La Pinacoteca Agnelli di Torino cambia volto e si trasforma in un luogo aperto alla riflessione sulle tematiche della contemporaneità, «motore di nuove narrazioni» e, nello stesso tempo, culla di un passato, specificamente torinese, legato all’automobile quale simbolo di velocità e di innovazione.
Il nuovo corso, che vede alla direzione artistica Sarah Cosulich, sarà caratterizzato da mostre inedite e da progetti site-specific, che coinvolgeranno anche l’iconica Pista 500 sul tetto del Lingotto, recentemente trasformata - su progetto degli architetti Camerana&Partners - in un parco pensile, il più alto d’Europa, con le sue quarantamila piante di oltre trecento specie autoctone diverse, collocate a ventotto metri di altezza.
Per l’occasione l’istituzione si è dotata anche di una nuova identità visiva: la forma circolare del logo deriva dalla curva di Pista 500, la A di Agnelli è scritta in minuscolo per sottolineare la volontà del museo di essere spazio accessibile e inclusivo, dinamico e contemporaneo, aperto a tutte e tutti.
Le attività della nuova stagione prenderanno il via il prossimo 27 maggio con tre mostre.
A vent'anni dall’inaugurazione dell'allestimento dello Scrigno di Renzo Piano, Pinacoteca Agnelli proporrà la prima tappa di «Beyond The Collection», un’inedita rilettura della sua raccolta. Il progetto inaugurale, visitabile fino al 25 settembre, sarà dedicato a Pablo Picasso e Dora Maar. Il ritratto «Homme appuyé sur une table» (1915-1916), conservato nella collezione Agnelli, verrà messo per la prima volta in dialogo con una serie di opere picassiane degli anni Trenta raffiguranti Dora Maar, provenienti dalla Fondation Beyeler di Basilea. Insieme alle tele, verrà presentata anche una selezione di fotografie della stessa Dora Maar, non solo punto di riferimento intellettuale per la pratica artistica di Picasso, ma anche artista centrale nella storia dell’arte del Novecento.
In contemporanea, inaugurerà una personale di Sylvie Fleury, autrice di una ricerca poliedrica che elude correnti e categorie. Attraverso una molteplicità di media - dalla scultura alla pittura, dal neon all’installazione – l’artista attinge nel suo vocabolario a oggetti e immaginari provenienti dall’ambito della moda, della fantascienza, delle sottoculture pop, indagando i meccanismi di costruzione del valore e la fabbricazione di desideri della società contemporanea. «Il suo lavoro – raccontano gli organizzatori - risuona con la volontà di ampliare la narrazione tradizionale del Lingotto, segnata dall’immaginario maschile della fabbrica e dell’automobile, ma anche con quello di una collezione storica rappresentata da artisti uomini».
A Pista 500 verranno, infine, presentate le prime installazioni ambientali, sonore, luminose e di cinema espanso, che nei prossimi tre anni andranno a caratterizzare l’architettura del luogo, «ragionando – raccontano ancora da Pinacoteca Agnelli - sulla trasformazione dell’archeologia industriale del Lingotto da circuito chiuso a strada cittadina, da luogo produttivo a spazio aperto da abitare insieme».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: https://www.pinacoteca-agnelli.it.
Torino, al via il grande cantiere di restauro di Palazzo Madama
Cinquecento giorni per far rinascere il «volto» in marmo di Palazzo Madama, uno dei simboli di eccellenza di Torino nel mondo: è questo l’obiettivo del grande cantiere di restauro che riporterà la facciata juvarriana al suo antico splendore. I lavori, che prenderanno il via nella giornata di lunedì 14 marzo, nascono dalla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e la Fondazione Crt, che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni di euro.
Approvati dal ministero per la Cultura e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, i lavori di restauro e consolidamento strutturale coniugano arte, ingegneria e ricerca, salvaguardando l’identità e la storia del luogo con soluzioni tecnologiche innovative, sostenibili e reversibili. L’esecuzione è affidata alle imprese Cooperativa archeologia di Firenze e B.P. Benassi di Montignoso, vincitrici della gara d’appalto della Fondazione Torino Musei per un importo di 1.065.476,85 milioni di euro; mentre la direzione dei lavori è stata affidata dell’architetto Gianfranco Gritella, con la consulenza dell’ingegnere Franco Galvagno per le opere strutturali.
