ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 23 ottobre 2021

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 18 al 25 ottobre 2021

DA FIRENZE A INNSBRUCK: LA MADONNA CON IL BAMBINO, GIOVANNI BATTISTA E DUE ANGELI DI SANDRO BOTTICELLI IN PRESTITO AL TIROLER LANDESMUSEUM FERDINANDEUM
Dalla Toscana a Innsbruck, nel cuore del Tirolo austriaco: è questo il viaggio che ha fatto in questi giorni la tavola «Madonna con il Bambino, Giovanni Battista e due angeli» della Galleria dell'Accademia di Firenze, protagonista della mostra «Ein Botticelli für Innsbruck (Un Botticelli per Innsbruck)», allestita fino al 30 gennaio al Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum (il museo aperto dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 18, con costo del biglietto che varia dai 12,00 ai 7,00 euro).
L’opera è una delle numerose tavole che il pittore rinascimentale, uno degli artisti più importanti in assoluto, conosciuto soprattutto per la «Primavera e «La nascita di Venere», ha dedicato alla rappresentazione della Vergine con il Figlio, un tema ricorrente nella pittura del tempo sia in Italia che a nord delle Alpi, come documentano altri due dipinti, provenienti dalla collezione dei musei statali tirolesi, selezionati dai curatori Pietro Scholz e Pietro Assmann per la mostra austriaca.
La «Madonna con il Bambino, Giovanni Battista e due angeli» (tempera su tavola, 98x97 cm), datata 1468, è un’opera giovanile di Sandro Botticelli (1445-1510) che, pur rimanendo legato allo stile dei maestri del tempo, quali Verrocchio e Filippo Lippi, mostra una volontà di emanciparsi dagli illustri modelli. L’artista utilizzò più volte questo modello iconografico, perfetta sintesi di elementi reali e ideali di bellezza e virtù. Lo schema compositivo, con la Vergine che tiene in braccio con grazia e amore il Bambino, «è arricchita – raccontano dalla Galleria dell’Accademia - dalla presenza di due angeli e di San Giovanni Battista. Un cherubino sorregge Gesù, mentre l’altro volge lo sguardo idealmente verso l’osservatore. Il Bambino non è rivolto verso la madre, ma sembra concentrato su qualcosa di più lontano. San Giovannino e la Vergine sono invece assorti, come se fossero in uno stato di profonda meditazione».
L’abito della Madonna, finemente dipinto, rispecchia la moda dell’epoca. L’abilità tecnica dell’artista, conosciuto per le sue fisionomie eleganti e di una aggraziata bellezza ideale, è riscontabile anche nella complessa esecuzione a tempera dei tessuti in trasparenza, come documenta l’incresparsi del velo sulla fronte e il suo ricadere ondulato sul collo.
La tavola, per il piccolo formato probabilmente era destinata alla devozione domestica. Non sono note né la committenza né la collocazione originaria: dai documenti risulta che fino al 1900 si trovava all’Ospedale di Santa Maria Nuova e dal 1919 è esposta alla Galleria dell’Accademia di Firenze. L’opera è stata restaurata dall’Opificio delle Pietre dure nel 1979. L’ultimo intervento di manutenzione risale, invece, al 2011.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.tiroler-landesmuseen.at/ausstellung/ein-botticelli-fuer-innsbruck/.

«SURFACE AND DEPTH», LA ROME ART WEEK 2021 RACCONTA IL RICAMO CONTEMPORANEO
Si intitola «Surface and Depth» la mostra sull’arte del ricamo in programma dal 26 al 31 ottobre a Roma, negli spazi di Palazzo Velli, vero e proprio hub creativo nel cuore di Trastevere.
Curata da Cat Frampton, Felicity Griffin Clark e Olga Teksheva, la rassegna allinea circa settanta artisti, provenienti da tredici Paesi, che hanno liberamente interpretato il tema della «superficie e della profondità» rendendo il ricamo un vero e proprio materiale scultoreo, come fosse addirittura pietra, e sdoganandolo così dalla sua visione classica bidimensionale, «fino a spingerlo – si legge nella nota stampa - nelle nuove frontiere del 3D e magari, in un prossimo futuro, anche in 4K».
Per la seconda volta a livello internazionale, dopo la rassegna di Londra del 2019, la Society for Embroidered Work mette, dunque, in mostra nella Capitale lavori che usano il filo come se fosse pittura o scultura. Nelle opere esposte, l’idea vecchia del ricamo come «decorazione» e «lavoro artigianale» viene stravolta, rivisitata e attualizzata; gli artisti dedicano la loro ricerca a importanti temi sociali, scientifici e ambientali.
La mostra è inserita nel calendario ufficiale della Rome Art Week 2021, la settimana dedicata all’arte contemporanea promossa e organizzata da Kou - Associazione culturale per la promozione delle arti visive, che coinvolge, tra gli altri, la Casa argentina, il Forum austriaco di cultura, la Real Academia de España, la Temple University Rom e l’Aaie Contemporary Art Center. 
Mostre personali e collettive, open studio, performance, talk, visite guidate gratuite, eventi e appuntamenti virtuali animeranno la città per una settimana, dal 25 al 30 ottobre. Si conta sul coinvolgimento di 142 gallerie e istituzioni, 339 artisti, 58 curatori e oltre 376 eventi sparsi in musei, gallerie, spazi espositivi di tutti e 35 quartieri della città.
Tra gli eventi in programma si segnalano: «Per un prossimo reale», personale di Antonio della Guardia alla Fondazione Pastificio Cerere, la collettiva «Rescue it! Artisti in movimento» sui temi dell’Agenda 2030 dell’Onu all’Ex Garage, la mostra «Subversiones» di Estibaliz Sádaba Murguía alla galleria AlbumArte, e l’incontro on-line con l’autore Marco Ciccolella e il suo progetto «People and Places».
Oltre agli eventi in presenza, Rome Art Week offre una vetrina accesa 356 giorni su 365 a tutti i partecipanti: il sito www.romeartweek.com, un vero e proprio portale di networking attivo in cui ogni artista, curatore e struttura può continuare a promuovere il proprio lavoro; la piattaforma è anche uno strumento per trovare tutte le informazioni riguardanti gli eventi, le visite guidate gratuite e i percorsi suggeriti durante la manifestazione. 

Nelle foto: 1. Opera di Rima Day; 2. Opera di Linda McBain

TORNA DESIGN200, UNA DELLE ASTE DI MAGGIOR SUCCESSO DELLA MAISON CAMBI
Ritorna in scena il design da Cambi. Dopo i soddisfacenti risultati di «Fine design» a giugno (185% di venduto per valore) e di «Design 200» a marzo (stime di partenza più che raddoppiate), la maison milanese propone per il prossimo 27 ottobre, nella sua sede di via San Marco 22, una seconda asta dedicata al «Design 200», con una selezione di maestri italiani e internazionali dagli anni ’50 ai primi anni ’70.
Il top lot del catalogo è un «Lampadario Dahlia» del ’54, firmato dal maestro vetraio e decoratore Max Ingrand, con struttura in ottone zapponato e nichelato (stima: 15.000 - 20.000). Un altro imperdibile lotto del designer francese è la «Lampada da terra modello 2020», con struttura in ottone e metallo laccato, degli anni ’60 (stima: 6.000 - 8.000 euro).
L’asta proporrà anche un’ampia selezione di sedute come lo scenografico «Divano modello Camaleonda composto da quattro moduli e due pouf» di Mario Bellini (stima: 6.000 - 8.000 euro), un’icona dell’arredamento negli anni ’70. Un’altra coppia di divani - sempre di quegli anni - da tenere d’occhio durante la vendita è il modello Soriana (stima: 4.000 - 6.000 euro), firmato da Afra e Tobia Scarpa, Il disegno originale vinse il Compasso d’oro nel 1969 e diede vita a un divano di design dalle linee morbide e generose, nato per offrire comfort e rendere l’ambiente di casa ancora più raffinato.
Meritano una menzione, tra i pezzi all’asta, anche il «Tavolo modello Rosa dei venti» di Mario Ceroli, prodotto da Poltronova nel 1973 e marchiato a fuoco (stima: 5.000 - 7.000 euro), l’«Attaccapanni modello AT16» di Osvaldo Borsani, con struttura in allumino e acciaio degli anni ‘60 (stima: 2.500 - 3.000 euro), e la «Specchiera con struttura in metallo e ottone con cornice in cristallo curvato colorato molato e inciso» di Santambrogio e de Berti (stima: 1.500 - 2.000 euro).
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito cambiaste.com.

Nella foto: Max Ingrand, Lampadario Dahlia mod. 1563 con struttura in ottone zapponato e ottone nichelato. Diffusori in cristallo colorato, curvato e molato. Prod. Fontana Arte, Italia, 1954

«IL GIARDINO E LA LUNA», MARCO GOLDIN RACCONTA IN UN LIBRO L’ARTE DELL’OTTOCENTO
Esce in libreria giovedì 21 ottobre il nuovo libro di Marco Goldin: «Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo» (La nave di Teseo, 600 pagine, 200 illustrazioni a colori nel testo, 24 euro).
Con una scrittura coinvolgente anche dal punto di vista letterario, l’autore si muove agevolmente su un terreno che studia da molti anni e che conosce alla perfezione, quello dell’arte internazionale del XXI secolo tra Europa e America, inseguendo il tema, decisivo, della natura e dando voce non soltanto agli artisti più noti, ma anche ad esperienze poche studiate.
Il libro parte dalla straordinaria stagione romantica, tra Germania e Inghilterra, in un viaggio che spazia da Friedrich a Turner a Constable. Ci si sposta, quindi, in Francia, il cuore dell’arte del secolo, con Corot, Millet e la scuola di Barbizon, esperienze che aprono alla nascita dei vari realismi e che mostrano i legami con la fotografia. Il percorso prosegue in America, con gli affascinanti pittori della Hudson River School, da Thomas Cole a Edwin Church, ma anche con l’impressionismo a stelle e strisce e con Winslow Homer, un autore che precorre le atmosfere sospese di Hopper. Il libro racconta, poi, il magico e incantato realismo della Scandinavia, con incursioni nel centro e nell’est dell’Europa.
Sfogliando il volume, di pagina in pagina, si trova, infine, un’ampia ricostruzione, sia storica che artistica, dell’impressionismo. Il conflittuale rapporto con il Salon, le otto mostre impressioniste dal 1874 al 1886, i grandi pittori che ne hanno decretato il successo, da Monet a Renoir, da Cézanne a Degas, senza dimenticare Manet sono i temi trattati.
In appendice, è possibile leggere tre capitoli riservati ad altrettanti poeti - T.S Eliot, Attilio Bertolucci e Goffredo Parise - che sono stati fondamentali nella formazione sentimentale per lo scrivere di pittura di Marco Goldin Goldin. A loro l’autore riserva alcune decine di pagine incentrate soprattutto sul rapporto tra uomo e natura, quello stesso da cui muovono i suoi due testi poetici e che il critico pone, con il titolo «Luce del principio», all’inizio del libro.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://www.lanavediteseo.eu/

