Ago e filo per raccontare la devozione mariana: si potrebbe riassumere in questo modo il progetto di Nadia Nespoli per la Chiesa di San Raffaele Arcangelo a Milano. L’artista lombarda, anima del Laboratorio Artemisia alla Casa di reclusione di Bollate, presenta in questo luogo sacro di impianto barocco, consacrato da Carlo Borromeo nel 1582, una nuova opera di fiber art: «Maria» (2019).
Si tratta di un quadro azzurro, intrecciato a mano all’uncinetto, ispirato a un’iconografia antica.
Monsignor Domenico Sguaitamatti - rettore della chiesa, ubicata a due passi dal Duomo, il cui progetto di costruzione è stato variamente attribuito a Pellegrino Tibaldi o all’architetto genovese Galeazzo Alessi- spiega a tal proposito: «soprattutto nelle icone bizantine, capita di vedere la Madonna Annunciata non con un libro in mano, come nella tradizione occidentale, ma con un fuso, con fuso e conocchia, o semplicemente con una matassina di cotone». La filatura, infatti, non soltanto era un’attività comune alle donne ebraiche, ma porta in sé anche un profondo significato simbolico: nel suo atto di generare un filo, Maria salda le due nature (umana e divina) del figlio che porta in grembo.
L’opera -collocata dal 5 al 31 ottobre in una teca illuminata, davanti a uno degli altari laterali- fa uso volutamente di una tecnica popolare antica, umile e ripetitiva, che sollecita le dita come il rosario. Il filo di cotone azzurro, colore che richiama il velo di Maria, simboleggia il filo del tempo, il filo di un legame, e il filo dell’intima narrazione che cambia seguendo lo sguardo dell’osservatore.
I colori del mare e del cielo giocano un ruolo da protagonisti anche al Santuario di Santa Maria alla Fontana, chiesa nel cuore del quartiere Isola, fatto erigere in aperta campagna nel 1506 da Carlo II d’Amboise, governatore di Milano durante la dominazione francese. Per secoli questo luogo sacro fu un oggetto di devozione per un’antica fontana ritenuta miracolosa e per lungo tempo svolse anche un ruolo chiave nel sistema sanitario e assistenziale di Milano, accanto all’Ospedale Maggiore e al Lazzaretto.
A richiamare la storia e il significato del santuario milanese, davanti all’ingresso della stanza della fonte miracolosa, riallestita con bocchette d’acqua zampillante e decorata con gli affreschi cinquecenteschi attribuiti alla bottega di Bernardino Luini, c'è ora un'installazione di Nadia Nespoli, intitolata «Segnaletica simbolica» (2015), che accoglie i visitatori con tre elementi tridimensionali di forma circolare, ricavati da bobine in legno per cavi.
Ciascun disco in legno, dipinto di colore azzurro, è una sorta di segnale stradale e, nel contempo, traccia sacra e industriale che, emergendo dal traffico cittadino, si staglia per contrasto sull'architettura antica dei chiostri.
In modo analogo alle Madonnelle poste nelle edicole e ai lati delle strade, le tre edicole sacre di «Segnaletica simbolica» sono, spiega l’artista, «una segnalazione di percorso, per invitare chi cammina a fermarsi e pensare, pregare, fare un atto di devozione».