Un ascensore condurrà le maestranze sino alla sommità del cornicione per le opere più complesse relative alla messa in sicurezza strutturale di tutta la trabeazione in marmo. All’interno delle cavità situate nel grande cornicione, manodopera specializzata realizzerà particolari strutture in acciaio curvilinee, destinate a costituire il futuro scheletro portante del rivestimento in pietra del grande architrave, che manifesta da secoli segni di affaticamento strutturale: a seguito del distacco di alcuni frammenti, si è reso necessario l’avvio dell’importante intervento di restauro.
Sulla sommità di Palazzo Madama, le quattro imponenti statue allegoriche di tre tonnellate ciascuna alte quattro metri, firmate dallo scultore carrarese Giovanni Baratta nel 1726, saranno rimosse dal basamento – mediante una tecnica particolare che impiega un filo d’acciaio simile al sistema di estrazione dei blocchi di marmo dalle cave – e provvisoriamente calate a terra in gabbie di acciaio, con uno spettacolare sistema di gru, per il loro restauro e consolidamento in un apposito padiglione. L’intervento, nelle sue diverse fasi, potrà essere seguito live dal pubblico, che potrà anche visitare il padiglione stesso in tempi prestabiliti.
Per la prima volta dopo secoli il marmo scelto da Filippo Juvarra nelle antiche cave di Foresto e di Chianocco, situate nella bassa Valle di Susa, sarà nuovamente utilizzato per le parti più delicate e deteriorate della struttura.
I restauri delle statue, così come quelli dei serramenti lignei, saranno affidati tramite due ulteriori bandi nelle prossime settimane, a completamento del primo lotto di lavori sul settore centrale della facciata: la conclusione, dopo cinquecento giorni, è prevista per il 24 giugno 2023, festa di San Giovanni, patrono della città. Seguiranno altri due lotti relativi ai due corpi laterali.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.palazzomadamatorino.it.
«Collab»: la Colonia «Acqua di Parma» diventa un’opera d’arte
Da più di cento anni è simbolo di eccellenza, artigianalità e stile di vita italiano. Era il 1916 quando faceva la sua comparsa «Acqua di Parma», una fragranza fresca e moderna, ricca di «frutti d’oro» come il limone, l’arancio e il bergamotto, destinata a diventare un intramontabile classico. Di decennio in decennio, accanto all’iconica colonia ideata dal barone Carlo Magnani, sono nate nuove profumazioni e collezioni come la celebre «Blu Mediterraneo» o la «Signatures of the Sun» che raccontano l’Italia in tutte le sue sfumature.
Tradizione e innovazione sono da sempre le parole chiave della maison, pronta a dare vita a un nuovo progetto: «Collab», laboratorio creativo realizzato in collaborazione con lo Ied - Istituto europeo di design, una delle più importanti scuole di moda, design, arti visive e comunicazione in Italia. Dal 4 a 10 aprile, on-line e nella Boutique «Acqua di Parma» di Milano (in Via Gesù 1), sei designers italiani daranno libero sfogo alla propria creatività, proponendo sei diversi temi per realizzare una collezione esclusiva di trecento flaconi, oggetti da collezione unici e personali da regalare e regalarsi.
Partendo dal proprio stile personale, gli artisti selezionati hanno rivisitato temi profondamente radicati nella cultura e nell’identità italiana, dalle tradizioni popolari alla magnificenza dell’architettura. Anna Spreafico, in «Sky Signs», si ispira, per esempio, ai cieli stellati dipinti sui soffitti delle chiese, allo zodiaco e all’arte del vetro di Venezia. Margherita Caspani, nella sua «Animalia», riporta in vita l’immaginario dei gladiatori dell’Antica Roma e mette in scena una danza giocosa tra uomini e bestie. Mentre Claudia Bernardi sceglie, per «Play With Me», un caposaldo della cultura italiana, le carte da gioco, e decora i suoi flaconi con cuori, picche e altri simboli tipici dell’iconografia delle carte. Lucrezia Viperina ci porta, invece, con sé in un viaggio attraverso l’Italia, ricreando i monumenti più iconici, mentre Sara Brienza esplora i temi del misticismo e della fortuna attraverso simboli tradizionali come coccinelle, peperoncini e ferri di cavallo. Paolo Moscheni, infine, esprime una visione inclusiva e universale di speranza, amicizia e amore.