AL VIA «ART RAIDERS – CACCIA AI TOMBAROLI», LA SERIE DI SKY SUI FURTI DI OPERE ANTICHE
«L’Italia è lo scrigno di uno dei patrimoni artistici più importanti del mondo, ma è anche il Paese dove migliaia di preziosi reperti archeologici vengono trafugati ogni anno, costituendo uno dei più grandi traffici illeciti globali». Secondo i dati a disposizione, «una ragnatela di intrighi e interessi ha polverizzato più di 3 milioni di opere d’arte in cinquant’anni, legando a doppio filo tombaroli e collezionisti bramosi di possesso, la criminalità organizzata e alcuni dei più prestigiosi musei del mondo». A questa storia guarda il nuovo prodotto televisivo di Sky Arte, «Art Raiders. Caccia ai tombaroli», che racconta le storie di chi ha scavato per rubare capolavori dimenticati, di chi li ha venduti come una merce qualsiasi e dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, primo nucleo investigativo al mondo che dal 1969 lavora sui crimini legati alla cultura.
Per la regia di Simona Risi, scritta da Donato Dallavalle e Cecilia Ferrara, l’inedita docu-serie (visibile anche in streaming su Now) ha preso il via martedì 19 ottobre, alle ore 21:15, con una puntata sul cratere di Eufronio, un vaso di grandi dimensioni a figure rosse, quasi intatto, risalente al V secolo a.C. e firmato da uno degli artisti più famosi dell’epoca, il ceramista Eufronio. L’opera, entrata in modi non chiari a far parte del patrimonio del Metropolitan Museum of Arts di New York nel 1972, è stata oggetto di un’indagine lunga trent’anni, che ha portato gli investigatori da Cerveteri a Ginevra passando per Parigi, fino a quando è stata restituita nel 2008 all’Italia.
Sono previste in tutto quattro puntate. Come in un noir, protagonista di ogni episodio sarà l’opera d’arte stessa, una sorta di «sequestrato speciale» coinvolto in un caleidoscopio di incredibili storie che intrecciano arte, antichi miti, indagini impossibili, traffici pericolosi, organizzazioni criminali e i più grandi musei del mondo.
Il secondo appuntamento televisivo sarà focalizzato sulla Dea di Morgantina (26 ottobre, alle ore 21.15), una statua di scuola greca apparsa magicamente nell’estate del 1988 al museo J.P. Getty di Los Angeles e proveniente molto probabilmente da uno scavo siciliano.
La serie televisiva parlerà, poi, della Triade Capitolina (2 novembre, ore 21:15) e del Vaso di Assteas (9 novembre, ore 21:15), opere che legano il loro nome alle figure di due celebri tombaroli: Pietro Casasanta e Pasquale Camera.
La serie si avvale di interviste, riprese girate nei luoghi degli scavi e nei musei che oggi ospitano le opere d’arte recuperate, ricostruzioni in studio e animazioni – realizzate da TIWI – che ripercorrono i momenti salienti della storia.
«Art Raiders. Caccia ai tombaroli» racconta così un momento storico in cui tutto sembrava permesso, anche svendere preziosi aspetti della nostra identità. Un momento storico che, speriamo, sia morto e sepolto.

«WOMAN'S WORLD», A FIRENZE IL MONDO VISTO DALLE DONNE
È stata dedicata alle «Next Generation Women», la nuova generazione di donne europee e del mondo in dialogo con le voci storiche del femminismo, la quarta edizione del festival «L'eredità delle donne», con la direzione artistica di Serena Dandini, che si è tenuta a Firenze in Manifattura Tabacchi dal 22 al 24 otto-bre (via delle Cascine 35) e on-line su www.ereditadelledonne.eu. Tra i nomi più attesi nella città toscana ci sono la femminista americana Gloria Steinem, la ricercatrice Hatice Cengiz, l’economista Noreena Hertz, il premio Oscar Geena Da-vis e il filosofo e scrittore Paul B. Preciado.
In occasione dell0a manifestazione, promossa da Elastica con la Fondazione CR Firenze e la partnership di Gucci, è stato organizzato un calendario Off con concerti, trekking, visite guidate, mostre, laboratori ma anche sessioni di counseling, sfilate di moda e attività sportive: oltre centoottanta eventi che hanno coinvolto più di centosettanta realtà.
Per l’occasione, «Informacittà – L'arte di comunicare», freepress di informa-zione culturale nata nel 1997 e oggi distribuita in tutta la Toscana, si è tinta di rosa e sta ospitando nei suoi spazi di via San Gallo una rassegna con le opere di alcune delle più interessanti street artist. I lavori esposti parlano del mondo delle donne, ma sono anche una denuncia sociale e una riflessione sui temi del diritto, della rinascita e della crescita.
Tra le artiste in mostra ci sono la fiorentina Footoose_Footloose con i suoi paste up che raffigurano le scarpette rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, la giovanissima illustratrice italobrasiliana Giújuba con i suoi disegni che raccontano il disagio sociale del nostro tempo, il collettivo femminile veneto Dare Hood con i suoi slogan militanti, e le ineffabili LeDiesis con la loro Madonna di Kabul e i SuperBlack, una serie di lavori grafici realizzati durante il lungo lockdown.
La mostra, aperta dal 22 ottobre al 14 novembre (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle ore 17; sabato e domenica su appuntamento telefonando al numero 348 2416549), vedrà anche la presenza dell’attivista romana Laika MCMLIV, al suo debutto sulla scena artistica di Firenze, e di Ale Senso, street artist italiana, di base a Berlino, che ha all’attivo collaborazioni con aziende quali Budweiser, Fiat, Raitunes, Amica Magazine, La Rinascente, Adidas.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.informacitta.net.

LA SCENOGRAFA E COSTUMISTA SANTUZZA CALÌ DONA IL SUO ARCHIVIO ALLA FONDAZIONE CINI DI VENEZIA
Artista raffinata e fantasiosa, Santuzza Calì (Pulfero, 28 marzo 1934) è stata assistente del pittore Oskar Kokoschka e preziosa collaboratrice di Emanuele Luzzati, con il quale ha stretto un sodalizio artistico tra i più fecondi e proficui della scena teatrale italiana. Dall’inizio della sua carriera a oggi, l’artista ha disegnato i costumi e le scene per circa quattrocento spettacoli di prosa, opera e teatro ragazzi, collaborando con registi come Tonino Conte, Filippo Crivelli, Gianfranco De Bosio, Franco Enriquez, Alessandro Fersen, Vittorio Gassman, Ermanno Olmi, Paolo Poli, Maurizio Scaparro e Aldo Trionfo.
Per ricostruire questa storia, dal prossimo mercoledì 20 ottobre, si potrà andare a Venezia, sull’isola di San Giorgio Maggiore. La costumista e scenografa friulana ha, infatti, donato il suo ricco archivio all’Istituto per il teatro e il melodramma della Fondazione Cini, diretto da Maria Ida Biggi.
La donazione è composta da disegni originali, figurini e bozzetti a cui si affianca un cospicuo numero di schizzi e studi preparatori. I documenti, suddivisi e ordinati in oltre duecentocinquanta cartelle, coprono l’intero arco di attività di Santuzza Calì, dal 1969 a oggi.
La donazione è stata ufficializzata mercoledì 20 ottobre con un incontro aperto al pubblico (per informazioni tel. 041.2710236, e-mail teatromelodramma@cini.it), che ha visto la presenza della stessa Santuzza Calì, di Gianfranco de Bosio e di Lorenzo Salveti. Sono, inoltre, stati previsti un contributo video di Maurizio Scaparro e la testimonianza di amici e collaboratori della Calì.
Durante la presentazione è stato possibile ammirare anche una selezione di materiali d’archivio mai esposta prima d’ora. La mostra, allestita in Sala dei Cipressi, sarà visitabile fino al 26 ottobre, dalle ore 10 alle ore 16, solo su appuntamento.
Per prenotare la propria visita alla mostra è possibile telefonare al numero 041.2710236 o scrivere a teatromelodramma@cini.it.

«I FARNESE A VITERBO»: MANOSCRITTI RARI E REPERTI CERAMICI RACCONTANO LA STORIA DI UNA NOBILE FAMIGLIA RINASCIMENTALE
Viterbo celebra la famiglia Farnese. Fino al 14 novembre, al Museo della ceramica della Tuscia vengono ricostruite, attraverso una mostra documentaria, le biografie e le storie di papa Paolo III, di suo figlio Pier Luigi, della nuora Girolama Orsini e del nipote Alessandro Farnese, «il grande cardinale», del quale lo scorso anno si sono celebrati i 500 anni dalla nascita.
Lo sfondo su cui si intrecciano le vicende di questi personaggi è la Viterbo tra Quattro e Cinquecento, una città gloriosa e vitale, punto nevralgico dell’amministrazione del Patrimonio di San Pietro.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Caravit, mette in relazione reperti bibliografici e archivistici provenienti dalla Biblioteca consorziale di Viterbo – nello specifico importanti manoscritti mai esposti al pubblico, libri e incisioni - con reperti ceramici esposti nel Museo della ceramica della Tuscia.
Le sale che ospitano la mostra rappresentano un valore aggiunto per l’esposizione: Palazzo Brugiotti è, infatti, un’opera architettonica costruita in concomitanza con il grande piano urbanistico della Via Farnesiana (oggi via Cavour), voluto da papa Paolo III e portato a termine dal nipote, il cardinale Alessandro Farnese.
Per informazioni e prenotazioni sulla mostra «I Farnese a Viterbo» (aperta dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18, con ingresso libero) è possibile inviare una e-mail all’indirizzo museoceramicatuscia@fondazionecarivit.it o telefonare al numero 0761.223674.

«IN TOUR»: IN LOMBARDIA TRE GIORNI TRA LUOGHI DEL DESIGN, ARCHIVI D’ARTISTA E MUSEI D’IMPRESA
È un incentivo al turismo di prossimità quello che propone la prima edizione di «In tour - Design, artisti, made in Italy», programma ideato dall’associazione MuseoCity - con il Circuito lombardo musei design, l’Aitart - associazione italiana archivi d’artista e Museimpresa - per il fine settimana dal 22 al 24 ottobre.
Grazie ad aperture coordinate, visite guidate e incontri di approfondimento on-line, ma anche a mostre, conferenze ed eventi speciali, sarà possibile viaggiare in varie località della Lombardia per conoscere musei, archivi-museo, studi e case-museo, che sono stati testimoni nella nascita del design e del progetto, ma anche per scoprire archivi d’artista, depositari di patrimoni affascinanti in cui vicende personali, fatti d’arte e avvenimenti storici si intrecciano, e per visitare musei e archivi d’impresa, luoghi che offrono un racconto della storia produttiva e imprenditoriale del Paese.
Tra le aperture da non perdere ci sono quelle dell’Archivio Cassinari, visitabile per la prima volta, della Fondazione Remo Bianco, la cui sede si trova all'interno di un complesso industriale, del nuovo Museo Molteni, da poco inaugurato, e di Galleria Riva, che mostrerà straordinariamente al pubblico il Cantiere e la Galleria storica di Sarnico.
Tra le altre iniziative da segnalare ci sono: la visita guidata alla Project room dell’Archivio atelier Pharaildis Van den Broeck, nata dalla collaborazione tra l’artista Sara Enrico e il fashion designer Fabio Quaranta, il concerto degli studenti del conservatorio Donizetti di Bergamo all’Associazione Longaretti, e le degustazioni di vino al Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro.
Come anteprima, fino a giovedì 21 ottobre, le guide turistiche di Milanoguida proporranno una nuova serie di podcast - pubblicati su Spotify, Apple e Google Podcast - per far scoprire ai visitatori nuovi itinerari in Lombardia. MuseoCity pubblicherà, invece, sulla sua App e in una nuova sezione del sito internet, che rimarrà visibile anche dopo la tre giorni di «InTour», alcuni itinerari culturali da percorrere autonomamente, a piedi, in bicicletta, con mezzi di trasporto pubblico o privato.
A Milano, in questi stressi giorni, è in programma anche la nona edizione del Milano Design Film Festival, manifestazione a cura di Silvia Robertazzi e Porzia Bergamasco che, dal 21 al 24 ottobre, animerà la città con la proiezione di documentari, inchieste, biopic, fiction e film d’animazione in vari luoghi, dal teatro Franco Parenti a villa Scheibler, dalla cascina ottocentesca sede di Lom (Locanda Officina Monumentale) alla sede milanese dell’Ordine degli architetti. L’intero programma può essere consultato sul sito www.milanodesignfilmfestival.com, che propone anche un palinsesto di film in streaming. Per maggiori informazioni su «InTour» è, invece, possibile consultare il sito https://www.museocity.it/.

