Una nuova tendenza di viaggio sta acquisendo spazio nel panorama dell’industria turistica: è il teleturismo. Sempre più spesso c’è chi sceglie la meta per una vacanza o per una gita domenicale attraverso il piccolo e il grande schermo, attratto dai luoghi che fanno da contorno e da ambientazione a pellicole cinematografiche e fiction. Non è, dunque, un caso che nel 2005 il Touring club italiano abbia pubblicato un volume dal titolo I luoghi del cinema. Paesaggi, città, attori e registi: la nostra penisola attraverso i film italiani più celebri, a cura di Giulio Martini e con introduzione di Tullio Kezich, in cui l’Italia appare come un grande e magnifico set a cielo aperto, che va dalle risaie del Vercellese di Riso amaro alla Sicilia del Gattopardo, passando per la Milano surreale di Maurizio Nichetti, la sapida Toscana di Roberto Benigni, l’onirica Romagna di Federico Fellini e la Napoli di Totò e di Massimo Troisi.
In questi ultimi due anni, il fenomeno del teleturismo ha preso ancora più piede. Serie televisive come Il commissario Montalbano e Carabinieri –lo ha documentato una ricerca del Centro internazionale di studi sui rapporti tra audiovisivo e territorio, datata 2007- hanno portato un gran numero di visitatori nell’assolata Sicilia di Andrea Camilleri -tra Ragusa e Scicli-, e in Umbria, nella splendida Città della Pieve, piccolo centro abitato che Alessia Marcuzzi, Giorgio Borghetti e Paolo Villaggio hanno reso ben più famoso di quanto non abbia fatto Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino, suo figlio illustre.
Non meno fortunato è stato il Piemonte sabaudo: Alessandro Preziosi e Vittoria Puccini, con la prima serie di Elisa da Rivombrosa, hanno fatto scoprire a migliaia di visitatori il Castello ducale di Agliè, ma anche le splendide residenze di Stupinigi e Racconigi. Giulio Berruti e Sarah Felberbaum, protagonisti del sequel La figlia di Elisa, stanno, invece, facendo puntare i riflettori sul Castello di Masino, maniero di proprietà del Fai (Fondo per l’ambiente italiano), edificato su un'altura che domina il Canavese e da sempre dimora dei conti Valperga, che riveste grande attrattiva non solo per le sue sale, ma anche per il parco circostante, di cui si può apprezzare la sistemazione «all'inglese», risalente alla prima metà dell'Ottocento.
A pochi mesi dalla fine della messa in onda della fiction, la fondazione milanese ha, infatti, deciso di accogliere i tanti fan della storia d’amore tra la contessa Agnese Ristori e il marchese Andrea Casalegno, nel Piemonte occupato dai Francesi guidati da Napoleone, con uno speciale percorso dal titolo Ciak si gira. Ricordando Rivombrosa, in programma tutte le domeniche di marzo.
Curiosi e amanti della serie televisiva in costume potranno, quindi, respirare l’atmosfera del piccolo schermo, passeggiando tra splendide sale mirabilmente affrescate e riccamente arredate con mobili e oggetti di raffinatissima fattura, come l’Appartamento di Madama reale, la Camera degli ambasciatori di Spagna, la Torre dei venti e lo spettacolare Salone da ballo, rispettivamente set delle camere di Agnese e Martino Ristori, della dimora di Andrea von Necker, dello studio del pittore e delle feste da ballo dei Garnieri Solari.
Il viaggio nel mondo della fiction sarà reso ancor più interessante dalla presenza, nelle sale, degli abiti utilizzati durante le riprese (saranno esposti, tra i tanti, quelli dei due protagonisti, Agnese e Andrea, del capitano Loia e di Lucrezia Van Necker), di oggetti di scena e di foto, bozzetti di scene e costumi.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Vista del Castello di Masino. Foto di Giorgio Majno; (fig. 2) Castello di Masino, salone da ballo (Milano); (fig. 3) Castello di Masino, Camera da letto di Madama Reale. Foto di Giorgio Majno.
[Le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa del Fai di Milano]
Informazioni utili
Ciak si gira. Ricordando Rivombrosa. Fai–Castello di Masino (Torino). Orario: dalle 14.30 alle 19.00 (partenza ultima visita alle 17.30). Ingresso: adulti € 8,00; bambini € 3,50; aderenti Fai e possessori Carta musei Piemonte € 3,50. Orario: dalle 14.30 alle 19 (partenza ultima visita ore 17.30). Per informazioni e prenotazioni: tel. 0125.778100 o e-mail. faimasino@fondoambiente.it. Sito web: www.fondoambiente.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 28 febbraio 2008
martedì 26 febbraio 2008
«Pasticceria Taveggia Milano 1909»? Salotto dolce per golosi e palcoscenico per artisti
Timballo di verdure con salsa di parmigiano, risotto al radicchio, cannolo di pasta fillo ricotta e spinaci, filetto in crosta con patatine sautè, crema di cioccolato bianco ai frutti di bosco e, dulcis in fundo, uno spettacolo di cabaret: questo il menù che propone alle 20.30 di sabato 1° marzo la pasticceria Taveggia Milano 1909. A poco più di tre mesi dalla riapertura, lo storico salotto dolce del capoluogo lombardo, che ha avuto tra i suoi avventori Carla Fracci e Renata Tabaldi, mette, infatti, in vetrina un ricco programma di appuntamenti eno-gastronomici e culturali, rivolti a chi ama la musica da camera, il teatro e la lettura.
A inaugurare la rassegna -che propone una decina di incontri, tutti di eccellente fattura- sarà una cena esclusiva firmata dallo chef Enrico Pavoni e uno spettacolo con Paolo Casiraghi e Omar Fantini, ovvero due fra i migliori giovani del panorama cabarettistico milanese, entrambi impegnati su un palcoscenico illustre come Colorado Cafè, sotto la guida di Rossella Brescia e Beppe Braida.
Paolo Casiraghi porterà all’interno della storica pasticceria Taveggia le sue ultime due creazioni: suor Nausicaa e Manuel Garcia Chuparosa de la Piena, cantante spagnolo dal fascino imbarazzante e autore di canzoni che raccontano di amori impossibili, come Il toro e la luna o Il drago e la pompiera. Omar Fantini, invece, proporrà il personaggio del punk settantenne nonno Anselmo, pieno di vita e con la voglia di uscire ogni sera nonostante l’età, oltre ai suoi celebri monologhi sui decenni scorsi.
In occasione della festa della donna, la pasticceria Taveggia dovrebbe accogliere, invece, una raffinata e dolcissima versione live, per voce e chitarra acustica, di alcune tra le canzoni più celebri di Joni Mitchell, Tracy Chapman, Ani di Franco, Bonnie Raitt, Noa, Tuck and Patti. Performance, questa, che avrà per protagonisti Simona Bocci e il chitarrista Luca Nobis.
A seguire, alle 18 di giovedì 10 aprile, si terrà un incontro con Elena Kostioukovitch, docente all’Università degli Studi di Milano e autrice del libro Perché agli italiani piace parlare di cibo (Sperling & Kupfer), vincitrice al premio Bancarella-Sezione cucina 2007; mentre sabato 12 ritornerà il cabaret con Rossana Carretto e Giovanni Vernia.
Giovedì 17 aprile ci sarà, quindi, un incontro con Roberto Iovino e Ileana Mattino, autori del libro Sinfonia gastronomica – musica, eros e cucina (Viennepierre edizioni); mentre l’8 maggio è in programma due cene a tema, una musicale con il duo Halaf Langheim e l’altra dedicata alla Toscana, durante la quale sarà possibile ammirare quadri dell’artista post-macchiaiolo Giuseppe Comparini.
In cartellone nelle prossime settimane, dal 7 marzo al 7 aprile, anche Arte in verde, un'iniziativa proposta da Mangiare arte arte da mangiare, che coinvolgerà una quindicina di ristoranti milanesi, dove verranno proposti piatti d’autore dedicati ai temi dell’agricoltura e del biologico.
Ma non finisce qui. Numerose, infatti, le iniziative ancora in fase di studio, tra cui una serie di Cene con delitto, una rassegna di concerti di musica da camera, appuntamenti di food music per il tè delle cinque, piccoli corsi di cucina da tenersi nei fine settimana e l’iniziativa Merenda al Taveggia con gli artisti di Ambra Orfei, che offrirà ai più piccoli la possibilità di assistere a spettacoli con cantastorie, maghi e illusionisti, clown, giocolieri e truccabimbi.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Esterno della pasticceria Taveggia Milano 1909; (fig. 2) ritratto di Omar Fantini; (fig. 3) ritratto di Paolo Casiraghi nei panni di Manuel Garcia Chuparosa de la Piena.
[Le foto degli artisti sono state fornite dallo Studio De Angelis di Milano, ufficio stampa della pasticceria Taveggia Milano 1909]
Informazioni utili
Taveggia Milano 1909, via Visconti di Modrone, 2 - Milano, tel. 0276280856 o info@taveggia.it. Sito web: www.taveggia.it.
A inaugurare la rassegna -che propone una decina di incontri, tutti di eccellente fattura- sarà una cena esclusiva firmata dallo chef Enrico Pavoni e uno spettacolo con Paolo Casiraghi e Omar Fantini, ovvero due fra i migliori giovani del panorama cabarettistico milanese, entrambi impegnati su un palcoscenico illustre come Colorado Cafè, sotto la guida di Rossella Brescia e Beppe Braida.
Paolo Casiraghi porterà all’interno della storica pasticceria Taveggia le sue ultime due creazioni: suor Nausicaa e Manuel Garcia Chuparosa de la Piena, cantante spagnolo dal fascino imbarazzante e autore di canzoni che raccontano di amori impossibili, come Il toro e la luna o Il drago e la pompiera. Omar Fantini, invece, proporrà il personaggio del punk settantenne nonno Anselmo, pieno di vita e con la voglia di uscire ogni sera nonostante l’età, oltre ai suoi celebri monologhi sui decenni scorsi.
In occasione della festa della donna, la pasticceria Taveggia dovrebbe accogliere, invece, una raffinata e dolcissima versione live, per voce e chitarra acustica, di alcune tra le canzoni più celebri di Joni Mitchell, Tracy Chapman, Ani di Franco, Bonnie Raitt, Noa, Tuck and Patti. Performance, questa, che avrà per protagonisti Simona Bocci e il chitarrista Luca Nobis.
A seguire, alle 18 di giovedì 10 aprile, si terrà un incontro con Elena Kostioukovitch, docente all’Università degli Studi di Milano e autrice del libro Perché agli italiani piace parlare di cibo (Sperling & Kupfer), vincitrice al premio Bancarella-Sezione cucina 2007; mentre sabato 12 ritornerà il cabaret con Rossana Carretto e Giovanni Vernia.
Giovedì 17 aprile ci sarà, quindi, un incontro con Roberto Iovino e Ileana Mattino, autori del libro Sinfonia gastronomica – musica, eros e cucina (Viennepierre edizioni); mentre l’8 maggio è in programma due cene a tema, una musicale con il duo Halaf Langheim e l’altra dedicata alla Toscana, durante la quale sarà possibile ammirare quadri dell’artista post-macchiaiolo Giuseppe Comparini.
In cartellone nelle prossime settimane, dal 7 marzo al 7 aprile, anche Arte in verde, un'iniziativa proposta da Mangiare arte arte da mangiare, che coinvolgerà una quindicina di ristoranti milanesi, dove verranno proposti piatti d’autore dedicati ai temi dell’agricoltura e del biologico.
Ma non finisce qui. Numerose, infatti, le iniziative ancora in fase di studio, tra cui una serie di Cene con delitto, una rassegna di concerti di musica da camera, appuntamenti di food music per il tè delle cinque, piccoli corsi di cucina da tenersi nei fine settimana e l’iniziativa Merenda al Taveggia con gli artisti di Ambra Orfei, che offrirà ai più piccoli la possibilità di assistere a spettacoli con cantastorie, maghi e illusionisti, clown, giocolieri e truccabimbi.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Esterno della pasticceria Taveggia Milano 1909; (fig. 2) ritratto di Omar Fantini; (fig. 3) ritratto di Paolo Casiraghi nei panni di Manuel Garcia Chuparosa de la Piena.
[Le foto degli artisti sono state fornite dallo Studio De Angelis di Milano, ufficio stampa della pasticceria Taveggia Milano 1909]
Informazioni utili
Taveggia Milano 1909, via Visconti di Modrone, 2 - Milano, tel. 0276280856 o info@taveggia.it. Sito web: www.taveggia.it.
domenica 24 febbraio 2008
«The Mobile City», Milano e Toronto viste dal cellulare
In quale modo gli adolescenti leggono e interpretano la realtà in cui vivono? Quali sono le loro paure e i loro sogni? Le nuove tecnologie possono aiutarli a rappresentare il mondo che li circonda? Queste alcune delle domande cui proverà a rispondere il concorso The mobile city, che il Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo, nel Milanese, rivolge a ragazzi tra i 16 e i 22 anni, che vivono nelle città di Toronto e nell’hinterland milanese.
«Racconta la tua città, la tua comunità, la tua vita»: lo slogan dell’iniziativa, nata da un’idea della Camera di commercio italiana a Toronto e promossa dallo staff di Villa Ghirlanda, con la Città di Toronto e con la Provincia, il Comune e la Camera di commercio di Milano.
La competizione, le cui iscrizioni sono aperte fino alla mezzanotte del 15 maggio 2008, si propone di raccogliere fotografie scattate con il telefono cellulare o con una macchina fotografica digitale. Tanti i temi su cui i giovanissimi potranno sbizzarrirsi: dal racconto delle persone con cui entrano quotidianamente in contatto ai sogni e alle paure che riguardano la loro vita e la società, dal paesaggio urbano alle idee di globalizzazione e democrazia, dalle mescolanza etnica alle proposte per la città del futuro.
Tutte le immagini, sia di Milano che di Toronto, saranno caricate sul sito web: www.mobilecityphoto.org.
Fin dall’inizio del concorso le foto inviate saranno visibili e commentabili da tutti gli utenti Internet. I partecipanti -cui viene chiesto di inserire da tre a cinque immagini, con un breve testo di commento- potranno, in ogni momento, modificare o sostituire il proprio materiale, anche a seconda del dialogo che si crea nel sito, dando così vita a una vera e propria community, in una logica di collaborazione open-source.
