ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 15 febbraio 2021

«In compagnia del lupo»: Sky Arte racconta «il cuore nero delle fiabe» anche con illustrazioni animate

«Le conosciamo bene, le fiabe. Ce le hanno raccontate così tante volte, sempre le stesse, da bambini, per farci addormentare, che non hanno più segreti. Conosciamo i meccanismi, i colpi di scena, i personaggi, la morale, sappiamo perfettamente chi è il buono e chi il cattivo: il lupo, naturalmente. Ma è davvero così? O forse c’è qualcosa, sotto, dietro, addirittura prima, che non ci hanno mai detto? Qualcosa di diverso, di strano, o anche di oscuro, più bello o più inquietante, che non conosciamo? Insomma: siamo davvero sicuri che il cattivo sia proprio il lupo?» Sono queste le parole scelte da Sky Arte per presentare il suo nuovo progetto televisivo: «In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe», ciclo di otto puntate che vede la conduzione di Carlo Lucarelli e la regia di Antonio Monti.
Da lunedì 15 febbraio, alle ore 21.15, il pubblico andrà alla scoperta di che cosa si svela dietro ai più classici «c'era una volta», alle storie che hanno accompagnato la nostra infanzia, scoprendo – con l’accompagnamento di illustrazioni animate – i risvolti insoliti, avventurosi, talvolta terribili e spaventosi che si celano al loro interno, nella vita dei loro autori, nei fatti di cronaca che le hanno ispirate, nei costumi delle epoche in cui sono nate.
«Da scrittore di noir– racconta il conduttore emiliano, autore di personaggi da romanzo come l’ispettrice Grazia Negro e il commissario De Luca – ho sempre ammirato il lato horror delle fiabe; una concezione un po’ terroristica di una certa pedagogia le riempiva di mostri e fattacci di sangue che hanno sempre fatto fare un salto sulla sedia a tutti i bambini. Dentro però, c’è molto di più. Oltre a personaggi bellissimi e una tecnica narrativa sempre efficace, nelle fiabe c’è la capacità di raccontare il contesto storico in cui sono nate, con le sue problematiche e le sue contraddizioni, attuali adesso come allora. Uno specchio dei tempi e del cuore umano». 
Basti pensare che dietro la storia di «Cappuccetto rosso» - al centro della prima puntata, che avrà come ospite la sociologa Rosa Tiziana Bruno - si nasconde l’ossessione seicentesca per la licantropia. Mentre in «Peter Pan» -di cui si parlerà lunedì 15 marzo, con la scrittrice Simona Vinci - si ritrova il fenomeno delle frequenti morti premature dei bambini nell’Ottocento e il protagonista è un malinconico angelo della morte.
Nella prima puntata, quella del 15 febbraio, a a partire dalle ore 21.45, si andrà anche alla scoperta, in compagnia dell’aviatore e scrittore Alessandro Soldati, di un altro classico amato da grandi e bambini: «Il piccolo principe» di Antoine de Saint-Exupéry. La puntata offrirà l’occasione anche per parlare della misteriosa scomparsa dell’autore del libro, probabilmente morto in un incidente aereo.
Si andrà, quindi, alla scoperta, nella serata del 22 febbraio, con lo psichiatra e scrittore Massimo Picozzi, di un personaggio che è diventato un vero e proprio archetipo: «Barbablù», l’uomo che nella fiaba uccide una dopo l’altra le mogli disobbedienti, figura che si ispira alla vita di Gilles de Rais, il serial killer vissuto in Francia nel 1400, raccontato in tante ballate bretoni.
Il 1° marzo è, quindi, in calendario una puntata dal titolo «La Bella E Pedro La Bestia» , che vedrà la presenza dell’antropologo Duccio Canestrini. Durante l’appuntamento si parlerà della storia di un bimbo dal corpo pieno di peli e dall’intelligenza vivace, donato a Enrico II e fatto sposare, all’età di trentasei anni, con la bellissima figlia di una domestica di Caterina de’ Medici, che alla vista del giovane svenne.
La serie televisiva permetterà, poi, di scoprire che ci sono fiabe che nascondono personaggi molto più forti e valorosi di quanto li abbiamo sempre immaginati, come quelle dei fratelli Grimm, in cui le protagoniste sono bambine coraggiose che combattono per cambiare il loro destino. Se ne parlerà lunedì 8 marzo con la scrittrice Simona Vinci. Tra le protagoniste di questa puntata ci saranno anche Biancaneve, che a soli sette anni chiede al cacciatore di lasciarla viva e si avventura nel bosco, e Cenerentola, che si reca a un ballo al quale non è stata neppure invitata con l’intenzione di cambiare il proprio destino.
Infine, in alcuni casi, è la vita stessa degli autori che entra nelle fiabe, come per Hans Christian Andersen, il cui tormento, gli sbalzi di umore e il bisogno di approvazione lo portano a scrivere storie tristi con risvolti angoscianti, come «La piccola fiammiferaia» e «Il brutto anatroccolo». Se ne parlerà lunedì 22 marzo con Barbara Baraldi.
A chiudere la serie sarà, lunedì 29 marzo, una puntata su «Hansel e Gretel», con Duccio Canestrini, racconto dietro cui si nasconde la storia vera di Hans e Grete Metzler, non due bambini ma due fratelli adulti, pasticceri, che volevano appropriarsi della speciale ricetta del panpepato di Katharina Schraderin e che, per questo, l’avevano prima denunciata per stregoneria e poi uccisa, celando il cadavere nella bocca di un forno. Questa storia, come tante altre, ci fa pensare che mai avremmo immaginato da bambini che nelle fiabe, oltre al lupo, agli orchi e alle streghe, potesse esserci qualcosa di ancora più pauroso e inquietante. E invece c'era, anche se rimaneva nascosto: la realtà.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Carlo Lucarelli; [fig. 2] Illustrazione per la puntata su Cappuccetto rosso; [fig. 3] Illustrazione per la puntata su Peter Pan; [fig. 4] Illustrazione per la puntata sul Piccolo principe; [fig. 5] Illustrazione per la puntata sui fratelli Grimm

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venerdì 12 febbraio 2021

«Le plaisir de vivre», in scena al museo Davia Bargellini di Bologna la moda e l’arte del Settecento veneziano

