ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 15 novembre 2021

Tra fragilità e trasparenza, tra eleganza e eccentricità: alla scoperta dei vetri della collezione Cappagli Serretti

Sono i primi anni Sessanta quando Bruno Cappagli e Liana Serretti, passeggiando per una strada di Modena, comprano il primo pezzo della loro collezione: un vasetto di vetro di Murano, secondo l’antiquario risalente al XVI- XVII secolo. Quell’acquisto è l’inizio di un viaggio alla scoperta delle meraviglie alchemiche del vetro, fatto di ricerche in biblioteche, librerie e bancarelle e di acquisizioni tra mercati antiquari, rigattieri e case d’asta.
Quando, nel 2013, Liana Serretti, toscana di origine e bolognese di adozione, si ritrova sola decide che quel patrimonio non deve essere disperso e, sicura di interpretare anche il pensiero del marito, sceglie di farne dono ai Musei civici di arte antica di Bologna, quale segno di ringraziamento e riconoscenza verso la città che ha ospitato la sua famiglia con «gentilezza, capacità di inclusione e spirito di accoglienza». 
L’intera raccolta diventa di proprietà del Comune felsineo nel 2020, assicurando così alla fruizione e alla valorizzazione pubblica un nucleo collezionistico composto da 117 vetri - per oltre 150 pezzi tra manufatti singoli, coppie e servizi – databili dal XVII al XIX secolo. 
La donazione si completa con la cessione di oltre cinquanta pubblicazioni specialistiche sulla storia dell'arte vetraria acquistate nel corso di oltre quarant’anni di passione collezionistica, ora consultabili alla Biblioteca dei Musei civici d’arte antica, situata al primo piano del Lapidario del Museo civico medievale.
Per l’occasione è stata organizzata, con la preziosa collaborazione della Fondazione Musei civici di Venezia, la mostra «Vetri dal Rinascimento all’Ottocento. La donazione Cappagli Serretti per i Musei civici d’arte antica di Bologna», a cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Massimo Medica e Mauro Stocco, di cui rimarrà documentazione in un catalogo di Silvana editoriale.
La raccolta si distingue non solo per l’indubbia qualità artistica dei suoi manufatti, frutto di un preciso e raffinato gusto estetico, ma anche e soprattutto per la capacità di offrire un'ampia ed esaustiva panoramica su tutte le principali manifatture europee dal Seicento all’Ottocento. La collezione allarga, infatti, lo sguardo ben oltre gli orizzonti italiani facendo conoscere ai visitatori anche il mondo vetrario anglosassone e spagnolo del Settecento, documentati rispettivamente da calici decorati a spirali di lattimo e da motivi decorativi di matrice islamica dalla brillante tavolozza cromatica, nonché dalla colorata produzione boema del periodo Biedermeier, caratterizzato da una vasta produzione di vetri smaltati e incisi, che molto influenzò la produzione della Real Fábrica de La Granja di San Ildefonso, fondata nel 1727 a Segovia, nei pressi di Madrid, ma anche di altre manifatture europee.
Le varie fabbriche sparse nel continente non costituivano, infatti, mondi a sé stanti, isolati gli uni dagli altri; erano in realtà in stretta relazione condividendo tecniche, forme e motivi decorativi, pur mantenendo sempre caratteri specifici, in relazione alle differenti condizioni storiche, sociali e politiche di ogni singolo Paese.
Spicca per unicità e qualità tecnica il gruppo di opere del Seicento veneziano, noto per lo stile fantasioso, talvolta addirittura bizzarro, che ama sperimentare nuove tecniche decorative, caratterizzate da un virtuosismo che predilige la funzione decorativa a quella d’uso. Raro e curioso, in collezione, ed esemplificativo di questo stile, è il calice con gambo a stelo di fiore, un tipo vetrario risalente alla fine del XVII o all’inizio del XVIII secolo di cui si conservano ben pochi esemplari nelle raccolte pubbliche, a motivo della loro estrema fragilità.
Nata nel XVI secolo sulla scia del successo del vetro veneziano in Europa e in conseguenza della massiccia diaspora dei vetrai muranesi verso Paesi Bassi, Germania, Inghilterra e Spagna, la vasta produzione à la façon de Venise prosegue per circa due secoli, risentendo sempre di più delle tradizioni del luogo di origine.
Ben documentato dalla collezione è anche il fenomeno, ancora poco studiato, della produzione veneziana ed europea settecentesca a imitazione di quella boema, che testimonia la progressiva crisi economica dell’industria muranese e l’affermazione di nuovi centri produttivi che stimolano un cambiamento di gusti e forme. La grande svolta settecentesca nella storia del vetro è rappresentata dal diffondersi di nuove tecniche originate nell’Europa settentrionale, che già verso la fine del XVII secolo segnano la fine della supremazia del vetro veneziano dopo secoli di incontrastato predominio. Il superamento dell’influenza muranese si deve principalmente all’innovazione del processo di composizione delle paste vitree con l’utilizzo di nuovi materiali, come il piombo e il potassio. Fanno così la loro comparsa soffiati incisi a rotina prodotti per il mercato interno della Repubblica, che rivelano la loro origine veneziana nelle forme memori della tradizione rinascimentale, nel tipo di intaglio più superficiale e nel diverso gusto decorativo. Motivi vegetali e floreali, animali, scene di caccia e motivi geometrici affollano le superfici di bicchieri, calici, piatti, ampolle e oliere.
Accanto a oggetti pregiati presenti nelle tavole aristocratiche o borghesi come alzate, bottiglie, calici, fiaschi, bicchieri da vino o da liquore, è presente nella collezione un notevole gruppo di oggetti «popolari» o di uso più corrente, utilizzati nelle spezierie come strumenti da laboratorio (storte, imbuti, versatoi).
C’è anche un gruppo di oggetti legati al settore dell’illuminazione come la settecentesca lanterna veneziana in legno dorato, le cui pareti sono costituite da lastrine di vetro dipinte con motivi a candelabra e tralci di fiori e foglie, o la splendida lampada «fiorentina» a tre becchi in vetro e metallo argentato, risalente al XVIII-XIX secolo. Il lume a olio con corpo di forma sferica e gambo a balaustro era, invece, un modello prodotto in larga misura sia in Europa sia negli Stati Uniti nel corso del XVIII secolo.
Oltre a determinare un ingente incremento del patrimonio civico, la donazione della collezione Cappagli Serretti ha consentito lo sviluppo di collaborazioni virtuose sia sul piano della ricerca che della didattica. Grazie alla preziosa consulenza tecnico-scientifica della direzione e dello staff curatoriale del Museo del vetro di Murano, tutti i pezzi della collezione sono stati studiati e catalogati, con il fine di ricostruirne epoca di costruzione, manifattura di produzione, area di provenienza, materiali costitutivi, caratteristiche stilistiche e formali. La progettazione dei materiali di comunicazione visiva dedicati alla mostra è, invece, stata realizzata coinvolgendo oltre cinquanta allievi del quinto anno del Liceo artistico «Arcangeli» di Bologna.
La collezione Cappagli Serretti dona, dunque, valore aggiunto alle raccolte museali bolognesi, che nelle sedi del Museo civico medioevale e del Museo Davia Bargellini ospitano alcuni pregevoli capolavori dell’arte vetraria, come il rarissimo calice blu decorato a smalto e dorature con l’«Adorazione dei Magi», considerato uno dei vetri più antichi e preziosi del Rinascimento italiano e attribuito alla mano del muranese Angelo Barovier (1405- 1460), celebre inventore del vetro cristallino simile al cristallo di rocca.
Per una circostanza tanto singolare quanto fortuita, nello stesso periodo di apertura della mostra dedicata alla collezione Cappagli Serretti, alcuni di questi vetri sono esposti nella mostra «Émailler le verre à la Renaissance. Sur les traces des artistes verriers, entre Venise et France», organizzata dal Musée du Louvre al Musée national de la Renaissance - Château d’Écouen, alle porte di Parigi. Un riconoscimento importante, questo, per una storia collezionista, quella di Bologna e dei suoi donatori, che parla il linguaggio della fragilità e delle trasparenze, dell’eleganza e dell’eccentricità.