Alla chiusura del bando, una giuria qualificata sceglierà trenta lavori finalisti che saranno esposti in mostra. Dieci di questi verranno proclamati vincitori il 2 giugno, durante una cerimonia on-line che si terrà contemporaneamente in Italia e in Canada. I vincitori canadesi saranno ospitati dal Museo di fotografia contemporanea (dal 7 al 15 luglio 2008), mentre quelli italiani dal George Brown College di Toronto (dal 15 al 22 luglio 2008).
Durante l’estate, i concorrenti proseguiranno l’esperienza godendo dell’ospitalità internazionale per confrontarsi con i loro coetanei: i ragazzi di Milano andranno a Toronto per raccontare la loro esperienza di una metropoli straniera e viceversa, Le immagini prodotte durante questo periodo e quelle realizzate per il concorso confluiranno in un libro su The Mobile City, che sarà arricchito da contributi di esperti sul rapporto tra fotografia, tecnologia e società.
L’ultima tappa è fissata in autunno, quando inaugurerà in contemporanea in Canada e in Italia una rassegna, innovativa e altamente tecnologica, che ospiterà stampe, video e immagini che verranno inviate direttamente sul cellulare dei visitatori.
Didascalie delle immagini
(fig. 1 e fig. 2) Immagini di presentazione del progetto The mobile city
Informazioni utili
The Mobile City. Ente banditore: Museo di fotografia contemporanea. Quota di partecipazione: nessuna. Informazioni: Museo di fotografia contemporanea, via Frova 10 - Cinisello Balsamo (Milano), tel. 02.6605661, e-mail: milano@mobilecityphoto.org. Sito web: www.mobilecityphoto.org.
«Racconta la tua città, la tua comunità, la tua vita»: lo slogan dell’iniziativa, nata da un’idea della Camera di commercio italiana a Toronto e promossa dallo staff di Villa Ghirlanda, con la Città di Toronto e con la Provincia, il Comune e la Camera di commercio di Milano.
La competizione, le cui iscrizioni sono aperte fino alla mezzanotte del 15 maggio 2008, si propone di raccogliere fotografie scattate con il telefono cellulare o con una macchina fotografica digitale. Tanti i temi su cui i giovanissimi potranno sbizzarrirsi: dal racconto delle persone con cui entrano quotidianamente in contatto ai sogni e alle paure che riguardano la loro vita e la società, dal paesaggio urbano alle idee di globalizzazione e democrazia, dalle mescolanza etnica alle proposte per la città del futuro.
Tutte le immagini, sia di Milano che di Toronto, saranno caricate sul sito web: www.mobilecityphoto.org.
Fin dall’inizio del concorso le foto inviate saranno visibili e commentabili da tutti gli utenti Internet. I partecipanti -cui viene chiesto di inserire da tre a cinque immagini, con un breve testo di commento- potranno, in ogni momento, modificare o sostituire il proprio materiale, anche a seconda del dialogo che si crea nel sito, dando così vita a una vera e propria community, in una logica di collaborazione open-source.
Alla chiusura del bando, una giuria qualificata sceglierà trenta lavori finalisti che saranno esposti in mostra. Dieci di questi verranno proclamati vincitori il 2 giugno, durante una cerimonia on-line che si terrà contemporaneamente in Italia e in Canada. I vincitori canadesi saranno ospitati dal Museo di fotografia contemporanea (dal 7 al 15 luglio 2008), mentre quelli italiani dal George Brown College di Toronto (dal 15 al 22 luglio 2008).
Durante l’estate, i concorrenti proseguiranno l’esperienza godendo dell’ospitalità internazionale per confrontarsi con i loro coetanei: i ragazzi di Milano andranno a Toronto per raccontare la loro esperienza di una metropoli straniera e viceversa, Le immagini prodotte durante questo periodo e quelle realizzate per il concorso confluiranno in un libro su The Mobile City, che sarà arricchito da contributi di esperti sul rapporto tra fotografia, tecnologia e società.
L’ultima tappa è fissata in autunno, quando inaugurerà in contemporanea in Canada e in Italia una rassegna, innovativa e altamente tecnologica, che ospiterà stampe, video e immagini che verranno inviate direttamente sul cellulare dei visitatori.
Didascalie delle immagini
(fig. 1 e fig. 2) Immagini di presentazione del progetto The mobile city
Informazioni utili
The Mobile City. Ente banditore: Museo di fotografia contemporanea. Quota di partecipazione: nessuna. Informazioni: Museo di fotografia contemporanea, via Frova 10 - Cinisello Balsamo (Milano), tel. 02.6605661, e-mail: milano@mobilecityphoto.org. Sito web: www.mobilecityphoto.org.
venerdì 22 febbraio 2008
Fondazione Ratti di Como? Scuola d'elite per venti giovani artisti
Sarà Yona Friedman (Budapest, 1923), architetto, designer, urbanista e teorico franco-ungherese, il visiting professor della prossima edizione del Corso superiore di arti visive della Fondazione Antonio Ratti di Como, il più prestigioso programma italiano di specializzazione per giovani artisti, cui hanno preso parte, negli anni passati, come docenti alcuni tra i più interessanti protagonisti della scena artistica contemporanea, da Joseph Kosuth (1995) a Ilya Kabakov (2000), da Marina Abramovic (2001) a Giulio Paolini (2002), da Jimmie Durham (2003) ad Alfredo Jarr (2005), da Marjetica Potrc (2006) a Joan Jonas (2007).
Yona Friedman –che ha attraversato la seconda guerra mondiale, sfuggendo ai rastrellamenti nazisti, e che è vissuto per circa un decennio in Israele, ad Haifa, prima di stabilirsi, negli anni ’50, a Parigi - «sostiene – si legge nella nota stampa- i principi di un'architettura capace di comprendere le continue trasformazioni che caratterizzano la mobilità sociale, basata su infrastrutture che prevedono abitazioni e norme urbanistiche passibili di essere create e ricreate, a secondo dell'esigenza degli abitanti e dei residenti».
L’attenzione per l’autoregolazione degli abitanti che da sempre interessa Yona Friedman, artista che vanta partecipazioni alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel, nasce direttamente dalla sua stessa esperienza di profugo e senzatetto. Un’esperienza che il progettista franco-ungherese -noto per il manifesto L'architecture mobile del 1956 e la sua più significativa esplicazione, la Ville Spatiale- ha messo a frutto anche nel suo lavoro per le Nazioni Unite e l'Unesco, attraverso la diffusione di alcuni manuali di auto-costruzione nei Paesi africani, sudamericani e in India.
In occasione della progettazione del Lyce'e Bergson ad Angers, in Francia, completato nel 1981, l’artista ha dato voce al suo pensiero, pubblicando un procedimento secondo il quale la distribuzione e la disposizione di tutti gli elementi architettonici erano pensate e decise dai futuri utenti. Il suo libro più celebre rimane, però, Utopie realizzabili -pubblicato in Francia nel 1975, tradotto anche in italiano (Quodlibet, 2003)- nel quale è sviluppata un'idea di ristrutturazione della società in senso compiutamente democratico, volta a fuggire ogni elitarismo.
A Como, dal 1° al 23 luglio, Yona Friedman sarà docente di un workshop pratico dal titolo Public Improvisations, durante il quale –spiega lo stesso visiting professor- «esploreremo l'improvvisazione, le tecniche semplici, che non necessitano istruzioni, disegni o piani complicati. Per essere accessibile al pubblico generale, l'arte deve utilizzare tecniche semplici, facili da adottare. L'arte pubblica improvvisata può essere esplorata ovunque negli spazi pubblici: nelle strade, nei boschi, in un atrio, sul lago. Il luogo stesso è parte dell'opera d'arte».
L'attività quotidiana di questa quattordicesima edizione del Csav -curata da Anna Daneri, Luca Cerizza e Cesare Pietroiusti- prevede anche, come consuetudine, un ciclo di lezioni teoriche e una serie di seminari con personaggi di spicco della scena culturale internazionale.
I venti partecipanti al programma di studio, selezionati da una commissione scientifica sulla base delle domande pervenute entro il prossimo 3 aprile alla fondazione comasca, verranno invitati a concepire un'opera che sarà presentata nella consueta mostra di fine corso. Le lezioni, che si terranno allo spazio San Francesco, sono gratuite; i costi di permanenza a Como sono a carico dei partecipanti.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Yona Friedman al Mart di Rovereto, durante la presentazione del progetto Monument (2006); (fig. 2) Yona Friedman, Monument, 2006. Rovereto, Mart.
Informazioni utili
XII Corso superiore di arte visiva. Ente banditore: Fondazione Antonio Ratti, Como. Quota di partecipazione: nessuna; sono a carico dei partecipanti i soli costi di permanenza a Como. Data di scadenza: 3 aprile 2008 (fa fede la data del timbro postale). Informazioni e bando di concorso: Anna Daneri, tel. 031.233213, fax. 031.233249, e-mail: annadaneri@fondazioneratti.org. Web Site: www.fondazioneratti.org.
Yona Friedman –che ha attraversato la seconda guerra mondiale, sfuggendo ai rastrellamenti nazisti, e che è vissuto per circa un decennio in Israele, ad Haifa, prima di stabilirsi, negli anni ’50, a Parigi - «sostiene – si legge nella nota stampa- i principi di un'architettura capace di comprendere le continue trasformazioni che caratterizzano la mobilità sociale, basata su infrastrutture che prevedono abitazioni e norme urbanistiche passibili di essere create e ricreate, a secondo dell'esigenza degli abitanti e dei residenti».
L’attenzione per l’autoregolazione degli abitanti che da sempre interessa Yona Friedman, artista che vanta partecipazioni alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel, nasce direttamente dalla sua stessa esperienza di profugo e senzatetto. Un’esperienza che il progettista franco-ungherese -noto per il manifesto L'architecture mobile del 1956 e la sua più significativa esplicazione, la Ville Spatiale- ha messo a frutto anche nel suo lavoro per le Nazioni Unite e l'Unesco, attraverso la diffusione di alcuni manuali di auto-costruzione nei Paesi africani, sudamericani e in India.
In occasione della progettazione del Lyce'e Bergson ad Angers, in Francia, completato nel 1981, l’artista ha dato voce al suo pensiero, pubblicando un procedimento secondo il quale la distribuzione e la disposizione di tutti gli elementi architettonici erano pensate e decise dai futuri utenti. Il suo libro più celebre rimane, però, Utopie realizzabili -pubblicato in Francia nel 1975, tradotto anche in italiano (Quodlibet, 2003)- nel quale è sviluppata un'idea di ristrutturazione della società in senso compiutamente democratico, volta a fuggire ogni elitarismo.
A Como, dal 1° al 23 luglio, Yona Friedman sarà docente di un workshop pratico dal titolo Public Improvisations, durante il quale –spiega lo stesso visiting professor- «esploreremo l'improvvisazione, le tecniche semplici, che non necessitano istruzioni, disegni o piani complicati. Per essere accessibile al pubblico generale, l'arte deve utilizzare tecniche semplici, facili da adottare. L'arte pubblica improvvisata può essere esplorata ovunque negli spazi pubblici: nelle strade, nei boschi, in un atrio, sul lago. Il luogo stesso è parte dell'opera d'arte».
L'attività quotidiana di questa quattordicesima edizione del Csav -curata da Anna Daneri, Luca Cerizza e Cesare Pietroiusti- prevede anche, come consuetudine, un ciclo di lezioni teoriche e una serie di seminari con personaggi di spicco della scena culturale internazionale.
I venti partecipanti al programma di studio, selezionati da una commissione scientifica sulla base delle domande pervenute entro il prossimo 3 aprile alla fondazione comasca, verranno invitati a concepire un'opera che sarà presentata nella consueta mostra di fine corso. Le lezioni, che si terranno allo spazio San Francesco, sono gratuite; i costi di permanenza a Como sono a carico dei partecipanti.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Yona Friedman al Mart di Rovereto, durante la presentazione del progetto Monument (2006); (fig. 2) Yona Friedman, Monument, 2006. Rovereto, Mart.
Informazioni utili
XII Corso superiore di arte visiva. Ente banditore: Fondazione Antonio Ratti, Como. Quota di partecipazione: nessuna; sono a carico dei partecipanti i soli costi di permanenza a Como. Data di scadenza: 3 aprile 2008 (fa fede la data del timbro postale). Informazioni e bando di concorso: Anna Daneri, tel. 031.233213, fax. 031.233249, e-mail: annadaneri@fondazioneratti.org. Web Site: www.fondazioneratti.org.
«Grease»: rock’n roll, amore e brillantina sul palco
Giubbotti di pelle con il bavero alzato, vaporose gonne a ruota, l’immancabile ciuffo alla Elvis, tanta brillantina tra i capelli e musiche dal ritmo contagioso come Summer nights e You are the one I want: è un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo -tra i colori vivaci e le atmosfere esplosive dell’America anni Cinquanta- quello che propone il teatro Condominio Vittorio Gassman di Gallarate, nell’Alto Milanese, dove alle 21 di martedì 26 e mercoledì 27 febbraio va in scena Grease, nella produzione della Compagnia della Rancia.
A far rivivere sul palco la storia d’amore tra Danny e Sandy, i sogni dei T-Birds e delle Pink Ladies, il clima di energia pura e divertimento che fece sognare tanti giovani all’uscita dell’omonima pellicola cinematografica con John Travolta e Olivia Newton-John, nell’ormai lontano 1978, sarà un gruppo di giovani e scatenati interpreti, tutti ventenni o poco più, capeggiati da Filippo Strocchi e Serena Carradori.
Under 30 anche la regia, che porta la firma di Federico Bellone, «ventisei anni sulla carta d’identità e una passione per il musical da sempre», che lo ha portato a collaborare con Saverio Marconi in numerosi spettacoli, ultimo dei quali il nuovissimo High School Musical (che debutta il prossimo mercoledì 19 marzo all’Allianz di Milano), e che lo ha visto vincere il prestigioso premio Ernesto Calindri con La notte di San Valentino (2002).
La sua rivisitazione di quello che è stato ribattezzato il «musical dei record» (oltre mille repliche e 1.300.000 spettatori in tutta Italia, a dieci anni dal debutto) si rifà, inevitabilmente, al precedente adattamento di Saverio Marconi, quello che esordì nel marzo 1997 con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia e che, da allora, ha visto alternarsi sul palco più di una novantina di artisti. Le musiche, nella traduzione italiana di Michele Renzullo, e alcune coreografie, firmate da Franco Miseria, sono, infatti, pressoché identiche; ma la “confezione teatrale” è completamente rinnovata, con scenografie sgargianti di grande impatto visivo e maxi-collage di pubblicità anni Cinquanta che mettono in primo piano drive-in e moto cromate, hot-dogs e hawaiane col gonnellino, macchine lucide dai cofani bombati e profili da star.
