L’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Coronavirus ha rimesso in discussione molti aspetti della nostra vita. Mai come in questi mesi di distanziamento sociale abbiamo compreso il valore della possibilità di ritrovarsi, insieme, nello stesso luogo, ad ascoltare e condividere un racconto, una storia che -magari- ci restituisca anche una chiave di lettura per provare a comprendere il periodo che stiamo vivendo. Questo è quanto offre il Piccolo di Milano con il suo primo appuntamento della stagione estiva, intitolata «Spazi di teatro», che porterà nella suggestiva scenografia all’aperto dei Chiostro Nina Vinchi tredici spettacoli dal vivo e dieci dirette video.
Martedì 16 giugno (ma anche venerdì 3 e venerdì 17 luglio), alle ore 21.30, Stefano Massini vestirà i panni di un moderno Virgilio, conducendo il pubblico presente in via Rovello 2 (dove saranno disponibili una settantina di posti a sedere), ma anche quello in diretta web a mare culturale urbano (via Giuseppe Gabetti, 15), nei meandri e negli anfratti del nostro tortuoso presente.
«Nella vita di ogni giorno, tra le pagine dei giornali, nei luoghi che visitiamo quotidianamente, negli sguardi degli sconosciuti sono nascoste storie che aspettano solo di essere scoperte e raccontate» -spiegano dal Piccolo-, Stefano Massini, come «un rabdomante, un novello cercatore d’oro del Klondike», le ha trovate nei tanti mezzi di comunicazione a nostra disposizione e le porterà all’attenzione degli spettatori, accompagnato al pianoforte da Paolo Jannacci e dalle sue improvvisazioni jazz.
«Storie» -questo il titolo dello spettacolo- è l’assaggio raffinato di una altrettanto ricercata stagione estiva, proposta dal Piccolo Teatro all’interno del palinsesto «Aria di cultura» del Comune di Milano, con l’intento di dar voce più al linguaggio dello spettacolo che ai tanti disagi creati dall’emergenza sanitaria, che per i teatri si manifestano in una serie di norme restrittive: accessi contingentati, misurazione della temperatura corporea all'ingresso, sanificazione delle mani con gel prima dell’accesso in sala, posti a sedere preassegnati, utilizzo obbligatorio della mascherina o di altro dispositivo di protezione individuale, distanziamento sociale per attori e pubblico, limitazione dell'uso del contante e biglietterie chiuse per agevolare l’acquisto on-line.
Al Chiostro Nina Vinchi la programmazione sarà continua, dal 16 giugno al 20 settembre, con tre recite per ciascuno dei titoli presentati, dal martedì al giovedì.
Gabriele Lavia, Sonia Bergamasco, Davide Enia, Paolo Rossi, Massimo Popolizio, Michele Serra, Lella Costa e la Compagnia marionettistica Carlo Colla & figli sono alcuni dei protagonisti della prossima stagione del Piccolo Teatro, che non mancheranno di far sentire la propria voce anche questa estate nello scenografico spazio esterno di Palazzo Carmagnola, riqualificato una decina di anni fa, con i suoi portici dall’ordine geometrico e il cielo stellato a fare da soffitto.
Subito dopo Stefano Massini a salire sul palco, nelle serate dal 17 al 19 giugno, sarà Gabriele Lavia con la lettura dell’«Edipo Re» di Sofocle, nella traduzione di Salvatore Quasimodo, tragedia greca a cui fa da sfondo una delle epidemie più famose della letteratura di epoca classica, quella di peste a Tebe, segno dell’ira divina per una colpa, inconsapevole, del protagonista: l’uccisione del padre e il matrimonio con la madre.
Mentre dal 23 al 25 giugno il palcoscenico sarà occupato da Sonia Bergamasco con «L’umano nell’uomo», lettura drammatizzata di due racconti di Vasilij Grossman, grande autore del Novecento russo, conosciuto al pubblico per il romanzo-epopea «Vita e destino», che il Piccolo ha proposto per due stagioni, nella straordinaria regia di Lev Dodin. I testi scelti per questo appuntamento, visibile anche in diretta streaming a mare culturale urbano, sono «La cagnetta» e «La Madonna Sistina», nei quali si parla dell’eterno conflitto tra il bene e il male.
Il secondo racconto rappresenta anche un bell’omaggio a Raffaello a cinquecento anni dalla morte. Prendendo spunto da una visita al museo Puškin, nel 1955, Vasilij Grossman parla, in quest’opera, del celebre dipinto del «Divin Pittore» -la «Madonna Sistina», appunto- portato da Dresda a Mosca come preda di guerra. Nello sguardo di Gesù e di sua Madre lo scrittore legge l’immagine delle innumerevoli donne che, con i propri figli, erano state condotte nell’inferno del campo di sterminio di Treblinka, e in quegli occhi rinviene «l’umano dell’uomo», ciò «che -scrive l’autore- vivrà in eterno, e vincerà».
Sonia Bergamasco passerà, dunque, il testimone a Davide Enia, in scena al Chiostro dal 30 giugno al 2 luglio con lo spettacolo «Maggio ‘43», che porterà il pubblico nella Palermo della Seconda guerra mondiale, una città sotto le bombe degli Alleati pronti allo sbarco in Sicilia, che viene raccontata attraverso gli occhi del dodicenne Gioacchino. Le parole dello scrittore, accompagnate dalla musica di Giulio Barocchieri, mettono lo spettatore a confronto con «tempi cupi, in cui era necessario ingegnarsi per riuscire a sopravvivere». Erano, quelli,–scrive lo stesso autore– «tempi atroci, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi, tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi».
La settimana successiva, dal 7 al 9 luglio, sarà, invece, in scena «Pane o libertà. Su la testa», di e con Paolo Rossi, che vedrà tra gli interpreti anche i musicisti Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi, che formano la Anciens Prodiges. Lo spettacolo incrocia vari generi, dalla stand-up comedy alla Commedia dell’arte per raccontare l’incontro dell’artista con grandi protagonisti del nostro tempo come Jannacci, Gaber, De André e Fo.
«Parlerò -racconta Paolo Rossi- di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello, che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico presente… o meno».
