ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 30 maggio 2013

«Palazzo enciclopedico», il catalogo dell’immaginario è alla Biennale di Venezia

È il «Liber novus» o «Libro rosso» di Carl Gustav Jung, una sorta di manoscritto miniato dalle forme visionarie e dai colori sfolgoranti, mai esposto prima d’ora in Italia, ad aprire il percorso espositivo della cinquantacinquesima edizione dell’Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Nel vestibolo del Padiglione centrale ai Giardini, dove è stata recentemente restaurata la cupola liberty con il ciclo pittorico «La civiltà nuova» di Galileo Chini, otto spicchi nei toni blu cobalto, oro e rosso accesso immaginati per la Biennale del 1909 e coperti nel 1928 da una struttura realizzata da Giò Ponti, il libro disegnato dal padre della psicanalisi nell’arco di sedici anni (a partire dal 1913) per documentare le sue fantasie e allucinazioni funziona come dichiarazione poetica della grande «mostra-ricerca» ideata dal quarantenne Massimiliano Gioni, il più giovane direttore mai stato in carica, con l’intento di raccontare il desiderio di sapere connaturato alla natura umana, i sistemi usati per organizzare la conoscenza, il potere trasformativo della fantasia, del sogno e dell’immaginazione.
Più di centocinquanta artisti, provenienti da trentotto Paesi, molti dei quali outsider, ovvero operanti fuori dal sistema rappresentato dalla triade critica, musei e gallerie, e quasi cinquemila opere, tra lavori del passato e altri ideati per l’occasione, compongono il percorso espositivo della rassegna denominata «Palazzo enciclopedico», che ha come immagine guida una testa di profilo dalla quale si irradiano cerchi e frecce centrifughe quasi a dirci che il desiderio di conoscenza e correlato al bisogno di comunicazione.
Il titolo della mostra deriva dall’idea utopistica dell’italo-americano Marino Auriti, un operaio abruzzese trasferitosi in Pennsylvania dopo l’ascesa al potere dei fascisti che, nel 1955, depositò all’ufficio brevetti statunitense il suo progetto di un museo immaginario di centotrentasei piani e settecento metri di altezza, che avrebbe dovuto occupare più di sedici isolati della città di Washington e nel quale sarebbe stato classificato tutto il sapere dell’umanità: dalla ruota al satellite, dai più antichi manufatti all’avanguardia artistica.
L’impresa di Marino Auriti rimase naturalmente incompiuta, ma il modellino del suo «Palazzo enciclopedico del mondo» -fatto di legno, ottone e plastica, con finestre in miniatura di celluloide, colonnine disegnate a mano e minuscole balaustre ricavate da pettini- campeggia all’inizio dell’Arsenale, i cui spazi sono stati ridisegnati per l’occasione dall’architetto Annabelle Selldord con l’intento di creare una sequenza di wunderkammer di ispirazione cinque-seicentesca.
In questo allestimento ordinato e pulito, dal sapore quasi museale, bisogna perdersi e lasciarsi trasportare dalla curiosità. Si ritrovano così davanti agli occhi del visitatore le ottanta sculture umanoidi di Paweł Althamer per l’installazione «Venetians», le illustrazione in bianco e nero di R. Crumb per il libro della «Genesi», il video «Vinci» di Yuri Ancarani dedicato alla chirurgia robotica di alta precisione, gli arazzi realizzati dal brasiliano Arthur Bispo do Rosàrio in manicomio, i disegni del senegalese Papa Ibra Tall e, ancora, le fotografie naturalistiche di Eliot Porter, la grande sfera luminosa di Otto Piene, le piccole sculture in creta con cui l’artista giapponese Shinichi Sawada, affetto da una grave forma di autismo, comunica con il mondo.
Sempre all’Arsenale l’americana Cindy Sherman, celebre per autofotografarsi con vari travestimenti, porta il suo museo personale, nel quale sono allineati oltre duecento opere di una trentina di artisti. «Bambole, pupazzi, manichini e idoli –racconta Massimiliano Gioni- si mescolano a collezioni di fotografie, dipinti, sculture, decorazioni religiose e tele disegnate dai carcerati che insieme compongono un teatro anatomico nel quale sperimentare e riflettere sul ruolo che le immagini hanno nella rappresentazione e percezione di sé». Ecco così i ritratti con bottoni e passamaneria di Enrico Baj incontrare gli ex voto del Santuario di Romituzzo, le bandiere vudù haitiane dialogare con i disegni di Carol Rama, ma in mostra ci sono anche la scultura di una donna in tailleur blu firmata da Charles Ray, una ricca collezione di fotografie con famigliole anni Venti e ambienti domestici, gli uccelli di carta di James Castle, l’infante con uno scarabeo sull’occhio di Rosemarie Trockel e molto altro ancora.
Nel Padiglione centrale ai Giardini si possono, invece, vedere gli oli di Hilma af Klint, occultista svedese del gruppo «Le cinque» in contatto con entità ultraterrene, i disegni della svizzera Emma Kunz concepiti come un inedito rituale di guarigione per i suoi pazienti, le grandi lavagne disegnate dal pedagogo Rudolf Steiner, le raccolte di pietre dello scrittore francese Roger Callois e, ancora, le piccole ceramiche di Ron Nagle, le cartografie dell’universo del minatore francese Augustin Lesage,l’insolita collezione di bambole di Marton Bartlett, i tarocchi realizzati dal mago inglese Aleister Crowley e i disegni divinatori della comunità Shaker.
 Ma che cosa ci racconta in sintesi questa Biennale? Per rispondere potremmo prendere a prestito la frase di uno dei protagonisti del video «Blindly» di Artur Żmijewski, artista conosciuto per le sue opere sulla memoria dell’Olocausto, che ha filmato un gruppo di ciechi mentre disegnavano e poi ha chiesto loro che cosa avessero rappresentato: «It’s a landscape from my head», «è un paesaggio che c’è nella mia testa».