«In entrambi gli interventi» di Nadia Nespoli per questo ottobre meneghino -sottolinea Margherita Zanoletti, curatrice delle due mostre, riunite sotto il titolo «Azzurro contemporaneo»- «il rifiuto della figurazione dà origine a una nuova riflessione immersa nella semplicità del colore azzurro, riferimento a Maria di Nazareth». Il sacro incontra così il contemporaneo, in un gioco di rimandi legati tra loro dal «filo della devozione».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Nadia Nespoli, «Maria» (2019), tela ad uncinetto su telaio, 110x110 cm; [fig. 2] Esterno della Chiesa di San Raffaele a Milano; [fig. 3] Nadia Nespoli, «Segnaletica simbolica I» (2015), tecnica mista su legno,
diametro 50 cm
Informazioni utili
Nadia Nespoli | «Azzurro contemporaneo». «Maria» (2019). Chiesa di San Raffaele, via San Raffaele, 3 - Milano. Orari: lunedì – venerdì 9.30 – 18.30 | sabato 16.00 – 18.00. Ingresso libero. «Segnaletica simbolica». Chiesa di Santa Maria alla Fontana, piazza Santa Maria alla Fontana, 7 – Milano. Orari: lunedì-domenica 9.30 – 12.00, 14-30 – 17.30. Ingresso libero. Dal 5 al 31 ottobre 2019.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
mercoledì 2 ottobre 2019
martedì 1 ottobre 2019
Dal Dante di Lego alle «tessere di mare»: al via a Ravenna la Biennale del mosaico contemporaneo
«Ho visto finalmente Ravenna e tutte le mie aspettative erano nulla di fronte alla realtà. Sono i mosaici più belli e formidabili che io abbia mai visto. Non sono soltanto mosaici, ma vere e proprie opere». Così Wassily Kandinsky raccontava, in una lettera del 16 settembre 1930, all’amico Paul Klee la bellezza della città romagnola, scrigno di tesori preziosi dell’età paleocristiana e bizantina che, nel dicembre 1996, sono stati inseriti dall’Unesco nella lista dei Patrimoni mondiali dell’Umanità. La Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, i Battisteri degli Ariani e degli Ortodossi, la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo e in Classe, la Cappella arcivescovile e il Mausoleo di Teoderico hanno così fatto di Ravenna la capitale italiana del mosaico.
Da sei anni la città omaggia quell’antica e sapiente tecnica decorativa, che riproduce disegni mediante frammenti di pietre naturali o di paste vitree, con un festival a cadenza biennale. Nel 2019 l’appuntamento –promosso dall’amministrazione comunale, con il coordinamento del Mar – Museo d’arte della città- è in programma dal 6 ottobre al 24 novembre.
Per più di un mese monumenti, musei, chiostri e spazi simbolo della località romagnola si trasformeranno in gallerie d’eccezione per mostrare le più recenti indagini artistiche del settore.
Questa edizione della Biennale guarda con un occhio di riguardo alla figura di Dante Alighieri, il «sommo poeta» che trascorse a Ravenna gli ultimi tre anni della sua vita e le cui spoglie mortali riposano in un imponente sepolcro di stile neoclassico alla Chiesa di San Francesco. Palazzo Rasponi dalle Teste ospiterà, per esempio, la mostra «Opere dal mondo», a cura dell’Amic -Associazione internazionale mosaicisti contemporanei, con trentacinque lavori ispirati a una terzina del «Purgatorio»: «come si volge, con le piante strette / a terra e intra sé, donna che balli, / e piede innanzi piede a pena mette, / volsesi in su i vermigli e in su i gialli / fioretti verso me, non altrimenti / che vergine che li occhi onesti avvalli» (Canto XXVIII, versi 52-57). Mentre al Mar – Museo d’arte della città sarà possibile vedere un’originale scultura raffigurante l’autore della «Divina Commedia».
L’opera, visibile fino al prossimo 12 gennaio, fa parte della mostra «Forever Young», per la curatela di Davide Caroli, che il museo dedica a Riccardo Zangelmi, unico artista italiano certificato LEGO® Certified Professional, all’interno di un gruppo ristrettissimo di soli quattordici persone in tutto il mondo. L'artista porterà a Ravenna i suoi lavori realizzati con oltre 800mila mattoncini LEGO® di differenti dimensioni e colori.
Sempre al Mar, nello stesso periodo, sarà possibile ammirare la mostra «Mosaics», a cura di Daniele Torcellini,che rende omaggio a Chuck Close, figura di spicco dell’arte contemporanea dai primi anni Settanta, famoso per i suoi ritratti dipinti in scala monumentale, a partire da fotografie, che ritraggono star e politici, da Brad Pitt a Lou Reed, da Bill Clinton a Barack Obama.
