Dormire fra opere d’arte, avvolti dal bello, senza spendere una fortuna. Fare una vacanza low cost, senza rinunciare all’unicità dell’esperienza del viaggio e a un’«esperienza estetica» capace di appagare la mente. Ecco quanto offrono i dieci migliori design hotel d’Europa a prezzi accessibili, segnalati lo scorso novembre dal portale «Trivago».
Tra di loro c’è anche una struttura italiana: l’«Alexander Museum Palace Hotel», il museo-albergo di Pesaro nato per iniziativa dell’eclettico conte Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina, artista, scrittore e collezionista d’arte, già proprietario dei «Vip Hotels» nelle Marche, che si è avvalso per questo suo curioso progetto della consulenza di noti critici quali Vittorio Sgarbi, Philippe Daverio, Achille Bonito Oliva, Marisa Vescovo e Armando Ginesi.
L’albergo, la cui costruzione è iniziata nel 2004 ed è durata quattro anni, ha coinvolto nel progetto due architetti, tre ingegneri e un centinaio di artisti emergenti e famosi, tra i quali Arnaldo Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino e Sandro Chia. E’ nato così un hotel-installazione, che propone un’originale contaminazione tra soggiorno turistico ed evento culturale, che si configura -per usare le parole del suo stesso proprietario- come una «performance di 365 giorni all’anno, per 24 ore al giorno», godibile anche grazie a un volume per immagini della milanese Electa Mondadori.
Nove i piani sui quali è articolato questo elegante albergo, affacciato sul lungomare di Pesaro, introdotto da una stele in bronzo, alta 16 metri, di Enzo Cucchi. L’opera, la più grande mai realizzata dal maestro della Transavanguardia, racconta la storia della città dalla sua origine a oggi: si scorgono, per esempio, riferimenti alla distruzione da parte dei goti di Vitige, ma anche la suggestiva immagine del «sol che rugla ’in tel mont», ossia del sole che – come dicono i pesaresi-, tramontando, sembra quasi rotolare lungo il crinale del monte san Bartolo per poi sparire dentro il mare.
All’interno dell’edificio, tutto bianco e dallo stile minimal, si trovano sessantatre camere d’autore, ognuna diversa dall’altra. Sono state create da un gruppo di settantacinque artisti contemporanei, che è intervenuto in piena libertà ovunque (dalle pareti, ai mobili, al bagno) e ne ha decorato, a mo’ di firma, la porta. In ogni stanza sono stati utilizzati materiali differenti, dal plexiglass alla resina, e tecniche svariate, dal dripping al découpage, ma soprattutto si vivono esperienze sensoriali diversissime tra loro. Il progetto «Vento» della torinese Luisa Valentini fa dormire l’ospite in un rassicurante letto bianco, la cui struttura sembra ispirarsi all’intreccio dei rami di un albero; mentre «Squiddiva» del trentino Bruno Pegoretti immerge il visitatore in una stanza totalmente blu, dominata dalla figura di uno “spaventoso” polipo gigante.
Al mondo marino guardano anche Jacqueline Crapanzano con le sue sculture pop di pesci e granchi per l’intervento decorativo «La sirena», e Terry May con le sue «Conchiglie»; Marisa Mola propone, invece, disegni di una danza tribale dalle calde tonalità ocra e marrone. Ci sono, poi, un omaggio al cinema con «Element» di Roberto Pagliani e uno alla musica con la stanza che Silvia Forlani ha dedicato a Rossini.
Naturalmente anche le parti comuni dell’albergo (diciotto corridoi, tre sale da pranzo e una piscina esterna) sono state concepite su modello di un museo (non a caso l’«Alexander Museum Palace Hotel» fa parte di Amaci) ed hanno visto all’opera altri venticinque artisti contemporanei, tra i quali Primo Fomenti e Gino Marotta che, con Mimmo Paladino ed Enzo Cucchi, hanno disegnato gli spazi del ristorante «ilManico-mio».