Toccherà, poi, salire sul palco del Chiostro Nina Vinchi a Massimo Popolizio, che dal 14 al 16 luglio metterà in scena «Pilato», ovvero l’incontro del procuratore della provincia romana di Giudea con Gesù, così come viene raccontato da Michail Bulgakov nel libro «Il Maestro e Margherita». Le parole dell’attore si intrecceranno al tessuto sonoro creato da Stefano Saletti e Barbara Eramo, composizioni che sono in parte originali e in parte attingono alla tradizione mediterranea ed ebraico sefardita.
«Spazi di teatro» vedrà, quindi, salire sul palco Michele Serra che, dal 21 al 23 luglio, presenterà «L’amaca di domani unplugged», spettacolo per la regia di Andrea Renzi, nel quale lo scrittore e giornalista racconta di sé e del mestiere fragile e faticoso che fa cercando di dipanare la matassa delle proprie debolezze e delle proprie manie.
L’appuntamento a seguire è, invece, tutto dedicato ai bambini o a chi è rimasto fanciullo nel cuore. Dal 26 al 28 luglio il chiostro Nina Vinchi apre le porte a «Marionette, che passione» della Compagnia marionettistica Carlo Colla & figli, un'occasione per rivedere personaggi tratti dagli spettacoli più amati e applauditi del repertorio del gruppo come «Excelsior», «Il trovatore», «La famiglia dell’antiquario», «Macbeth», «La tempesta», «Sogno di una notte di mezza estate», «L’isola del tesoro» e altri, ma anche per scoprire qualche anticipazione e farsi emozionare da alcune sorprese.
La particolarità di questo spettacolo sarà l’impianto scenico, inconsueto e minimale, adatto all’allestimento nel Chiostro, con la figura del marionettista che muove a vista i personaggi a fili corti.
Dal 31 luglio al 2 agosto la scena sarà occupata da Lella Costa che proporrà un omaggio a Franca Valeri, in occasione del suo centesimo compleanno, con un cavallo di battaglia dell’attrice: «La vedova Socrate», liberamente ispirato a «La morte di Socrate» di Dürrenmatt. Il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato di Santippe, la moglie del filosofo, descritta come una delle donne più insopportabili dell’antichità, una specie di bisbetica, che in questa rilettura diventa una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, e la possibilità, finalmente, di esprimersi su ciò che è stato il suo matrimonio e su quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate, da Aristofane ad Alcibiade: dei buoni a nulla, tra i quali primeggia Platone.
Dal 4 al 6 agosto si sorriderà ancora con Enrico Bonavera, attore che al Piccolo ha sostituito Ferruccio Soleri nel ruolo di Arlecchino, e con il suo spettacolo «Alichin di Malebolge», per la regia di Christian Zecca. In un’ora e mezza scoppiettante, in un dialetto «falso lombardo-veneto», l'artista -raccontano al Piccolo- indosserà «le vesti di un diavolo furioso, ingenuo, stralunato, e pasticcione, divertendosi a giocare con la fantasia nel mondo della Commedia dantesca, in un viaggio esistenziale pieno di avventure paradossali, ricco di comicità e di tanta poesia».
Toccherà, quindi, salire sul palco a Enrico Intra che, dal 18 al 20 agosto, si esibirà al pianoforte e presenterà le musiche che ha composto in questo periodo di quarantena.
Il musicista passerà il testimone a Marco Paolini che, dal 25 al 27 agosto, sarà in scena con «Teatro fra parentesi. Le mie storie per questo tempo», «un album di storie brevi – spiega lo stesso autore – tenute insieme da un filo di pensieri, storie che vengono dal mio repertorio, ma anche dall’ultimo spettacolo che non è mai andato in scena per via del coprifuoco dovuto al Covid-19. Storie a sorpresa come nell’uovo di Pasqua, perché la Pasqua quest’anno è saltata e così la si recupera un po’».
A chiudere il cartellone, che per alcuni spettacoli farà tappa anche in nove spazi cittadini attivi nel campo del sociale, sarà, dal 2 al 4 settembre, Elio De Capitani con «Frankenstein, il racconto del mostro», mentre dal 13 al 20 settembre ci sarà la ventesima edizione di «Trame d’autore», intitolata «Cittadini senza Stato», che vedrà coinvolti Antonio Tarantino, Gian Maria Cervo e i russi Fratelli Presnyakov, Michela Lucenti e Balletto Civile, Lucia Mallardi, Davide Pascarella, Sonia Antinori, Silvia Rigon, Luana Rondinelli.
Un cartellone, dunque, ricco di proposte e di grandi nomi quello studiato dal Piccolo Teatro per questa estate con l'intento di far respirare emozioni e cultura così che il distanziamento fisico non si trasformi anche in distanziamento sociale.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Esterno del Piccolo Teatro. Foto di Masiar Pasquali; [fig. 2] Stefano Massini. Foto di Marco Borrelli; [fig. 3] Paolo Jannacci. Foto di Simone Galbiati; [fig. 4] Sonia Bergamasco. Foto di Jacopo Brogioni; [fig. 5] Marco Paolini. Foto di Gianluca Moretto; [fig. 6] Lella Costa. Foto di Lorenzo Piano; [fig. 7] Paolo Rossi; [fig. 8] Compagnia Cola & Figli; marionette a fili corti; [fig. 9] Enrico Bonavera; [fig. 10] Davide Enia. Foto di Giuseppe Di Stefano; [fig.11] Gabriele Lavia. Foto di Filippo Milani; [fig. 12] Intra. Foto di Attilio Marasco
Informazioni utili
I biglietti per gli spettacoli del Chiostro sono acquistabili con carta di credito on-line sul sito del Piccolo Teatro – www.piccoloteatro.org – o attraverso il servizio di biglietteria telefonica al tel. 02.42411889 attivo dal lunedì al sabato, dalle ore 9.45 alle ore 18.45, e la domenica, dalle ore 10 alle ore 17. | In caso di maltempo, gli spettacoli si sposteranno all’interno della sala del Teatro Grassi. I posti assegnati verranno indicati sulle poltrone all’interno della sala. | Per evitare code e assembramenti, il pubblico è invitato a presentarsi presso il luogo dello spettacolo al massimo 30 minuti prima dell’inizio della rappresentazione. | I biglietti avranno un costo di € 5,00 per gli spettacoli al Chiostro, mentre saranno gratuiti nei Municipi.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
lunedì 15 giugno 2020
venerdì 12 giugno 2020
Teatri e Covid-19, il coraggio di riaprire. Da Milano a Bologna, da Novara ad Ancona, gli spettacoli di chi il 15 giugno alza il sipario
È un momento difficile per il settore dello spettacolo dal vivo. Pensare che il lockdown dovuto all’emergenza Coronavirus sia stato solo un intervallo tra il primo e il secondo tempo di una stessa pièce potrebbe essere fatale per il mondo del teatro e della musica. Lo sostengono in molti.
