è parlato in settimana sulla nuova pagina Facebook (@foglidarte) del sito. Notizie brevi, quasi appunti di un taccuino, forniranno un puzzle di quello che accade nel mondo delle arti. 
Dante Alighieri, artista del quale ricorrono i settecento anni dalla morte, è il grande protagonista di questo primo appuntamento. Venerdì 23 aprile è stato omaggiato in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore. A Firenze, dove gli Uffizi hanno in corso la mostra virtuale «A riveder le stelle», è stato presentato il volume «Emergenze dantesche» di Marco Ferri; a Barcellona, nella chiesa gotica di Santa Maria del Mar, l'attrice Silvia Bel ha letto i suoi versi più celebri in lingua catalana. Quest'ultimo appuntamento era inserito nel progetto «Lettura Day» di Adei - Associazione degli editori indipendenti, iniziativa che si terrà fino al 26 settembre, ogni giovedì.  
Anonimo, «Il ritratto di Dante» (copia da Federico Zuccari)., 1737-1753. Firenze, Uffizi. Opera visibile nella mostra virtuale «Dante istoriato - A riveder le stelle»
In settimana si è chiuso anche il progetto «Exit. Creazione della Creazione», tra i vincitori del bando «Vivere all’italiana sul palcoscenico», promosso dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale con l’intento di valorizzare le progettualità artistiche innovative italiane. Gli studenti del secondo anno del corso di laurea magistrale in Teatro e arti performative dell’Università Iuav di Venezia hanno portato in scena, sotto la guida di Maria Federica Maestri di Lenz Fondazione e per gli utenti dei canali social dell'ateneo, due performance sulla Bibblia. 
Rimanendo nel mondo del teatro, il Piccolo di Milano ha presentato «Fiabe, maestri e giovani eroi», un’iniziativa artistica e multimediale destinata alle scuole – primarie e secondarie di primo e secondo grado –, realizzata con il prezioso contributo di Pasta Rummo. La Fondazione Cini di Venezia è volata a Mosca per la mostra «Lyda Borelli, attrice di cinema e teatro», un omaggio a una delle muse del cinema muto.
A Verona è entrato nel vivo, sulla piattaforma multidisciplinare «Contemporanea», il ciclo di incontri «Its dark materials», che parla dei molti lati oscuri dell’arte dei nostri giorni, «a partire – si legge nella nota stampa - dalla sua indeterminatezza rispetto ai canoni di classificazione, conservazione e interpretazione adottati tradizionalmente dalla storia e dalla critica d’arte, nonché dalla museologia e dalle scienze del restauro». 
Lyda Borelli
Nelle librerie è uscito, per le edizioni Ares di Milano, il nuovo testo di  María Ángeles Vitoria, professore associato di Filosofia della natura e della scienza alla Pontificia Università della Santa Croce in Roma, su Michelangelo. Sui social (e non solo) si è molto parlato delle fotografie che hanno vinto il World Press Photo 2021 e che, dal 7 maggio, saranno in mostra anche in Italia, a Torino. 
Infine, dal 26 aprile riaprono i musei in zona gialla e si può finalmente vedere la rassegna «Le signore dell’arte» a Milano. In attesa dell'appuntamento, domenica 25 aprile, alle ore 19, si può partecipare a una visita guidata in streaming, su Zoom, in compagnia dell’esperto d’arte Sergio Gaddi.    
Buona lettura! 

