È un omaggio a tutto tondo all’opera di Antonietta Raphaël (Kaũnas, Lituania, 1895 – Roma 1975) la mostra antologica allestita, fino al prossimo martedì 25 aprile, al Castello malatestiano di Longiano, nelle sale della Fondazione Balestra. La rassegna -curata da Giuseppe Appella, che, con Giulia Mafai, ha appena dato alle stampe il catalogo ragionato della produzione scultorea dell’artista (Allemandi, Torino 2016)- allinea un centinaio di disegni datati tra il 1925 e il 1974, quindici sculture realizzate tra 1933 e il 1971, e il corpus completo delle opere grafiche (1948–1974).
Pittrice e scultrice dal temperamento inquieto, Antonietta Raphaël è stata definita «la signora bizzarra venuta dal ghetto baltico», perché, attraverso un vibrante e corposo realismo, ha dato vita a suggestioni contraddittorie, guardando sia al sensualismo plastico di Rodin sia al primitivismo di Jacob Epstein.
Dopo essersi diplomata in pianoforte nel 1915, alla Royal Academy di Londra, l’artista lituana giunse a Roma, dove sposò nel 1935 Mario Mafai. Con il marito e con Scipione, la Raphaël fondò la Scuola di via Cavour, fulcro della futura Scuola romana, che si opponeva al novecentismo ufficiale e, quindi, era lontana dal ritorno all’ordine, dal recupero della tradizione primitiva e rinascimentale, secondo premesse già espresse dalla pittura metafisica e dal realismo sintetico di Severini.
Le prime opere pittoriche dell’artista mostrano di risentire dell’influenza di Soutine, Chagall e dei Fauves: la città e la sua veste architettonica sono tra i soggetti privilegiati dalla pittrice. In queste opere si ritrova quello che Alfredo Mezio ha definito «un romanismo contaminato da un folklore orientale». Un’espressione, questa, che trova conferma in un successivo giudizio di Alberto Moravia: «curiosamente Roma, città museo sede di cento accademie dedicate al defunto classicismo umanistico, è diventata nei dipinti della Raphaël zingaresca, orientale, evanescente». Ne danno prova opere come «Colosseo», «Passeggiata archeologica», «L’arco di Settimio Severo».
Il «sapore prettamente russo», tendente all’arabesco «di gusto arcaico e popolaresco», oltre che il respiro internazionale e la portata innovatrice dell’opera dell’artista -doti oggettivamente apprezzate dalla critica- non fecero, però, la sua fortuna in campo espositivo. Forse per un eccesso di esotismo dei suoi lavori, sono, infatti, poche le mostre che la Raphaël realizzò in vita.
A partire dal 1930 l’artista lituana si dedicò intensamente alla scultura, lavorando, in grande concentrazione e solitudine, nello studio dell’amico scultore Ettore Colla. «Miriam che dorme» e «Simona col pettine» risalgono a quegli anni e in esse si può verificare l’estraneità dell’artista dalla scultura italiana del tempo. In questa fase i suoi riferimenti sono piuttosto Maillol e la plastica francese, da Bourdelle e Despiau.
