Ha da poco aperto i battenti, negli spazi di
Villa Spada, il
museo del tessuto e della tappezzeria «Vittorio Zironi», quattordicesima sede dell’
Istituzione Bologna Musei nata grazie all'acquisizione, nel febbraio 2016, da parte dell’Amministrazione comunale dell’intero patrimonio appartenuto a
Vittorio Zironi, collezionista di un’ampia gamma di reperti sulla produzione tessile europea dal IV secolo al Novecento.
Il lascito, ad opera dei parenti, ha portato a una prima revisione della struttura museale, la cui tutela e valorizzazione sono state affidate ai
Musei civici di arte antica.
L’intervento conservativo, che per il momento ha interessato solo l’assetto espositivo di alcune sale, proseguirà nei prossimi mesi con interventi migliorativi che riguarderanno la dotazione di una nuova segnaletica e la realizzazione di apparati didattici.
Fondato nel 1946 su iniziativa di Vittorio Zironi, il Museo del tessuto e della tappezzeria si configura come un unicum di eccezionale rilievo nel panorama delle collezioni italiane ed estere dedicate all'arte tessile per il ricchissimo patrimonio di
oltre seimila oggetti, di natura e varietà differenti, raccolto in oltre quarant'anni di acquisizioni e donazioni. Del tutto peculiare è poi l'attenzione con cui i
manufatti tessili sono posti in relazione agli
strumenti di lavoro e ad aspetti poco noti del
processo produttivo tessile, che connota questa istituzione come una importante base di studio per conoscere i segreti e le tecniche di un lavoro artigiano dalle origini molto antiche.
La visione che fin dall'inizio guidò Zironi nella scelta dei reperti e delle modalità per la loro esposizione è improntata, infatti, a uno stretto rapporto con la cultura artistico-industriale, nell'intento di illustrare l'ampia varietà di funzioni specialistiche che hanno accompagnato l'evoluzione del mestiere del tappezziere. Dalla costruzione e restauro di mobili imbottiti all'applicazione di drappeggi e tendaggi in ambienti differenti, le abilità di questa figura si sono affinate con sempre maggiore padronanza di manualità, senso estetico e capacità di operare le scelte più appropriate nella selezione di colori, tessuti e imbottiture, fondata su una accurata conoscenza degli stili della decorazione di interni.
La rivisitazione dell'assetto museografico rispetta l'originario criterio basato sulla classificazione per tipologie di oggetti di carattere omogeneo. Attraverso nuove soluzioni di allestimento con vetrine, viene introdotto un accento più evidente su poli tematici che sottolineano sia la rilevanza sotto il profilo storico e artistico sia la capacità documentaria dei reperti. Da segnalare, inoltre, l'arricchimento delle sale con
dipinti del XVIII secolo, in prevalenza ritratti, provenienti dalle collezioni dei Musei civici d'arte antica, che restituisce l'effetto dell'ambientazione originale di una dimora nobiliare coeva.
Il percorso di visita si articola oggi in venti sale disposte su tre piani ed espone una significativa ma parziale porzione dell'intero patrimonio –duemilacinquecento pezzi- che comprende collezioni di tessuti italiani (tra cui damaschi, lampassi, broccati, velluti, tele bandiera, broccatelli, taffetas e liseré), tessuti orientali (turchi egiziani, copti, caucasici, persiani e indiani), merletti e ricami, paramenti sacri, abiti e costumi, bandiere e stendardi, pelli, stampi, cuoi, passamanerie, telai, accessori e attrezzi per tappezzieri.
Il piano terra gravita sull'elegante loggia dove sono esposte bandiere e stendardi di area bolognese, a conferma di un profondo legame con il territorio fortemente voluto dal fondatore.
Tra i manufatti esposti nella prima sala spicca un raro frammento serico eseguito con la tecnica del lampasso, databile al XIV secolo, che testimonia l'eccellente livello raggiunto dalle manifatture lucchesi per qualità di tessitura e ricchezza del modulo decorativo. Il motivo iconografico riprende la scena sacra dell'«Annunciazione» nell'esecuzione realizzata dal
Ghirlandaio e rientra in una tradizione di produzione seriale destinata all'applicazione su paramenti ecclesiastici.
Le manifatture italiane di epoca rinascimentale sono riunite nella seconda sala, dove sono esposti pregiati velluti di Genova e Zoagli, capitali europee della lavorazione di velluti lisci cesellati con decorazioni arabescate, animate da alberi, uccelli e altre forme zoomorfe. Tra i pezzi di maggiore pregio allestiti in questa sezione si distinguono inoltre tre tessuti decorati con disegni di
Mariano Fortuny y Madrazo, figura di eclettico genio che all'inizio del XX secolo fondò a Venezia un'officina per la stampa su seta di motivi originali divenuta celebre in tutto il mondo.
La diffusione dei lampassi come simbolo di ricchezza presso le corti, i nobili e i ricchi borghesi in Europa è testimoniata da un reperto di rilevante importanza storica: un cappello appartenente al corredo matrimoniale di
Francesco I de' Medici, Granduca di Toscana.
La terza sala documenta l'evoluzione della lavorazione artigianale di altre tipologie tessili leggere, come i broccati, verso un gusto rococò influenzato dall'affermazione nel XVIII secolo di un esotismo di gusto orientale e, nel secolo successivo, verso un
revival di eleganze neogotiche care al Romanticismo.