L’artista americano ha esplorato, negli anni, un’ampia gamma di tecniche, processi e materiali fino ad arrivare all’utilizzo del mosaico a seguito del suo coinvolgimento nel progetto di arte pubblica per la Metropolitana di New York, o meglio per la stazione Second Avenue-86th Street. La serie «Subway Portraits», realizzata nel 2017, è costituita da dodici opere, in mosaico e in ceramica, che hanno visto al lavoro, come documenta l’esposizione ravennate, anche Mosaika Art and Design e Magnolia Editions.
La Biennale del mosaico ravennate troverà, inoltre, casa alla storica Biblioteca Classense, che per l’occasione aprirà tutti i suoi spazi: dalle sale espositive a quelle di lettura, dai chiostri agli ambienti più rappresentativi. Qui l’Accademia di belle arti di Ravenna presenterà, nella Manica lunga, «Incursioni», ovvero un affascinante intreccio di storie dedicate alle nuove esperienze creative dei più giovani artisti del mosaico. I curatori Rosetta Berardi e Benedetto Gugliotta, invece, ricreeranno, nella sala di lettura, un affascinante dialogo tra libri tradizionali e libri a mosaico. Mentre nel chiostro troveranno posto un’installazione del mosaicista Paolo Racagni e la donazione dell’opera «Arborea donna libera aurea» di Maria Grazia Brunetti da parte degli eredi.
Al museo Classis sarà allestita la mostra «Tessere di mare», a cura di Giuseppe Sassatelli, dedicata ai mosaici pavimentali romani a soggetto marino. Il percorso espositivo allinea importanti opere provenienti dall’area di Populonia e dal Museo archeologico nazionale di Napoli (tra cui un importantissimo manufatto del I° secolo a.C., ritrovato alla Casa del Fauno di Pompei), oltre a copie di mosaici antichi facenti parte della collezione del maestro Severo Bignami.
Il Museo nazionale di Ravenna presenterà la mostra «Intersezioni», a cura di Emanuela Fiori e Giovanni Gardini, con opere di Sara Vasini e Luca Freschi, due giovani artisti dai linguaggi e dagli esiti artistici molto diversi fra loro. La ricerca di entrambi si fonda sul recupero dell’antico o della memoria, avvertita come esigenza, imprescindibile, sulla quale basare il loro gesto artistico, che li ha portati a dialogare con le opere presenti nel museo.
Mentre nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe sarà presentato «Eldorado», progetto di Giovanni de Gara che racconta l’illusione di una terra dell’oro attraverso installazioni site-specific che utilizzano come materia prima un oggetto salva-vita: le coperte isotermiche, normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali, ed entrate nell’immaginario collettivo come «veste dei migranti».
Il dialogo costante tra antico e contemporaneo si respirerà anche negli altri monumenti Unesco, gestiti dalla Curia di Ravenna: il Battistero Neoniano, il Museo Arcivescovile e la Cappella S. Andrea, dove saranno esposte le istallazioni musive site-specific di Felice Nittolo, a cura di Linda Kniffitz.
Mentre in San Vitale, nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, nella Cattedrale Metropolitana e ai Chiostri francescani andranno in scena due mostre degli studenti del liceo artistico «Nervi Severini»: «Artifex Mosaico. Dall’antico al contemporaneo» e «Mostraico – Installazioni Musive contemporanee».
Il sodalizio tra Ravenna e Faenza si consolida anche per questa Biennale con il Mic - Museo internazionale della ceramica che proporrà, nell’atrio di Palazzo Rasponi dalle Teste, un’installazione del ceramista Andrea Salvatori: «Ikebana Rock’n’Roll».