«Fruscii di sete e filati preziosi, fogge e accessori dall’infinita gamma cromatica, sontuosi arredi dai bagliori dorati, inchini leggiadri tra dame agghindate e gentiluomini in spadino»: c’è questo e molto altro all’interno della mostra «Le plaisir de vivre - Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione musei civici di Venezia», che è stata appena inaugurata al Museo Davia Bargellini di Bologna.
Il progetto espositivo - curato da Mark Gregory D’Apuzzo, Massimo Medica e Chiara Squarcina- costituisce l'apice conclusivo delle celebrazioni per il centenario del museo bolognese, fondato il 30 maggio 1920 da Francesco Malaguzzi Valeri, all’epoca direttore della Pinacoteca di Bologna e Soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna.
Affascinato dalle grandi raccolte museali di arti applicate e industriali che si andavano moltiplicando in Europa sul modello del South Kensington Museum fondato a Londra nel 1852, lo studioso bolognese concepì, cent’anni fa, l’idea di istituire, all'interno di Palazzo Bargellini, un museo autonomo dedicato alle arti decorative, in cui fossero riunite, per scopi didattici e divulgativi, le più alte espressioni della locale tradizione artigianale di pregio.
Per l’allestimento il sovrintendente bolognese propose la strategia espositiva dell'«ambientazione», rievocando gli interni e gli arredi dei palazzi senatori con «oggetti, mobili, quadri legati alle abitudini di vita di cavalieri e dame affaccendati nei rituali della mondanità», ovvero tutte quelle suppellettili emblematiche del «magnifico barocco in cui Bologna trionfò su tutte le città per originalità e freschezza». Per facilitare la comprensione delle opere, Francesco Malaguzzi Valeri scelse, dunque, la rappresentazione quotidiana di «un mondo scomparso» che poteva così «rivivere vividamente nell’immaginazione» dei visitatori nei modi codificati del vivere, parlare, atteggiarsi, divertirsi.
In un’affascinante trama di intrecci e rispondenza, lo «sforzoso e fastoso» Settecento conservato nel museo bolognese, con il suo corredo di «ricchi mobili» e di «ori corruschi», incontra ora modelli di abbigliamento e accessori della moda sia femminile che maschile - abiti, calzature e copricapi d’epoca -, esemplari nel rappresentare lo spirito frivolo e spensierato dei veneziani nel XVIII secolo. Come ospiti attesi e perfettamente a loro agio, questi modelli di abbigliamento - provenienti dal Centro studi di storia del tessuto e del costume annesso al Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia - dialogano così con consoles, cornici, mobili, servizi da tavola in vetro di Murano, oltre al celebre Teatrino delle marionette, tutte testimonianze frutto dell’abilità di artigiani, ebanisti e vetrai operanti nelle botteghe veneziane del XVIII secolo.
Realizzati in tessuti impreziositi da ricami e merletti, i manufatti provenienti dal museo veneziano documentano la straordinaria perizia degli artigiani del tempo nella creazione della lussuosa eleganza per la quale il patriziato della Serenissima andava celebre, così come la solennità del potere ecclesiastico rappresentato da raffinati paramenti sacri prodotti nel territorio lagunare.
Non vi è dubbio che quello del costume costituisca un punto di vista privilegiato per comprendere molti aspetti della vita politica e culturale del periodo, quando, per effetto di una diffusione sempre più ampia dell’influsso della cultura francese e in un momento in cui si afferma la massima esposizione sociale dell’individuo, il gusto per la fastosità del Barocco si evolve in decoro raffinato non privo di leziosità.
L’immagine della vita quotidiana, osservata «dal naturale» e «al vero» nelle calli e negli interni dei palazzi nobiliari, viene ricreata, in mostra, da alcuni dipinti di Pietro Longhi e della sua scuola, tra cui la celebre tela «Lo svenimento» (1760 circa), di proprietà della Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia al Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, che testimonia l'importanza del gioco e la centralità della figura femminile nei riti dei salotti veneziani.
Il tono fra l’ironico e il gioviale, oltre alla presenza in queste «scene di costume», che raccontano le abitudini e i gusti delle famiglie patrizie veneziane, di persone di altri ceti sociali - servitori, domestici, ma anche il sarto, il parrucchiere, il maestro di ballo, di musica o di geografia – richiama alla mente le opere del coevo commediografo Carlo Goldoni, cantore della «piacevolezza del vivere» scandita da buone maniere, buon gusto e divertimento.
Il teatro è un irrinunciabile divertimento per la nobiltà del tempo, anche per quella bolognese, come prova la figura di Francesco Albergati Capacelli per cui lo scrittore veneziano scrisse le commedie brevi «La donna bizzarra», «L’apatista o l’indifferente», «Il cavaliere di spirito», «L’osteria della posta» e «L’avaro».
In questo completo racconto del Settecento trova così collocazione anche il Teatrino delle marionette, acquisito sul mercato antiquario nel 1922. La struttura, dotata di cinque cambi di scena, appare di indubbia matrice bolognese e bibienesca, come attesta lo stemma della famiglia forlivese degli Albicini presente sul prospetto. Di manifattura veneziana sono, invece, le settantaquattro marionette abbigliate con i costumi dell’epoca, coeve, anche se appartenenti a serie diverse. La molteplicità dei personaggi presenti – dame, servette, cavalieri – unitamente alle maschere della Commedia dell’arte – Arlecchino, Pulcinella, Balanzone – lascia chiaramente intendere quanto ampia potesse essere la varietà di spettacoli che poteva prendere vita sul piccolo palcoscenico. Nel suo complesso, la collezione si distingue per essere senza ombra di dubbio la più importante in Italia, insieme a quella di casa Grimani ai Servi a Venezia, ora conservata al Museo Casa di Carlo Goldoni.
Alla fama di Venezia è anche indissolubilmente legata l’arte fragile e luminosa della lavorazione del vetro; la mostra al museo Davia Bargellini diventa così anche l’occasione per presentare in anteprima al pubblico otto pregevoli manufatti, di varia tipologia e funzione, appartenenti alla collezione di vetri Cappagli-Serretti, recentemente donata al Comune di Bologna con la finalità di incrementare le collezioni cittadine. Realizzati da fornaci veneziane e muranesi, questi manufatti documentano in gran parte la diffusione nella prima metà del Settecento del cosiddetto cristallo «ad uso di Boemia», un tipo di vetro con notevoli percentuali di ossido di piombo in aggiunta all’ossido di potassio, lavorabile a caldo secondo la tradizione muranese, da cui si ottiene una maggiore brillantezza.
Grazie alla generosa collaborazione prestata da 8cento Aps, la mostra si prolunga on-line, sulla pagina Facebook dei Musei civici d’arte antica di Bologna, con una serie di quattordici video-clip in cui figuranti in costume danno vita a una suggestiva rievocazione del Settecento attraverso momenti di racconto, danza e lettura. Nelle sale del museo si animano così brevi scene di vita quotidiana con accessori d’epoca, accompagnate da spiegazioni di dipinti e curiosità sui numerosi passatempi settecenteschi. Ogni video è incentrato su un aspetto specifico: il gioco, la vestizione, il trucco, il ventaglio e il suo linguaggio, la musica e i momenti della giornata, oltre a note introduttive sulle ragioni della mostra e le particolarità del museo.
Passeggiando tra le sale del Davia Bargellini sembra così di rivivere quel mondo lontano caratterizzato dalla «piacevolezza del vivere», dalla nobile arte della conversazione frivola, da un’eleganza a tratti leziosa, dagli ultimi sfavillanti sforzi della grandeur veneziana, ridotta ormai a una gabbia dorata che, dietro i ventagli e le maschere del Carnevale, sapeva di volgere al tramonto, lasciando spazio alle suggestioni illuministiche.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ignoto bibienesco, Teatrino per marionette, 1770 circa. Boccascena: legno dipinto, cm 130 × 218. Fondale: tempera su tela, cm 82 × 172. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 34,5. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 25,1. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 2] Pietro Longhi (Pietro Falca) (Venezia, 1701-1785), Lo svenimento, circa 1760. Olio su tela, cm 54 x 65. Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari; [fig. 3] Manifattura veneziana, Sopravveste femminile (andrienne), 775-80 circa. Pékin (cannellato e gros de Tours), broccato. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 5] Manifattura veneta, Dama. Metà XVIII secolo. Legno, seta, paillettes, piombo, filo di ferro, passamaneria. Figura cm 35,5; testa cm 7; braccia cm 14; gambe cm 16. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 6] Manifattura veneziana, Copricapo, XVIII secolo. Gros de Tours, tela, metallo. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 7] Manifattura veneziana, Cassettone, Metà XVIII secolo. Legno intagliato e dorato, h. cm 86 x largh. cm 115 x prof. cm 57,5. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 8]  Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Veduta di allestimento della mostra. Bologna, Museo Davia Bargellini. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei

Informazioni utili 
Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Museo Davia Bargellini, Strada Maggiore 44 – Bologna. Orari (in vigore salvo ulteriori disposizioni governative): martedì, mercoledì, giovedì h 10-15; venerdì, ore 14-18; sabato, domenica e festivi su prenotazione obbligatoria effettuata entro le 24 ore precedenti la visita ore 10-18.30; chiuso il lunedì. Nota: dal lunedì al venerdì sarà possibile accedere ai musei sia su prenotazione, tramite il sito Mida Ticket (www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna), sia direttamente alle casse (solo con carte e bancomat). Il sabato, la domenica e nei festivi infrasettimanali la prenotazione sarà sempre obbligatoria e dovrà essere effettuata entro le ventiquattro ore precedenti la visita, sempre sul sito Mida Ticket.  Ingresso gratuito Informazioni: tel. +39.051.236708, museiarteantica@comune.bologna.it. Informazioni su modalità di accesso e misure di sicurezza Covid-19: http://www.museibologna.it/arteantica/documenti/102119. Sito internet: www.museibologna.it/arteantica. Facebook: Musei Civici d'Arte Antica. Twitter: @MuseiCiviciBolo. Fino al 12 settembre 2021

giovedì 11 febbraio 2021

L’Accademia di Francia a Roma accoglie il suo primo fondo dedicato al fumetto

Il 2020 è stato in Francia, per iniziativa del Ministero della cultura, l’anno del fumetto. Nella terra dei croissant e della baguette la «nona arte» è già da tempo un genere letterario con un suo pubblico affezionato: più di otto milioni di francesi - il 15,5% della popolazione – acquistano regolarmente fumetti, rendendo il mercato della «bande dessinée», ovvero delle «strisce disegnate», uno dei più floridi di tutta Europa.
In occasione del lancio del progetto «BD 2020 - Le France aime le 9e art», il ministro Franck Riester aveva invitato le istituzioni culturali a investire su quest’«arte del tratto e del colore» dalle varie forme, dai manga ai graphic novel, che Oltralpe ha visto nascere personaggi come TintinAsterixLucky Luke: «Dobbiamo rendere – aveva dichiarato - la nona arte ancora più accessibile e attraente, dandole più spazio nelle biblioteche e nelle scuole». 
Tra le varie istituzioni che hanno risposto all’appello c’è Villa Medici – Accademia di Francia a Roma, che ha da poco annunciato l’acquisizione di 276 fumetti in lingua francese, che preludono alla creazione di un fondo dedicato che riunirà quasi 200 autori e autrici internazionali.
Nell'ambito di questa operazione, l'istituzione culturale sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma, che ospita in residenze annuali o per brevi soggiorni artisti, creativi e storici dell’arte, si è avvalsa della consulenza della Cité internationale de la bande dessinée et de l'image d'Angoulême (CIBDI), per la selezione dei titoli, e della Librairie française de Rome «Stendhal», per la fornitura delle opere.
Villa Medici ha voluto così riaffermare il suo sostegno agli autori, alle autrici e a tutti gli attori che operano nel settore del libro e contribuire alla diffusione della «nona arte» in tutta la ricchezza delle sue espressioni narrative e grafiche.
L'Accademia di Francia a Roma continua, dunque, con questa acquisizione – si legge nella nota stampa - «il suo impegno a favore della creazione contemporanea, in un processo di convergenza e apertura verso ogni forma artistica, di cui il linguaggio della «bande dessinée» non fa eccezione. Il fumetto, la letteratura e le arti visive continuano anzi a mantenere un fecondo dialogo reciproco e a comporre nuove estetiche che luoghi pionieristici come le residenze d’artista vogliono incoraggiare».
La selezione pilota di questo nuovo fondo porta in primo piano autori e autrici, illustratori e illustratrici di diversa provenienza e disciplina, facendo dialogare i grandi nomi del fumetto con artisti più di nicchia. Fra questi, ci sono, per esempio, gli ex borsisti di Villa Medici François Olislaeger (autore e disegnatore di fumetti, 2019-2020), Lancelot Hamelin (scrittore, 2016-2017), Anne-Margot Ramstein (illustratrice, 2015-2016) e Mathias Énard (scrittore, 2005-2006), ma anche gli ex residenti Catherine Meurisse (autrice e disegnatrice di fumetti, 2015), Isabelle Boinot (artista e illustratrice, 2020), Matthias Lehmann (autore di fumetti, 2020), Régis Lejonc (illustratore, 2019) e Carole Chaix (illustratrice e disegnatrice, 2018).
Questo nuovo fondo integrerà le collezioni della biblioteca dell'Accademia, già ricca di 37.300 volumi, tra cui alcuni fumetti (con opere di ex residenti ed ex borsisti come per esempio JulEugène Riousse e Lisa Bresner), e ambisce a essere progressivamente completato con i progetti dei borsisti, dei residenti, degli artisti ospiti e dei ricercatori, che soggiornano a Villa Medici, con opere provenienti dalla rete francese a Roma (École française de Rome, Institut français Italia) e dal pubblico esterno di lettori della biblioteca.
Questa iniziativa si pone in continuità con le azioni già intraprese dall’Accademia di Francia a Roma per sostenere la creazione di fumetti. Nell'ottobre 2019 l’istituzione ha, per esempio, dato vita, con la Cité internationale de la bande dessinée et de l'image di Angoulême, a una residenza di creazione volta ad accompagnare progetti innovativi di autori e autrici di fumetti. Questo programma di residenza, realizzato in collaborazione con la Société des Auteurs dans les Arts graphiques et plastiques, ha permesso di accogliere a Villa Medici nel 2020 Isabelle Boinot e Matthias Lehmann (nelle ultime due foto). Quest’ultimo ha potuto lavorare al suo progetto intitolato «Chumbo», la storia di una cronaca familiare durante gli anni di piombo della dittatura in Brasile, tra il 1968 e il 1973 (di prossima pubblicazione per Casterman). Isabelle Boinot ha, invece, perseguito il suo progetto intitolato «Toshiyori», un saggio grafico che racconta le sue esperienze e le sue osservazioni sulla società giapponese sotto forma di repertorio etnografico.

Informazioni utili
Biblioteca dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Catalogo online: www.farnese.efrome.it/.Sito web ufficiale: villamedici.it. Per maggiori informazioni e prenotazioni in biblioteca: tel. 06.6761263 o per e-mail all’indirizzo raffaella.carchesio@villamedici.it

mercoledì 10 febbraio 2021

Creativi under 28 per le terre del Monviso. Saluzzo indice un concorso per il logo di candidatura a Capitale italiana della cultura 2024