Tra il piano e il piano terra è situata l'affascinante ghiacciaia settecentesca, un ambiente absidato di forma circolare con copertura a volta, progettato come conserva di neve per il mantenimento delle derrate alimentari di cui spesso venivano dotate le ville nobiliari dell'epoca.
L'ingresso al primo piano introduce alla Galleria delle arti riccamente ornata dalle statue delle «Tre Arti scolpite» da
Giacomo De Maria e dai ritratti a cameo dei
marchesi Giacomo Zambeccari e Ginevra Gozzadini. In questa sala trova collocazione il nucleo più antico della collezione costituito da sessantaquattro frammenti di tessuti copti, risalenti ad un periodo tra il IV e il XII secolo provenienti da corredi funebri ornati da motivi decorativi con figure animali, vegetali e umane.
Procedendo nell'adiacente salone da pranzo, o sala delle Colonne, si incontra una sezione dedicata ai disegni di
Guido Fiorini, il cui archivio professionale è stato donato al museo nel 1990. Pittore e grafico formatosi nell'ambiente di Alfonso Rubbiani, Fiorini è stato una figura chiave del Liberty bolognese e delle vicende della Aemilia Ars, fondata a Bologna nel 1898 con l'intento di rinnovare il campo delle arti applicate. Altri ricami e merletti di produzione italiana che illustrano un artigianato capace di riadattare antiche tecniche di lavorazione agli inizi del XX secolo sono quelli realizzati dalla
Scuola Ricami Ranieri di Sorbello, operante in provincia di Perugia all'inizio del Novecento, specializzata nella realizzazione del Punto Umbro ispirato ad un antico punto arabo.
Ulteriori nuclei di rilievo sono, poi, costituiti da abiti e vesti liturgiche come dalmatiche e piviali del XVIII e XIX secolo, tra i quali l'esemplare di piviale indossato da
Papa Giovanni XXIII quando era nunzio apostolico a Parigi.
Nella sala undici si trova traccia di un'altra pregiata parte della cultura artistica e artigianale cittadina con i damaschi bolognesi, ottenuti dalla lavorazione di decorazioni opache su fondo lucido. Qui è, inoltre, esposto un magnifico telaio verticale francese del XVII secolo, poi modificato con sistema meccanico basato su schede perforate per la lavorazione con tecnica Jacquard, straordinario testimone dell'evoluzione tecnologica nell'epoca della rivoluzione industriale.
Completa il primo piano una sala dedicata alle sete, tra cui alcuni importanti pezzi di sete policrome persiane finemente ricamate in oro.
Fra il primo e secondo piano si trova l'ampia sala della Meridiana magnificamente decorata, destinata ad ospitare convegni e conferenze, dalle cui vetrate si accede al giardino all'italiana progettato da
Giovanni Battista Martinetti sfruttando la naturale pendenza del terreno che circonda la villa.
Salendo al secondo piano, un piccolo atrio decorato con pitture di prospettiva immette nella quattordicesima sala, detta sala Boschereccia o Giardino d'Inverno, animata da vedute di paesaggio con scene venatorie che circondano le vetrine dove sono conservati pizzi, ricami e abiti.
Attraversando la sala successiva dedicata alla tessitura italiana, con abiti e cappelli realizzati da note modisterie e sartorie non solo bolognesi tra XIX e XX secolo, si accede alla corposa collezione di tessuti orientali, tra cui quelli giapponesi, persiani, caucasici, egiziani e turchi, che costituisce senza dubbio uno dei nuclei più notevoli dell'intera collezione. Così come si distinguono per l'eccezionale qualità esecutiva e la ricchezza di decorazioni gli elegantissimi caftani ottomani del XVIII-XIX secolo allestiti nella sala diciassette.
Il percorso espositivo si conclude con una raccolta di abiti di rappresentanza provenienti dall'archivio del Comune di Bologna, e le ultime due sale che raccolgono altri telai, tra cui un rarissimo esemplare del 1380 per la lavorazione di passamanerie (galloni e cordoni), attrezzi di vari generi ed epoche, passamanerie e cuoi.
Si tratta di reperti frutto dell'attenzione primaria che Vittorio Zironi ebbe verso la documentazione di tutti gli aspetti connessi alla tecnologia tessile e del rapporto appassionato che egli intrattenne costantemente con la categoria professionale dei tappezzieri, nella consapevolezza che la storia di questa arte è anche la storia di mode e stili di vita dei popoli. Uno sguardo, quello del collezionista, che il museo intende continuare a mantenere vivo nella sua attività futura, come fucina di proposte per lo studio e l'analisi dell'artigianato, in generale, e della tessitura e della tappezzeria, in particolare.
Informazioni utili
Museo del tessuto e della tappezzeria «Vittorio Zironi», via di Casaglia, 3 - 40135 Bologna. Orari: giovedì, ore 9.00-14.00; sabato e domenica, ore 10.00-18.30; chiuso Natale, Capodanno, 1° maggio e festivi infrasettimanali. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00, gratuito con la Card Musei metropoli-tani Bologna e la prima domenica di ogni mese. Informazioni: tel. 051.2194528 / 2193916 (bigliette-ria Museo civico medievale), museiarteantica@comune.bologna.it. Sito internet: www.museibologna.it/arteantica.