ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 13 maggio 2021

Quando arte fa rima con vino: nasce il premio Domenico Clerico

«Esiste una leggenda che racconta di un bambino mai cresciuto, che ha sempre voluto volare senza regole, selvatico nell’anima e nel cuore». Quel bambino era Domenico Clerico, un grande nome del Barolo in Italia e nel mondo. La storia della sua prestigiosa cantina, a Monforte d’Alba, coincide con la storia di un uomo che ha rivoluzionato il concetto della viticoltura nelle Langhe, animato dal desiderio di sperimentare per raggiungere l’eccellenza che da sempre caratterizza i suoi vini.
Domenico Clerico è stato un precursore nello studio del Nebbiolo, ma anche della Barbera D’Alba e del Dolcetto, il vino da cui ha iniziato a costruire il suo sogno già dal 1976. Il suo legame intenso con la terra, il lavoro instancabile tra i filari e la passione per il «nettare di Bacco», quel liquido speciale che «unisce il cielo e la terra» e nel quale «vivono sangue, luce e amore», hanno costruito negli anni un patrimonio unico, che oggi viene portato avanti dalla moglie Giuliana e da un team di esperti guidato da Oscar Arrivabene, enologo e direttore generale.
Azienda Domenico Clerico
Un'azienda moderna è un'azienda che si rinnova, mantenendo fede alla propria storia, devota a una filosofia che attraversa inalterata il tempo. Domenico Clerico voleva creare un vino che sapesse racchiudere in sé «eleganza, capacità di invecchiare, ricchezza al palato e note fruttate». Un vino che fosse ambasciatore di un territorio, che sapesse raccontare le Langhe, sito patrimonio mondiale dell’Umanità di Unesco.
Quello di Domenico Chirico era un lavoro plasmato di umiltà e genio, di studio e voglia di sperimentare. Era un'arte e proprio al mondo dell'arte ha guardato l'azienda piemontese per un suo nuovo progetto.
Nel 2020 è nato «Arte Edizione Limitata», con l’intento di trasmettere attraverso opere d’arte trasformate in etichette, l’essenza del vino Arte Langhe Rosso DOC di Domenico Clerico. Bruno Murialdo, autore di «pinto-poesie, libere come le ali di un passero», e Paolo Baraldi, detto «il Baro», sono stati i primi due artisti scelti per impreziosire e personalizzare i grandi formati dell’annata 2019, con cinque illustrazioni ciascuno.
Paola Gribaudo, presidente Accademia Albertina di Torino
Quest’ anno, invece, l’azienda ha deciso di fare un accordo su base triennale con l’Accademia di Belle Arti di Torino istituendo un premio per coinvolgere e sostenere i giovani creativi, per stimolare i talenti di domani a raccontare il connubio tra arte e vino, frutto di un mix speciale di bellezza, radici, valori e legame con il territorio.
«L'iniziativa rappresenta per i nostri studenti - racconta Paola Gribaudo, presidente dell'ente educativo piemontese - un’occasione di formazione e crescita al di fuori dalle aule della scuola. La creatività delle nuove generazioni - che in Accademia non studiano solo pittura, scultura o incisione, ma anche fotografia, digital art, progettazione artistica per l’impresa, design e decorazione, nuove tecnologie - può portare una nuova visione a un prodotto di grande qualità come il vino della cantina Domenico Clerico».
Ogni partecipante sarà chiamato a realizzare, con qualsiasi tecnica espressiva, un minimo di cinque opere inedite sul tema arte-vino. Una commissione decreterà i due vincitori che riceveranno un premio in denaro.
Una rosa di dieci diverse etichette celebrerà, quindi, le caratteristiche dell’annata e la personalità dell’Arte Langhe Rosso DOC di Domenico Clerico. Successivamente il cliente che acquisterà il vino potrà scegliere l’etichetta preferita tra quelle proposte e personalizzare così la propria bottiglia di «Arte» realizzata in un numero limitatissimo di esemplari, solo su prenotazione attraverso il sito dell’azienda.
Il termine di iscrizione alla prima edizione del Premio Domenico Clerico scade domenica 30 maggio 2021 (entro le ore 18); le opere dovranno essere consegnate dai partecipanti entro giovedì 15 luglio 2021. Successivamente verranno resi noti i nomi dei vincitori.

