ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 9 dicembre 2024

Elliott Erwitt e Robert Doisneau, la grande fotografia del Novecento in mostra nel Cuneese

Sarà un inverno all’insegna della grande fotografia d’autore quello che offre la provincia di Cuneo ai suoi abitanti e ai tanti turisti che, in ogni mese dell’anno, raggiungono questo territorio, ricco di storia e tradizioni, alla scoperta delle Langhe e del Roero, le cui colline del vino sono patrimonio mondiale dell’Umanità di Unesco, ma anche del Parco del Monviso o di città come Mondovì, Cherasco e Racconigi.
La Fondazione Artea - rinata nel 2016 per volontà della Regione Piemonte, con l’intento di promuovere il patrimonio culturale materiale e immateriale dell’area geografica costituita dall’arco alpino compreso tra le valli monregalesi e la Val Po – propone, fino al prossimo 23 febbraio, due mostre dedicate ad altrettanti importanti fotografi del Novecento: Elliott Erwitt e Robert Doisneau, entrambi celebri per il loro approccio unico e poetico nel catturare momenti della vita quotidiana.

Quella di Elliott Erwitt, maestro dell’obiettivo scomparso il 29 novembre 2023, a 95 anni, è la sua prima mostra postuma e proprio per questa ragione assume una grande importanza storiografica, riunendo per la prima volta i più celebri capolavori in bianco e nero insieme a una serie di meno note, ma altrettanto mirabili, fotografie a colori.
Scenario dell’esposizione è La Castiglia di Saluzzo, imponente fortezza, risalente agli ultimi decenni del Duecento, dalle cui torri e terrazze è possibile ammirare il circostante borgo medioevale, ma anche, nelle giornate limpide, il maestoso «Re di pietra», il Monviso.
All’interno di questi spazi, dove sono anche allestiti i musei della Civiltà cavalleresca e della Memoria carceraria, scorrono cento scatti dell’autore franco-americano, selezionati da Bilba Giacchetti, già collaboratrice oltre che amica di Elliott Erwitt, e riuniti sotto il titolo «L’ideale fuggevole».
«Le immagini esposte sono quelle che lui amava di più. Un omaggio alla sua filosofia di vita e al suo modo di intendere la fotografia», dichiara la curatrice.
Lungo il percorso espositivo, dal quale emerge la tipica ironia del fotografo franco-americano, pervasa da una vena surreale e romantica, scorrono così gli indimenticabili ritratti di Marilyn Monroe, Grace Kelly, Muhammed Alì, Che Guevara, Jack Kerouac, Andy Warhol e Marlene Dietrich, ma anche fotografie che hanno eternato pagine importanti della grande storia del Novecento, come quella, scattata a Mosca nel 1959, con Richard Nixon che punta il dito contro Nikita Chruščëv, o quella del 1963 con Jackie Kennedy in lacrime, dietro il velo nero, durante il funerale del marito John Fitzgerald Kennedy.
Portano la firma di Elliott Erwitt, e sono visibili nella mostra a Saluzzo, anche lavori iconici come «Umbrella Jump» (1989), con una Parigi piovosa sullo sfondo e un uomo che si libra in aria a simulare il jeté (il passo tipico della danza classica) in primo piano, o «California Kiss» (1956), con un bacio ripreso all’interno dello specchietto retrovisore di una macchina, negli anni del boom economico americano, o, ancora, «Boy, Bycicle and Baguette», scattata in Provenza nel 1954 per la campagna promozionale del Turismo francese, realizzata con l’agenzia Doyle Dane Bernbach, dove è ritratto un bambino dall'aria monella, in sella a una bici dietro al nonno, con, attaccate al portapacchi, due lunghe baguette.
Non mancano in mostra i celebri scatti dedicati ai cani, «creature comprensive, presenti ovunque nel mondo», che «non chiedono le stampe», «persone interessanti con più peli», come aveva dichiarato l’autore franco-americano, con la sua consueta ironia, in un’intervista del 2013. Fra i numerosi esempi, nei quali i cani appaiono catturati in situazioni surreali e buffe, spicca «Usa, New York City, 2000», l’immagine di due bulldog, uno dei quali è ritratto in modo tale da apparire come se avesse delle gambe umane.
Ci sono in mostra a Saluzzo anche le fotografie dedicate all’infanzia, della quale il fotografo franco-americano ci restituisce l’innocenza e la spontaneità, a cominciare dal bellissimo scatto con Ellen, la prima figlia neonata dell’artista, osservata attraverso gli occhi amorevoli della madre.