Bando, dunque, alla nostalgia, perché dopo quattro anni di assenza dalle scene il «primo long running show della storia dello spettacolo italiano» è tornato più giovane e frizzante che mai, per far rivivere ancora una volta la magia della liason tra Danny e Sandy nelle aule della mitica Rydell High School, scossa dalle potenti vibrazioni del rock’n’roll e colorata dai battibecchi tra le dolci Pink Ladies e i tenebrosi T-Birds. Una liason che non ha mai smesso di far sognare dal suo debutto sui palcoscenici americani nel lontano 1971, quando Jim Jacobs e Warren Casey decisero di realizzare un musical per sola chitarra, che ricreasse le atmosfere degli anni Cinquanta, in un teatro sperimentale di Chicago.
Fu un successo e, nel giro di pochi anni, lo spettacolo divenne il banco di prova per la consacrazione di intere generazioni di attori, da Richard Gere a John Travolta, interprete teatrale di un ruolo minore, prima di diventare il protagonista della famosa versione cinematografica del 1978, diretta da Randal Kleiser. Una versione cinematografica che si aggiudicò anche una nomination all’Oscar per la miglior canzone originale, nel 1979, con Hopelessly devoted to you.
Stessa felice sorta ha avuto il musical in Italia: da dieci anni a questa parte, alla chiusura del sipario, il pubblico chiede a gran voce il bis per prolungare l’emozione di una favola rock destinata a durare ancora tanti lustri, per rivivere ancora per qualche minuto il clima di festa che ogni sera il cast di Grease ricrea nei teatri italiani. Un clima che ricorda lo stesso Federico Bellone, nella sua nota di regia: «Vidi per la prima volta Grease, l’edizione con Lorella Cuccarini, un sabato pomeriggio. Quel mese comprai il biglietto altre otto volte. Lo show? Era una bomba a orologeria che si innescava con precisione ogni volta per esplodere con tale energia da mandare il pubblico in visibilio».
Dopo Gallarate, dove le due repliche in programma registrano già il sold out, Grease sarà a al teatro Nuovo di Arcore (29 febbraio), al Cagnoni di Vigevano (1° e 2 marzo), all'Alfieri di Torino (dal 4 al 9 marzo), al Civico di Bra (10 e 11 marzo), al Pala De Andrè di Ravenna (13 marzo), al PalaBam di Mantova (14 marzo), al teatro di Varese (15 e 16 marzo), al Politeama Rossetti di Trieste (dal 18 al 20 marzo). E, ancora, al Palasport Taliercio di Mestre (21 marzo), al teatro Verdi di Montecatini (22 marzo), al PalaBrescia di Brescia (26 e 27 marzo), al Verdi di Pordenone (dal 28 al 30 marzo), al teatro Carani di Sassuolo (1° aprile), al Diego Fabbri di Forlì (dal 2 al 6 aprile), per volare, infine, in Sicilia, dove farà tappa a Palermo (dal 9 al 13 aprile), Marsala (14 aprile), Caltanisetta (15 aprile) e Catania (16 aprile).
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Una scena di Grease. Regia di Federico Bellone. Foto di Antonio Agostini; (fig. 2, fig. 3 e fig. 4) Filippo Strocchi e Serena Carradori in una scena di Grease. Regia di Federico Bellone. Foto di Giovanna Marino.
Informazioni utili
Grease. Teatro Condominio, via Sironi, 5 - Gallarate (Varese). Date: martedì 26 e mercoledì 27 febbraio 2008, ore 21.00. Ingresso: poltronissima € 35.00 (over 60 e under 25 € 32.00; soci € 30.00); poltrona € 30.00 (over 60 e under 25: € 27.00; soci: € 25.00), galleria € 25.00 (ridotto € 23.00). Informazioni: tel. 0331.784140. Sito web: www.fondazioneculturalegallarate.it.
Curiosando nel Web
Il sito ufficiale di Grease
A far rivivere sul palco la storia d’amore tra Danny e Sandy, i sogni dei T-Birds e delle Pink Ladies, il clima di energia pura e divertimento che fece sognare tanti giovani all’uscita dell’omonima pellicola cinematografica con John Travolta e Olivia Newton-John, nell’ormai lontano 1978, sarà un gruppo di giovani e scatenati interpreti, tutti ventenni o poco più, capeggiati da Filippo Strocchi e Serena Carradori.
Under 30 anche la regia, che porta la firma di Federico Bellone, «ventisei anni sulla carta d’identità e una passione per il musical da sempre», che lo ha portato a collaborare con Saverio Marconi in numerosi spettacoli, ultimo dei quali il nuovissimo High School Musical (che debutta il prossimo mercoledì 19 marzo all’Allianz di Milano), e che lo ha visto vincere il prestigioso premio Ernesto Calindri con La notte di San Valentino (2002).
La sua rivisitazione di quello che è stato ribattezzato il «musical dei record» (oltre mille repliche e 1.300.000 spettatori in tutta Italia, a dieci anni dal debutto) si rifà, inevitabilmente, al precedente adattamento di Saverio Marconi, quello che esordì nel marzo 1997 con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia e che, da allora, ha visto alternarsi sul palco più di una novantina di artisti. Le musiche, nella traduzione italiana di Michele Renzullo, e alcune coreografie, firmate da Franco Miseria, sono, infatti, pressoché identiche; ma la “confezione teatrale” è completamente rinnovata, con scenografie sgargianti di grande impatto visivo e maxi-collage di pubblicità anni Cinquanta che mettono in primo piano drive-in e moto cromate, hot-dogs e hawaiane col gonnellino, macchine lucide dai cofani bombati e profili da star.
Bando, dunque, alla nostalgia, perché dopo quattro anni di assenza dalle scene il «primo long running show della storia dello spettacolo italiano» è tornato più giovane e frizzante che mai, per far rivivere ancora una volta la magia della liason tra Danny e Sandy nelle aule della mitica Rydell High School, scossa dalle potenti vibrazioni del rock’n’roll e colorata dai battibecchi tra le dolci Pink Ladies e i tenebrosi T-Birds. Una liason che non ha mai smesso di far sognare dal suo debutto sui palcoscenici americani nel lontano 1971, quando Jim Jacobs e Warren Casey decisero di realizzare un musical per sola chitarra, che ricreasse le atmosfere degli anni Cinquanta, in un teatro sperimentale di Chicago.
Fu un successo e, nel giro di pochi anni, lo spettacolo divenne il banco di prova per la consacrazione di intere generazioni di attori, da Richard Gere a John Travolta, interprete teatrale di un ruolo minore, prima di diventare il protagonista della famosa versione cinematografica del 1978, diretta da Randal Kleiser. Una versione cinematografica che si aggiudicò anche una nomination all’Oscar per la miglior canzone originale, nel 1979, con Hopelessly devoted to you.
Stessa felice sorta ha avuto il musical in Italia: da dieci anni a questa parte, alla chiusura del sipario, il pubblico chiede a gran voce il bis per prolungare l’emozione di una favola rock destinata a durare ancora tanti lustri, per rivivere ancora per qualche minuto il clima di festa che ogni sera il cast di Grease ricrea nei teatri italiani. Un clima che ricorda lo stesso Federico Bellone, nella sua nota di regia: «Vidi per la prima volta Grease, l’edizione con Lorella Cuccarini, un sabato pomeriggio. Quel mese comprai il biglietto altre otto volte. Lo show? Era una bomba a orologeria che si innescava con precisione ogni volta per esplodere con tale energia da mandare il pubblico in visibilio».
Dopo Gallarate, dove le due repliche in programma registrano già il sold out, Grease sarà a al teatro Nuovo di Arcore (29 febbraio), al Cagnoni di Vigevano (1° e 2 marzo), all'Alfieri di Torino (dal 4 al 9 marzo), al Civico di Bra (10 e 11 marzo), al Pala De Andrè di Ravenna (13 marzo), al PalaBam di Mantova (14 marzo), al teatro di Varese (15 e 16 marzo), al Politeama Rossetti di Trieste (dal 18 al 20 marzo). E, ancora, al Palasport Taliercio di Mestre (21 marzo), al teatro Verdi di Montecatini (22 marzo), al PalaBrescia di Brescia (26 e 27 marzo), al Verdi di Pordenone (dal 28 al 30 marzo), al teatro Carani di Sassuolo (1° aprile), al Diego Fabbri di Forlì (dal 2 al 6 aprile), per volare, infine, in Sicilia, dove farà tappa a Palermo (dal 9 al 13 aprile), Marsala (14 aprile), Caltanisetta (15 aprile) e Catania (16 aprile).
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Una scena di Grease. Regia di Federico Bellone. Foto di Antonio Agostini; (fig. 2, fig. 3 e fig. 4) Filippo Strocchi e Serena Carradori in una scena di Grease. Regia di Federico Bellone. Foto di Giovanna Marino.
Informazioni utili
Grease. Teatro Condominio, via Sironi, 5 - Gallarate (Varese). Date: martedì 26 e mercoledì 27 febbraio 2008, ore 21.00. Ingresso: poltronissima € 35.00 (over 60 e under 25 € 32.00; soci € 30.00); poltrona € 30.00 (over 60 e under 25: € 27.00; soci: € 25.00), galleria € 25.00 (ridotto € 23.00). Informazioni: tel. 0331.784140. Sito web: www.fondazioneculturalegallarate.it.
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giovedì 21 febbraio 2008
«La vedova allegra», languide atmosfere fin de siécle a Busto Arsizio
L’atmosfera elegante e gaudente della Belle Epoque. Le sontuose feste della Parigi di fine Ottocento. Le donne ammiccanti e maliziose, eteree e aristocratiche, che facevano capolino dai quadri impressionisti. La gioia di vivere, gli astuti intrecci amorosi e l’arguta ironia di un periodo storico destinato a scomparire con lo scoppio della prima guerra mondiale. E, poi, il ritmo sfrenato del can can, la leggiadria del valzer e la bellezza di brani d'assieme come Donne Donne, eterni dei. Il tutto avvolto in un velo di fantasia che conduce all'inevitabile lieto fine. Questi i connotati de La vedova allegra (titolo originale Die Lustige Witwe), lavoro teatrale in tre atti che Victor Léon e Leo Stein, con il compositore Franz Lehàr, trassero dalla commedia L'attaché d'ambassade di Henri Meilhac.
A portare sul palco del teatro Sociale di Busto Arisizio la storia d’amore e di seduzione della conturbante Hanna Glavari -una storia da molti considerata la «regina delle opererette» per la sua immutata capacità di affascinare il pubblico- saranno gli attori e i cantanti della compagnia La Bella Epoque, con l’orchestra diretta dal maestro Giorgio Tazzari e il corpo di ballo Les Gigolettes: un cast di tutto rispetto che annovera tra i suoi elementi il grande talento e la bellissima voce dell’elegante soprano Dianora Marangoni, la bravura del tenore Franco Fornarelli, la vivacità del «caratterista» Vittorio Regina e della soubrette Annamaria Orsi.
L'appuntamento, organizzato nell’ambito di BA Teatro–Stagione cittadina 2007/2008, è in programma per le 21.00 di giovedì 28 febbraio, quando la sala di piazza Plebiscito si trasformerà, magicamente, nella Parigi di fine Ottocento, e più precisamente nell'ambasciata dell'immaginaria nazione di Pontevedro. E’ qui che Hanna Glavari, giovane e conturbante vedova di un ricchissimo banchiere di corte, deve incontrare il barone Zeta, cui è stata dato l'incarico di trovarle un nuovo marito pontevedrino. Il motivo di questo appuntamento è semplice: se la signora Glavari passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la banca nazionale pontevedrina e per il piccolo Paese sarebbe la rovina economica. La dote deve rimanere, a tutti i costi, in patria. Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione per riuscire in una simile impresa. Ma il conte Danilo Danilowitsc sembra perfetto per lo scopo. Il barone Zeta tenta di convincerlo ad accettare il compito, ma il giovane non vuole ascoltare ragioni: in passato ha avuto una storia d'amore, finita male, con Hanna. Da parte sua la vedova, non ha mai smesso di amare Danilo, e fa di tutto per farlo ingelosire.
Nel frattempo, si snoda un’altra storia d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane moglie di Zeta, e il diplomatico francese Camillo de Rossillon. I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il barone Zeta, quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne e a sostituirla con Hanna. La donna dichiara agli invitati di voler sposare lo straniero che le è accanto: Camillo de Rossillon, appunto. E' il parapiglia. Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra compromesso ma Njegus, vero deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Hanna la sua passione per il conte. D’ora in poi la signora Glavari non sarà più «la vedova allegra», ma la felice consorte di Danilo Danilowitch e il Pontevedro è salvo.
Con questa operetta, che debuttò il 30 dicembre 1905 nell’austriaco Theater an der Wien (lo spazio che tenne a battesimo anche la Sinfonia eroica e il Flauto magico), Franz Lehár trovò definitivamente il suo stile. Novità assoluta della partitura è il carattere apertamente erotico della trama e la sensualità e passionalità della musica, che raggiunge il suo apice con il celebre valzer Tace il labbro o nella Canzone di Vilja, anche se -ad onor del vero- tutti i valzer e galop, czardas e polke che fanno da “colonna sonora” alla storia de La vedova allegra hanno qualcosa di indimenticabile, capace ancora oggi di divertire e far sognare.
Didascalie delle immagini
(fig. 1 e fig. 2) Dianora Marangoni in una scena dello spettacolo La vedova allegra
[Le foto sono state fornite dalla compagnia d'operette La Belle Epoque]
Informazioni utili
La vedova allegra. Teatro Sociale, piazza Plebiscito, 1 - Busto Arsizio (Varese). Data: giovedì 28 febbraio, ore 21.00. Ingresso: poltronissima € 28.00, poltrona € 24.00, galleria € 22, ridotto € 20.00 (giovani fino a 26 anni, militari, over 65, Cral, scuole, biblioteche, associazioni). Informazioni e prenotazioni: tel. 0331 679000 (il botteghino è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 18.00, e il sabato, dalle 9.00 alle 12.00, a partire da giovedì 21 febbraio 2008). Sito web: www.teatrosociale.it.
mercoledì 20 febbraio 2008
«The Callas Bag by l’Alì», omaggio fashion alla «Divina» della lirica
Teatro, musica, danza, momenti di riflessione, cene, atélier di trucco, ma soprattutto moda: è ricco il cartellone degli appuntamenti che compongono il progetto Maria Callas Milano, ideato da Elisabetta invernici per edizioni Evi. Fino al settembre 2008, una serie di incontri ricorderanno la celebre soprano greca, considerata la più amata cantante lirica del XX secolo, a trent’anni dalla sua scomparsa e a sessant’anni dal suo arrivo in Italia.
