Le prime importanti esperienze di spettacolo, musica, danza e canto, che sorgono nel Giappone vengono fatte risalire al dengaku, oggi scomparso e riconoscibile solo attraverso tracce che ne sono rimaste all'interno delle festività popolari in alcune parti del paese. Si trattava di rappresentazioni più che altro musicali (percussioni e flauti) e di danza, che accompagnavano nei villaggi a scopo propiziatorio eventi fondamentali dei riti stagionali legati all’agricoltura.
Altre forme molto antiche sono il sarugaku, rappresentazioni con elementi di giocoleria, acrobatica e mimica, il gigaku, teatro con maschere, il gagaku, genere più musicale, tutte forme oggi non più praticate ma che sono per alcuni versi, confluiti in quello che oggi conosciamo del teatro tradizionale giapponese: per esempio al sarugaku, molto devono il teatro noh, il kabuki e il bunraku.
Il bunraku è il tradizionale teatro dei burattini giapponese, con marionette grandi quanto i due terzi di una persona, manovrati da burattinai completamente vestiti di nero, in silenzio. La storia è raccontata da un narratore seduto, che dà la voce ai personaggi attraverso un canto narrativo accompagnato dallo shamisen. La sincronizzazione dei movimenti, della voce narrante e dell’accompagnamento musicale è incredibile, frutto della rara maestria e dell’altissima specializzazione che caratterizza tutte le forme teatrali giapponesi. Per assistere a uno spettacolo di bunraku l’Ente nazionale del turismo giapponese consiglia Osaka, dove il Teatro Nazionale del Bunraku rimane uno dei migliori per fare questa esperienza (per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.ntj.jac.go.jp/english.html).
Gli amanti del monologo possono, invece, scegliere di assistere alla rappresentazione di un rakugo negli yose, teatri di varietà, come ad esempio l’Asakusa Engei Hall di Tokyo (www.gotokyo.org/it/spot/156/index.html). Kimono, ventaglio e fazzoletto sono gli unici ‘strumenti’ utilizzati dall’attore per fare divertire il suo pubblico.
Una forma di teatro più giovane, risalente al 1600, è il kabuki, letteralmente «essere fuori dall’ordinario». Secondo la leggenda questo tipo di spettacolo deriva dalle danze eseguite sulle rive del fiume Kamo a Kyoto.
Inizialmente le attrici erano solo donne, successivamente, come per tutte le forme teatrali tradizionali giapponesi, gli attori dovettero essere esclusivamente uomini, anche per le parti femminili, gli onnagata. Si può parlare di kabuki come una sorta di teatro globale, dove a trame più o meno stereotipate si accompagnano danze, canti ed esecuzioni musicali dei tipici strumenti giapponesi. Dai secoli XVIII e XIX le trame iniziano a ispirarsi a eventi storici e fatti di cronaca più eclatanti.
Il dramma kabuki, spesso dotato di una prosa divertente, si avvale, già dal XVII secolo, così, sempre più di effetti speciali, come il palcoscenico rotante, botole e montacarichi; oltre a saltimbanchi ed acrobati per evocare le scene di battaglia o le più epocali, tutti escamotage che rendono la narrazione più divertente.
Tokyo, Osaka e Kyoto hanno tutte teatri importanti con fitti cartelloni di spettacoli di kabuki.
Il noh è, invece, un genere teatrale sviluppatosi intorno alla fine del XIV secolo. Elemento fondamentale di questo spettacolo sono le maschere, che coprono interamente il volto degli attori e hanno il compito di veicolare un’ampia gamma di emozioni. Per questo, la loro realizzazione - che può richiedere fino a un anno - è affidata ad abilissimi artigiani che, con l’uso di strumenti tradizionali, pigmenti minerali e polvere di guscio d’ostrica lavorano e dipingono il legno per conferirgli l’espressività che le contraddistingue. Unisce musica, danza, rappresentazione teatrale: un’arte complessa e perfetta nel suo accordo di parti, tanto da valerle la nomina da parte dell’Unesco di Patrimonio immateriale dell’umanità.
È possibile assistere a rappresentazioni di noh in molti luoghi del Giappone, ma per regalare una cornice sofisticata all’altezza di questa esperienza, l’Ente nazionale del turismo giapponese consiglia i cartelloni dei teatri di Kanazawa.
Oltre i luoghi tradizionali del teatro giapponese, appena sarà possibile riprendere a viaggiare ci sono altri luoghi che vale la pena visitare. Al Suigian di Tokyo (https://suigian.jp/en/) è possibile, per esempio, assistere a rappresentazioni teatrali tra cui noh, bunraku e gagaku mentre si degustano deliziosi piatti di cucina giapponese a base di ingredienti freschi e ricercati.
A Kanazawa esiste un museo interamente dedicato al noh presso il quale è possibile indossare il kimono da attore e la relativa maschera (https://www.kanazawa-noh-museum.gr.jp/english/).Passando al kabuki, il Kabuki-za di Tokyo è l’antico teatro sito nel quartiere di Ginza, dove è possibile assistere a spettacoli di questa arte teatrale, al quale è annesso anche un museo che racconta la storia di questo teatro nello specifico (https://www.kabuki-za.co.jp/). Sempre a Tokyo ma nel quartiere di Ueno, il Tokyo National Museum (https://www.tnm.jp) ospita una rara e preziosa collezione di maschere e vesti da scena del teatro noh appartenenti alla scuola Konparu del XV – XVI secolo.
Per chi ama davvero il teatro il Giappone è, dunque, una delle mete imprescindibili. Il panorama teatrale del Giappone oggi è, infatti, vastissimo, frutto di una tradizione che ha saputo mantenere le sue radici e i propri stilemi pur assorbendo codici giunti dall’esterno.
Informazioni utili
www.japan.travel.it
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