ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 20 marzo 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 14 al 20 marzo 2022

Dai ritratti di Pablo Picasso alle installazioni di Pista 500, al via il nuovo corso di Pinacoteca Agnelli
La Pinacoteca Agnelli di Torino cambia volto e si trasforma in un luogo aperto alla riflessione sulle tematiche della contemporaneità, «motore di nuove narrazioni» e, nello stesso tempo, culla di un passato, specificamente torinese, legato all’automobile quale simbolo di velocità e di innovazione.
Il nuovo corso, che vede alla direzione artistica Sarah Cosulich, sarà caratterizzato da mostre inedite e da progetti site-specific, che coinvolgeranno anche l’iconica Pista 500 sul tetto del Lingotto, recentemente trasformata - su progetto degli architetti Camerana&Partners - in un parco pensile, il più alto d’Europa, con le sue quarantamila piante di oltre trecento specie autoctone diverse, collocate a ventotto metri di altezza.
Per l’occasione l’istituzione si è dotata anche di una nuova identità visiva: la forma circolare del logo deriva dalla curva di Pista 500, la A di Agnelli è scritta in minuscolo per sottolineare la volontà del museo di essere spazio accessibile e inclusivo, dinamico e contemporaneo, aperto a tutte e tutti.
Le attività della nuova stagione prenderanno il via il prossimo 27 maggio con tre mostre.
A vent'anni dall’inaugurazione dell'allestimento dello Scrigno di Renzo Piano, Pinacoteca Agnelli proporrà la prima tappa di «Beyond The Collection», un’inedita rilettura della sua raccolta. Il progetto inaugurale, visitabile fino al 25 settembre, sarà dedicato a Pablo Picasso e Dora Maar. Il ritratto «Homme appuyé sur une table» (1915-1916), conservato nella collezione Agnelli, verrà messo per la prima volta in dialogo con una serie di opere picassiane degli anni Trenta raffiguranti Dora Maar, provenienti dalla Fondation Beyeler di Basilea. Insieme alle tele, verrà presentata anche una selezione di fotografie della stessa Dora Maar, non solo punto di riferimento intellettuale per la pratica artistica di Picasso, ma anche artista centrale nella storia dell’arte del Novecento.
In contemporanea, inaugurerà una personale di Sylvie Fleury, autrice di una ricerca poliedrica che elude correnti e categorie. Attraverso una molteplicità di media - dalla scultura alla pittura, dal neon all’installazione – l’artista attinge nel suo vocabolario a oggetti e immaginari provenienti dall’ambito della moda, della fantascienza, delle sottoculture pop, indagando i meccanismi di costruzione del valore e la fabbricazione di desideri della società contemporanea. «Il suo lavoro – raccontano gli organizzatori - risuona con la volontà di ampliare la narrazione tradizionale del Lingotto, segnata dall’immaginario maschile della fabbrica e dell’automobile, ma anche con quello di una collezione storica rappresentata da artisti uomini».
A Pista 500 verranno, infine, presentate le prime installazioni ambientali, sonore, luminose e di cinema espanso, che nei prossimi tre anni andranno a caratterizzare l’architettura del luogo, «ragionando – raccontano ancora da Pinacoteca Agnelli - sulla trasformazione dell’archeologia industriale del Lingotto da circuito chiuso a strada cittadina, da luogo produttivo a spazio aperto da abitare insieme».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: https://www.pinacoteca-agnelli.it.

Torino, al via il grande cantiere di restauro di Palazzo Madama
Cinquecento giorni
per far rinascere il «volto» in marmo di Palazzo Madama, uno dei simboli di eccellenza di Torino nel mondo: è questo l’obiettivo del grande cantiere di restauro che riporterà la facciata juvarriana al suo antico splendore. I lavori, che prenderanno il via nella giornata di lunedì 14 marzo, nascono dalla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e la Fondazione Crt, che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni di euro.
Approvati dal ministero per la Cultura e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, i lavori di restauro e consolidamento strutturale coniugano arte, ingegneria e ricerca, salvaguardando l’identità e la storia del luogo con soluzioni tecnologiche innovative, sostenibili e reversibili. L’esecuzione è affidata alle imprese Cooperativa archeologia di Firenze e B.P. Benassi di Montignoso, vincitrici della gara d’appalto della Fondazione Torino Musei per un importo di 1.065.476,85 milioni di euro; mentre la direzione dei lavori è stata affidata dell’architetto Gianfranco Gritella, con la consulenza dell’ingegnere Franco Galvagno per le opere strutturali.
Un ascensore condurrà le maestranze sino alla sommità del cornicione per le opere più complesse relative alla messa in sicurezza strutturale di tutta la trabeazione in marmo. All’interno delle cavità situate nel grande cornicione, manodopera specializzata realizzerà particolari strutture in acciaio curvilinee, destinate a costituire il futuro scheletro portante del rivestimento in pietra del grande architrave, che manifesta da secoli segni di affaticamento strutturale: a seguito del distacco di alcuni frammenti, si è reso necessario l’avvio dell’importante intervento di restauro.
Sulla sommità di Palazzo Madama, le quattro imponenti statue allegoriche di tre tonnellate ciascuna alte quattro metri, firmate dallo scultore carrarese Giovanni Baratta nel 1726, saranno rimosse dal basamento – mediante una tecnica particolare che impiega un filo d’acciaio simile al sistema di estrazione dei blocchi di marmo dalle cave – e provvisoriamente calate a terra in gabbie di acciaio, con uno spettacolare sistema di gru, per il loro restauro e consolidamento in un apposito padiglione. L’intervento, nelle sue diverse fasi, potrà essere seguito live dal pubblico, che potrà anche visitare il padiglione stesso in tempi prestabiliti.
Per la prima volta dopo secoli il marmo scelto da Filippo Juvarra nelle antiche cave di Foresto e di Chianocco, situate nella bassa Valle di Susa, sarà nuovamente utilizzato per le parti più delicate e deteriorate della struttura.
I restauri delle statue, così come quelli dei serramenti lignei, saranno affidati tramite due ulteriori bandi nelle prossime settimane, a completamento del primo lotto di lavori sul settore centrale della facciata: la conclusione, dopo cinquecento giorni, è prevista per il 24 giugno 2023, festa di San Giovanni, patrono della città. Seguiranno altri due lotti relativi ai due corpi laterali.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.palazzomadamatorino.it

«Collab»: la Colonia «Acqua di Parma» diventa un’opera d’arte

Da più di cento anni è simbolo di eccellenza, artigianalità e stile di vita italiano. Era il 1916 quando faceva la sua comparsa «Acqua di Parma», una fragranza fresca e moderna, ricca di «frutti d’oro» come il limone, l’arancio e il bergamotto, destinata a diventare un intramontabile classico. Di decennio in decennio, accanto all’iconica colonia ideata dal barone Carlo Magnani, sono nate nuove profumazioni e collezioni come la celebre «Blu Mediterraneo» o la «Signatures of the Sun» che raccontano l’Italia in tutte le sue sfumature.
Tradizione e innovazione sono da sempre le parole chiave della maison, pronta a dare vita a un nuovo progetto: «Collab», laboratorio creativo realizzato in collaborazione con lo Ied - Istituto europeo di design, una delle più importanti scuole di moda, design, arti visive e comunicazione in Italia. Dal 4 a 10 aprile, on-line e nella Boutique «Acqua di Parma» di Milano (in Via Gesù 1), sei designers italiani daranno libero sfogo alla propria creatività, proponendo sei diversi temi per realizzare una collezione esclusiva di trecento flaconi, oggetti da collezione unici e personali da regalare e regalarsi.
Partendo dal proprio stile personale, gli artisti selezionati hanno rivisitato temi profondamente radicati nella cultura e nell’identità italiana, dalle tradizioni popolari alla magnificenza dell’architettura. Anna Spreafico, in «Sky Signs», si ispira, per esempio, ai cieli stellati dipinti sui soffitti delle chiese, allo zodiaco e all’arte del vetro di Venezia. Margherita Caspani, nella sua «Animalia», riporta in vita l’immaginario dei gladiatori dell’Antica Roma e mette in scena una danza giocosa tra uomini e bestie. Mentre Claudia Bernardi sceglie, per «Play With Me», un caposaldo della cultura italiana, le carte da gioco, e decora i suoi flaconi con cuori, picche e altri simboli tipici dell’iconografia delle carte. Lucrezia Viperina ci porta, invece, con sé in un viaggio attraverso l’Italia, ricreando i monumenti più iconici, mentre Sara Brienza esplora i temi del misticismo e della fortuna attraverso simboli tradizionali come coccinelle, peperoncini e ferri di cavallo. Paolo Moscheni, infine, esprime una visione inclusiva e universale di speranza, amicizia e amore.
Grazie a «Collab», i clienti che acquisteranno on-line una colonia nel formato 180ml, potranno personalizzare il proprio flacone insieme all’artista selezionato, durante una sessione individuale da prenotare (che si terrà on-line o a Milano), aggiungendo così anche un proprio tocco personale alla confezione: il segno zodiacale in «Sky Signs», un numero romano a scelta in «Animalia» o una bandana con un messaggio per il progetto firmato da Paolo Moscheni. La fragranza preferita diventerà così una vera e propria opera d’arte da collezione.
Per maggiori informazioni: https://www.acquadiparma.com/en/gb/livestory-pages/collab.html.