Dopo la presentazione della collezione Diva 2007 di Katia Gagliardini (settembre 2007), con abiti ispirati a personaggi interpretati dalla più grande star della lirica novecentesca come Norma e Madame Butterfly, e la rassegna Divina Maria Callas tra moda e mito (dicembre 2007-gennaio 2008) -che ha visto sfilare al Museo di storia contemporanea di Milano una ventina di abiti firmati da grandi della moda come Laura Biagiotti, Mariella Buriani, Roberto Cavalli, Enrico Coveri e Valentino - arriva all’ombra della Madonnina un altro evento dedicato al fashion e alla soprano greca: The Callas Bag, appuntamento incentrato su uno degli accessori più amati dalla cantante, le borsette, interpretate da Alessia Rubagotti, in arte L’alì.
La giovane stilista ha unito la potenza di un mito alla sua brillante creatività per una collezione di tre pezzi unici proposti in esclusiva presso lo spazio heARTspace di Milano (via dell’Orso 12), proprio nei giorni della Milano fashion week. L’appuntamento, in programma dalle 17 alle 19 di oggi, mercoledì 20 febbraio 2008, sarà accompagnato dalle musiche della pianista Isabella Carcione.
I pezzi esposti, unici ed inimitabili come Maria Callas, saranno ispirati alla moda anni Quaranta; avranno forme geometriche e contenute come amava indossare l’artista; e saranno in pura pelle nappa e naplak nero, per omaggiare la drammaticità di quella che è passata alla storia come la «Divina».
«La passione, la classe e il fascino di donna. La libertà dei viaggi reali e interiori, l’amore per un lavoro che è la propria vita, l’ispirazione di fronte alla bellezza senza tempo»: i temi che hanno ispirato L’alì per la realizzazione di queste opere, che attraverso forme, colori e tessuti danno voce a una leggenda del ‘900. Una leggenda che – disse Franco Corelli - «era nata per cantare e per stare sulla scena. La musica e la sua voce entravano dentro il cuore, lei produceva melodia».
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Ritratto di Maria Callas (fig. 2 e fig. 3) Borse di Alessia Rubagotti, in arte L’alì, dedicate a Maria Callas
[Le foto sono state gentilmente fornite da Studio De Angelis, ufficio stampa di Maria Callas Milano]
Informazioni utili
The Callas bag. HeARTspace, via dell’Orso 12 – Milano. Data: mercoledì 20 febbraio 2008, dalle 17.00 alle 19.00. Informazioni: tel. 02.67070280 o mariacallasmilano@gmail.com.
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Una recensione della mostra Divina Maria Callas tra moda e mito
Dopo la presentazione della collezione Diva 2007 di Katia Gagliardini (settembre 2007), con abiti ispirati a personaggi interpretati dalla più grande star della lirica novecentesca come Norma e Madame Butterfly, e la rassegna Divina Maria Callas tra moda e mito (dicembre 2007-gennaio 2008) -che ha visto sfilare al Museo di storia contemporanea di Milano una ventina di abiti firmati da grandi della moda come Laura Biagiotti, Mariella Buriani, Roberto Cavalli, Enrico Coveri e Valentino - arriva all’ombra della Madonnina un altro evento dedicato al fashion e alla soprano greca: The Callas Bag, appuntamento incentrato su uno degli accessori più amati dalla cantante, le borsette, interpretate da Alessia Rubagotti, in arte L’alì.
La giovane stilista ha unito la potenza di un mito alla sua brillante creatività per una collezione di tre pezzi unici proposti in esclusiva presso lo spazio heARTspace di Milano (via dell’Orso 12), proprio nei giorni della Milano fashion week. L’appuntamento, in programma dalle 17 alle 19 di oggi, mercoledì 20 febbraio 2008, sarà accompagnato dalle musiche della pianista Isabella Carcione.
I pezzi esposti, unici ed inimitabili come Maria Callas, saranno ispirati alla moda anni Quaranta; avranno forme geometriche e contenute come amava indossare l’artista; e saranno in pura pelle nappa e naplak nero, per omaggiare la drammaticità di quella che è passata alla storia come la «Divina».
«La passione, la classe e il fascino di donna. La libertà dei viaggi reali e interiori, l’amore per un lavoro che è la propria vita, l’ispirazione di fronte alla bellezza senza tempo»: i temi che hanno ispirato L’alì per la realizzazione di queste opere, che attraverso forme, colori e tessuti danno voce a una leggenda del ‘900. Una leggenda che – disse Franco Corelli - «era nata per cantare e per stare sulla scena. La musica e la sua voce entravano dentro il cuore, lei produceva melodia».
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Ritratto di Maria Callas (fig. 2 e fig. 3) Borse di Alessia Rubagotti, in arte L’alì, dedicate a Maria Callas
[Le foto sono state gentilmente fornite da Studio De Angelis, ufficio stampa di Maria Callas Milano]
Informazioni utili
The Callas bag. HeARTspace, via dell’Orso 12 – Milano. Data: mercoledì 20 febbraio 2008, dalle 17.00 alle 19.00. Informazioni: tel. 02.67070280 o mariacallasmilano@gmail.com.
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Una recensione della mostra Divina Maria Callas tra moda e mito
martedì 19 febbraio 2008
«Due partite», ovvero le donne secondo Cristina Comencini
Filo di perle al collo, tacco basso, golfino di cachemire e aria composta da mogli e madri borghesi. Quattro signore anni Sessanta e una partita di canasta che diventa espediente per raccontare il «come eravamo». Abiti scuri, volti sicuri da donne in carriera e vite sentimentali senza certezze. Quattro amiche e un funerale che si fa pretesto per raccontare il «come siamo». Chiara Noschese, Sara Bertelà, Stefania Felicioli e Susanna Marcomeni, sotto la regia di Cristina Comencini, raccontano i mille volti dell'universo femminile in Due partite, commedia-rivelazione della scorsa stagione italiana, vincitrice del Premio Gassman quale miglior spettacolo e miglior testo, che va in scena martedì 26 e mercoledì 27 febbraio (ore 20.30) al teatro Cittadella di Lugano, nel Canton Ticino, in Svizzera.
Dopo i successi cinematografici di film come Va’ dove ti porta il cuore e il recente Bianco e nero con Fabio Volo e Ambra Angiolini, Cristina Comencini si confronta, dunque, con il palcoscenico e porta in scena una divertente commedia in due atti, che vuole rappresentare due epoche, due modelli di vita, due modi di essere donne e di vivere il rapporto con l’altro, lui, l’uomo.
Due partite si apre raccontando l’universo femminile negli anni Sessanta: ogni giovedì, quattro donne, una delle quali aspetta un bambino, si riuniscono per giocare a carte. Nessuna di loro lavora, tutte fanno le madri e le mogli. Le loro storie si intrecciano tra comicità ed emozioni, il tutto scandito dai primi dolori della partoriente. Il tema centrale è, infatti, quello della maternità, dei vari modi d'intenderla.
Il secondo atto si svolge, invece, ai giorni nostri. Ancora quattro donne le protagoniste. Si incontrano in un'altra casa. Si sono riunite dopo il funerale di una delle loro madri che si è suicidata. Si capisce, quasi subito, che queste giovani sono le figlie delle protagoniste del precedente tempo. A poco a poco sarà possibile collegarle alle rispettive madri, magari per analogia, più spesso per contrasto.
Le Due partite sono, perciò, quelle che ognuno di noi si trova a giocare nel trascorrere del tempo, nella trasformazione dei costumi e dei valori, nel confronto tra le generazioni: la commedia propone uno sguardo arguto su storie che potrebbero essere benissimo le nostre, dando origine a uno spettacolo gustosamente divertente ma anche molto coinvolgente.
Dopo Lugano, Due partite sarà allestito a Gallarate (28-29/2, teatro delle Arti), Garbagnate (1/3, teatro Italia), Casal Grande (2/3, teatro Fabrizio de Andrè) e Bassano (3-4/3, teatro Astra).
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Una scena dello spettacolo Due partite di Cristina Comencini; (fig. 2) Ritratto di Sara Bertelà
[Le foto sono state gentilmente fornite da Sabine Bardelle, ufficio informazione e comunicazione della Città di Lugano]
Informazioni utili
Due partite. Teatro Cittadella, corso Elvezia, 35 - Lugano (Svizzera). Date: 26 e 27 febbraio 2008, ore 20.30. Ingresso: CHF 40,00/16,00. Informazioni: tel. +41(0)58.8667280. Sito web: www.luganoinscena.ch e www.ticketcorner.com.
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Il sito di Cristina Comencini
Dopo i successi cinematografici di film come Va’ dove ti porta il cuore e il recente Bianco e nero con Fabio Volo e Ambra Angiolini, Cristina Comencini si confronta, dunque, con il palcoscenico e porta in scena una divertente commedia in due atti, che vuole rappresentare due epoche, due modelli di vita, due modi di essere donne e di vivere il rapporto con l’altro, lui, l’uomo.
Due partite si apre raccontando l’universo femminile negli anni Sessanta: ogni giovedì, quattro donne, una delle quali aspetta un bambino, si riuniscono per giocare a carte. Nessuna di loro lavora, tutte fanno le madri e le mogli. Le loro storie si intrecciano tra comicità ed emozioni, il tutto scandito dai primi dolori della partoriente. Il tema centrale è, infatti, quello della maternità, dei vari modi d'intenderla.
Il secondo atto si svolge, invece, ai giorni nostri. Ancora quattro donne le protagoniste. Si incontrano in un'altra casa. Si sono riunite dopo il funerale di una delle loro madri che si è suicidata. Si capisce, quasi subito, che queste giovani sono le figlie delle protagoniste del precedente tempo. A poco a poco sarà possibile collegarle alle rispettive madri, magari per analogia, più spesso per contrasto.
Le Due partite sono, perciò, quelle che ognuno di noi si trova a giocare nel trascorrere del tempo, nella trasformazione dei costumi e dei valori, nel confronto tra le generazioni: la commedia propone uno sguardo arguto su storie che potrebbero essere benissimo le nostre, dando origine a uno spettacolo gustosamente divertente ma anche molto coinvolgente.
Dopo Lugano, Due partite sarà allestito a Gallarate (28-29/2, teatro delle Arti), Garbagnate (1/3, teatro Italia), Casal Grande (2/3, teatro Fabrizio de Andrè) e Bassano (3-4/3, teatro Astra).
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(fig. 1) Una scena dello spettacolo Due partite di Cristina Comencini; (fig. 2) Ritratto di Sara Bertelà
[Le foto sono state gentilmente fornite da Sabine Bardelle, ufficio informazione e comunicazione della Città di Lugano]
Informazioni utili
Due partite. Teatro Cittadella, corso Elvezia, 35 - Lugano (Svizzera). Date: 26 e 27 febbraio 2008, ore 20.30. Ingresso: CHF 40,00/16,00. Informazioni: tel. +41(0)58.8667280. Sito web: www.luganoinscena.ch e www.ticketcorner.com.
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venerdì 15 febbraio 2008
«Genesi nello spazio», mostra tra hair styling e fotografia
Volti e acconciature di creature aliene, che sembrano fuoriuscite da un secondo big bang. Figure-manichino dallo sguardo metafisico, immortalate in un’atmosfera immobile e rarefatta. Donne guerriero e geishe, in bilico tra realtà e sogno, maschile e femminile, fisicità ed evanescenza. Questi i soggetti al centro di Genesi nello spazio. Visioni tra realtà e improbabilità, galleria di ritratti nata dalla collaborazione tra Franco Curletto, eclettico hair stylist di fama internazionale, e Giovanni Gastel, raffinato interprete della fotografia di moda e still life italiana.
Mentre Milano scalda i motori per la settimana dell’alta moda femminile, in programma dal 16 al 23 febbraio, Torino presenta, nelle sale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, centro culturale e osservatorio sulle sperimentazioni più interessanti nel campo delle arti visive contemporanee, una selezione di scatti del progetto Genesi nello spazio. Scatti scaturiti dal connubio creativo tra lo sguardo sofisticato di un maestro dell’obbiettivo, che vanta collaborazioni con numerosi giornali e campagne pubblicitarie per Swarovski e Levi’s, quale Giovanni Gastel, e l’estro di un originale coiffeur come Franco Curletto, che lasciato il suo segno in molte delle performance di Vanessa Beecroft.
Un connubio, quello tra i due creativi, che ha visto incontrarsi –si legge nella nota stampa- «due percorsi paralleli in un universo comune fatto di una costante ricerca creativa ed estetica e di una sperimentazione tecnica sempre all’avanguardia».
La mostra, che è stata tenuta a battesimo da Luciana Littizzetto, rimarrà aperta per tutto il week-end, da oggi fino a domenica 17 febbraio, prima di volare a Parigi, all’Accademia L’Oréal di Rue Royale, prestigiosa sede della coiffure internazionale.
Le immagini della rassegna, grazie a un sofisticato trattamento di post-produzione realizzato da Pan Image World e guidato dall’art director Geneviève Bini, sono raccolte in un elegante volume fotografico, stampato in edizione limitata da Nava Milano, che sarà venduto a scopo benefico, insieme a una serie di riproduzioni artistiche e di T-shirt, nelle sedi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e presso la boutique San Carlo 1973 di Torino.
I proventi andranno a sostenere il progetto Art For Joy a favore della ricerca sui tumori infantili e, precisamente, la Struttura complessa oncoematologia pediatrica-Centro trapianti e terapia cellulare dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, dove si intende costruire una cell factory, un laboratorio dedicato alla terapia cellulare avanzata diretta alla cura di diverse patologie tumorali e degenerative dell’infanzia.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) La gabbia. Fotografia di Giovanni Gastel e creazione di Franco Curletto per Genesi nello spazio; (fig. 2) Evocando Man Ray. Fotografia di Giovanni Gastel e creazione di Franco Curletto per Genesi nello spazio; (fig. 3) Peonie. Fotografia di Giovanni Gastel e creazione di Franco Curletto per Genesi nello spazio.
[Le immagini sono state fornite da Stilema, ufficio stampa della tappa torinese della mostra Genesi nello spazio]
Informazioni utili
Genesi nello spazio. Visioni tra realtà e improbabilità. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, via Modane 16 - Torino. Orari: venerdì-domenica 11.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.19831616. Sito web: www.fondsrr.org. Fino a domenica 17 febbraio 2008.