Didascalie delle immagini
1. Copertina catalogo (Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2021); 2. Manifattura inglese, Calici con stelo a spirali di lattimo, 1760 circa. Vetro incolore soffiato; fili di vetro lattimo h 14 cm, diam. base 6 cm. Bologna, Musei Civici d’Arte Antica - collezione Cappagli Serretti, inv. DCS 28°. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei; 3. Manifattura europea (Venezia?), Sei bicchieri dorati, seconda metà del XVIII secolo. Vetro incolore soffiato e dorato h 16 cm, diam. base 7,1 cm. Bologna, Musei Civi-ci d’Arte Antica - collezione Cappagli Serretti, inv. DCS 56. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei; 4. Manifattura veneziana, Bottiglietta a costolature, fine del XVII - inizio del XVIII secolo o seconda metà del XIX secolo. Vetro incolore soffiato a stampo h 19,5 cm. Bologna, Musei Civici d’Arte Antica - collezione Cappagli Serretti, inv. DCS 12. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Mu-sei; 5. Manifattura veneziana, Reliquiario con coperchio, inizio del XVII secolo. Vetro incolore soffiato a stampo e a mano libera; applicazioni a caldo h 22 cm (con coperchio h 35 cm), diam. piede 11,8 cm. Bologna, Musei Civici d’Arte Antica - collezione Cappagli Serretti, inv. DCS 6. Foto Roberto Serr. Courte-sy Istituzione Bologna Musei; 6. Manifattura centroeuropea, Zuccheriera e cinque tazzine in vetro latti-mo dipinto a smalti, inizio del XIX secolo. Vetro lattimo soffiato, dorato e dipinto a smalti zuccheriera: h 7,7 cm, diam. base 9,4 cm; tazzine: h 6,5 cm, diam. 4,3 cm. Bologna, Musei Civici d’Arte Antica - collezione Cappagli Serretti, inv. DCS 70. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei; 7. Manifattura veneziana, Calice con stelo a forma di fiore, fine del XVII - inizio del XVIII secolo. Vetro in-colore soffiato a mano libera e a stampo; applicazioni h 19,5 × 9,5 cm. Bologna, Musei Civici d’Arte Antica - collezione Cappagli Serretti, inv. DCS 5

Informazioni utili
Vetri dal Rinascimento all’Ottocento. La donazione Cappagli Serretti per i Musei civici d’arte antica di Bologna. Museo civico medievale, Via Manzoni 4 – Bologna. Orari: martedì e giovedì, ore 10:00-14:00; mercoledì, venerdì, ore 14:00-19:00; sabato, domenica, festivi, ore 10:00-19:00; chiuso i lunedì non festivi e a Natale. Ingresso: intero € 6 | ridotto € 3 | ridotto speciale giovani tra 18 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura. Informazioni: tel. +39.051.2193916 / 2193930 o museiarteantica@comune.bologna.it. Sito web: www.museibologna.it/arteantica. Fino al 18 aprile 2022

sabato 13 novembre 2021

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dall'8 al 14 novembre 2021

«THE DRAWING HALL», A BERGAMO UN NUOVO SPAZIO DEDICATO AL DISEGNO
«L’arte italiana, attraverso i secoli, ha sempre affondato le sue radici nel disegno: da Cimabue a Giotto, dal Rinascimento ai grandi maestri incisori, da Morandi a Boetti la matita è, con grazia, leggerezza e potenza, una chiave di lettura del reale». Parte da questa riflessione il lavoro di «The Drawing Hall», nuovo spazio indipendente di Grassobbio (Bergamo), interamente dedicato al disegno e alle sue declinazioni nell’arte contemporanea, fortemente voluto dall’artista Andrea Mastrovito, con Walter Carrera, visual designer e fotografo, e Marco Marcassoli, regista e fondatore di Yanzi Srl.
Il nuovo spazio, in via Boschetti 87, si presenta al pubblico sabato 13 e domenica 14 novembre (ore 12:30-19:00), in occasione dell’undicesima edizione del festival «Art Date» di Bergamo: quattro giorni di incontri, proiezioni, visite guidate, mostre nelle gallerie cittadine, a cui fa da filo rosso il tema «Tempo sospeso», e che ha il suo clou nella collettiva «Statements» al Palazzo della Ragione.
«The Drawing Hall» debutta con «GV 19,30», mostra nella quale sono esposti venticinque tra le centinaia di disegni che Andrea Mastrovito ha realizzato nei giorni del suo progetto per la Chiesa dell’Ospedale San Giovanni XXIII a Bergamo. La mostra è accompagnata da «Accarezzare con la matita», un «Quaderno» che prende spunto dal video-documentario «Un luogo una carezza» di Marco Marcassoli, visibile in mostra, per raccontare le grandi vetrate che dal 2014 ornano l’abside della chiesa bergamasca, realizzate dal maestro vetraio Lino Reduzzi su disegno di Andrea Mastrovito.
Per saperne di più su «Art Date» è possibile visitare la pagina https://www.theblank.it/artdate-2021/. Per saperne di più su «The Drawing Hall» è possibile telefonare al numero 393.9078715 o scrivere a info@thedrawinghall.it. 