È riservato creativi under 28 il concorso di idee per la realizzazione del logo di candidatura di Saluzzo e Terre del Monviso a Capitale italiana della cultura 2024. Il logo – simbolo/logotipo a cui dovrà essere affiancato un payoff - dovrà esprimere e rappresentare in modo semplice, diretto ed immediato gli elementi fondamentali della visione strategica della candidatura e allo stesso tempo comunicare un territorio vasto, quale è Saluzzo e l’intero sistema delle valli occitane e delle terre del Monviso. Saluzzo con le Terre del Monviso è, infatti, il primo territorio alpino candidato a Capitale italiana della cultura 2024. L’antica capitale del Marchesato, a cavallo tra Italia e Francia, vuole accendere in particolare i riflettori sulla montagna, intesa non solo come meta di svago e loisir, ma come luogo di innovazione e cultura, dalle tante vocazioni e opportunità, soprattutto per i giovani.
Proprio la scelta di assegnare ai creativi under 28, attraverso un concorso di idee, la realizzazione del logo, vuole sottolineare i valori chiave della candidatura basata sulla condivisione e inclusione, sulla partecipazione e sulla promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi.
Il logo dovrà contribuire a creare una identità visiva rappresentativa dell’intero territorio, valorizzando l’importante patrimonio ambientale, culturale, produttivo ed evidenziando allo stesso tempo il carattere innovativo e laboratoriale apportato dal percorso di candidatura.
Si tratta, nello specifico, di progettare un elemento identitario che sarà utilizzato nel dossier di candidatura e nelle iniziative di comunicazione volte a promuovere il percorso di candidatura stesso: dovrà vivere soprattutto on line (sito della candidatura e canali social dedicati) ma anche off line sui materiali che eventualmente si andranno a produrre (locandine, brochure, manifesti, eventuali gadgetpins, magliette o altro da definire).
Il concorso di idee è indetto dal Comune di Saluzzo anche per conto dei sostenitori della candidatura di Saluzzo e Terre del Monviso a Capitale italiana della cultura 2024.
La partecipazione è gratuita e riservata esclusivamente agli under 28
 (singolo o mediante riunione in gruppi di singoli sempre under 28).
Ogni partecipante potrà inviare una sola proposta progettuale rappresentando il logotipo sia a colori e sia in bianco e nero, una versione accompagnata dal payoff e alcune applicazioni e/o visualizzazioni (massimo 6, formato .jpg o .pdf) in contesti e situazioni differenti che ne valorizzino la qualità e ne facciano comprendere la dimensione sistemica.
Ciascun progetto, accompagnato da un file (.word) di una cartella (massimo 2.500 battute, spazi inclusi) con la descrizione del lavoro e il percorso progettuale, dovrà essere inviato esclusivamente tramite pec all’indirizzo protocollo@pec.comune.saluzzo.cn.it entro e non oltre le ore 12 di lunedì 15 febbraio.
L’oggetto della pec dovrà essere «LOGO Candidatura Saluzzo e Terres del Monviso a Capitale italiana della cultura 2024». Le proposte pervenute saranno valutate da una giuria tecnica composta da cinque esperti provenienti dal mondo universitario, del design e del management culturale, il cui giudizio sarà insindacabile. Sei gli elementi di valutazione: originalitàmemorabilità e riconoscibilitàcoerenzaadeguatezzasemplicitàduttilità.
Al vincitore verrà corrisposto un premio in denaro di 2.024 euro lordi
Il bando e gli allegati sono pubblicati sul sito web www.comune.saluzzo.cn.it www.saluzzomonviso2024.it

Informazioni utili
www.saluzzomonviso2024.it | Fb e IG: @saluzzomonviso2024 | #saluzzomonviso2024 #CIDC2024

martedì 9 febbraio 2021

Riapre il Cenacolo di Leonardo da Vinci: sarà più green e avrà una nuova illuminazione

Milano ritrova uno dei suoi monumenti simbolo. Da martedì 9 febbraio il Cenacolo vinciano ritorna ad accogliere i visitatori. L’«Ultima cena», conservata nel Refettorio del convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sarà al momento accessibile in via transitoria per due settimane, fino al 21 febbraio, con un orario ridotto: dal martedì al venerdì, con il primo accesso alle ore 9.45 e l’ultimo alle ore 18.45, e con la chiusura nei week-end come da disposizioni presenti nel Dpcm del 14 gennaio 2021.
I biglietti potranno essere acquistati on-line sul sito VivaTicket o scrivendo all’indirizzo cenacologruppi@adartem.it, ma anche in loco, fino a esaurimento dei posti disponibili (la biglietteria sarà aperta dal martedì al venerdì, dalle ore 9.30 alle ore 18.30).
Data l’incertezza della situazione epidemiologica, la prevendita avrà cadenza settimanale e verrà aperta ogni lunedì: tempi, questi, molto differenti rispetto al passato quando erano necessari mesi di attesa per poter ammirare il capolavoro di Leonardo da Vinci (Anchiano, 1452 – Amboise, 1519), realizzato tra il 1494 e il 1498, dal 1980 uno dei patrimoni mondiali dell'umanità di Unesco.
Per garantire la massima sicurezza ai visitatori e al personale, fino a venerdì 12 febbraio gli ingressi saranno contingentati a sole 12 persone ogni quarto d’ora, per divenire 18 a partire da martedì 16 febbraio; il museo si ritrova così a dimezzare gli accessi che in epoca pre-Covid erano in media di trentotto persone ogni turno di visita.
Per ragioni legate all'emergenza sanitaria, non sarà possibile noleggiare le audioguide, ma sarà messa a disposizione dei visitatori un’App gratuita ricca di approfondimenti.
La riapertura è stata anche l’occasione per presentare le novità che interesseranno il Cenacolo nel 2021. Sono, infatti, in cantiere una serie di significativi interventi conservativi e migliorativi, condotti sia con fondi del Mibact sia grazie all’apporto di soggetti privati
Come ha annunciato la direttrice dei musei statali lombardi, Emanuela Daffra, sarà condotto un approfondito controllo dello stato di salute del capolavoro di Leonardo: «Oltre a monitorare la qualità dell’aria nel Refettorio e gli aspetti statici della parete dell’«Ultima Cena», abbiamo avviato nuove indagini diagnostiche per verificare l’effettivo, attuale stato della superficie dipinta. Già a partire dal prossimo mese, grazie al supporto del Rotary Club Milano Sempione, la «Cena» sarà sottoposta ad una campagna di indagini multispettrali a cura di Annette Keller. Queste indagini, che rileveranno la eventuale presenza di tracce non percepibili con la luce visibile presenti sul dipinto di Leonardo, andranno ad integrarsi con quelle già in corso ad opera del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dell’Icr (Istituto centrale per il restauro). Per raccogliere queste ed altre informazioni è stato sottoscritto un accordo con il Politecnico di Milano».
Il refettorio, però, non è solo Leonardo. Di fronte alla «Cena», schiacciata dal confronto, sta la coeva «Crocifissione» di Donato Montorfano
La spolveratura totale della parete realizzata durante le recenti settimane di chiusura ha evidenziato necessità conservative non drammatiche ma urgenti e permesso di apprezzare le qualità dell'opera, tutt'altro che banali. 
A breve il grande affresco sarà, dunque, restaurato grazie a un finanziamento del Mibact e al pubblico verrà offerta l'opportunità di osservare l'intervento in corso, anche da una prospettiva ravvicinata.
A partire dall’autunno, il Cenacolo risplenderà, poi, di luce nuova. Grazie ad una sponsorizzazione tecnica di iGuzzini e al progetto di Massimo Iarussi, il refettorio sarà dotato di una nuova illuminazione, ancora più efficace di quella attuale. «Si prevede - si legge nella nota stampa - di abbattere ulteriormente la quota di lux che si possono rivelare nocivi per la conservazione dell’opera di Leonardo e nel contempo di migliorare l’esperienza del visitatore, facendo comprendere meglio la complessità dell’ambiente e quelle che erano le sue funzioni in origine. Le decorazioni presenti saranno esaltate con discrezione in un percorso dove la luce diventerà filo conduttore del racconto».
Il museo avrà anche una svolta green. In collaborazione con il Politecnico di Milano, nelle persone dei professori Joppolo e Ferrari, il Cenacolo rinnoverà il sistema impiantistico con una centrale termica e produzione di energia a pompa di calore, abbassando le emissioni e ottimizzando la produzione di energia; anche questo progetto sarà realizzato con fondi del Mibact.
In questo 2021 il Cenacolo non sarà solo attento all'ambiente, ma sarà anche sensibile a temi sociali, prevedendo una più ampia accessibilità.  In queste settimane il museo  sta, per esempio, perfezionando una convenzione con il carcere di Opera che ha come obiettivo quello di facilitare il reinserimento dei detenuti e di offrire a loro ed alle famiglie l'opportunità di avvicinarsi alla cultura attraverso il patrimonio collegato a una delle opere più note e celebrate della pittura mondiale. Ma non è tutto. Per il 2021 si stanno mettendo a punto anche visite guidate che sappiano toccare sia il registro emozionale che quello scientifico e l’inedita esperienza del Cenacolo Live per rendere fruibile il museo anche nei momenti di chiusura. 