Didascalie delle immagini 
[Fog. 1] Carl Gustav Jung , «The Red Book» [page 655], 1915-1959. Paper, ink, tempera, gold paint, red leather binding, 40 x 31 x 10cm. © 2009 Foundation of the Works of C.G. Jung, Zürich. First published by W.W. Norton & Co., New York, 2009 [fig. 2] Marino Auriti con il suo Palazzo enciclopedico. Photographer unidentified, c. 1950s. Collezione American Folk Art Museum, New York; [fig. 3] Rudolf Steiner, Disegni alla lavagna, 1923. Gesso su carta nera, 102 x 153 x 3,8 cm. Courtesy Rudolf Steiner Archive, Dornach, Switzerland; [fig. 4] Paweł Althamer, Almech, Deutsche Guggenheim, Berlin, October 2011–January 2012. © Pawel Althamer. Commissioned by the Deutsche Bank in consultation with the Solomon R. Guggenheim Foundation for the Deutsche Guggenheim. Photo: Mathias Schormann

Informazioni utili 
«Il Palazzo Enciclopedico». 55° Esposizione internazionale d'arte. Giardini  e  Arsenale - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il  lunedì, escluso il 3 giugno e il 18 novembre; ultimo ingresso, ore 17.45. Ingresso: intero Special 2 Days € 30,00, intero Regular € 25,00, ridotto € 22,00 o € 20,00, studenti/under 26 € 14,00, family formula € 50,00 (2 adulti + 2 under 14), gruppo adulti € 15,00 (minimo 10 persone), gruppo studenti scuole secondarie € 10,00, gruppi studenti universitari € 12,00, permanent pass € 80,00, permanent pass per studenti under 26 € 50,00; permanent pass Venezia e provincia € 50,00.  Catalogo ufficiale, catalogo breve e guida: Marsilio editore, Mestre. Informazioni: tel. 041.5218828. Sito internet: www.labiennale.org. Dal 1° giugno al 24 novembre 2013.