«CALEIDOSCOPICA»: A REGGIO EMILIA IL MONDO ILLUSTRATO DI OLIMPIA ZAGNOLI
Forme sinuose e colori saturi, figure bidimensionali e illusioni ottiche, immagini semplici e fulminee, che attingono tanto al Futurismo quanto al mondo dei Beatles: è un vero e proprio caleidoscopio quello che Olimpia Zagnoli (Reggio Emilia, 29 febbraio 1984) mette in scena nella sua città natale, Reggio Emilia.
Le sale dei Chiostri di San Pietro allineano, fino al prossimo 16 gennaio, disegni, stampe, neon, tessuti, sculture in ceramica, legno e plexiglas, oggetti di uso comune, realizzati dall’illustratrice nei suoi primi dieci anni di carriera. Tra i lavori esposti ci sono illustrazioni iconiche come il manifesto per l'azienda dei trasporti Mta di New York e le copertine per «The New Yorker», ma anche disegni giovanili inediti e bozzetti.
Curata da Melania Gazzotti, «Caleidoscopica» - questo il titolo dell’esposizione, che si avvale di un catalogo di Lazy Dog Press - permette così di conoscere le innumerevoli sfaccettature del lavoro dell’artista emiliana, le cui immagini vivaci hanno fatto da cornice a campagne di clienti come Google, Apple, Barilla, Perugina e Fiat, ma anche a libri per bambini come e progetti editoriali come il «New York Times», «Vanity Fair», Taschen e Penguin Books.
Per l’occasione, Olimpia Zagnoli ha creato un progetto site-specific: un «giardino di sculture» per i cinquecenteschi chiostri di San Pietro, composto da sei opere di grande formato dalle linee sinuose e dai colori pieni e brillanti.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.palazzomagnani.it/

«LANARCHICO», ALL’EX ANONIMA CALAMAI DI PRATO LO STUDIO DI MARCO BISCARDI
La nuova vita del Società anonima lanificio Calamai di Prato, uno degli esempi più interessanti di archeologia industriale in Toscana, è all’insegna dell’arte contemporanea. Dopo gli interventi di Tai – Tuscan Art Industry, il complesso nel quartiere di San Paolo, costruito alla fine dell’Ottocento per iniziativa di Brunetto Calamai e restaurato nel 1930 dall’ingegner Pier Luigi Nervi, che vi realizzò in cemento armato i capannoni delle tintorie, caratterizzate da un suggestivo sistema di coperture a capriate, apre le porte a «LAnarchico». Sabato 13, con un’inaugurazione a inviti, e domenica 14 novembre, con un’apertura al pubblico prevista dalle ore 11 alle ore 18, Marco Biscardi, artista pugliese, classe 1986, trapiantato in Toscana, svelerà il suo studio-galleria.
Il nuovo contenitore culturale, che si estende su un’area di quattrocento metri quadrati, è stato concepito come un luogo di aggregazione e innovazione che, di volta in volta, potrà diventare atelier, showroom, sala conferenze, coworking, ospitando mostre, eventi di moda, concerti, presentazioni di libri e persino corsi di pittura, scultura, cucito, yoga, meditazione.
Lo spazio sarà impreziosito dalle opere di Marco Biscardi, dai primi lavori a quelli più recenti, passando per il periodo americano e la residenza a Shanghai, che nel 2018 ha visto l’artista ospite di un programma di quaranta giorni finanziato dal governo cinese e dalle università più prestigiose dell’Asia.
In occasione dell'apertura dello spazio, l’artista entrerà nel mercato NTF, il mondo dei Non-Fungible Token, ovvero degli oggetti digitali certificati, unici e non riproducibili, presentando sulla piattaforma FabriikX un drop di quattro opere che raccontano in modo sarcastico, critico e ironico la società attuale, permeata da status, lusso, televisione e social network.
Lo spazio sarà aperto dal lunedì al venerdì, dalle ore 10:30 alle ore 18; si consiglia di telefonare al numero 3313664642 prima della visita. Per maggiori informazioni è possibile scrivere a lanarchicoprato@gmail.com.

DUE NUOVE OPERE DI GIOVANNI DI FRANCESCO TOSCANI NEL PATRIMONIO DELLA GALLERIA DELL’ACCADEMIA DI FIRENZE
La collezione della Galleria dell’Accademia di Firenze si arricchisce di due nuove opere. Si tratta di due preziosissimi pinnacoli raffiguranti l’«Angelo annunciante» e la «Vergine annunciata» del pittore fiorentino Giovanni di Francesco Toscani (1371/1372 – 1430), parte di un polittico del Quattrocento che si trovava sull’altare della Cappella Ardinghelli, nella Basilica di Santa Trinita a Firenze. I dipinti, che saranno sottoposti a un accurato restauro, sono stati acquistati dagli eredi di Nicolò Carandini ed Elena Carandini Albertini per l’importo complessivo di quattrocentomila euro.
L’opera è l’unico dipinto su tavola documentato di Giovanni di Francesco Toscani. Fu commissionato nel 1423 per il matrimonio di Piero di Neri Ardinghelli con Caterina, nipote di Palla Strozzi, all’epoca l’uomo più ricco a Firenze, che già possedeva una magnifica cappella nella stessa basilica, disegnata da Lorenzo Ghiberti. Strozzi aveva fornito Caterina di una dote di circa 2000 fiorini che in parte furono utilizzati per rinnovare la cappella Ardinghelli. Al centro della pala d’altare realizzata da Toscani, al posto della tradizionale Madonna con Bambino, fu collocato un crocifisso ligneo che fungeva da reliquario e che, in alcuni periodi dell’anno, veniva esposto alla pubblica devozione attraverso una grata su via del Parione.
Il polittico venne smembrato nella seconda metà del XVIII secolo e i vari pannelli riapparvero, in anni e luoghi diversi, solo a partire dalla metà dell’Ottocento. Nel 1966 col fondante contributo critico di Luciano Bellosi è stato possibile identificare Giovanni di Francesco Toscani come autore dell’opera, nonché chiarire quale era la sua struttura originaria. 
Dei dipinti che componevano questo bellissimo capolavoro, quattro tavole sono già di proprietà della Galleria dell’Accademia, mentre lo scomparto destro della predella con «Il battesimo di Cristo e il martirio di San Giacomo maggiore» è conservato al Philadelphia Museum of Art e il pannello principale laterale destro con i «Santi Giovanni Battista e Giacomo Maggiore» si trova al The Walters Art Museum di Baltimora. Mancano ancora all’appello, il pannello principale laterale sinistro, in cui erano raffigurati i «Santi Francesco e Nicola», e i tre tondi, sottostanti i tre pinnacoli.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.galleriaaccademiafirenze.it.