1. LYDA BORELLI, A MOSCA UN OMAGGIO ALLA DIVA DEL CINEMA MUTO
Lyda Borelli
Ha debuttato sul palcoscenico, a soli quattordici anni, nella Drammatica compagnia italiana di Francesco Pasta e Virginia Reiter. Ha recitato nei teatri italiani sotto la guida di registi del calibro di Virgilio Talli, Ruggero Ruggeri ed Ermete Novelli. È stata, appena venticinquenne, la capocomica della Compagnia italiana Gandusio-Borelli-Piperno, diretta da Flavio Andò. Ha legato il suo nome al cinema muto italiano, imponendosi all’attenzione del grande pubblico in film diretti da Mario Caserini, Alberto Degli Abbati, Carmine Gallone, Nino Oxilia e Amleto Palermi. Lyda Borelli (La Spezia, 22 marzo 1887 – Roma, 2 giugno 1959), una delle più affascinanti attrici italiane del primo Novecento, si è fatta conoscere e apprezzare per la sua cifra recitativa unica e riconoscibile, portando sui palcoscenici e sullo schermo – scrive Sisto Sallusti nel «Dizionario biografico degli italiani» (1971) - «l'ideale della femminilità Liberty e dannunziana, enfatizzata da una gestualità lirica». 
L'attrice spezzina ha incarnato una modernità unica per il suo tempo: madrina della jupe-culotte, la prima forma di pantalone femminile, è stata anche una delle prime donne a sperimentare l’ebbrezza del volo, affiancata dai maggiori aviatori dell’epoca, e a comparire al volante di un’automobile. 
Icona di stile e di eleganza, è stata imitata dalle donne del suo tempo per le sue pose languide e romantiche, per i suoi movimenti lenti e ben studiati, per i suoi abiti fasciati e dai morbidi drappeggi. L'emulazione della diva è stata un fatto di costume, al punto che all'epoca furono inventati nuovi termini per definirlo: «borelline» erano le fanciulle smagrite, «borellismo» l'ossessione emulativa del pubblico femminile; «borelleggiare» - si legge nel Dizionario moderno di Alfredo Panzini, edito nel 1923 - era «lo sdilinquire delle femminette, prendendo a modello le pose estetiche e leziose dell'attrice Lyda Borelli».    
Alla primadonna ligure, che dopo il matrimonio con l’industriale Vittorio Cini si ritirò a vita privata, è dedicata una mostra a Mosca, negli spazi del Museo statale del cinema, che si avvale della curatela di Maria Ida Biggi e Marianna Zannoni, rispettivamente direttrice e coordinatrice scientifica dell’Istituto per il teatro e il melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia
«Lyda Borelli, attrice di cinema e teatro» – questo il titolo dell’esposizione - è il risultato di un ampio studio sulla carriera teatrale della primadonna ligure, già confluito nel volume «Il teatro di Lyda Borelli» (Fratelli Alinari, Firenze 2017).  Documenti d’archivio e fotografie di maestri dell’obiettivo quali Mario Nunes Vais, Arturo Varischi, Giovanni Artico, Emilio Sommariva e Attilio Badodi ricostruiscono la storia umana e professionale di un’attrice dal fascino indiscusso, che amava dire: «il teatro per me è una fonte di gioia spirituale, di ardua idealità creativa e non una vetrina». 
Informazioni su www.cini.it. 

2. UNA VISITA GUIDATA IN STREAMING PER «LE SIGNORE DELL’ARTE» 
Elisabetta Sirani, «L'amorino trionfante», 1661. Olio su tela, 89x70 cm. Bologna, collezione privata. Opera esposta nella mostra rassegna «Le signore dell’arte» a Milano, nelle sale di Palazzo Reale
È una delle mostre più attese dell’anno. Da quasi due mesi se ne sta silenziosamente chiusa nelle sale di Palazzo Reale a Milano, in attesa che i luoghi della cultura possano riaprire al pubblico. In queste lunghe settimane è stato, però, possibile visitarla on-line grazie ad Art.live!, nuovo format tutto italiano, studiato dalla società Arthemisia, per far vedere le mostre quando i musei sono chiusi o non ci si può spostare da una regione all’altra. Stiamo parlando della rassegna «Le signore dell’arte», per la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, dedicata alle più grandi artiste vissute tra ‘500 e ‘600: Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni e molte altre, anche poco note, come la nobildonna romana Claudia del Bufalo
L'esposizione allinea, nello specifico, oltre centocinquanta opere di trentaquattro artiste, provenienti da sessantasette enti prestatori, tra cui - per rimanere nella sola Italia - le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna.
Tra le opere esposte, ci sono la pala della «Madonna dell’Itria» di Sofonisba Anguissola, che non ha mai lasciato prima d’ora la Sicilia, la «Madonna Immacolata e san Francesco Borgia» di Rosalia Novelli, unica opera certa del catalogo dell’artista, e la tela «Matrimonio mistico di Santa Caterina» di Lucrezia Quistelli. Ma lungo il percorso espositivo si possono ammirare anche la «Consacrazione alla Vergine» di Lavinia Fontana, la «Giovane donna in vesti orientali» di Ginevra Cantofoli e l’iconica «Giuditta con la testa di Oloferne» di Fede Galizia.
In attesa dell’apertura al pubblico, la mostra aprirà virtualmente le porte domenica 25 aprile, alle ore 19, su Zoom con una visita guidata in streaming in compagnia dell’esperto d’arte Sergio Gaddi.
Il biglietto, che ha un costo di 5 euro; A tutti coloro che parteciperanno alla visita on-line sarà riservata la possibilità di usufruire di una speciale promozione per la visita dal vivo della mostra.
Per maggiori informazioni: palazzorealemilano.it e lesignoredellarte.it

