ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 27 marzo 2015

Donatello davanti al mistero della Croce

La presenza di Donatello a Padova innova profondamente il linguaggio della scultura in Italia e pone il centro veneto tra i principali luoghi di diffusione del Rinascimento.
Questo momento nodale nella storia artistica della città viene ricordato, a partire da sabato 28 marzo, attraverso una serie di importanti mostre e iniziative, promosse da differenti istituzioni e in diverse sedi, sotto il titolo comune di «Donatello e Padova».
In occasione di questa iniziativa, il Museo diocesano ospita, nello scenografico Salone dei Vescovi, tre crocifissi realizzati dall’artista toscano nel corso della sua vita, dagli anni giovanili alla piena maturità: quello della chiesa di Santa Croce in Firenze -oggetto di una celebre gara con l'antagonista Filippo Brunelleschi, raccontata da Giorgio Vasari-, quello bronzeo della Basilica di Sant'Antonio e quello dell’antica chiesa padovana di Santa Maria dei Servi, da poco aggiunto al catalogo delle opere donatelliane.
Quest’ultimo crocifisso è stato attribuito all’artista alcuni anni fa da Francesco Caglioti, dell'Università di Napoli, che sulla scorta delle ricerche di Marco Ruffini ha restituito alla scultura la corretta paternità, attestata dalle fonti più antiche, ma ben presto dimenticata. La riscoperta dell’opera, di cui lo studioso scrisse in uno articolo molto circostanziato comparso sulla rivista «Prospettiva» nel 2008, deriva, per la precisione, dall’individuazione, alla Beinecke Library della Yale University, del primo volume di un esemplare dell’edizione del 1550 delle «Vite» di Giorgio Vasari, contenente annotazioni manoscritte fino a quel momento sconosciute, che forniscono preziose informazioni inedite sull’arte veneta del Quattro e Cinquecento.
L'oblio del nome di Donatello si spiega con la particolare devozione di cui l'opera ha goduto, e tuttora gode, specialmente in seguito ai fatti miracolosi del 1512, quando il Crocifisso trasudò sangue dal volto e dal costato per quindici giorni consecutivi a partire dal 5 febbraio e anche il successivo Venerdì santo. L’evento eccezionale, riconosciuto come miracoloso dal vescovo vicario di Padova Paolo Zabarella, suscitò subito una speciale devozione, ancora viva, e condusse, in tempi eccezionalmente brevi all’istituzione della Confraternita del Crocifisso.
Con il passare dei secoli la memoria popolare trasferì la paternità donatelliana alla scultura gotica della Vergine conservata sempre nella chiesa, ma la speciale cura dei fedeli per il Crocifisso ne assicurò la conservazione, preservandolo dalla distruzione o dalla dispersione, sorte molto comune per questo tipo di immagini scolpite.
Se in un primo momento l'attribuzione, argomentata da Caglioti su basi stilistiche, ha suscitato qualche perplessità e un atteggiamento di prudenza all'interno della comunità scientifica, oggi i risultati del restauro condotto dalla Soprintendenza per beni storici, artisti ed etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso nel laboratorio di Udine, con il finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali e turismo, non lasciano più dubbi.
La rimozione della spessa ridipintura a finto bronzo, affidata alle sapienti mani dei restauratori Angelo Pizzolongo e Catia Michielan, rivela ora tutta la qualità dell'intaglio e della policromia originaria, in buona parte conservatasi, restituendo a Padova un capolavoro che va ad aggiungersi alle altre opere che Donatello ha lasciato durante la sua permanenza in città (1443-1453), come la statua equestre del Gattamelata, l'altare e il Crocifisso bronzeo per la Basilica di Sant'Antonio.
L’opera restaurata, visibile fino al 26 luglio al Museo diocesano nella mostra «Donatello svelato», a cura di Andrea Nante ed Elisabetta Francescutti, sarà accompagnata da un’esaustiva documentazione attraverso la quale il pubblico avrà modo di avvicinarsi dettagliatamente alle varie fasi del restauro e alle indagini tecniche che lo hanno preceduto, interamente realizzate grazie al contributo dell'Opificio delle pietre dure di Firenze e del Centro conservazione e restauro «La Venaria Reale».

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1, 2 e 3] Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello, Crocifisso.  Padova, Chiesa di Santa Maria dei Servi 

Informazioni utili
«Donatello svelato. Capolavori a confronto». Museo diocesano di Padova / Palazzo vescovile, piazza Duomo, 12 - Padova. Orari: tutti i giorni (esclusi i lunedì non festivi), ore 10.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00. Informazioni: tel. 049.8761924/ 049.652855 e info@museodiocesanopadova.it. Sito internet: www.museodiocesanopadova.it. Dal 27 marzo al 26 luglio 2015.

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