Per chi volesse saperne di più sulla produzione scultorea dell’artista oggi è anche disponibile un catalogo ragionato, frutto di una lunga ricerca tra fonti sparse ed eterogenee: fotografie, diapositive, cataloghi, lettere, diari a altri documenti. Questi preziosi quanto caotici materiali, rintracciati negli archivi di famiglia e in numerosi musei, istituzioni, gallerie, collezioni e archivi privati, chiariscono definitivamente dubbi e incongruenze relative a datazioni e attribuzioni. Dalla visione totale dell'opera emerge chiaramente come Raphaël sia stata una delle artiste più importanti del Novecento.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Gatto, 1940, inchiostro; [fig. 2] Nudo, 1967, inchiostro acquarellato; [fig. 3] Donna del popolo con bambino, 1956, gesso
Informazioni utili
Antonietta Raphaël - Disegni, sculture, dipinti e opere grafiche 1925-1974. Castello Malatestiano, piazza Malatestiana, 1 - Longiano (FC). Orari: dal martedì alla domenica e i giorni festivi, ore 10.00-12.00 e 15.00-19.00. Ingresso: intero € 7,00, ridotto (over 65 anni, docenti, gruppi 10 persone min., convenzioni) € 5,00, ridotto speciale studenti € 3,00, gratuito per under 13 anni accompagnati, disabili e accompagnatori, giornalisti, residenti nel Comune di Longiano. Informazioni: tel.0547.665850. Sito internet: www.fondazionetitobalestra.org. Fino al 25 aprile 2017.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 13 aprile 2017
mercoledì 12 aprile 2017
«Una commedia in cerca di autori», un concorso under 40
«Dove non c’è umorismo non c’è umanità», diceva Eugene Ionesco. Con questo spirito «La Bilancia Produzioni», realtà che gestisce il teatro Martinitt di Milano e il teatro de’ Servi di Roma, lancia la quinta edizione del concorso nazionale «Una commedia in cerca di autori». Il contest, il cui termine ultimo di consegna dei materiali è fissato per lunedì 24 aprile, è rivolto alle giovani e talentuose penne italiane tra i 18 e 40 anni (ovvero ai nati tra il 1977 e il 1999).
«L’intento -spiegano gli organizzatori- è di dare una sferzata a un filone, quello della commedia brillante contemporanea, che spesso in Italia risulta assente o poco presente nei teatri, nelle scuole e nei laboratori di recitazione, propensi piuttosto a replicare, riformulare e reinterpretare i classici antichi e moderni».
La commedia è, invece, un genere virtuoso, di tutto rispetto, che ha radici profonde nella cultura italiana e che non va confuso, come spesso accade, con i film da botteghino. «Lieve ma impegnato, senza tempo eppure attuale, leggiadro ma spietato, sfacciato eppure sottile», questo genere teatrale usa, infatti, il linguaggio comico e ironico per fotografare con spiazzante lucidità e sondare in profondità qualsiasi tema, anche il più scomodo e delicato.
Sdrammatizzando, la commedia crea così una forte empatia con gli spettatori, «entra chiassosa nella loro quotidianità, -spiegano dalla società «La Bilancia Produzioni»- li invita a riflettere, ne scuote l’emotività, ma poi li salva regalando del sano, terapeutico divertimento».
Dopo «Solo sei bottiglie» di Federico Basso, «Ti presento papà» di Giuseppe Della Misericordia e «Il capo dei miei sogni» di Sara Palma e Daniele Benedetti, e mentre è in scena l’applaudita commedia «Bedda Maki» di Marco Di Stefano e Chiara Boscaro, che sta riscuotendo un ottimo successo di critica e di pubblico, ritorna, dunque, a far parlare di sé il concorso che cerca testi inediti e giovani penne di talento under 40, residenti in tutte le Regioni d’Italia, iscritti e no alla Siae.
Premio per il copione vincitore sarà la produzione dello spettacolo (scelta di attori, regista, scenografo, costumista, musicista sono a carico della società «La Bilancia Produzioni»), con una tournée in giro per l’Italia in oltre cinquanta piazze, realizzata grazie alla collaborazione di varie sale teatrali ubicate sul territorio nazionale, tra cui il Manzoni di Busto Arsizio, e che in questa edizione vede anche il sostegno di Torino Spettacoli e di Claps Spettacolo dal vivo.
Oggetto del concorso è la creazione di una commedia brillante in due atti, con tre o cinque attori, e non più di due ambientazioni. I concorrenti dovranno consegnare il proprio copione su supporto cartaceo e digitale, attraverso raccomandata spedita all’indirizzo del teatro Martinitt di Milano o a mano alla biglietteria del teatro, in via Riccardo Pitteri 58, entro le ore 18.00 del 24 aprile 2017. Tutti i dettagli del bando sono consultabili sulla piattaforma www.commedieitaliane.it. Per ulteriori informazioni è possibile contattare Viviana Gagliardi ai numeri 02.36580013 o 02.36580014 o all’indirizzo e-mail info@teatromartinitt.it.
