ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 3 marzo 2022

«La scena delle donne» fa ritorno in Friuli Venezia Giulia

Compie diciotto anni «La scena delle donne», festival promosso dalla «Compagnia di arti e mestieri» di Pordenone, diretta da Bruna Braidotti, punto di riferimento della scena italiana, dal 1987 impegnata in un percorso di approfondimento e valorizzazione del ruolo della creatività femminile nei vari settori del teatro e della cultura scenica. «Connessioni generazionali» è il sottotitolo di questa nuova edizione, che avrà per protagoniste attrici, registe e drammaturghe italiane e internazionali, come l’apprezzata e pluripremiata Marta Cuscunà o Natasha Czertok dello storico Teatro Nucleo di Ferrara, che animeranno i cartelloni culturali di varie città del Friuli Venezia Giulia.

La programmazione inizierà sabato 5 marzo, alle ore 17:30, a Pordenone con il racconto-laboratorio «Parole e Sassi», dedicato all’«Antigone», «antica vicenda – si legge nella presentazione - di fratelli e sorelle, di patti mancati, di rituali, di leggi non scritte e di ciechi indovini, che è stata narrata, nei secoli, a partire dal dramma scritto da Sofocle nel 440 a.C.».
I riflettori saranno puntati su Valentina Rivelli, attrice del Teatro della Sete, che dal 2011 fa parte del Collettivo Progetto Antigone, un gruppo di lavoro composto da venti attrici, una per ogni regione italiana, che racconta, principalmente ai più giovani, la grande storia di emancipazione femminile e potere nata dalla penna dello scrittore greco, usando solo con pietre e sassi, dando così vita a un rito collettivo che coinvolge anche il pubblico, invitato ad agire e a parlare (i posti solo limitati; prenotazioni all’indirizzo: info@compagniadiartiemestieri.it).

Il festival proseguirà nella serata di martedì 8 marzo, quando, nella Sala consiliare di Vigonovo di Fontanafredda, andrà in scena quello che l’edizione 2007 del Premio donne e teatro ha definito «notevole e raro esempio di teatro civile osservato con occhio femminile»: «Italia. Le donne italiane al voto», spettacolo scritto, diretto e interpretato da Bruna Braidotti, in scena con Bianca Manzari. Attraverso la storia di una donna battezzata con il nome di Italia e della sorella Margherita, l’appuntamento teatrale spiega come il voto delle donne abbia aperto il contrastato cammino delle successive conquiste femminili, con l’augurio che si realizzino quelle ancora da raggiungere.
 
Sarà, poi, la volta del pluripremiato spettacolo «Sorry, boys», di e con Marta Cuscunà, in scena a Pordenone, all’Auditorium Concordia, nella serata di venerdì 11 marzo. L’appuntamento teatrale trae spunto da un fatto di cronaca del 2008: in una scuola superiore di Gloucester diciotto ragazze rimangono incinte contemporaneamente; alcune di loro avrebbero pianificato la loro gravidanza per allevare i bambini in una specie di comune femminile. Scoppia una vera e propria tempesta mediatica e la vita privata delle diciotto ragazze diventa uno scandalo che imbarazza tutta la comunità di Gloucester. I protagonisti vengono interpretati da pupazzi ridotti a teste mozze: Cuscunà si muove leggera dietro la struttura metallica che regge le teste, manovrando il meccanismo che regola il movimento facciale e producendo dodici voci dialoganti, ciascuna con la propria identità vocale ed emotiva.


Venerdì 18 marzo
, sempre all’Auditorium Concordia, i riflettori si accenderanno, invece, su Natasha Czertok e lo spettacolo «Kashimashi», una produzione del Teatro Nucleo, nata nell’ambito di un percorso di ricerca sui temi del femminile e sulla rappresentazione di genere. Il titolo riprende ironicamente un utilizzo stereotipato e discriminante nella lingua giapponese: «Kashimashi» significa, infatti, «rumoroso, caotico», regalo di una visione tradizionale che vorrebbe le donne come origine di confusione e disordine.
 