3. WORLD PRESS PHOTO 2021, LA FOTO DELL’ANNO È DI MADS NISSEN. A TORINO LA MOSTRA DEI VINCITORI
1° premio Soggetti singoli World Press Photo of the Year  Mads Nissen  Danimarca, Politiken/Panos Pictures  Rosa Luzia Lunardi (85) abbracciata dall'infermiera Adriana Silva da Costa Souza, presso la casa di cura Viva Bem, San Paolo, Brasile, il 5 agosto.
È del fotografo danese Mads Nissen l’immagine vincitrice della sessantaquattresima edizione del World Press Photo, il più importante premio fotogiornalistico del mondo. Lo scatto dell’anno, realizzato il 5 agosto 2020, ritrae l’abbraccio tra la paziente Rosa Luzia Lunardi, di 85 anni, e l'infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo del Brasile. A vincere è, dunque, una fotografia legata alla pandemia per il Coronavirus, che coglie l’emozione di un piccolo ritorno alla normalità grazie alla «tenda dell’abbraccio». 
L’immagine sarà esposta - con le altre vincitrici annunciate nella giornata di giovedì 15 aprile ad Amsterdam - anche in Italia, a Torino, nelle sale di Palazzo Madama a partire dal prossimo 7 maggio (pandemia permettendo).
In questa stessa occasione sarà, inoltre, possibile vedere la «Storia dell’anno»: il servizio «Habibi», che in arabo significa «amore mio», del fotografo romano Antonio Faccilongo sulla guerra israelo-palestinese, uno dei conflitti contemporanei più lunghi e complicati. 
Questa edizione del premio accende i riflettori anche su altri due italiani. Il ravennate Lorenzo Tugnoli, dell’agenzia Contrasto, ha vinto nella sezione «Storie - Notizie impreviste» per il suo servizio sull’esplosione a Beirut, in Libano, del 4 agosto 2020: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6.000 edifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6.000 e lasciandone sfollate almeno 300.000. Gabriele Galimberti, originario della Val di Chiana, si è aggiudicato il primo premio nella sezione «Serie di ritratti» con un reportage per il «National Geographic» sui proprietari di armi in America. 
Informazioni sul sito www.worldpressphototorino.it

4. «MICHELANGELO, L'UOMO E L'ARTISTA FUORI DAI CLICHÉ»: DA EDIZIONI ARES UN NUOVO LIBRO SUL GENIO RINASCIMENTALE
Pochi personaggi della storia sono stati oggetto di tanti studi e dibattiti quanto Michelangelo Buonarroti (Caprese, 6 marzo 1475 – Roma, 18 febbraio 1564). Accanto a studi critici e biografie, anche di incomparabile pregio, in libreria sono uscite, negli anni, anche molte opere di pura fantasia che hanno contribuito a diffondere un'immagine romanzata dell'artista: pittore, architetto e scultore di genio, ma uomo irritabile, nevrotico, asociale, schivo, esaurito, melanconico, frequentatore di bordelli, avido, celibe per scelta penitenziale. Questi eccessi stridono con i tratti evidenti e documentati dell’artista, raccontati anche da un pittore a lui coevo, Ascanio Condivi (Ripatransone, 1525 – 1574), che ne evidenziava, il «grande cuore», la «generosità» e la «profonda fede». 
Sui cliché di cui è stato fatto oggetto l'artista focalizza l'attenzione la studiosa spagnola María Ángeles Vitoria, professore associato di Filosofia della natura e della scienza alla Pontificia Università della Santa Croce in Roma, con il suo nuovo libro - «Michelangelo» (Collana «Profili», pp. 248 - € 18) - uscito in libreria nella giornata di venerdì 16 aprile per le edizioni Ares di Milano
Poteva un uomo dal carattere tanto insopportabile dare vita all'estrema delicatezza della «Pietà Vaticana» o alla possente devozione dei personaggi della Cappella Sistina? Parte da qui – da questo dubbio riportato nella quarta di copertina - il viaggio del volume che prova a raccontare l'artista toscano confrontando i suoi dipinti e le sue sculture con le lettere e le poesie così da restituirne un profilo autentico di genio delle belle arti, libero da vecchi cliché e nuovi stereotipi. 
Ne esce il ritratto di un pittore e di uno scultore per cui l'arte fu la sola e vera ragione di vita: «Mia moglie è l'arte – diceva, infatti, Michelangelo - e i miei figli saranno le opere che lascerò».  
Per informazioni: www.edizioniares.it.

5. IL PICCOLO DI MILANO E PASTA RUMMO INSIEME PER IL TEATRO RAGAZZI  
Il Piccolo Teatro di Milano e Pasta Rummo uniscono le forze per un progetto rivolto alle nuove generazioni. Prenderà il via a maggio «Fiabe, maestri e giovani eroi», un’iniziativa artistica e multimediale destinata alle scuole – primarie e secondarie di primo e secondo grado – e alle famiglie.  
Due sono i segmenti che compongono il progetto, al via in Lombardia e in Campania. Si inizierà con una fiaba per immagini, tra cinema e teatro, con la regia di Beniamino Barrese, che avrà per protagonista Pinocchio e verrà realizzata in collaborazione con la Compagnia marionettistica Carlo Colla & figli. Si proseguirà, quindi, con un laboratorio, dal titolo «We can be heroes», nel quale il drammaturgo Davide Carnevali accompagnerà i ragazzi in un percorso di esplorazione e confronto tra il linguaggio narrativo dell’epica e quello dei social media.
«Quella con il Piccolo – racconta Antonio Rummo, general manager international sales dell’azienda alimentare di Benevento - è una partnership che nasce naturale, come la passione per le tradizioni da tramandare e l’arte manuale che si fa gioia e gusto. Anche se i mondi sembrano apparentemente lontani, ogni giorno anche noi di Rummo mandiamo in scena il meglio delle nostre produzioni. Il fatto di poter dedicare questo progetto ai più piccoli è un motivo di orgoglio in più perché loro è il futuro ma anche l’impegno di conservare e rafforzare le nostre radici». 
Inizia così una collaborazione che troverà compimento nella prossima stagione teatrale, quando Pasta Rummo diventerà partner del Piccolo Teatro per la stagione dedicata ai bambini e ai ragazzi.
Informazioni su www.piccoloteatro.org

