Il percorso espositivo, visitabile fino al prossimo 30 ottobre, si snoda in quattro strutture trentine - i castelli Belasi, Coredo, Castel Nanno e Valer – e mette in mostra una selezione di opere, per lo più inedite, alle quali fa da filo conduttore il tema del camminare quale esercizio estetico.
Le ricerche di Richard Long, Hamish Fulton, Ron Griffin e Daniele Girardi – quattro artisti scelti per la mostra - si fondano, infatti, sul concetto di esperienza dello spazio attraversato e sulla volontà di recuperare una relazione più autentica non solo con la natura e il paesaggio, ma anche con il fare arte, andando a misurarsi con una dimensione ancestrale alla base della quale stanno il rapporto tra uomo e natura, ma anche un’idea di lavoro artistico come processo, di cui l’oggetto-opera non è che un residuo, una traccia dell’esperienza vissuta. Il risultato finale di questi progetti artistici è cioè un atto che non ha come fine ultimo la modificazione fisica di un territorio, ma che insiste sulla sua frequentazione, che non ha bisogno di lasciare tracce permanenti e arriva al primigenio rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale.
Il titolo scelto dai curatori per questo progetto deriva da una celebre opera di Richard Long del 1967, «A Line Made by Walking», una linea disegnata calpestando l’erba di un campo. «Il risultato di questa azione – raccontano i curatori - è un segno che rimarrà impresso solo nella pellicola fotografica e che scomparirà al rialzarsi dell’erba. Per la sua assoluta radicalità e semplicità formale quest’opera è considerata un passaggio fondamentale dell’arte contemporanea: da questo momento il camminare si trasforma in forma d'arte autonoma. In particolare, si tratta di un’opera germinale per il tipo di lavoro e di ricerca che conducono i quattro artisti in mostra».
Fulcro dell’esposizione, nato da un’idea dell’Apt Val di Non e dell’associazione culturale Urbs Picta, è lo spazio tardo duecentesco di Castel Belasi, legato alla famiglia Khuen e riccamente decorato con affreschi del Cinquecento che richiamano il modello decorativo del refettorio del castello del Buonconsiglio di Trento. Il maniero è stato sottoposto a recente restauro, grazie al quale sono state portate alla luce importanti decorazioni intorno alle porte dei saloni ed è stata svelata una facciata affrescata di notevole fattura.
In questa sede è esposta una selezione di ventuno lavori, quindici dei quali sono completamente inediti, mentre sei hanno fatto parte della Collezione Guggenheim New York dal 1996 al 2003. Tra le opere esposte c’è una serie di lavori di Daniele Girardi, tra cui un’installazione site-specific che rimanda al concetto di inaccessibilità dei territori esplorati, la cui ricerca dialoga in maniera particolarmente profonda con i maestri storici, riuscendo a portarne avanti i presupposti secondo nuove linee di pensiero ed elaborazione formale.
Castel Valer, abitato da più di seicento anni dai conti Spaur di Flavon e Valer, ospita nelle ex scuderie (ora parte integrante del nucleo abitativo) una serie di opere di Ron Griffin, che vede nell’incontro con le vastità desertiche del Nord America e nella loro esplorazione in solitaria un aspetto fondamentale della propria poetica alla ricerca di residui di umanità, frammenti di storie. L’inserimento delle opere in un contesto familiare, all’interno di questo complesso castellare ancora abitato, suggerisce una relazione profonda tra gli spazi dell’abitare e le opere d’arte qui inserite, tipica del collezionismo di Giuseppe Panza di Biumo.
Il percorso prosegue a Castel Nanno, che si presenta oggi, dopo un recente recupero, come un’elegante residenza cinquecentesca, manifestando con chiarezza alterne fasi di uso e abbandono, che vanno dalla sua edificazione come villa fortificata, a riparo in campagna della famiglia Madruzzo, per poi essere usato come caserma austro ungarica, ricovero coatto delle truppe italiane durante la Grande guerra e riparo per i tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, fino all’uso come deposito utile al lavoro nei campi. Il castello accoglierà un’installazione site-specific di Daniele Girardi: un intervento realizzato in loco con materiali del territorio e in stretto dialogo con la residenza in Val di Non esperita dall'artista nel 2020, secondo una prassi tipica del suo operare che prevede lunghi periodi di permanenza in situ.
Il percorso si conclude a Castel Coredo, austero palazzo documentato per la prima volta nel 1291, che oggi ha l’aspetto di una dimora signorile settecentesca in cui sono ben visibili le stratificazioni del tempo e che ospita, tra le altre ricchezze, un ritratto di bambina del pittore trentino Bartolomeo Bezzi e la prima edizione del celebre «Dioscoride», un trattato miniato di botanica stampato a Venezia nel 1565 del medico Pietro Andrea Mattioli, che soggiornò a lungo a Trento e in Val di Non. Questo castello è dedicato all’esposizione di tre libri d’artista di Hamish Fulton, Richard Long e Daniele Girardi, a cui si aggiunge un oggetto scultoreo di Ron Griffin in un dialogo serrato tra l’oggettistica raccolta nel tempo e la passione biblioteconomica della famiglia.
Didascalie delle immagini
1. Castel Nanno. Foto di Massimo Ripani; 2 e 3. Castel Valer. Foto di Massimo Ripani; 4. Richard Long, River Avon Mud Drawing, Edizione 14 di 40, 1995, Panza Collection, Mendrisio, ph. Alessandro Zambianchi, Milano; 5. Ron Griffin, Untitled (RGP 529-99), 1999, Panza Collection, Mendrisio, Hauser&Wirth, ph. Alessandro Zambianchi, Milano; 6. Ron Griffin, Untitled (Long Trailer) (RGP 355-95), 1995, Panza Collection, Mendrisio, Hauser&Wirth, ph. Alessandro Zambianchi, Milano
Informazioni utili
Nessun commento:
Posta un commento