Informazioni utili 

mercoledì 12 maggio 2021

Ritornano le Giornate Fai di primavera, un «prezioso regalo» per gli italiani amanti della cultura

Castello di Sammezzano, Reggello (FI) Foto Michele Squillantini (C) FAI (5)
Ville e parchi storici, aree archeologiche e musei insoliti, residenze reali e giardini, ma anche orti botanici, castelli, percorsi naturalistici e itinerari in borghi che custodiscono antiche tradizioni: è ricco l'elenco dei beni che aprono le porte, nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 maggio, per la ventinovesima edizione delle Giornate Fai di primavera, il primo grande evento nazionale dedicato ad arte e cultura dopo l’ultimo periodo di confinamento.
Seicento luoghi in trecento città e diciannove regioni, molti dei quali poco conosciuti o accessibili in via eccezionale, saranno visitabili in totale sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti (ovvero con prenotazione obbligatoria sul sito www.giornatefai.it fino a esaurimento posti disponibili ed entro la mezzanotte del giorno precedente la visita).
Castello di Sammezzano, Reggello (FI) Foto Michele Squillantini (C) FAI (5)
Il Fai, che dal 1993 conduce gli italiani per mano alla scoperta di bellezze spesso dimenticate del nostro Paese, definisce quest’ultima edizione un «piccolo miracolo» e un «prezioso regalo agli italiani», frutto di «un’incontenibile voglia d’Italia» e di «un lavoro difficile e senza sosta», affrontato «con grande tenacia e una buona dose di audacia», nei mesi in cui il Paese era fermo a causa dell’emergenza. Nell’organizzazione sono stati coinvolti i volontari di 335 Delegazioni e Gruppi Fai attivi in tutta Italia, vero motore dell’evento, ma anche la Protezione civile, la Cri - Croce rossa italiana e l’Arma dei carabinieri.
Coraggio, orgoglio e generosità sono le tre parole che fanno da filo rosso a questa ventinovesima edizione, per la quale è richiesto un contributo minimo di partecipazione di 3,00 euro: un aiuto per il Fai, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, per portare avanti la sua missione e «compiere – si legge nella nota stampa - tanti altri miracoli di cui essere orgogliosi». Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente la fondazione con contributi di importo maggiore, attraverso l’iscrizione annuale - sottoscrivibile on-line e in piazza in occasione dell’evento - o ancora con l’invio di un sms solidale al numero 45586, attivo fino al 23 maggio.
Cremona, Teatro Amilcare Ponchielli_Foto (C) Fondazione Teatro A. Ponchielli (2)
Tra i beni aperti per l’occasione c’è, in Toscana, il Castello di Sammezzano, caleidoscopico trionfo dell’architettura eclettica di stile orientalista, riprogettato nell’Ottocento dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona, che ha fatto da set ad alcuni film come «Il racconto dei racconti» di Matteo Garrone, «Il fiore delle Mille e una notte» di Pier Paolo Pasolini e «Sono un fenomeno paranormale» di Alberto Sordi. Chiuso al pubblico e da decenni in cerca di una nuova vocazione, vincitore del censimento del «I luoghi del cuore» nel 2016 e classificatosi al secondo posto nel 2020, il castello sarà visitato da novecento persone (le prenotazioni sono andate sold out nel giro di poche ore) che potranno così apprezzare i capolavori di arte indiana e moresca conservati al suo interno.
Offida (AP)_Foto Katia Camplone_2021_(C) FAI - Fondo Ambiente Italiano
A Genova sarà, invece, visitabile il Castello Mackenzie, oggi sede della Cambi Casa d’aste, eclettico maniero cittadino in stile rinascimentale e neogotico costruito alla fine dell’Ottocento dall’allora sconosciuto architetto Gino Coppedè. Sempre in Liguria, ad Albissola Marina, si potrà ammirare la settecentesca Villa Durazzo Faraggiana, che custodisce, tra saloni affrescati, veri capolavori della scultura barocca genovese. Pregevole è, tra l’altro, la cappella dedicata a Nostra Signora di Misericordia, la cui apparizione è raffigurata sopra l’altare nell’affresco, datato 1736, del pittore savonese Giovanni Agostino Ratti
Bologna, Grand Hotel Majestic ex Baglioni_Foto Paolo Panzera-OFV studio_2021_(C) FAI  (2)
Mentre, in occasione delle Giornate Fai, a Torino sarà visitabile in anteprima l'appartamento di Carlo Felice di Savoia, appena restaurato in vista della realizzazione di un percorso museale fruibile al pubblico. All'ombra della Mole si potrà vedere anche il Campus Onu, centro di formazione delle Nazioni unite, realizzato negli anni ’60 per l’Esposizione universale lungo la sponda del Po.