Sono le stesse norme presenti nel Decreto del presidente del Consiglio, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 17 maggio, a far capire che quella che dovrebbe essere la «nuova quotidianità» per chi sale sul palco o si siede in platea, almeno fino alla scoperta del vaccino, presenta non poche criticità.
Sulla carta la ripresa delle attività è prevista per lunedì 15 giugno; ma le misure di contingentamento, che di fatto diminuiscono drasticamente i posti a sedere, e altre norme contenute nel Decreto -dalla sanificazione quotidiana di tutti gli ambienti alla predisposizione di apposita segnaletica per il distanziamento fisico di almeno un metro tra le persone, senza dimenticare gli investimenti per un’adeguata areazione degli spazi e per la protezione del personale- rendono la riapertura poco sostenibile economicamente per molte realtà, soprattutto per le più piccole.
Musei versus teatri: la «Fase 2 della cultura» in una ricerca della Bocconi
A evidenziare la situazione è stato di recente l’SDA Bocconi Arts and Culture Knowledge Centre con una ricerca coordinata da Andrea Rurale, che ha messo a confronto musei e teatri. I primi, durante la quarantena, hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nel 48,7% dei casi, gli altri per il 76,5% del campione preso in esame formato da fondazioni liriche sinfoniche, teatri di tradizione e associazioni indipendenti.
Le percentuali, molto diverse, parlano anche di una differente ripresa. «I musei avranno più facilità a riaprire -racconta Andrea Rurale, presidente anche del Fai Lombardia e del Conservatorio di Cremona-. Il distanziamento sociale è impensabile in una sala teatrale sia tra il pubblico, dove metà della platea risulterebbe vuota, sia sul palcoscenico dove si potrebbero mettere in scena solo monologhi. Inoltre nei musei le opere sono già presenti ed esposte e ci si può organizzare per limitare gli accessi e predisporre nelle sale percorsi obbligatori. I teatri, invece, devono interagire con manager e artisti oltre che con il pubblico». A supporto di questa considerazione, la ricerca presenta un dato che parla da solo: il 73,5% dei teatri ha risolto, o pensa di risolvere, contratti per causa di forza maggiore; i musei solo nel 17,9 dei casi.
Gli italiani e la cultura durante la quarantena: #iorestoacasa, ma vado a teatro in streaming
Anche il rapporto con il web è stato differente: i musei hanno creato un vero e proprio storytelling con curiosità sulle loro collezioni, lezioni di storia dell’arte e visite virtuali; i teatri hanno, nella maggior parte dei casi, pescato dai loro archivi per creare contenuti offrendo, a titolo gratuito, spettacoli delle passate stagioni. Basti pensare all’esperienza del Carlo Felice di Genova, che ogni sera sulla sua web tv ha proposto concerti e balletti, o al San Carlo di Napoli, alla Fenice di Venezia, al Piccolo di Milano e al teatro dell’Opera di Roma, che hanno aperto virtualmente, e sempre gratuitamente, i loro sipari sui social.
Molte sono, poi, le piccole compagnie che hanno usato il web per mantenere un contatto, una relazione, un filo con il pubblico offrendo intrattenimento e lettere performative a titolo gratuito, proposte in molti casi da dimenticare per il collegamento incerto o per la pochezza dei contenuti.
L’offerta gratuita di spettacoli sul web «ha sottolineato ulteriormente la precarietà di un modello di business che dipende troppo dagli introiti dei biglietti e dalle sponsorizzazioni, che - ricorda Andrea Rurale- in questa fase sono state quasi interamente riversate sul fronte sanitario». Tanto è vero che molti teatri italiani hanno chiesto al loro pubblico di rinunciare a voucher e rimborsi degli abbonamenti e dei biglietti per gli spettacoli non andati in scena, manifestando così concretamente la propria solidarietà nei confronti di un settore che più di altri sta subendo la crisi.
Lo streaming, ma a pagamento, con la creazione di una sorta di Netflix della cultura, è stata la prima proposta del ministro Dario Franceschini per una ripresa del settore. Ma l’idea non è piaciuta agli addetti ai lavori perché il teatro, quello vero, è un linguaggio di prossimità e di contatto che vive del rapporto e dell’affiatamento tra gli attori, tra i musicisti, tra chi sta sul palco e il pubblico, tra chi recita e lo spazio circostante: elementi, questi, che rendono lo stesso spettacolo differente e unico ogni sera.
15 giugno: le regole per la riapertura dei teatri
E così il 15 giugno, dopo quattro mesi di silenzio, il mondo del teatro riparte, o almeno prova a ripartire. Il sì alla nuova fase è legato a una serie di misure da rispettare «imprescindibilmente», tutte contenute nell’allegato numero 9 del Dpcm datato 17 maggio 2020: capienza di massimo mille posti all'aperto e duecento al chiuso, misurazione della temperatura corporea all'ingresso, posti a sedere preassegnati, utilizzo obbligatorio della mascherina per gli spettatori, distanziamento sociale per attori e pubblico, periodica igienizzazione degli spazi anche con gel sanificanti a disposizione degli utenti, adeguata aerazione naturale della sala e ricambio d'aria costante, limitazione dell'uso del contante, comunicazione, anche tramite video, delle misure di sicurezza da seguire all’interno del teatro.
Milano, Novara, Bologna: teatri ai nastri di partenza
Ci vuole una buona dose di coraggio a riaprire il sipario in queste condizioni e quel coraggio non manca a Emilio Russo, reduce da una lunga battaglia per la sopravvivenza della sua sala che rischiava di essere trasformata in un parcheggio.
