ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 30 ottobre 2017

«Il capriccio e la ragione», in mostra a Prato la moda settecentesca

Il Settecento vive una stagione artistica ricchissima e varia, espressione di stimoli e cambiamenti che nascono da consapevolezze culturali e conoscenze acquisite nel secolo precedente e, allo stesso tempo, da nuove ed esaltanti scoperte che accelerano i tempi di sviluppo della società civile europea in tutti gli ambiti del sapere.
A questo periodo storico guarda la mostra «Il capriccio e la ragione» , allestita fino al prossimo 29 aprile negli spazi del Museo del tessuto di Prato, collocato, insieme alla Biblioteca comunale Lazzerini, all’interno dell’ex Fabbrica Campolmi, il più monumentale esempio di archeologia industriale tessile toscana (8.500 mq), recuperata dall’Amministrazione comunale per trasformarla in polo culturale cittadino.
Oltre cento reperti tra tessuti, capi d’abbigliamento femminili e maschili, porcellane, accessori moda -quali scarpe, bottoni, guanti, copricapi- dipinti e incisioni raccontano e motivano puntualmente i continui e significativi passaggi di stile che si susseguono nel XVIII secolo, dall’esotismo ai capricci compositivi dei primi decenni fino alle forme classiche austere dell’ornato neoclassico.
La mostra si avvale della determinante e prestigiosa collaborazione del Museo della moda e del costume delle Gallerie degli Uffizi, del Museo Stibbert di Firenze e della Fondazione Ratti di Como, nonché di altre prestigiose istituzioni sia pubbliche che private, che hanno permesso la costruzione di un percorso espositivo unico ed inedito su un secolo così ricco e complesso come il Settecento.
Nella prima parte dell’esposizione i temi riguardano l’esotismo, un contenuto importante che trae origine nel XVII secolo per effetto delle nuove conoscenze geografiche dovute ai traffici commerciali, alle ambascerie e all’azione delle missioni degli ordini religiosi nelle parti più estreme dell’Oriente, che portano all’attenzione di un vasto pubblico beni di lusso e di consumo che generano interesse e curiosità per le loro particolari e raffinate caratteristiche.
Lacche, porcellane, tessuti, dipinti su carta esprimono, infatti, linguaggi artistici che giocano su parametri compositivi ed estetici differenti da quelli maturati dalla tradizione europea e, pertanto, ricercati per la loro stravaganza e originalità.
I soggetti, la composizione delle scene e l’inattesa palette cromatica determinano una profonda trasformazione del gusto verso l’esotismo che ricade sulle produzioni delle maggiori manifatture europee, coinvolgendo principalmente la produzione di beni di lusso.
Questo nuovo flusso di idee alimenta in primis l’attività delle manifatture francesi che, a fine Seicento, vivono una stagione prolifica grazie alle riforme apportate dal governo di Luigi XIV.
La Francia è la prima nazione in Europa che innesca una filiera organizzata di saperi che si declinano in tutti i settori delle arti. Artisti come Charles Le Brun, Antoine Watteau, Jean Berain e François Boucher dedicano parte dell’attività creativa alla progettazione di ornati e impianti decorativi per tessuti, decorazioni pittoriche, argenterie che mediano l’ordine compositivo tradizionale con temi e forme della cultura orientale. L’accostamento dei tessuti alle più diverse tipologie di manufatti e tecniche artistiche permette al visitatore di avere una visione completa di tutti gli stili che attraversano il secolo – bizarre, chinoiserie, dentelles, revel, solo per citare alcuni tra i principali esempi della produzione tessile settecentesca – venendo così a creare un costante dialogo sia con i capi d’abbigliamento e gli accessori moda, sia con gli altri elementi d’arredo.
Gli straordinari quanto rari capi d’abbigliamento maschili e femminili provenienti dal Museo della moda e del costume delle Gallerie degli Uffizi raccontano la significativa trasformazione delle fogge di questo secolo: dai generosi volumi della robe à la français -ridondanti e con temi mutuati dalla natura (fiori, frutta, conchiglie, cartigli, paesaggi)- si passa alla riduzione della robe à la polonaise fino alla citazione classicista della robe en chemise, che molto deve all’avvio di campagne archeologiche tanto in voga sul finire del secolo.