Spostandoci verso sud, a Matera aprirà, in anteprima per le Giornate di primavera, Palazzo Malvinni Malvezzi, testimonianza della vita altoborghese della città ed esempio di commistione di stili, dal barocco al neoclassico, di cui sono stati appena conclusi i lavori di restauro a seguito del terremoto del 1980. 
Vicenza, Risorgive del Bacchiglione_Foto (C) Alberto Piccoli (2)
Mentre a Bologna sarà aperto al pubblico Palazzo Caprara, sede della Prefettura dal 1927, di cui si visiterà anche la Camera di Napoleone,. A Roma, invece, sarà visitabile la Villa «Il Vascello», solitamente inaccessibile, progettata nel Seicento dalla prima architettrice nota, Plautilla Bricci, e dal 1985 sede del Grande Oriente d’Italia, la più antica istituzione massonica del Paese.
La Lombardia, invece, ha deciso di accendere i riflettori sui teatri, con l’apertura, a Milano, del Museo teatrale alla Scala, che permetterà l’accesso al Palco reale e al ridotto Toscanini, e del Franco Parenti, a Cremona del Ponchielli e a Mantova del Sociale.
Roma, Villa Il Vascello_Foto Giovanni Formosa_2021_(C) FAI  (7)
Gli iscritti alla Fai potranno, inoltre, godere di ingressi dedicati e accessi prioritari. Tra le aperture riservate solo a loro ci sono Palazzo Borromeo, edificio di Roma progettato da Pirro Ligorio nel Cinquecento e Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede sin dal 1929, la Martinelli Luce di Lucca, eccellenza nel campo del design con la sua galleria che contiene sistemi di illuminazione e prototipi, la Rocca Costanza di Pesaro, e il Grand Hotel Majestic (ex Baglioni) di Bologna, costruito nel Settecento come seminario arcivescovile e trasformato in albergo a inizio Novecento, dove hanno soggiornato, tra i tanti, Nicola Romanov, Lady Diana e Federico Fellini.
Questa edizione della manifestazione offrirà anche l’occasione per raccontare, attraverso l’attenta scelta dei luoghi e la narrazione che ne verrà fatta, la nuova visione culturale della Fai che vede l’ambiente come indissolubile intreccio tra natura e storia e la cultura come sintesi delle scienze umane e naturali. Da nord a sud, grande attenzione verrà così riservata a parchi, percorsi nella natura e itinerari all’aperto alla scoperta di tanti borghi storici.
Genova, Castello-mackenzie (C) Cambi Casa d'Aste (1)
Una meta da non perdere è Offida, borgo posto su uno sperone roccioso tra le valli del Tesino e del Tronto, dove sarà aperta straordinariamente la Chiesa di Santa Maria della Rocca, uno dei maggiori esempi di architettura romanica nelle Marche. Sulle pareti, che in origine dovevano essere interamente affrescate, si vedono dei dipinti murali attribuiti al cosiddetto Maestro di Offida, che prende questo nome convenzionale proprio dall’attività qui svolta, e al Maestro Ugolino di Vanne da Milano e Fra’ Marino Angeli da Santa Vittoria, mentre la «Madonna col Bambino e Santo», dipinta sul lato destro del transetto è attribuita a Vincenzo Pagani, pittore del XVI secolo. 
Altro borgo sotto i riflettori in questa ventinovesima edizione delle Giornate Fai di primavera è Bagnoreggio, in provincia di Viterbo, tra Orvieto e Bolsena, dove nella cattedrale dedicata ai Santi Nicola, Donato e Bonaventura verrà esposta eccezionalmente una Bibbia in pergamena del XIII secolo, probabilmente appartenuta a San Bonaventura. 
Saranno, poi, visitabili il Parco del Castello di Aglié, le Risorgive del Bacchiglione a Dueville, sito di grande importanza naturalistica, il Parco di San Giovanni a Trieste, nell’ex Ospedale psichiatrico dove lavorò Franco Basaglia, oggi sede di attività culturali e di imprenditoria sociale; mentre a Latronico si potranno scoprire le Cascate termali, vera oasi di pace e benessere, vicino alle quali si trova l'installazione permanente Earth Cinema, realizzata da Anish Kapoor
Le proposte sono ancora molte e possono essere tutte scoperte sul sito www.giornatefai.it.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Castello di Sammezzano, Reggello (FI). Foto Michele Squillantini (C) FAI; [fig. 3] Cremona, Teatro Amilcare Ponchielli.Foto (C) Fondazione Teatro A. Ponchielli; [Fig. 4] Offida (AP). Foto Katia Camplone, 2021. (C) FAI - Fondo Ambiente Italiano; [ig. 5] 5. Bologna, Grand Hotel Majestic ex Baglioni.Foto Paolo Panzera-OFV studio, 2021. (C) FAI; [fig. 6] Vicenza, Risorgive del Bacchiglione. Foto (C) Alberto Piccoli; [fig. 7] 2. Roma, Villa Il Vascello. Foto Giovanni Formosa, 2021. (C) FAI; [fig. 8[ Genova, Castello-mackenzie. (C) Cambi Casa d'Aste 