«Ci sarà tempo per le lotte, per gli aggiustamenti, per il buon senso. Ora no! Ora è il tempo di esserci anche con 100, 10, 1 spettatore, non importa, davvero non importa», dice il direttore artistico del teatro Menotti di Milano. Da qui la decisione di riaprire subito: lunedì 15 giugno, un minuto dopo la mezzanotte, Andrea Mirò, Enrico Ballardini e Musica da ripostiglio saliranno in scena, nel rispetto delle norme sanitarie, con «Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo.
Lo spettacolo, in replica alle 20.30 del 15 e del 16 giugno, «affronta -raccontano dal Menotti di Milano- i temi universali del disagio sociale e generazionale, puntando l’attenzione sull’essere schizoide dell’uomo contemporaneo. Da una parte pronto agli slanci ideali, dall’altra tenuto a terra dal proprio egoismo e dai finti bisogni materiali. Temi e contenuti quanto mai attuali in questo tempo post Covid».
Riparte subito anche il teatro Faraggiana di Novara, che in questi mesi di quarantena ha abbracciato virtualmente il suo pubblico con i «Vespri danteschi», una lettura della «Divina Commedia» a cura di Lucilla Giagnoni, e «I racconti da casa»; mentre l’altro teatro della città piemontese, il Coccia, sperimenta le potenzialità dell’on-demand a pagamento sulla nuovissima piattaforma digitale OnTheatre, con «Alienati – Opera Smart Working», storia di un gruppo di persone alle quali è richiesto di rimanere chiusi in casa a causa di un’invasione aliena.
«Magnificat nostop» è la proposta che il teatro Faraggiana fa al suo pubblico per la ripartenza: sette ore di performance, fino alle undici di sera, e tre repliche consecutive -alle 16, alle 19 e alle 21.30- per festeggiare una data simbolo, carica di speranze, come quella del 15 giugno e nello stesso tempo per ringraziare il personale medico e infermieristico, al quale sarà offerto il biglietto omaggio fino al raggiungimento dei centonovanta posti disponibili in sala per ogni replica.
Sul palco ci sarà ancora una volta Lucilla Giagnoni, che farà da guida in un avvincente viaggio attraverso la storia e gli archetipi del pensiero umano –dalla Bibbia a San Francesco, dai miti classici a Dante– alla riscoperta del principio femminile come armonia e forza rigeneratrice del mondo. Lo spettacolo -che prende a prestito le parole di testi come «La bella addormentata» di Charles Perrault, la «Clitemnestra» di Eschilo, il «Cantico delle creature» e, ovviamente, il «Magnificat»- assume la forza di una preghiera, che è insieme una poesia e una speranza verso il futuro.
Un segnale di speranza arriva anche dal teatro Lo Spazio di Roma, dove Attilio Fontana e Emiliano Reggente presenteranno il loro nuovo spettacolo «Fase Show», una maratona di teatro musicale, che proporrà brani di repertorio dei due artisti, gag, canzoni e «interazioni a norma con il pubblico». Per tre giorni e in fasce orarie divise, il duo andrà in scena per nove repliche della durata di un’ora, alle 18, alle 20 e alle 21, intervallate dalla sanificazione degli ambienti nel rispetto delle misure di sicurezza, con dovuto distanziamento sociale e per un massimo di trentacinque spettatori per replica. Il risultato -assicurano gli attori- sarà «un'occasione per cercare insieme a chi vorrà esserci, gli anticorpi per il virus gemello del Covid, ovvero la distanza umana ed empatica di cui stiamo per rimanere ostaggi, per far sì che il pubblico vada via con un sorriso e un'emozione».
Sorrisi ed emozioni non mancheranno anche a Bologna, al Duse, un teatro privato con una funzione pubblica da sempre, dove il 15 giugno, alle 21, salirà sul palco Gianni Morandi con un concerto-live gratuito, riservato a un numero contingentato di spettatori -duecento contro i novecentonovantanove che di solito trovano posto nella sala di via Cartoleria e gli oltre cinquemila che hanno chiesto di presenziarvi-, ma aperto a tutta la città grazie alla diretta radiofonica e televisiva di Radio Bruno (canali 256 e 71 del digitale terrestre).
Venezia, Treviso, Padova e Ancona: il teatro e la musica vanno in piazza
Riparte dalla musica anche il Teatro stabile del Veneto, che il 15 giugno sposta la sua attività all’aperto, in piazza, proponendo tre eventi live gratuiti (che verranno trasmessi anche in diretta streaming): «Teatro e musica» con Fabio Sartor e il primo violoncello dell’Orchestra di Padova e del Veneto nel cortile di Palazzo Moroni a Padova (ore 18.30), «La musica non si ferma» con Red Canzian (musicista dei Pooh) in piazza dei Signori a Treviso (ore 19.00) e «Sotto la maschera» dei comici Carlo & Giorgio, che per l’occasione saranno introdotti dalle voci della Big Vocal Orchestra e dei Vocal Skyline, in Campo San Polo a Venezia (ore 18.30).
Si sposta in piazza anche il teatro delle Muse di Ancona, che riparte con una performance che rappresenta perfettamente l’attuale condizione del mondo del teatro in cui artisti e pubblico devono rigorosamente mantenersi separati. Si tratta dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», su testo e per la regia di Marco Baliani, nato da un’idea di Velia Papa.
Per mettere in scena il senso di spaesamento e solitudine causato negli individui dal lockdown, due attori reciteranno in altrettanti cubi di vetro dove, accennando passi di danza, declameranno alla rinfusa brandelli di testi e brani di canzoni per non perdere la memoria del loro antico mestiere.
È, dunque, ricco il cartellone del primo giorno dei teatri italiani e forse aveva ragione William Shakespeare, quando diceva che «siamo fatti della sostanza dei sogni». Quel sogno, oggi, è di ripartire. Ci sarà tempo per rispondere ai tanti quesiti che rimangono aperti in questa «Fase 2 della cultura». Fino al vaccino sarà possibile mettere in scena solo monologhi o mini-produzioni di breve durata, concerti da camera e assoli di danza? Il contingentamento del pubblico, con un massimo di duecento spettatori, farà lievitare il prezzo dei biglietti? L’offerta on-demand -di fatto più sicura per la salute, anche se meno affascinante- toglierà spettatori ai teatri?