I Musei Reali di Torino celebrano i 161 anni dell’Unità d’Italia con «Splendori della tavola»

Dal Quirinale ai Musei reali di Torino: è questo il viaggio che ha appena fatto il prestigioso e fastoso corredo da tavola in argento realizzato nel 1833 a Parigi per il re Carlo Alberto da Charles-Nicolas Odiot, figlio di Jean-Baptiste Claude, a guida di una fiorente bottega orafa che, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, forniva capolavori di oreficeria per l’aristocrazia francese e che annoverava tra i propri committenti anche Napoleone Bonaparte.
Il servizio da tavola, considerato tra le maggiori committenze delle corti europee dell’epoca e ammirato per l’eccellente qualità all’Expositions des Produits de l’Industrie di Parigi nel 1834, è arrivato all’ombra della Mole in occasione del centosessantunesimo anniversario dell’Unità d’Italia e rimarrà esposto, fino al prossimo 17 luglio, nella Sala da pranzo del Palazzo Reale.
Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, il corredo comprende oggi 1832 pezzi, che documentano l’evoluzione dei modelli decorativi dell’oreficeria verso un eclettismo di gusto inglese, con forme arrotondate che si adattavano alle esigenze della nascente meccanizzazione industriale. Di questi pezzi 164 esemplari sono in prestito temporaneo a Torino. Tra di essi ci sono una grande zuppiera ovale, legumiere, casseroles à entremets, salsiere, oliere, saliere e mostardiere, cucchiai per la senape, sottobottiglie, posateria per dodici persone, piatti da portata, cloches, vassoi, zuccheriere, caffettiere, lattiere, teiere e una fontaine à eau chaude con il suo fornello.
La mise en table è impreziosita da cristalli e porcellane delle collezioni dei Musei reali e presenta un allestimento scenografico realizzato in collaborazione con la Fondazione teatro Regio di Torino. Ai lati della tavola, quattro manichini con abiti da sera maschili e femminili di fine Ottocento - inizio Novecento, allestiti dalla scenografa Claudia Boasso.
Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, per l’occasione sarà possibile accedere ad altre suggestive tavole apparecchiate con visite guidate su prenotazione. Al piano terra, saranno visitabili l’Appartamento della regina Elena, con la Sala da pranzo ornata dai vasi settecenteschi a motivo «palla di neve» e dal servizio «Uccelli e insetti» della manifattura di Meissen (1896), il Salotto con servizio da caffè e cioccolata, la Sala del piano, con servizio da tè realizzato a Berlino (1895), e la Sala della piglia, con gli armadi storici contenenti prestigiosi servizi in porcellana e cristallo di produzione europea. Al primo piano saranno, invece, visitabili l’Appartamento dei Principi Forestieri, con una tavola di gusto orientale riservata agli ospiti, e l’Appartamento della regina Maria Teresa, con lo splendido servizio a motivi floreali dipinti in tonalità porpora dalla manifattura di Berlino (1894) e biscuit centrotavola francesi nella Sala delle Cameriste, oltre a una selezione del pregiato servizio da dessert parigino detto delle «Donne più celebri d’Europa di tutti i tempi» (1852), realizzato dall’Atelier di Boyer. La visita si conclude nella Sala del Lavaggio con la collezione di porcellane orientali conservate negli armadi storici del Palazzo Reale.
Per informazioni e prenotazione sul percorso «Splendori della tavola» è possibile fare riferimento ai seguenti contatti: tel. 011.19560449; info.torino@coopculture.it.
Per maggiori informazioni: https://www.museireali.beniculturali.it.

L’equinozio di primavera porta il numero 1 della rinata FMR, «la rivista più bella del mondo»
L’equinozio di primavera porta in dono il numero 1 della rivista FMR. Dopo l’anteprima di presentazione e il numero Zero, diffusi rispettivamente in autunno e a dicembre 2021, a fine marzo esce il primo dei quattro «doni di stagione» che, con cadenza trimestrale, la casa editrice parmense farà di anno in anno ai suoi abbonati. La presentazione, in streaming e in presenza, si terrà il 28 marzo, alle ore 18:30, alla Pinacoteca d Brera, alla presenza del direttore James Bradburne, dei vertici della casa editrice parmense, rappresentati da Laura Casalis ed Edoardo Pepino, e da Carlo Orsi, Vittorio Sgarbi e Stefano Salis.
Il nuovo numero, disponibile in italiano e in inglese, si apre con le rubriche «Hors d’oeuvre», per incuriosire e ingolosire il lettore. In «Scoperte e Innamoramenti» Dacia Maraini racconta dell’incontro folgorante con una tela di Antonietta Raphaël, moglie di Mario Mafai, e dei rapporti interrogativi che certi quadri, come quelli della pittrice lituana, sono capaci di instaurare. Nella rubrica «Congetture», prosegue il dialogo di Héctor Abad Faciolince con il ritratto di Cornelis van der Geest, cui lo scrittore dedicò, al loro primo contatto visivo mezzo secolo prima, alcuni suoi versi. Invece Massimo Duranti, in «Almanacco», introduce alla corrente dell’Aeropittura futurista, alla quale sarà dedicata, dal 9 aprile al 3 luglio, un’esposizione al Labirinto della Masone. Infine, per la rubrica «Aste», Simone Facchinetti espone il rischio che sta correndo l’arte femminile, sottoposta spesso a valutazioni labili e passeggere, che non risparmiano nemmeno una grande artista come Artemisia Gentileschi.
Il nuovo numero ospita, poi, quattro articoli. In apertura, dopo un’introduzione di Stefano Salis, Orhan Pamuk racconta in «Quel che resta di un amore» il suo magnifico progetto che è perfetta fusione di arte e poetica: il Museo dell’Innocenza, inaugurato quattro anni dopo l’uscita dell’omonimo romanzo, una lunga storia di una collezione di oggetti che si trasformano in letteratura; il testo è accompagnato dalle fotografie di Massimo Listri. Seguono Giovanni Mariotti e Cristina Nuzzi in «Lumen Cinereum» e «Un inquilino di Strandgade 30», entrambi dedicati alla figura di Vilhelm Hammershøi, pittore danese celebrato in vita ma riscoperto solo svariati anni dopo la sua morte, che, scevro dalle correnti artistiche a lui contemporanee, perseguì sempre un suo personale linguaggio capace di esprimere il mondo inquieto e silenzioso che lo pervadeva. E ancora, in «Stravaganze veneziane», Monica De Vincenti e Simone Guerriero danno merito all’opera di Francesco Pianta, scultore veneziano, fervido esempio della bizzarria, insieme rozza e raffinata, dell’arte del legno barocca, che si misurò con le decorazioni a intaglio della Scuola Grande di San Rocco; a corollario, le fotografie di Piero Codato e Massimo Venchierutti. Infine, nell’articolo «L’estrema delizia», Giorgio Antei, attraverso lettere e testimonianze di coloro che lo conobbero personalmente, traccia, tra aneddoti e curiosità, il ritratto dell’uomo che fu davvero Johann Joachim Winckelmann, il grande archeologo fondatore della moderna critica d’arte e teorico del Neoclassicismo.
Lo spirito, come ricorda in apertura Laura Casalis, alla direzione editoriale e artistica della rivista, è portare avanti il sogno di Franco Maria Ricci, quello di raccontare e mostrare l’arte in modo nuovo e curioso, muovendosi nello spazio e nel tempo senza confini dell’arte, dell’architettura, del design. Sempre nell’editoriale compare l’immagine di una donna turca con la sigaretta tra le labbra: non solo un omaggio a Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006 e autore di uno dei testi presenti nella pubblicazione, ma anche un cenno al filo rosso che si potrà intercettare nei contenuti del primo numero, che propone vari ritratti di donne, reali e figurati.
Per maggiori informazioni: https://www.francomariaricci.com/it.

Arriva al cinema «Leonardo. Il capolavoro perduto»

«È una storia vera, eppure sembra una favola degna di H.C. Andersen». Così il regista Andreas Kofoed racconta l’intricata vicenda - «in bilico tra cinismo, potere e adorazione» - legata al «Salvador Mundi», il dipinto più costoso mai venduto (450 milioni di dollari la sua quotazione), ritenuto uno dei capolavori perduti di Leonardo da Vinci.
All’opera è dedicato il nuovo film del progetto «La grande arte al cinema» di Nexo Digital, in cartellone in anteprima mondiale, dopo le presentazioni al Tribeca Film Festival e alla Festa del cinema di Roma, nelle migliori sale italiane. L’appuntamento è per le giornate di lunedì 21, martedì 22 e mercoledì 23 marzo.
«Leonardo – Il capolavoro perduto», questo il titolo del documentario, si snoda come un thriller avvincente che vede protagonisti roboanti nomi dell'arte, della finanza e della politica. Fotogramma dopo fotogramma, il regista Andreas Kofoed pone al pubblico una domanda emblematica: questo dipinto multimilionario è davvero di Leonardo o semplicemente alcuni uomini di potere vogliono che lo sia?
I protagonisti del racconto sono i principali soggetti coinvolti nella storia del ritrovamento, del restauro e della vendita dell’opera: dai mercanti d’arte Robert Simon, Alexander Parish e Warren Adelson all’imprenditore Yves Bouvier (uno dei maggiori protagonisti nel mercato dell’arte nonché pro-prietario del porto franco più ricco al mondo), passando per la restauratrice Dianne Modestini, il curatore della National Gallery di Londra Luke Syson e gli storici Martin Kemp, Maria Teresa Fiorio e Frank Zöllner.
Dal 2005, l’anno in cui il dipinto ricompare sul mercato antiquario e viene acquistato in un'oscura casa d'aste di New Orleans, colpendo l’attenzione del newyorkese Alexander Parish, «un cacciatore di dormienti», ovvero di opere più famose di quanto non lo siano nella considerazione dei loro venditori, il «Salvador Mundi» accende il dibattito tra stori-ci dell’arte, restauratori e critici. A ciò contribuisce anche il restauro condotto l’anno successivo, nel 2006, da Dianne Modestini, che riscopre, sotto una pesante vernice, originali pennellate rinascimentali.
Nel 2008, gli esperti di Leonardo Da Vinci più illustri al mondo si riuniscono attorno a un cavalletto alla National Gallery di Londra per esaminare la misteriosa tavola. Tre anni dopo, il museo britannico presenta quell’opera come un dipinto autografo di Leonardo nella celebre mostra dedicata al pittore, dando vita a una delle vicende più seducenti e sconcertanti del mondo d'arte dei nostri tempi. Si giunge così al 2017 quando si tiene una nuova asta da Christie's. Per l’occasione viene lanciata una massiccia campagna marketing e il dipinto viene mandato in tournée a Hong Kong, Londra, San Francisco e New York, dove viene venduto il 15 novembre per un prezzo d'asta record di 450.300.000 dollari. Dopo l'asta, il «New York Times» rivela che l'acquirente del «Salvator Mundi» è il principe ereditario dell'Arabia Saudita, Mohammad bin Salman. Da allora il di-pinto scompare. Il giallo è ancora oggi irrisolto.
Per maggiori informazioni: https://www.nexodigital.it/leonardo-il-capolavoro-perduto/.

venerdì 18 marzo 2022

La galleria Tornabuoni di Firenze torna alle origini e regala un viaggio tra le sue collezioni d’arte antica

È un ritorno al passato il nuovo corso della galleria Tornabuoni Arte, che inaugura una nuova sede espositiva dove la sua storia ebbe inizio nel 1981 e dove si tennero importanti mostre di Lucio Fontana, Emilio Vedova, Sebastian Matta e molti altri ancora: in via de’ Tornabuoni 5, a Firenze, all’interno del cinquecentesco Palazzo Strozzi del Poeta. Lo spazio, che si andrà ad affiancare alle altre filiali sparse per il mondo (Milano, Parigi, Forte dei Marmi e Firenze), presenta per l’occasione, in contemporanea con la sede storica di via Maggio 40r, la mostra «Dipinti e arredi antichi 2022», esponendo una selezione delle opere più significative del catalogo.