Continua nel frattempo la tournée del testo che ha vinto lo scorso anno: «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici» di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano. Lo spettacolo, per la regia di Roberto Marafante, sarà in cartellone venerdì 21 aprile, alle ore 21, al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio (biglietti da € 30,00 a € 23,00, in vendita al botteghino da venerdì 14 aprile). Cinque giovani e talentuosi attori professionisti -Roberta Azzarone, Caterina Gramaglia, Franco Mirabella, Lorenzo Parrotto e Arturo Scognamiglio- porteranno il pubblico tra i tavoli del ristorante «La Tonnara di Toni», un locale siciliano a Milano che, per sconfiggere la crisi, cerca di trasformarsi in un’azienda di ristorazione particolarmente all’avanguardia, dove i capisaldi della gastronomia isolana vengono trasformati in piatti sushi-fusion.
Con uno stile comico e fluido, lo spettacolo porta il pubblico alla scoperta di tanti temi attuali: dai «problemi mai risolti tra il nostro nord e il nostro sud» alla crisi delle attività commerciali, dalla «spasmodica ricerca del nuovo ‘a tutti i costi’» all’improbabile culto del mondo degli chef e molto altro.
Per maggiori informazioni sulla programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è possibile contattare il numero 339.7559644 o lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.
Per saperne di più
www.commedieitaliane.it
«L’intento -spiegano gli organizzatori- è di dare una sferzata a un filone, quello della commedia brillante contemporanea, che spesso in Italia risulta assente o poco presente nei teatri, nelle scuole e nei laboratori di recitazione, propensi piuttosto a replicare, riformulare e reinterpretare i classici antichi e moderni».
La commedia è, invece, un genere virtuoso, di tutto rispetto, che ha radici profonde nella cultura italiana e che non va confuso, come spesso accade, con i film da botteghino. «Lieve ma impegnato, senza tempo eppure attuale, leggiadro ma spietato, sfacciato eppure sottile», questo genere teatrale usa, infatti, il linguaggio comico e ironico per fotografare con spiazzante lucidità e sondare in profondità qualsiasi tema, anche il più scomodo e delicato.
Sdrammatizzando, la commedia crea così una forte empatia con gli spettatori, «entra chiassosa nella loro quotidianità, -spiegano dalla società «La Bilancia Produzioni»- li invita a riflettere, ne scuote l’emotività, ma poi li salva regalando del sano, terapeutico divertimento».
Dopo «Solo sei bottiglie» di Federico Basso, «Ti presento papà» di Giuseppe Della Misericordia e «Il capo dei miei sogni» di Sara Palma e Daniele Benedetti, e mentre è in scena l’applaudita commedia «Bedda Maki» di Marco Di Stefano e Chiara Boscaro, che sta riscuotendo un ottimo successo di critica e di pubblico, ritorna, dunque, a far parlare di sé il concorso che cerca testi inediti e giovani penne di talento under 40, residenti in tutte le Regioni d’Italia, iscritti e no alla Siae.
Premio per il copione vincitore sarà la produzione dello spettacolo (scelta di attori, regista, scenografo, costumista, musicista sono a carico della società «La Bilancia Produzioni»), con una tournée in giro per l’Italia in oltre cinquanta piazze, realizzata grazie alla collaborazione di varie sale teatrali ubicate sul territorio nazionale, tra cui il Manzoni di Busto Arsizio, e che in questa edizione vede anche il sostegno di Torino Spettacoli e di Claps Spettacolo dal vivo.