Informazioni utili

martedì 11 maggio 2021

Sessant’anni di «Merda d’artista». Teatro, cinema, design e arte omaggiano Piero Manzoni

Piero Manzoni, Merda d’artista n. 63, maggio 1961, scatoletta di latta, carta stampata, 4,8 × ∅ 6 cm © Fondazione Piero Manzoni, Milano
Era il maggio del 1961 quando Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963), autore di uno sperimentalismo neodadaista e concettuale, che avrebbe lasciato in eredità alla storia dell’arte lavori come i palloncini di «Corpo d’aria», le «Sculture viventi», «Uovo con impronta» e le superfici bianche imbevute di gesso, colla o caolino liquido di «Achrome», realizzava una serie di opere destinate a scandalizzare il mondo dell'arte: «Merda d'artista». Si trattava di novanta scatolette, presentate per la prima volta nell'agosto dello stesso anno nella collettiva «In villeggiatura da Pescetto», nell’omonima galleria di Albissola Marina, in cui l'artista asseriva di aver conservato trenta grammi delle proprie feci. Ogni scatoletta, del tipo impiegato per la conservazione e la vendita della carne in scatola, era sigillata, munita di etichetta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), numerata e firmata («Produced by Piero Manzoni»). Il prezzo veniva fissato in trenta grammi d’oro zecchino (come a dire che gli escrementi dell'artista valevano tanto oro quanto pesavano).
La critica reagì in modo feroce alla provocazione. Il pubblico non capì e la leggenda del personaggio bohémien e scapestrato si affermò ancora di più. Piero Manzoni venne definito, dai più gentili, un «caccautore»; il celebre giornalista Dino Buzzati (1906-1972) scrisse che le «intenzioni ironiche o rivoluzionarie non bastano a riscattare la volgarità e il cattivo gusto di stampo goliardico».
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
Ancora oggi nessuno sa con certezza che cosa ci sia dentro le scatolette. Nel 2007, l’artista Agostino Bonalumi, amico di Piero Manzoni, ha dichiarato al «Corriere della Sera»: «Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole». D’altronde la troppa curiosità deturperebbe l’opera e ne alienerebbe il valore di mercato.
Sessant’anni dopo la «Merda d’artista» è entrata nella leggenda e nell’immaginario collettivo. La si trova in musei come la Tate Modern di Londra, il Centro Georges Pompidou di Parigi e il Museum of Modern Art di New York. Nel 2016 è stata battuta all’asta, dalla casa «Il ponte» di Milano, al prezzo di 275 mila euro.
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
«Citata in libri e film, canzoni e video musicali, quest’opera è stata oggetto di omaggi nei più diversi materiali e misure da parte di altri artisti. Tuttavia, forse non è ancora stata completamente capita», raccontano dalla Fondazione Piero Manzoni di Milano, che ha in programma un anno di iniziative per celebrare storie e leggende legate a uno dei lavori più iconici del Novecento.
Si inizia con il sito merdadartista.org, che si arricchirà nel corso dei mesi di nuovi contenuti, creati ad hoc, tra cui la serie di conversazioni «30, 20, 10 minuti di ‘Merda’».
