ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 28 novembre 2012

Fausto Melotti, l'arte della ceramica e il mito di Kore

«Io non amo molto la ceramica. E' una cosa anfibia e sotto sotto c'è sempre un piccolo imbroglio, perché non puoi sapere esattamente quello che fai. C'è un super-regista che è il fuoco, che ti monta alle spalle e alla fine dirige lui le operazioni. Per quanto tu faccia, alla fine una virgola ce la mette lui e questo a un artista darà sempre fastidio». Così nel 1974 Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) raccontava in un'intervista ad «Harper's Bazar» il difficile rapporto con l'arte ceramica, un'attività alla quale egli si dedicò febbrilmente per oltre trent'anni, inizialmente ‘costretto’ dalle necessità economiche della famiglia più che da una reale passione.
Nacquero così oltre millecinquecento lavori scultorei e oggetti d'uso comune, che, una decina di anni fa, vennero raccolti in un catalogo ragionato edito da Skira editore, frutto di un lungo e difficile lavoro di ricerca e di schedatura promosso e finanziato dal Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e dall'Archivio Melotti di Milano per rendere finalmente accessibile ai più un segmento ancora poco conosciuto e studiato della produzione dello scultore trentino.
Dopo una prima fase artigianale, avviata nel 1943 per far fronte alle spese della ricostruzione del suo studio milanese raso al suolo dai bombardamenti americani, l’artista roveretano unì alla realizzazione di oggetti più commerciali, legati alle committenze, un lavoro di sperimentazione sui materiali e di invenzione di nuove forme.
Nacquero così -accanto a servizi da tè e caffè, piatti, cornici, lampade e campanelli (molti realizzati in collaborazione con Richard Ginori)- sculture dalle sfoglie leggerissime, quasi trasparenti, e dai colori brillanti e sontuosi.
A poco a poco, il Fausto Melotti artigiano se ne andò in pensione per lasciare il posto al Fausto Melotti «acrobata invisibile del ‘900», inventore di poetiche, musicali e aeree forme in ferro, acciaio, ottone e bronzo, nelle quali è concretamente visibile la totale avversione a quella che lo stesso artista definì in «Linee» (1981) come «lo stupido amore della materia».
Di sperimentazione in sperimentazione, la fantasia fanciullesca e la voglia di divertirsi, di prendersi gioco come un bambino bricconcello della realtà, portarono l'artista ad inventare anche quelli che il filosofo Massimo Carboni ha definito «oggetti-soglia», oggetti cioè che negano la loro funzione nel momento stesso in cui la propongono. Ecco così venire alla luce quel mondo onirico e fiabesco fatto di campanelli per la servitù tanto fragili da non essere suonati, di brocche con manici che non si possono impugnare, di tazzine di caffè tanto alte da non permettere al cucchiaino di toccare il fondo e di vasi sottili come ali di farfalla, così delicati da sembrare incapaci di sopportare anche il peso di un singolo fiore.
Tra le opere scultoree melottiane più celebri si annoverano i «Teatrini», che rivelano un gusto poverista ante-litteram, e le «korai», figure femminili lunghe e sottili, dalla semplicità arcaica, sulle quali sono impressi ornamenti vegetaliformi di ascendenza secessionista. Quest’ultime sculture sono al centro della mostra «Fausto Melotti. Dei misteri eleusini. Ceramiche e opere su carta 1948–1980», in programma alla galleria Repetto Projects di Milano, nei nuovi spazi di via Senato, inaugurati lo scorso settembre con una omaggio a Andy Warhol.
L’esposizione, che si avvale della consulenza dell’Archivio Melotti, raccoglie una trentina di opere, non solo Kore (la fanciulla del grano), ma anche ciotole in terracotta, vasi in ceramica, disegni e tecniche miste, selezionati da Carlo e Paolo Repetto.
Appassionato interprete dell'antica mitologia greca, Fausto Melotti coltivò sempre un amore particolare per i misteri eleusini: antichissimi riti religiosi, risalenti al periodo miceneo e sviluppatisi in tutta la grecità a partire dal VII secolo a.c., che erano legati al mito di Persefone-Kore, di sua madre Demetra, e di Ade, il signore del regno dei morti.
L’artista, con l’arte ceramica, ha saputo reinterpretare questa liturgia connessa allo scandirsi delle stagioni sulla terra, modellando la figura di Kore, in varie dimensioni e vari colori: dal bianco al nero, dal grigio all’azzurro, in una semplice e mirabile plasticità ricolma di rito, solennità, sacrificio, grazia.
Accanto a queste sculture sono esposti a Milano vasi stilizzati a colonna, arcaico simbolo di una fascinosa origine micenea, e ciotole di vari colori, «umili contenitori - si legge nella nota stampa- del kykeon (ciceone), il distillato cerimoniale a base di orzo (probabilmente molto vicino alla nostra birra) bevuto dagli iniziati del culto». Emerge dalla opere selezionate per la mostra milanese, come dall'intera produzione melottiana, la sensibilità di un animo votato alla poesia.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Fausto Melotti, «Kore», 1955. Ceramica smaltata. 

Informazioni utili
«Fausto Melotti. Dei misteri eleusini. Ceramiche e opere su carta 1948–1980». Galleria Repetto Projects, via Senato, 24 - Milano. Orari: martedì-sabato, ore 11.00-19.00, sabato su appuntamento. Ingresso libero. Informazioni: tel. 02.36590463, info@repettoprojects.com. Sito web: www.repettoprojects.com. Inaugurazione: giovedì 29 novembre, ore 18.00. Fino a sabato 22 dicembre 2012.  

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