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Enzo Cucchi, Stele Marcucci Pinoli all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina [fig. 2] Bruno Pegoretti, Squiddiva. Stanza all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina [fig. 3] Silvia Forlani, Omaggio a Rossini, Stanza all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina; [fig. 4] Luisa Valentini, Vento, Stanza all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina
Informazioni
Alexander Museum Palace Hotel, viale Trieste 20 – Pesaro. Informazioni: tel. 0721.34441 ed e-mail alexandermuseum@viphotels.it. Sito web: www.alexandermuseum.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 5 maggio 2011
mercoledì 4 maggio 2011
«Venezia che spera», l'omaggio del museo Correr all'Italia unita
E' ispirato a un celebre quadro di Andrea Appiani jr. (Milano, 1814-1865), proveniente dal Museo del Risorgimento di Milano, il titolo della mostra «Venezia che spera. L'unione all'Italia (1859-1866)», allestita presso gli spazi del museo Correr, per iniziativa della Fondazione Musei civici veneziani e con la curatela di Giandomenico Romanelli e Camillo Tonini.
In occasione delle celebrazioni per i centocinquant'anni dell'unità d'Italia, il prestigioso spazio espositivo lagunare apre, dunque, le porte a un'esposizione che documenta gli avvenimenti più significativi del periodo compreso tra il 1859 e il 1866, ovvero tra la seconda Guerra d’Indipendenza e l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, attraverso la presentazione di un ricco apparato iconografico e di una cospicua selezione di documenti storici provenienti per lo più da importanti collezioni civiche risorgimentali, oltre che dal Castello di Miramare di Trieste e dai Musei civici di Udine e di Pordenone.
A partire dal Salone da ballo della Reggia che, con l'annessione all'Italia, divenne la dimora ufficiale di casa Savoia a Venezia, sfilano oltre duecento lavori tra dipinti, ritratti istituzionali, esempi di cartografia pre-unitaria, monete, medaglie e distintivi, ma anche una ricca serie di suggestive foto d’epoca, disegni, manifesti, bozzetti per i monumenti commemorativi degli eroi risorgimentali e tanti altri cimeli e rarità, tra cui molti inediti.
Non fu il solo Andrea Appiani jr., con la sua tela «Venezia che spera», a rappresentare in forma allegorica la città lagunare irredenta e desiderosa di riscatto. A partire dal biennio rivoluzionario del 1848-49, sono, infatti, numerose le immagini che mettono in evidenza la passione per il tricolore durante alcuni riti civici, ma anche nei tragici momenti in cui la città subì l’assedio e la capitolazione nell’estate del 1849.
Dagli straordinari reporter d’epoca Ippolito Caffi (Belluno,1809- Lissa, 1866) e Luigi Querena (Venezia, 1824-1887), che documentarono con lavori vivacizzati dai colori bianco, rosso e verde, luoghi e avvenimenti emblematici della Venezia del '48-'49, si giunge ad artisti che raffigurarono l’immagine personificata della città, esprimendo con grande forza evocativa le spente speranze di annessione, dopo il trattato di Villafranca (1859), con il quale solo la Lombardia passava al nuovo Regno sabaudo. È il caso, per esempio, di Giacomo Casa (Conegliano Veneto, Treviso,1823- Roma, 1887), che, con il grande telero dell’«Unione di Venezia all'Italia», celebra l'avvenuta annessione al Regno sabaudo attraverso una “veronesiana” personificazione della città inginocchiata dinanzi al Re d'Italia, mentre, tra la folla che assiste all'evento, sono riconoscibili i protagonisti del Risorgimento italiano.
Le sale espositive al secondo piano accolgono la seconda sezione, «L’Austria a Venezia», dedicata al periodo della terza dominazione austriaca (1849-1866), evocato da alcuni ritratti istituzionali e dalla cartografia d'epoca, che illustrano la situazione dell'Italia pre-unitaria, in particolare quella dei possedimenti della monarchia asburgica all'apice della sua potenza.
Un argomento di particolare interesse riguarda la costruzione del ponte ferroviario translagunare, che così profondamente avrebbe inciso sul tessuto urbano della città strappandola dalla sua insularità, incrementando il polo commerciale e industriale anche attraverso gli imponenti lavori per lo sviluppo portuale dell'alto Adriatico.