mercoledì 29 maggio 2013

«Tana liberi Tutti»: creatività, cibo e design alla mensa Caritas di Venezia

E’ a due passi dall’ingresso dell’Arsenale di Venezia, ma per il fiume dei visitatori della Biennale d’arte è quasi invisibile. E’ la Mensa Caritas di San Martino, situata in Campo della Tana. Quest’anno, forse complice il debutto del Padiglione Vaticano alla kermesse lagunare o la necessità di dare un volto alla tanto discussa crisi economica, la struttura apre le porte agli ospiti e agli addetti ai lavori della mostra-monstre «Il palazzo enciclopedico».
Da mercoledì 29 maggio a domenica 2 giugno, Studio Public, Slow Food e Drome magazine proporranno, in collaborazione con la Diocesi Patriarcato di Venezia e con il patrocinio dell’amministrazione comunale, l’iniziativa «Tana liberi Tutti».
Si tratta di una piattaforma di mediazione socio-culturale, che intende coinvolgere gli ospiti del refettorio, i cittadini veneziani e le migliaia di addetti ai lavori del sistema dell’arte internazionale in un’esperienza altamente partecipativa, attraverso atelier, eventi e sperimentazioni gastronomiche, in programma proprio nei giorni della vernice della cinquantacinquesima edizione della Biennale.
Cibo e arte saranno i due temi scelti come fil rouge di questa iniziativa dal forte valore solidale e dalla carica sperimentale, che – ha dichiarato monsignor Dino Pistolato, direttore della Caritas veneziana- «rappresenta un'importante manifestazione di sensibilità, poiché rende allo stesso modo protagoniste le persone più sfortunate riconoscendo la dignità del singolo al di là della storia di vita individuale».
Nei giorni della Biennale, la mensa popolare, chiamata anche «La Tana», aprirà le sue porte a tutti dalle ore 14.00, dopo la distribuzione regolare del pranzo, ispirato alle ricette della tradizione veneta. Ai fornelli, l’esperto chef Galdino Zara si alternerà alle giovani promesse dell’Università di scienze gastronomiche, garantendo la qualità del cibo attraverso la filiera locale che intreccia solidarietà a prodotti tipici e stagionalità. Destinato ai fruitori del refettorio sarà anche l’atelier fotografico che, secondo le modalità del LogBook, ovvero del diario di bordo, racconterà con un intreccio di percorsi tematici, legati alla Biennale d’arte, la loro identità e quotidianità. Il materiale prodotto verrà poi restituito in maniera permanente in Rete attraverso un blog creato ad hoc, tanaliberitutti.tumblr.com e, successivamente sarà presentato in una mostra, programmata per settembre.
Inoltre, con altrettanto approccio artistico e con la volontà di offrire un’esperienza creativa realmente stimolante, nella settimana precedente la vernice della Biennale un atelier, curato da giovani designer, ha realizzato nuove sedute per la mensa, attraverso il recupero di vecchi mobili rinvenuti dal mare o trovati nella discarica comunale, nei depositi della Caritas e nei magazzini della Biennale. A Canedicoda e Andrea Magnani è stata affidata la trasformazione del giardino; allo Studio Bartoletti e Cicognani il rinnovo degli spazi interni.
 Per il pubblico della Biennale è prevista tutti i giorni, alle ore 17.00, una sana e ricca merenda, oltre a un ciclo di incontri sul social design (giovedì 30 maggio, ore 14), sulla scrittura creativa (venerdì 31 maggio, ore 14), sul cibo e lo spreco (sabato 1° giugno, ore 14) e sull'arte (domenica 2 giugno, ore 14). Sabato 1° giugno, alle ore 18, è, inoltre, in programma l’evento collaterale «Orto Balera», a cura della rete giovani di Slow Food e con la partecipazione di Coop, che, nell'ottica dell’educazione al buon cibo e alla sensibilizzazione sulle cause e conseguenze dello spreco, vedrà l’attraversamento delle calli veneziane per la raccolta delle verdure destinate alla preparazione di una zuppa primaverile, da cucinare insieme e a suon di musica negli spazi della Tana.
Coerentemente con l’idea di scambio alla base del progetto, durante i primi giorni di apertura al pubblico, ai partecipanti dei workshop e ai volontari della mensa Caritas di Venezia verrà riservato un tour guidato alla Biennale d’arte.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Un'immagine dell'area urbana in cui sorge la Mensa Caritas di San Martino a Venezia; [fig. 2] logo del progetto  «Tana liberi Tutti»; [fig. 3] Programma del progetto  «Tana liberi Tutti»

Informazioni utili 
«Tana liberi Tutti». «La Tana», Campiello della Tana 2129, Castello - Venezia. Orari: dalle 14.00 alle 18.00. Informazioni: tlt@studio-public.org; cell. 347.7654721. Blog: tanaliberitutti.tumblr.comFB: www.facebook.com/tanaliberituttivenezia. Da mercoledì 29 maggio a domenica 2 giugno 2013. 

lunedì 27 maggio 2013

Alla Biennale di Venezia ci sarà anche il «Paese dei rifiuti»