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www.giovannigastel.it
www.francocurletto.it
Mentre Milano scalda i motori per la settimana dell’alta moda femminile, in programma dal 16 al 23 febbraio, Torino presenta, nelle sale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, centro culturale e osservatorio sulle sperimentazioni più interessanti nel campo delle arti visive contemporanee, una selezione di scatti del progetto Genesi nello spazio. Scatti scaturiti dal connubio creativo tra lo sguardo sofisticato di un maestro dell’obbiettivo, che vanta collaborazioni con numerosi giornali e campagne pubblicitarie per Swarovski e Levi’s, quale Giovanni Gastel, e l’estro di un originale coiffeur come Franco Curletto, che lasciato il suo segno in molte delle performance di Vanessa Beecroft.
Un connubio, quello tra i due creativi, che ha visto incontrarsi –si legge nella nota stampa- «due percorsi paralleli in un universo comune fatto di una costante ricerca creativa ed estetica e di una sperimentazione tecnica sempre all’avanguardia».
La mostra, che è stata tenuta a battesimo da Luciana Littizzetto, rimarrà aperta per tutto il week-end, da oggi fino a domenica 17 febbraio, prima di volare a Parigi, all’Accademia L’Oréal di Rue Royale, prestigiosa sede della coiffure internazionale.
Le immagini della rassegna, grazie a un sofisticato trattamento di post-produzione realizzato da Pan Image World e guidato dall’art director Geneviève Bini, sono raccolte in un elegante volume fotografico, stampato in edizione limitata da Nava Milano, che sarà venduto a scopo benefico, insieme a una serie di riproduzioni artistiche e di T-shirt, nelle sedi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e presso la boutique San Carlo 1973 di Torino.
I proventi andranno a sostenere il progetto Art For Joy a favore della ricerca sui tumori infantili e, precisamente, la Struttura complessa oncoematologia pediatrica-Centro trapianti e terapia cellulare dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, dove si intende costruire una cell factory, un laboratorio dedicato alla terapia cellulare avanzata diretta alla cura di diverse patologie tumorali e degenerative dell’infanzia.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) La gabbia. Fotografia di Giovanni Gastel e creazione di Franco Curletto per Genesi nello spazio; (fig. 2) Evocando Man Ray. Fotografia di Giovanni Gastel e creazione di Franco Curletto per Genesi nello spazio; (fig. 3) Peonie. Fotografia di Giovanni Gastel e creazione di Franco Curletto per Genesi nello spazio.
[Le immagini sono state fornite da Stilema, ufficio stampa della tappa torinese della mostra Genesi nello spazio]
Informazioni utili
Genesi nello spazio. Visioni tra realtà e improbabilità. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, via Modane 16 - Torino. Orari: venerdì-domenica 11.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.19831616. Sito web: www.fondsrr.org. Fino a domenica 17 febbraio 2008.
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giovedì 14 febbraio 2008
Da Shakespeare a Dante, storie immortali per un San Valentino a teatro
Una Giulietta con barba bianca, vaporosa gonna in voile e maglietta della salute che sussurra dolci parole d’amore a un attempato Romeo con gli occhiali e la canottiera per un San Valentino fuori dai soliti clichè. Non una provocazione, ma un magico ritorno al passato. Ecco quanto propone il teatro Condominio Vittorio Gassman di Gallarate, nell’Alto Milanese, per questa sera, giovedì 14 febbraio, con Giulietta e Romeo…nati sotto contraria stella.
A partire dalle 21, nella sala di via Sironi le lancette torneranno indietro di ben quattrocento anni, ai tempi del teatro elisabettiano, quando le compagnie di giro erano composte da soli uomini, le scenografie erano ridotte al minimo, il pubblico veniva coinvolto nelle scene e un drammaturgo che metteva mano a un testo si proponeva non di scrivere un’opera letteraria, ma di fornire agli attori elementi strutturali e verbali necessari per poter raccontare una storia e far sì che il pubblico si sentisse partecipe.
La proposta - che sembrerebbe un ultra-classico ed è, invece, una novità assoluta nel panorama nazionale – porta la firma della compagnia Leart e del giovane regista Leo Muscato, ritenuto dalla critica uno dei più interessanti della nuova generazione.
A raccontare la dolorosa storia dei due giovani innamorati veronesi, resa celebre dalla penna di William Shakespeare, sarà, dunque, un gruppo di uomini: sette vecchi comici girovaghi, su di un palco fatto di bambù e bidoni, che, rivali e complici al tempo stesso, si ruberanno le battute, combatteranno con i versi del «grande bardo», faranno disperare il regista e il suggeritore, danzeranno innamorati al ritmo de Il tempo delle mele e non solo. Tantissimi, infatti, sono gli espedienti ideati da Leo Muscati per spiazzare lo spettatore e portarlo a lasciare libera la propria immaginazione, a raggiungere il cuore della storia rappresentata. Ecco, per esempio, che il balcone della “bella” Capuleti non sarà altro che una rozza scala, la luna un pallone e la fiala di veleno un biberon. Si piange, dunque, come da copione, ma si ride anche di gusto, come difficilmente si potrebbe immaginare ascoltando la dolorosa storia d’amore e di morte di Giulietta e Romeo, grazie al genio e all’estro della compagnia Leart. E quello che ne esce sul palcoscenico, è – lo ha dichiarato tanta critica - «un piccolo capolavoro» da non perdere.
Da non perdere, tra le numerosissime proposte teatrali che su tutto il territorio nazionale sono state organizzate in occasione di San Valentino, anche quella del Divina Commedia di Roma, un teatro-tenda mobile costruito a Tor Vergata, dove andrà in scena fino al 24 febbraio La Divina Commedia - L’Opera. L’uomo che cerca l’amore, coinvolgente kolossal musicale ideato da Marco Frisina, che - attraverso canti gregoriani, blues e rock - permette di ripercorrere il viaggio dantesco tra Inferno, Purgatorio e Paradiso.
In occasione del 14 febbraio, la Nova Ars musica arte cultura, società produttrice dello spettacolo, ha deciso di premiare gli innamorati. Non solo a chi acquisterà un biglietto ne verrà dato uno in omaggio al prezzo simbolico di un euro, ma tutte le coppie riceveranno in regalo Noi 2 big pack, due sim Wind che parlano gratis tra loro per 1000 minuti al mese. Poco prima dell'inizio del musical, posticipato alle 21.30, il pubblico verrà, inoltre, invitato a inviare un sms al numero 328.3447955 con scritta una frase d'amore: un'esercitazione di scrittura creativa che verrà valutata da una giuria rappresentativa delle diverse fasce d'età (dai 16 ai 60 anni), presieduta da Pino Nazio, giornalista, sociologo della comunicazione esperto nei linguaggi giovanili. Al termine della serata saranno premiati i quattordici messaggi più belli, riconducibili ai caratteri dei diversi personaggi dell'opera: il più dolce a Beatrice, il più coraggioso a Ulisse, il più appassionato a Francesca.
Appuntamento all’insegna della passione anche al Circolo dei lettori di Torino, dove questa sera, giovedì 14, e martedì 19 febbraio va in scena Letti a due piazze, un reading di brani letterari tratti da D’Annunzio, Moravia, Sanguineti e molti altri, che parlerà di amori appena sbocciati, amori clandestini, amori di lunga data, amori logorati e amori finiti. Sottolineate da intermezzi musicali le pagine scorreranno in modo scanzonato e leggero attraverso l’interpretazione di Germana Pasquero, Simonetta Benozzo, Donato Sbodio e Andrea Zalone, sotto la regia di Riccardo Lombardo.
Didascalie delle immagini
(fig. 1, 2, 3 e 4) Immagini tratte dallo spettacolo Giulietta e Romeo…nati sotto contraria stella della compagnia Leart; (fig. 5 e 6) Locandine del musical La Divina Commedia - L’Opera. L’uomo che cerca l’amore di Marco Frisina.
Informazioni utili
Giulietta e Romeo…nati sotto contraria stella. Teatro Condominio Vittorio Gassman, via Sironi - Gallarate. Data: giovedì 14 febbraio, ore 21.00. Ingresso: € 20.00/30.00. Informazioni: tel. 0331.784140. Sito web: www.fondazioneculturalegallarate.it.
La Divina Commedia - L’Opera. L’uomo che cerca l’amore. Teatro Divina Commedia – Roma. Data: giovedì 14 febbraio, ore 21.30. Ingresso: € 65.00/18.00. Informazioni: tel. 06.3721269. Sito web: www.ladivinacommediaopera.it.
Letti a due piazze. Circolo dei lettori, via Bogino 9 - Torino. Date: giovedì 14 e martedì 19 febbraio 2008, ore 21.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.4326820/4326821. Sito web: www.circolodeilettori.it.
A partire dalle 21, nella sala di via Sironi le lancette torneranno indietro di ben quattrocento anni, ai tempi del teatro elisabettiano, quando le compagnie di giro erano composte da soli uomini, le scenografie erano ridotte al minimo, il pubblico veniva coinvolto nelle scene e un drammaturgo che metteva mano a un testo si proponeva non di scrivere un’opera letteraria, ma di fornire agli attori elementi strutturali e verbali necessari per poter raccontare una storia e far sì che il pubblico si sentisse partecipe.
La proposta - che sembrerebbe un ultra-classico ed è, invece, una novità assoluta nel panorama nazionale – porta la firma della compagnia Leart e del giovane regista Leo Muscato, ritenuto dalla critica uno dei più interessanti della nuova generazione.
A raccontare la dolorosa storia dei due giovani innamorati veronesi, resa celebre dalla penna di William Shakespeare, sarà, dunque, un gruppo di uomini: sette vecchi comici girovaghi, su di un palco fatto di bambù e bidoni, che, rivali e complici al tempo stesso, si ruberanno le battute, combatteranno con i versi del «grande bardo», faranno disperare il regista e il suggeritore, danzeranno innamorati al ritmo de Il tempo delle mele e non solo. Tantissimi, infatti, sono gli espedienti ideati da Leo Muscati per spiazzare lo spettatore e portarlo a lasciare libera la propria immaginazione, a raggiungere il cuore della storia rappresentata. Ecco, per esempio, che il balcone della “bella” Capuleti non sarà altro che una rozza scala, la luna un pallone e la fiala di veleno un biberon. Si piange, dunque, come da copione, ma si ride anche di gusto, come difficilmente si potrebbe immaginare ascoltando la dolorosa storia d’amore e di morte di Giulietta e Romeo, grazie al genio e all’estro della compagnia Leart. E quello che ne esce sul palcoscenico, è – lo ha dichiarato tanta critica - «un piccolo capolavoro» da non perdere.
Da non perdere, tra le numerosissime proposte teatrali che su tutto il territorio nazionale sono state organizzate in occasione di San Valentino, anche quella del Divina Commedia di Roma, un teatro-tenda mobile costruito a Tor Vergata, dove andrà in scena fino al 24 febbraio La Divina Commedia - L’Opera. L’uomo che cerca l’amore, coinvolgente kolossal musicale ideato da Marco Frisina, che - attraverso canti gregoriani, blues e rock - permette di ripercorrere il viaggio dantesco tra Inferno, Purgatorio e Paradiso.
In occasione del 14 febbraio, la Nova Ars musica arte cultura, società produttrice dello spettacolo, ha deciso di premiare gli innamorati. Non solo a chi acquisterà un biglietto ne verrà dato uno in omaggio al prezzo simbolico di un euro, ma tutte le coppie riceveranno in regalo Noi 2 big pack, due sim Wind che parlano gratis tra loro per 1000 minuti al mese. Poco prima dell'inizio del musical, posticipato alle 21.30, il pubblico verrà, inoltre, invitato a inviare un sms al numero 328.3447955 con scritta una frase d'amore: un'esercitazione di scrittura creativa che verrà valutata da una giuria rappresentativa delle diverse fasce d'età (dai 16 ai 60 anni), presieduta da Pino Nazio, giornalista, sociologo della comunicazione esperto nei linguaggi giovanili. Al termine della serata saranno premiati i quattordici messaggi più belli, riconducibili ai caratteri dei diversi personaggi dell'opera: il più dolce a Beatrice, il più coraggioso a Ulisse, il più appassionato a Francesca.
Appuntamento all’insegna della passione anche al Circolo dei lettori di Torino, dove questa sera, giovedì 14, e martedì 19 febbraio va in scena Letti a due piazze, un reading di brani letterari tratti da D’Annunzio, Moravia, Sanguineti e molti altri, che parlerà di amori appena sbocciati, amori clandestini, amori di lunga data, amori logorati e amori finiti. Sottolineate da intermezzi musicali le pagine scorreranno in modo scanzonato e leggero attraverso l’interpretazione di Germana Pasquero, Simonetta Benozzo, Donato Sbodio e Andrea Zalone, sotto la regia di Riccardo Lombardo.
Didascalie delle immagini
(fig. 1, 2, 3 e 4) Immagini tratte dallo spettacolo Giulietta e Romeo…nati sotto contraria stella della compagnia Leart; (fig. 5 e 6) Locandine del musical La Divina Commedia - L’Opera. L’uomo che cerca l’amore di Marco Frisina.
Informazioni utili
Giulietta e Romeo…nati sotto contraria stella. Teatro Condominio Vittorio Gassman, via Sironi - Gallarate. Data: giovedì 14 febbraio, ore 21.00. Ingresso: € 20.00/30.00. Informazioni: tel. 0331.784140. Sito web: www.fondazioneculturalegallarate.it.
La Divina Commedia - L’Opera. L’uomo che cerca l’amore. Teatro Divina Commedia – Roma. Data: giovedì 14 febbraio, ore 21.30. Ingresso: € 65.00/18.00. Informazioni: tel. 06.3721269. Sito web: www.ladivinacommediaopera.it.