La rassegna, in programma da venerdì 18 marzo (l’inaugurazione è alle ore 18:30) a fine dicembre, vede esposti, nella sede al piano terra del prestigioso palazzo trecentesco affacciato su via Maggio, capolavori a tema sacro e religioso quali i cosiddetti «fondi oro» del Trecento e Quattrocento. In via de’ Tornabuoni 5 trovano, invece, ospitalità soggetti a tema profano, mitologico e storico.

Tra i pezzi più prestigiosi in mostra c’è un raro Tabernacolo eucaristico in terracotta invetriata, realizzato attorno al 1440 e ricondotto da Giancarlo Gentilini ad Andrea della Robbia, tra i maggiori scultori del tempo, che trova puntuali riscontri in altre edicole per il Sacramento conservate a San Pietro ad Anchiano presso Borgo a Mozzano e a Cappella, in territorio lucchese. Composto in origine di cinque elementi ma adesso privo del gradino, il tabernacolo presenta un corpo principale che simula un vano architettonico classicizzante, dove compaiono due angeli adoranti e due aperture: il vano per l’ostia consacrata, un tempo protetto da una piccola porta bronzea, e un oculo. Completano l’opera due paraste corinzie con motivi vegetali e una cimasa ad arco dominata dal busto del Redentore.

Tra le nuove acquisizioni della collezione spiccano, in particolare, «Arianna addormentata» di Benedetto Cacciatori, stupenda scultura in marmo del 1830 circa, replica del famosissimo modello antico con lo stesso soggetto, opera di arte romana conservata ai Musei Vaticani e alle Gallerie degli Uffizi, e la «Madonna col bambino e le anime del Purgatorio», una tela la cui costruzione delle forme e il richiamo alla produzione veneziana di Luca Giordano ne identificano l’autore nel fiorentino Giovanni Camillo Sagrestani. Realizzata attorno al 1700, l’opera rappresenta la Madonna col Bambino in gloria che sovrasta un angelo che salva un uomo dalle fiamme: si tratta dell’iconografia, diffusissima in epoca barocca, delle anime purganti. Il recentissimo restauro della pala, che ha eliminato la patina superficiale e lo strato di vernici annerite, ne ha ripristinato la leggibilità e ha portato alla luce una costruzione stupenda.

Infine, proprio all’ingresso di via de’ Tornabuoni, si trova «Mosè abbandonato dalla madre» del napoletano Giuseppe Mancinelli (Napoli,1813 – Castrocielo, 1875), che narra l’episodio biblico dell’abbandono di Mosè infante nelle acque del fiume Nilo per farlo sfuggire alle persecuzioni del faraone d’Egitto. Rese con maestria accademica, le splendide figure in primo piano nel dipinto, con i loro abiti sgargianti, sembrano più appartenere al folclore napoletano; sulla collina, invece, si scorgono un tempio e un obelisco raffigurato con un realismo tale da far credere che il pittore lo abbia potuto ammirare e dipingere dal vero.

Da sempre operante nei settori del moderno e del contemporaneo, Tornabuoni Arte iniziò nel 2006 la sua attività nel campo dell’antiquariato con il motto «L’arte non ha età». Da allora la collezione della galleria si è arricchita di dipinti, sculture, mobili e arredi antichi che interessano un lungo arco temporale che spazio dal Medioevo al XIX secolo. In occasione dell’inaugurazione del nuovo spazio, è stato aggiornato il catalogo della collezione, la cui prima edizione fu pubblicata proprio nel 2006. È nato così un percorso di ricerca e studio tra le opere più interessanti della galleria insieme alle nuove acquisizioni, con testi e introduzione dello storico dell’arte Alessandro Delpriori. Un’occasione per farsi ammaliare, opera dopo opera, dalla bellezza dell’arte che Roberto Casamonti ha raccolto, anno dopo anno, con passione, amore e competenza.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Andrea della Robbia (Firenze, 1435 - 1525), Tabernacolo eucaristico, terracotta invetriata; [fig. 2] Benedetto Cacciatori (Carrara, 1794-1871), «Arianna addormentata», marmo scolpito;[fig. 3] Giovanni Camillo Sagrestani (1660-1731), «Madonna col bambino e le anime del purgatorio», olio su tela; [fig. 4] Giovanni Camillo Sagrestani (1660-1731), «Madonna col bambino e le anime del purgatorio», olio su tela 

Informazioni utili
Tornabuoni Arte – Arte Antica | via Maggio, 40/R - Firenze - tel. +39.055.2670260 ! via de’ Tornabuoni, 5 - Firenze - tel. +39.055.2398813 | e-mail antichita@tornabuoniarte.it | www.tornabuoniarte.it

mercoledì 16 marzo 2022

VN 360°: il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna si visita on-line

Continua il percorso dell’Istituzione Bologna Musei per rendere fruibile on-line il proprio patrimonio storico-artistico. Dopo il Museo internazionale e biblioteca della musica, il Museo civico medievale e il Museo per la memoria di Ustica, un’altra sede comunale si apre alla tecnologia immersiva virtuale, VN 360,°con l’intento di offrire agli utenti contenuti digitali che vadano a integrare l’esperienza di visita fisica. Questa volta a sbarcare sul Web è il Museo del patrimonio industria-le, il cui percorso virtuale, ideato dallo studio di comunicazione Veronesi Namioka, consente di accedere virtualmente agli spazi espositivi, situati all’interno della fornace da laterizi Galotti costruita nel 1887, e di conoscere la storia produttiva della città di Bologna dal tardo Medioevo alla fabbrica 4.0.
Come nella realtà, la visita prende avvio al piano terra, dove si viene accolti dalla ricca collezioni di stampi in gesso degli anni Venti e dalle forme monumentali del forno Hoffmann, cuore della fornace, in cui – fino agli anni Sessanta del ‘900 – avveniva la delicata fase di cottura delle terrecotte.
All'interno del forno si entra nella Bologna del XIX secolo, una città che vive una profonda crisi economica legata alla fine dell’industria tessile e che cerca nuove strade produttive. La voce narrante dell’economista David Ricardo ricorda il dilagare della povertà in città, mentre le voci di Giovanni Aldini e Luigi Valeriani, docenti universitari, rimandano alle loro volontà testamentarie che condurranno alla nascita della prima scuola tecnica cittadina nel 1844, ancora oggi attiva come una delle più antiche scuole tecniche d’Italia e d’Europa.
La tecnologia virtuale consente di visualizzare in alta risoluzione modelli, strumentazione scientifica e macchine funzionanti provenienti dall’Istituto Aldini Valeriani che raccontano la storia e lo sviluppo del-la città nel corso del XIX secolo nonché gli apparati di lettura come pannelli e didascalie.
Spostandosi all'esterno del forno, sotto le arcate del portico, è possibile attivare alcuni video e vedere in funzione macchine e prototipi risalenti agli anni 1940-1960: dosatrici e confezionatrici per dadi da brodo Corazza, confezionatrici per carta Cassoli e per caramelle Acma.
Il percorso prosegue al secondo piano dove un tempo avveniva la fase di essiccazione delle argille e che oggi ospita la sezione dedicata all'antica Bologna dell'acqua e della seta. Modelli ed exhibit ci immergono nella suggestiva città dei canali e delle ruote idrauliche.
Due video sottotitolati per persone sorde, attivabili lungo il percorso, mostrano la complessità del si-stema idraulico e il viaggio del velo di seta da Bologna a Venezia lungo il canale Navile. Un terzo video mostra il funzionamento del mulino da seta alla bolognese, tecnologia raffinata e insuperata dal XV al XVIII secolo.
La segnaletica virtuale che guida i percorsi conduce, quindi, alla sezione dedicata al moderno di-stretto industriale bolognese. Le riprese a 360 gradi visualizzano la complessità del distretto mostrando le macchine da pasta, le macchine automatiche e le motociclette. I video attivabili in remoto illustrano il funzionamento delle macchine, le innovazioni, la diffusione delle tecnologie e delle capacità competitive.
Il ruolo giocato dalla formazione tecnica nell'affermazione industriale della città viene ripercorso nello spazio legato alla Scuola Officina, parte integrante dell'educazione tecnica impartita per prima nell'Istituto Aldini Valeriani. Il tecnigrafo, gli strumenti di fucina, il tavolo da aggiustaggio, gli apparati iconografici storici e il video «Testa punta contropunta» costituiscono gli ingredienti di questa par-te del tour che si conclude scendendo al primo piano nella Fabbrica del Futuro. Questo spazio ha le caratteristiche di un laboratorio interattivo e multimediale e documenta le linee di sviluppo che stanno modificando l’ambiente e l’assetto produttivo e organizzativo delle aziende del nostro territorio. Le stazioni che lo compongono, dalla realtà virtuale alla robotica, consentono di visualizzare i processi produttivi di un sistema in continuo aggiornamento e di valorizzare le potenzialità del settore industriale bolognese.
Un’ultima sezione, che si modificherà nel tempo, è dedicata alla mostra temporanea «Moto bolognesi degli anni 1950-1960», in cui oltre trenta motociclette testimoniano la sorprendente vivacità produttiva e la grande cura sia tecnica, nella meccanica e nella ciclistica, che estetica. Tra le principali produttrici di moto spiccano F.B Mondial, Ducati, Moto Morini e Demm.
La nuova esperienza virtuale restituisce una visione a 360° del percorso di visita e rinnova la vocazione del museo a luogo vivace, polifunzionale e interattivo, frequentato dagli addetti ai lavori, ma anche da appassionati, turisti e bambini.
La scelta di arricchire il tour immersivo con numerosi video e narrazioni interattive persegue l’idea di uno strumento attrattivo e funzionale per molteplici obiettivi: approfondire le tematiche affrontate, fornire spunti per progetti educativi, lasciare ai visitatori la scelta di riprendere in un secondo momento le suggestioni e i temi del museo.
Dal confronto e dall'attiva collaborazione tra il Museo del patrimonio industriale e lo studio Veronesi Namioka, guidato da Fuyumi Namioka e Silvia Veronesi, ha preso vita il progetto VN 360°. Il percorso virtuale è, dunque, il risultato della fusione tra competenze storico-culturali e tecnologie digitali di ultima generazione, che consentono di integrare l’offerta espositiva del museo fisico con esperienze emotive e multimediali virtuali, in stretta sinergia con la competenza dello staff del museo che ha curato la parte dei contenuti informativi selezionando contributi audio e video per accompagnare il racconto per immagini.
La regia dello Studio Veronesi Namioka ha restituito la complessità delle fonti e degli strumenti di visita impiegati in museo, utilizzando riferimenti grafici e segnaletica che permettono di identificare i contenuti informativi del percorso, consentendo, ai potenziali pubblici, di percorrere virtualmente gli spazi del museo, guidati da più mappe virtuali nella fruizione degli oggetti esposti, suscitando così l’intenzione di pianificare, per approfondirne la conoscenza, una prossima visita fisica al museo, o viceversa, di ritornare virtualmente a visitarne le sale, dopo la visita, da casa.