Se Elliott Erwitt è noto per il suo occhio attento a momenti bizzarri, comici e surreali, spesso nascosti nella routine quotidiana, Robert Doisneau, considerato, insieme a Cartier-Bresson, il padre fondatore della fotografia umanista e del fotogiornalismo di strada, ci restituisce la vita della sua città natale, Parigi, negli anni della Liberazione e del Dopoguerra, con uno sguardo nostalgico e poetico, avvalendosi del rigore e dell’eleganza del bianco e nero.
L’intensa parabola creativa del fotografo francese, che si faceva chiamare «il pescatore di momenti», rivive, questo inverno, al Filatoio di Caraglio, sede, in passato, di una delle più antiche fabbriche di seta esistenti in Europa, fondata nel 1676 dalla famiglia Gallizzo, che oggi, accanto a un qualificato cartellone di mostre temporanee, ospita un museo dedicato all’arte serica, dove vengono spiegati i processi di trasformazione dei bozzoli in tessuti preziosi.
Un centinaio di immagini
– selezionate dai curatori Gabriel e Chantal Bauret, con il supporto di Francine Derouidille e Annette Doisneau – raccontano la periferia parigina e la vita della gente comune, tra banlieue e bistrot, tra bambini che giocano e animali incontrati per strada, a cominciare dallo scatto più famoso, quello pubblicato sulla rivista «Life» nel 1950, che immortala il bacio di una coppia in mezzo a una strada, tra il passeggiare veloce e indifferente della gente, davanti all’Hôtel de Ville di Parigi.
Il percorso espositivo getta, poi, luce anche su un lato ancora poco indagato nella produzione del fotografo d’Oltralpe, quello dedicata al mondo del lavoro e all’attività delle fabbriche francesi.
L’esposizione, intitolata «Trame di vita», inizia, infatti, con un reportage realizzato nel 1945 nella manifattura tessile di Aubusson, nella Francia centrale, su commissione della rivista «Le Poin», dove vengono documentate l’operosità degli artigiani e le varie fasi di realizzazione degli arazzi.
Il progetto fotografico viene esposto per la prima volta al pubblico ed è messo in dialogo con i reportage svolti su incarico di importanti realtà industriali, come la Renault o le miniere di Lens, per raccontare l’evoluzione del mondo produttivo nella seconda metà del XX secolo.
Per la fabbrica automobilistica francese, dove lavora, poco più che ventenne, nella sezione pubblicitaria per cinque anni, Robert Doisneau fotografa le vetture, le catene di montaggio con macchinari e ingranaggi, le mense, i lavoratori, tra le scintille di polveri di magnesio e nei momenti di pausa sdraiati tra gli pneumatici, dimostrando da subito il suo sguardo empatico e rispettoso nei confronti degli altri.
L'artista ha già allora, forse inconsapevolmente, un progetto in testa, lo stesso che anima tutta la sua attività e che racconta a Frank Horvat nel 1990 con queste parole: «Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. [...] Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere».

Didascalie delle immagini
1. Elliott Erwitt, «Boy, Bycicle and Baguette», France, Provence, 1955 © Elliott Erwitt;2. Elliot Erwitt, «Umbrella Jump», France, Paris, 1989 © Elliott Erwitt; 3. Elliott Erwitt, «Usa, New York City, 2000», 2000 © Elliott Erwitt; 4. Elliott Erwitt, Marilyn Monroe, Usa, Reno, Nevada, 1960 © Elliott Erwitt; 5. Robert Doisneau, «Le Baiser de l'Hôtel de ville», Paris, 1950. © Atelier Robert Doisneau; 6. Robert Doisneau, «Aubusson, basse lisse», 1945. ©Atelier Robert Doisneau; 7. Robert Doisneau, «Les frères, rue du Docteur Lecène», 1934. ©Atelier Robert Doisneau

Informazioni utili
«Robert Doisneau. Trame di vita». Filatoio, via Matteotti, 40 – Caraglio (Cuneo). Orari: giovedì e venerdì, dalle ore 15 alle ore 19; sabato, domenica e festivi, dalle ore 10 alle ore 19. Ingresso: intero 12 euro, ridotto 9 euro; sono previste tariffe agevolate per gruppi e scuole di ogni ordine e grado; le agevolazioni e le gratuità sono consultabili sul sito fondazioneartea.org; per dettagli e prenotazioni è possibile scrivere a info@fondazioneartea.org o telefonare allo 0171.1670042 (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17.00). Fino al 23 febbraio 2025 

«Elliott Erwitt. L’ideale fuggevole». La Castiglia di Saluzzo, piazza Castello, 1 – Saluzzo (Cuneo). Orari: venerdì dalle ore 15 alle ore 19; sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 19. Ingresso: intero 12 euro, ridotto 9 euro; sono previste tariffe agevolate per gruppi e scuole di ogni ordine e grado; i biglietti sono acquistabili in prevendita su ticket.it o alla biglietteria dello spazio museale. Per informazioni e prenotazioni: musakids@itur.it. Siti internet: www.visitsaluzzo.it | www.fondazioneartea.org. Fino al 23 febbraio 2025

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