«SANI!», DEBUTTA A MILANO IL NUOVO SPETTACOLO DI MARCO PAOLINI
Ai piedi delle Alpi, nella valle del Piave, si saluta con una bella espressione: «Sani!». È un augurio, una benedizione, un viatico, che deriva dal termine latino «salus» e che significa «salute, stiamo in salute». Quel modo di congedarsi, tipico della tradizione montanara bellunese, è stato scelto da Marco Paolini come titolo del suo nuovo spettacolo che, dopo l’anteprima friulana dello scorso fine settimana al Verdi di Pordenone, debutta il prossimo 16 novembre a Milano, negli spazi del Piccolo teatro Strehler, per rimanere in cartellone fino al 5 dicembre.
Fondato su un canovaccio autobiografico, che cuce insieme storie vecchie e nuove, il progetto, concepito nei giorni del secondo lockdown, si è arricchito via via di canzoni e musiche, scritte da Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi. Lo spettatore viene così condotto per mano in un viaggio che parte dalla memoria e arriva fino al presente, dove il vissuto personale dell’artista si intreccia con la storia di tutti noi. «Dall’epico-comico incontro-scontro tra Carmelo Bene e Marco Paolini nel 1983 all’incontro-scontro tra Reagan e Gorbačëv, al vertice di Reykjavík a Höfði, in Islanda nel 1986, dalla ricostruzione dopo il terremoto del ’76 in Friuli alla ripartenza dopo la pandemia»: questi – si legge nella sinossi - sono alcuni degli argomenti che l'autore, attore e regista bellunese, conosciuto per lavori come «Il racconto del Vajont» o «I-TIGI Canto per Ustica», tratta in forma di ballata.
Quello che Marco Paolini propone a Milano è ancora un «teatro fra parentesi» perché il senso di provvisorietà di questi tempi che stiamo vivendo permane. Ma è anche un teatro che trova nello scambio interpersonale, nella capacità di portare il pubblico dentro una storia, la sua forza. Senza esagerazioni né proclami, l'attore veneto indica così a tutti noi una via per tornare allo spettacolo dal vivo: «In questo tempo di teatro fra parentesi - dice - non tutto dipende dalle norme, dipende dal buon senso, dal coraggio e dalla fiducia, dipende da noi. Per convenzione, il biglietto venduto a teatro corrisponde a una sedia o a una poltrona; secondo me corrisponde invece a un diritto: quello di poter vivere un’esperienza da dentro, non di guardarla da fuori».
Il costo del biglietto varia dai 33 ai 26 euro. Lo spettacolo sarà in cartellone con i seguenti orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19:30; mercoledì e venerdì, ore 20:30; domenica, ore 16. Per informazioni e prenotazione è possibile telefonare al numero 02.21126116 o consultare il sito www.piccoloteatro.org.

Le foto sono di Gianluca Moretto

«THE HOMO SAPIENS»: ARTURO DELLE DONNE RACCONTA IL MONDO ATTRAVERSO I COSTUMI TIPICI
Si intitola «The Homo Sapiens» il nuovo progetto fotografico e antropologico di Arturo Delle Donne, attualmente esposto in anteprima a Parma, negli spazi del Museo d’arte cinese, realtà voluta nel 1901 dal fondatore dei missionari saveriani Guido Maria Conforti, proclamato santo nel 2011. Venti fotografie di grandi dimensioni raccontano, fino al prossimo 8 marzo, le diversità culturali del mondo, immortalando alcuni gruppi di persone con i propri abiti tradizionali, simbolo del loro legame con la terra natia.
«The Homo sapiens», progetto in fieri che attualmente si articola in una ottantina di scatti, focalizza, dunque, l’attenzione sui valori di rispetto e fratellanza attraverso l’abbigliamento, o meglio quell’insieme di vestiti, accessori e acconciature che sono la prima forma di comunicazione di un popolo.
In questo progetto, - raccontano gli organizzatori - «il vestito viene indossato come ricordo, come legame alla propria patria di origine. Il vestito diventa cioè appartenenza, consapevolezza e orgoglio. Indossarlo rappresenta un atto evocativo dei legami e delle proprie radici». Mentre Arturo Delle Donne precisa: «Il mio lavoro di fotografo prosegue. Sto continuando a realizzare ritratti per questo ambizioso progetto che potenzialmente non ha una fine. Il mio ruolo di fotografo è indissolubile dalla ricerca e sto continuando a cercare. Questo lavoro aspetta di essere condiviso con altre persone e ospitato in altri luoghi».
Il museo è aperto dal martedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19 e la domenica, dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19, con un biglietto di ingresso di 3,00 euro per gli adulti e di 1,50 euro per i giovani fino ai 18 anni. Per prenotazioni, visite guidate e laboratori didattici è possibile scrivere all’indirizzo e-mail info@museocineseparma.org. 