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3]  Leonardo Da Vinci, Ultima Cena, 1495-1498. Dipinto murale a secco, 460 × 880 cm. Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano; [fig. 4,5 e 6] Donato Montorfano [1460 ca.-1502 ca.],Crocifissione di Cristo, post 1495. Affresco. Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano

Informazioni utili

lunedì 8 febbraio 2021

Venezia, riparte il Dorsoduro Museum Mile

La cultura a Venezia riparte dal Dorsoduro Museum Mile, l’area tra il Canal Grande e il canale della Giudecca, che vanta quattro musei, le cui collezioni consentono un viaggio lungo otto secoli nella storia dell’arte mondiale: dalla pittura medioevale e rinascimentale al contemporaneo. Con il passaggio del Veneto in zona gialla, dallo scorso 1° febbraio, i musei che hanno sede nel sestiere veneziano di Dorsoduro si sono, dunque, organizzati per la riapertura degli spazi e per rilanciare con forza la loro collaborazione, che al momento riguarda l’attivazione di una speciale scontistica a beneficio dei visitatori di ognuno dei musei del circuito, previa presentazione di un biglietto a pagamento o della Membership card di una delle istituzioni coinvolte.

Lotto e la pittura veneta alle Gallerie dell’Accademia
Da lunedì 8 febbraio
ritornano, dunque, di nuovo accessibili al pubblico le Gallerie dell’Accademia di Venezia, una delle più importanti istituzioni museali d’Italia, che conserva al proprio interno la più completa raccolta di arte veneta del mondo, con capolavori realizzati tra il Trecento e l’Ottocento. Bellini, Piero della Francesca, Mantegna, Bosch, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo e Canova sono solo alcuni degli artisti che compongono la raccolta, situata nel complesso comprendente l’ex chiesa e Scuola di Santa Maria della Carità e il convento dei Canonici lateranensi, progettato da Palladio.
In questa sede i visitatori potranno ammirare, fino all'11 aprile, anche uno dei capolavori assoluti della pittura rinascimentale, la «Sacra Conversazione con i santi Caterina e Tommaso» di Lorenzo Lotto, opera realizzata dall’artista veneto nel biennio 1526-1528 e proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
La tela, dipinta con ogni probabilità per la devozione privata, è animata da una profonda armonia e raffigura la Madonna, in un soleggiato pomeriggio estivo, seduta sull’erba, mentre sostiene il bambino appoggiato a un ceppo. «L’abito azzurro, ampiamente drappeggiato a formare idealmente una struttura piramidale, sottolinea - raccontano dalle Gallerie dell’Accademia - la solennità del personaggio. A un nastro posto intorno al collo sono legati dei fogli ripiegati con caratteri vergati a mano, illeggibili, interpretati come testi sacri o preghiere. Alle spalle della Madonna, la quercia, che sostituisce il tendaggio della tradizione quattrocentesca, proietta sulle figure ombre irregolari stupendamente naturali. Santa Caterina in un abito di prezioso tessuto verde e mantello rosso, con al fianco la ruota della tortura, è inginocchiata a sinistra di Maria e regge un libro in mano. Al suo fianco San Tommaso tiene appoggiata alla spalla la lancia che trafisse il costato del Cristo. Dalla parte opposta, un angelo incorona la Madonna con una ghirlanda di pervinche, innescando la dinamica della composizione che si snoda da sinistra verso destra». 
Come osserva Francesca Del Torre, responsabile del Kunsthistorisches Museum di Vienna per la pittura italiana, in quest’opera «Lotto si serve di un colorismo raffinatissimo e perfettamente calibrato, tra gli azzurri e i verdi delle figure e del paesaggio ed il rosso del manto dei santi, che conferisce naturalezza, ma anche dinamicità alla conversazione».
Il museo, che nel rispetto delle attuali disposizioni governative potrà essere aperto esclusivamente nei giorni feriali, osserverà i consueti orari: il lunedì, dalle ore 8.15 alle ore 14.15, e dal martedì al venerdì, dalle ore 8.15 alle ore 19.15.

Il XX secolo in mostra alla Collezione Peggy Guggenheim
A partire da giovedì 11 febbraio anche la Collezione Peggy Guggenheim torna ad aprire i cancelli della sua sede: Palazzo Venier dei Leoni, un edificio «non finito» in pietra d’Istria affacciato sul Canal Grande, che al suo interno annovera una delle più complete collezioni per l’arte europea ed americana del XX secolo. Il pubblico potrà così fare un viaggio tra opere fondanti di importanti movimenti novecenteschi come Cubismo, Futurismo, pittura metafisica, astrazione europea, scultura d’avanguardia, Surrealismo ed Espressionismo astratto americano.
Pablo Picasso, Vasily Kandinsky, René Magritte, Jackson Pollock, Joan Miró, Alexander Calder, Marc Chagall e Giorgio de Chirico sono solo alcuni degli artisti presenti nella collezione della mecenate americana, dove per l’occasione sarà possibile ammirare di nuovo anche «Sulla spiaggia», capolavoro di Pablo Picasso firmato e datato 12 febbraio 1937, nuovamente esposto dopo un anno di assenza.
Dipinta a Le Trem-blay-sur-Mauldre, una cittadina poco distante da Versailles, la tela ricorda le figure antropomorfe dai volumi esageratamente accentuati, dalla consistenza quasi scultorea e inserite in paesaggi marini, tipiche di alcune opere dell'artista eseguite fra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta. Le due bagnanti, la cui attenzione è rivolta principalmente al gioco con la barchetta, sono figure aggraziate e allo stesso tempo mostruose, e la composizione si offre da un lato calma e rilassata, sospesa nel suo sottile lirismo, dall’altro trasmette un velato senso di minaccia per la sinistra presenza della figura che si staglia all’orizzonte.
Un senso di impotente voyerismo, suggerito dall’uomo che osserva le ragazze dalle forme floride, richiama alla mente certi miti classici come il bagno di Diana e alcuni episodi biblici come Susanna e i vecchioni.
In questa prima fase, il museo aprirà solo due giorni a settimana il giovedì e il venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; la prenotazione del biglietto è obbligatoria; è effettuabile on-line sul sito guggenheim-venice.it.