Nelle foto: 1. Fondazione Museo Vico Magistretti; 2. Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro

«CURATELA E CONSERVAZIONE: ABITI E TESSUTI NEI MUSEI», UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A TORINO
Il vestito dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e l’abito da ballo della regina Margherita, le creazioni di Elsa Schiapparelli, la casula del vescovo di Ravenna Giovanni Angelopte (477 - 479 d.C.) e gli abiti da Oscar del «Casanova» di Federico Fellini: sono questi alcuni dei preziosi oggetti raccontati, giovedì 21 e venerdì 22 ottobre, al convegno internazionale «Curatela e Conservazione: abiti e tessuti nei musei».
Organizzato al Ccr - Centro conservazione e restauro La Venaria Reale e realizzato da The Association of Dress Historians - ente benefico della Charity Commission for England and Wales, che supporta e promuove lo studio e la pratica professionale nell’ambito della storia degli abiti, dei tessuti e degli accessori di tutte le culture e regioni del mondo, dall’antichità al giorno d’oggi - il convegno è stata un’occasione unica per approfondire lo studio del restauro di abiti e tessuti e di conoscere alcune delle più importanti esperienze internazionali.
Esperti provenienti dalla University of Applied Arts di Vienna, dal Metropolitan Museum of Art di New York, dal Victoria & Albert Museum, dall’Ecole du Louvre e molti altri, hanno affrontato i temi più disparati, attraversando un arco temporale che va dall’antico Egitto al Medioevo, dagli anni Sessanta alla contemporaneità, sempre attraverso la lente dei più importanti progressi scientifici.
Tecnica e strumentazioni scientificamente e tecnologicamente più avanzate, si affiancheranno anche a confronti sulle modalità di esposizione museale dei patrimoni legati alla moda, o sulle ultime possibilità concesse dall’uso del 3D.
«Curatela e Conservazione: abiti e tessuti nei musei» offre non solo una full immersion nelle tecniche del restauro e della conservazione, ma anche un’occasione preziosa per conoscere i laboratori del Ccr - Centro conservazione e restauro La Venaria Reale che vantano le più avanzate strumentazioni, e professionisti impegnati su manufatti di valore inestimabile.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.centrorestaurovenaria.it/.
 
Nella foto: Campioni di tintura su seta e lana, colori estratti da: Crocus sativus L. (fiore), Iris germanica L. (fiore), Iris florentina (fiore), Crocus sativus L. (stimmi)., Dactylopius coccus (estratto di insetto), Sambucus nigra L. (bacche), Punica granatum L. (buccia del frutto), Urtica dioica L. (foglia), Castanea sativa (riccio), Rubia Tinctorum L. (radice). Foto: Elisabetta Milani.

VENEZIA, AL VIA CON «C'ERA UNA VOLTA... IL MOSE E LA MEDUSA» IL CICLO «ATELIER DES ENFANTS»
Si apre a Venezia con l’artista albanese Driant Zeneli (1983, Shkoder, Albania) «Atelier des Enfants», un ciclo di appuntamenti promossi da Palazzo Grassi per i più piccoli. L’originale format, riservato ai bambini dai 7 agli 11 anni, privilegia il rapporto diretto con gli artisti e le loro pratiche ponendole in relazione con la pedagogia.
Il progetto di Driant Zeneli, in cartellone nelle giornate di sabato 23 (ore 10:30 – 12:30 e ore 15:30 – 17:00) e domenica 24 ottobre (ore 10:30 – 12:30), si intitola «C'era una volta... il Mose e la Medusa» ed è un atelier dedicato alla relazione tra natura e robotica che prende ispirazione da Venezia.
L’artista invita i bambini a immaginare mondi possibili disegnando e costruendo meduse robotiche capaci di pulire il Mose, complessa architettura moderna della città per risolvere il problema dell’acqua alta, presentato in questa occasione come un grande mostro marino. A partire dal dialogo diretto con alcuni degli autori del volume «Effetto Mose. Le sfide di un progetto per il futuro», edito da Marsilio Editori (2021), Driant Zeneli ha tratto documenti, fotografie, video su cui i bambini lavoreranno esaminando il tema delle interazioni tra uomo e macchina. Per meglio sviluppare la componente ludica e meccanica, l’atelier si avvale della competenza offerta da un team di giovani ricercatori genovesi inventori di Hydrocarbot, un robot che pulisce il mare dagli idrocarburi raccogliendoli e riciclando.
Il costo del laboratorio, di cui si possono avere maggiori informazioni all’indirizzo e-mail education@palazzograssi.it, è di euro 20,00 a testa ed euro 15,00 per i fratelli.
«Atelier des Enfants» proseguirà nelle giornate da lunedì 13 a venerdì 18 dicembre con Quattrox4, compagnia che dal 2011 promuove la cultura del Circo contemporaneo in Italia come linguaggio artistico. La classe di creazione è liberamente ispirata alla figura del contrapposto. Al termine degli incontri, la compagnia si esibirà in una restituzione aperta al pubblico nell’atrio del museo.
Per maggiori informazioni sui progetti educativi di Palazzo Grassi è possibile visitare la sezione «Education» del sito www.palazzograssi.it.
 
MILANO, ALESSANDRO HABER LEGGE «ROVINE» DI GABRIELE TINTI

Verrà presentato al Mudec – Museo delle culture di Milano il nuovo libro di Gabriele Tinti, «Rovine», edito da Libri Scheiwiller e disponibile alla lettura dal prossimo 28 ottobre. L’incontro, fissato per le ore 19:30 di martedì 26 ottobre, vedrà la presenza dell’attore Alessandro Haber, che per l’occasione leggerà alcune poesie dello scrittore e critico d’arte italiano.
Ispirandosi ad alcuni fra i più grandi capolavori di arte antica, Gabriele Tinti muove dal tragico senso di morte e di vacuità con l’obiettivo di donare nuova vita e pensiero alla statuaria greco romana e a tutte quelle reliquie di un’umanità oramai scomparsa che vorremmo rendere eterne.
Il testo, destinato alla «scultura vivente dell’attore», è il frutto di letture dal vivo che, nel corso degli ultimi anni, alcune personalità note al grande pubblico come Kevin Spacey, Malcolm McDowell, Abel Ferrara, Stephen Fry, James Cosmo, Joe Mantegna, Robert Davi, Burt Young, Franco Nero, Alessandro Haber, Michele Placido, Marton Csokas, Jamie McShane e Vincent Piazza hanno tenuto di fronte alle opere d’arte antica che hanno ispirato l’autore. Le letture sono state realizzate al Metropolitan di New York, al J. Paul Getty Museum e al Lacma di Los Angeles, al British Museum di Londra, ai Musei capitolini di Roma, al Museo dell’Ara Pacis, al Museo nazionale romano, al Museo archeologico di Napoli, al Parco archeologico del Colosseo e alla Glyptothek di Monaco.
A rendere ancora più prezioso il volume sono gli interventi di alcuni eminenti studiosi dell’arte antica come Sean Hemingway (Metropolitan Museum), Kenneth Lapatin (Getty Museum), Christian Gliwitzky (Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek), Andrew Stewart (UC Berkley), Nigel Spivey (University of Cambridge) e Lynda Nead (Birkbeck, University of London).
L'ingresso all'evento è su registrazione tramite eventbrite.it, con Certificazione verde Covid 19. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.24orecultura.com.

«VARIAZIONI», UN AUTUNNO DI CONCERTI AL MUSEO DEL SAXOFONO 
L’agente 007 arriva al Museo del saxofono di Fiumicino. Sabato 23 ottobre, dalle ore 21, il «New Hammond 4tet», guidato da Riccardo Fassi, presenta «The James Bond Project», un viaggio tra le colonne sonore di alcuni film entrati nell'immaginario collettivo come «Thunderball», «From Russia With Love», «Gold Finger», «Diamonds Are Forever» e «Dr. No.», rivisitate in chiave jazz e funk, con un groove molto marcato e caratterizzato dal suono dell’Hammond, dalle tastiere e dalla sezione di sax che crea una interessante tessitura orchestrale. «La musica del gruppo - assicurano gli organizzatori - si sviluppa attraverso un intenso dialogo tra i musicisti, nel quale la vitalità e la vivacità dell’improvvisazione raggiungono livelli di grande intensità emotiva, che unita alla bellezza di temi leggendari e molto famosi dei film di 007, crea un mix molto speciale in grado di coinvolgere ed appassionare il pubblico».
Si inaugura così il cartellone autunnale di «Variazioni», che proseguirà, nella notte delle streghe, con la «Halloween Jazz Night», che vedrà in scena Alberto Botta, il mitologico batterista di Renzo Arbore e di «Quelli della Notte», con alcuni dei migliori musicisti swing della capitale - Attilio Di Giovanni (pianoforte), Giuseppe Ricciardo (sax tenore), Carlo Ficini (trombone e voce) e Giulio Scarpato (contrabasso)-, impegnati in «un repertorio tenebrosamente frizzante e oscuramente coinvolgente».
A novembre sarà, quindi, di scena il duo formato dal talentuoso e giovanissimo saxofonista Jacopo Taddei e dal pianista Antonino Fumara (sabato 6). A seguire, i riflettori saranno accesi sul progetto «Saxophobia» (domenica 7), portato avanti con successo da Attilio Berni, grande collezionista di sax, per raccontare la storia e le straordinarie metamorfosi dello strumento divenuto l’icona multiforme del Novecento. Sempre a novembre, il 20, si esibirà il sestetto di Gianluca Galvani con un progetto tutto dedicato al grande Louis Armstrong, a cinquant’anni dalla scomparsa, e un repertorio che si snoda dai brani del periodo New Orleans fino ai grandi successi degli anni ‘60.
La programmazione invernale, che prenderà il via il 4 dicembre con un concerto in duo di Greg e Max Pirone, sarà comunicata nelle prossime settimane.
L’ingresso ai concerti, previa presentazione di Certificazione verde Covid-19, è di euro 15,00. I biglietti sono acquistabili in prevendita al sito Liveticket.it o direttamente al museo. È prevista prima di ogni concerto, per chi lo desiderasse, un’apericena a pagamento al costo di euro 15,00.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.museodelsaxofono.com/.

venerdì 22 ottobre 2021

Al via «Florence Biennale». Riflettori puntati sul mondo femminile e sull’«eterno cambiamento»