Grazie a «Collab», i clienti che acquisteranno on-line una colonia nel formato 180ml, potranno personalizzare il proprio flacone insieme all’artista selezionato, durante una sessione individuale da prenotare (che si terrà on-line o a Milano), aggiungendo così anche un proprio tocco personale alla confezione: il segno zodiacale in «Sky Signs», un numero romano a scelta in «Animalia» o una bandana con un messaggio per il progetto firmato da Paolo Moscheni. La fragranza preferita diventerà così una vera e propria opera d’arte da collezione.
Per maggiori informazioni: https://www.acquadiparma.com/en/gb/livestory-pages/collab.html.
I Musei Reali di Torino celebrano i 161 anni dell’Unità d’Italia con «Splendori della tavola»
Dal Quirinale ai Musei reali di Torino: è questo il viaggio che ha appena fatto il prestigioso e fastoso corredo da tavola in argento realizzato nel 1833 a Parigi per il re Carlo Alberto da Charles-Nicolas Odiot, figlio di Jean-Baptiste Claude, a guida di una fiorente bottega orafa che, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, forniva capolavori di oreficeria per l’aristocrazia francese e che annoverava tra i propri committenti anche Napoleone Bonaparte.
Il servizio da tavola, considerato tra le maggiori committenze delle corti europee dell’epoca e ammirato per l’eccellente qualità all’Expositions des Produits de l’Industrie di Parigi nel 1834, è arrivato all’ombra della Mole in occasione del centosessantunesimo anniversario dell’Unità d’Italia e rimarrà esposto, fino al prossimo 17 luglio, nella Sala da pranzo del Palazzo Reale.
Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, il corredo comprende oggi 1832 pezzi, che documentano l’evoluzione dei modelli decorativi dell’oreficeria verso un eclettismo di gusto inglese, con forme arrotondate che si adattavano alle esigenze della nascente meccanizzazione industriale. Di questi pezzi 164 esemplari sono in prestito temporaneo a Torino. Tra di essi ci sono una grande zuppiera ovale, legumiere, casseroles à entremets, salsiere, oliere, saliere e mostardiere, cucchiai per la senape, sottobottiglie, posateria per dodici persone, piatti da portata, cloches, vassoi, zuccheriere, caffettiere, lattiere, teiere e una fontaine à eau chaude con il suo fornello.
La mise en table è impreziosita da cristalli e porcellane delle collezioni dei Musei reali e presenta un allestimento scenografico realizzato in collaborazione con la Fondazione teatro Regio di Torino. Ai lati della tavola, quattro manichini con abiti da sera maschili e femminili di fine Ottocento - inizio Novecento, allestiti dalla scenografa Claudia Boasso.
Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, per l’occasione sarà possibile accedere ad altre suggestive tavole apparecchiate con visite guidate su prenotazione. Al piano terra, saranno visitabili l’Appartamento della regina Elena, con la Sala da pranzo ornata dai vasi settecenteschi a motivo «palla di neve» e dal servizio «Uccelli e insetti» della manifattura di Meissen (1896), il Salotto con servizio da caffè e cioccolata, la Sala del piano, con servizio da tè realizzato a Berlino (1895), e la Sala della piglia, con gli armadi storici contenenti prestigiosi servizi in porcellana e cristallo di produzione europea. Al primo piano saranno, invece, visitabili l’Appartamento dei Principi Forestieri, con una tavola di gusto orientale riservata agli ospiti, e l’Appartamento della regina Maria Teresa, con lo splendido servizio a motivi floreali dipinti in tonalità porpora dalla manifattura di Berlino (1894) e biscuit centrotavola francesi nella Sala delle Cameriste, oltre a una selezione del pregiato servizio da dessert parigino detto delle «Donne più celebri d’Europa di tutti i tempi» (1852), realizzato dall’Atelier di Boyer. La visita si conclude nella Sala del Lavaggio con la collezione di porcellane orientali conservate negli armadi storici del Palazzo Reale.