Fra tutti questi dubbi, c’è solo una certezza e la racconta bene Emilio Russo, il direttore del Menotti di Milano: «chi fa questo lavoro sa benissimo che è destinato all’eternità finché ci sarà qualcuno che abbia voglia di raccontare una storia e qualcun altro che abbia voglia di ascoltarla».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Rendering per la disposizione del pubblico in occasione dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», su testo e per la regia di Marco Baliani, in programma al teatro delle Muse di Ancona; [fig. 2 e fig 3] Gianni Morandi all'interno del teatro Duse di Bologna; [fig. 4] Locandina dello spettacolo «Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo, in scena al teatro Menotti di Milano; [fig. 5] Andrea Mirò, tra i protagonisti dello spettacolo Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo, in scena al teatro Menotti di Milano; [fig. 6 e fig. 7] Attilio Fontana e Emiliano Reggente, in scena al teatro Lo Spazio di Roma; [fig. 8] Marco Baliani, regista dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», in scena ad Ancona; [fig. 9] Emilio Russo, direttore del teatro Menotti di Milano
Per saperne di più
Teatro Menotti di Milano
Teatro Faraggiana di Novara
Teatro Lo Spazio di Roma
Teatro Duse di Bologna
Teatro stabile del Veneto
Marche Teatro
Sono le stesse norme presenti nel Decreto del presidente del Consiglio, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 17 maggio, a far capire che quella che dovrebbe essere la «nuova quotidianità» per chi sale sul palco o si siede in platea, almeno fino alla scoperta del vaccino, presenta non poche criticità.
Sulla carta la ripresa delle attività è prevista per lunedì 15 giugno; ma le misure di contingentamento, che di fatto diminuiscono drasticamente i posti a sedere, e altre norme contenute nel Decreto -dalla sanificazione quotidiana di tutti gli ambienti alla predisposizione di apposita segnaletica per il distanziamento fisico di almeno un metro tra le persone, senza dimenticare gli investimenti per un’adeguata areazione degli spazi e per la protezione del personale- rendono la riapertura poco sostenibile economicamente per molte realtà, soprattutto per le più piccole.
Musei versus teatri: la «Fase 2 della cultura» in una ricerca della Bocconi
A evidenziare la situazione è stato di recente l’SDA Bocconi Arts and Culture Knowledge Centre con una ricerca coordinata da Andrea Rurale, che ha messo a confronto musei e teatri. I primi, durante la quarantena, hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nel 48,7% dei casi, gli altri per il 76,5% del campione preso in esame formato da fondazioni liriche sinfoniche, teatri di tradizione e associazioni indipendenti.
Le percentuali, molto diverse, parlano anche di una differente ripresa. «I musei avranno più facilità a riaprire -racconta Andrea Rurale, presidente anche del Fai Lombardia e del Conservatorio di Cremona-. Il distanziamento sociale è impensabile in una sala teatrale sia tra il pubblico, dove metà della platea risulterebbe vuota, sia sul palcoscenico dove si potrebbero mettere in scena solo monologhi. Inoltre nei musei le opere sono già presenti ed esposte e ci si può organizzare per limitare gli accessi e predisporre nelle sale percorsi obbligatori. I teatri, invece, devono interagire con manager e artisti oltre che con il pubblico». A supporto di questa considerazione, la ricerca presenta un dato che parla da solo: il 73,5% dei teatri ha risolto, o pensa di risolvere, contratti per causa di forza maggiore; i musei solo nel 17,9 dei casi.
Gli italiani e la cultura durante la quarantena: #iorestoacasa, ma vado a teatro in streaming
Molte sono, poi, le piccole compagnie che hanno usato il web per mantenere un contatto, una relazione, un filo con il pubblico offrendo intrattenimento e lettere performative a titolo gratuito, proposte in molti casi da dimenticare per il collegamento incerto o per la pochezza dei contenuti.
L’offerta gratuita di spettacoli sul web «ha sottolineato ulteriormente la precarietà di un modello di business che dipende troppo dagli introiti dei biglietti e dalle sponsorizzazioni, che - ricorda Andrea Rurale- in questa fase sono state quasi interamente riversate sul fronte sanitario». Tanto è vero che molti teatri italiani hanno chiesto al loro pubblico di rinunciare a voucher e rimborsi degli abbonamenti e dei biglietti per gli spettacoli non andati in scena, manifestando così concretamente la propria solidarietà nei confronti di un settore che più di altri sta subendo la crisi.
Lo streaming, ma a pagamento, con la creazione di una sorta di Netflix della cultura, è stata la prima proposta del ministro Dario Franceschini per una ripresa del settore. Ma l’idea non è piaciuta agli addetti ai lavori perché il teatro, quello vero, è un linguaggio di prossimità e di contatto che vive del rapporto e dell’affiatamento tra gli attori, tra i musicisti, tra chi sta sul palco e il pubblico, tra chi recita e lo spazio circostante: elementi, questi, che rendono lo stesso spettacolo differente e unico ogni sera.
15 giugno: le regole per la riapertura dei teatri
E così il 15 giugno, dopo quattro mesi di silenzio, il mondo del teatro riparte, o almeno prova a ripartire. Il sì alla nuova fase è legato a una serie di misure da rispettare «imprescindibilmente», tutte contenute nell’allegato numero 9 del Dpcm datato 17 maggio 2020: capienza di massimo mille posti all'aperto e duecento al chiuso, misurazione della temperatura corporea all'ingresso, posti a sedere preassegnati, utilizzo obbligatorio della mascherina per gli spettatori, distanziamento sociale per attori e pubblico, periodica igienizzazione degli spazi anche con gel sanificanti a disposizione degli utenti, adeguata aerazione naturale della sala e ricambio d'aria costante, limitazione dell'uso del contante, comunicazione, anche tramite video, delle misure di sicurezza da seguire all’interno del teatro.
Milano, Novara, Bologna: teatri ai nastri di partenza
Ci vuole una buona dose di coraggio a riaprire il sipario in queste condizioni e quel coraggio non manca a Emilio Russo, reduce da una lunga battaglia per la sopravvivenza della sua sala che rischiava di essere trasformata in un parcheggio.