6. #DANTE700, IN RETE I DISEGNI DI FEDERICO ZUCCARI PER «LA DIVINA COMMEDIA» 
Federico Zuccari, Illustrazione «I lussuriosi, Minosse, Paolo e Francesca» (Inferno, Canto V), 1586-1588. Firenze, Uffizi. Opera visibile nella mostra virtuale «Dante istoriato - A riveder le stelle»
Si intitola «A riveder le stelle» la rassegna virtuale, o meglio l’«Ipervisione», che gli Uffizi di Firenze hanno promosso in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Protagonista della rassegna è l’intero corpus di disegni realizzato, alla fine del Cinquecento, dal pittore Federico Zuccari per illustrare la «Divina Commedia». Si tratta di ottantotto fogli appartenenti alla raccolta del museo fiorentino, digitalizzati in alta definizione e presentati per l’occasione nella loro totalità, con un apparato didattico scritto da Donatella Fratini, curatrice dei disegni dal Cinquecento al Settecento degli Uffizi.
Ideata tra il 1586 e il 1588, durante il soggiorno di Federico Zuccari in Spagna, l’intera raccolta è entrata nella collezione fiorentina nel 1738, grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici, l’Elettrice Palatina. Da allora, custodita nel Gabinetto dei disegni e delle stampe, è stata esposta al pubblico, parzialmente, soltanto in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze, in Palazzo Medici-Riccardi, nel 1865 e alla Casa di Dante, in Abruzzo, nel 1993. 
A parte questi episodi, i disegni di Federico Zuccari - uno dei maestri del tardo Manierismo, famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore e la Cappella Grimani nella chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia - sono rimasti quasi totalmente noti a un pubblico ristretto di studiosi e appassionati. Come tutte le opere su carta, sono, infatti, normalmente custoditi in ambienti protetti, termoregolati, senza luce e possono (salvo limitate esigenze di studio) essere esposti solo ogni cinque anni. Anche da qui deriva la scelta degli Uffizi di digitalizzare nella sua completezza, rendendolo disponibile a tutti, questo consistente nucleo di fogli fisicamente fragile e per sua natura non adatto ad esser consultato regolarmente. 
Il percorso creativo di Federico Zuccari, la più imponente compagine illustrativa della «Commedia» realizzata prima dell’Ottocento, si dipana dalla «selva oscura» in cui Dante smarrisce la «diritta via» fino alle alte sfere del «Paradiso», in un complesso gioco di rimandi tra parole e immagini. I fogli erano, infatti, anticamente rilegati in un volume: aprendolo, all’illustrazione sulla pagina destra corrispondeva, a sinistra, la trascrizione dei versi del poema e un breve commento dello stesso artista. 
La mostra può essere visitata al link www.uffizi.it/mostre-virtuali-categorie/a-riveder-le-stelle.

7. «EMERGENZE DANTESCHE» , TRA LE VIE DI FIRENZE SULLE TRACCE DEL «SOMMO POETA»
Racconta il rapporto tra Dante e Firenze il volume «Emergenze dantesche» (pp. 144; 14,5X20 cm; brossura; 15,00 euro; ISBN: 978-88-314991-9-4) del giornalista Marco Ferri, recentemente pubblicato dalla casa editrice Linea di Padova
Il testo, concepito e scritto dall'autore durante i mesi del primo obbligatorio confinamento dovuto all'emergenza sanitaria per il Coronavirus, si compone di diciotto capitoli ed è completato dalla prefazione di Cristina Acidini, già Soprintendente per il Polo museale fiorentino. 
Del «Sommo poeta» non è noto alcun documento autografo, ma la sua presenza a Firenze è un po’ ovunque, a cominciare dal Battistero di San Giovanni, in piazza Duomo, dove, davanti ai suggestivi mosaici di Coppo di Marcovaldo, lo scrittore trasse quasi certamente ispirazione per la sua «Commedia». 
Il viaggio sulle «tracce» del poeta toscano porta, poi, al Museo nazionale del Bargello, all’antica sede dell’Arte dei giudici e notai, all’ex-Chiesa di San Pier Scheraggio, oggi inglobata negli Uffizi, ma anche a piazza Santa Croce, alle storiche biblioteche di città e alla Società dantesca.
Cartina alla mano e scarpe comode ai piedi si potrà, dunque, girare tra le piazze, le strade, le chiese, i palazzi storici di Firenze, in compagnia del nuovo libro di Marco Ferri, una vera e propria guida per il viaggiatore (anche grazie al suo comodo formato tascabile), che farà scoprire qualche curiosità su Dante, autore del quale si ricordano quest'anno i settecento anni dalla morte.
Informazioni su www.lineaedizioni.it