La programmazione proseguirà con «La stanza delle anime», spettacolo di e con Arianna Addonizio, per l’accompagnamento musicale originale dal vivo di Nicola Milan, in programma venerdì 25 marzo, ore 20:45, all’Auditorium Concordia. L’appuntamento teatrale, nato da un’idea di Bruna Braidotti, riporta al tempo contemporaneo due personalità vissute nel Medioevo che hanno dedicato all’aldilà le loro opere più importanti: Dante Alighieri, l’autore della «Divina Commedia», e Hildegard von Bingen, monaca scrittrice e mistica tedesca che cento anni prima del «Sommo poeta» descrisse in modo analogo le sue visioni sulla vita dopo la morte. Immaginata nei panni di una conduttrice radiofonica, Hildegard von Bingen decide di rendere omaggio a Dante, che rivive nelle vesti di un rapper contemporaneo, intento a dare voce alle anime femminili che ha raccontato in suoi tre album di successo: «Inferno», «Purgatorio» e «Paradiso». È così che Francesca Da Rimini, Pia De Tolomei, Sapia Salani, Piccarda Donati, Cunizza da Romano, Beatrice Portinari diventano donne di oggi.

A chiudere il cartellone sarà sabato 2 aprile «Emancip(h)ate» della compagnia romana Teatro al femminile, con Sabrina Biagioli, Giulia Capuzzimato, Jessica Di Bernardi, Sara Morassut, Virginia Risso, Lorenza Sacchetto. All’Auditorium «Aldo Moro» a Cordenons, alle ore 20:45, andrà in scena – raccontano le attrici - «un grido di protesta verso tutte le ingiustizie che il genere femminile ancora subisce, ma di cui poco si parla». Violenza fisica e femminicidi rappresentano soltanto la punta di un iceberg di prevaricazioni, soprusi e discriminazioni. Il gender gap, la legge 194 e il processo per stupro sono i tre tasselli di un racconto che, alla fine, «lascia un amaro in bocca difficile da levare via».

Informazioni utili 

martedì 1 marzo 2022

La cultura contro la guerra: dalle iniziative social di #museumsagainstwar alle sirene d’allarme dei teatri italiani


«L’Italia ripudia la guerra». Il mondo dell’arte lavora, a suo modo, per la pace. Il Ministero della Cultura ha, per esempio, lanciato la campagna digitale «la cultura unisce il mondo», che sta coinvolgendo in queste ore musei, biblioteche, archivi e istituti culturali statali. Centinaia di realtà di tutto il Paese sono impegnate, giorno dopo giorno, a condividere sui propri profili social, con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar, immagini significative riguardanti il dolore e la sofferenza della guerra o, al contrario, l’armonia e la prosperità del tempo di pace. Dal Museo egizio di Torino, con l’amuleto ankh di lunga vita e protezione, a Capodimonte, con l’«Allegoria della Giustizia» di Giorgio Vasari, dal Museo archeologico nazionale di Orvieto, con una testa equina lapidea che ricorda la stravolta espressione del cavallo di «Guernica», a quello di Reggio Calabria, con i bronzi di Riace, il Web è un vero e proprio tripudio di colombe, ramoscelli d'ulivo, amuleti e abbracci. 

Tra le iniziative più incisive a livello comunicativo c’è quella della Pinacoteca di Brera che espone on-line la sua collezione di libri per bambini in lingua ucraina, «nella speranza – dichiara il direttore James Bradburne - che possano essere letti ai più piccoli spaventati e rifugiati in casa o sottoterra. La voce umana e il sapere possono essere d’aiuto e dare conforto. Tutti noi, insieme ai bambini, dobbiamo alzare la voce e gridare: Basta con la guerra!».
 
Sul Web è appena partito, con la diffusione on-line di due opere di Angelo Zuena («Angelo cosmonauta», 2018) e Francesco Verio («No War», 2022; nell'ultima foto), anche il progetto «Arte per la pace», lanciato dallo Spazio Comel di Latina. La galleria laziale ha deciso di diffondere attraverso i propri canali social messaggi di pace e solidarietà nei confronti delle vittime del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Dal 1 °al 20 marzo gli artisti sono invitati a partecipare, inviando al numero Whatsapp 371.4466655, la foto di un’opera che parli di fratellanza, amore e di unione tra i popoli con la relativa didascalia ed eventualmente una frase di commento. Le immagini saranno raccolte nell’album #allospaziocomelarteperlapace e pubblicate sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram della galleria. Per richiedere maggiori informazioni è possibile inviare una email all’indirizzo info@spaziocomel.it.

L'onda d'urto dell'arte contro la guerra ha visto anche illuminare con i colori della bandiera dell’Ucraina, il giallo e il blu, monumenti simbolo del nostro Paese come il Colosseo, i templi di Paestum, il Cristo di Maratea o l’arco di Traiano a Benevento, ma anche luoghi importanti di altri Stati europei, dalla porta di Brandeburgo a Berlino alla Torre Eiffel a Parigi.
 