Il passaggio di forme nell’abbigliamento segue fedelmente lo sviluppo culturale e sociale del tempo: si passa così dai fasti della corte francese alle comodità dello stile di campagna della nobiltà inglese degli ultimi decenni del secolo, quella del Grand tour, tanto interessata al tema delle «rovine» e a scenette esotiche, capricci con rovine e personaggi, piccole vedute con tempietti classici, mazzetti di fiori che si dispongono nelle anse.
Nel percorso della mostra sono presentati capi d’abbigliamento maschili e femminili che, contestualizzati con altri manufatti, raccontano la significativa trasformazione delle fogge di questo secolo. Tra l’altro, i tessuti operati in seta e preziosi filati metallici del museo pratese e della Fondazione Ratti di Como –custode di una straordinaria collezione di tessuti antichi con rarissimi esemplari in seta proprio del Settecento europeo– dialogano lungo il percorso espositivo con i preziosi gilet e le pregiate porcellane di manifattura cinese, Ginori e Sèvres, proveniente da quello scrigno di tesori che è il Museo Stibbert di Firenze, custode di un patrimonio di oltre cinquantamila oggetti tra costumi, armi e armature, arazzi, oggetti di arredo e di arte applicata.
Dalla Biblioteca nazionale Centrale di Firenze proviene un nucleo di volumi di argomento diverso, databili dalla seconda metà del XVII alla fine del XVIII secolo, fondamentali per comprendere la nascita e lo sviluppo dei diversi filoni stilistici che attraversano il secolo: dai repertori di motivi decorativi presenti nei volumi sulle ambascerie delle Compagnie delle Indie in Cina e Giappone alla rappresentazione delle creazioni di oggetti di arte applicata di stile rocaille, fino alle incisioni con soggetti archeologici che avranno un enorme ricaduta nella nascita e sviluppo del gusto neoclassico, affermatosi nel seconda metà del secolo.
In questo contesto si collocano -tra i complementi di abbigliamento appartenenti al Museo Stibbert- una curiosa serie di bottoni cameo in vetro e in porcellana con soggetti classici ripresi dai maggiori capolavori dell’arte greco romana, prodotti dalla manifattura inglese di Wedgwood nell’ultimo quarto del Settecento. Dal Museo Salvatore Ferragamo proviene, invece, un nucleo di calzature del XVIII secolo che rappresentano il nucleo storico della collezione avviata dallo stesso stilista come archivio di studio per le sue straordinarie creazioni.
Completano il percorso una serie di quadri provenienti dal Museo di Palazzo Pretorio e da importanti gallerie antiquarie fiorentine, che rappresentano una panoramica significativa di autori europei e soprattutto di soggetti che dialogano con i motivi decorativi rappresentati nei tessili: dalla pittura di genere ai cosiddetti capricci, dalle nature morte di fiori e frutta ai paesaggi animati da scenette popolari o da antiche rovine della classicità. Il tutto concorre a creare lo stile di un’epoca, dominata dal capriccio e dalla ragione, dall'eccesso e dalla semplificazione delle forme.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Corpetto femminile, Italia. Sec. XVIII, terzo quarto. Gros de Tours liseré broccato. Corpetto femminile steccato diviso in due metà collegate da stringhe.Firenze,
Museo Stibbert, n.inv. 14034; [fig. 2] Abito femminile, manifattura italiana, 1765 ca.Firenze, Museo della moda e del costume Gallerie degli Uffizi, n.inv. T.A. 3735-37; [fig. 3] Paio di pianelle in broccato di seta con opera a motivo floreale e trame in filo metallico dorato. Ruche decorativo in seta verde al collo del piede. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo, n. inv. SC0000520; [fig. 4] Ventaglio con stecche di avorio intagliate e dipinte; ventola in carta dipinta con scene galanti e decori floreali, Italia. Sec. XVIII. Avorio intagliato, dorato e dipinto, carta dipinta. Firenze, Museo Stibbert, n.inv. 13916; [fig. 5] Pieter Kaastel III, Vasi di fiori , 1730-1740. Firenze, Tornabuoni Arte

Informazioni utili
Il capriccio e la ragione. Eleganze del Settecento europeo. Museo del Tessuto, via Puccetti, 3 – Prato. Orari: martedì – giovedì, ore 10.00-15.00; venerdì e sabato, ore 10.00-19.00; domenica, ore 15.00-19.00; chiuso il lunedì.  Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00. Sito web: www.museodeltessuto.it. Fino al 29 aprile 2018


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