Per informazioni e prenotazione sul percorso «Splendori della tavola» è possibile fare riferimento ai seguenti contatti: tel. 011.19560449; info.torino@coopculture.it.
Per maggiori informazioni: https://www.museireali.beniculturali.it.
L’equinozio di primavera porta il numero 1 della rinata FMR, «la rivista più bella del mondo»
L’equinozio di primavera porta in dono il numero 1 della rivista FMR. Dopo l’anteprima di presentazione e il numero Zero, diffusi rispettivamente in autunno e a dicembre 2021, a fine marzo esce il primo dei quattro «doni di stagione» che, con cadenza trimestrale, la casa editrice parmense farà di anno in anno ai suoi abbonati. La presentazione, in streaming e in presenza, si terrà il 28 marzo, alle ore 18:30, alla Pinacoteca d Brera, alla presenza del direttore James Bradburne, dei vertici della casa editrice parmense, rappresentati da Laura Casalis ed Edoardo Pepino, e da Carlo Orsi, Vittorio Sgarbi e Stefano Salis.
Il nuovo numero, disponibile in italiano e in inglese, si apre con le rubriche «Hors d’oeuvre», per incuriosire e ingolosire il lettore. In «Scoperte e Innamoramenti» Dacia Maraini racconta dell’incontro folgorante con una tela di Antonietta Raphaël, moglie di Mario Mafai, e dei rapporti interrogativi che certi quadri, come quelli della pittrice lituana, sono capaci di instaurare. Nella rubrica «Congetture», prosegue il dialogo di Héctor Abad Faciolince con il ritratto di Cornelis van der Geest, cui lo scrittore dedicò, al loro primo contatto visivo mezzo secolo prima, alcuni suoi versi. Invece Massimo Duranti, in «Almanacco», introduce alla corrente dell’Aeropittura futurista, alla quale sarà dedicata, dal 9 aprile al 3 luglio, un’esposizione al Labirinto della Masone. Infine, per la rubrica «Aste», Simone Facchinetti espone il rischio che sta correndo l’arte femminile, sottoposta spesso a valutazioni labili e passeggere, che non risparmiano nemmeno una grande artista come Artemisia Gentileschi.
Il nuovo numero ospita, poi, quattro articoli. In apertura, dopo un’introduzione di Stefano Salis, Orhan Pamuk racconta in «Quel che resta di un amore» il suo magnifico progetto che è perfetta fusione di arte e poetica: il Museo dell’Innocenza, inaugurato quattro anni dopo l’uscita dell’omonimo romanzo, una lunga storia di una collezione di oggetti che si trasformano in letteratura; il testo è accompagnato dalle fotografie di Massimo Listri. Seguono Giovanni Mariotti e Cristina Nuzzi in «Lumen Cinereum» e «Un inquilino di Strandgade 30», entrambi dedicati alla figura di Vilhelm Hammershøi, pittore danese celebrato in vita ma riscoperto solo svariati anni dopo la sua morte, che, scevro dalle correnti artistiche a lui contemporanee, perseguì sempre un suo personale linguaggio capace di esprimere il mondo inquieto e silenzioso che lo pervadeva. E ancora, in «Stravaganze veneziane», Monica De Vincenti e Simone Guerriero danno merito all’opera di Francesco Pianta, scultore veneziano, fervido esempio della bizzarria, insieme rozza e raffinata, dell’arte del legno barocca, che si misurò con le decorazioni a intaglio della Scuola Grande di San Rocco; a corollario, le fotografie di Piero Codato e Massimo Venchierutti. Infine, nell’articolo «L’estrema delizia», Giorgio Antei, attraverso lettere e testimonianze di coloro che lo conobbero personalmente, traccia, tra aneddoti e curiosità, il ritratto dell’uomo che fu davvero Johann Joachim Winckelmann, il grande archeologo fondatore della moderna critica d’arte e teorico del Neoclassicismo.