Più concreta è, invece, l’iniziativa messa in campo dal Museo del cinema di Torino, che tra i primi ha aderito alla raccolta di farmaci necessari per la popolazione ucraina, organizzata dell'associazione «Made in Ucraine for Italy», diretta dall'attrice ucraina Oksana Filonenko e coordinata dal Consolato generale ucraino a Milano e dall'Ambasciata dell'Ucraina a Roma. Recandosi alla Mole Antonelliana sarà possibile lasciare medicinali e materiali di primo soccorso da inviare nelle città e nelle zone colpite dal conflitto in Ucraina.
Il Maxxi di Roma, invece, ha deciso di devolvere tutti gli incassi dei giorni di domenica 27 febbraio e domenica 6 marzo al fondo costituito da Unhcr Italia – Agenzia Onu per i rifugiati, Unicef Italia e Croce rossa italiana.

Anche il mondo del teatro si sta mobilitando contro la guerra. Lo fa facendo, prima di ogni spettacolo, con una sirena d’allarme, un suono che parla di emergenza, bombe e rifugi, a cui fa seguito un messaggio. Una voce registrata recita: «Quella che avete appena sentito è una sirena d’allarme ma ad essa non farà seguito nessuno colpo di cannone, nessuno strepito di mitragliatrice, nessuna esplosione di bombe, perché si tratta di un suono registrato, di un suono finto. Purtroppo, quello vero è tornato a risuonare in molte città abitate da donne, uomini e bambini che fino a ieri andavano a teatro, al cinema o a un concerto, proprio come noi stasera. Abbiamo deciso di introdurre lo spettacolo che sta per cominciare con questo suono per dire che il mondo del teatro italiano non è indifferente alla tragedia che si sta consumando in queste ore, che ripudia la guerra e che si stringe con commozione e solidarietà al dolore delle vittime».
Alla proposta, lanciata dal regista Andrea De Rosa, direttore di Tpe - Teatro Piemonte Europa, hanno già aderito i teatri nazionali di Roma e di Napoli, il Franco Parenti e il Carcano di Milano, il Biondo di Palermo, il Centro teatrale bresciano e il Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, ma anche alcune realtà francesi e tedesche come il Théâtre di Sete, il festival Sens Interdit di Lione, il Dieppe Scène Nationale.