È l’universo policromo e multiforme della femminilità, fonte di ispirazione per le creazioni artistiche di tutti i tempi e specchio delle trasformazioni del nostro tempo con la rivoluzione sessuale e le battaglie per le pari opportunità, a fare da filo conduttore alla tredicesima edizione di «Florence Biennale. Mostra internazionale d’arte contemporanea e design», in programma dal 23 al 31 ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze, nei padiglioni Spadolini e Cavaniglia.
«Eternal Feminine - Eternal Change. Concepts of Femininty in Contemporary Art and Design» è il sottotitolo scelto per questo appuntamento, che gode dell’alto patrocinio del Ministero della cultura e del Parlamento europeo, e al quale prenderanno parte quattrocentosessantacinque espositori, tra artisti e designer, provenienti dai cinque continenti, in gara per aggiudicarsi i premi «Michelangelo» e «Leonardo da Vinci».
In questa edizione ci sarà per la prima volta anche il premio del pubblico, assegnato all’opera più scansionata dagli smartphone dei visitatori. Il sistema di voto, tecnologicamente avanzato, è stato messo a punto nell’ambito con Fynd.art, una piattaforma austriaca per la promozione dell’arte.
Sono, invece, già stati assegnati i premi alla carriera, che vedranno sul podio la celebre stilista e attivista inglese Vivienne Westwood, l’artista piemontese Michelangelo Pistoletto, tra i massimi esponenti dell’Arte povera, e il fotografo milanese Oliviero Toscani, che per l’occasione presenterà un estratto di dodici immagini al femminile del suo progetto «Razza umana», una ricerca fotografica, socio-politica, estetica, culturale e antropologica in atto da dieci anni.
«Florence Biennale» premierà, inoltre, il musicista Max Casacci dei «Subsonica» e la scultrice Paola Crema (in questo caso si tratta di un riconoscimento alla memoria), oltre alla giovane visual artist ungherese Flora Borsi e all’illustratore australiano Jim Tsinganos, entrambi Guests of honour perché vincitori di un concorso internazionale realizzato in collaborazione con «Art Market Magazine» e «Lens Magazine» e creatori dell’immagine coordinata della manifestazione.
Lo special concept di questa edizione verrà approfondito dal lavoro di sessanta artisti, selezionati da Fortunato D’Amico, che esporranno all’interno del Padiglione Cavaniglia. Al centro della mostra sarà collocata l’opera «La Bandiera del mondo - 1+1=3» di Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese, che esorta a «pensare globalmente e agire localmente, ad amare le differenze per salvare il femminino che accoglie tutte le biodiversità: il pianeta Terra».
Mentre il musicista e compositore Max Casacci, premio del presidente di questa edizione di «Florence Biennale», creerà il fondale sonoro del Padiglione Cavaniglia grazie al progetto «Earthphonia», un’opera in prima linea nella battaglia per il nostro ambiente, madre di ogni essere e specie. Realizzata esclusivamente con i suoni e i rumori della natura, la partitura musicale si configura anche come un vero e proprio viaggio per il mondo: si comincia con l’aria, gli uccelli e la biodiversità del Delta del Po; si scivola sull’acqua del torrente Cervo a Biella e sulle rocce di un’antica rupe dell’isola di Gozo; ci si tuffa nell'Oceano e si respira la magia dei vulcani delle isole Eolie; si spiano, infine, le api nel buio del loro alverare con il brano «The Queen».
Sara Conforti, altra vincitrice del premio del presidente, proporrà, invece, «Centrosettantaperottanta», progetto di ricerca artistica con installazione site and context specific che coinvolge le donne esplorandone il vissuto attraverso oggetti personali.
Altri ospiti speciali del Padiglione Cavaniglia saranno il designer Fabio Novembre con la sua seduta «Divina» e gli artisti Ercole Pignatelli e Laura Zeni che, insieme con Giuliano Sangiorgi dei «Negramaro», hanno realizzato l’opera «Tappeto volante», impreziosita da «Nudi», un’inedita poesia del cantante pugliese.
Tra i tanti progetti in mostra merita una segnalazione anche la performance «Voi… prigioniere nel bosco delle innocenze…» di Giovanni Ronzoni, dedicata al tema della violenza contro la natura. Si tratta di uno spazio circolare sulla platea di circa nove metri di diametro, dove saranno collocati dodici «massi» riportando dodici poesie di dodici poetesse.
Una riflessione sulla natura verrà proposta in mostra anche dall’artista milanese Enzo Fiore con «Genesi», che ha «ricostruito» «La Vergine delle rocce» di Leonardo da Vinci utilizzando solo materiali naturali (terra, radici, foglie, insetti e resina epossidica su tela). Sullo stesso filone si muoveranno la scultrice Maria Cristina Carlini, che per l’occasione ha realizzato con legno di recupero e ferro la scultura monumentale «Foresta»>, e il progetto di Artiglieria e Change for Planet sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda 2030),che prevede un incontro divulgativo sul tema del cambiamento climatico e un’installazione, «La grande madre», che indaga attraverso uno scenario distopico, l’annientamento della natura sotto la forza distruttrice dell’uomo metropolitano, promuovendo una partecipazione attiva.
Sfogliando il catalogo, pubblicato da Editoriale Giorgio Mondadori, si apprende che saranno presenti a «Florence Biennale» anche Marica Moro con l’installazione «Gold Doll, Stop Violence!», Silvia Capilussi con i suoi lenzuolisospesi.com, Alfredo Rapetti (figlio di Giulio, in arte Mogol), che presenterà un’opera al neon giocata sulle parole «A mare, amare», e Piero Gilardi, uno dei maestri dell’Arte povera, che metterà in mostra il semplice ed evocativo «0 (The Tree)», invito alla riforestazione del pianeta.
«Florence Biennale» presenterà, poi, un grande numero di progetti speciali, tra i quali la tavola rotonda inaugurale «Green fashion e pari opportunità», il progetto web MuDeTo – Museo del design toscano, la mostra «ADI Design Museum in Toscana – 1300 km di design», con alcune eccellenze del made in Italy come la Vespa elettrica o l’Agritube, e la piccola personale di Andrea Roggi sul tema della femminilità, con le opere «Fecunditas» (bronzo, fusione a cera persa e patina a fuoco, altezza 270 cm, 2019), «Insieme per un nuovo mondo» (bronzo, fusione dinamica e patina a fuoco, diametro 100 cm, 2021), «Le nostre radici per un nuovo mondo» (bronzo, fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco, altezza 330 cm, 2020), oltre a «La vita in un bacio» (130x140x130 cm) all’atelier di Aquaflor in Borgo Santa Croce.
Lungo il percorso espositivo della «Florence Biennale», i visitatori potranno ammirare anche un prototipo di supercar tutta rifinita a mano realizzato da Mazzanti Automobili di Pontedera, vera eccellenza dell’abilità manifatturiera italiana.
Non mancheranno nel programma proiezioni cinematografiche dedicate alla questione di genere e al ruolo della donna. Verrà presentato in anteprima nazionale «Can’t stop the sun from shining» di Teresa Mular, toccante racconto della vita di quattro donne di età compresa fra i 94 e i 105 anni. Sarà, poi, possibile vedere «Exorcisms and other supplications» di Georden West, la cui estetica si ispira al lavoro fatto da Le Corbusier sugli spazi religiosi e in particolare sulla Cappella Ronchamp, e «Contaminazione», un progetto nato poco dopo i primi casi della pandemia di Covid-19 in Italia, a cura di Cécile Angelini.
Con dei talk, «Florence Biennale» punterà i riflettori anche su tre donne artiste entrate nel mito: Tamara de Lempicka, Tina Modotti e Frida Kahlo. Intraprendenza, coraggio e passione sono i tratti che le hanno caratterizzate e che le hanno trasformate in simboli per il femminismo internazionale, di ieri e di oggi.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] F. Borsi, Black swan, 2021; [fig. 2] F. Borsi, Swan, 2019[fig. 3] Jim Tsinganos, I Amplify In Silence; [fig. 4] M. Pistoletto, La bandiera del mondo; [fig. 5] Jim Tsinganos, E Pluribus Unum; [fig. 6] Andrea Roggi, La Vita in un Bacio, 130x140x130 cm

Informazioni utili

giovedì 21 ottobre 2021

«Natura senza tempo»: a Roma quattro artisti a confronto con il mondo della botanica

A Roma, poco lontano da piazza Navona e Castel Sant’Angelo, c’è una galleria che espone solo opere dedicate al mondo della botanica. È lo Spazio arti floreali, adiacente all’omonimo Studio arti floreali, che da tempo si occupa di molte discipline collegate ai fiori e alla loro cultura. Al luogo dove, in venti anni di attività, sono stati realizzati workshop, corsi, mostre e molte iniziative culturali, dall’inizio di ottobre si è, dunque, aggiunta una nuova cornice espositiva, restaurata e attrezzata per accogliere mostre, conferenze, presentazioni ed eventi. Si tratta di «cinquantametriquadrati», realizzati con criteri e materiali tecnologicamente avanzati e dotati di un sistema di illuminazione adatto a diversi tipi di allestimento.
Dopo la mostra di apertura, con una rassegna di artisti che operano nel campo dell’acquarello botanico, la galleria di vicolo della Campanella è pronta a inaugurare, il prossimo 23 ottobre, la mostra «Natura senza tempo. Laura Barbarini, Cesare Mirabella, Maurizio Pierfranceschi, Vincenzo Scolamiero», a cura di Bianca Pedace.
«Il tema della natura, reso nuovamente acuto (anche in modo amaro e paradossale) dalla pandemia, - raccontano gli organizzatori - è stato tuttavia già lungamente frequentato dagli artisti, sia pure secondo declinazioni differenti: la poetica del colore di Barbarini e quella di Mirabella, virata verso un'accezione informale, si confrontano in questo ambito con lo spazio architettonicamente scandito di Pierfranceschi e le allusioni metaforiche e poetiche di Scolamiero».
Nella pittura di Laura Barbarini il tema si qualifica in un registro lirico e introspettivo, dipanato in una poetica del colore di diretta ascendenza brunoriana - appresa dunque da una delle fonti maggiori di quella tendenza espressiva - e rinsaldato di recente dal rinnovato contatto con la lezione vangoghiana. Un colore intenso e di lontana eco espressionista affiora con evidenza nelle prove più recenti mentre le opere in mostra, appositamente realizzate, lasciano filtrare, nella consueta attitudine mnemonica ed evocativa, anche una presa diretta visiva. L'osservazione attenta e amorosa della vegetazione giunge a un esito pittoricamente sontuoso e psichicamente vitale, che predica la ciclicità naturale sottraendola, nell'infinità della pittura, alle angherie del tempo.
Inesausto è anche il rapporto con la natura di Cesare Mirabella, che negli ultimi anni ha dedicato molte energie al tema, anche metaforico, del bosco. La coerenza del suo itinerario non impedisce movenze più libere e sciolte, dissigillando energie rinnovate e lasciando erompere una rinata vitalità; forse per questo l'esplosione cromatica, nata dalla natura, si accampa ora in senso eventico e avvolgente. Talvolta, particolari naturali, quasi sempre vegetanti, ingigantiti nella coscienza e pittoricamente trasfigurati, con scioltezza quasi gestuale, si avvicinano a una rimeditazione dell'esperienza informale. Ne deriva, permanendo il rigore, un abbandono all'istinto creativo più fiducioso e vitale, una temperatura più estiva, una nuova «felicità visionaria».
Nella originale operazione pittorica di Maurizio Pierfranceschi, la natura, invece, è spesso presente, prevalentemente riassunta nel colore, steso in modo deciso, e sempre sintatticamente subordinata a una rigorosa impostazione spaziale. Talvolta si tratta di espliciti ripensamenti critici del genere del paesaggio; in altri casi di brani di natura dai confini sfuggenti. Da qui provengono le opere più recenti in cui l'evidente recupero della figurazione dispone sagome - talvolta una silhouette, talvolta un'ombra (una statua?) - di allure enigmatica, in bilico tra narrazione, mito, tradizione iconografica da scena sacra, in spazi architettonicamente concepiti.
Mentre Vincenzo Scolamiero porta avanti la questione di fondo del rapporto tra le arti, declinando in questo caso la sua pittura - altrove in dialogo con la musica - nel confronto con la poesia. Le opere in mostra, appositamente realizzate, sono infatti parte di un ciclo del 2021 dedicato alla poetessa americana Louise Glück. Intitolati «Con qualche parte della terra», i dipinti ci conducono nel cuore di una natura misteriosa e magmatica, in uno spazio altro - il centro o il cuore della terra - o in un tempo diverso, forse originario, nel quale composizione icastica e afflato metaforico convivono in una raffinata ricerca sulla visione.