In questa ottica si inserisce anche l’intervento del Museo diocesano di Faenza che, nella sede faentina della Chiesa di Santa Maria dell’Angelo, allestirà una personale del mosaicista ravennate Marco De Luca, a cura di Giovanni Gardini.
Il cartellone si arricchisce, poi, di un grande progetto di restauro e riqualificazione del Parco della Pace, un vero e proprio museo all’aria aperta, inaugurato nel 1988, con mosaici, fra i tanti, di Mimmo Paladino e Bruno Saetti. Sempre legata al tema dell’arredo artistico-urbano è la conclusione del progetto, iniziato nel 2017, per un percorso pavimentale sviluppato attraverso centosessantanove moduli triangolari, in richiamo alla tarsia del labirinto di San Vitale e posizionato nel giardino davanti alla Casa circondariale.
Un calendario ricco, dunque, quello messo a punto da Ravenna per celebrare un’arte antica, riscoperta nel Novecento da Gustav Klimt e dal raffinato clima decorativo dell’art nouveau, che ancora oggi sa stupire e affascinare gli artisti.
Informazioni utili
www.ravennamosaico.it
Da sei anni la città omaggia quell’antica e sapiente tecnica decorativa, che riproduce disegni mediante frammenti di pietre naturali o di paste vitree, con un festival a cadenza biennale. Nel 2019 l’appuntamento –promosso dall’amministrazione comunale, con il coordinamento del Mar – Museo d’arte della città- è in programma dal 6 ottobre al 24 novembre.
Per più di un mese monumenti, musei, chiostri e spazi simbolo della località romagnola si trasformeranno in gallerie d’eccezione per mostrare le più recenti indagini artistiche del settore.
Questa edizione della Biennale guarda con un occhio di riguardo alla figura di Dante Alighieri, il «sommo poeta» che trascorse a Ravenna gli ultimi tre anni della sua vita e le cui spoglie mortali riposano in un imponente sepolcro di stile neoclassico alla Chiesa di San Francesco. Palazzo Rasponi dalle Teste ospiterà, per esempio, la mostra «Opere dal mondo», a cura dell’Amic -Associazione internazionale mosaicisti contemporanei, con trentacinque lavori ispirati a una terzina del «Purgatorio»: «come si volge, con le piante strette / a terra e intra sé, donna che balli, / e piede innanzi piede a pena mette, / volsesi in su i vermigli e in su i gialli / fioretti verso me, non altrimenti / che vergine che li occhi onesti avvalli» (Canto XXVIII, versi 52-57). Mentre al Mar – Museo d’arte della città sarà possibile vedere un’originale scultura raffigurante l’autore della «Divina Commedia».
L’opera, visibile fino al prossimo 12 gennaio, fa parte della mostra «Forever Young», per la curatela di Davide Caroli, che il museo dedica a Riccardo Zangelmi, unico artista italiano certificato LEGO® Certified Professional, all’interno di un gruppo ristrettissimo di soli quattordici persone in tutto il mondo. L'artista porterà a Ravenna i suoi lavori realizzati con oltre 800mila mattoncini LEGO® di differenti dimensioni e colori.
Sempre al Mar, nello stesso periodo, sarà possibile ammirare la mostra «Mosaics», a cura di Daniele Torcellini,che rende omaggio a Chuck Close, figura di spicco dell’arte contemporanea dai primi anni Settanta, famoso per i suoi ritratti dipinti in scala monumentale, a partire da fotografie, che ritraggono star e politici, da Brad Pitt a Lou Reed, da Bill Clinton a Barack Obama.
L’artista americano ha esplorato, negli anni, un’ampia gamma di tecniche, processi e materiali fino ad arrivare all’utilizzo del mosaico a seguito del suo coinvolgimento nel progetto di arte pubblica per la Metropolitana di New York, o meglio per la stazione Second Avenue-86th Street. La serie «Subway Portraits», realizzata nel 2017, è costituita da dodici opere, in mosaico e in ceramica, che hanno visto al lavoro, come documenta l’esposizione ravennate, anche Mosaika Art and Design e Magnolia Editions.