8. #LETTURADAY: DA APRILE A SETTEMBRE «LEGGIAMO INSIEME, IL GIOVEDÌ»
Era il 1996 quando veniva organizzata dalla conferenza generale dell’Unesco la prima edizione della Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, la grande festa della lettura e dei lettori. La scelta cadeva sul 23 aprile, data simbolica, visto che quel giorno, nel 1616, erano morti tre «mostri sacri» della letteratura mondiale: William Shakespeare, Miguel de Cervantes e Garcilaso de la Vega.  
Quest'anno il grande protagonista è stato Dante Alighieri, del quale ricorrono i settecento anni dalla morte. L’amore, uno dei temi cardine della sua produzione, è stato declinato in tre filoni: «Amor… ch’a nullo amato amar perdona», «Amor… che ne la mente mi ragiona», «Amor… che move il sole e l’altre stelle». 
Al «Sommo poeta» guarda anche l'Adei - Associazione degli editori indipendenti, che il 23 aprile ha lanciato un suo nuovo progetto: «Lettura Day». Il claim scelto è «Leggiamo insieme, il giovedì». L'iniziativa invita, infatti, i lettori - grandi e piccoli - a leggere ad alta voce per qualcun altro, scegliendo il proprio libro del cuore o affidandosi al caso e afferrando quello più vicino. Il progetto si terrà, fino al prossimo 26 settembre, ogni giovedì. I centri dinamici di questa iniziativa saranno le librerie, le biblioteche, le scuole e i teatri, ma nei prossimi mesi letture a voce alta si terranno dappertutto: nei giardini pubblici, alla fermate dei tram e degli autobus, nei mercati, nelle stazioni, sui sagrati di chiese, moschee e sinagoghe, nelle carceri, negli ospedali, nei casolari di campagna, nei cortili dei condomini, nei negozi e persino nelle case private. L'Adei - Associazione degli editori indipendenti invita, infatti, chiunque a condividere la propria esperienza di lettura postandola sui social con l’hashtag #letturaday o segnalandola sul sito www.letturaday.it (on-line da giovedì 22 aprile).
Per salutare l'avvio del progetto si è tenuta una grande festa digitale - venerdì 23 aprile, dalle ore 17 - con collegamenti da varie località. Nella splendida chiesa gotica di Santa Maria del Mar, a Barcellona, l'attrice Silvia Bel ha letto i versi danteschi in lingua catalana (la prima in cui è stata tradotta la «Divina Commedia»). Nel magnifico cenacolo di Santa Croce a Firenze, in un evento prodotto e curato da Testo/Pitti Immagine, l'attore Marcello Prayer ha proposto il suo personale omaggio allo scrittore toscano. 
Protagonisti di questa prima «Lettura Day» sono stati anche Jack London, Alessandro Barbero, Marco Ardemagni e Pino Insegno; durante il pomeriggio è atteso anche il tappeto rosso degli Oskar del libro, ideato dalle librerie di Roma. Tanti appuntamenti, dunque, quelli in cantiere per #LetturaDay, nati con l'intento di «riunire le persone attraverso la voce, il primo mezzo di comunicazione della storia, che - si legge nella nota stampa - oggi sta vivendo un momento di grande riscoperta (audiolibri, podcast, oralità popolare ne sono gli effetti tangibili)».   
Per saperne di più: www.letturaday.it.

9. «ITS DARK MATERIALS», L’UNIVERSITÀ DI VERONA RACCONTA «IL LATO OSCURO» DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Corinna Gosmaro, «Baggages», 2016. Foto di Olga Costa Opera esposta nella mostra «Contemporaee/Contemporanei» all'Università di Verona
Si intitola «Its dark materials» il ciclo di incontri promosso dall’Università di Verona sulla piattaforma multidisciplinare «Contemporanea», sviluppata a partire dalla mostra «Contemporaee/Contemporanei», un percorso tra ottanta opere di artisti di diverse generazioni – da Adrian Paci a Debora Hirsch, da Nico Vascellari a Shilpa Gupta - per la curatela di Denis Isaia.  
I sette incontri, in programma fino al 27 maggio, saranno dedicati ai molti lati oscuri dell’arte contemporanea, «a partire – si legge nella nota stampa - dalla sua indeterminatezza rispetto ai canoni di classificazione, conservazione e interpretazione adottati tradizionalmente dalla storia e dalla critica d’arte, nonché dalla museologia e dalle scienze del restauro». 
Ospiti della rassegna, a cura di Monica Molteni e Luca Bochicchio, saranno alcuni tra i più importanti studiosi italiani, impegnati nella ricerca a livello internazionale.  
L'iniziativa è partita il 15 aprile con una riflessione sul rapporto tra scienza e arte contemporanea, che ha visto la presenza di Antonio Sgamellotti, Accademico dei Lincei; a conclusione dell’appuntamento si è tenuto un contributo di Letizia Monico, ricercatrice del Cnr-Scitec di Perugia, sul degrado dei gialli nei «Girasoli» di Vincent Van Gogh e nell’«Urlo» di Munch. Questa settimana, il 22 aprile, Andrea Canziani, architetto del ministero della Cultura, ha parlato della conservazione e della fruizione delle opere architettoniche; lo stesso argomento sarà al centro dell’intervento di Patrizia Moretti, ricercatrice dell’Università della Svizzera Italiana, che il 13 maggio terrà una conferenza dal titolo «L’opera muralista di Gino Severini in Svizzera: uno studio conoscitivo». 
Le diverse problematiche conservative delle opere d’arte contemporanea ambientate nello spazio saranno, invece, al centro degli interventi di due esperte restauratrici dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, Shirin Afra e Chiara Gabbriellini (6 maggio), e di Francesco Tedeschi (27 maggio), docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università Cattolica di Milano. 
Luca Bocicchio, infine, parlerà il 29 aprile delle tecniche nucleari di Enrico Baj; mentre il 20 maggio sarà protagonista di un appuntamento dedicato alle attività di manutenzione e restauro delle opere della Collezione Agi Verona presenti al Polo universitario Santa Marta. Insieme allo studioso, ci saranno anche Andrea Toniutti, docente di Restauro dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Verona, e due giovani studiose: Giulia Passerini e Silvia Concari.
Tutti gli incontri si terranno alle ore 17.30 in modalità webinar al link https://univr.zoom.us/s/86123556439 e live sul canale Facebook di Contemporanea. 