Didascalie delle immagini 
1. Maurizio Pierfranceschi, Tra i rami, 2021 olio su tela, 40 x 50 cm; 2. Opera di Laura Barbarini; 3. Opera di Cesare Mirabella; 4. Vincenzo Scolamiero, Con qualche parte della terra, cm 100x80, 2021 

Informazioni utili
«Natura senza tempo». Spazio Arti Floreali, vicolo della Campanella, 42 – Roma. Orari: da martedì a sabato: ore 16:00 - 19:30; domenica: 11:00 - 18:00; lunedì chiuso. Ingresso libero. Informazioni: spazio@artifloreali.it o tel. +39.06.6877369. Sito web: https://artifloreali.it/spazio/. Dal 23 ottobre al 14 novembre 2021

mercoledì 20 ottobre 2021

Umbria Factory Festival, riflettori puntati su Dante Alighieri tra nuovi linguaggi e creazioni inedite

È tutto pronto a Foligno, in provincia di Perugia, per la partenza di UFF - Umbria Factory Festival, il progetto multidisciplinare dedicato ai linguaggi artistici e ai processi di creazione contemporanea, ideato nel 2014 da Zut!, che animerà la città per tre week-end, a partire dal 21 ottobre e fino al 12 dicembre.
I filoni tematici che animano la manifestazione, premiata anche del Mic – Ministero della cultura con un contributo, si stratificano e si intrecciano nei diversi linguaggi della creatività, spaziando dal teatro alla danza, dalla musica alle arti visive, dalla sound art al video e alla cultura digitale.
Processi, creazione, linguaggi sono le parole-chiave che guidano la proposta artistica, nella quale si trovano i nomi di compagnie ormai affermate a livello nazionale e internazionale accanto a giovani artisti dell’Umbria e non.
L’obiettivo finale è di restituire il panorama ampio e complesso dello spettacolo dal vivo contemporaneo, anche grazie a residenze, fattive relazioni e scambi costanti e sempre nuovi con altre piattaforme culturali italiane e internazionali. Il tutto – raccontano gli organizzatori – con l’intento di «attivare un moto di incontro e di confronto tra persone, oggetti, linguaggi, culture, provenienti da paesi e geografie diversi, producendo stimoli, sommovimenti culturali di una città, Foligno, che ha necessità di intercettare e interpretare il melting-pot di esperienze e rileggere il presente».
A segnare il debutto del festival sarà, nella sede di Zut!, la prima nazionale dello spettacolo «C’era una volta in Umbria» (giovedì 21 ottobre, ore 18:30 e ore 21:15), di e con Silvio Impegnoso, che narra l’ascesa e il declino di un conterraneo soprannominato il dottor Cavadenti, un personaggio che possedeva un incredibile fiuto per gli affari: «la sua storia - si legge nella presentazione - ci ricorda il bisogno di rischiare per poter essere veramente se stessi, e che è meglio guardare il mondo con la voglia di trasformarlo piuttosto che subirne passivamente gli eventi e le circostanze».
Seguirà un appuntamento con il collettivo Sotterraneo, insignito del premio Ubu (gli Oscar del teatro italiano) per il miglior spettacolo dell’anno nel 2019 e vincitore di numerosi altri premi di respiro nazionale, che sarà in scena a Foligno, sempre negli spazi di Zut!, con «Shakespearology» (venerdì 22 ottobre, ore 19; sabato 23 ottobre, ore 18) un one-man-show, di cui è interprete Woody Neri, che dà voce al Bardo e alla sua opera.
Il primo week-end del festival vedrà ospite anche il gruppo nanou di Ravenna con due progetti sviluppati in occasione del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, che si avvalgono della commistione tra linguaggi. Venerdì 22 ottobre, alle ore 21:30, l’Auditorium San Domenico farà da scenario a «Canto primo: Miasma/Arsura», un assolo coreografico con Rhuena Bracci che incontra il suono della band OvO, composto da Bruno Dorella e Stefania Pedretti. Mentre sabato 23 e domenica 24 ottobre ci si sposterà all’Auditorium Santa Caterina per la prima nazionale di «Paradiso [Bozzetto SN-003]», terza tappa di un progetto di avvicinamento alla terza cantica dantesca, vista come un altrove abitato da figure leggere ed evanescenti, realizzato per il Ravenna Festival. Lo sguardo dell’artista visivo Alfredo Pirri e la musica di Bruno Dorella si intersecano. L’azione coreografica, firmata da Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, «sprofonda dentro lo spazio fino a divenirne parte essenziale, assumendone contorni e connotati – si legge nella sinossi dello spettacolo -. Al contempo, lo spazio è luogo, disegno, architettura indipendente dai corpi e dagli oggetti rapportandosi ad essi come una materia elastica che, se urtata, ne assume l’immagine per tornare immediatamente a riprendere la sua fisionomia di materia originaria e distante». L’accesso è consentito per 33 minuti a 33 persone per 3 appuntamenti al giorno, alle ore 19:30, 20:30 e 21:30.
Sabato 23 ottobre, alle ore 22:30, il festival farà anche un’incursione nel mondo del jazz, allo spazio Zut!, con il trio musicale She’s Analog, formato da Stefano Calderano (chitarra), Luca Sguera (piano, synth) e Giovanni Iacovella (batteria, elettronica), il cui metodo di creazione parte da un esile spunto compositivo per arricchirsi di un'improvvisazione sempre più estrema.
Sempre allo Spazio Zut! ci sarà, domenica 24 ottobre (alle ore 17), il reading «Tristessa», di e con Carolina Balucani e Mirco Bonucci: una fiaba acustica su una prostituta tossicomane dalla vita miserabile, donna meticcia di Città del Messico, angelo della desolazione, amata, mai sfiorata e incontrata da Kerouac durante il suo viaggio attraverso il Messico, che sogna di salvarla con la forza del proprio amore ma dovrà scontrarsi con la morfina, rivale imbattibile.
A chiudere il cartellone del primo fine settimana sarà «The Walk» (sabato 23 ottobre, ore 17; domenica 24 ottobre, ore 18), performance itinerante della compagnia italo-australiana Cuocolo/Bosetti - IRAA Theatre, che, dopo il debutto nel 2013 al teatro Metastasio di Prato, è stata presentata nelle maggiori città italiane ed europee (Roma, Milano, Bologna, Firenze, Torino, Parigi, Berlino, Sydney e Melbourne), vincendo anche il Premio Hystrio per l'innovazione. Il pubblico, composto da venticinque spettatori, è invitato a camminare insieme nella città, guidato da una voce, da una attrice e da una storia che parla della perdita di un amico. Al centro del progetto il mistero che tiene insieme viaggio, memoria e narrazione.
Ogni settimana si svolgerà anche «UFF | Notes», un percorso per spettatori under 35 coordinato da tre artiste - Carolina Balucani, Luisa Bosi e Azzurra D'Agostino -, che accompagneranno i partecipanti nella visione degli spettacoli per esplorare i processi alla base della creazione artistica.
Gli ospiti che animeranno Umbria Factory Festival nei successivi week-end di programmazione (11-14 novembre; 9-12 dicembre) saranno Sarteanesi/Bosi/Officine della cultura con «Bella bestia», Ciccioli/Russo/Matrisciano con «La corsa», Progetto Demoni/Ultimi Fuochi Teatro con «Sono solo un uomo», Angelo Campolo/Compagnia DAF con «Sty Hungry/ Indagine di un affamato», Saroos e Andrea Belfi con le loro suggestioni musicali, Muta Imago con «Bartleby», tratto dall’omonimo racconto di Herman Melville: modi differenti per raccontare che cosa avviene nel complesso mondo dello spettacolo dal vivo. 

Didascalie delle immagini
[fig. 1] «The Walk» di Cuocolo/Bosetti - IRAA Theatre; [fig. 2] «C’era una volta in Umbria», di e con Silvio Impegnoso; [fig. 3] «Shakespearology», con Woody Neri; [fig. 4] «Paradiso [Bozzetto SN-003]» di gruppo nanou; [fig.5] «Canto primo: Miasma/Arsura» di gruppo nanou e Ovo; [fig. 6] She’s Analog

sabato 16 ottobre 2021

#notizieinpillole, le cronache di teatro della settimana dall'11 al 17 ottobre 2021

 «ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI» IL PICCOLO TEATRO RENDE OMAGGIO A GIORGIO STREHLER

È lo spettacolo italiano più conosciuto e applaudito nel mondo, con le sue oltre tremila repliche. Ha viaggiato dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Finlandia alla Nuova Zelanda, dal Brasile al Giappone, attraversando cinque continenti e cinquanta nazioni. Da settantaquattro anni accompagna la storia del Piccolo Teatro di Milano.
Nella stagione che rende omaggio alla lezione di Giorgio Strehler, a cento anni dalla nascita, ritorna in scena nel capoluogo milanese uno degli spettacoli culto del teatro italiano: «Arlecchino servitore di due padroni» (da martedì a sabato, ore 19.30; domenica, ore 16; biglietti da 40 a 32 euro).
Creata nel luglio del 1947 dal regista triestino reinterpretando la tradizione goldoniana, la commedia ha avuto undici edizioni e tre grandi interpreti: Marcello MorettiFerruccio Soleri – che per questo ruolo è entrato nel Guinness dei primati – ed Enrico Bonavera. Sarà quest’ultimo a dare vita alla magia irresistibile dell’accoppiata Goldoni-Strehler tornando in cena, dal 12 al 31 ottobre, al Grassi.
Ma qual è il suo segreto di questo spettacolo e della sua longevità sulla scena italiana? Perché la figura simbolo della Commedia dell’arte, con il suo vestito a pezze multicolori e la sua maschera da gatto, continua ad affascinare il pubblico? La risposta ce la dà lo stesso Strehler: «L’Arlecchino è un fatto straordinario nella storia del teatro mondiale. Questo spettacolo ci ha accompagnato per tutta la vita, rinnovandosi volta per volta. Centinaia di attori lo hanno recitato. Ci sono degli spettatori che l’hanno visto nascere, poi, anni dopo, l’hanno visto rinascere; dopo altri, l’hanno riconosciuto in Italia o nel mondo».
«Quest’Arlecchino intramontabile – spiegava ancora Strehler - ha il segno della vita che passa e si rinnova. È sangue che pulsa e scorre nelle vene di un teatro reale e immaginario, come in un corpo umano».
Mentre Enrico Bonavera, che dal 2000 è stato Brighella oltre a essersi sempre alternato con Soleri nel ruolo di Arlecchino, racconta: «Ovunque ho provato la sensazione di respirare insieme alla compagnia, la gioia di uscire, dopo il balletto finale, a prendere gli applausi stringendosi le mani, di essere cioè parte di una meravigliosa comunità, unita dallo stesso, magnifico sogno».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.piccoloteatro.org.