Non compare sulle carte geografiche, ma è stato riconosciuto come nazione a Parigi, lo scorso 11 aprile, presso la sede centrale dell’Unesco. Stiamo parlando del Garbage Patch State, letteralmente «Grande chiazza di immondizia»: un’immensa isola di plastica, dalla superficie stimata tra i 700.000 agli oltre 10 milioni di chilometri quadrati, con tanto di costituzione, capitale e bandiera.
La nuova nazione non biodegradabile, nata da una riflessione di Maria Cristina Finucci sulla difficile situazione ambientale del nostro pianeta, sarà l’ottantanovesimo Paese in mostra a Venezia, nei giorni della cinquantacinquesima edizione della Biennale d’arte. Il suo padiglione avrà sede all’Università Ca’ Foscari, nella storica sede sul Canal Grande, dove verrà esposta un’installazione site-specific: una marea di tappi di plastica colorata, imbrigliati da reti che, dal cortile dell’ateneo veneto, trapasseranno verso la laguna, così da essere metafora e immagine dello straripare dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. Mentre all’interno del padiglione, che gode del patrocinio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, l’artista proietterà la sua video-opera «Dentro»: una vera e propria immersione a 360° in un mare di plastica.
«Wasteland, questo il titolo dell’intero progetto d Maria Cristina Finucci, si propone di sensibilizzare il mondo intero su un problema che cresce minuto dopo minuto ed è di dimensioni colossali: il Garbage Patch State è, infatti, un Paese che non si fa notare, del quale le rilevazioni satellitari non riescono a delimitare i confini precisi, ma che, per il mondo scientifico, ha una superficie che si estende quanto la Penisola Iberica o come due volte l’intera superficie del Texas.
«Già oggi, se si potessero raccogliere tutte le immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne tappezzano i fondali, si creerebbe – raccontano gli organizzatori dell’evento- un deposito di rifiuti più esteso dell’Himalaya e più alto dell’Everest. Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola che ‘galleggino’ 3,65 milioni di tonnellate di plastica. Circa un milione di pesci e altrettanti gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica. Il problema, però, è anche di natura organica perché i microframmenti di quella plastica buttata nei mari creano un ‘brodo’ che è scambiato dai pesci per plancton. Così quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi che, a nostra volta, le incorporiamo nei nostri organismi».
Il grande Stato dell’immondizia, che a settembre sarà in mostra anche al Maxxi di Roma, prenderà vita a Venezia e sarà animato da personaggi raccontati, per scelta dell’artista, dagli studenti di Ca’ Foscari.
Ai pesci, ai mammiferi marini e ai gabbiani, tutti intossicati e deformati dalla plastica che popolano queste lande tossiche, saranno sostituite creature intelligenti, cittadini consapevoli del proprio nuovo Stato, al quale danno regole costitutive, sotto una bandiera nazionale allegramente colorata, ma di grande significato: fondo azzurro trasparente come il mare, popolato da vortici rossi, come quelli che sul Pacifico -ma anche nel mare dei Sargassi nell’Atlantico- hanno convogliato e riunito i rifiuti portati dai fiumi o scaricati dalle navi.
Maria Cristina Finucci si immagina il Garbage Patch State «popolato –affermano gli organizzatori- da una babele infinita di lingue, quante le nazioni da cui provengono, che sono di tutti e di nessun sesso, non solo maschi o femmine, maestri del vivere alla giornata, ma con la consapevolezza di essere quasi eterni, come le immondizie di plastica».
L’opera sarà anche al centro di un’azione collettiva attraverso il blog del sito garbagepatchstate.org. Un modo, questo, per rendere noi tutti cittadini responsabili di uno Stato che oggettivamente ci appartiene, essendo formato anche dai sacchetti di plastica, dai giocattoli rotti, dai palloni che ognuno di noi dimentica. Il padiglione nazionale del Garbage Patch State diventa, dunque, occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su un’emergenza importante del nostro pianeta attraverso un linguaggio, quello dell’arte, che può toccare corde che la pura informazione scientifica stenta a far risuonare.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cartolina ideata da Maria Cristina Finucci per il Garbage Patch State; [fig. 2] Maria Cristina Finucci con la bandiera del Garbage Patch State; [fig. 3] Il Garbage Patch State visto dal satellite

Informazioni utili 
The Garbage Patch State Venice. Un’installazione di Maria Cristina Finucci. Università Ca’ Foscari – Cortile grande, Dorsoduro 3246 – Venezia. Orari: da mercoledì 29 maggio a domenica 15 settembre, ore 10.00-18.00, chiuso il martedì; da lunedì 16 settembre a domenica 24 novembre 2013, da lunedì a venerdì, ore 8.00-10.00, sabato, ore 8.00-13.45, chiuso la domenica. Ingresso gratuito. Catalogo: Terra Ferma Edizioni. Inaugurazione: mercoledì 29 maggio, ore 12.30. Informazioni: www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=153025. Sito internet:  www.garbagepatchstate.org. Pagina FB: www.facebook.com/pages/Garbage-Patch-State/476188872436898. Da mercoledì 29 maggio a domenica 24 novembre 2013.