10. «EXIT. CREAZIONE DELLA CREAZIONE», TRE PERFORMANCE TEATRALI SULLA BIBBIA CON GLI STUDENTI DELLO IUAV DI VENEZIA
La «Genesi», l’«Apocalisse» e le «Metamorfosi»: sono questi tre testi biblici i protagonisti del progetto «Exit. Creazione della Creazione», tra i vincitori del bando «Vivere all’italiana sul palcoscenico», promosso dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale con l’intento di valorizzare le progettualità artistiche innovative italiane. 
Il percorso laboratoriale, realizzato in parte in presenza e in parte con modalità digitali, ha coinvolto gli studenti del secondo anno del corso di laurea magistrale in Teatro e arti performative dell’Università Iuav di Venezia. 
Durante le lezioni sono nate tre performance, a firma di Maria Federica Maestri, direttrice artistica di Lenz Fondazione, realtà di Parma attiva nel campo della formazione teatrale e visuale. 
Dopo «Exit #1 [Genesi]», andata in scena lo scorso 14 aprile, questa settimana sono state presentate «Exit #2 [Apocalisse]» alla chiesa sconsacrata dei Santi Cosma e Damiano sull’isola della Giudecca (lunedì 19 aprile, alle ore 19 e alle ore 20) e di «Exit #3 [Primal Chaos]» all’ex-convento di Santa Teresa a Dorsoduro (giovedì 22 aprile, alle ore 18 e alle ore 19). 
Le tre performance, come avviene spesso nei lavori di Lenz Fondazione, traducono testi cardine della cultura occidentale in tensioni filosofiche e inquietudini estetiche della contemporaneità.
I tre riferimenti drammaturgici di questo progetto sono stati - raccontano dall’ufficio stampa dell’ateneo veneziano - «dispositivi di innesco testuali a partire dai quali gli studenti si sono sperimentati nelle funzioni che ruotano intorno al concetto stesso di creazione: ideazione, regia, drammaturgia, involucri, imagoturgia e installazione visuale, pratica performativa, installazione sonora, cura tecnica allestimento, comunicazione».
A causa delle restrizioni sanitarie in atto, non sarà consentito l’accesso del pubblico; chi lo desidera nei prossimi giorni potrà cogliere tracce del percorso realizzato e degli esiti presentati tramite i canali social di Lenz Fondazione e di Iuav Teatro arti performative. 
Informazioni su lenzfondazione.it

venerdì 23 aprile 2021

Uno studio internazionale su Pablo Picasso e il degrado delle sue opere per il restauro dell’«Hombre sentado»