Letti a due piazze. Circolo dei lettori, via Bogino 9 - Torino. Date: giovedì 14 e martedì 19 febbraio 2008, ore 21.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.4326820/4326821. Sito web: www.circolodeilettori.it.
mercoledì 13 febbraio 2008
Un San Valentino per «Innamorati dell’arte» con il Mibac e il Fai
Un bacio tra le mille sfere specchianti di John Armleder alla Gamec di Bergamo, un percorso tra manoscritti a tema amoroso alla Biblioteca universitaria di Bologna, una conferenza sulla tela Garibaldi trasporta Anita morente ai Musei civici di Como. E, ancora, una visita notturna con lanterne alla Gipsoteca canoviana di Possagno, una conferenza sull’amore ai tempi di Dante Alighieri alla Biblioteca estense di Modena, uno spettacolo teatrale sulla passione al Castello cinquecentesco dell’Aquila e un incontro sulle numerose raffigurazioni del bacio, dell’eros e non solo al palazzo dei Normanni di Mileto. Questo e molto altro offre il ricco cartellone di Innamorati dell’arte, iniziativa promossa dal Mibac (Ministero per i Beni e le Attività culturali) per la giornata di San Valentino. Un’iniziativa, questa, che prevede anche in tutti in tutti i musei, monumenti e siti archeologici statali l’ingresso al costo di un solo biglietto per tutti coloro che si presenteranno in compagnia del proprio amato, ma anche di un parente o di un amico, al botteghino. Dal celebre Bacio di Francesco Hayez, conservato alla pinacoteca di Brera a Milano, all'Amor sacro e amor profano di Tiziano, presente nella Galleria Borghese di Roma, saranno numerosissime le opere a tema amoroso e non solo che il pubblico potrà scoprire o riscoprire, dedicandosi una giornata all’insegna della passione, della cultura e, in alcuni casi, anche della dolcezza. Il Mibac, in accordo con Buonitalia Spa, offrirà, infatti, una golosa sorpresa ai visitatori delle Gallerie dell’Accademia a Venezia, della Pinacoteca nazionale e della Galleria degli Uffizi a Firenze, del Palazzo reale di Torino, del Museo nazionale di Villa Giulia, della Galleria Borghese, del Museo nazionale di Castel Sant’Angelo e della calcografia a Roma, del museo di Capodimonte, del Museo e della Certosa di San Martino a Napoli, dell’area archeologica di Paestum e della Reggia di Caserta.
Cultura e amore a braccetto anche nelle residenze lombarde e piemontesi del Fai (Fondo per l’ambiente italiano). Al Castello di Masino, al villa Della Porta Bozzolo di Casalzuigno e al Monastero di Torba sarà, infatti, possibile partecipare, nella serata di San Valentino, a una romantica cena a lume di candela.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Francesco Hayez, Il bacio, 1859. Pinacoteca di Brera, Milano; (fig. 2) Villa Della Porta Bozzolo in notturna. Foto: Archivio Fai.
[Le immagini pubblicate sono state fornite rispettivamente dagli uffici stampa Electa e Fai, nelle persone di Enrica Steffenini e Elisabetta Cozzi]
Informazioni utili
Innamorati dell’arte. Informazioni: 800.991199. Sito web: www.beniculturali.it.
San Valentino con il Fai. Villa Della Porta Bozzolo - Casalzuigno, tel. 0332.624136 o faibozzolo@fondoambiente.it; Monastero di Torba - Gornate Olona, tel. 0331.820301 o faitorba@fondoambiente.it; Castello di Masino - Caravino, tel. 0125.778488. Sito web: www.fondoambiente.it.
Cultura e amore a braccetto anche nelle residenze lombarde e piemontesi del Fai (Fondo per l’ambiente italiano). Al Castello di Masino, al villa Della Porta Bozzolo di Casalzuigno e al Monastero di Torba sarà, infatti, possibile partecipare, nella serata di San Valentino, a una romantica cena a lume di candela.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Francesco Hayez, Il bacio, 1859. Pinacoteca di Brera, Milano; (fig. 2) Villa Della Porta Bozzolo in notturna. Foto: Archivio Fai.
[Le immagini pubblicate sono state fornite rispettivamente dagli uffici stampa Electa e Fai, nelle persone di Enrica Steffenini e Elisabetta Cozzi]
Informazioni utili
Innamorati dell’arte. Informazioni: 800.991199. Sito web: www.beniculturali.it.
San Valentino con il Fai. Villa Della Porta Bozzolo - Casalzuigno, tel. 0332.624136 o faibozzolo@fondoambiente.it; Monastero di Torba - Gornate Olona, tel. 0331.820301 o faitorba@fondoambiente.it; Castello di Masino - Caravino, tel. 0125.778488. Sito web: www.fondoambiente.it.
martedì 12 febbraio 2008
Due angeli di Pietro Amos per il «Ravello Festival 2008»
E' ancora firmata da Pietro Amos l'immagine guida del Ravello Festival. Era il 2003 quando il grafico campano, titolare della Menabò comunicazione di Salerno, ideava un angelo come simbolo della manifestazione estiva più nota della costiera amalfitana. Da allora, ogni anno, l'artista ha ripreso questo soggetto e, con il suo tratto dolce e raffinato, lo ha declinato a seconda del tema guida delle singole edizioni: sogno (2004), gioco (2006), passione (2007) e molto altro ancora.
Lo stesso è accaduto quest'anno. Ed ecco che per l'edizione 2008 del Ravello Festival, cui farà da leitmotiv la tematica della diversità, Pietro Amos ha ideato due angeli, uno bianco e uno nero.
Il disegno comparirà su calendari, programmi, cartoline, manifesti e magliette: media scelti per pubblicizzare i centoventisette giorni di musica, danza, cinema, arti visive, scienza e letteratura che animeranno, dal 27 giugno al 31 ottobre, l’incantevole cittadina della costiera amalfitana.
Le prime cartoline con «gli angeli della Diversità», elaborate dal genio grafico di Michele Spera, saranno distribuite alla Bit di Milano, dove dal 21 al 24 febbraio il Ravello Festival presenterà ufficialmente le anteprime e le novità dell’edizione 2008. Un’ottima occasione, questa, per conoscere il calendario di uno degli eventi estivi più attesi dal mondo della cultura, il cui avvio sarà segnato dal tradizionale concerto di musica sinfonica sul Belvedere di villa Rufolo.
Il cartellone prevede, poi, nuovamente la formula «un festival nel festival», già affermatasi con successo nel 2007: ciascuna settimana ospiterà ogni giorno almeno un evento di ognuna delle nove sezioni, dando così la possibilità di assistere in sette giorni ad un carnet multidisciplinare e completo di eventi.
Durante l’estate e per quasi tutto l’autunno, avranno luogo a Ravello appuntamenti cult come il concerto all’alba dell’11 agosto (preceduto lo scorso anno dalla prima Notte bianca ravellese), diverse esecuzioni delle sinfonie wagneriane, gli incontri con gli artisti ed i tè con l’autore. Tra le rilevanti novità, si segnalano i concerti di mezzanotte, la neonata sezione danza, un ciclo di esposizioni e seminari incentrati sul design.
Le iniziative saranno ambientate, come consuetudine, in spazi assolutamente unici dal fascino straordinario, tra questi villa Rufolo e villa Cimbrone, oltre alle piazze, le chiese ed i giardini che rendono Ravello un luogo incantevole.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Disegno di Pietro Amos per il Ravello Festival 2008.
[L'immagine è stata fornita dall'ufficio stampa del Ravello Festival]
Per saperne di più
Il sito del Festival di Ravello
Il sito della Bit di Milano
Lo stesso è accaduto quest'anno. Ed ecco che per l'edizione 2008 del Ravello Festival, cui farà da leitmotiv la tematica della diversità, Pietro Amos ha ideato due angeli, uno bianco e uno nero.
Il disegno comparirà su calendari, programmi, cartoline, manifesti e magliette: media scelti per pubblicizzare i centoventisette giorni di musica, danza, cinema, arti visive, scienza e letteratura che animeranno, dal 27 giugno al 31 ottobre, l’incantevole cittadina della costiera amalfitana.
Le prime cartoline con «gli angeli della Diversità», elaborate dal genio grafico di Michele Spera, saranno distribuite alla Bit di Milano, dove dal 21 al 24 febbraio il Ravello Festival presenterà ufficialmente le anteprime e le novità dell’edizione 2008. Un’ottima occasione, questa, per conoscere il calendario di uno degli eventi estivi più attesi dal mondo della cultura, il cui avvio sarà segnato dal tradizionale concerto di musica sinfonica sul Belvedere di villa Rufolo.
Il cartellone prevede, poi, nuovamente la formula «un festival nel festival», già affermatasi con successo nel 2007: ciascuna settimana ospiterà ogni giorno almeno un evento di ognuna delle nove sezioni, dando così la possibilità di assistere in sette giorni ad un carnet multidisciplinare e completo di eventi.
Durante l’estate e per quasi tutto l’autunno, avranno luogo a Ravello appuntamenti cult come il concerto all’alba dell’11 agosto (preceduto lo scorso anno dalla prima Notte bianca ravellese), diverse esecuzioni delle sinfonie wagneriane, gli incontri con gli artisti ed i tè con l’autore. Tra le rilevanti novità, si segnalano i concerti di mezzanotte, la neonata sezione danza, un ciclo di esposizioni e seminari incentrati sul design.
Le iniziative saranno ambientate, come consuetudine, in spazi assolutamente unici dal fascino straordinario, tra questi villa Rufolo e villa Cimbrone, oltre alle piazze, le chiese ed i giardini che rendono Ravello un luogo incantevole.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Disegno di Pietro Amos per il Ravello Festival 2008.
[L'immagine è stata fornita dall'ufficio stampa del Ravello Festival]
Per saperne di più
Il sito del Festival di Ravello
Il sito della Bit di Milano
Dagli anni ’70 alla «Commedia» illustrata, le presentazioni editoriali di metà febbraio
«L’arte contemporanea raccontata con lo sguardo di un’artista orientale che da anni studia la cultura occidentale, esplorando le sinergie tra arte e musica»: ecco come la milanese O barra O edizioni descrive il libro Il lungo treno di John Cage, pubblicato dall'artista coreana Inkyung Hwang nella collana agli-Estremi dell’Occidente.
L'agile volume, con prefazione di Tommaso Trini e scritto di Riccardo Notte, verrà presentato alle 19.30 di domani, mercoledì 13 febbraio, alla Triennale di Milano, in occasione della mostra annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve. All'incontro, che sarà introdotto da tre performance di musica di John Cage e dalla proiezioni di video della stessa Inkyung Hwang e di Roberto Masotti, prenderanno parte, oltre all’autrice, Tommaso Trini, Andrea Cancellato, Claudio Chianura e Andrea Del Guercio. Un’ottima occasione questo appuntamento per sentire, dalle parole della stessa Inkyung Hwang, il suo racconto dell’arte contemporanea. Un racconto – si legge nella nota stampa – che, «partendo da Kandinsky e Schönberg, segue le tracce di Duchamp, Cage e degli altri artisti di Fluxus, l’intreccio delle loro storie artistiche e personali, e giunge fino a Nam June Paik, padre della video art».
La Triennale di Milano farà da scenario, questa settimana, anche alla presentazione del volume annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve, catalogo dell’omonima mostra, curata da Gianni Canova e aperta fino a domenica 30 marzo nelle sale della stessa Triennale.
Il testo, edito dalla milanese Skira, sarà presentato, alle 18.30 di giovedì 14 febbraio, da Marco Belpoliti, Gianni Canova, Stefano Chiodi e Mario Piazza; all’incontro interverranno anche Giorgio Boatti, Aldo Bonomi, Paolo Del Debbio e Sergio Scalpelli.
Il volume indaga gli anni Settanta attraverso un originale e ricchissimo lemmario comprendente ben duecentocinquantaquattro voci, dalle parole-chiave del decennio (viaggio, corpo, conflitto, corteo, performance…) alle sue figure emblematiche (Moro, Pasolini). In questo modo vengono analizzate le contaminazioni fra i vari linguaggi in relazione a quanto quegli anni hanno espresso nel cinema e nella letteratura, nel design e nella musica, nell’arte figurativa e nel fumetto, nel teatro e nella moda, nel sistema mediatico, in quello politico e in quello tecnologico, nella comunicazione e nello sport.
E’, invece, dedicato al «sommo poeta» Dante Alighieri l'appuntamento in programma alle 18 di venerdì 15 febbraio al teatro Moriconi di Jesi, nell’Anconetano, dove verrà presentata una pregevole e costosa edizione della Divina Commedia, stampata da Vydia edizioni, con illustrazione di Oscar Piattella, protagonista negli anni Cinquanta, con Giuliano Vangi e Arnaldo e Giò Pomodoro, di quella felice esperienza artistica pesarese che ha ricevuto attenzione e consenso unanime.
All’incontro prenderanno parte Valentina Conti, Vincenzo Cappelletti e lo stesso artista illustratore; mentre Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco leggeranno alcuni passi dell’opera dantesca.
La pubblicazione di Vydia, al suo debutto nel mondo dell'editoria d'arte, «non rappresenta solo un'edizione d’arte di particolare cura, -si legge nella nota stampa- ma un vero e proprio gioiello: ogni copia è unica e irripetibile, massima l’attenzione a ogni dettaglio, ogni tavola di Piattella è originale e firmata, le tecniche di rilegatura sono quelle della più autentica tradizione artigianale italiana».
Chiude la carrellata di presentazioni, in programma in questi giorni centrali di febbraio, l'incontro sul volume L'Ora. La cultura in Italia dalle pagine del quotidiano palermitano (1918-1930), scritto da Gabriella Da Marco per Silvana editoriale.
Il testo, la cui presentazione si terrà alle 17 di lunedì 18 presso la Biblioteca nazionale di Roma, presenta i risultati di una prima indagine compiuta sugli articoli culturali della testata siciliana. Fra l’abbondante materiale studiato, sono stati selezionati alcuni argomenti di interessante respiro nazionale e internazionale: gli articoli di Piero Gobetti, gli autorevoli contributi di Adolfo Venturi, la fortuna critica di Gabriele d’Annunzio, la recensione tardiva dell’opera di Italo Svevo, e, ancora, il successo di cui godette l’artista Felice Casorati sulle pagine del giornale, l’attenzione continua -pur se oscillante tra il serio e il faceto- di cui furono oggetto il movimento futurista e il suo leader Marinetti, per giungere fino alle le vibranti polemiche sorte durante la Biennale di Venezia del 1928 tra il direttore de L’Ora Nino Sofia, Ugo Ojetti e Antonio Maraini.
Il libro presenta, infine, un repertorio di immagini costituito da illustrazioni, caricature, pubblicità, fotografie che furono pubblicate dal giornale tra il 1918 e il 1930. Un apparato iconografico particolarmente significativo, che potrà fornire utili indicazioni agli studiosi e agli appassionati di arte figurativa, di storia del cinema, di storia del teatro e della scenografia.
Didascalie delle immagini
(fig. 1, fig. 2 e fig. 3) Divina Commedia di Dante Alighieri, con illustrazioni di Oscar Piattella per Vydia edizioni d’arte; (fig. 4) Copertina del volume Il lungo treno di John Cage di Inkyung Hwang; (fig. 5) particolare della locandina della mostra annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve, alla Triennale di Milano.