Foto: ©Ciminaghi-Piccolo Teatro Milano

«SELEZIONI», IL MAXXI RICORDA IL RASTRELLAMENTO DEL GHETTO DI ROMA
Il Maxxi ha ricordato la ricorrenza del rastrellamento del Ghetto di Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943. Martedì 12, alle ore 18, l’artista Filippo Riniolo ha presentato l’opera performativa «Selezioni».
Curato da Francesco Cascino e Micol Di Veroli, il progetto prende le mosse dall’episodio della selezione ad Auschwitz, raccontato da Primo Levi in «Se questo è un uomo»: i prigionieri corrono davanti a un ufficiale nazista che in pochi minuti decide della loro sorte, semplicemente spostando a destra o a sinistra il foglio che gli viene consegnato. Un atto di banale burocrazia, questo, che traccia il discrimine tra la morte e la sopravvivenza, per far tornare i conti disumani del campo.
A questo gesto - terribile nella facilità in cui si compie – l’artista ha sovrapposto un’altra gestualità, quella contemporanea dell’interfaccia tecnologica dei canali social, con lo scopo di farci sentire emotivamente l’orrore dello sterminio, innestandolo nei dispositivi digitali del quotidiano.
«La dinamica dell’intrattenimento virtuale, la rassicurante ripetizione che scorre sugli schermi – si legge nella nota stampa - risuona nel suo aspetto più sinistro: il progressivo non pensare, l’annullamento dello spirito critico come preludio al male».
La performance è stata preceduta da un talk introduttivo, al quale hanno preso parte Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, e Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah. Introduce l’incontro Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.maxxi.art/events/selezioni/.

«GIONA E LA BALENA»: MUSICA, DANZA, PAROLA E ARTI VISIVE PER UN PROGETTO SPECIALE SULLA BIBBIA
Si apre con un progetto multidisciplinare interamente dedicato al Libro del profeta Giona, a cura della compagnia Xe, la stagione 2021/2022 del teatro comunale Niccolini di San Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze. Ad aprire il cartellone sarà, nella serata di sabato 16 ottobre (alle ore 21, con replica domenica 17 ottobre, alle ore 18) lo spettacolo «ti sembra giusto adirarti così?», per la coreografia e la regia di Julie Ann Anzilotti, prodotto dalla Fondazione Toscana Spettacolo onlus e da Fabbrica Europa Festival. Sul palco salirà il coreografo e danzatore israeliano Avi Kaiser. Con lui saranno in scena Paola Bedoni e Livia Bartolucci, danzatrici della Compagnia Xe. Le musiche originali saranno eseguite dal vivo dal compositore americano Steven Brown, co-fondatore della leggendaria band cult Tuxedomoon, in collaborazione con il trombettista Luc Van Lieshout. Le scene portano la firma di Tiziana Draghi, mentre i costumi sono di Loretta Mugnai.
Il titolo dello spettacolo - che arriva dopo «…e d’oro le sue piume» (2013), ispirato al Libro dei Salmi, e «C’è un tempo» (2019), tratto dal Libro del Qoelet - riprende la domanda che Dio pone a Giona alla fine del libro: «ti sembra giusto adirarti così? […]. Perché io ho compassione e tu no, perché io perdono anche i più grandi peccati e tu invece vuoi vendetta, punizione, distruzione?». Il mondo interiore del profeta passato alla storia per essere un personaggio riluttante confluisce in uno spettacolo poetico e pieno di suggestioni, che coniuga arti visive, musica, danza e parola.
Steven Brown ritornerà in scena, nell’ambito del progetto «Giona e la balena», nella serata di venerdì 22 ottobre, alle ore 21, con l’unica tappa italiana del concerto «Brown Plays Brown», che vedrà sul palco anche Steven Luc Van Lieshout alla tromba e il chitarrista toscano Mattia Calosci. Al musicista americano è stata affidata anche la conduzione di un seminario di «Musica e movimento», rivolto a danzatori e attori con e senza disabilità, in programma dal 19 al 21 ottobre.
Infine, pittura e animazione si fonderanno in un’opera di videoarte, «Studies for Giona» di Francesco Margarolo, nata da una prima sessione di prove dello spettacolo «ti sembra giusto adirarti così?», che verrà proiettata in occasione del concerto e resterà visibile sul canale Youtube della Compagnia Xe.
I biglietti sono in vendita tramite il circuito TicketOne. Per informazioni è possibile scrivere a compagniaxe3@gmail.com o telefonare al numero 055.8290193.

Le fotografie sono di Lucia Baldini 

venerdì 15 ottobre 2021

#notizieinpillole, le cronache d'arte della settimana dall'11 al 17 ottobre 2021

TORNANO LE GIORNATE FAI D’AUTUNNO
Compiono dieci anni le Giornate Fai d’autunno, la più importante manifestazione di piazza dedicata al nostro patrimonio artistico e culturale. Seicento luoghi solitamente inaccessibili o poco noti, ubicati in trecento città d’Italia, apriranno le porte, nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 ottobre, grazie alla passione di cinquemila volontari. Tra le visite più significative in programma ci sono quelle al Casino del bel respiro a Roma (nella foto), a Villa Salviati a Firenze, alla Chiesa di San Carlo Borromeo a Ferrara, all’Amideria Chiozza a Ruda (Udine), alla Scuola di alta formazione in restauro di Matera.
L’opportunità, ogni anno nuova e diversa, per accostarsi a un patrimonio smisurato e policromo qual è quello italiano, prevede in questa edizione anche l’apertura straordinaria di quarantadue siti del ministero della Difesa, dello Stato maggiore della Difesa e delle Forze armate, tra cui Palazzo Esercito a Roma, la Scuola di applicazione dell’Esercito a Torino, la Real Casina di Caccia dei Borbone a Persano (SA), Palazzo Cusani a Milano, il Centro logistico dell’Aeronautica militare di Cadimare a La Spezia, il Complesso di Santa Giuliana a Perugia e l’Arsenale di Venezia. Si festeggerà così il centenario del Milite ignoto.
Ai visitatori è suggerito un contributo non obbligatorio di 3 euro. Chi lo vorrà potrà anche iscriversi al Fai nelle diverse piazze d’Italia che partecipano all’evento.
Per informazioni e prenotazioni è possibile consultare il sito www.giornatefai.it

APRE A MILANO LA GALLERIA DI ERNESTO TRIVOLI, L’«ANTIQUARIO CON LA TOGA»
Milano si arricchisce di un nuovo spazio espositivo. Il 9 novembre inaugura, in via Pietro Cossa 1, la galleria d’arte dell’avvocato Ernesto Trivoli. Dopo ben cinque decenni di presenza autorevole nei circuiti del collezionismo d’autore internazionale, due dei quali passati nei propri uffici viennesi divenuti crocevia dei grandi antiquari, tra ruoli di prestigio nelle grandi case d’asta e riconoscimenti che ne testimoniano la fiducia di mercanti e mercati nel mondo, l’«antiquario con la toga» apre il proprio caveau al grande pubblico.
Venticinque capolavori del Vedutismo veneziano, per un viaggio lungo circa duecento anni nel periodo d’oro della Serenissima, segnano il debutto della nuova galleria (aperta, con ingresso libero, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 14:30 alle ore 18; per informazioni tel. 02.49580255, 334.2434773 o 3332709730).
Rari dipinti di Jacopo Fabris, vedute di William James (seguace di Canaletto), ricercati lavori di Guardi, testimonianze di assoluto valore dell’opera di Bernardo Bellotto, ma anche un quadro con piazza San Marco vista da Johan Richter, un maestoso tramonto di Josef Carl Berthold Puttner e un prestigioso dipinto di Carlo Grubacs che raffigura il passaggio del Bucintoro davanti a Palazzo Ducale compongono il percorso espositivo, visibile per circa un mese, fino al prossimo 3 dicembre.
Palazzi aristocratici e straccioni, dame, e furfanti, maestranze e nobiltà, marinai e gente affacciata sui balconi, lenoni e donnine, e poi scorci e torri, briccole e paline, «camin» e drappi, gondole e festeggiamenti, traffici e mercati, quotidianità e campielli, architetture e calca sono i soggetti più raffigurati.
Tra le chicche in mostra c’è una delle rappresentazioni più singolari della storia di Venezia nell’arte pittorica vedutista. Si tratta di un olio su tela di Francesco Zanin, mai apparso pubblicamente, che raffigura il varo della prima mongolfiera, con il lancio nel cielo da San Marco.

[Nella fotografia: Francesco Zanin, «Lanciamento della mongolfiera», Venezia (cm 134x75,5)]

«DRAWING THE GUGGENHEIM»: VENEZIA, NEW YORK E BILBAO UNITI NEL SEGNO DEL DISEGNO 
«Apri gli occhi, ispirati e disegna!» Così i musei Guggenheim di Venezia, New York e Bilbao lanciano la quinta edizione di «Drawing The Guggenheim». Nel corso della giornata di domenica 17 ottobre i visitatori saranno invitati a immortalare, con foglio e matita forniti dal museo, uno scorcio per loro significativo della sede Guggenheim nella quale si trovano e a condividerlo poi sui propri canali social utilizzando l’hashtag #DrawingTheGuggenheim. Una selezione di lavori verrà, poi, ripresa sugli account social dei tre musei Guggenheim con menzione dell'autore.
Inoltre, alle ore 12 e alle ore 16, il pubblico veneziano avrà l’opportunità di seguire due presentazioni gratuite sulla storia di Palazzo Venier dei Leoni, iconico palazzo non finito costruito nel 1748 su progetto dell’architetto Lorenzo Boschetti, oggi sede del museo, mentre alle 15 i più piccoli potranno partecipare a uno speciale Kids Day dedicato all'architettura non finita della celebre ex dimora storica di Peggy Guggenheim.
La partecipazione è gratuita previo acquisto del biglietto di ingresso. Tutte le attività si svolgeranno negli spazi aperti del giardino delle sculture, nel rispetto delle normative di contenimento del Covid-19.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.guggenheim-venice.it/.