In occasione dell’anniversario, poi, la Casa degli artisti di Milano ospiterà, da giovedì 13 a domenica 30 maggio, una mostra realizzata in collaborazione con l’azienda toscana Taplab wall covering, autrice di una serie di wall covering ad hoc riuniti sotto il titolo «8PER / Omaggio a ‘Merda d’artista’ di Piero Manzoni». Si tratta di otto nuove carte da parati, molto diverse tra loro, che «condividono con la scatoletta - si legge nella nota stampa - lo spirito ironico e leggero che ritroviamo in quelle cose che riescono a esprimere idee profonde con creatività».
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
L’allestimento, che vedrà eccezionalmente esposta la scatoletta originale n°63, è di Valer Palmieri di Nexhibit Design, che già nel 2014 si era occupato della grande mostra sull’artista a Milano, negli spazi di Palazzo Reale, curata da Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo
In occasione dell’appuntamento espositivo, la Fondazione Piero Manzoni regalerà centoottanta gadget a tema, realizzati nel 2013, che saranno a disposizione del pubblico come ricompensa a seguito di una donazione alla Casa degli artisti.
È in arrivo anche un agile libro pubblicato dalla Carlo Cambi Editore, in quattro lingue, che ci accompagnerà attraverso i saggi di quattro autori - Luca Bochicchio, Flaminio Gualdoni, Rosalia Pasqualino di Marineo e Marco Senaldi - in un viaggio alla scoperta della «famigerata scatoletta». La presentazione del volume si terrà mercoledì 26 maggio, nell’ambito della mostra «8PER / Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni».
Ma non è tutto. «Ursula», la rivista di Hauser & Wirth (la galleria svizzera che rappresenta l'artista in esclusiva mondiale), sta preparando un numero dedicato all'operazione artistica manzoniana, con interviste e testi di approfondimento. Il regista Andrea Bettinetti sta lavorando a dei brevi documentari per approfondire temi specifici, tra cui ad esempio lo scandalo del 1971, quando una scatoletta venne esposta alla Galleria d’arte moderna di Roma e ne conseguì una interrogazione parlamentare contro Palma Bucarelli, l’allora direttrice del museo. Mentre il regista e drammaturgo cremonese Filippo Siddi sta scrivendo tre brevi monologhi per il teatro.
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
Sono, dunque, tante le occasioni che avremo quest’anno per cogliere i significati più profondi di un’opera che voleva essere critica nei confronti dei meccanismi e delle dinamiche che muovevano la società dei consumi e il mercato dell'arte contemporanea, pronto ad accettare come oro colato anche degli escrementi in scatoletta purché firmati e autenticati dall'artista. Sessant'anni dopo non è cambiato molto.  

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Piero Manzoni, «Merda d’artista n. 63», maggio 1961, scatoletta di latta, carta stampata, 4,8 × ∅ 6 cm © Fondazione Piero Manzoni, Milano  [Altre immagini] «Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni, carta da parati della collezione 8per», taplab design © TapLab 2021 

Informazioni utili 

«8PER / Omaggio a ‘Merda d’artista’ di Piero Manzoni. Casa degli artisti - Milano. Opening: 13 maggio, ore 14:00-21:00. Apertura: 14-30 maggio, ore 10:30-21:00; chiuso il lunedì. Prenotazioni obbligatorie solo per sabato e domenica: Fondazione Piero Manzoni, tel. 02.49437786, cell. 349.8141872, merdadartista@gmail.com