Inoltre, dalle ricche raccolte numismatiche civiche, vengono presentate alcune monete di grande interesse, come quelle di Francesco Giuseppe (che furono le ultime coniate nella Zecca di Venezia, dimessa dopo l'annessione), oltre a medaglie che immortalano eventi riguardanti la corte imperiale a Venezia e ad alcuni interessanti distintivi che offrono una vasta panoramica del ricco apparato burocratico veneziano dell'epoca.
A catalogo sono allegati stralci di un puntuale, quanto riservato testimone, Emmanuele Antonio Cicogna (Venezia, 1789-1868), che nei suoi «Diari», conservati presso la Biblioteca del Museo Correr, annotava i quotidiani episodi di censura austriaca e di fermento patriottico che in quegli anni erano diffusi in città.
La terza sezione, «Venezia nei documenti fotografici dell’epoca», presenta alcuni straordinari documenti fotografici provenienti dagli archivi della Fondazione Musei civici di Venezia. Si tratta di vedute della città durante l'occupazione austriaca, ma anche di numerosi ritratti di protagonisti, testimoni dell'epoca (Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Giuseppe Mazzini, Nicolò Tommaseo, Anna Maria Marsich Bandiera…) ed alcune eccezionali riprese di avvenimenti.
Del pittore e fotografo Domenico Bresolin sono esposte le stampe fotografiche su carta salata di edifici e architetture (del 1857 ca); ma importanti sono anche gli scatti di Carlo Ponti e Carlo Naya, il più noto fotografo del periodo, autore di uno sterminato catalogo fotografico di monumenti, opere d'arte, scorci e vedute, oltre alla rarissima foto di Beniamino Giuseppe Coen, che ritrae nel 1853 ca. alcuni soldati austriaci in piazzetta San Marco in servizio durante la festa del Corpus Domini.
Il ciclo di quattro dipinti di Vincenzo Giacomelli (Grizzo, Pordenone,1814- Venezia,1890), pittore-soldato durante l'eroica resistenza di Venezia (1848-1849), apre la quarta sezione, dedicata a «L’Attesa». Questi raffigurano alcuni episodi delle tre guerre di indipendenza ma soprattutto documentano la presenza sabauda nell’epopea risorgimentale. Qui si trova anche un ritratto del garibaldino Pietro Cortes (Venezia, 1831 – 1908), uno dei tanti patrioti-esuli che dedicarono tutta la vita all'indipendenza italiana, prima lottando per la liberazione di Venezia dagli austriaci, poi cospirando lontano dal Veneto, i cui cimeli risorgimentali furono donati alla Municipalità di Venezia. Tra questi, ricco di valenza simbolica è anche il «Ritratto femminile di una sconsolata giovane con in mano il Trattato di Villafranca», che, concluso tra Napoleone III re di Francia e Francesco Giuseppe d'Austria, sanciva la cessione della Lombardia al re di Sardegna Vittorio Emanuele II, mentre il Veneto restava agli Asburgo.
Di Ippolito Caffì, patriota esule e pittore di storia, oltre all’«Autoritratto», proveniente dalla Cassa di Risparmio di Venezia, viene presentata una serie di appunti grafici tratti dai suoi taccuini. In questi sono annotati alcuni momenti salienti, come l'incontro di Vittorio Emanuele con Garibaldi a Napoli, usato come studio preparatorio per un grande quadro oggi alla Galleria Sabauda di Torino, gli schizzi che lo vedono recluso nelle carceri veneziane di San Severo, fino al piccolo disegno della «Re d'Italia», la nave ammiraglia italiana sulla quale l’artista trovò la morte nella battaglia di Lissa (1866).
Dopo gli esiti favorevoli della terza Guerra di Indipendenza e con il plebiscito del 20-21 ottobre 1866, il Veneto arriva il momento di entrare nel Regno d'Italia. L'entusiasmo popolare per la nuova situazione politica viene evocato nella quinta e ultima sezione della mostra, «Venezia all’Italia», attraverso l'iconografia dell’epoca e documenti conservati nelle raccolte civiche.