«Ci sarà tempo per le lotte, per gli aggiustamenti, per il buon senso. Ora no! Ora è il tempo di esserci anche con 100, 10, 1 spettatore, non importa, davvero non importa», dice il direttore artistico del teatro Menotti di Milano. Da qui la decisione di riaprire subito: lunedì 15 giugno, un minuto dopo la mezzanotte, Andrea Mirò, Enrico Ballardini e Musica da ripostiglio saliranno in scena, nel rispetto delle norme sanitarie, con «Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo.
Lo spettacolo, in replica alle 20.30 del 15 e del 16 giugno, «affronta -raccontano dal Menotti di Milano- i temi universali del disagio sociale e generazionale, puntando l’attenzione sull’essere schizoide dell’uomo contemporaneo. Da una parte pronto agli slanci ideali, dall’altra tenuto a terra dal proprio egoismo e dai finti bisogni materiali. Temi e contenuti quanto mai attuali in questo tempo post Covid».
Riparte subito anche il teatro Faraggiana di Novara, che in questi mesi di quarantena ha abbracciato virtualmente il suo pubblico con i «Vespri danteschi», una lettura della «Divina Commedia» a cura di Lucilla Giagnoni, e «I racconti da casa»; mentre l’altro teatro della città piemontese, il Coccia, sperimenta le potenzialità dell’on-demand a pagamento sulla nuovissima piattaforma digitale OnTheatre, con «Alienati – Opera Smart Working», storia di un gruppo di persone alle quali è richiesto di rimanere chiusi in casa a causa di un’invasione aliena.
«Magnificat nostop» è la proposta che il teatro Faraggiana fa al suo pubblico per la ripartenza: sette ore di performance, fino alle undici di sera, e tre repliche consecutive -alle 16, alle 19 e alle 21.30- per festeggiare una data simbolo, carica di speranze, come quella del 15 giugno e nello stesso tempo per ringraziare il personale medico e infermieristico, al quale sarà offerto il biglietto omaggio fino al raggiungimento dei centonovanta posti disponibili in sala per ogni replica.
Sul palco ci sarà ancora una volta Lucilla Giagnoni, che farà da guida in un avvincente viaggio attraverso la storia e gli archetipi del pensiero umano –dalla Bibbia a San Francesco, dai miti classici a Dante– alla riscoperta del principio femminile come armonia e forza rigeneratrice del mondo. Lo spettacolo -che prende a prestito le parole di testi come «La bella addormentata» di Charles Perrault, la «Clitemnestra» di Eschilo, il «Cantico delle creature» e, ovviamente, il «Magnificat»- assume la forza di una preghiera, che è insieme una poesia e una speranza verso il futuro.
Un segnale di speranza arriva anche dal teatro Lo Spazio di Roma, dove Attilio Fontana e Emiliano Reggente presenteranno il loro nuovo spettacolo «Fase Show», una maratona di teatro musicale, che proporrà brani di repertorio dei due artisti, gag, canzoni e «interazioni a norma con il pubblico». Per tre giorni e in fasce orarie divise, il duo andrà in scena per nove repliche della durata di un’ora, alle 18, alle 20 e alle 21, intervallate dalla sanificazione degli ambienti nel rispetto delle misure di sicurezza, con dovuto distanziamento sociale e per un massimo di trentacinque spettatori per replica. Il risultato -assicurano gli attori- sarà «un'occasione per cercare insieme a chi vorrà esserci, gli anticorpi per il virus gemello del Covid, ovvero la distanza umana ed empatica di cui stiamo per rimanere ostaggi, per far sì che il pubblico vada via con un sorriso e un'emozione».
Sorrisi ed emozioni non mancheranno anche a Bologna, al Duse, un teatro privato con una funzione pubblica da sempre, dove il 15 giugno, alle 21, salirà sul palco Gianni Morandi con un concerto-live gratuito, riservato a un numero contingentato di spettatori -duecento contro i novecentonovantanove che di solito trovano posto nella sala di via Cartoleria e gli oltre cinquemila che hanno chiesto di presenziarvi-, ma aperto a tutta la città grazie alla diretta radiofonica e televisiva di Radio Bruno (canali 256 e 71 del digitale terrestre).
Venezia, Treviso, Padova e Ancona: il teatro e la musica vanno in piazza
Riparte dalla musica anche il Teatro stabile del Veneto, che il 15 giugno sposta la sua attività all’aperto, in piazza, proponendo tre eventi live gratuiti (che verranno trasmessi anche in diretta streaming): «Teatro e musica» con Fabio Sartor e il primo violoncello dell’Orchestra di Padova e del Veneto nel cortile di Palazzo Moroni a Padova (ore 18.30), «La musica non si ferma» con Red Canzian (musicista dei Pooh) in piazza dei Signori a Treviso (ore 19.00) e «Sotto la maschera» dei comici Carlo & Giorgio, che per l’occasione saranno introdotti dalle voci della Big Vocal Orchestra e dei Vocal Skyline, in Campo San Polo a Venezia (ore 18.30).
Si sposta in piazza anche il teatro delle Muse di Ancona, che riparte con una performance che rappresenta perfettamente l’attuale condizione del mondo del teatro in cui artisti e pubblico devono rigorosamente mantenersi separati. Si tratta dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», su testo e per la regia di Marco Baliani, nato da un’idea di Velia Papa.
Per mettere in scena il senso di spaesamento e solitudine causato negli individui dal lockdown, due attori reciteranno in altrettanti cubi di vetro dove, accennando passi di danza, declameranno alla rinfusa brandelli di testi e brani di canzoni per non perdere la memoria del loro antico mestiere.
È, dunque, ricco il cartellone del primo giorno dei teatri italiani e forse aveva ragione William Shakespeare, quando diceva che «siamo fatti della sostanza dei sogni». Quel sogno, oggi, è di ripartire. Ci sarà tempo per rispondere ai tanti quesiti che rimangono aperti in questa «Fase 2 della cultura». Fino al vaccino sarà possibile mettere in scena solo monologhi o mini-produzioni di breve durata, concerti da camera e assoli di danza? Il contingentamento del pubblico, con un massimo di duecento spettatori, farà lievitare il prezzo dei biglietti? L’offerta on-demand -di fatto più sicura per la salute, anche se meno affascinante- toglierà spettatori ai teatri?