La Biennale del mosaico ravennate troverà, inoltre, casa alla storica Biblioteca Classense, che per l’occasione aprirà tutti i suoi spazi: dalle sale espositive a quelle di lettura, dai chiostri agli ambienti più rappresentativi. Qui l’Accademia di belle arti di Ravenna presenterà, nella Manica lunga, «Incursioni», ovvero un affascinante intreccio di storie dedicate alle nuove esperienze creative dei più giovani artisti del mosaico. I curatori Rosetta Berardi e Benedetto Gugliotta, invece, ricreeranno, nella sala di lettura, un affascinante dialogo tra libri tradizionali e libri a mosaico. Mentre nel chiostro troveranno posto un’installazione del mosaicista Paolo Racagni e la donazione dell’opera «Arborea donna libera aurea» di Maria Grazia Brunetti da parte degli eredi.
Al museo Classis sarà allestita la mostra «Tessere di mare», a cura di Giuseppe Sassatelli, dedicata ai mosaici pavimentali romani a soggetto marino. Il percorso espositivo allinea importanti opere provenienti dall’area di Populonia e dal Museo archeologico nazionale di Napoli (tra cui un importantissimo manufatto del I° secolo a.C., ritrovato alla Casa del Fauno di Pompei), oltre a copie di mosaici antichi facenti parte della collezione del maestro Severo Bignami.
Il Museo nazionale di Ravenna presenterà la mostra «Intersezioni», a cura di Emanuela Fiori e Giovanni Gardini, con opere di Sara Vasini e Luca Freschi, due giovani artisti dai linguaggi e dagli esiti artistici molto diversi fra loro. La ricerca di entrambi si fonda sul recupero dell’antico o della memoria, avvertita come esigenza, imprescindibile, sulla quale basare il loro gesto artistico, che li ha portati a dialogare con le opere presenti nel museo.
Mentre nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe sarà presentato «Eldorado», progetto di Giovanni de Gara che racconta l’illusione di una terra dell’oro attraverso installazioni site-specific che utilizzano come materia prima un oggetto salva-vita: le coperte isotermiche, normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali, ed entrate nell’immaginario collettivo come «veste dei migranti».
Il dialogo costante tra antico e contemporaneo si respirerà anche negli altri monumenti Unesco, gestiti dalla Curia di Ravenna: il Battistero Neoniano, il Museo Arcivescovile e la Cappella S. Andrea, dove saranno esposte le istallazioni musive site-specific di Felice Nittolo, a cura di Linda Kniffitz.
Mentre in San Vitale, nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, nella Cattedrale Metropolitana e ai Chiostri francescani andranno in scena due mostre degli studenti del liceo artistico «Nervi Severini»: «Artifex Mosaico. Dall’antico al contemporaneo» e «Mostraico – Installazioni Musive contemporanee».
Il sodalizio tra Ravenna e Faenza si consolida anche per questa Biennale con il Mic - Museo internazionale della ceramica che proporrà, nell’atrio di Palazzo Rasponi dalle Teste, un’installazione del ceramista Andrea Salvatori: «Ikebana Rock’n’Roll».
In questa ottica si inserisce anche l’intervento del Museo diocesano di Faenza che, nella sede faentina della Chiesa di Santa Maria dell’Angelo, allestirà una personale del mosaicista ravennate Marco De Luca, a cura di Giovanni Gardini.
Il cartellone si arricchisce, poi, di un grande progetto di restauro e riqualificazione del Parco della Pace, un vero e proprio museo all’aria aperta, inaugurato nel 1988, con mosaici, fra i tanti, di Mimmo Paladino e Bruno Saetti. Sempre legata al tema dell’arredo artistico-urbano è la conclusione del progetto, iniziato nel 2017, per un percorso pavimentale sviluppato attraverso centosessantanove moduli triangolari, in richiamo alla tarsia del labirinto di San Vitale e posizionato nel giardino davanti alla Casa circondariale.