La celebrazione dell'epopea risorgimentale attraverso alcuni monumenti cittadini che ricordano i protagonisti del Risorgimento sono oggetto di una parte di questa sezione, dove vengono documentati attraverso bozzetti preparatori, dipinti e suggestive foto d'epoca, i monumenti eretti per celebrare Daniele Manin, Vittorio Emanuele II, Niccolò Tommaseo e Giuseppe Garibaldi.
Completa l’offerta espositiva un ricco apparato didascalico con pannelli esplicativi, tavole sinottiche e didascalie che rendono più agevoli e comprensibili al pubblico i temi trattati in mostra, oltre a un ampio e articolato programma di attività didattiche, curato dai Servizi educativi, rivolto a differenti fasce scolastiche.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Andrea Appiani jr. (Milano, 1814 - 1865), «Venezia che spera», 1861. Olio su tela. Milano, Museo del Risorgimento; [fig. 2] Luigi Querena (Venezia, 1824 -1887), «Il primo giorno della rivoluzione 22 marzo 1848». Tempera su tela, 105x163 cm. Venezia, Museo Correr
Informazioni utiliVenezia che spera. L'unione all'Italia (1859-1866). Museo Correr, Piazza San Marco - Venezia. Ingresso (biglietto I musei di piazza san Marco): intero 14,00 euro, ridotto 8,00 euro (bambini dai 6 ai 14 anni; studenti * dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti, i cittadini over 65; * personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice; FAI iscritti); ingresso libero veneziani residenti, bambini 0-5 anni, disabili con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti che accompagnano i gruppi, 1 biglietto gratuito ogni 15 biglietti previa prenotazione, membri ICOM. Informazioni: info@fmcvenezia.it; call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero). Sito web: www.museiciviciveneziani.it. Fino a domenica 29 maggio 2011. Prorogata fino a sabato 31 dicembre 2011.
In occasione delle celebrazioni per i centocinquant'anni dell'unità d'Italia, il prestigioso spazio espositivo lagunare apre, dunque, le porte a un'esposizione che documenta gli avvenimenti più significativi del periodo compreso tra il 1859 e il 1866, ovvero tra la seconda Guerra d’Indipendenza e l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, attraverso la presentazione di un ricco apparato iconografico e di una cospicua selezione di documenti storici provenienti per lo più da importanti collezioni civiche risorgimentali, oltre che dal Castello di Miramare di Trieste e dai Musei civici di Udine e di Pordenone.
A partire dal Salone da ballo della Reggia che, con l'annessione all'Italia, divenne la dimora ufficiale di casa Savoia a Venezia, sfilano oltre duecento lavori tra dipinti, ritratti istituzionali, esempi di cartografia pre-unitaria, monete, medaglie e distintivi, ma anche una ricca serie di suggestive foto d’epoca, disegni, manifesti, bozzetti per i monumenti commemorativi degli eroi risorgimentali e tanti altri cimeli e rarità, tra cui molti inediti.
Non fu il solo Andrea Appiani jr., con la sua tela «Venezia che spera», a rappresentare in forma allegorica la città lagunare irredenta e desiderosa di riscatto. A partire dal biennio rivoluzionario del 1848-49, sono, infatti, numerose le immagini che mettono in evidenza la passione per il tricolore durante alcuni riti civici, ma anche nei tragici momenti in cui la città subì l’assedio e la capitolazione nell’estate del 1849.
Dagli straordinari reporter d’epoca Ippolito Caffi (Belluno,1809- Lissa, 1866) e Luigi Querena (Venezia, 1824-1887), che documentarono con lavori vivacizzati dai colori bianco, rosso e verde, luoghi e avvenimenti emblematici della Venezia del '48-'49, si giunge ad artisti che raffigurarono l’immagine personificata della città, esprimendo con grande forza evocativa le spente speranze di annessione, dopo il trattato di Villafranca (1859), con il quale solo la Lombardia passava al nuovo Regno sabaudo. È il caso, per esempio, di Giacomo Casa (Conegliano Veneto, Treviso,1823- Roma, 1887), che, con il grande telero dell’«Unione di Venezia all'Italia», celebra l'avvenuta annessione al Regno sabaudo attraverso una “veronesiana” personificazione della città inginocchiata dinanzi al Re d'Italia, mentre, tra la folla che assiste all'evento, sono riconoscibili i protagonisti del Risorgimento italiano.