Informazioni utili
Link percorso virtuale VN 360°: http://informa.comune.bologna.it/iperbole/media/Virtual-Tour-Museo-del-Patrimonio-Industriale/

venerdì 11 marzo 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 7 al 13 marzo 2022

La Pinacoteca e la Biblioteca nazionale di Brera dicono: «Mai più guerre!». Sul sito di Circi color book e libri illustrati per i bambini dell’Ucraina
I bambini sono il nostro futuro e la Biblioteca nazionale braidense guarda a loro con il progetto Circi - Centro internazionale di ricerca sulla cultura dell’infanzia, nato lo scorso novembre con l’intento di conservare, studiare e comunicare l’esperienza dell’infanzia e i valori di curiosità, creatività e apprendimento dei bambini.
Dall’inizio di marzo, Circi ha anche un’interfaccia Web: un luogo virtuale, vivo e pulsante di contenuti eterogenei e pluridisciplinari, che, in questi giorni, è anche veicolo per conoscere tutte le iniziative che la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Braidense stanno avviando in favore dei bambini dell’Ucraina.
Mentre è in corso di creazione un gemellaggio con la Biblioteca nazionale di Kiev, l’istituzione milanese sta lavorando anche alla condivisione on-line degli ottantacinque libri illustrati, appartenenti alla collezione Adler di libri sovietici per bambini, acquisita lo scorso anno. Dal giorno stesso dello scoppio del confitto tre di essi sono disponibili gratuitamente sul sito della Pinacoteca di Brera, con la speranza che possano essere letti dai più piccoli, già al sicuro in Italia o ancora in Ucraina, rifugiati in casa o sottoterra.
In segno di accoglienza, i color book, i libri da colorare con le immagini dei quadri di Brera, scaricabili on-line per famiglie e bambini, saranno tradotti in ucraino. Verranno caricate on-line anche alcune letture video in ucraino.
Infine, per tutti coloro che vogliono contribuire, sia in fase di acquisto on-line del biglietto di ingresso alla Pinacoteca di Brera su www.brerabooking.org, sia sul www.pinacotecabrera.org, sarà possibile donare un piccolo importo a sostegno di queste iniziative e di ulteriori e futuri programmi di accoglienza culturale.
È, dunque, vario il programma di iniziative che Brera ha pensato, con il linguaggio a loro più consono, quello della cultura, per esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino. A fare da filo rosso tra le varie proposte è un’idea chiara che il diretto James M. Bradburne spiega con queste parole: «La guerra è uno dei più gravi flagelli dell’umanità. La guerra non risparmia nessuno e le moderne tattiche belliche sono spietate nel colpire gli innocenti: famiglie, madri e soprattutto bambini. Dobbiamo ascoltare le grida di questi bambini. Urlano: ‘Mai più guerre!’ la loro sola e unica speranza. Mai più guerre! Ecco l’invocazione dei bambini».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.circi.education

[Nelle fotografie: Libri ucraini della Collezione Adler, Biblioteca Nazionale Braidense

Nasce Utopia, una raccolta di poster d’artista per illustrare i lemmi del Vocabolario Treccani
Sono Elisabetta Benassi, Ettore Favini, Claire Fontaine, Piero Golia, Emilio Isgrò, Marcello Maloberti, Rä di Martino e Alessandro Piangiamore i primi artisti che Treccani Arte, ramo dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dedicato interamente all’arte contemporanea, ha coinvolto in «Utopia».
Il nuovo progetto intende celebrare la creatività di oggi e il fascino della lingua che parliamo e scriviamo e attraverso cui interpretiamo il presente e immaginiamo il futuro, con un riferimento, già nel titolo, all’impresa titanica e ai confini dell’impossibile di creare un vocabolario di immagini.
Gli artisti selezionati per la prima fase del progetto sono stati invitati a scegliere una parola che rispecchi il proprio lavoro e il proprio pensiero, e ad associare a essa un’immagine rielaborata o appropriata, realizzata ad hoc o selezionata dal proprio corpus di opere. Ogni lemma è stato interpretato con la massima libertà espressiva, assecondando, rivisitando, distruggendo o completando la definizione, con l’intento di mettere in luce le complessità, suggerendone nuovi possibili significati.
È nata così una raccolta di poster d’artista che ambisce a illustrare, utopicamente, gli oltre centocinquantamila lemmi del Vocabolario Treccani.
I poster, realizzati in cento esemplari ciascuno, presentano l’immagine sul fronte e il lemma scelto sul retro, insieme alla tiratura e la firma dell’artista.
Il progetto si propone di diventare, con il tempo, un immenso archivio in progress capace di restituire una fotografia del panorama artistico contemporaneo, celebrando al contempo la lingua italiana, la sua ricchezza e le sue trasformazioni. I poster, inoltre, consolidano il lessico e stimolano la fantasia del pubblico facendo re-immaginare i lemmi e i loro significati.
Le opere sono acquistabili sul sito: https://emporium.treccani.it/it/treccani/arte/progetti/utopia. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://treccaniarte.com/

[Nella foto: Emilio Isgrò, Farfalla, Courtesy to Treccani Arte]

«Sguardi di pietra», Marco Sabadin e la sua Venezia vista dall’alto
È il punto di vista, privilegiato e unico, di un volatile che guarda dall’alto Venezia, sorvolando a bassissima quota la città, accarezzando tetti e statue, campanili e capitelli, quello che offre la mostra fotografica «Sguardi di pietra. Venezia vista dalle sue statue», in cartellone fino al 30 marzo al Fondaco dei Tedeschi, edificio simbolo della città lagunare, attualmente sede di un lifestyle department store di DFS Group, restituito ai visitatori nel 2016 dopo un attento intervento conservativo a cura dell’architetto olandese Rem Koolhaas.
In questo luogo, che già del Medioevo fu sede di contrattazioni e compravendite di metalli e pietre preziose, spezie rare, seta, vetri, broccati, velluti e pizzi, sono esposte cinquantadue immagini del fotografo veneziano Marco Sabadin, classe 1959.
Pilota di Apr dal 2014 e socio dell’Agenzia Vision dal 1986, da quarant’anni l’artista vive di fotografia, operando non solamente nel Veneziano ma spostandosi spesso anche nel Triveneto, corredando con le sue foto le notizie di varie testate giornalistiche locali, nazionali e agenzie internazionali.
Durante il lockdown della primavera del 2020, Marco Sabadin ha sorvolato la città con un drone, compiendo un viaggio che inizia dalla stazione e arriva fino all'Arsenale, passando per San Marco, Rialto, San Polo e S. Nicolò dei Mendicoli, la Salute e giungendo, attraverso la Giudecca, all'isola di San Giorgio.
Ne è nata una mostra che si compone di cinquantadue pannelli fotografici stampati di diversa grandezza e posti a diverse altezze rispetto al punto di ripresa. Il visitatore si confronta così con immagini di generose dimensioni che vanno dal 100 x 140 centimetri per arrivare al formato 200 x 140 centimetri e che restituiscono viste inconsuete di una tra le città più belle del mondo, dove protagonisti sono angeli e santi, allegorie e virtù teologali e cardinali, civili e militari che si stagliano a due passi dal cielo.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.dfs.com/it/venice.