Lo spirito, come ricorda in apertura Laura Casalis, alla direzione editoriale e artistica della rivista, è portare avanti il sogno di Franco Maria Ricci, quello di raccontare e mostrare l’arte in modo nuovo e curioso, muovendosi nello spazio e nel tempo senza confini dell’arte, dell’architettura, del design. Sempre nell’editoriale compare l’immagine di una donna turca con la sigaretta tra le labbra: non solo un omaggio a Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006 e autore di uno dei testi presenti nella pubblicazione, ma anche un cenno al filo rosso che si potrà intercettare nei contenuti del primo numero, che propone vari ritratti di donne, reali e figurati.
Per maggiori informazioni: https://www.francomariaricci.com/it.
Arriva al cinema «Leonardo. Il capolavoro perduto»
«È una storia vera, eppure sembra una favola degna di H.C. Andersen». Così il regista Andreas Kofoed racconta l’intricata vicenda - «in bilico tra cinismo, potere e adorazione» - legata al «Salvador Mundi», il dipinto più costoso mai venduto (450 milioni di dollari la sua quotazione), ritenuto uno dei capolavori perduti di Leonardo da Vinci.
All’opera è dedicato il nuovo film del progetto «La grande arte al cinema» di Nexo Digital, in cartellone in anteprima mondiale, dopo le presentazioni al Tribeca Film Festival e alla Festa del cinema di Roma, nelle migliori sale italiane. L’appuntamento è per le giornate di lunedì 21, martedì 22 e mercoledì 23 marzo.
«Leonardo – Il capolavoro perduto», questo il titolo del documentario, si snoda come un thriller avvincente che vede protagonisti roboanti nomi dell'arte, della finanza e della politica. Fotogramma dopo fotogramma, il regista Andreas Kofoed pone al pubblico una domanda emblematica: questo dipinto multimilionario è davvero di Leonardo o semplicemente alcuni uomini di potere vogliono che lo sia?
I protagonisti del racconto sono i principali soggetti coinvolti nella storia del ritrovamento, del restauro e della vendita dell’opera: dai mercanti d’arte Robert Simon, Alexander Parish e Warren Adelson all’imprenditore Yves Bouvier (uno dei maggiori protagonisti nel mercato dell’arte nonché pro-prietario del porto franco più ricco al mondo), passando per la restauratrice Dianne Modestini, il curatore della National Gallery di Londra Luke Syson e gli storici Martin Kemp, Maria Teresa Fiorio e Frank Zöllner.
Dal 2005, l’anno in cui il dipinto ricompare sul mercato antiquario e viene acquistato in un'oscura casa d'aste di New Orleans, colpendo l’attenzione del newyorkese Alexander Parish, «un cacciatore di dormienti», ovvero di opere più famose di quanto non lo siano nella considerazione dei loro venditori, il «Salvador Mundi» accende il dibattito tra stori-ci dell’arte, restauratori e critici. A ciò contribuisce anche il restauro condotto l’anno successivo, nel 2006, da Dianne Modestini, che riscopre, sotto una pesante vernice, originali pennellate rinascimentali.
Nel 2008, gli esperti di Leonardo Da Vinci più illustri al mondo si riuniscono attorno a un cavalletto alla National Gallery di Londra per esaminare la misteriosa tavola. Tre anni dopo, il museo britannico presenta quell’opera come un dipinto autografo di Leonardo nella celebre mostra dedicata al pittore, dando vita a una delle vicende più seducenti e sconcertanti del mondo d'arte dei nostri tempi. Si giunge così al 2017 quando si tiene una nuova asta da Christie's. Per l’occasione viene lanciata una massiccia campagna marketing e il dipinto viene mandato in tournée a Hong Kong, Londra, San Francisco e New York, dove viene venduto il 15 novembre per un prezzo d'asta record di 450.300.000 dollari. Dopo l'asta, il «New York Times» rivela che l'acquirente del «Salvator Mundi» è il principe ereditario dell'Arabia Saudita, Mohammad bin Salman. Da allora il di-pinto scompare. Il giallo è ancora oggi irrisolto.
Per maggiori informazioni: https://www.nexodigital.it/leonardo-il-capolavoro-perduto/.