Ci sono artisti che devono attendere secoli per essere compresi e questo dato rappresenta, per certi versi, la capacità della loro arte di non esaurirsi nel tempo in cui è nata, ma di saper parlare anche alle generazioni future. È il caso della produzione artistica di Lorenzo Lotto, pienamente compresa solo nel Novecento, anche grazie all’opera di Bernard Berenson, che, nel 1895, pubblicò un’innovativa monografia sul maestro veneziano.
Fu, questo, l’inizio di una riscoperta dell’artista, al quale nella seconda metà del secolo scorso vennero dedicate mostre significative, a partire da quella di Ancona del 1950, che allineò alcuni dei suoi quadri più belli -e all’epoca quasi sconosciuti-, per giungere alla memorabile monografica del 1953 negli spazi di Palazzo Ducale a Venezia, per la curatela di Pietro Zampetti.
Un ulteriore importante tassello nella rivalutazione di Lorenzo Lotto è stato fatto dal convegno tenutosi nel 1980, in occasione del quinto centenario della nascita dell’artista, sempre per la curatela di Pietro Zampetti, che ha messo in luce i rapporti del maestro con Dürer e con la grafica nordica, la sua presenza a Roma negli anni e nel cantiere Vaticano di Raffaello, gli incroci e le tangenze stilistiche con Pordenone, Correggio e Tiziano.
Ad interessare furono anche il profilo esistenziale, spirituale e psicologico del pittore. Di lui piacevano l’inquietudine e il nomadismo, il girovagare per i paesi e le parrocchie dell'Italia minore, le committenze marginali ed eccentriche, il suo ritiro, negli anni estremi della vita, «solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente» come fratello laico nella Santa Casa di Loreto, città dove morì negli ultimi mesi del 1556.
Proprio a breve distanza dalla città marchigiana, nel centro di Recanati, è in corso una mostra dedicata a Lorenzo Lotto, nella quale la sua opera viene posta in relazione con quella di un’altra anima inquieta che ha dato lustro a questa terra: Giacomo Leopardi, la cui poetica si è articolata soprattutto intorno al racconto dell’infelicità umana. Villa Colloredo Mels è lo scenario di questo inedito dialogo tra due uomini meditativi e contemplativi, che sentirono l’esigenza di rendere visibile -l’uno attraverso la pittura, l’altro per mezzo della scrittura- la realtà e il proprio conflitto interiore.
Lorenzo Lotto fu definito da Bernard Berenson «il primo pittore italiano ad essere sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano», un «pittore psicologico in un’epoca che stimava quasi soltanto forza e gerarchia, un pittore personale in un’epoca in cui la personalità stava per diventare meno stimata del conformismo, evangelico di cuore in un paese in cui un cattolicesimo rigido e senza anima ogni giorno più rafforzava la sua presa».
Il pittore veneto ha mostrano nelle sue opere fragilità, debolezze e turbamenti, uomini e donne che ci comunicano la loro solitudine quasi per chiederci la complicità di uno sguardo, di una parola, quasi per chiamarci a un rapporto di amicizia, per essere ascoltati.
La mostra di Recanati prende avvio da alcuni capolavori che l’artista veneto ha lasciato a Recanati, a cominciare dalla splendida e rivoluzionaria «Annunciazione», di proprietà museo civico di Villa Colloredo Mels, tela in cui la Vergine è colta alle spalle e ha quasi il timore di volgere il capo verso l’angelo. Questa tela è esposta a Recanati, nell’allestimento curato dall’ architetto Bruno Mariotti dello studio CH Plus, accanto ad altre significative testimonianze della pittura di Lorenzo Lotto, sempre di proprietà del museo: il polittico di San Domenico, la pala della «Trasfigurazione» e il «San Giacomo Maggiore». Si trovano, inoltre, esposte altre significative testimonianze dell’artista come la travolgente «Caduta dei Titani», di collezione privata, e i ritratti «Giovane gentiluomo» delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il «Gentiluomo con lettera (Fioravante Avogaro)», di raccolta privata, e il «Ritratto di Ludovico Grazioli» della Fondazione Cavallini Sgarbi.
Al percorso lottiano si unirà strettamente quello su Leopardi con l’esposizione straordinaria di documenti, manoscritti e cimeli del poeta, unici e significativi, la cui selezione e cura scientifica è stata affidata alla professoressa Laura Melosi e al dottor Lorenzo Abbate della cattedra leopardiana dell’Università di Macerata. Un’occasione, questa, per scoprire le singolari assonanze tra due artisti, che -per usare le parole di Vittorio Sgarbi- a Recanati «hanno lasciato il loro segreto».
Informazioni utili
Solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente. Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi. Villa Colloredo Mels – Recanati. Orari: dal martedì alla domenica, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-18.00; chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio. Ingresso: biglietto unico mostra e circuito Recanati Musei intero € 10,00; ridotto € 7,00 (gruppi minimo 15 persone, possessori di tessera FAI, Touring Club, Italia Nostra, Coop, Alleanza 3.0 e precedenti Adriatica, Bordest, Estense, gruppi accompagnati da guida turistica abilitata); ridotto € 5 (Recanati Card, aderenti Campus l’Infinito, gruppi da 15 a 25 studenti); omaggio minori fino a 19 anni (singoli), soci Icom, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e la persona che li accompagna. Con il biglietto di mostra si accede al circuito museale di Recanati: Musei Civici di Villa Colloredo Mels, Museo dell’Emigrazione Marchigiana, Museo Beniamino Gigli, Torre del Borgo. Informazioni e prenotazioni: Sistema Museo Call center 0744.422848 (dal lunedì al venerdì, ore 9-17, sabato, ore 9-13, escluso i festivi) - callcenter@sistemamuseo.it; Villa Colloredo Mels, tel. 071.7570410 - recanati@sistemamuseo.it. Sito: www.infinitorecanati.it. Fino all’8 aprile 2018.
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