Informazioni utili
Inkyung Hwang, Il lungo treno di John Cage, O barra O edizioni, Milano 2007. Collana: agli-Estremi dell'Occidente. Dati tecnici: pp. 128, 12,5X20,5 cm. ISBN: 978-88-87510-28-7. Prezzo: € 12.00. Informazioni: www.obarrao.com.
Anni Settanta. Il decennio lungo del secolo breve, Skira, Milano 2007. Dati tecnici: 20,5 x 26,8 cm, 600 pp., 600 ill. colori, brossura. Prezzo: € 49,00. ISBN: 8861304741. Informazioni: Skira editore, Palazzo Casati Stampa, via Torino 61 - Milano, tel. 02.724441, fax 02. 72444211. Web site: www.skira.net.
Gabriella De Marco (a cura di), L'Ora. La cultura in Italia dalle pagine del quotidiano palermitano (1918-1930), Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2007. Dati tecnici: cm 17 x 24, pp. 128, 50 ill. in b/n. ISBN/EAN: 97888-3660833-1. Prezzo: € 18.00. Informazioni: Silvana editoriale, via Margherita De Vizzi, 86 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano), tel. 02.618361, fax 02.6172464. Sito web: www.silvanaeditoriale.it.
L'agile volume, con prefazione di Tommaso Trini e scritto di Riccardo Notte, verrà presentato alle 19.30 di domani, mercoledì 13 febbraio, alla Triennale di Milano, in occasione della mostra annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve. All'incontro, che sarà introdotto da tre performance di musica di John Cage e dalla proiezioni di video della stessa Inkyung Hwang e di Roberto Masotti, prenderanno parte, oltre all’autrice, Tommaso Trini, Andrea Cancellato, Claudio Chianura e Andrea Del Guercio. Un’ottima occasione questo appuntamento per sentire, dalle parole della stessa Inkyung Hwang, il suo racconto dell’arte contemporanea. Un racconto – si legge nella nota stampa – che, «partendo da Kandinsky e Schönberg, segue le tracce di Duchamp, Cage e degli altri artisti di Fluxus, l’intreccio delle loro storie artistiche e personali, e giunge fino a Nam June Paik, padre della video art».
La Triennale di Milano farà da scenario, questa settimana, anche alla presentazione del volume annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve, catalogo dell’omonima mostra, curata da Gianni Canova e aperta fino a domenica 30 marzo nelle sale della stessa Triennale.
Il testo, edito dalla milanese Skira, sarà presentato, alle 18.30 di giovedì 14 febbraio, da Marco Belpoliti, Gianni Canova, Stefano Chiodi e Mario Piazza; all’incontro interverranno anche Giorgio Boatti, Aldo Bonomi, Paolo Del Debbio e Sergio Scalpelli.
Il volume indaga gli anni Settanta attraverso un originale e ricchissimo lemmario comprendente ben duecentocinquantaquattro voci, dalle parole-chiave del decennio (viaggio, corpo, conflitto, corteo, performance…) alle sue figure emblematiche (Moro, Pasolini). In questo modo vengono analizzate le contaminazioni fra i vari linguaggi in relazione a quanto quegli anni hanno espresso nel cinema e nella letteratura, nel design e nella musica, nell’arte figurativa e nel fumetto, nel teatro e nella moda, nel sistema mediatico, in quello politico e in quello tecnologico, nella comunicazione e nello sport.
E’, invece, dedicato al «sommo poeta» Dante Alighieri l'appuntamento in programma alle 18 di venerdì 15 febbraio al teatro Moriconi di Jesi, nell’Anconetano, dove verrà presentata una pregevole e costosa edizione della Divina Commedia, stampata da Vydia edizioni, con illustrazione di Oscar Piattella, protagonista negli anni Cinquanta, con Giuliano Vangi e Arnaldo e Giò Pomodoro, di quella felice esperienza artistica pesarese che ha ricevuto attenzione e consenso unanime.
All’incontro prenderanno parte Valentina Conti, Vincenzo Cappelletti e lo stesso artista illustratore; mentre Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco leggeranno alcuni passi dell’opera dantesca.
La pubblicazione di Vydia, al suo debutto nel mondo dell'editoria d'arte, «non rappresenta solo un'edizione d’arte di particolare cura, -si legge nella nota stampa- ma un vero e proprio gioiello: ogni copia è unica e irripetibile, massima l’attenzione a ogni dettaglio, ogni tavola di Piattella è originale e firmata, le tecniche di rilegatura sono quelle della più autentica tradizione artigianale italiana».
Chiude la carrellata di presentazioni, in programma in questi giorni centrali di febbraio, l'incontro sul volume L'Ora. La cultura in Italia dalle pagine del quotidiano palermitano (1918-1930), scritto da Gabriella Da Marco per Silvana editoriale.
Il testo, la cui presentazione si terrà alle 17 di lunedì 18 presso la Biblioteca nazionale di Roma, presenta i risultati di una prima indagine compiuta sugli articoli culturali della testata siciliana. Fra l’abbondante materiale studiato, sono stati selezionati alcuni argomenti di interessante respiro nazionale e internazionale: gli articoli di Piero Gobetti, gli autorevoli contributi di Adolfo Venturi, la fortuna critica di Gabriele d’Annunzio, la recensione tardiva dell’opera di Italo Svevo, e, ancora, il successo di cui godette l’artista Felice Casorati sulle pagine del giornale, l’attenzione continua -pur se oscillante tra il serio e il faceto- di cui furono oggetto il movimento futurista e il suo leader Marinetti, per giungere fino alle le vibranti polemiche sorte durante la Biennale di Venezia del 1928 tra il direttore de L’Ora Nino Sofia, Ugo Ojetti e Antonio Maraini.
Il libro presenta, infine, un repertorio di immagini costituito da illustrazioni, caricature, pubblicità, fotografie che furono pubblicate dal giornale tra il 1918 e il 1930. Un apparato iconografico particolarmente significativo, che potrà fornire utili indicazioni agli studiosi e agli appassionati di arte figurativa, di storia del cinema, di storia del teatro e della scenografia.
Didascalie delle immagini
(fig. 1, fig. 2 e fig. 3) Divina Commedia di Dante Alighieri, con illustrazioni di Oscar Piattella per Vydia edizioni d’arte; (fig. 4) Copertina del volume Il lungo treno di John Cage di Inkyung Hwang; (fig. 5) particolare della locandina della mostra annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve, alla Triennale di Milano.
Informazioni utili
Inkyung Hwang, Il lungo treno di John Cage, O barra O edizioni, Milano 2007. Collana: agli-Estremi dell'Occidente. Dati tecnici: pp. 128, 12,5X20,5 cm. ISBN: 978-88-87510-28-7. Prezzo: € 12.00. Informazioni: www.obarrao.com.
Anni Settanta. Il decennio lungo del secolo breve, Skira, Milano 2007. Dati tecnici: 20,5 x 26,8 cm, 600 pp., 600 ill. colori, brossura. Prezzo: € 49,00. ISBN: 8861304741. Informazioni: Skira editore, Palazzo Casati Stampa, via Torino 61 - Milano, tel. 02.724441, fax 02. 72444211. Web site: www.skira.net.
Gabriella De Marco (a cura di), L'Ora. La cultura in Italia dalle pagine del quotidiano palermitano (1918-1930), Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2007. Dati tecnici: cm 17 x 24, pp. 128, 50 ill. in b/n. ISBN/EAN: 97888-3660833-1. Prezzo: € 18.00. Informazioni: Silvana editoriale, via Margherita De Vizzi, 86 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano), tel. 02.618361, fax 02.6172464. Sito web: www.silvanaeditoriale.it.
domenica 10 febbraio 2008
Giornata del ricordo, a Roma una mostra sui «martiri dimenticati» delle foibe
Una parte di storia italiana è stata per decenni coscientemente taciuta e gettata nell'oblio dalla politica nazionale, dalla storiografia e dalla scuola: è la storia delle terre di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia nell’autunno del 1943, nella primavera del 1945 e fino a dopo la firma del Trattato di pace di Parigi, con cui si chiudeva definitivamente la seconda guerra mondiale. Una storia scomoda, questa, per l’Italia del secondo dopoguerra intenta a intessere “rapporti di buon vicinato” con la Jugoslavia del maresciallo Tito e, dunque, “obbligata”, per calcoli politici e convenienze internazionali, a dimenticare. I suoi protagonisti – più di un quarto di milione di uomini, donne e bambini che vivevano sul confine orientale italiano, da Pola a Fiume, da Gorizia a Trieste - furono costretti dal regime comunista titino a lasciare le proprie case, i propri beni, i propri affetti e le proprie attività, stravolgendo improvvisamente tutta la loro vita.
Per molto tempo lo Stato e la società civile hanno preferito ignorare la sofferenza di questi uomini e il loro desiderio di giustizia. Una giustizia che ha dimenticato anche altri italiani giuliano-dalmati: tutti coloro -decine di migliaia di persone- che furono trucidati nei gulag (campi di concentramento) jugoslavi o che trovarono la morte nell'orrore delle foibe, profonde voragini rocciose che la popolazione del Carso triestino utilizzava come discariche per carcasse di animali o oggetti rotti.
Le vittime furono militari, membri del Cnl (Comitato nazionale di Liberazione), fascisti e, principalmente, civili italiani, «infoibati» per odio etnico e ideologico, ma anche e soprattutto perché costituivano un ostacolo al programma titino di annessione di quei territori di confine che erano sotto il tricolore italiano, come i centri di Fiume e Zara.
Per molte di queste persone la fine sopraggiunse dopo atroci torture e sevizie. Chi ha vissuto quegli eventi racconta che i soldati di Tito facevano irruzione di notte nelle case di quelli che consideravano «nemici del popolo», caricando decine di persone alla volta sui camion. Le vittime predestinate venivano, quindi, legate una all'altra con corde o filo spinato e disposte sull'orlo di una foiba (dal latino «fovea», che significa «fossa»). I primi della fila venivano fucilati o colpiti alla nuca con una pistola, trascinando con sé, nelle doline carsiche, anche tutti gli altri, ancora vivi. Alcuni morivano nella caduta, altri resistevano per ore e ore, agonizzando tra migliaia di cadaveri in putrefazione o persone appena morte e sparendo per sempre dalla vita dei loro cari in una di quelle tante voragini sparse lungo il confine orientale (in Istria ne sono state registrate oltre 1.700), senza lasciare dietro di sé un corpo e una tomba su cui piangere. Ben di rado l'eliminazione fisica e l’«infoibamento» avvenivano mediante una semplice fucilazione; comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne catturati, strappati con la forza dalle loro case e condannati senza processo alcuno, erano accecati, evirati o stuprati.
E’ l’ultimo decennio del secolo scorso quando -dopo più di cinquant’anni di imbarazzanti silenzi e incomprensibili censure- un piccolo gruppo di storici e giornalisti, con studi, saggi e articoli, inizia a restituire nobiltà alla memoria di chi, esule o «infoibato», ha vissuto quella che Claudio Magris ha definito una «sanguinosa nota a piè pagina della storia universale». Bisogna, invece, attendere il 2004 perché lo Stato italiano sancisca con una legge, la n. 92 del 30 marzo 2004, il Giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra.
La data scelta per le commemorazioni è quella del 10 febbraio, giorno in cui, nel 1947, veniva firmato il Trattato di pace di Parigi, nel quale l’Italia cedeva alla Jugoslavia Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa e quasi tutta la Venezia Giulia (gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano e l'alta valle dell'Isonzo).
Tra le tante iniziative in programma per questo quarto anniversario, una delle più articolate è senz’altro la mostra Foibe. Martiri dimenticati, promossa dalla Regione Lazio, dall’Eur Spa, dall’Associazione nazionale dalmata e da E-Nvent, con l’adesione del Presidente della Repubblica e con il patrocinio delle amministrazioni comunali e provinciali di Roma.
Sede della rassegna, che si avvale di un prestigioso comitato scientifico presieduto dallo storico Luigi Papo, è la suggestiva cornice del rifugio antiaereo del palazzo degli uffici dell’Eur, «un bunker sotterraneo conservato come ai tempi della seconda guerra mondiale –spiegano gli organizzatori-, con corridoi e diversi vani, porte blindate, doppi usci di ferro con gli spioncini, cartelli originali con le indicazioni per i rifugiati o, ancora, il gruppo elettrogeno azionato a pedali con due biciclette».
In questo contesto, fortemente evocativo, il percorso espositivo ripercorre, con rigore scientifico, la storia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, avvalendosi di documenti inediti, interviste e un centinaio di fotografie.
Cuore dell'esposizione, visitabile fino a domenica 24 febbraio, è la presentazione in anteprima del restauro del documentario Foibe. Martiri dimenticati, realizzato nel 1994 per il settimanale Il borghese. Il filmato, che viene ora ripresentato dall’Associazione nazionale dalmata e dall’editore Palladino, si rivelò, alla sua uscita, un documento shock per il pubblico di quegli anni, mostrando per la prima volta la tragedia delle foibe in tutta la sua truce violenza. Oggi quella stessa testimonianza viene riportata all’attenzione del pubblico in versione restaurata, con integrazioni di materiale inedito, raccolto in questi anni di costante ricerca da parte degli studiosi.
«La rievocazione godrà anche - affermano gli organizzatori - di un forte richiamo emotivo, attraverso la presentazione di alcune opere d’arte ispirate all'eccidio delle foibe», la cui selezione è stata curata da Carla Cace. Si tratta delle sculture di Giuseppe Mannino e delle tele di Rocco Cerchiara e Andrea Cardia, tra le quali sarà esposto il trittico che ha prestato l’immagine guida della mostra romana.
Per molto tempo lo Stato e la società civile hanno preferito ignorare la sofferenza di questi uomini e il loro desiderio di giustizia. Una giustizia che ha dimenticato anche altri italiani giuliano-dalmati: tutti coloro -decine di migliaia di persone- che furono trucidati nei gulag (campi di concentramento) jugoslavi o che trovarono la morte nell'orrore delle foibe, profonde voragini rocciose che la popolazione del Carso triestino utilizzava come discariche per carcasse di animali o oggetti rotti.
Le vittime furono militari, membri del Cnl (Comitato nazionale di Liberazione), fascisti e, principalmente, civili italiani, «infoibati» per odio etnico e ideologico, ma anche e soprattutto perché costituivano un ostacolo al programma titino di annessione di quei territori di confine che erano sotto il tricolore italiano, come i centri di Fiume e Zara.