Henri Cartier-Bresson protagonista alla collezione Pinault
Sempre da giovedì 11 febbraio riaprirà la collezione Pinault, con le sue due sedi: Palazzo Grassi e Punta della Dogana, con i progetti espositivi «Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu» e «Youssef Nabil. Once Upon a Dream», che rimarranno visibili gratuitamente fino al 26 febbraio, per sei giorni, ovvero tutti i giovedì e i venerdì di febbraio, dalle ore 10.00 alle ore 19.00.
La prima rassegna, davvero imperdibile, svela la Master Collection di Henri Cartier-Bresson: trecentoottantacinque immagini selezionate, agli inizi degli anni Settanta del Novecento, dallo stesso fotografo su richiesta dei suoi amici di lunga data e collezionisti John e Dominique de Menil. Momenti storici epocali, ritratti di vita popolare e grandi personaggi dell’epoca come Henri Matisse e Alberto Giacometti compongono la selezione, raccontata a Venezia attraverso l'occhio di cinque curatori d'eccezione: il regista Wim Wenders, la fotografa Annie Leibovitz, lo scrittore Javier Cercas, la curatrice Sylvie Aubenas (direttrice del dipartimento di stampe e fotografia della Bibliothèque nationale de France) e, naturalmente, il padrone di casa, il collezionista Francois Pinault. Il risultato sono cinque mostre differenti, che propongono angolazioni inedite per conoscere il lavoro di Henri Cartier-Bresson, l’«occhio del secolo», il maestro del «momento decisivo», quell’attimo irripetibile in cui scattare per cogliere l’essenza di una situazione.

Chiusura stagionale per Palazzo Cini. Altre apertura in città per il Carnevale  
Palazzo Cini a San Vio
, raffinata casa-museo sorta nel 1984, riaprirà, invece, in primavera, dopo la consueta chiusura stagionale. Bisognerà, dunque, attendere ancora qualche settimana per vedere la collezione conservata all'interno, che custodisce un prezioso nucleo di opere di Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Piero di Cosimo e Pontormo, oltre a un raro nucleo di dipinti del Rinascimento ferrarese, con capolavori di Ercole de’ Roberti, Cosmè Tura e Dosso Dossi.
Per il momento la Fondazione Cini ha riaperto Sala Carnelutti, sull'isola di san Giorgio, dove è ritornata visibile, fino al 12 marzo, la monumentale installazione «Laguna Murano Chandelier» (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00), la spettacolare opera in vetro realizzata a Murano nel 1996 da Dale Chihuly insieme ai maestri Pino Signoretto e Lino Tagliapietra ed esposta per la prima volta al di fuori degli Stati Uniti.
In occasione del Carnevale
, nella vicina area marciana, riapriranno anche due musei civici: Palazzo Ducale sarà aperto giovedì 11 e venerdì 12 febbraio, dalle 11.00 alle 20.00, e lunedì 15 e martedì 16, dalle 11.00 alle 19.00; il Museo Correr ritornerà, invece, ad accogliere i visitatori giovedì 11, venerdì 12, lunedì 15 e martedì 16 febbraio, dalle 12.00 alle 18.00.
«A marzo, oltre i musei dell’area marciana, - si legge in una nota stampa - apriranno Ca' Pesaro, Museo del Vetro, Palazzo Mocenigo e il Museo di storia naturale, con orari e giorni da definire sulla base del prossimo Dpcm. Per visitare il Museo del settecento veneziano di Ca' Rezzonico e Palazzo Fortuny si dovranno, invece, aspettare alcuni mesi dati gli importanti lavori in corso di riqualificazione e restauro iniziati durante la pandemia».
Venezia ritorna così a respirare aria di cultura a partire da uno degli angoli più caratteristici della città, Dorsoduro, con sue le osterie e i suoi bacari, con i colori vivaci delle piccole attività commerciali che fanno da cornice a quattro musei, tra i più belli della città, uniti dall'idea che la cultura abbia un potere lenitivo e che - insieme, facendo circuito - si può continuare a educare all'arte nonostante il Coronavirus.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Promo del «Dorsoduro Museum Mile»; [fig. 2] [fig. 4] Gallerie dell'Accademia di Venezia. ©G.A.VE Archivio fotografico – Foto Maddalena Santi  2016. Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Gallerie dell’Accademia di Venezia;   [fig. 3] Lorenzo Lotto, «Sacra conversazione con i santi Caterina e Tommaso», 1526/1528, Kunsthistorisches Museum, Vienna. [fig. 4] Giorgione , Tempesta, 1502-1503 circa. Olio su tela, 83×73 cm. Gallerie dell'Accademia, Venezia; [Fig. 5] Visitatori alla collezione Peggy Guggenheim di Venezia; [fig.l 6] © Collezione Peggy Guggenheim. Photo Matteo De Fina; [fig. 7] Punta della Dogana. © Thomas Mayer; [fig. 8] Palazzo Cini a San Vio, Venezia; [fig. 9] Laguna Murano Chandelier, di Dale Chihuly, ph. Enrico Fiorese; [fig. 10] Quartiere di Dorsoduro

Informazioni utili
GALLERIE DELL’ACCADEMIA, Campo della Carità, Dorsoduro 1050 – 30123 Venezia | Oari: lunedì, ore 8.15 – 14.15; da martedì a venerdì, ore 8.15 – 19.15 | www.gallerieaccademia.it. PALAZZO CINI A SAN VIO, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – 30123 Venezia. | Orari: Momentaneamente chiusa al pubblico | www.palazzocini.it. PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION, Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 – 30123 Venezia | Orari: giovedì – venerdì, ore 10.00 – 18.00. Ingresso su prenotazione da effettuare on-line sul sito www.guggenheim-venice.it. PUNTA DELLA DOGANA, Fondamenta Salute, Dorsoduro 2 – 30123 Venezia | Orari: dall’11 al 26 febbraio 2021, ogni giovedì e venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 19.00 | Ingresso gratuito | www.palazzograssi.it

venerdì 5 febbraio 2021

Settecento anni senza Dante Alighieri. Progetti virtuali e in presenza omaggiano il «Sommo poeta»

Dopo Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio, l’Italia ricorda un altro dei suoi figli illustri. Nel 2021 ricorrono i settecento anni dalla scomparsa di Dante Alighieri, l’autore della «Divina Commedia», simbolo e icona della cultura italiana nel mondo. 
Il calendario delle iniziative messo in cantiere per omaggiare il «sommo poeta» è veramente fitto e, pandemia permettendo, si potrà viaggiare sulle tracce dello scrittore facendo tappa in vari luoghi italiani: dalla natia Firenze a Ravenna, la città dove riposano le sue spoglie mortali, passando per Verona e Forlì, senza dimenticare Roma,Torino, Arezzo, Pisa e Bologna (con tutta la Via Emilia).
Mostre e spettacoli, restauri e convegni, manifestazioni di approfondimento scientifico e attività formative, restauri ed eventi on-line, ma anche itinerari turistici e pubblicazioni di libri compongono il ricco cartellone, che viene presentato attraverso vari siti, tra i quali www.vivadante.it, www.700dantefirenze.itwww.danteverona.it e www.dantesettecen-to.it.
Ora che i musei hanno riaperto in zona gialla, pur nell’incertezza della continuità che potrebbe avere l’offerta culturale legata al mantenimento dell’Rt sotto l’uno nelle varie regioni italiane, può ripartire la macchina organizzativa per celebrare degnamente l’anniversario, che cade il prossimo 13 settembre, ma che avrà un primo momento ufficiale con il DanteDì, previsto per il 25 marzo, la data nella quale, secondo gli studiosi, il poeta toscano avviò il suo viaggio nell’aldilà, iniziando la stesura della «Divina Commedia».