[Crediti della foto: © Collezione Peggy Guggenheim. Photo Francesca Bottazzin] 

ROMA, ALLA GALLERIA BORGHESE UN NUOVO PERCORSO DEDICATO A PAOLO V
La Galleria Borghese di Roma rinnova il suo percorso espositivo. A essere interessate all’intervento sono le sale dedicata a papa Paolo V (al secolo Camillo Borghese, 1552 – 1621), zio del cardinale Scipione Borghese, definito «gran zio» come esempio di virtù morali e modello per il nipote, grande mecenate e collezionista, di cui ricorrono quest’anno i quattro secoli dalla scomparsa.
Per l’occasione, sono state realizzate nuove schede scientifiche delle opere leggibili con QRCode da smartphone e corredate da contenuti audio originali, oltre che disponibili sul sito del museo. Fanno parte del nuovo progetto ventidue opere di artisti come Caravaggio, Guido Reni, Giovanni Baglione, Cavalier d’Arpino distribuite sui due piani del museo. Si tratta di sculture, dipinti e mosaici che ritraggono Paolo V o che sono frutto di sue commissioni come i dipinti provenienti dal sequestro avvenuto nel 1607 nella bottega del Cavalier d'Arpino, accusato di detenzione illegale di armi. Per farsi annullare la pena, infatti, il pittore fu probabilmente costretto a cedere l'intera sua collezione di circa centodieci dipinti - oltre a libri e disegni - al papa, che successivamente la donò al nipote Scipione.
Durante gli anni del suo pontificato (1605-1621), Paolo V promosse numerose grandi opere, come il completamento della basilica di San Pietro, con la costruzione della navata e della facciata affidate a Carlo Maderno, e l’ampliamento del Palazzo del Quirinale, realizzato da Flaminio Ponzio, autore, insieme con il fiammingo Jan Van Santen, italianizzato Vasanzio, anche del progetto architettonico della palazzina Borghese, destinata ad ospitare le collezioni di Scipione. Sempre a Ponzio, il papa assegnò la realizzazione della Cappella di famiglia nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dedicata alla Madonna «Salus Populi Romani» e detta, appunto, Borghese o Paolina. Invece, nel campo di quelle che oggi definiremmo opere pubbliche spicca il restauro dell’acquedotto di Traiano, che aveva origine dalle sorgenti nell’area del lago di Bracciano, e dell’«Aqua Alsietina», proveniente dal lago di Martignano: interventi finalizzati al rifornimento di acqua nelle abitazioni del Gianicolo, dove fu eretta la Fontana monumentale dell’Acqua Paola, e del rione di Trastevere. Pur apprezzando e promuovendo gli artisti contemporanei, come Caravaggio, Guido Reni, Giovanni Baglione o il Cavalier d’Arpino, Paolo V lasciò il compito di creare una collezione familiare a Scipione Borghese, che negli anni del pontificato e anche oltre, con molta determinazione e una certa disinvoltura, raccolse un gran numero di opere d’arte.
Per maggiori informazioni: www.galleriaborghese.beniculturali.it.

«ABISSI», IN MOSTRA A VENEZIA I VINCITORI DEL XIV CONCORSO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA SUBACQUEA
Si intitola «Abissi» la mostra in programma dal 16 ottobre al 7 novembre al Museo di storia naturale «Giancarlo Ligabue» di Venezia. Nella suggestiva cornice della Galleria dei cetacei trovano posto le ventisette immagini vincitrici del concorso internazionale «Fotografia subacquea», organizzato da «Abissi Underwater Photo Venice» e giunto alla quattordicesima edizione.
Nonostante la difficoltà nel viaggiare e raggiungere le mete di scatto, questa edizione del concorso ha visto la partecipazione di ottantanove fotografi di diciassette diversi Paesi di tutto il mondo, per un totale di seicento e trentasette fotografie, che sono state visionate da giuria di esperti del settore composta da Davide Lopresti, Fabio Iardino e Marcello di Francesco.
Il pubblico potrà, inoltre, ammirare un’opera in vetro creata per l’occasione dal maestro vetraio Stefano Dalla Valentina, sponsor e collaboratore di «Abissi» dalla prima edizione.
In occasione dell’inaugurazione, sabato 16 ottobre, alle ore 16, si terrà, inoltre, l’incontro «Le sorprese del nord Adriatico: dai nidi di tartarughe ai monitoraggi dei cetacei», con Guido Pietroluongo e Giuseppe Sciancalepore del Cert. La prenotazione è obbligatoria al link www.ticketlandia.com/m/muve/visitEventList.
Per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina https://www.underwaterphoto-venice.it/.
 
ALLA CERTOSA DI FIRENZE UNA MOSTRA DI ERNESTO PICCOLO PER #DANTE700 
Si arricchisce di un nuovo appuntamento il programma della rassegna «1321-2021. Nei dintorni di un centenario», promossa dalla Certosa di Firenze in occasione dei sette secoli trascorsi dalla morte di Dante Alighieri
Domenica 17 ottobre, alle ore 16, inaugura una mostra di tele e disegni di Ernesto Piccolo, calabrese di nascita, ma fiorentino d’adozione. Curata da Francesco Gurrieri, la rassegna propone una cinquantina di opere - tra tele dipinte e disegni preparatori -, riunite sotto un titolo evocativo per la poetica dantesca, «… fresco smeraldo in l’ora che si fiacca», tratto dai versi 70-81 del settimo canto del «Purgatorio». 
 La mostra, visibile fino al 31 gennaio (dal martedì al sabato, dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 17; la domenica, dalle ore 15 alle ore 17, con ingresso gratuito), è arricchita da un bel catalogo curato da Alessandro Andreini ed edito da Feeria e Polistampa, che, oltre alle fotografie di tutte le opere visibili nella Pinacoteca della Certosa, ospita i testi di Eugenio Giani, Carmelo Mezzasalma, Cristina Acidini, Francesco Gurrieri, Luigi Zangheri, Giorgio Bonsanti, Ugo Barlozzetti ed Enrico Sartoni
In occasione dell’inaugurazione, è in programma, alle ore 17:30, il concerto «Risonavan per l’aere sanza stelle. L’inferno e i suoi affetti», che vedrà protagonista il Passisparsi Ensemble, formato da Martha Rook (soprano), Cora Mariani (mezzosoprano), Elisabetta Vuocolo (contralto), Neri Landi (tenore) e Lorenzo Tosi (basso). 
 Il cartellone della rassegna «1321-2021. Nei dintorni di un centenario» proseguirà fino all’8 maggio, offrendo conferenze, letture, presentazioni editoriali, mostre, concerti in ricordo di Dante Alighieri e della sua opera. Per maggiori informazioni sul programma è possibile consultare il sito www.certosadifirenze.it.

[Nella foto: E. Piccolo, Dante e il Battistero, 2019, 90x65, olio su tela]
 
«DANTE, LA PASTA E ARTUSI»: GLI SPAGHETTI AL POMODORO SI METTONO IN MOSTRA
Il 25 ottobre, in tutto il mondo, si festeggia la Giornata mondiale della pasta, la regina dell’alimentazione italiana. In occasione di questa ricorrenza, Casa Artusi lancia la mostra «Storia illustrata degli spaghetti al pomodoro», ideata e curata dal libraio antiquario milanese Andrea Tomasetig. L’insolita rassegna, aperta dal 16 ottobre al 22 novembre alla Chiesa dei Servi di Forlimpopoli, nasce da un libro, «Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro» di Massimo Montanari, pubblicato da Laterza nel 2019. In cento pagine colte e insieme piacevoli, viene ripercorsa la lunga vicenda del piatto italiano per eccellenza: dalla Mesopotamia alla Grecia e alla Roma antica, dalla Sicilia dei «mangiamaccheroni» a Napoli, dalla scoperta del pomodoro in Messico ai condimenti più conosciuti (peperoncino, burro, olio d’oliva, aglio, cipolla e basilico). Non poteva mancare, in queste pagine, il ripetuto omaggio a Pellegrino Artusi, il primo a inserire nel suo celebre ricettario ben dieci ricette con gli spaghetti, allora considerati una specialità napoletana e divenuti poi simbolo della cucina italiana.
Il passaggio dal libro alla mostra è stato possibile grazie all’intervento di Luciano Ragozzino, maestro della calcografia e dell’acquerello, che ha creato per l'occasione diciotto tavole ironiche e godibili per il colore. Scorrono così sotto i nostri occhi gli spaghetti che avvolgono l’Italia fondendosi con la sua geografia, Pulcinella che con una mano porta alla bocca gli spaghetti e con l’altra li arrotola nella forchetta, le nozze tra il pomodoro e il peperoncino arrivati dall’America. C'è anche un'opera con il pesce d’aprile 1957 della Bbc che annunciava agli inglesi l’ottimo raccolto degli alberi di spaghetti nella valle del Po.
In esposizione vi sono sia gli acquerelli originali che quelli poi riprodotti in un formato più grande, adatto a essere esposto, in solo otto esemplari numerati e firmati. I visitatori hanno l’opportunità di apprezzare la sequenza delle immagini e di capirne il senso nelle articolate didascalie che le accompagnano, curate da Massimo Montanari.
La mostra non dimentica, nel settecentenario dantesco, i vermicelli tipici dell'epoca di Dante e il tributo che Artusi rese al «Sommo poeta», attraverso due tavole, sempre di Luciano Ragozzino, e i testi di Monica Alba e Giovanna Frosini.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.casartusi.it.

È DI STUDIO AZZURRO IL NUOVO ALLESTIMENTO DELLA CASA PATERNA DI ANDREA ZANZOTTO 
È stato Studio Azzurro a firmare il nuovo allestimento della Casa paterna di Andrea Zanzotto (1921-2011), una delle figure letterarie più rappresentative del secondo Novecento, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Poeta innovatore, letterato coltissimo, uomo impegnato in significative battaglie civili, interprete acuto e critico del passaggio dal secondo al terzo millennio, lo scrittore può essere conosciuto, dal 10 ottobre, nel museo di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, grazie a una visita real-virtuale, impreziosita da installazioni collocate nel porticato e in giardino.
Luogo di oggetti e memorie, tanto che ogni piano è stato riportato a un preciso periodo storico, la casa paterna di Andrea Zanzotto (nella foto di Angelo Bressan) persevera anche la memoria della famiglia d’origine, a partire da quella del padre Giovanni (1888-1960), di professione pittore e decoratore. Tipico esempio di architettura veneta della metà dell’Ottocento, la dimora si articola su tre livelli e presenta una struttura molto semplice: al piano terra, riportato agli anni Cinquanta, si può vedere un piccolo ingresso con scale, salotto decorato dallo stesso Giovanni con in fondo lo studiolo di Andrea, e cucina. Al primo piano, riportato a periodi anteriori agli anni Cinquanta, si trovano, invece, due stanze da letto matrimoniali, una cameretta e un bagno. Il granaio, al secondo piano, è, invece, diventato un osservatorio privilegiato sull’anima del poeta.
Il suono e la semplice luce caratterizzano l’intervento di allestimento. «L’ingresso che media ma anche definisce la differenza tra un fuori e un dentro è sorvegliato da un «guardiano della soglia». Un oggetto apotropaico, - racconta Leonardo Sangiorgi per Studio Azzurro - una ruota di carro agricolo a cui sono annodati e da cui pendono molteplici segmenti di «fili», di funi, di (filò), perché l’oggetto, la «roda, co zhercion de fero che i tien duri», parla. Parla con la voce di Andrea Zanzotto che esce dai fili appunto e ci accoglie, annodandoli con il suono del dialetto che parla di azioni, di gesti, di mestieri che dal «di fuori» entrano «di dentro», nei corpi e nella casa. Una tenue luce artificiale mette in evidenza gli affreschi presenti nella «soglia» e lascia passare il visitatore che accede alla casa attraverso un vialetto che attraversa il cortile. Il rito continua, il percorso, dall’ingresso alla casa è anche un sentiero sonoro. Un’installazione che celebra la forza metafisica del suono delle parole».
Per saperne di più: https://andreazanzotto.it/la-casa-paterna-di-andrea-zanzotto/.