AL VIA «BITE&GO»: UN NUOVO PROGETTO ITINERANTE DI NICOLETTA RUSCONI ART PROJECTS
Parte da Milano «Bite&Go», il nuovo progetto itinerante internazionale di Nicoletta Rusconi Art Projects, che offre inedite vetrine di esposizione per l’arte contemporanea così da coinvolgere un pubblico il più ampio e diversificato possibile, dai collezionisti ai giovani.
Dall'11 al 13 novembre (giovedì, dalle ore 18:30 alle ore 21; venerdì e sabato, dalle ore 10 alle ore 21), in via San Fermo 7, sarà possibile immergersi in un’inedita wunderkammer dove scoprire e vedere più di sessanta opere, pezzi unici in piccolo formato di artisti emergenti, mid-career ed established, selezionati da Nicoletta Rusconi, collezionista, ex-gallerista e mecenate dell’arte.
Lavori di pittura, scultura, ceramica, vetro, collage, disegno e design scorreranno così sotto gli occhi dei visitatori. Letizia Cariello, Giovanni Chiamenti, Giulia Dall’Olio, Giulio Frigo, Genuardi/Ruta, Franco Guerzoni, Eduard Habicher, Jana Kasalová, Jean-Baptiste Maitre, Jacopo Mazzonelli, Pierre-Etienne Morelle, Federico Pepe, Alice Ronchi, Vanessa Safavi, Franz Schmidt, Davide Sgambaro e Henrik Strömberg sono alcuni degli artisti in mostra.
Tutte le opere saranno accomunate dalla caratteristica di essere accessibili a un pubblico allargato, grazie a un range di prezzo che varia fra i 300 e i 3.000 euro, consentendo di acquistare e collezionare arte anche con un investimento contenuto.
Dopo Milano, «Bite&Go» approderà a Montecarlo nel 2022, per poi raggiungere nuove località dove intercettare il crescente interesse verso il collezionismo d’arte contemporanea.
All’interno di questo panorama itinerante, il progetto manterrà una sede permanente negli spazi di Cascina I.D.E.A. ad Agrate Conturbia, in provincia di Novara, uno spazio espositivo e progettuale, immerso nella natura dove il dialogo tra arte, architettura e design si fa intimo e raccolto.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.nicolettarusconi.com.

La foto è di Agnese Bedini 

FIRENZE, UNA NUOVA GUIDA PER PALAZZO MEDICI RICCARDI
Palazzo Medici Riccardi
 si dota di una nuova guida (15 x 21 cm, 112 pp., brossura con alette, 100 illustrazioni a colori,14 euro), a cura di Valentina Zucchi, che permetterà di conoscere e approfondire la storia e le bellezze di uno dei più importanti musei della città di Firenze, prima dimora dei Medici, dove vissero Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico. Edita da Officina Libraria, il volume, disponibile anche in lingua inglese e francese, è già acquistabile presso il bookshop di Palazzo Medici Riccardi e nei maggiori store on-line.
Corredato di numerose illustrazioni a colori, lo scritto accompagna il lettore passo dopo passo, alla scoperta delle meraviglie del palazzo. A partire dalla facciata e dai prospetti esterni, il testo prosegue con il raffinato Cortile di Michelozzo, il giardino, il percorso archeologico nei sotterranei, salendo poi la scala monumentale verso il piano nobile con la Cappella dei Magi, sapientemente affrescata da Benozzo Gozzoli a metà Quattrocento, la sala di Carlo VIII e gli altri ambienti, fino alla splendida sala dei Bassorilievi e alla Galleria degli specchi di età riccardiana, con volta dipinta da Luca Giordano. Non mancano schede di approfondimento su temi importanti e specifici, a complemento della lettura, come quelli dedicati allo stemma Medici e le insegne medicee e alla «Madonna con Bambino» di Filippo Lippi.
Attraverso le sue pagine, la guida permette anche di approfondire le vicende che hanno portato alla nascita dell’edificio – per volontà di Cosimo de’ Medici e su progetto di Michelozzo – ed esplorarne gli sviluppi nel corso dei secoli, dall’età d’oro rinascimentale al passaggio del palazzo alla famiglia Riccardi nel Seicento, fino all’acquisizione della Provincia di Firenze e ai giorni nostri. Il testo si pone così come un affascinante viaggio fra ambienti, personaggi ed epoche storiche, offrendo gli elementi utili per comprendere la storia di un palazzo che tuttora è leggenda e per apprezzarne i celebri capolavori.
Per maggiori informazioni: http://www.palazzomediciriccardi.it/

UN’«EDIZIONE DELIVERY» PER IL FESTIVAL DELLA PESTE DI MILANO
Cosa può diventare un festival senza la presenza fisica delle persone? Come si può restare in dialogo anche se distanti? Partendo da queste domande è nata la quarta edizione del Festival della Peste, promosso dalla Fondazione «Il Lazzaretto» di Milano.
Quest'anno la manifestazione ha un inedito formato «da asporto» per portare la cultura direttamente a casa. Come? Attraverso una speciale scatola d’artista numerata, dal design che richiama il più classico cartone della pizza, ma che nella realtà racchiude un breve estratto dei lavori realizzati per l’occasione dalla live artist Sara Leghissa, dal collettivo fotografico Cesura, dall’illustratrice catalana Luci Gutiérrez, dagli studenti della Scuola Mohole e dallo staff creativo della Fondazione «Il Lazzaretto».
Al suo interno il «cartone da asporto» - ordinabile esclusivamente tramite l’apposito form sul sito ilfestivaldellapeste.com, a partire dalla mattina di martedì 9 novembre - contiene una serie di oggetti che raccontano in maniera originale i vari progetti, legati tra loro dal tema «Ordine/Disordine». Tutti gli oggetti inclusi nella scatola, che andava ritirata entro le ore 20 di mercoledì 10 novembre, potranno essere fruiti comodamente a casa propria, senza limiti di tempo, e verranno presentati sul sito ufficiale del festival attraverso approfondimenti.
Durante questa edizione del Festival della Peste è stato presentato anche il vincitore del Premio Lydia, Daniele Costa, che nella sua opera di videoarte «Trapezia» concentra la propria attenzione sulla pratica «Drag» e sui nuovi luoghi di espressione della performance e dello spettacolo dal vivo tra piattaforme e spazio domestico.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet www.ilfestivaldellapeste.com.
 
UN'EDIZIONE «EUROPEA» PER IL DECENNALE DEL TORINO FRINGE FESTIVAL. AL VIA L’OPEN CALL PER GLI ARTISTI 
Sono aperte fino al 15 novembre le candidature per partecipare alla prossima edizione del Torino Fringe Festival, manifestazione multidisciplinare di arti performative che negli anni ha coinvolto oltre duecentosettantaquattro compagnie nazionali e internazionali per un totale di millesettecentosettanta repliche in sessanta spazi della città al chiuso e trentadue all’aperto per un totale di oltre 80mila spettatori.
Quella in programma dal 17 al 29 maggio 2022 sarà la decima edizione e «proporrà - afferma la presidente Cecilia Bozzolini -spettacoli, performance, residenze artistiche, conferenze in un cartellone che spazia dalla performance site specific al monologo».
Il bando è rivolto ad artisti e compagnie italiane e internazionali, che potranno proporre spettacoli «indoor» (della durata di più di quarantacinque minuti e disponibili per sei repliche), ma anche eventi all’aperto e site specific. Sono ammessi tutti i generi di spettacolo dal vivo, in produzioni esclusivamente animate da artisti professionisti.
Il tema di questa edizione, che si avvale del contributo della Compagnia di San Paolo nell'ambito del bando «Art Waves», non è stato ancora scelto, ma Cecilia Bazzolini spiega che si stanno ricercando «proposte tematiche molto vicine al pubblico per creare quel fil rouge indispensabile affinché l'esperienza diventi unica e immersiva». L'obiettivo del 2022 è, inoltre, quello di selezionare più spettacoli internazionali per dare un maggiore respiro europeo alla manifestazione torinese, portandola ai livelli e agli standard dei Fringe Festival internazionali come Avignone ed Edimburgo.
La direzione artistica – composta da Cecilia Bozzolini, Lia Tomatis, Pierpaolo Congiu, Michele Guaraldo, Valentina Volpatto e Costanza Frola - opererà una selezione secondo criteri di valore artistico e di natura tecnico-logistica e già dal 6 dicembre contatterà gli artisti e le compagnie vincitrici del bando.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina: www.tofringe.it/partecipa.