Da Zuccari a Dorè: disegni e incisioni sulla «Divina Commedia» per il primo omaggio fiorentino 
Tra gli eventi che hanno già preso il via c’è «Dante. Il poeta eterno», un progetto «multimodale» di Felice Limosani per il Complesso monumentale di Santa Croce, a Firenze, che prende spunto dalla straordinaria opera dell'incisore francese Gustave Dorè (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), pubblicata nel 1861, con centotrentacinque tavole sulla «Divina Commedia» - settantacinque sull’«Inferno», quarantadue sul «Purgatorio» e diciotto sul «Paradiso» -, che emanano un indubbio gusto romantico e un grande virtuosismo tecnico.
La mostra, visitabile fino al 22 gennaio 2022, prende spunto dalla digitalizzazione in altissima risoluzione di queste immagini, rese disponibili dalla collezione privata della Fratelli Alinari e messe in esposizione in un percorso perfettamente in armonia con il Chiostro del Brunelleschi, la Cappella Pazzi, la Cripta e il Cenacolo di Santa Croce. 
«L’allestimento – si legge nella nota stampa - prevede tre livelli di esposizione con immagini statiche retro illuminate, immagini animate con proiezioni e movimento nelle immagini attraverso la realtà virtuale, per una fruizione intimistica e contemplativa abbinata all’esperienza interattiva e digitale. Un unicum che offrirà un’esperienza museale aggiornata ai nuovi linguaggi, rispettosa del luogo ed evoluta nella sua narrazione».
Sempre made in Firenze è il progetto espositivo «A riveder le stelle», promosso dagli Uffizi, una rassegna virtuale, o meglio un’«ipervisione», dedicata all’intero corpus di disegni realizzato alla fine del Cinquecento dal pittore Federico Zuccari per illustrare la «Divina Commedia». 
Si tratta di ottantotto fogli appartenenti alla raccolta del museo fiorentino, digitalizzati in alta definizione e presentati per l’occasione nella loro totalità con un apparato didattico scritto da Donatella Fratini, curatrice dei disegni dal Cinquecento al Settecento degli Uffizi.
Ideata tra il 1586 e il 1588, durante il soggiorno di Federico Zuccari in Spagna, l’intera raccolta è entrata nella collezione degli Uffizi nel 1738, grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici
Da allora, custodita nel Gabinetto dei disegni e delle stampe, è stata esposta al pubblico, parzialmente, soltanto in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze, in Palazzo Medici-Riccardi, nel 1865 e alla Casa di Dante, in Abruzzo, nel 1993.
A parte questi episodi, i disegni di Federico Zuccari - uno dei maestri del Manierismo, famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore - sono rimasti perlopiù noti a un pubblico ristretto di studiosi e appassionati: infatti, come tutte le opere su carta, sono normalmente custoditi in ambienti protetti, termoregolati, senza luce e possono (salvo limitate esigenze di studio) essere esposti solo ogni cinque anni. Anche da qui deriva la scelta degli Uffizi di digitalizzare nella sua completezza, rendendolo disponibile a tutti, questo consistente nucleo di fogli fisicamente fragile e per sua natura non adatto ad esser consultato regolarmente.
Il percorso creativo di Federico Zuccari, la più imponente compagine illustrativa della «Commedia» realizzata prima dell’Ottocento, si dipana dalla «selva oscura» in cui Dante smarrisce la «diritta via» fino alle alte sfere del «Paradiso», in un complesso gioco di rimandi tra parole e immagini. I fogli erano, infatti, anticamente rilegati in un volume: aprendolo, all’illustrazione sulla pagina destra corrispondeva, a sinistra, la trascrizione dei versi del poema e un breve commento dello stesso artista.
Sempre nella sezione «Ipervisioni» del museo fiorentino, è presente il percorso virtuale «Non per foco ma per divin’arte», una scelta di undici lavori dalle suggestioni dantesche, presentate da Paolo Procaccioli, tra cui il celeberrimo affresco di Andrea del Castagno raffigurante il poeta, ma anche scene dalla «Divina Commedia» come «La selva oscura» di Federico Zuccari e l’«Ingresso nell’Ade con Virgilio» di Livio Mehus, oltre a capolavori di Cimabue, Giotto, Botticelli e Pio Fedi.

Da Firenze a Verona, passeggiate «sulle tracce» di Dante
Racconta il rapporto tra Dante e Firenze anche il volume «Emergenze dantesche» (pp. 144; 14,5X20 cm; brossura; 15,00 euro; ISBN: 978-88-314991-9-4) del giornalista Marco Ferri, appena pubblicato dalla casa editrice Linea di Padova, con una prefazione di Cristina Acidini, già Soprintendente per il Polo museale fiorentino.
Del «Sommo poeta» non è noto alcun documento autografo, ma la sua presenza a Firenze è un po’ ovunque, a cominciare dal Battistero di San Giovanni, in piazza Duomo, dove, davanti ai suggestivi mosaici di Coppo di Marcovaldo, lo scrittore trasse quasi certamente ispirazione per la sua «Commedia». Il viaggio dove «incontrare» le «tracce» del poeta toscano porta, poi, al Museo nazionale del Bargello, all’antica sede dell’Arte dei giudici e notai, all’ex-Chiesa di San Pier Scheraggio, oggi inglobata negli Uffizi, a piazza Santa Croce, alle storiche biblioteche di città e alla Società dantesca.
Una passeggiata per la città viene proposta anche da Verona, primo approdo del poeta dopo l’esilio da Firenze e luogo nel quale videro la luce il «De vulgari eloquentia» e buona parte del «Paradiso». 
Dalla chiesa di Sant’Elena ai palazzi scaligeri affacciati su piazza dei Signori, dalle Arche scaligere alle chiese di San Zeno, San Fermo e Sant’Anastasia, il visitatore potrà seguire le tracce dello scrittore, percorrendo le sue stesse strade, entrando nei palazzi e nelle chiese che egli ammirò.
Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti in un'agile mappa, un prezioso vademecum cartaceo e virtuale per guidare il visitatore in un immaginario viaggio spazio-temporale. 
Questa iniziativa è il primo tassello di un ricco programma ideato da Verona per ricordare Dante Alighieri.
Tra la primavera e l’autunno sono, infatti, in calendario la rassegna «Dante e Shakespeare: il mito di Verona» alla Gam, la mostra «L’Inferno di Michael Mazur» a Castelvecchio, il restauro della Statua di Dante di Ugo Zannoni, in piazza dei Signori, ma anche il convegno «Con altra voce omai, con altro vello. Dante tra antico e moderno» e, quando i teatri riapriranno, gli spettacoli «Visioni di Dante» del Teatro Stabile del Veneto, «Dantexperience», con la Budapest National Philarmonic Orchestra e Sonia Bergamasco, e «Cantiere Dante» di Marco Martinelli e Ermanna Montanari.
 
