L’omaggio al mondo femminile che Marcello Smarrelli ha ideato per Fermo e per il suo Palazzo dei Priori non smette di stupire. Sono, infatti, oltre novemilacinquecento le persone che, in due mesi, sono accorse nella cittadina marchigiana per vedere le opere di Jacobello del Fiore, Peter Paul Rubens, Francesco Hayez, Vincent Van Gogh, Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Mario Giacomelli, Osvaldo Licini, Vanessa Beecroft e molti altri riunite per la mostra «L’anello di Cupra». E il numero dei visitatori sembra destinato a crescere anche perché la rassegna si è da poco arricchita di una nuova opera: «Hommage to Francesco Scavullo: Twiggy» di Francesco Vezzoli.
Si tratta della celebrazione iconografica di una delle prime e più famose supermodelle di tutti i tempi, Twiggy, simbolo di un'epoca rivoluzionaria in termini di stile. Ragazza timida e impacciata, Lesley Hornby, questo il nome di questa star della moda all’anagrafe, è diventata una professionista che ha saputo rinnovarsi, come dimostra la sua carriera di attrice e cantante. La sua corporatura magra e priva di curve e il suo aspetto efebico, la fecero diventare testimonial della minigonna di Mary Quant e il volto della Swinging London.
Nel suo lavoro Francesco Vezzoli analizza i rapporti, talora perversi, tra il mondo della comunicazione e quello del potere, affrontando temi spinosi quali il divismo, la religione, il sesso e la politica. La sua scommessa è stata quella di contaminare l'alto e l'aulico con gli elementi più commerciali e triviali. La sua opera esposta a Fermo si inserisce perfettamente nel contesto della mostra, dedicata alle icone della femminilità dalla preistoria al contemporaneo, ai vari modelli dell’essere donna, dalla dea progenitrice alla regina, dalla prostituta alla santa.
Considerando estremamente fluido il confine tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, Francesco Vezzoli si è spinto al di là del postmoderno, ha preso cultura alta e cultura bassa gettandole in un frullatore. Ciò che ne è venuto fuori è il risultato del suo inconfondibile e inimitabile marchio, che qualcuno giudica eccessivo e ridondante, mentre gli ammiratori sono veri e propri fan che stravedono per lui e lo adorano come l'unica rockstar dell'arte italiana.
Se dovessimo rintracciare un solo elemento a far da collante al suo eclettismo formale, Vezzoli potrebbe risultare come l'artista delle lacrime, tale e tanta la sua passione per il melodramma. Si è divertito, con un certo sadismo, a far piangere le sue dive avvolte dal misticismo proprio delle icone gay. Ne ha ricamato i volti con perizia artigianale, con la maniacalità di chi ha visto nel taglio e cucito un riscatto per quelle pratiche basse, di femminea quotidianità, il riscatto nei confronti di un'arte machista e troppo sicura di sé, oggi superata.
Anche se Vezzoli si avvale di una gamma molto ampia e diversificata di media, il ricamo è rimasta una tecnica che caratterizza la sua carriera dagli esordi. Inizialmente emulando famosi attori che ricamavano sia dentro che fuori lo schermo, come Vicente Minelli a Joan Crawford, Cary Grant, e Greta Garbo, col passare del tempo questa pratica è diventata un'attività più profonda e contemplativa, riferita ad un mondo di sentimenti, crisi, ossessioni e depressioni che in qualche modo vengono sublimate dal lavoro artigianale.
L’opera di Francesco Vezzoli rappresenta, dunque, un motivo per andare a visitare la mostra di Fermo e lasciarsi incantare dal suo percorso che grazie a reperti archeologici, opere pittoriche, sculture e installazioni racconta i tanti volti dell’essere donna, dalla regina alla prostituta, dalla dea progenitrice alla Santa, a partire da opere come le «Storie di Santa Lucia» di Jacobello del Fiore, l’«Adorazione dei Pastori» di Peter Paul Rubens, «La Maddalena Penitente» di Francesco Hayez, «Les bretonnes et le pardon de Pont Aven» di Vincent Van Gogh (uno dei rari acquerelli dell’artista esistenti in Italia), «Le due madri» di Giovanni Segantini, «La quiete» di Gaetano Previati, fino alla fotografia di Vanessa Beecroft, con una donna di colore in trono che tiene in grembo due gemelli, dall’intensa aura di sacralità.
Vedi anche
Dall’anello di Cupra alle donne di Segantini e Van Gogh: in mostra a Fermo l’iconografia femminile
Informazioni utili
«L’anello di Cupra». Palazzo dei Priori – Fermo. Orari: settembre, martedì-domenica, ore 10.30-13.00 e ore 14.30-19.00, feste e ponti ore 10.30-19.30 | ottobre, martedì-venerdì, ore 10.30-13.00 e ore 15.30-18.00, sabato e domenica ore 10.30-13.00 e ore 15.30-18.30. Ingresso: intero € 6,50, ridotto (da 14 a 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, Soci Fai, Touring club italiano, Italia nostra) € 5,00, omaggio fino a 13 anni, disabili, soci ICOM, residenti (un giorno al mese), giornalisti con tesserino | il biglietto comprende la visita anche alle Cisterne romane, Musei di Palazzo dei Priori, Teatro dell’Aquila, Musei scientifici di Villa Vitali. Informazioni: Sistema Museo, 199151123 (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 15.00), callcenter@sistemamuseo.it | Musei di Fermo, tel. 0734.217140, fermo@sistemamuseo.it. Sito internet: www.sistemamuseo.it. Fino al 23 ottobre 2016.
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