Un calendario ricco, dunque, quello messo a punto da Ravenna per celebrare un’arte antica, riscoperta nel Novecento da Gustav Klimt e dal raffinato clima decorativo dell’art nouveau, che ancora oggi sa stupire e affascinare gli artisti.
Informazioni utili
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lunedì 30 settembre 2019
«Unconventional Verdi», al Fidenza Village il volto contemporaneo dell’opera lirica
L’opera lirica incontra i linguaggi della fashion photography e del design upcycle. Al Fidenza Village, lo shopping center di lusso a pochi chilometri da Parma, Aida, Otello, Don Carlo, Nabucco, Giovanna D’Arco, Rigoletto e il Trovatore -tutti i grandi protagonisti dei più amati capolavori verdiani- vengono rinarrati attraverso i nuovi linguaggi dell’arte visiva e della moda, passando per le Instagram stories. Il risultato è «Unconventional Verdi - The extraordinary Maestro», un progetto dello studio creativo Kreativehouse che ha visto all’opera due giovani talenti nostrani: il fotografo Luca Cacciapuoti (Napoli, 1993), che in passato ha lavorato anche come performer in compagnie di teatro indipendenti, e Nicola Pantano (Taormina, 1996), consulente di moda nel settore dell’editoria per «Vogue Italia».
L’occasione è offerta dall’edizione 2019 del Festival Verdi che ogni anno, intorno al 10 ottobre, data di nascita del maestro, porta nelle sue terre, la Bassa Parmigiana, i colori e le emozioni di opere dal fascino immortale che parlano di temi e sentimenti sempre attuali come l’amore eterno e inconsolabile, il dolore, la gelosia o il conflitto tra culture.
Quest’anno il Teatro Regio, ente organizzatore della manifestazione, promette, fino al 20 ottobre, il debutto di quattro nuovi allestimenti di altrettante opere verdiane: «I due Foscari», per la regia di Paolo Arrivabeni, «Aida», nell’allestimento originale di Franco Zeffirelli e con la direzione di Michele Mazza, «Nabucco», sotto l’abile bacchetta di Roberto Abbado, e «Luisa Miller», che animerà la monumentale Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello del XIII secolo, grazie a Lev Dodin, uno dei più grandi maestri del teatro russo.
«Unconventional Verdi», piccola anticipazione anche degli eventi che incoroneranno Parma Capitale italiana della cultura 2020, si configura come un esperimento di fotografia artistica open-air e di installazioni poetiche con le parole più iconiche delle opere verdiane: scatti sofisticati e frasi e parole del genio di Busseto, che evocano sentimenti come la passione, la dolcezza, la bellezza e l’umanità, prendono così vita sulle pareti di Fidenza Village, struttura le cui architetture si ispirano proprio alle scenografie di opere verdiane, dai palazzi in stile egizio che rievocano le suggestioni di «Aida» alle arcate moresche di alcune boutique che richiamano alla mente la storia del moro «Otello».
Scenario di alcuni scatti è una location di grande suggestione come il prestigioso Grand Hotel et de Milan (in via Manzoni 29, a Milano), un luogo ricco di atmosfera, denso di tracce del passaggio di illustri personaggi, il cui nome è scritto nella storia. È, infatti, nella Suite 105 che Giuseppe Verdi soggiornò dal 1872, alternando così la vita cittadina e di lavoro, a quella tranquilla di Sant’Agata, la sua tenuta di campagna. Ed è in questa ampia stanza con camino -da cui la storia racconta che, acclamato dalla folla, si fosse affacciato con il tenore Tamagno per intonare alcune delle sue arie- che il maestro compose «Otello» e «Falstaff».
Jil Sander, Vivienne Westwood, Missoni, Ermenegildo Zegna, Hugo Boss, Paul Smith, Sergio Rossi, Etro, Nike, Marni e Le Silla -brand presenti a Fidenza Village con le loro boutique- sono alcuni dei marchi di moda che hanno accettato la sfida di «Unconventional Verdi».