Fra tutti questi dubbi, c’è solo una certezza e la racconta bene Emilio Russo, il direttore del Menotti di Milano: «chi fa questo lavoro sa benissimo che è destinato all’eternità finché ci sarà qualcuno che abbia voglia di raccontare una storia e qualcun altro che abbia voglia di ascoltarla».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Rendering per la disposizione del pubblico in occasione dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», su testo e per la regia di Marco Baliani, in programma al teatro delle Muse di Ancona; [fig. 2 e fig 3] Gianni Morandi all'interno del teatro Duse di Bologna; [fig. 4] Locandina dello spettacolo «Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo, in scena al teatro Menotti di Milano; [fig. 5] Andrea Mirò, tra i protagonisti dello spettacolo Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo, in scena al teatro Menotti di Milano; [fig. 6 e fig. 7] Attilio Fontana e Emiliano Reggente, in scena al teatro Lo Spazio di Roma; [fig. 8] Marco Baliani, regista dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», in scena ad Ancona; [fig. 9] Emilio Russo, direttore del teatro Menotti di Milano
Per saperne di più
Teatro Menotti di Milano
Teatro Faraggiana di Novara
Teatro Lo Spazio di Roma
Teatro Duse di Bologna
Teatro stabile del Veneto
Marche Teatro
giovedì 11 giugno 2020
«Action reaction», un progetto di public art per la Fase 3 di Milano
Peripezie acrobatiche, contrazioni, sbilanciamenti, torsioni, flessioni, cadute e rialzi. Corpi in tensione muscolare, aggrovigliati e contorti, impegnati in azioni che ricordano la miglior stagione della Performing Art. Sono questi i soggetti di «Action Reaction. Billboard Project», speciale progetto di arte pubblica ideato da Alessio Bolzoni (Crema, 1979) per la città di Milano. Il fotografo lombardo, da tempo residente a Londra, ha passato la quarantena all’ombra della Madonnina e, una volta uscito di casa, passeggiando per le strade restituite alla libera circolazione, ha avvertito l’esigenza di una corrispondenza con le persone, proprio nel momento delicato della ripartenza.
Sono nati così ventisei cartelloni pubblicitari di grande formato che, dall’11 al 21 giugno, saranno collocati nei luoghi più rappresentativi del tessuto cittadino, in sedici punti espositivi -da viale Forlanini a corso Lodi, da piazzale Aquileia a via Carlo Farini-, che vanno a strutturare un percorso diffuso e circolare fruibile al pubblico attraverso una mappa dedicata grazie alla quale sarà possibile intercettare le opere lungo il proprio cammino.
Quelle di Alessio Bolzoni sono immagini minimal e di grande pulizia formale, realizzate nell’asetticità di uno studio fotografico, in cui compaiono corpi che, contorcendo i propri arti in un alternarsi di forze opposte e contrarie, creano -raccontano gli organizzatori- «l’idea di un corpo immaginario che si fonde con il corpo della città e che ne afferra e ne mastica il sentimento reattivo», la voglia di azione che caratterizza questa fase di rinascita e di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria per il Covid-19. «Per un processo empatico, quasi una magia, - scrive Teresa Macrì, la curatrice del progetto espositivo, nel suo tempo critico- la stampa fotografica vuole fondersi con la pelle della città, prolungarsi in essa e coglierne il soffio».
I corpi sui cartelloni pubblicitari, con le loro posizioni impossibili, sembrano sperimentare la nostra voglia di dimenticare questi ultimi mesi chiusi in casa. Sembrano volersi liberare «di una forza accumulata e trattenuta, per scrollarsi dallo stato di quiete e sottrarsi all’inazione – racconta ancora Teresa Macrì-. Nonostante essi non si configurino come inattivi, tantomeno assoggettati all’abbandono o al senso di caduta e di perdita ma si manifestano come corpi sensibilmente elettrici, inquieti e ansiosi. Nella loro seduzione estetica e nel loro flusso narrativo, esplicano una spinta al contrattacco e al loro farsi atto di resistenza».
Alessio Bolzoni continua così la sua ricerca sul corpo, avviata nel 2010. Dopo la riflessione sul corpo vegetale, documentata dalla serie «Abuse» del 2016, che sviluppava il concetto di uso e abuso attraverso la lente di una natura in lento consumo, costituita dai fiori della propria abitazione, il fotografo ha prodotto, nel 2018, un nuovo progetto incentrato sul corpo, «Abuse: the Uncanny», che raccoglie un’ampia selezione di scatti dedicati a una vitalità sospesa, ritratta attraverso le torsioni di individui su sfondi neutri.
«Action Reaction» nasce all’interno di questa nuovo ambito di ricerca, che Alessio Bolzoni ha voluto presentare in una dimensione pubblica, per le strade della città, vista la complessa situazione emergenziale globale di questi ultimi mesi.
