Riapre a marzo con un nuovo allestimento la Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno, ente istituito nel 2014 con l’intento di mettere a disposizione della collettività un patrimonio arti-stico di valore internazionale, che allinea capolavori assoluti dell’ultimo secolo, dalla Pop Art all’Informale, dal Concettuale all’Astrattismo e al New Dada. Sede della collezione è un edificio degli anni Quaranta, in pieno centro storico e vicino ai Giardini Rusca, trasformato dallo studio di architettura Moro e Moro di Locarno in una struttura futuristica: le finestre sono state tutte chiuse e le facciate sono state interamente rivestite con un involucro isolante ventilato, dando vita a una sorta di prisma essenziale, la cui unica apertura esterna è costituita dall’ingresso, raggiungibile con il ponte grigliato che dalla panchina lungo il marciapiede attraversa il vicino canale d’acqua per immettersi nell’imbuto nero.
Magritte, Miró, Picasso, Vasarely, Dubuffet, Botero, Kounellis, Boltansky, Basquiat, Wesselmann, Twombly, Lichtenstein, ma anche maestri che hanno segnato l’arte italiana degli ultimi cinquant’anni come Fontana, Bonalumi, da Castellani, a Pistoletto, sono solo alcuni degli artisti che i coniugi Pierino e Martine Ghisla hanno scelto per il loro museo, uno spazio che permette al pubblico di confrontarsi anche con la danza e la musica.
In questo spazio, al terzo piano, la Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno organizza ogni anno almeno due mostre temporanee. Protagonista della prima esposizione ideata per il 2018, in agenda dal 18 marzo al 2 settembre, è Mario Nigro (Pistoia 1917 - Livorno 1992), uno dei protagonisti dell’arte italiana della seconda metà del ’900.
Il pittore toscano si situa nell’ambito dell’arte astratta in modo del tutto personale. A partire dalla fine degli anni Quaranta, realizza opere che guardano ai maestri delle avanguardie storiche -Kandinsky, Klee e Mondrian-, sposando le sollecitazioni di matrice più lirica con un uso rigo-roso della geometria. Un decennio dopo, all’inizio degli anni Cinquanta, l’artista giunge alla definizione del suo primo grande ciclo compiuto, quello dello «spazio totale», in cui struttura e colore dialogano in modo continuo, generando intensi dinamismi.
La rassegna, curata da Paolo Bolpagnie Francesca Pola, si intitola «Gli spazi del colore» e allinea trentacinque opere che indagano il rapporto dell’uomo con lo spazio, inteso come luogo del divenire, luogo entro cui, nel tempo, l’azione si compie. Nelle fasce pittoriche vettoriali delle opere di «spazio totale», che lasciano campo alla libertà dei segni grafici che si intrecciano a formare reti e reticoli o a costruire forme vibranti che agiscono a raggiera, si riconosce questo intento dell’artista che volge alla essenzialità.
In questo percorso, l’artista raggiunge prima una liberazione dalla rete di segni creando scansioni di segmenti obliqui tra loro paralleli che, per righe successive, riempiono il piano o la figura geometrica nelle progressioni del suo «tempo totale»; arriva poi alla massima semplificazione nelle opere dedicate alla «analisi della linea», in seguito spezzata a mimare il tracciato di un lampo o la fessurazione del suolo a seguito di un terremoto (da qui la denominazione del ciclo dei «terremoti») per giungere agli «orizzonti» dove un tratto orizzontale è l’unico elemento di narrazione.
Siamo alla fine degli anni Ottanta quando Nigro riprende un uso espressivo del colore, con opere in cui le pennellate per lo più orizzontali prendono densità e diventano fortemente incisive, quasi l’artista intenda partecipare ai drammatici rivolgimenti della storia con un suo canto drammatico (un ciclo è fatto di «dipinti satanici») al colore, che, forzato con la gestualità dei segni, sembra diventare unico protagonista della sua pittura.
Poi tutto si placa con le «meditazioni» fatte di un pacato disporre di rettangoli di colori che si rarefanno nel tempo e con le «strutture» in cui i rettangoli sono costituiti da segni puramente cromatici, che danno nuova sostanza allo spazio.
Per comprendere meglio l’artista non possiamo dimenticare che il variare della sua poetica era conseguenza diretta dell’attenzione che poneva al mondo reale, alle situazioni sociali, agli eventi, ai cambiamenti, alle persone, a se stesso. Una pittura quindi non avulsa dal tempo, come potrebbe essere ritenuta l’arte astratta, ma ben immersa dentro la storia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Veduta dell’esterno della Fondazione Ghisla, a Locarno; [fig. 2] Mario Nigro, Spazio totale, 1953. Tempera verniciata su tela, 100 x 73. Fondazione Ghisla Art collection. ©Archivio Mario Nigro; [fig. 3]Mario Nigro, [Senza titolo], 1956. Tempera murale su tela, 148 x 135 cm. Stomor Arte, Milano. ©Archivio Mario Nigro / Courtesy A arte Invernizzi, Milano; [fig. 4] Mario Nigro, Da i dipinti satanici: lotta, 1989. Olio su tela, 218 x 207 cm. Collezione privata, Milano. ©Archivio Mario Nigro / Courtesy A arte Invernizzi, Milano
Informazioni utili
Mario Nigro. Gli spazi del colore. Fondazione Ghisla Art Collection, via Ciseri, 3 – Locarno. Ora-ri: da mercoledì a domenica, ore 13.30 -18.00. Ingresso alla Fondazione, comprensivo di mostra e audio guida: Fr. 15.- adulti, Fr. 13.- AVS, Fr. 12.- ragazzi dai 12 ai 18 anni e studenti, bambini fino a 12 anni gratuito. Informazioni: tel (+41).91.7510152 o info@ghisla-art.ch. Sito web: www.ghisla-art.ch. Dal 18 marzo al 2 settembre 2018
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