È l’estate del 1917 quando, a Barcellona, Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) realizza quattro opere ispirate ai «Ballets Russes», utilizzando materiali molto simili fra loro: sette pigmenti, olii siccativi, colla animale e tele. I quadri rimangono nella casa di famiglia dell’artista fino al 1970, quando vengono donate al Museu Picasso di Barcellona.
Un secolo dopo la realizzazione, l’opera «Hombre sentado» («Uomo seduto») appare in uno stato di conservazione precario, peggiore rispetto alle altre tre della serie. Gli esperti notano molte screpolature, dette tecnicamente «crettature superficiali». 
Il museo decide così di restaurare l’opera e, contemporaneamente, avvia una ricerca internazionale per capire il perché di quelle differenze tra lavori per molti versi simili e che avevano condiviso un secolo in condizioni analoghe. Parte così il progetto «Promesa (Study of the mechanical and dimensional properties of commercial paint films)», coordinato da Laura Fuster-Lopez, professoressa di Conservazione all'Universitat Politècnica de València, che coinvolge anche l’università Ca’ Foscari di Venezia, il Cnr - Istituto fisica applicata «Nello Carrara», la Escuela de Conservación y Restauración de Bienes Culturales de Aragón, il Royal Danish Academy of Fine Arts e la Queen’s University.
«Il progetto si è incentrato sullo studio combinato della composizione chimica e dei meccanismi di degradazione fisico-meccanica che si manifestano in opere d'arte moderna e contemporanea - afferma Laura Fuster-Lopez -. Dato che non tutte le problematiche hanno una causa comune, e dato che le nostre opere d'arte continuano a deteriorarsi silenziosamente anche in condizioni di conservazione ed esposizione controllate, è necessario capire quali aspetti inerenti alla composizione dei materiali usati dagli artisti possono essere la causa della loro instabilità nel tempo, al fine di adattare misure preventive di conservazione nelle nostre collezioni».
La ricerca, che ha coinvolto anche l’italiana Francesca Izzo, ricercatrice di Scienze chimiche per i Beni culturali all’Università Ca’ Foscari Venezia, si è da poco conclusa e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica «Sn Applied Sciences» («Picasso’s 1917 paint materials and their influence on the condition of four paintings» ).
Le quattro opere di Pablo Picasso prese in esame si sono rivelate il banco di prova perfetto per iniziare a indagare la correlazione tra i materiali pittorici usati dall’artista e le loro condizioni reali. Con un approccio multi-analitico e tecnologia d’avanguardia, le scienziate hanno studiato ogni strato per trarne le informazioni nascoste alla vista. Hanno così realizzato il primo studio che considera le problematiche di degrado meccanico dei dipinti dell’artista spagnolo con un approccio scientifico analitico e diagnostico.
Francesca Izzo, esperta di pitture artistiche del XX e XXI secolo, si è focalizzata sulle indagini sugli strati dipinti e gli strati della preparazione pittorica.
«Le analisi svolte mettono in luce che Picasso ha dipinto con colori a olio, contenenti sia il tradizionale olio di lino, sia oli meno siccativi come l’olio di cartamo e di girasole. In un caso, poi, - spiega la studiosa dell’ateneo veneto - ipotizziamo che l’artista abbia sperimentato l’uso, non ancora in voga nel 1917, di pitture semi-sintetiche. Le tele utilizzate sono di cotone. Su queste Picasso ha steso due diversi strati di preparazione: uno ottenuto con colla animale, l'altro invece con olio siccativo. In entrambi i casi le preparazioni sono state mescolate con pigmenti diversi (biacca, barite, ossido di zinco). Inoltre, è interessante notare la presenza dei cosiddetti «saponi metallici», composti che si formano per interazione tra il legante e alcuni ioni rilasciati dai pigmenti che possono provocare danni ben visibili, sia a livello estetico che a livello di stabilità chimica e meccanica».
I risultati ottenuti sono stati combinati con l'esame visivo delle crettature e dei problemi meccanici delle pitture per stabilire ipotesi sulle differenze di degrado. Questa è una delle prime volte che viene adottato un approccio basato su tecniche di documentazione non invasive, analisi chimico-fisiche e osservazioni del danno meccanico per fornire una visione del possibile contributo che ogni strato ha sul degrado osservato.
Ne è emerso che le interazioni fra pigmenti e leganti possono aver reso i film pittorici più o meno inclini alla degradazione. Lo stesso è stato osservato negli strati sotto la pellicola pittorica: spessori di preparazione diversi, diverse interazioni pigmenti-legante e altre minime differenze che possono aver provocato una diversa reazione alle condizioni ambientali.
Lo studio approfondito del caso ha sollevato nuovi interrogativi e spunti per nuove ricerche. Le scienziate stanno cercando di scoprire il ruolo della possibile «migrazione» di materiali tra gli strati di pittura e di preparazione.
Con i nuovi risultati scientifici a disposizione, Reyes Jiménez de Garnica, direttrice del Dipartimento di Conservazione preventiva e Restauro del Museu Picasso di Barcellona, potrà affinare le strategie di conservazione preventiva e valutazione delle condizioni di conservazione (in particolare del ruolo dell’umidità) ed esposizione delle opere.
Come in un giallo, dunque, gli studiosi sono riusciti, mettendo in ordine tassello dopo tassello, a comprendere il mistero dell’invecchiamento dei quadri di Pablo Picasso. La colpa è della trama delle tele in cotone, degli oli usati e soprattutto dei colori, pitture semi-sintetiche ancora sperimentali, in grado di accelerare i «cretti».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Pablo Picasso, Uomo seduto, Seated Man, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970. Photo: Gasull Fotografia; [fig. 2] Pablo Picasso, Uomo seduto, Seated Man, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Studi sullo stato di conservazione dell'opera; [fig. 3] Pablo Picasso, Woman in an Armchair, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970. Photo: Gasull Fotografia; [fig. 4] Pablo Picasso, Blanquita Suárez, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso. Photo: Gasull Fotografia; [fig. 5] Pablo Picasso, Man with Fruit Bowl, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970. Photo: Gasull Fotografia