Dall’Inferno ai luoghi e ai personaggi danteschi, quando la mostra è virtuale 
Tra le mostre già inaugurate, visibile sia in presenza che on-line, c’è, poi, «Visioni dell’Inferno» a Rovigo, nelle sale di Palazzo Roncale. L'esposizione allinea le opere di grandi artisti come il francese Gustave Doré (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), lo statunitense Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) e la tedesca (a noi contemporanea) Brigitte Brand, che si sono lasciati ispirare dalla Cantica più ricca di potenza evocativa dell'opera simbolo dantesca.
A completare la rassegna ci sono, poi, alcune preziose edizioni della «Commedia», la prima del 1512, importanti per le glosse o per le illustrazioni, proprietà dell’Accademia dei Concordi e della Biblioteca del seminario, realtà entrambe rodigine.
Lungo il percorso sono presenti anche le illustrazioni di Patrick Waterhouse e Walter Hutton, due giovani artisti in residenza a Fabrica, il laboratorio artistico Benetton, e «L’Inferno di Topolino», l’edizione speciale del celebre fumetto, disegnata da Angelo Bioletto e sceneggiata in terzine dantesche da Guido Martina.
In modalità virtuale è visibile anche «Dante 700», un racconto del mondo lirico, politico e biografico di Dante Alighieri attraverso venti fotografie, a cura del fotoreporter Massimo Sestini, che ritraggono il volto del poeta in luoghi che ne conservano memoria, da Firenze a Ravenna, passando per Venezia, Roma, Verona Poppi e la sorgente dell'Arno sul Monte Falterona.      
Anche la Fondazione Creberg di Bergamo partecipa al cartellone di #Dante700 con un docu-film sui personaggi della «Divina Commedia». Il filmato, della durata di circa quarantacinque minuti, si avvale delle suggestive illustrazioni di Angelo Celsi.  Le musiche originali sono state appositamente composte ed eseguite da Alessandro Fabiani; mentre l'elaborazione grafica è di Eleonora Valtolina. Nato da un progetto di Angelo Piazzoli ed Enzo Noris, il docu-film - disponibile su tutti i canali social della fondazione bergamasca - narra nel dettagli personaggi più o meno noti delle tre Cantiche, da Paolo e Francesca a Ciacco, da Farinata degli Uberti a Pier Delle Vigne, da Ulisse al Conte Ugolino, da Piccarda Donati a San Bernardo di Chiaravalle.                            
Si apre così il ricco calendario di appuntamenti che nei prossimi mesi celebrerà Dante Alighieri e l’attualità della sua scrittura. Una scrittura capace di descrivere, oggi come ieri, i vizi e i difetti dell’uomo e, dunque, sempre di interessante lettura. (sam)

giovedì 4 febbraio 2021

«A History of Style», la nuova collezione di Boucheron guarda alla creatività dell’ Art Déco


Glamour, opulento, eclettico, ricercato, moderno: sono questi gli aggettivi più spesso abbinati all’Art Déco, lo «stile figlio della Prima guerra mondiale», con cui la ricca borghesia del tempo cercò di lasciarsi alle spalle gli orrori del recente passato. All’arte dei «ruggenti Anni Venti» guarda la nuova collezione di alta gioielleria «A History of Style, Art Déco» di Boucheron, proposta in occasione di Paris Haute Couture, a partire dalle creazioni del secolo scorso rivisitate oggi dall’occhio creativo di Claire Choisne
La creative director dell’azienda francese, che oggi vanta sessantasei boutiques in tutto il mondo, ha estrapolato lo spirito, la linea, la semplicità assoluta di un tempo in cui le donne parigine affermavano la propria femminilità indossando capi maschili, mettendo in bella mostra scollature, pantaloni a vita alta, collane lunghe e capelli corti.
Claire Choisne ha scelto di celebrare lo spirito dell’Art Déco, un tempo in cui lo stile era una questione di atteggiamento, focalizzandosi sul femminile e sul maschile, sull’opulenza delle linee pure, sul contrasto tra bianco e nero, accentuato da un tocco di colore.
Anelli, spille, collane, ma anche cravatte e cinture diventano così pezzi multiwear dal gusto genuinamente contemporaneo. Un gusto nuovo, ma che guarda al passato, al seme gettato dal sarto Paul Poiret, che per la prima volta, negli anni '20, propose una costruzione verticale e ripulita dalle ridondanze, quindi più pratica.
Geometrismo assoluto e stile asciutto caratterizzano, per esempio, la «Cravate Émeraude», una collana in oro bianco, soffice e delicata come la seta, su cui poggia una spilla removibile con uno smeraldo da 8,02 carati e un gioco in lacca e onice nero, che è eco della couture di quegli anni di emancipazione, in cui le donne affermavano il proprio stile indossando accessori rubati dai guardaroba dei propri compagni.
Si trasforma in un elegante cravatta anche «Lavallière Diamants», collana costellata di diamanti e decorata da tre trecce impreziosite da grandi anelli in lacca nera. Sembra, invece, una corazza il «Plastron Émeraudes», vistosa cravatta da cerimonia che si ispira alle collane Boucheron create sul finire dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento per il maharaja di Patiala. Nella tradizione del multiwear di Boucheron, questo prezioso mozzafiato - realizzato con duecento perle di smeraldo, per un totale di 1071,97 carati - è in grado di trasformarsi in choker e in un bracciale e può essere abbinato a anello grafico e a due diverse coppie di orecchini disponibili nel medesimo design.
Uno tocco di verde impreziosisce anche «Chevron Émeraude», una catena in morbido oro bianco su un pavé di diamanti, che termina con una goccia di smeraldo da 61,35 carati. L ’audacia di questo pezzo, che usa il motivo a gallone, risiede nel suo fermaglio, che permette di regolare la catena alla lunghezza perfetta e che è anche un gioiello di per sé.
Il motivo a gallone, vera e propria icona dell’Art Déco, viene usato anche in «Ruban Diamants», un gioiello versatile che può essere indossato tanto come cintura da uomo su smoking quanto come cerchietto o collarino da donna e perfino come una coppia di braccialetti genderless.
«Nœud Diamants» è un altro pezzo di alta gioielleria che gioca sui contrasti. L’occhio creativo di Claire Choisne ha fatto di un papillon una spilla in lacca nera e oro bianco, impreziosita da una base di diamanti, che può essere appuntata su un abito nero, ma anche su un’acconciatura da valorizzare. Il versatile papillon può anche essere trasformato in un anello: un solitario da 1,50 carati, con il bordo nero, oppure un anello da papillon couture.
Eleganza senza tempo emana anche la linea «Liseré Diamants», orecchini e anelli con un diamante taglio goccia da 5,27 carati, bordato di nero. 
Dal fascino intramontabile è, poi, «Col Émeraudes», una collana dal design puro, che segue la linea nitida di una scollatura a V e ci dice tanto sulle modernità dell’Art Déco e sulle inconfondibili peculiarità di Boucheron. Il suo design estremo vuole osare molto, posizionando ventotto smeraldi in orizzontale, per un totale di 24,59 carati.
Le pietre con taglio smeraldo, intagliate nel cristallo e costeggiate di onice, richiamano la forma di place Vendôme, ma anche l’eleganza cromatica che Claire Choisne desidera conferire alla sua collezione con il verde luminoso, il bianco intenso e il nero grafico. La stessa linea si trova in un anello e in una coppia di orecchini a leverback, che richiamano il motivo a ciottoli della piazza parigina.
Uno smeraldo e il richiamo stilistico a place Vendôme impreziosiscono, infine, anche «Chevalière Émeraude», anello con sigillo dal design ottagonale.
Con le sue asciutte geometrie e le sue sinuose linearità, con il suo gioco elegante di bianco e nero, accentuato da un tocco di verde, con il suo lusso sfarzoso e la sua capacità di farsi notare con eleganza, la collezione «A History of Style, Art Déco» dimostra di essere una dichiarazione di libertà e di stile, di modernità e di joe de vivre, gioia di vivere di una generazione che, appena uscito dalla guerra, guardava con fiducia al domani. Quella stessa fiducia di cui ha tanto bisogno il nostro tempo. 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Lavallière Diamants. Versione spilla; [fig. 2] Col Emeraudes. Collana; [fig. 3] Chevalière Emeraude. Anello; [fig. 4] Noeud Diamants. Versione gioiello per capelli 

Informazioni utili
www.noucheron.com