In scena a Milano «Fuga dall’Egitto», uno spettacolo di teatro documentario
Due anni fa Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio hanno deciso di mettersi in viaggio per l’Europa e gli Stati Uniti passando per la Svizzera, la Francia, la Germania, la Svezia con l’intento di incontrare quei giovani - giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani - che, dopo il golpe in Egitto, hanno scelto la via precaria e dolorosa dell’evento per sfuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione. Per alcuni l'esilio è arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche, una fuga improvvisa che li ha consacrati parte di quella che alcuni storici hanno già definito la più importante ondata migratoria dell’Egitto contemporaneo.
Da questa storia è nato uno spettacolo teatrale, liberamente tratto dal libro «Fuga dall’Egitto - inchiesta sulla diaspora del dopo-golpe» (Infinito edizioni) della giornalista Rai e docente universitaria Azzurra Meringolo Scarfoglio, che sarà in scena al teatro Menotti di Milano dal 15 al 20 marzo (sono, invece, sospese le date programmate per questo fine settimana a causa della positività al Covid di un membro della compagnia).
Sul palco in «Fuga dall’Egitto» l’attrice Miriam Selima Fieno guiderà una narrazione serrata che usufruisce di materiali d’archivio, documenti originali, protocolli giudiziari, reportage, interviste, rapporti di ricerca e che si avvale di dispositivi tecnologici come camere in diretta, cellulari, software di montaggio, video proiezioni per interrogare la realtà sociale e politica dell’Egitto.
Il risultato è una performance che unisce il teatro documentario alla musica dal vivo, in un intreccio tra atto performativo e cinema del reale, sonorità orientali e sperimentazioni elettroniche.
Lo spettacolo, le cui musiche sono suonate dal vivo dalla compositrice egiziana Yasmine El Baramawy e che vede la partecipazione di Bahey Eldin Hassan, Taher Mokhtar, Ahmed Said, il pubblico assume un ruolo attivo.
Gli spettatori – si legge nella presentazione - «sono invitati a prendere posizione all’interno di un panorama incredibilmente reale fatto di relazioni internazionali, fatti personali, interessi economici, traffici, politica e realpolitik, regime e rivoluzione, paranoie e sorveglianze speciali, in cui è necessario scendere lentamente in profondità per superare il concetto di buono e cattivo e comprendere intimamente il significato di umanità».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.teatromenotti.org.

[Fotografie di Andrea Macchia] 

Alla Galleria dell’Accademia di Firenze una nuova illuminazione per la Galleria dei Prigioni
La Galleria dell’Accademia di Firenze è in continuo movimento. Nelle prossime settimane, a partire da lunedì 14 marzo, il museo affronterà un altro importante lavoro nella cosiddetta Galleria dei Prigioni. Prosegue, infatti, il progetto di rinnovo degli impianti illuminotecnici: dopo le sale del Duecento e del primo Trecento, è stata la volta del Transetto e ora si affronta la zona che accoglie i capolavori di Michelangelo. Qui, in questo ultimo anno, tra le grandi sculture michelangiolesche, sono stati esposti, in un suggestivo allestimento, parte dei busti in gesso di Lorenzo Bartolini, solitamente conservati nella Gipsoteca, ultimo degli ambienti della Galleria ad essere oggetto dei grandi cantieri di ristrutturazione.
Per poter realizzare tali impianti, che verranno collocati sui cornicioni laterali, si dovranno spostare i busti femminili ottocenteschi ed eliminare le strutture realizzate per esporli. I gessi saranno dunque messi in sicurezza, pronti per il controllo e la manutenzione prima di ritrovare la loro originale collocazione, insieme alle altre opere di Bartolini, in una Gipsoteca completamente rinnovata. Nella Galleria dei Prigioni si procederà poi con le operazioni di protezione dei dipinti su tavola che si trovano alle pareti e delle sculture di Michelangelo con strutture provvisorie realizzate ad hoc, atte a proteggerle.
«Ci stiamo finalmente avviando verso la conclusione - dichiara con soddisfazione Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze -. Per quanto riguarda l’impianto illuminotecnico, ci avviciniamo man mano alla Tribuna e al David, cuore del nostro museo. Stiamo ultimando anche i lavori nella Gipsoteca. In questa sala, che ricrea idealmente lo studio di Lorenzo Bartolini, riallestiremo le 450 opere tra busti ritratto, bassorilievi, sculture di varie dimensioni, oltre alla collezione dei dipinti dell’Ottocento, qui conservati. Presto saremo pronti ad offrire al pubblico la nuova Galleria dell’Accademia di Firenze».
La nuova illuminazione, oltre ad esaltare le opere conservate, è mirata al risparmio e all’efficienza energetica, attraverso l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione a Led. Il progetto è stato curato, come sponsor, da Enel X, la business line del Gruppo Enel dedicata a illuminazione pubblica e artistica, servizi digitali e innovativi e rientra in un intervento più ampio che riguarda altri ambienti del museo.
Per maggiori informazioni: www.galleriaaccademiafirenze.it.

[Foto di Massimo Sestini

A Milano in «Viaggio nel tempo» con Geronimo Stilton
Dal mondo perduto dei dinosauri all’esotismo misterioso degli antichi Egizi, in compagnia del topo giornalista più famoso del mondo: si potrebbe riassumere così la mostra «Geronimo Stilton Live Experience. Viaggio nel tempo», visitabile in anteprima mondiale, fino al prossimo 18 aprile, a Milano, nello Spazio Ex Cisterne della Fabbrica del Vapore.
Pensata per coinvolgere i bambini dai 4 ai 12 anni, l’esposizione si configura come un’avventura immersiva di intrattenimento, divertente ed educativa, dove i partecipanti vengono coinvolti in giochi interattivi, prove da superare ed enigmi da risolvere in compagnia di guide speciali: i Ranger del tempo.
Il percorso espositivo, che trasforma la Fabbrica del Vapore in un vero e proprio Geronimo Stilton Experience Village, si sviluppa lungo tre diverse ambientazioni scenografiche, allestite al primo piano: l’era dei dinosauri, l’antico Egitto e l’Isola del tesoro. Al pianterreno si trovano, invece, il bookshop, un’area interattiva per il «Quiz del tempo», una zona dedicata alle fotografie, una sala per la didattica e, infine, uno spazio dove rivivere, grazie alla realtà virtuale, l’emozione dello sbarco sulla luna di Apollo 11.
Sono tre anche le tecnologie di riferimento adottate: il mapping, per trasformare gli oggetti in display; il digital signage, per controllare i contenuti su ledwall, touchscreen e mirror display; la realtà aumentata, per sovrapporre elementi digitali al mondo reale.
Non mancano, inoltre, eventi pratici didattici, dai «mini paleolab», laboratori della durata di trenta minuti sull’attività sui fossili e sulla preistoria, a «paleolab event», un progetto sulla preistoria in agenda ogni prima domenica del mese. È, inoltre, possibile organizzare visite gioco per gli alunni della scuola primaria e feste di compleanno a tema.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.geronimostiltonexperience.it.
 
L’arte di Marco Lodola a sostegno di Fondazione Umberto Veronesi
«Ogni anno in Italia, più di 55.000 donne si ammalano di tumore al seno, 10.700 di tumori dell’utero e 5.200 di tumore all’ovaio. I risultati ottenuti fino a oggi dalla ricerca scientifica sono incoraggianti e dimostrano come la diagnosi anticipata e le nuove terapie possano salvare la vita a moltissime donne», così Paolo Veronesi, presidente di Fondazione Umberto Veronesi e direttore della Divisione di senologia chirurgica dello Ieo di Milano, spiega l’importanza delle iniziative tese a sostenere la ricerca scientifica d’eccellenza.
L’appello è stato accolto di recente da Marco Lodola, artista conosciuto per le sue colorate e ludiche sculture luminose, che ha deciso di donare alla fondazione milanese alcune sue installazioni, utilizzate per decorare le vetrine di alcuni prestigiosi store in tutto il mondo.
Con la preziosa collaborazione della Galleria Deodato Arte, il fondatore del Nuovo Futurismo ha deciso di autenticare questi lavori, che saranno messe in vendita, a partire mercoledì 16 marzo, per sostenere il progetto «Pink is good» a favore della ricerca scientifica contro i tumori femminili.
Martedì 15 marzo, alle ore 18:30, le opere saranno in mostra a Milano, in via Nerino 2, e potranno essere prenotate dagli ospiti presenti. Dal giorno successivo, le schede delle sculture rimaste potranno essere visionate sul sito www.deodato.com. All’interno di ogni scheda sarà indicata la donazione minima, da destinare direttamente a Fondazione Umberto Veronesi, e le modalità per poter ricevere le figure luminose.
Classe 1955, Marco Lodola si fa conoscere nel mondo per il suo stile pop e colorato, influenzato dalla sua passione per gli anni ‘50 e le icone classiche italiane, come la vespa, le pin-up e le automobili vintage.. I suoi lavori sono stati installati in scenografie uniche come X Factor, il Festival di Sanremo, il teatro del silenzio di Bocelli, ma anche negli store di brand di moda come Westwood, Giuliano Fujiwara, Enrico Coveri e Dior. L’artista vanta, inoltre, collaborazione con gruppi musicali e artisti quali i Timoria, Max Pezzali e gli 883, Ron e Gianluca Grignani.
Per maggiori informazioni: www.fondazioneveronesi.it.