I loro capi iconici vestono così moderni Otello, Aida, Violetta in un sofisticato gioco di rimandi letterari e cinematografici.Lo stesso gioco che si trova nel fashion film che ha come protagonista Luca Cacciapuoti (Arsenyco), il fotografo protagonista degli scatti, e come colonna sonora un cut-up poetico delle più belle parole verdiane, con i loro richiami alla mitologia, alle fiabe, alla grande letteratura e con il loro potenziale romantico ancora capace di commuovere, stupire, emozionare.
Informazioni utili
Matteo Martignoni, cell. 329.4971561, m.martignoni@kreativehouse.it.
L’occasione è offerta dall’edizione 2019 del Festival Verdi che ogni anno, intorno al 10 ottobre, data di nascita del maestro, porta nelle sue terre, la Bassa Parmigiana, i colori e le emozioni di opere dal fascino immortale che parlano di temi e sentimenti sempre attuali come l’amore eterno e inconsolabile, il dolore, la gelosia o il conflitto tra culture.
Quest’anno il Teatro Regio, ente organizzatore della manifestazione, promette, fino al 20 ottobre, il debutto di quattro nuovi allestimenti di altrettante opere verdiane: «I due Foscari», per la regia di Paolo Arrivabeni, «Aida», nell’allestimento originale di Franco Zeffirelli e con la direzione di Michele Mazza, «Nabucco», sotto l’abile bacchetta di Roberto Abbado, e «Luisa Miller», che animerà la monumentale Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello del XIII secolo, grazie a Lev Dodin, uno dei più grandi maestri del teatro russo.
«Unconventional Verdi», piccola anticipazione anche degli eventi che incoroneranno Parma Capitale italiana della cultura 2020, si configura come un esperimento di fotografia artistica open-air e di installazioni poetiche con le parole più iconiche delle opere verdiane: scatti sofisticati e frasi e parole del genio di Busseto, che evocano sentimenti come la passione, la dolcezza, la bellezza e l’umanità, prendono così vita sulle pareti di Fidenza Village, struttura le cui architetture si ispirano proprio alle scenografie di opere verdiane, dai palazzi in stile egizio che rievocano le suggestioni di «Aida» alle arcate moresche di alcune boutique che richiamano alla mente la storia del moro «Otello».
Scenario di alcuni scatti è una location di grande suggestione come il prestigioso Grand Hotel et de Milan (in via Manzoni 29, a Milano), un luogo ricco di atmosfera, denso di tracce del passaggio di illustri personaggi, il cui nome è scritto nella storia. È, infatti, nella Suite 105 che Giuseppe Verdi soggiornò dal 1872, alternando così la vita cittadina e di lavoro, a quella tranquilla di Sant’Agata, la sua tenuta di campagna. Ed è in questa ampia stanza con camino -da cui la storia racconta che, acclamato dalla folla, si fosse affacciato con il tenore Tamagno per intonare alcune delle sue arie- che il maestro compose «Otello» e «Falstaff».
Jil Sander, Vivienne Westwood, Missoni, Ermenegildo Zegna, Hugo Boss, Paul Smith, Sergio Rossi, Etro, Nike, Marni e Le Silla -brand presenti a Fidenza Village con le loro boutique- sono alcuni dei marchi di moda che hanno accettato la sfida di «Unconventional Verdi».
I loro capi iconici vestono così moderni Otello, Aida, Violetta in un sofisticato gioco di rimandi letterari e cinematografici.Lo stesso gioco che si trova nel fashion film che ha come protagonista Luca Cacciapuoti (Arsenyco), il fotografo protagonista degli scatti, e come colonna sonora un cut-up poetico delle più belle parole verdiane, con i loro richiami alla mitologia, alle fiabe, alla grande letteratura e con il loro potenziale romantico ancora capace di commuovere, stupire, emozionare.
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