Nel frattempo Milano ha iniziato a riaprire, con ingressi contingentati, i suoi luoghi della cultura, a partire dai musei civici. I primi ad accogliere i visitatori sono stati, dal 26 maggio, il Museo del Risorgimento, la Gam- Galleria d’arte moderna, il Museo di storia naturale e l’Acquario civico. Nei giorni subito successivi, dal 27 al 31 maggio, sono tornati di nuovo accessibili al pubblico anche la Casa museo Boschi di Stefano, lo Studio museo Francesco Messina, il Mudec – Museo delle culture e il Museo archeologico. Il 28 maggio è stata la volta di Palazzo Reale, che ha riaperto con nuovi orari (il giovedì dalle 11.00 alle 22.30, venerdì sabato e domenica dalle 11.0c0 alle 19.30), permettendo di ritornare a vedere le mostre chiuse a causa del lockdown: «Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon RealExperience», «Georges de La Tour: l’Europa della luce» e «Roberto Cotroneo. Nel teatro dell’arte». La Triennale e Fondazione Prada sono, invece, di nuovo accessibili l'una da giovedì 4, l'altra da venerdì 5 giugno. Mentre per la Pinacoteca di Brera e il Cenacolo, con «L’ultima cena» di Leonardo da Vinci, si è dovuto attendere il 9 giugno, una data simbolica per la Milano della cultura: settant’anni fa, nello stesso giorno, la Pinacoteca veniva riaperta dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Da questa settimana il pubblico è potuto così ritornare ad ammirare alcuni capolavori simbolo del patrimonio culturale italiano come il «Cristo morto» di Mantegna, la «Pietà» di Giovanni Bellini, la «Pala Montefeltro» di Piero della Francesca, «Lo sposalizio della Vergine» di Raffaello, la «Cena in Emmaus» di Caravaggio e il «Bacio» di Francesco Hayez. Un’occasione da non perdere, questa, soprattutto perché, per tutta l’estate, l’accesso sarà gratuito per tutti, previa prenotazione obbligatoria. Tante, dunque, le occasioni che la città offre ai suoi abitanti per ritornare ad approcciarsi alla cultura e all'arte, a partire dalla proposta fotografica di Alessio Bolzoni, tutta da scoprire cartina alla mano e scarpe comode ai piedi.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alessio Bolzoni, Matthew, 2018; [fig. 2] Alessio Bolzoni, Dan, 2018; [fig. 3] Piantina del progetto «Action reaction»; [fig. 4] Pinacoteca di Brera
Sono nati così ventisei cartelloni pubblicitari di grande formato che, dall’11 al 21 giugno, saranno collocati nei luoghi più rappresentativi del tessuto cittadino, in sedici punti espositivi -da viale Forlanini a corso Lodi, da piazzale Aquileia a via Carlo Farini-, che vanno a strutturare un percorso diffuso e circolare fruibile al pubblico attraverso una mappa dedicata grazie alla quale sarà possibile intercettare le opere lungo il proprio cammino.
Quelle di Alessio Bolzoni sono immagini minimal e di grande pulizia formale, realizzate nell’asetticità di uno studio fotografico, in cui compaiono corpi che, contorcendo i propri arti in un alternarsi di forze opposte e contrarie, creano -raccontano gli organizzatori- «l’idea di un corpo immaginario che si fonde con il corpo della città e che ne afferra e ne mastica il sentimento reattivo», la voglia di azione che caratterizza questa fase di rinascita e di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria per il Covid-19. «Per un processo empatico, quasi una magia, - scrive Teresa Macrì, la curatrice del progetto espositivo, nel suo tempo critico- la stampa fotografica vuole fondersi con la pelle della città, prolungarsi in essa e coglierne il soffio».
I corpi sui cartelloni pubblicitari, con le loro posizioni impossibili, sembrano sperimentare la nostra voglia di dimenticare questi ultimi mesi chiusi in casa. Sembrano volersi liberare «di una forza accumulata e trattenuta, per scrollarsi dallo stato di quiete e sottrarsi all’inazione – racconta ancora Teresa Macrì-. Nonostante essi non si configurino come inattivi, tantomeno assoggettati all’abbandono o al senso di caduta e di perdita ma si manifestano come corpi sensibilmente elettrici, inquieti e ansiosi. Nella loro seduzione estetica e nel loro flusso narrativo, esplicano una spinta al contrattacco e al loro farsi atto di resistenza».
Alessio Bolzoni continua così la sua ricerca sul corpo, avviata nel 2010. Dopo la riflessione sul corpo vegetale, documentata dalla serie «Abuse» del 2016, che sviluppava il concetto di uso e abuso attraverso la lente di una natura in lento consumo, costituita dai fiori della propria abitazione, il fotografo ha prodotto, nel 2018, un nuovo progetto incentrato sul corpo, «Abuse: the Uncanny», che raccoglie un’ampia selezione di scatti dedicati a una vitalità sospesa, ritratta attraverso le torsioni di individui su sfondi neutri.
«Action Reaction» nasce all’interno di questa nuovo ambito di ricerca, che Alessio Bolzoni ha voluto presentare in una dimensione pubblica, per le strade della città, vista la complessa situazione emergenziale globale di questi ultimi mesi.
Nel frattempo Milano ha iniziato a riaprire, con ingressi contingentati, i suoi luoghi della cultura, a partire dai musei civici. I primi ad accogliere i visitatori sono stati, dal 26 maggio, il Museo del Risorgimento, la Gam- Galleria d’arte moderna, il Museo di storia naturale e l’Acquario civico. Nei giorni subito successivi, dal 27 al 31 maggio, sono tornati di nuovo accessibili al pubblico anche la Casa museo Boschi di Stefano, lo Studio museo Francesco Messina, il Mudec – Museo delle culture e il Museo archeologico. Il 28 maggio è stata la volta di Palazzo Reale, che ha riaperto con nuovi orari (il giovedì dalle 11.00 alle 22.30, venerdì sabato e domenica dalle 11.0c0 alle 19.30), permettendo di ritornare a vedere le mostre chiuse a causa del lockdown: «Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon RealExperience», «Georges de La Tour: l’Europa della luce» e «Roberto Cotroneo. Nel teatro dell’arte». La Triennale e Fondazione Prada sono, invece, di nuovo accessibili l'una da giovedì 4, l'altra da venerdì 5 giugno. Mentre per la Pinacoteca di Brera e il Cenacolo, con «L’ultima cena» di Leonardo da Vinci, si è dovuto attendere il 9 giugno, una data simbolica per la Milano della cultura: settant’anni fa, nello stesso giorno, la Pinacoteca veniva riaperta dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Da questa settimana il pubblico è potuto così ritornare ad ammirare alcuni capolavori simbolo del patrimonio culturale italiano come il «Cristo morto» di Mantegna, la «Pietà» di Giovanni Bellini, la «Pala Montefeltro» di Piero della Francesca, «Lo sposalizio della Vergine» di Raffaello, la «Cena in Emmaus» di Caravaggio e il «Bacio» di Francesco Hayez. Un’occasione da non perdere, questa, soprattutto perché, per tutta l’estate, l’accesso sarà gratuito per tutti, previa prenotazione obbligatoria. Tante, dunque, le occasioni che la città offre ai suoi abitanti per ritornare ad approcciarsi alla cultura e all'arte, a partire dalla proposta fotografica di Alessio Bolzoni, tutta da scoprire cartina alla mano e scarpe comode ai piedi.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alessio Bolzoni, Matthew, 2018; [fig. 2] Alessio Bolzoni, Dan, 2018; [fig. 3] Piantina del progetto «Action reaction»; [fig. 4] Pinacoteca di Brera
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