«La scultura, tante storie», a Bologna una mostra di Marco Marchesini
L’esposizione, curata dallo stesso artista con Roberto Martorelli, si inserisce in un ciclo di focus espositi-vi tesi a valorizzare e portare a una più ampia conoscenza del pubblico la produzione di artisti con-temporanei che hanno realizzato opere funerarie all’interno del Cimitero monumentale di Bologna. Tra le diverse opere realizzate da Marco Marchesini, esponente dell’ultima generazione di artisti che si è confrontata con l’elaborazione plastica di temi trascendenti operando per il culto della memoria dei defunti, si segnalano, tra l’altro, la porta in bronzo per la Cripta Schiavina o la Cappella Vacchi Verati, il Monumento in memoria dei caduti dell’Aeronautica Cripta Schiavina, il «San Francesco» in bronzo o l’angelo della Tomba Barelli.
Attirato e coinvolto dalle molteplicità espressive insite nella scultura, Marco Marchesini ne ha percorso sia le possibilità narrative e naturalistiche che quelle più concettuali di sintesi formale, affiancando la ricerca personale a una ininterrotta attività professionale, iniziata nel 1962, quando, lavorando direttamente in cantiere, realizzò in corso d’opera le sculture della chiesa di San Severino, chiesa voluta e progettata dal parroco ingegnere don Giancarlo Cevenini.
Tra le varie collaborazioni di Marco Marchesini va, infine, ricordata quella con l’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza onlus di Bologna - mediante le attività di ricerca condotte all'interno del Museo tattile Anteros in ambito di progettazione e realizzazione di traduzioni tridimensionali della pittura – per il superamento della disabilità visiva nella fruizione e leggibilità del patrimonio artistico. Il metodo ideato per rispettare fedelmente i valori di forma e composizione del dipinto originale, restituendo-ne concetti spaziali e relazioni interne, è stato accolto da prestigiose realtà museali nazionali e inter-nazionali come i Musei Vaticani e la Galleria degli Uffizi. In mostra è esposta per l'esplorazione tattile «Beltà allo specchio» di Kitagawa Utamaro, capolavoro di stampa xilografica del genere Ukiyo-e. Per maggiori informazioni: www.marchesiniscultore.it e www.museibologna.it/risorgimento.

«cogli l’attimo, carpe diem, seize the day»: una giornata di studi on-line dedicata alla performance
Si intitola «cogli l’attimo, carpe diem, seize the day» la giornata di studi on-line sulla performance, e sulla sua presenza nelle collezioni e negli archivi museali italiani, che Marcella Beccaria, vicepresidente di Amaci e curatore al Castello di Rivoli, ha organizzato per la giornata di mercoledì 23 marzo.
L’appuntamento, realizzato con il sostegno della Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura, intende approfondire le principali problematiche relative ai modi in cui la performance e le pratiche ad essa relative possono essere – anche grazie alle possibilità offerte dal digitale – definite, documentate, collezionate, conservate, valorizzate, insegnate e trasmesse nell’ambito delle collezioni e degli archivi museali. Il programma riunisce, in diverse sessioni strutturate come tavoli di lavoro, direttrici e direttori, curatrici e curatori dei musei della rete Amaci insieme ad artisti, curatori, studiosi e professionisti, con particolare riferimento al contesto italiano e in dialogo con esperienze internazionali.
Malgrado il significato cruciale della performance sia riconosciuto nell’ambito della storia dell’arte contemporanea, e molteplici pratiche performative facciano ormai parte della programmazione di molti musei, la sua presenza nelle collezioni e negli archivi continua a porre delle sfide, anche acuite dall’emergenza pandemica che ha compromesso l’attuabilità delle pratiche artistiche «dal vivo».
Mercoledì 23 marzo Onofrio Cutaia, direttore generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, Lorenzo Giusti, presidente di Amaci e direttore della Gamec di Bergamo, e Marcella Beccaria apriranno i lavori con i saluti istituzionali; seguiranno, poi, nove sessioni dedicate a temi specifici per riflettere su come definire, documentare, collezionare, conservare, valorizzare, insegnare e trasmettere una particolare forma artistica quale la performance in bilico «fra arte, teatro e museo».
La giornata di studi si terrà sulla piattaforma Zoom. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione al link https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScoRuvy2fjJFAcOyOG9h349ibsa2AGWUPXsTftFl0qVNoSlPg/viewform.
Per maggiori informazioni: https://www.amaci.org/.
 
Padova, il festival «Be Comics! 2022» guarda a Oriente
Guardare, giocare, leggere, creare, conoscere e divertirsi: sono questi cinque verbi a fare da filo rosso a «Be Comics! 2022», festival internazionale di fumetti, videogame, cosplay e intrattenimento geek, in agenda dal 18 al 20 marzo alla Fiera di Padova, nell’ampio Padiglione 7 e nella Galleria 78, con un ricco calendario di presentazioni di novità editoriali, show e incontri con autori, disegnatori, creator e gamer.
A disegnare il manifesto è stato il triestino Mario Alberti, conosciuto in Italia per la sua collaborazione con le testate «Nathan Never», «Dragonero» e «Legs Weaver» della casa editrice Sergio Bonelli Editore, che ha realizzato un’opera di grande impatto visivo: una viaggiatrice spaziotemporale che veste un battlesuit caratterizzato dall’emblema di Padova, di ritorno da un viaggio nei mondi della fantasia, svela il suo volto «serenissimo» al pubblico, levando l’elmo leonino del proprio esoscheletro.
Tra gli ospiti di questa edizione si segnalano, inoltre, il fumettista e youtuber SIO, Giuseppe «Cammo» Camuncoli, disegnatore di «Spider-Man» e «Star Wars», il veneto Marco Checchetto, disegnatore di Daredevil, Punisher e artista di primissimo piano per Marvel Comics, e Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, band metal italiana nota in tutto il mondo, brand ambassador di Monster Energy.
«Viaggio ad Oriente» è il tema scelto per questa edizione, per la quale sono stati ideati dei «Living in Japan»: sabato l’artista Keiko Ichiguchi e Antonio «Itomizer» Moro guideranno il pubblico tra i negozi di Akihabara, il celebre quartiere nerd di Tokyo, mentre domenica, sarà Yoshie Nishioka, coordinatrice dei corsi di giapponese dell’Istituto Il Mulino, ad accompagnare gli appassionati in una breve passeggiata a scoprire la lingua per eccellenza di anime e manga. Sempre nella giornata di domenica, i fan potranno assistere a una performance di live painting con l’artista padovano Davide Zanella, grande appassionato di arte giapponese che da vent’anni si occupa di pittura e grafica su più piani.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito becomics.it.

FMR pubblica «Grandi giardini italiani. L’essenza del paradiso»
Si intitola «Grandi giardini italiani. L’essenza del Paradiso» il nuovo volume pubblicato da Franco Maria Ricci, «la perla nera dell’editoria italiana», la cui presentazione si terrà nella mattinata di mercoledì 6 aprile a Milano, a Palazzo Gallarati Scotti (via Alessandro Manzoni, 30).
Giardini esotici e nascosti, rinascimentali e barocchi, orti botanici e sacri boschi scorrono lungo le pagine di questo libro pregiato, pubblicato in occasione del venticinquesimo anniversario della nascita del network «Grandi giardini italiani», l’impresa culturale fondata con l’obiettivo di valorizzare e promuovere gli spazi verdi più belli del nostro Paese, che oggi raccoglie ben centoquarantasette siti in quattordici diverse regioni d’Italia.
In apertura, Judith Wade racconta la lunga, e a tratti tortuosa, strada che ha portato alla realizzazione del sogno di riunire sotto un unico circuito i proprietari e i curatori dei più bei giardini visitabili in Italia.
Ad arricchire il volume c'è, poi, un saggio della scrittrice e giornalista Delfina Rattazzi, che ripercorre la sorprendente varietà dei nostri spazi verdi, il mondo a sé stante e la personalissima storia che ciascuno di essi racconta. Ci sono, infatti, giardini che parlano di passioni botaniche, come nel caso del meraviglioso Centro botanico Moutan, a Vitorchiano, che ospita più di centocinquantamila piante di oltre seimila varietà di peonie cinesi. Ce ne sono altri che parlano il linguaggio dell'originalità come quello dell’Isola Bella, sul Lago Maggiore: un tripudio di piante fiorite, vasche ricche di ninfee, alberi centenari e prati dove passeggiano pavoni bianchi. Altri siti, ancora, sono il frutto di un lungo percorso di conoscenza come nel caso dell’Orto botanico di Palermo, un’istituzione che custodisce, con oltre dodicimila specie in mostra, un’immensa sapienza botanica.
A compendio del volume, arricchito da magnifiche immagini a piena pagina degli scorci più belli dei giardini, è stata pubblicata un’antologia, a cura della storica dell’arte Caterina Napoleone, che attraverso un’accurata selezione di testi, alcuni più noti e altri meno conosciuti e originali, conduce il lettore in una passeggiata letteraria tra i giardini creati dalle parole degli scrittori, da quelli dell’antichità, ormai perduti, fino ai giorni nostri.
Per saperne di più: https://www.grandigiardini.it/#home1.

giovedì 10 marzo 2022

Milano Graphic Festival, tre giorni all’insegna della cultura visiva tra Base e Certosa District