lunedì 28 febbraio 2022

In mostra a Venezia Tapio Wirkkala, Toni Zuccheri e i vetri della Venini

Da cento anni, dal 1921, Venini è sinonimo di vetro di qualità. Di decennio in decennio, l’azienda muranese – racconta la presidente Silvia Damiani – «ha custodito e interpretato un patrimonio artistico unico, che affonda le proprie radici nella cultura veneziana del 1200, dando vita a opere inconfondibili capaci di fondere insieme i profondi saperi della tradizione con il fascino dell’estetica contemporanea».
Per celebrare questa ricorrenza «Le stanze del vetro», realtà nata dalla collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini onlus e dal Pentagram Stiftung, ha promosso, sull’isola di San Giorgio Maggiore, proprio di fronte a piazza San Marco, un progetto speciale a cura di Marino Barovier: «Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri alla Venini».
L’esposizione, che rimarrà aperte fino al prossimo 13 marzo, ripercorre, attraverso duecento opere in vetro, le esperienze muranesi di due artisti presenti in fornace Venini, sia contemporaneamente che in tempi diversi, soprattutto nella seconda metà degli anni Sessanta: il rigoroso ed essenziale Tapio Wirkkala e il giocoso e sperimentale Toni Zuccheri.
Ognuno di loro, con la sua forte personalità, contribuì a caratterizzare la produzione della vetreria che, in quegli anni di grande trasformazione, non solo seppe proporre nuovi modelli senza rinunciare all’uso del colore, nonostante in quel momento a Murano l’uso del vetro cristallo fosse preponderante, ma riuscì anche a rispondere alle nuove esigenze di essenzialità provenienti dal mondo del design.
Il celebre designer finlandese Tapio Wirkkala (Hanko, 2 giugno 1915 – Helsinki, 19 maggio 1985) iniziò la sua collaborazione con Venini nel 1966, in occasione della Biennale di Venezia, dove mostrò gli eleganti esiti del suo lavoro a Murano. 
Forte di un’esperienza nel mondo del vetro nordico nella manifattura Iittala, l’artista coniugò la sua cultura con le tipiche lavorazioni muranesi, dalle quali rimase affascinato, che gli offrirono nuove possibilità espressive. Prese progressivamente confidenza con la tecnica della filigrana e con la «scoperta» del colore. Ricorse spesso alla tecnica dell’incalmo per l’esecuzione di manufatti policromi in vetro trasparente affiancando cromie diverse, in prevalenza dai toni freddi, ma anche con note vivaci. Ne sono un esempio, tra l’altro, le «Meduse» realizzate in filigrana sommersa, i vasi «Pianissimo», i «Gondolieri», dalle forme essenziali come i «Coreani» e le famosissime «Bolle», serie queste ultime destinate a un grande consenso. Caratteristico della sua ricerca è anche l’impiego di murrine di grandi dimensioni, che l’artista utilizzò in particolare per l’esecuzione di una serie di piatti. In un continuo lavorio, le serie successive nacquero da ulteriori sperimentazioni con l’impiego di stampi, soprattutto nei nuovi piatti, e da variazioni sul tema della filigrana spesso accostata al vetro opaco.
La mostra presenta anche alcuni disegni, un documento interessante perché Tapio Wirkkala e i maestri vetrai non parlavano la medesima lingua. A tal proposito l’artista dichiarava: «ho constatato che la lingua non è un problema almeno non con i lavoratori, se riesco a entusiasmarli e farli credere al progetto. Mi aiuto con i disegni. Se i bordi della carta non bastano, disegno col gesso sul muro e se questo non basta ancora, disegno sul pavimento».
La sperimentazione sulla materia vitrea e sui processi di lavorazione sono, invece, le note distintive di Toni Zuccheri che, ancora studente di architettura, giunse alla Venini chiamato per dar forma a un bestiario in vetro, presentato alla Biennale del 1964. Nacquero così anatre in vetro policromo insieme a inediti animali in vetro e bronzo (tacchino e faraona) a cui si aggiunse un’originale upupa dalle innumerevoli penne eseguite a caldo e dalla valenza scultorea. 
Questo primo bestiario, viene affiancato da alcune serie di vasi che dimostrano l’indagine di Zuccheri sulle possibilità della trasparenza, seguite negli anni successivi (1967-68) da nuovi vetri opachi dalle intense colorazioni e dalla linea organica, ispirata al mondo vegetale («Tronchi», «Ninfee», «Scolpiti»). Dalla fine degli anni Settanta il bestiario in vetro si arricchisce di nuovi modelli, riconfermando l’interesse di Zuccheri per questo tema, declinato in maniera mai scontata. Di grande interesse è anche il lavoro che l’artista svolge nel corso degli anni Sessanta sul vetro di grosso spessore per la realizzazione delle celebri vetrate per e con l’architetto Gio Ponti. Nella sala video dello spazio espositivo «Le stanze del vetro» saranno proiettati per tutto il periodo di apertura della mostra il film documentario «Pezzi sparsi» che Marta Pasqualini ha dedicato nel 2016 alla figura di Toni Zuccheri e il documentario «Tapio Wirkkala, The man who designed Finland».
Le rassegne, che possono essere visitate anche on-line grazie a un virtual tour in 3D, sono accompagnate, infine, da due monografie edite da Skira entrambe a cura di Marino Barovier e Carla Sonego. I cataloghi illustrano il lavoro di Wirkkala e Zuccheri alla Venini grazie a un’accurata ricerca documentaria basata su materiale d’archivio della vetreria e su documenti messi a disposizione dagli eredi dei due designer.

Didascalie delle immagini
1. Vasi della serie Bolle, Tapio Wirkkala per Venini, 1966-67; 2. Vasi della serie Lapponi, Tapio Wirkkala per Venini, 1966; 3. Piatto e coppe della serie Coreani, Tapio Wirkkala per Venini, 1966-67; 4. Fenice in vetro policromo e bronzo, Toni Zuccheri per Venini, 1987; 5. Tacchino in vetro a murrine, Toni Zuccheri per Venini, 1964; 6. Vasi della serie Scolpiti, Toni Zuccheri per Venini, 1967

Informazioni utili 
Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri alla Venini. Due mostre a Le Stanze del Vetro. Le stanze del vetro, Fondazione Giorgio Cini. Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia. Orari: ore 10 – 19, chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Info: info@lestanzedelvetro.org, info@cini.it. Web: www.lestanzedelvetro.org, www.cini.it. Fino al 13 marzo 2022