Oggetto del concorso è la creazione di una commedia brillante in due atti, con tre o cinque attori, e non più di due ambientazioni. I concorrenti dovranno consegnare il proprio copione su supporto cartaceo e digitale, attraverso raccomandata spedita all’indirizzo del teatro Martinitt di Milano o a mano alla biglietteria del teatro, in via Riccardo Pitteri 58, entro le ore 18.00 del 24 aprile 2017. Tutti i dettagli del bando sono consultabili sulla piattaforma www.commedieitaliane.it. Per ulteriori informazioni è possibile contattare Viviana Gagliardi ai numeri 02.36580013 o 02.36580014 o all’indirizzo e-mail info@teatromartinitt.it.
Continua nel frattempo la tournée del testo che ha vinto lo scorso anno: «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici» di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano. Lo spettacolo, per la regia di Roberto Marafante, sarà in cartellone venerdì 21 aprile, alle ore 21, al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio (biglietti da € 30,00 a € 23,00, in vendita al botteghino da venerdì 14 aprile). Cinque giovani e talentuosi attori professionisti -Roberta Azzarone, Caterina Gramaglia, Franco Mirabella, Lorenzo Parrotto e Arturo Scognamiglio- porteranno il pubblico tra i tavoli del ristorante «La Tonnara di Toni», un locale siciliano a Milano che, per sconfiggere la crisi, cerca di trasformarsi in un’azienda di ristorazione particolarmente all’avanguardia, dove i capisaldi della gastronomia isolana vengono trasformati in piatti sushi-fusion.
Con uno stile comico e fluido, lo spettacolo porta il pubblico alla scoperta di tanti temi attuali: dai «problemi mai risolti tra il nostro nord e il nostro sud» alla crisi delle attività commerciali, dalla «spasmodica ricerca del nuovo ‘a tutti i costi’» all’improbabile culto del mondo degli chef e molto altro.
Per maggiori informazioni sulla programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è possibile contattare il numero 339.7559644 o lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.
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martedì 11 aprile 2017
«Senso 80», Flavio Favelli interpreta l’Albergo Diurno Venezia
Si intitola «Senso 80» il progetto site specific studiato da Flavio Favelli per il suggestivo spazio dell’Albergo Diurno Venezia a Milano. L’artista ha creato su invito del Fai – Fondo per l’ambiente italiano un percorso in relazione all’architettura e agli spazi dell'ambiente partendo dagli elementi originali che ne hanno tracciato in modo profondo la poetica e la sua inconfondibile atmosfera.
Gli arredi così come i servizi e l’illuminazione, svelati nelle cartoline storiche del Diurno, ci riconducono alla sua funzione e alla sua essenza di luogo animato da uno spirito di cura del corpo e dell’anima.
Vedendo le immagini fotografiche degli anni Venti e Trenta del celebre bagno pubblico milanese, l’artista è rimasto colpito soprattutto dal gruppo di arredi collocati nella parte centrale del salone, oggi dispersi. Si trattava di quattro spazi con divani a forma circolare e di alcuni tavoli con sedie e lampade, per leggere, scrivere e conversare. Favelli ha deciso di ricostruire queste isole-divanetti e i volumi originali del salone con quattro installazioni, sculture in forme di assemblaggio e collage di vari materiali come mattonelle di graniglia, parti di mobilio e specchi. Il risultato è una reinterpretazione che intende essere fedele e insieme artificiale.
Anche la luce diventa un tema importante.
Il Diurno esibisce in alcuni punti i neon, senza alcuna copertura e questa luce fredda diventa parte dell’opera d’arte. Il progetto si chiude nei corridoi dell’Albergo con una serie di insegne luminose, le cui immagini, colori, grafie mischiate e sovrapposte, risultano difficilmente comprensibili e quasi indefinite, ma qui posizionate per evocare la presenza di varie attività commerciali in passato attive in questo luogo : «Al Diurno si trova ancora incollato qualche adesivo di pubblicità - racconta l’artista- ci sono le insegne di plastica delle Ferrovie dello Stato e dei negozi, ad esempio il Barbiere Manicure, ed è proprio questo, per molti marginale rispetto al fascino intrinseco del luogo, che io invece trovo interessante. Il Diurno era come un aeroporto, come una micro città che serviva solo per l’uomo e la donna moderna (la bellezza, l’acconciatura, le terme, i viaggi…) era un luogo super artificiale».