INTITOLATO A LUIGI GHIRRI IL PREMIO «GIOVANE FOTOGRAFIA ITALIANA». AL VIA LA OPEN CALL
Rimarrà aperta fino al prossimo 1° dicembre la call del premio «Giovane fotografia italiana», con cui il comune di Reggio Emilia vuole valorizzare i migliori talenti under 35 presenti sul territorio italiano.
Gli artisti interessati a partecipare al premio, che in questa edizione viene per la prima volta intitolato a Luigi Ghirri, sono invitati a presentare un proprio progetto inedito realizzato attraverso diversi media, dalla fotografia alla videoinstallazione, sulla piattaforma Picter (https://www.picter.com). Ogni proposta, come si legge nel bando presente sulla pagina https://gfi.comune.re.it/open-call-2022/, dovrà essere corredata da una serie di immagini, da una presentazione e da una proposta di allestimento.
«Possibile» è il tema scelto per questa edizione, a partire dall’ultimo saggio di Leonardo Caffo, «Essere Giovani. Racconto filosofico sul significato della adolescenza», nel quale si spiega che l’«essere giovani» rappresenta quello stato che permette di non farsi ingabbiare dalle regole e dalle convenzioni, di saper vedere sé stessi e il mondo circostante fuori dei ruoli già assegnati e dai destini già scritti.
I sette progetti finalisti saranno presentati a Reggio Emilia in una mostra collettiva nei Chiostri di San Domenico, nell’ambito dell’edizione 2022 del festival Fotografia europea (29 aprile - 12 giugno 2022), per il quale è stato scelto il titolo «Un’invincibile estate», ispirato a una frase dello scrittore e filosofo francese Albert Camus: «imparavo finalmente, nel cuore dell’inverno, che c’era in me un’invincibile estate».
I sette vincitori saranno selezionati da una giuria, che comprende i curatori della mostra finale, Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, assieme a Krzysztof Candrowicz del Fotofestiwal Łódź, Chiara Fabro del festival Panoràmic di Granollers a Barcellona, e Shoair Mavlian del Photoworks Festival di Brighton.
I risultati della selezione verranno comunicati via e-mail e pubblicati sul sito gfi.comune.re.it entro il prossimo 6 gennaio.
Per maggiori informazioni è possibile consultare i siti www.gfi.comune.re.it | www.fotografiaeuropea.it.

ARTHLETES, ALL’ASTA IL BURGMAN 400 DEI VAN ORTON PER SOSTENERE LA FONDAZIONE MATALON
Giunge alla sua ultima tappa il progetto ARThletes: la sfida che Suzuki aveva lanciato a quattro illustratori italiani che, supportati dalla gallerista Lorenza Salamon e dall’artista Ale Giorgini, si erano messi alla prova per interpretare alcune doti dell’iconico Burgman 400 con richiami a sport olimpici. Grazie al talento degli artisti Gianluca Folì, Riccardo Guasco, Francesco Poroli e dei gemelli Van Orton sono nate illustrazioni colorate ed eleganti, al centro di un concorso social per decretare la preferita della community.
A conquistare il pubblico è stato lo schermitore dei Van Orton, con le sue linee marcate e i colori pop, che è diventato la livrea dell’iconico scooter della casa nipponica. Il motociclo wrappato con la grafica esclusiva realizzata dai Van Orton è ora messo all’asta sulla piattaforma CharityStars (http://www.charitystars.com/Burgman), insieme alla stampa nr. 1.
Tutto il ricavato sarà devoluto alla Fondazione Matalon di Milano (Foro Buonaparte 67), che si occupa di giovani artisti, dove fino al prossimo 17 novembre sarà in mostra lo speciale scooter.
La creazione dei Van Orton sarà esposta anche a Eicma 2021, in programma dal 25 al 28 novembre a Milano. All’appuntamento internazionale, imperdibile per gli appassionati delle due ruote, Suzuki concluderà il progetto e annuncerà il vincitore dell’asta, consegnandogli ufficialmente il Burgman 400 griffato: una vera e propria opera d’arte da collezione.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.suzuki.it.

«FEDRIGONI TOP AWARD», QUANDO L’ARTE INCONTRA IL SUPPORTO PERFETTO
Editoria, pubblicità, packaging: dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Da tredici anni a questo marchio è collegato un concorso internazionale, il «Fedrigoni Top Award», riservato a designer, stampatori, editori, brand e clienti finali che abbiano utilizzato come supporto carta, etichette e materiali autoadesivi del gruppo per le loro creazioni e i loro prodotti.
Questa nuova edizione, le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al 31 gennaio, premierà progetti realizzati tra il luglio del 2020 e il gennaio del 2022. Le categorie in concorso sono cinque: Publishing, che comprende volumi, riviste ed edizioni d’arte; Corporate Communication, che va dai cataloghi di prodotti e servizi ai coordinati grafici, dai calendari ai diari e alla regalistica di cartotecnica; Labels, riservata a etichette di vini, liquori e alimenti di alta gamma; Packaging, cioè scatole, astucci, shopping bag, espositori da banco e contenitori rivestiti; e la nuova Large Format Communication, ovvero progetti di visual communication per edifici, mezzi di trasporto, mostre ed eventi.
A valutare le creazioni sarà una giuria composta da Simon Esterson, art director di «Eye Magazine» e «Pulp», Han Jiaying, tra i designer più famosi in Cina, Laurent Hainaut, fondatore e presidente di «ForceMajeure Design», Marion Trossart di «Interparfums Paris», Ivan Bell di «Stranger & Stranger», Elodie Boyer, fondatrice e direttrice di «Éditions non Standard», e la graphic designer Silvana Amato.
Insieme all’originalità grafica, alla funzionalità, al grado di innovazione, all’accuratezza di esecuzione e all’uso appropriato dei materiali, la giuria dovrà tenere conto anche della sostenibilità del progetto, considerandone tutto il ciclo di vita, inclusa la qualità della comunicazione al consumatore sugli aspetti green.
Il concorso si chiuderà nell’autunno 2022 a Parigi con una mostra internazionale, dove saranno esposti ben ottanta tra i migliori progetti pervenuti, mentre i vincitori, proclamati in quella stessa sede, verranno coinvolti in due giorni di approfondimento con interviste, tavole rotonde, talk e workshop.
Tutte informazioni sul concorso sono reperibili al link www.fedrigonitopaward.com.