«La grafica è dappertutto, ovunque ci giriamo: nelle strade e negli spazi pubblici, nelle case, negli uffici, sugli scaffali dei negozi, negli oggetti che utilizziamo quotidianamente e nelle diverse forme di comunicazione, dalla scrittura ai social network. La grafica ha contribuito e contribuisce a costruire l’identità e la cultura di un Paese». È questa frase a fare da filo rosso tra i vari appuntamenti della prima edizione del Milano Graphic Festival, rassegna dedicata al graphic design, all’illustrazione e alle culture visive, promossa da Signs e prodotta da h+, a cura di Francesco Dondina, in cartellone dal 25 al 27 marzo nel capoluogo lombardo.
Il festival avrà il suo cuore pulsante in due hub principali: Base Milano, punto di riferimento per l’innovazione e la contaminazione culturale situato in zona Tortona, e Certosa Graphic Village, nuovo spazio dedicato alla creatività nella zona nord-ovest della città, dove è stato di recente inaugurato un grande murale lungo oltre cinquantasette metri realizzato su progetto dello studio grafico CamuffoLab, dal titolo «Quando la città cambia tu guarda i suoi colori», simbolo di rigenerazione urbana.
Il festival uscirà, inoltre, dai confini di questi due spazi, dando vita a un vero e proprio museo diffuso, che coinvolgerà importanti istituzioni del territorio come l’Adi Design Museum, il Mudec, il Castello Sforzesco, il Muba – Museo dei bambini, la Casa degli artisti, la Società umanitaria, la Fondazione Sozzani, oltre a scuole, studi privati, librerie, archivi e gallerie d’arte.
Più di ottanta appuntamenti
fra mostre, incontri, workshop, talk, open studio e performance animeranno, dunque, l’intera città metropolitana, coinvolgendo un ampio pubblico, non solo di addetti ai lavori, ma anche di cittadini, curiosi, appassionati, che verranno guidati - in un’atmosfera di scambio e discussione - alla scoperta del mondo della comunicazione visiva e del ruolo sempre più decisivo che sta assumendo ai nostri giorni quale strumento di cambiamento e rappresentazione della città in trasformazione.
A inaugurare il cartellone sarà, nella giornata del 25 marzo, a Base Milano, «Il paradigma di Wassily. Stati generali delle scuole e università di comunicazione visiva italiane», la prima assemblea di docenti e studenti di ventuno centri di formazione italiani, a cura di Franco Achilli. Sempre nella giornata di apertura, ma al Certosa Graphic Village, live painting di Luca Barcellona, calligrafo di fama mondiale, che realizzerà un’opera dedicata alla città di Milano. Gli appuntamenti proseguiranno sabato 26 marzo, al Castello Sforzesco, con l’incontro «Fissa l’idea», nel quale Leonardo Sonnoli presenterà un lavoro inedito dedicato a Marcello Dudovich, tra le più importanti figure del moderno cartellonismo pubblicitario italiano, le cui opere sono custodite nell’archivio Bertarelli. A seguire, al Certosa Graphic Village, Paola Antonelli, senior curator della sezione architettura e design del Museum of Modern Art di New York, sarà protagonista di un incontro incentrato sul ruolo e le responsabilità dei designer, soprattutto – ma non soltanto – nel campo di quella che una volta veniva chiamata grafica, e che ora è comunicazione visiva, design dell’informazione, delle interfacce e delle interazioni. 
Tra i tanti appuntamenti da non perdere - l’intero programma è disponibile sul sito www.milanographicfestival.com - si segnalano anche la lecture «La M con le corna», sull’identità visiva del Mudec di Milano, la presentazione del libro «Identità Olivetti. Spazi e linguaggi 1933-1983» e l’incontro «Instagram e creatività: 10 profili che vale la pena conoscere».
Durante il festival il pubblico potrà, inoltre, vedere una serie di mostre sulla cultura visiva. Negli spazi di Base Milano si terrà, per esempio, «Signs. Grafica italiana contemporanea (Edizione 2022)», a cura di Francesco Dondina, che offre, attraverso le opere di autori affermati e di giovani promettenti, uno spaccato sullo stato della grafica e del design della comunicazione italiana, per mostrare come questo goda di ottima salute, sulla scia della sua grande tradizione storica ma sempre capace di rinnovarsi e confrontarsi con il panorama internazionale. Salvatore Gregorietti, Andrea Rauch, Paolo Tassinari, Paola Lenarduzzi, Silvana Amato, La Tigre, Mario Cresci, Francesco Messina, sono alcuni degli artisti che esporranno, fino al 3 aprile, negli spazi di Base Milano. Qui sarà visibile anche la mostra «Volti, voci e mani», sul lavoro femminile. Al Certosa Graphic Village, nuovo spazio performativo temporaneo di 3.000 metri quadrati dedicato alla creatività contemporanea, sarà, invece, possibile visitare la mostra «Generazione YZ», nella quale dieci designer under 30 lavoreranno a un progetto speciale di grafica urbana. In questi spazi troveranno posto anche alcune mostre sui maestri della grafica come la prima retrospettiva in Italia dedicata al grafico statunitense John Alcorn, incentrata sui lavori realizzati dagli esordi agli anni Settanta, e l’esposizione che racconta il lavoro del designer italiano Albe Steiner attraverso i suoi manifesti più rappresentativi, a cura di Studio Origoni Steiner. Saranno visibili anche una mostra sulla rivista indipendente «Frankenstein Magazine» e l’esposizione «Wired Italia», con le opere che hanno partecipato al contest «Costruire il futuro» per la copertina del numero 100 del magazine.
Mentre all’Adi Design Museum sarà possibile vedere «Campo grafico 1933-1939 – Nasce il visual design», da Sozzani, «Hyperillustrations» di François Berthoud, realizzata in collaborazione con Bulgari, e alla Pasticceria Cucchi «Manifesti poetici» di Moreno Gentili. Tra gli spazi che apriranno le porte in occasione del festival si segnalano anche il Museo collezione Branca e gli archivi di Armando Milano e Origoni Steiner.
Inclusivo e collaborativo, il Milano Graphic Festival si propone, quindi, come un catalizzatore di idee e relazioni sul tema della comunicazione visiva, per generare conoscenza e contaminazione e mettere in contatto il mondo delle imprese con il meglio del settore, il pubblico con un linguaggio che sempre più anima il mondo contemporaneo.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Milano Design Festival, immagine coordinata di Dondina Associati; [fig. 2] CamuffoLab e Signs, Quando la città cambia tu guarda i suoi colori, Milano - Certosa District. Immagine: Silvia Galli; [fig. 3] Salvatore Gregorietti, Manifesto per la promozione scuola alla Rinascente. Foto: Aldo Ballo; [fig. 4] Paolo Tassinari, Trilogia del Parco archeologico del Colosseo, 2009. Courtesy Tassinari/Vetta 

Informazioni utili

mercoledì 9 marzo 2022

Al Piccolo di Milano «Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione»

Rincaro dei prezzi, crisi energetica, carenza di materie prime, borse in picchiata e una guerra, quella tra Ucraina e Russia, che sembra, giorno dopo giorno, sempre più vicina. È un periodo storico complesso, che chiede contemporaneamente responsabilità e rinunce, ma anche resilienza e inedite capacità progettuali, quello che stiamo vivendo. Non si può rispondere a questa emergenza con i soliti cliché; è il momento di offrire sguardi nuovi sul mondo e il teatro, arte della realtà e contemporaneamente dell’utopia possibile, ha in sé l’energia e la capacità inventiva per elaborare proposte originali ai problemi del nostro tempo e alle sfide che si prospettano all’orizzonte. Nasce da queste considerazioni «Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione», tratto dalla pièce dell’americana Miranda Rose Hall, che la compagnia lacasadargilla porta in scena fino al prossimo 27 marzo nella sala Melato del Piccolo Teatro di Milano, a partire dal progetto «Sustainable theatre?» della regista britannica Katie Mitchell per il Théâtre Vidy di Losanna, che coinvolge al momento una dozzina di realtà in Europa e oltre.
Considerate le emissioni di Co2 che comporta una tournée, con viaggi in aereo o su strada per spostare scenografie e personale, per lo spettacolo di Miranda Rose Hall si è intrapresa una scelta coraggiosa e inedita: ognuno dei centri della rete ha affidato la messa in scena a una compagnia locale, alla quale è stato chiesto di rispettare il vademecum energetico, le linea drammaturgica del testo e alcune precise indicazioni, dalla scelta della «protagonista non bianca» al coinvolgimento di un coro.
Sostenibilità ambientale, non solo come argomento drammaturgico, ma anche come ripensamento dei meccanismi produttivi necessari alla messa in scena, è, dunque, la parola chiave di questo appuntamento teatrale, che sarà legato anche a due iniziative solidali. Il Piccolo parteciperà a «Forestami», programma di riforestazione dell’area metropolitana di Milano. Parte degli incassi saranno, infatti, investiti nell’acquisto, posa e manutenzione di alberi. L’istituzione milanese prenderà, inoltre, parte, con questa piéce e spegnendo le insegne esterne delle sue tre sale, a «M’illumino di meno», la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili di Caterpillar e Rai Radio2 con Rai per il sociale, prevista per venerdì 11 marzo.
«Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione» vede all’opera – accanto alla regista Lisa Ferlazzo Natoli e all’attrice Ester ElishaMargherita Mauro, curatrice della traduzione e della drammaturgia, Alessandro Ferroni, ideatore dell’ambiente scenico e dei paesaggi sonori, ma anche Luigi Biondi per il lavoro sottile delle luci, Maddalena Parise per l’immaginario scenico e visivo, Marco D’Agostin per la cura del movimento, Gianluca Ruggeri per la composizione della partitura musicale del coro, Livia Brambilla per la preparazione del coro, Alice Palazzi e Caterina Dazzi per il prezioso coordinamento generale come assistenti all’intero progetto.
Sul palco, accanto a Ester Elisha, ci sono, come da richiesta progettuale, un coro formato da quarantuno persone anziane provenienti da diverse realtà milanesi di musica amatoriale, che si alterneranno a rotazione in scena in gruppi di sedici, e quattro ciclisti con le loro biciclette. Quest’ultimi pedaleranno per una distanza di circa 25 chilometri l’uno e l’energia da loro prodotta (circa 240 watt), costantemente misurata da display posizionati sul palcoscenico, è sufficiente a dare vita a luci, immagini e suoni dell’intero spettacolo.
Ester Elisha veste i panni di Noemi, una drammaturga sui quarant’anni, una «donna che ha paura della morte» e che ragiona con il pubblico, interrogandolo sul senso della vita, che è insieme dono e responsabilità, su lasciti e sopravvivenze, sull’equilibrio precario della Terra, che, di epoca in epoca, ha conosciuto più di una grande estinzione. Sei in tutto.
Su teli trasparenti, posizionati in fondo al palco, scorrono le immagini di specie estinte o sull’orlo di un’estinzione di massa delle quali basterebbe anche solo ricordare i nomi per cominciare a prendersene cura. Si dice addio al corvo delle Hawaii, al rospo dorato, alla gazzella saudita. Noemi parla anche dei pipistrelli bruni, dei gechi marmorizzati, dei cipressi delle Guadalupe, dell’alga zostera, della madre morente di una collega, della propria madre e del suo primo incontro con la morte. Parla di tutti noi che «spariremo in silenzio mentre la Terra starà ad osservare». Perché il tempo dell’uomo è un battito d’ali paragonato alla vita del pianeta.