L’allestimento intende suggerire una lettura originale di ciò che c’era e non c’è più, usando la ricostruzione di parte degli arredi, apparentemente formale ma in realtà concettuale, e l’assemblaggio di vari materiali, stili e oggetti, per approdare all’evocazione di una memoria storica e affettiva e per restituire un’idea di narrazione che ben esprime la natura e la vocazione di questi spazi, intrisi di umanità e passato. Il rapporto che Favelli crea con i luoghi, espressione di una memoria propria, è un tema centrale nel suo lavoro e nella sua poetica. Così come emerge dal recente lavoro realizzato nella casa di Bologna dove la madre dell’artista ha vissuto negli ultimi vent’anni: un’opera-ambiente che parla di una storia intima, di affetti e della memoria, caratterizzata dalla presenza e dalla convivenza di elementi che testimoniano un passato non troppo lontano ma in disuso e di nuove strane presenze, a volte ingombranti, che celebrano lo spirito di quegli ambienti attraverso wall painting realizzati sui muri della casa.
Informazioni utili
«Senso 80». Flavio Favelli interpreta l’Albergo Diurno Venezia. Albergo Diurno Venezia, Piazza Oberdan – Milano. Orari: dal giovedì alla domenica, dalle ore 12 alle ore 19.30. Ingresso libero. Sito internet: www.flaviofavelli.com. Fino al 14 maggio 2017.
Gli arredi così come i servizi e l’illuminazione, svelati nelle cartoline storiche del Diurno, ci riconducono alla sua funzione e alla sua essenza di luogo animato da uno spirito di cura del corpo e dell’anima.
Vedendo le immagini fotografiche degli anni Venti e Trenta del celebre bagno pubblico milanese, l’artista è rimasto colpito soprattutto dal gruppo di arredi collocati nella parte centrale del salone, oggi dispersi. Si trattava di quattro spazi con divani a forma circolare e di alcuni tavoli con sedie e lampade, per leggere, scrivere e conversare. Favelli ha deciso di ricostruire queste isole-divanetti e i volumi originali del salone con quattro installazioni, sculture in forme di assemblaggio e collage di vari materiali come mattonelle di graniglia, parti di mobilio e specchi. Il risultato è una reinterpretazione che intende essere fedele e insieme artificiale.
Anche la luce diventa un tema importante.
Il Diurno esibisce in alcuni punti i neon, senza alcuna copertura e questa luce fredda diventa parte dell’opera d’arte. Il progetto si chiude nei corridoi dell’Albergo con una serie di insegne luminose, le cui immagini, colori, grafie mischiate e sovrapposte, risultano difficilmente comprensibili e quasi indefinite, ma qui posizionate per evocare la presenza di varie attività commerciali in passato attive in questo luogo : «Al Diurno si trova ancora incollato qualche adesivo di pubblicità - racconta l’artista- ci sono le insegne di plastica delle Ferrovie dello Stato e dei negozi, ad esempio il Barbiere Manicure, ed è proprio questo, per molti marginale rispetto al fascino intrinseco del luogo, che io invece trovo interessante. Il Diurno era come un aeroporto, come una micro città che serviva solo per l’uomo e la donna moderna (la bellezza, l’acconciatura, le terme, i viaggi…) era un luogo super artificiale».
Informazioni utili
«Senso 80». Flavio Favelli interpreta l’Albergo Diurno Venezia. Albergo Diurno Venezia, Piazza Oberdan – Milano. Orari: dal giovedì alla domenica, dalle ore 12 alle ore 19.30. Ingresso libero. Sito internet: www.flaviofavelli.com. Fino al 14 maggio 2017.
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