«PROTOPLASMIC FLOW» E «MONNULA – DOLLS WHO MIGRATE»: DUE NUOVE PERFORMANCE A DOMICILIO PER SAMARA EDITIONS
Nasceva l’anno scorso, nei giorni del secondo lockdown della cultura, «Samara editions», un progetto che si proponeva di sperimentare modalità innovative di connessione tra artisti e spettatori, spedendo a domicilio scatole con tutto il necessario per attivare un’esperienza performativa. A ideare il progetto, che debuttava con «Fionde» di Chiara Bersani, erano stati la curatrice indipendente Eva Neklyaeva, la manager e produttrice culturale Lisa Gilardino e Marco Cendron, art director dello studio di comunicazione Pomo di Milano.
Un anno dopo, «Samara editions» è pronta a offrire due nuove performance: «Protoplasmic Flow» di Jenna Sutela (nella foto) e di «Monnula – Dolls who migrate» di Tamara Cubas.
La prima scatola contiene al suo interno un campione essiccato di Physarum polycephalum – una muffa gialla e policefala di origini antiche – insieme a tutto l’occorrente per farla crescere. Questo microrganismo, considerato un computer naturale, processa dati senza avere un sistema nervoso, operando attraverso comunità di nuclei che possiedono un’intelligenza spaziale avanzata.
Il secondo lavoro esplora la questione dei viaggi migratori attraverso migliaia di bambole, tutte corredate da un diario di viaggio, dove viene raccontata la storia delle donne che animano la comunità Com aac di Punta Chueca, in Messico, ideatrici del manufatto. Queste pagine sono anche uno spazio per raccontare il proprio incontro con la bambola, prima che questa raggiunga un nuovo destinatario.
Le performance possono essere sperimentate ovunque, creando una comunità diffusa di spettatori al di là di ogni confine geografico. Ogni scatola che si riceve per posta – il cui contenuto non viene svelato in anticipo per dare vita a un incontro con l’inaspettato – cambia a seconda della natura della performance e della visione dell’artista.
Accompagna il progetto il canale di notizie @samaraeditions su Telegram, nato con lo scopo di offrire approfondimenti sulla scena performativa contemporanea attraverso articoli di artisti e curatori.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.samaraeditions.com.

«SOTTO LA LENTE», UN PROGETTO SOCIAL DELLA PEGGY GUGGENHEIM SUL RESTAURO DELLA SUA COLLEZIONE

Che cosa hanno in comune Pablo Picasso, Piet Mondrian e Jackson Pollock? Sono i tre protagonisti di «Sotto la lente», il nuovo progetto social della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, sede della raccolta creata, con fiuto e lungimiranza, dalla mecenate americana Peggy Guggenheim tra la fine degli anni ’30 e il corso degli anni ’40 del Novecento.
A partire dall'11 novembre e per i successivi giovedì, Luciano Pensabene Buemi racconterà i progetti di conservazione e restauro che hanno visto e vedono protagoniste «Lo studio» (1928) di Picasso, «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» (1938 – 39) di Mondrian, «Alchimia» (1947) di Pollock, tre magistrali esempi di Cubismo, astrazione ed Espressionismo astratto americano.
Le tre monumentali tele verranno illustrate nei minimi dettagli; contemporaneamente saranno raccontati aneddoti e criticità legate allo studio di ricerca e conservazione che ciascuna opera ha portato con sé. I progetti legati alle tre tele, quello di «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» ancora in corso, vedono la preziosa collaborazione, oltre che del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, dei laboratori Cnr dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale e dell'Istituto di scienze e tecnologie chimiche, appartenenti alla piattaforma Molab dell'Infrastruttura di ricerca per le scienze del patrimonio E-Rihs, nonché dell’Opificio delle pietre dure e Laboratori di restauro di Firenze, che ha ospitato il restauro dell’iconica opera di Pollock.
Per maggiori informazioni: www.guggenheim-venice.it.

[Foto di Matteo De Fina]

TRA PERFORMANCE E VIDEO, A ROMA LA PRESENTAZIONE DELLA MONOGRAFIA SUL LAVORO DI FRANCESCA FINI
Verrà presentato alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma il volume «Francesca Fini / Cyborg Fatale – performance e video tra reale e virtuale (2011-2021)» (80 pp., 172 ill. a colori, formato 220x170mm, isbn 9788874903115), a cura di Bruno di Maino, pubblicato da Postmedia Books. L’appuntamento è in programma per martedì 16 novembre, alle ore 18:30, e vedrà la presenza, oltre che dell’artista e del curatore, di Lori Adragna, Adriano Aprà e Giacomo Ravesi.
Il libro racconta dieci anni della ricerca artistica di Francesca Fini, tra le protagoniste più significative della cyber performance in Italia, il cui lavoro è stato presentato al Maxxi e al Macro di Roma, al Guggenheim di Bilbao, al Georgia Tech di Atlanta e al Japan Media Arts Festival di Tokyo.
L’artista si muove nel territorio del contemporaneo dove le arti si ibridano, tra performance, tecnologia dell'interazione, sound design, sperimentazione cinematografica, animazione digitale e pittura.
I progetti di Francesca Fini riproducono e analizzano il rapporto tra spazio pubblico e privato, tra spettacolo e spettatore, tra rappresentazione e interazione, riflettendo sulle influenze della società sulle questioni di genere e sulla distorsione nella percezione della bellezza prodotta dal mercato e dai media mainstream.
Il volume vuole essere un’articolata monografia e si suddivide in tre grandi sezioni tematiche. Ogni sezione è affidata ad uno studioso che ha seguito il lavoro di Francesca Fini nel corso del tempo. Così, dopo l’introduzione dello storico dei media Bruno Di Marino, che ha curato il libro, segue il saggio di Lori Adragna che riguarda la pratica performativa, quello di Giacomo Ravesi sulla video arte e, a chiudere, le riflessioni di Adriano Aprà sui lungometraggi dell’artista.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.francescafini.com o la pagina http://www.postmediabooks.it/2021/311cyborg/9788874903115.htm.