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giovedì 22 aprile 2021

Venezia, la Fondazione Cini celebra i 70 anni con la digitalizzazione dell’unica copia al mondo dell’«Orlando Innamorato»

Era il 20 aprile 1951 quando veniva istituita a Venezia la Fondazione Giorgio Cini. Da allora sono passati settant’anni e per onorare questa importante ricorrenza l’istituzione lagunare ha provveduto alla digitalizzazione dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino.
Rimasta incompiuta alla morte dell’autore (1441-1494), l’opera fu proseguita dal veneziano Niccolò degli Agostini che ultimò il terzo libro e scrisse il quarto, mentre il quinto fu scritto dal veronese Reffaele Valcieco. Quest’ultimo volume fu stampato solamente nell’edizione veneziana del 1514, che resiste in un’unica copia attualmente alla Fondazione Giorgio Cini, e nell’edizione milanese del 1518, di cui rimangono tre copie, ora conservate a Milano, alla Biblioteca nazionale Braidense, a Londra, alla British Library e in Svizzera, alla Biblioteca cantonale di Aargau.
La preziosa cinquecentina - di cui la Fondazione Cini conserva, dunque, l’unica copia al mondo (donata da Vittorio Cini nel 1962) - è stata digitalizzata dal Centro di ricerca di eccellenza ARCHiVe sia per ragioni conservative sia, soprattutto, per rendere il testo liberamente accessibile al pubblico, tramite la pubblicazione on-line sul sito dell’istituzione veneta e nei principali cataloghi delle biblioteche.
L’opera, nella sua versione digitale, è attualmente oggetto di studio della professoressa Maria Pavlova, dell’University of Warwick, e del professor Marco Dorigatti, dell’University of Oxford, che stanno preparando l’edizione critica del quinto libro dell’«Orlando Innamorato» nella continuazione di Valcieco.
Il processo di digitalizzazione del volume, che è stato presentato in occasione del settantesimo anniversario dalla fondazione dell’istituzione veneziana, è stato particolarmente complesso a causa della stretta legatura e dei margini molto ridotti esito degli interventi di restauro da parte del suo più importante precedente proprietario, Victor Masséna - Principe d’Essling (1836-1910). Il volume, infatti, prima di entrare a far parte del patrimonio della Cini è appartenuto al collezionista francese che, a cavallo tra Otto e Novecento, riunì una tra le più straordinarie raccolte librarie di edizioni incunabole e cinquecentine illustrate con edizioni spesso rare se non uniche al mondo. Vittorio Cini acquisì il testo di Matteo Boiardo su consiglio del libraio e antiquario Tammaro De Marinis (1878-1969) per, poi, donarlo nel 1962 alla fondazione lagunare, che nel 2010 ha trasferito il volume dalla Sala del Tesoro a una sala climatizzata della Biblioteca della Manica Lunga per garantirne una perfetta conservazione.
La riproduzione dell’«Orlando Innamorato» di Matteo Maria Boiardo, a cura del Centro ARCHiVe della Fondazione Giorgio Cini, è avvenuta tramite fotografia a colori ad alta risoluzione. Gli scatti delle carte sono stati realizzati con una fotocamera posizionata su una diagonale di circa 45°, su uno stativo regolabile posto all’interno di un set comprendente una fonte di illuminazione fissa e zenitale a Led. Il volume poggiava su un leggio con supporti modulabili che ne sostenevano i piatti, per evitare possibili danni alla legatura dati da un’apertura troppo ampia o dal peso proprio del volume. In serie, sono stati fotografati prima il recto di ogni carta e successivamente il verso. I piatti e il dorso sono stati acquisiti digitalmente all’interno di un set con caratteristiche, più adatte a cogliere la tridimensionalità del bene: una fotocamera montata su uno stativo da riproduzione zenitale e due fonti luminose laterali, mobili e regolabili.
Insieme alla digitalizzazione è stata realizzata la post produzione e la metadatazione dei file ottenuti, normalizzando i dati (immagini e metadati) e preparandoli per il successivo caricamento nella Digital Library dell’istituzione lagunare.
Per l’occasione è stato realizzato un simbolo celebrativo tratto dai caratteri alfabetici originali della straordinaria cinquecentina dell'«Orlando Innamorato» di Matteo Maria Boiardo, che per tutto il 2021 affiancherà il logo istituzionale della Fondazione Cini e che vedremo, dunque, anche sulla comunicazione delle mostre in programma nei prossimi mesi sull’isola di San Giorgio Maggiore, dall’attesa «L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg», che aprirà le porte appena il Veneto ritornerà in zona gialla, a «Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri» (5 settembre - 10 gennaio), senza dimenticare la seconda edizione di «Homo Faber: Crafting a more human future. Living Treasures of Europe and Japan» (dal 9 al 26 settembre).

Didascalie delle immagini
[Fig.1 ] Frontespizio del primo libro dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino; [fig. 2] Frontespizio del quinto libro dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino; [fig. 3] Una pagina dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino; [fig. 4] Immagine esemplificativa del caso problematico di rilegatura stretta dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino. 
 
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