Le foto sono di Masiar Pasquali

Informazioni utili
«Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione» 
testo Miranda Rose Hall
concept di produzione e regia originale Katie Mitchell
drammaturgia originale Ntando Cele
concept per l’Italia lacasadargilla
traduzione e drammaturgia italiana Margherita Mauro
regia Lisa Ferlazzo Natoli, con Esther Elisha
scene/allestimento e suono Alessandro Ferroni, luci Luigi Biondi, immagini Maddalena Parise
composizioni per il coro Gian Luca Ruggeri, cura del movimento Marco D’Agostin
preparazione coro Livia Brambilla con la collaborazione di Giovanna Ferrara, Filippo Maria Tuccimei    
e con i coristi Silvia Baldini, Luca Bardi, Pieranna Borio, Livia Vittoria  Brambilla, Elsa Angela Brambilla, Annamaria Caporusso, Francesco Cigada, Alessia Coari, Nicola Coccia, Laura Angela Corona, Bianca Maria  Dacomo Annoni , Ruggero Dimiccoli, Giovanna Maria  Ferrara, Anna Fiorini, Giovanni  Granata , Angelo Maffezzoli, Matteo Maraone, Giuseppe Martini, Gabriella  Martino, Angela Leonarda Masala, Franco  Mazzarella, Natale Minchillo, Tzvetana Momtcheva, Claudia Morelli, Bruno Morelli, Daniela Nannavecchia, Diyana Ivanova Pashova, Nicoletta Camilla Pedraglio , Cornelia Pelletta, Letizia Pepori, Roberta Piloni, Federico Russo, Gianbattista Sassera, Carlantonia Sassi, Gabriella Taraborrelli, Filippo Tuccimei, Gianmario Tumiati, Ornella Vinci, Valentina Volonté, Roberta Zanuso, Alessandro Zemella
aiuto regia Alice Palazzi, assistente alla regia Caterina Dazzi
impianti ciclo-elettrici Pedal Power Milano – Chiara Mazzatorta
ciclisti Tazio Airaghi, Luigi Aliverti, Milo Cuniberto, Daniele D’Aquila, Francesco Lionetti, Angelo Lisco
foto di scena Masiar Pasquali

Piccolo Teatro Studio Melato, Via Rivoli, 6 – Milano.  Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì, riposo. Durata: 75 minuti senza intervallo. Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro. Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – piccoloteatro.org. Dal 3 al 27 marzo 2022


martedì 8 marzo 2022

«Stasera al Museo», il Bagatti Valsecchi di Milano apre le porte a musica e teatro

È il frutto di una straordinaria vicenda collezionista di fine Ottocento, che ha come protagonisti due fratelli: i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. Conserva al proprio interno pregevoli opere come la «Santa Giustina» di Giovanni Bellini, il «San Giovanni Battista» di Bernardino Zenale e la «Madonna in trono con santi» del Giampietrino, ma anche arredi lignei, manufatti in vetro e ceramica, arazzi, tappeti, armi e gioielli. Il Museo Bagatti Valsecchi, nel cuore del quartiere Montenapoleone a Milano, inaugura un nuovo progetto: «Stasera al Museo», diciannove eventi di musica e teatro che, da marzo a dicembre, prenderanno vita nel Salone d’onore.
A fare da filo rosso tra i vari appuntamenti, che vedono la curatela artistica di Antonio D’Amico, è il tema dell’identità femminile, che metterà sotto i riflettori – si legge nella nota stampa - «donne artiste e storiche dell’arte, musiciste, scienziate, donne a cui la storia ha riservato un posto speciale, ma anche donne comuni».

La programmazione prenderà il via venerdì 11 marzo, alle ore 19:30, con «Storie di donne amate», un percorso in musica che spazia dalla Margherita del «Faust» di Goethe alla Santuzza della «Cavalleria rusticana» di Giovanni Verga, dalla dolce Maddalena amata da Vincenzo Bellini alle note cantanti Teresina Brambilla e Pauline Viardot. Inizierà così la rassegna «Serate musicali e Conservatorio», con la direzione artistica di Stelia Doz, che proseguirà mercoledì 16 marzo, sempre alle ore 19:30, con «Miss me», una performance musicale immersiva di sorprendente leggerezza, con Emiliano Pepe al pianoforte, che accompagnerà il pubblico in un viaggio tra melodie e immagini per far vivere – assicurano gli organizzatori - «un’esperienza unica e inedita».
Le «Serate musicali» ritorneranno il 22 giugno con un omaggio alle donne attraverso le note di Johannes Brahms, Ludwig van Beethoven e Germaine Tailleferre; mentre il 21 settembre è previsto un appuntamento dedicato alla musica del Novecento.
 
A mettere sotto i riflettori del Salone d’Onore del Museo Bagatti Valsecchi il mondo delle sette note sarà anche LaFil Filarmonica di Milano che, il 13 aprile e il 18 maggio, proporrà due serate dedicate a Fanny e Felix Mendelssohn, e che, il 17 dicembre, ha in programma un concerto natalizio, eseguito da un ensemble di voci e pianoforte.
Il 20 aprile sarà, invece, la volta di Accademia musicale «OttavaNota» che presenterà Luca Franzetti in un appuntamento dedicato a Johann Sebastian Bach. Amore, lacrime e tormenti torneranno protagonisti anche nelle serate dell’11 settembre, quando verrà presentato il risultato di una masterclass internazionale tenuta da Francesco Lanzillotta, e del 16 ottobre, con Alessandro Marino al pianoforte, per due concerti all’insegna dei sentimenti e delle emozioni.
A chiudere il cartellone musicale sono le produzioni dell’associazione «Omaggio al clavicembalo», che il 20 e 27 novembre e il 4 dicembre porteranno sotto i riflettori strumenti a corda, a fiato e voci per tre pomeriggi dedicati alla musica del XVI e XVII secolo.

Federica Fracassi
, Cinzia Spanò, Beatrice Baldaccini e Matteo Minetti, Ippolita Baldini ed Elizabeth Annable sono, invece, i protagonisti del cartellone teatrale, che porterà in scena donne piene di forza, passione, coraggio e anche un pizzico di ironia. 
Si comincerà il 4 maggio con Federica Fracassi, che darà corpo e voce a Eva Braun, l’amante di Adolf Hitler, colei che ne condivise il suicidio nel bunker di Berlino poche ore dopo averlo sposato. Il testo di Massimo Sgorbani - intitolato semplicemente «Eva» e qui in scena per la regia di Renzo Martinelli – focalizza l’attenzione sulle ultime ore di vita della donna che, precipitando ignara verso il suicidio, intreccia la sua storia con quella di Rossella O’Hara, protagonista di «Via col Vento», il suo film preferito.
Mentre l’11 maggio Cinzia Spanò, in collaborazione con il Teatro Elfo Puccini, interpreterà l’iconica Palma Bucarelli, a tutt’oggi considerata una delle più importanti direttrici museali che l’Italia abbia mai avuto. Ancora una protagonista dell’arte sarà in scena il 25 maggio nello spettacolo dedicato ad Artemisia Gentileschi, con la presenza di Beatrice Baldaccini e Matteo Minetti, realizzato grazie alla Compagnia dell’Ozio.
Dopo una pausa estiva, il 28 settembre andrà in scena «Mia mamma è una Marchesa», spettacolo di e con Ippolita Baldini, per la regia di Camilla Brison, realizzato in collaborazione con il Teatro della Compagnia: un brillante monologo in cui la protagonista si interroga sul mondo contemporaneo e la nobiltà.
Il 5 ottobre «Alta Luce Teatro» presenterà, quindi, la pièce teatrale «Molly», liberamente tratta dalla sceneggiatura «Molly Sweeney» di Brian Friel, che dà voce a una donna forte e consapevole interpretata da Elizabeth Annable, in uno spettacolo che ci parla di salute mentale e progresso scientifico.
Infine, Ippolita Baldini ritornerà in scena il 16 novembre con «Una marchesa ad Assisi», in cui la protagonista, Roberta, mette in discussione la sua vita e si interroga sul ruolo della fede nella società contemporanea, senza mai perdere di vista la sua verve ironica inconfondibile.

La conferenza stampa di presentazione del progetto «Stasera al museo» ha offerto anche l’occasione per parlare della mostra che il museo milanese ha in programma per i prossimi mesi: «La seduzione del bello. Nelle segrete stanze di una collezione a Milano» (ottobre 2022-febbraio 2023), a cura di Antonio D’Amico. Animali, storie mitologiche, racconti sacri, paesaggi, momenti del quotidiano rivivranno nelle sale e tra gli arredi cinquecenteschi raccolti dai fratelli Bagatti Valsecchi grazie all'esposizione di una cinquantina di opere provenienti dalla prestigiosa collezione lombarda Gastaldi Rotelli, nella quale sono custoditi capolavori del Seicento e del Settecento. Tanzio da Varallo, Giulio Cesare Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone, Bernardo Strozzi, Giuseppe Vermiglio, Francesco Cairo, Giacomo Cerutti, Sebastiano Ricci, Francesco Guardi sono alcuni degli artisti che saranno in mostra questo autunno al Museo Bagatti Valsecchi di Milano, una delle più belle case museo della Lombardia, scrigno non solo d’arte, ma anche – dal prossimo 11 marzo - di musica e teatro.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Museo Bagatti Valsecchi, Milano. Foto di Ruggero Longoni; [fig. 2] Francesco Cairo, Maddalena portata in cielo dagli angeli, Olio su tela, 73 x 100 cm; [fig 3] Cinzia Spanò; [fig 4] Federica Fracassi; [fig. 5] Ippolita Baldini

Informazioni utili
«Stasera al Museo». Museo Bagatti Valsecchi, via Gesù 5 - Milano. Orari: gni appuntamento inizia alle ore 19:30, con accesso alle 18:30 per visitare liberamente il museo. Biglietti: ingresso al museo con spettacolo/concerto gratuito: 15 €, ridotto 12 € per i soci dell’Associazione Amici del Museo Bagatti Valsecchi. Prenotazione obbligatoria su www.museobagattivalsecchi.org