GORIZIA, NELL’EMOTIONHALL DEL TIARE SHOPPING DI VILLESE ALLA SCOPERTA DI VAN GOGH
Il turbinio di milioni di pixel, l’abbraccio di colori vibranti, la sensazione unica di trovarsi al centro di un’opera d’arte circondati da quadri e musica: sono queste le componenti principali di EmotionHall, l’arena immersiva permanente modulare e interattiva dedicata alla cultura in ogni sua espressione, che trova spazio all’interno del Meeting Place Tiare Shopping di Villesse, in provincia di Gorizia.
Fino al 31 ottobre, in questo spazio sarà possibile vedere la mostra immersiva «Van Gogh. Il sogno», ideata da Stefano Fake, artista contemporaneo e video maker italiano affermato a livello internazionale, e da Nicola Bustreo, curatore museale e direttore artistico di EmotionHall (orari: da lunedì a domenica, dalle ore 10 alle ore 21, con ultimo accesso alle ore 20; ingresso: da 14,00 a 6,00 euro).
Si tratta di racconto coinvolgente, tra digitale e reale, della durata di circa cinquanta minuti, articolato attraverso multiproiezioni a 360° di immagini ad altissima definizione di settantacinque capolavori dell’artista olandese, che prendono vita in tre ambienti. Lo spettatore è accompagnato in mostra dalla voce dell’attore Maurizio Lombardi, che interpreta le testimonianze scritte dal pittore, permettendo così di approfondirne le vicende umane e artistiche e di «entrare» all’interno delle sue opere.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.emotionhallarena.com

NASCE ART&DESIGN24, IL BRAND DI OGGETTISTICA D’AUTORE ISPIRATA ALLE GRANDI ICONE DELL’ARTE
Nasce artedesign24, il nuovo brand di oggettistica d’autore, ideato da 24 Ore Cultura e ispirato ai temi dell’arte, del design, dell’architettura, della musica e della moda. Obiettivo della nuova linea è quello di trasformare semplici oggetti di uso comune - come una matita, una gomma, una maglietta, una shopper o un taccuino - in piccoli manufatti preziosi e artigianali, in grado di restituire il saper fare del Made in Italy, a partire dal concept e dalla produzione, con un’attenta selezione di materiali e con un packaging curato nei dettagli.
Nel catalogo si trovano oggetti per la persona e per la casa, accessori e prodotti di cancelleria come quaderni, notes e agende ispirati a importanti figure dell’arte come Yayoi Kusama, René Magritte, Salvador Dalí e molti altri, oltre che a grandi protagonisti della moda e della fotografia. Sono disponibili anche puzzle, giochi in scatola, carte da gioco come «Oracoli alla moda» e «I grandi fotografi» e prodotti per i più piccoli, dall’activity book «Maschere dell’arte» al memory game «Chi ha fatto questa pupù?».
Fiore all’occhiello del brand sono, poi, le «Art Capsule», nuove linee dedicate alle icone della storia dell’arte con veri e propri pezzi da collezione pensati e realizzati in stretta collaborazione con famosi illustratori e artisti. A inaugurare questa nuova linea di merchandising artistico è «I’m Frida», la collezione realizzata dall’illustratrice Vanna Vinci, in collaborazione con la Frida Kahlo Corporation, per rendere omaggio alla vita e alla filosofia di una delle più grandi artiste di sempre. T-shirt, pins, orecchini, tazze, taccuini, shopper, pochette, ombrelli e molti altri prodotti della linea artedesign24 arricchiranno così di nuovi colori il guardaroba delle fan della pittrice messicana.
I prodotti di artedesign24sono disponibili online sul sito www.artdesign24.com e su Amazon in tutta Europa, ma si possono vedere e acquistare anche al Design Store del Mudec a Milano e, dal 2022, in selezionati store in tutta Italia.

UNA MOSTRA DI ALFREDO CATARSINI PER IL RADUNO VIAREGGINO DELLE VELE STORICHE
«Io sento ancora una venerazione per queste darsene, una venerazione mai sopita, sincera, proletaria, derivata forse dai ricordi della mia prima tormentata giovinezza, allorché, con timida, talvolta anche disinvolta maniera, vi andavo a dipingere il mio quadretto…». Sono queste parole del pittore Alfredo Catarsini, classe 1899, a fare da filo rosso alla mostra in programma a Viareggio, da giovedì 14 a domenica 17 ottobre, in occasione della sedicesima edizione del Raduno vele storiche, che chiude idealmente la stagione velica delle barche tradizionali nel Mar Mediterraneo.
L’esposizione, allestita nella sede del Club nautico Versilia, ospita sei opere del pittore viareggino, selezionate dalla Fondazione Alfredo Catarsini 1899. I cinque dipinti e il disegno in mostra raffigurano darsene, cantieri operosi, imbarcazioni, abbracciando un periodo che va dalla fine degli anni Quaranta a metà degli anni Cinquanta del Novecento.
Nell’allestire la piccola rassegna, Elena Martinelli ha ripensato a quanto scriveva anni prima il poeta casertano Elpidio Jenco: «Catarsini ama la poesia del mare, soprattutto delle sue darsene popolate da vecchie barche galleggianti all’ombra della vetusta Torre Matilde; barche tipicamente viareggine talora con carene sanguinanti di minio, carene stanche colpite più volte dalle insidiose, fragorose ondate tirreniche».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.fondazionecatarsini.com

[Nella foto: Alfredo Catarsini, Cantiere, olio su tela, 34x28, 1955]

NAPOLI, NUOVA VITA PER PALAZZO SAN TEODORO
Napoli ritrova una delle sue dimore storiche. È stato da poco portato a termine un accurato restyling di Palazzo San Teodoro, una delle residenze nobiliari sorte nel borgo di Chiaia nei primi anni del XIX secolo grazie alla lungimiranza di re Ferdinando IV di Borbone, che, pochi anni prima, aveva voluto la costruzione della Real Villa, trasformando così il pittoresco borgo fuori dalle mura, abitato da pescatori, in un luogo prediletto da molte famiglie aristocratiche.
Amato e conosciuto per la riconoscibile facciata rosso pompeiano, per la singolare pianta a L, per i grandi saloni, per la maestosa scala in marmo bianco e per gli affreschi di ispirazione ellenistica e pompeiana, il palazzo fu voluto dal duca Carlo Caracciolo di San Teodoro e fu realizzato, nel 1826, dall’architetto toscano Guglielmo Benchi, chiamato dalla Corte borbonica a lavorare nella capitale del Regno delle Due Sicilie.
Dopo l’attento restyling degli interni, la dimora si mostra ancora oggi in tutta la sua eleganza negli spazi quanto nei dettagli. L’incanto comincia al primo gradino dello scenografico scalone in marmo bianco, di ispirazione neoclassica, che conduce al piano nobile del palazzo. Partendo da qui si possono ammirare la Galleria dalle ampie vetrate, il Salone degli specchi, la Sala da pranzo con il prezioso lampadario in bronzo dorato e cristallo, l’eclettico Salone da ballo con soffitto a volta e colonne e lunette affrescate, le grandi specchiere e gli stucchi dorati, gli arredi originali dell’epoca.
La nuova gestione si propone di trasformare il palazzo in uno spazio esclusivo per visite guidate, mostre d’arte e incontri culturali. Attività, queste, che ridaranno linfa e luce a un’icona dell’aristocrazia partenopea, esempio architettonico che diede il via alla costruzione di molti altri palazzi storici della città, tra cui Villa Pignatelli, anch’essa realizzata da Guglielmo Bechi.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.palazzosanteodoroeventi.it.

Foto di Aurora Scotto di Minico 

«CAMBIAMO IL FUTURO», ALLA PEGGY GUGGENHEIM DI VENEZIA SEI APPUNTAMENTI PER I BAMBINI ALL'INSEGNA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Prende il via sabato 16 ottobre il calendario di appuntamenti dedicati ai più piccoli della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Tema del nuovo ciclo di laboratori, dal titolo «Cambiamo il futuro. Bambini di oggi, cittadini di domani», è l’educazione allo sviluppo sostenibile e al pensiero ecologico. Sei gli appuntamenti in agenda nelle giornate del 16 ottobre («Istantanee impressioni dai giardini reali»), 6 novembre («La città infinita»), 4 dicembre («Food Lab per famiglie»), 19 marzo («Ponte dei sogni. Piccoli e grandi cittadini»), 30 aprile («Immersioni ed emersioni oceaniche») e 28 maggio («Armati di remo e retino»), che affronteranno il tema della sostenibilità in modo trasversale introducendo l’approccio alla cittadinanza attiva, intesa come impegno e contributo di ciascun individuo a favore del benessere della collettività. I partecipanti saranno invitati a compiere un percorso volto a stimolare la consapevolezza del nostro quotidiano pe esser parte di una società da costruire in chiave sempre più attenta, inclusiva e pacifica.
I sei laboratori, che si svolgeranno in presenza, nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19, coinvolgeranno diverse realtà veneziane, quali Venice Gardens Foundation, Autorità di Sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale, Tocia cucina e comunità, Ocean Space - Tba21–Academy, Associazione Masegni & Nizioleti onlus e Associazione Remiera.
«Le riflessioni sulla tutela dell’ambiente e lo studio delle relazioni tra esseri viventi affondano le radici nella filosofia greca attraversando epoche e culture, confluendo in ambiti di conoscenza quali filosofia, matematica, biologia, letteratura, poesia e arte – raccontano dalla Peggy Guggenheim -. Con il passare dei secoli, l’interesse verso la natura assume un carattere principalmente scientifico. Nel Novecento, due visioni artistiche, una più scientifica e l’altra maggiormente evocativa, si uniscono nel considerare l’ambiente un sistema armonico di forme perfette e, al contempo, una fonte di ispirazione dal vasto potenziale simbolico. Nella seconda metà del Novecento, l’attenzione degli artisti si sposta verso una maggiore consapevolezza delle battaglie ambientaliste determinando la nascita di correnti culturali che pongono al centro delle loro ricerche il rispetto dell’ecosistema in relazione alla società. Arte ambientale, Land Art e Arte povera sono movimenti accomunati dall’utilizzo di materiali, dall’osservazione dei fenomeni della natura e dall’analisi delle relazioni tra esseri viventi e ambiente. Prendere posizione, attivarsi a favore di cause di interesse collettivo, non restare passivi davanti alle urgenze della contemporaneità diventano le istanze fondamentali dell’opera di molti artisti contemporanei. Si può usare il termine Artivism che coniuga arte e attivismo, per indicare l’atteggiamento di quegli artisti che, nel panorama globale attuale, esprimono il loro pensiero critico intraprendendo delle azioni, più o meno simboliche, per sovvertire il presente».
Ispirati da queste pratiche artistiche, i sei laboratori in programma affronteranno temi tanto urgenti quanto importanti per coloro i cittadini di domani quali, tra gli altri, la creazione di spazi urbani condivisi, la tutela dell’ambiente e la partecipazione attiva alla collettività.
Per informazioni: membership@guggenheim-venice.it o tel. 041.2405429/412. Per maggiori informazioni: guggenheim-venice.it.