venerdì 12 novembre 2021

«Il legno e la carne», il Pinocchio di Mìles in un libro e in una mostra

«C'era una volta... -Un re!- diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno […]». Era il luglio 1881 e il «Giornale dei bambini», inserto settimanale del quotidiano «Il Fanfulla», pubblicava la prima puntata di «Storia di un burattino», romanzo di Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) destinato a diventare, con il titolo «Le avventure di Pinocchio», il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia.
Esuberante fino allo sfinimento, intollerante a qualsiasi regola, bugiardo di fronte all’evidenza, ma anche fiducioso nel prossimo, disposto a fare ammenda dei propri errori e ingenuo come solo i sognatori sanno essere, il «burattino più discolo di tutti i discoli» ha conquistato generazioni di piccoli lettori. Agli albori del Novecento, «Le avventure di Pinocchio» contavano, infatti, ben trecentomila copie stampate; oggi il libro può essere letto in oltre duecentosessanta lingue (latino ed esperanto compresi) e dialetti, stando agli studi della Fondazione Collodi basati sui dati Unesco. 
A partire dal 1883, data della sua prima pubblicazione a volume, il capolavoro collodiano ha, inoltre, solleticato la fantasia di tanti artisti, da Enrico Mazzanti a Sergio Tofano, da Milo Manara a Benito Jacovitti, da Lorenzo Mattioli a Lele Luzzati e molti altri ancora. Il motivo di questo successo può essere trovato nelle parole di un grande della letteratura italiana come Benedetto Croce, che affermò: «il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità», con i suoi pregi e i suoi difetti. Il libro mette, cioè, nero su bianco – sempre per usare le parole del filosofo abruzzese - «le vie del cuore, di umana debolezza, di dirittura morale, di gratitudine, di commozione, di furberia, di forza morale della bontà».
Su questa scia si muove lo street artist e illustratore Mìles, nome d’arte di Simone Miletta, protagonista della mostra «Il legno e la carne», allestita dal 14 al 5 dicembre negli spazi dell’ARTiglieria di Firenze, un edificio industriale in disuso. L'esposizione è organizzata per iniziativa della Street Levels Gallery e con il prezioso contributo della casa editrice indipendente Contrabbandiera, ideatrice di una nuova collana dedicata all’arte urbana che vedrà i migliori artisti della scena fiorentina illustrare fiabe e altri classici.
La collana sarà inaugurata proprio dal libro «Pinocchio. Il legno e la carne», la cui presentazione è in programma giovedì 18 novembre, dalle 18 alle 21:30. Mìles dialogherà con Marco Tangocci e Davide di Fabrizio; la serata sarà arricchita dalle performance di Luca Provenzani e Amerigo Bernardi, musicisti dell'Orchestra della Toscana.
La mostra fiorentina allinea, nello specifico, settantacinque tavole, che ripercorrono i momenti salienti della fiaba e ci mettono davanti alle avventure di un burattino i cui sentimenti non sono lontani da quelli di un uomo, di qualunque uomo, con le sue meschinità, generosità e compassione, con i suoi affetti e i suoi inganni. L’artista lametino, classe 1979, si dimostra, infatti, «poco interessato ai tòpoi legati ai personaggi collodiani, optando – afferma Alessandra Arpino - per un’analisi degli stati d’animo e degli impulsi comportamentali dettati dalle contingenze della favola come della vita».
L’allestimento della mostra è curato in modo tale da consentire allo spettatore di compiere un percorso continuativo nello spazio, che dia consequenzialità alle immagini e alla storia che narrano. Il percorso procede per sole immagini, ovvero senza didascalie, «in un lungo piano-sequenza – si legge nella nota stampa - in cui coesistono l’uomo e l’animale, la ragione e l’istinto, la realtà e le apparenze, tutto racchiuso in un equilibrio in cui i confini di una cosa e di un’altra si fanno sempre meno definiti».
Acquerello, china, inchiostro e spray su carta sono i linguaggi scelti da Miles per affrontare il racconto collodiano, del quale si dà voce sia ai personaggi che alle ambientazioni e a momenti specifici della narrazione. Geppetto, Mastro Ciliegia, Pinocchio, il Grillo parlante, Mangiafuoco, ma anche la Fata Turchina, il Gatto e la Volpe, la Lumaca, il Gorilla, il Pescecane, Lucignolo scorrono così sotto gli occhi del visitatore. «È interessante notare – racconta ancora Alessandra Arpino - che per Mìles lo stesso personaggio può essere rappresentato in modalità molto diverse a seconda del momento della storia. Su tutti, il Gatto e la Volpe ne costituiscono l’emblema: figure antropomorfe nell’ideazione dell’inganno, animali nell’atto di eliminare il nemico di turno, esseri dalle sembianze informi e cupe al momento del rapimento. In queste tavole è evidente l’intenzione dell’artista di non fermarsi alle maschere da commedia dell’arte, ma di scavare invece tra i comportamenti e le attitudini, a fronte delle situazioni che la vita presenta». 
Il percorso espositivo mette a confronto il visitatore anche con divertissement d’artista, come una tavola dedicata alla coltivazione degli zecchini degna di un manuale di botanica o alcuni lavori che mostrano rimandi cinematografici a scene celebri di Kubrick, Weir, Fincher e Spielberg.
È, dunque, un Pinocchio moderno e minimale, dai volumi definiti e dai chiaroscuri decisi, nel quale convivono luce e buio, sogno e realtà, quello che ci regala Mìles, da sempre interessato a raccontare il rapporto tra l’uomo e il suo tempo, «perché nella contemporaneità si trova tutto: la poesia, il sogno, la narrazione, l’incubo».

Informazioni utili 
Mìles. Il legno e la carne. ARTiglieria, via Cittadella 4 – Firenze. Orario mostra: dal martedì alla domenica, ore 10 – 13 e ore 15 – 19. Ingresso libero. Informazioni: tel. + 39 333 6745750. Sito internet: www.streetlevelsgallery.com. Dal 14 al 5 dicembre 2021