Per molte di queste persone la fine sopraggiunse dopo atroci torture e sevizie. Chi ha vissuto quegli eventi racconta che i soldati di Tito facevano irruzione di notte nelle case di quelli che consideravano «nemici del popolo», caricando decine di persone alla volta sui camion. Le vittime predestinate venivano, quindi, legate una all'altra con corde o filo spinato e disposte sull'orlo di una foiba (dal latino «fovea», che significa «fossa»). I primi della fila venivano fucilati o colpiti alla nuca con una pistola, trascinando con sé, nelle doline carsiche, anche tutti gli altri, ancora vivi. Alcuni morivano nella caduta, altri resistevano per ore e ore, agonizzando tra migliaia di cadaveri in putrefazione o persone appena morte e sparendo per sempre dalla vita dei loro cari in una di quelle tante voragini sparse lungo il confine orientale (in Istria ne sono state registrate oltre 1.700), senza lasciare dietro di sé un corpo e una tomba su cui piangere. Ben di rado l'eliminazione fisica e l’«infoibamento» avvenivano mediante una semplice fucilazione; comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne catturati, strappati con la forza dalle loro case e condannati senza processo alcuno, erano accecati, evirati o stuprati.
E’ l’ultimo decennio del secolo scorso quando -dopo più di cinquant’anni di imbarazzanti silenzi e incomprensibili censure- un piccolo gruppo di storici e giornalisti, con studi, saggi e articoli, inizia a restituire nobiltà alla memoria di chi, esule o «infoibato», ha vissuto quella che Claudio Magris ha definito una «sanguinosa nota a piè pagina della storia universale». Bisogna, invece, attendere il 2004 perché lo Stato italiano sancisca con una legge, la n. 92 del 30 marzo 2004, il Giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra.
La data scelta per le commemorazioni è quella del 10 febbraio, giorno in cui, nel 1947, veniva firmato il Trattato di pace di Parigi, nel quale l’Italia cedeva alla Jugoslavia Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa e quasi tutta la Venezia Giulia (gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano e l'alta valle dell'Isonzo).
Tra le tante iniziative in programma per questo quarto anniversario, una delle più articolate è senz’altro la mostra Foibe. Martiri dimenticati, promossa dalla Regione Lazio, dall’Eur Spa, dall’Associazione nazionale dalmata e da E-Nvent, con l’adesione del Presidente della Repubblica e con il patrocinio delle amministrazioni comunali e provinciali di Roma.
Sede della rassegna, che si avvale di un prestigioso comitato scientifico presieduto dallo storico Luigi Papo, è la suggestiva cornice del rifugio antiaereo del palazzo degli uffici dell’Eur, «un bunker sotterraneo conservato come ai tempi della seconda guerra mondiale –spiegano gli organizzatori-, con corridoi e diversi vani, porte blindate, doppi usci di ferro con gli spioncini, cartelli originali con le indicazioni per i rifugiati o, ancora, il gruppo elettrogeno azionato a pedali con due biciclette».
In questo contesto, fortemente evocativo, il percorso espositivo ripercorre, con rigore scientifico, la storia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, avvalendosi di documenti inediti, interviste e un centinaio di fotografie.
Cuore dell'esposizione, visitabile fino a domenica 24 febbraio, è la presentazione in anteprima del restauro del documentario Foibe. Martiri dimenticati, realizzato nel 1994 per il settimanale Il borghese. Il filmato, che viene ora ripresentato dall’Associazione nazionale dalmata e dall’editore Palladino, si rivelò, alla sua uscita, un documento shock per il pubblico di quegli anni, mostrando per la prima volta la tragedia delle foibe in tutta la sua truce violenza. Oggi quella stessa testimonianza viene riportata all’attenzione del pubblico in versione restaurata, con integrazioni di materiale inedito, raccolto in questi anni di costante ricerca da parte degli studiosi.
«La rievocazione godrà anche - affermano gli organizzatori - di un forte richiamo emotivo, attraverso la presentazione di alcune opere d’arte ispirate all'eccidio delle foibe», la cui selezione è stata curata da Carla Cace. Si tratta delle sculture di Giuseppe Mannino e delle tele di Rocco Cerchiara e Andrea Cardia, tra le quali sarà esposto il trittico che ha prestato l’immagine guida della mostra romana.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Locandina della mostra Foibe. Martiri dimenticati all’Eur di Roma (1°-24 febbraio 2008); (fig. 2) Tricolore con la stella rossa a Trieste; (fig. 3) Partigiani titini a Trieste; (fig. 4) Ritrovamenti dalle foibe; (fig. 5) Ritrovamenti delle foibe.
Informazioni utili
Foibe. Martiri dimenticati. Eur - Rifugio antiaereo del palazzo degli uffici, piazzale Adenauer 8 - Roma. Orari: dal martedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.00; il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 06.54252213/54252133. Fino al 24 febbraio 2008.
Per saperne di più
Dossier storia: le foibe fra ricordo e ricerca
Le foibe – Pagine a cura della Lega nazionale di Trieste
Vedi anche
Da Germano Facetti a Lodovico Belgiojoso, artisti per la Giornata della Memoria
(fig. 1) Locandina della mostra Foibe. Martiri dimenticati all’Eur di Roma (1°-24 febbraio 2008); (fig. 2) Tricolore con la stella rossa a Trieste; (fig. 3) Partigiani titini a Trieste; (fig. 4) Ritrovamenti dalle foibe; (fig. 5) Ritrovamenti delle foibe.
Informazioni utili
Foibe. Martiri dimenticati. Eur - Rifugio antiaereo del palazzo degli uffici, piazzale Adenauer 8 - Roma. Orari: dal martedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.00; il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 06.54252213/54252133. Fino al 24 febbraio 2008.
Per saperne di più
Dossier storia: le foibe fra ricordo e ricerca
Le foibe – Pagine a cura della Lega nazionale di Trieste
Vedi anche
Da Germano Facetti a Lodovico Belgiojoso, artisti per la Giornata della Memoria
sabato 9 febbraio 2008
Dalla discarica all'atelier: nasce la «Venere dell'immondizia»
«Gli scarti sono probabilmente brutte cose, ma se riesci a lavorarci un po’ sopra e renderle belle o almeno interessanti, c’è molto meno spreco». Parola di Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928–New York, 22 febbraio 1987), guru della Pop art americana. Una dichiarazione, la sua, che potrebbe essere facilmente associata al nome di molti altri protagonisti dell’arte del Novecento. E’, infatti, lungo l’elenco degli artisti che, dagli anni Dieci del ventesimo secolo a oggi, hanno utilizzato in chiave “nobile” gli scarti della nostra società dei consumi. Ecco così che le sale di un museo d’arte contemporanea potrebbero benissimo assomigliare a una discarica. Manifesti strappati, tubetti di colore consumati, resti di un pasto tra amici, fiori rinsecchiti, montagne di stracci o, ancora, vecchie macchine compresse, recipienti in tetrapak e bottigliette di plastica sono, infatti, solo alcuni degli oggetti che è possibile trovare tra le sale di un centro dedicato alle ultime ricerche artistiche.
Dalla Ruota di bicicletta (1913-1964) di Marcel Duchamp alla nuovissima Patchwork city (2007-2008) di Enrica Borghi -in corso di esecuzione alla Gam di Gallarate, nell’alto Milanese- sono, dunque, numerose le opere che hanno “salvato” pattume e rifiuti da inceneritori e discariche (Lea Vergine ne ha raccontato l'avventura nel libro Trash. Quando i rifiuti diventano arte, edito da Skira nel 2006). Come non ricordare, per esempio, il Merzbau di Kurt Schwitters e i sacchi di Alberto Burri, le compressioni di César e le Poubelles di Arman, i collage di Mimmo Rotella e le Dame e i Generali di Enrico Baj?
A questa schiera di lavori va aggiunta la nuovissima Venere dell’immondizia, progetto-scultura ideato dalla coppia di artisti Alessandro Monticelli e Claudio Pagone, che prenderà forma questa sera, sabato 9 febbraio, nell’entroterra abruzzese e, più precisamente, nelle sale dello studio Target di Sulmona, in provincia dell’Aquila.
L’opera in questione trae ispirazione dalla Venere degli stracci (1967) di Michelangelo Pistoletto, oggi conservata alla Fondazione Pistoletto di Biella, in cui una montagna di vecchie stoffe viene contrapposta alla candida copia di una statua classica posta di spalle, dando vita a un forte stridore cromatico e formale.
Gli stracci, nella versione del duo abruzzese, verranno sostituiti con la spazzatura, ottenendo un terzo elemento: quello olfattivo. La Venere dell’immondizia sarà, quindi, «una scultura da vedere, toccare e…annusare» o, per i più fortunati, da non annusare, grazie alle mascherine anti-odore autografate da Monticelli & Pagone, che verranno donate ai primi cento ospiti del vernissage allo studio Target di Sulmona.
Collezionisti e galleristi hanno già adocchiato questa originale scultura, lasciando presagire una grande fortuna a livello artistico. Bologna, Roma e Viterbo sono solo alcune delle città da cui è giunta richiesta di esporre la Venere dell'immondizia; nessuna proposta, invece, da Napoli, che non vuole veder “ritornare al mittente” la sua spazzatura.
L’operazione artistica di Monticelli & Pagone è, infatti, nata dopo la diffusione, da parte di quotidiani e televisioni nazionali, della notizia relativa all’inserimento on-line, sul sito di e-Bay, dell’annuncio di vendita di tonnellate di munnezza napoletana doc.
Quasi per gioco il duo abruzzese ha contattato il venditore e ha acquistato, al costo di 300 euro, 300 chilogrammi di rifiuti provenienti dalla città campana, con i quali ha realizzato una coloratissima montagna alta 2,4 metri e larga 3, contrapponendola alla copia di una statua classica posta di spalle.
«La nostra vuole essere una provocazione scherzosa, una presa in giro della situazione esplosiva che si è creata a Napoli in questi giorni –dichiarano gli artisti-. Ma è anche una considerazione amara sul fatto che, dagli anni Sessanta, quando Pistoletto ha creato la sua Venere, è passato del tempo, ma in fondo tutto è rimasto uguale». Così, quarant’anni dopo, ecco una nuova dea in versione trash. Che anziché nascere dalla spuma del mare, come vuole la mitologia, viene fuori da una montagna di fustini di detersivo vuoti, sacchetti di carta o di plastica, stoffe usurate, vecchi water e bucce di banana.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Alessandro Monticelli e Claudio Pagone; (fig. 2) Alessandro Monticelli e Claudio Pagone, Venere dell’immondizia, 2008; (fig. 3) Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967.
Informazioni utili
La Venere dell’immondizia. Studio Target, Via Giuseppe Antonio Angeloni 18 – Sulmona (L’Aquila). Orari: sabato 9 febbraio 2008, dalle ore 19. Ingresso libero. Informazioni: tel. 339.8762763/333.5259973 o pagmon@tiscali.it. Sito Web: http://www.mep-art.it/.
Dalla Ruota di bicicletta (1913-1964) di Marcel Duchamp alla nuovissima Patchwork city (2007-2008) di Enrica Borghi -in corso di esecuzione alla Gam di Gallarate, nell’alto Milanese- sono, dunque, numerose le opere che hanno “salvato” pattume e rifiuti da inceneritori e discariche (Lea Vergine ne ha raccontato l'avventura nel libro Trash. Quando i rifiuti diventano arte, edito da Skira nel 2006). Come non ricordare, per esempio, il Merzbau di Kurt Schwitters e i sacchi di Alberto Burri, le compressioni di César e le Poubelles di Arman, i collage di Mimmo Rotella e le Dame e i Generali di Enrico Baj?
A questa schiera di lavori va aggiunta la nuovissima Venere dell’immondizia, progetto-scultura ideato dalla coppia di artisti Alessandro Monticelli e Claudio Pagone, che prenderà forma questa sera, sabato 9 febbraio, nell’entroterra abruzzese e, più precisamente, nelle sale dello studio Target di Sulmona, in provincia dell’Aquila.
L’opera in questione trae ispirazione dalla Venere degli stracci (1967) di Michelangelo Pistoletto, oggi conservata alla Fondazione Pistoletto di Biella, in cui una montagna di vecchie stoffe viene contrapposta alla candida copia di una statua classica posta di spalle, dando vita a un forte stridore cromatico e formale.
Gli stracci, nella versione del duo abruzzese, verranno sostituiti con la spazzatura, ottenendo un terzo elemento: quello olfattivo. La Venere dell’immondizia sarà, quindi, «una scultura da vedere, toccare e…annusare» o, per i più fortunati, da non annusare, grazie alle mascherine anti-odore autografate da Monticelli & Pagone, che verranno donate ai primi cento ospiti del vernissage allo studio Target di Sulmona.
Collezionisti e galleristi hanno già adocchiato questa originale scultura, lasciando presagire una grande fortuna a livello artistico. Bologna, Roma e Viterbo sono solo alcune delle città da cui è giunta richiesta di esporre la Venere dell'immondizia; nessuna proposta, invece, da Napoli, che non vuole veder “ritornare al mittente” la sua spazzatura.
L’operazione artistica di Monticelli & Pagone è, infatti, nata dopo la diffusione, da parte di quotidiani e televisioni nazionali, della notizia relativa all’inserimento on-line, sul sito di e-Bay, dell’annuncio di vendita di tonnellate di munnezza napoletana doc.
Quasi per gioco il duo abruzzese ha contattato il venditore e ha acquistato, al costo di 300 euro, 300 chilogrammi di rifiuti provenienti dalla città campana, con i quali ha realizzato una coloratissima montagna alta 2,4 metri e larga 3, contrapponendola alla copia di una statua classica posta di spalle.
«La nostra vuole essere una provocazione scherzosa, una presa in giro della situazione esplosiva che si è creata a Napoli in questi giorni –dichiarano gli artisti-. Ma è anche una considerazione amara sul fatto che, dagli anni Sessanta, quando Pistoletto ha creato la sua Venere, è passato del tempo, ma in fondo tutto è rimasto uguale». Così, quarant’anni dopo, ecco una nuova dea in versione trash. Che anziché nascere dalla spuma del mare, come vuole la mitologia, viene fuori da una montagna di fustini di detersivo vuoti, sacchetti di carta o di plastica, stoffe usurate, vecchi water e bucce di banana.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Alessandro Monticelli e Claudio Pagone; (fig. 2) Alessandro Monticelli e Claudio Pagone, Venere dell’immondizia, 2008; (fig. 3) Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967.
Informazioni utili
La Venere dell’immondizia. Studio Target, Via Giuseppe Antonio Angeloni 18 – Sulmona (L’Aquila). Orari: sabato 9 febbraio 2008, dalle ore 19. Ingresso libero. Informazioni: tel. 339.8762763/333.5259973 o pagmon@tiscali.it. Sito Web: http://www.mep-art.it/.
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