Le sale espositive al secondo piano accolgono la seconda sezione, «L’Austria a Venezia», dedicata al periodo della terza dominazione austriaca (1849-1866), evocato da alcuni ritratti istituzionali e dalla cartografia d'epoca, che illustrano la situazione dell'Italia pre-unitaria, in particolare quella dei possedimenti della monarchia asburgica all'apice della sua potenza.
Un argomento di particolare interesse riguarda la costruzione del ponte ferroviario translagunare, che così profondamente avrebbe inciso sul tessuto urbano della città strappandola dalla sua insularità, incrementando il polo commerciale e industriale anche attraverso gli imponenti lavori per lo sviluppo portuale dell'alto Adriatico.
Inoltre, dalle ricche raccolte numismatiche civiche, vengono presentate alcune monete di grande interesse, come quelle di Francesco Giuseppe (che furono le ultime coniate nella Zecca di Venezia, dimessa dopo l'annessione), oltre a medaglie che immortalano eventi riguardanti la corte imperiale a Venezia e ad alcuni interessanti distintivi che offrono una vasta panoramica del ricco apparato burocratico veneziano dell'epoca.
A catalogo sono allegati stralci di un puntuale, quanto riservato testimone, Emmanuele Antonio Cicogna (Venezia, 1789-1868), che nei suoi «Diari», conservati presso la Biblioteca del Museo Correr, annotava i quotidiani episodi di censura austriaca e di fermento patriottico che in quegli anni erano diffusi in città.
La terza sezione, «Venezia nei documenti fotografici dell’epoca», presenta alcuni straordinari documenti fotografici provenienti dagli archivi della Fondazione Musei civici di Venezia. Si tratta di vedute della città durante l'occupazione austriaca, ma anche di numerosi ritratti di protagonisti, testimoni dell'epoca (Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Giuseppe Mazzini, Nicolò Tommaseo, Anna Maria Marsich Bandiera…) ed alcune eccezionali riprese di avvenimenti.
Del pittore e fotografo Domenico Bresolin sono esposte le stampe fotografiche su carta salata di edifici e architetture (del 1857 ca); ma importanti sono anche gli scatti di Carlo Ponti e Carlo Naya, il più noto fotografo del periodo, autore di uno sterminato catalogo fotografico di monumenti, opere d'arte, scorci e vedute, oltre alla rarissima foto di Beniamino Giuseppe Coen, che ritrae nel 1853 ca. alcuni soldati austriaci in piazzetta San Marco in servizio durante la festa del Corpus Domini.
Il ciclo di quattro dipinti di Vincenzo Giacomelli (Grizzo, Pordenone,1814- Venezia,1890), pittore-soldato durante l'eroica resistenza di Venezia (1848-1849), apre la quarta sezione, dedicata a «L’Attesa». Questi raffigurano alcuni episodi delle tre guerre di indipendenza ma soprattutto documentano la presenza sabauda nell’epopea risorgimentale. Qui si trova anche un ritratto del garibaldino Pietro Cortes (Venezia, 1831 – 1908), uno dei tanti patrioti-esuli che dedicarono tutta la vita all'indipendenza italiana, prima lottando per la liberazione di Venezia dagli austriaci, poi cospirando lontano dal Veneto, i cui cimeli risorgimentali furono donati alla Municipalità di Venezia. Tra questi, ricco di valenza simbolica è anche il «Ritratto femminile di una sconsolata giovane con in mano il Trattato di Villafranca», che, concluso tra Napoleone III re di Francia e Francesco Giuseppe d'Austria, sanciva la cessione della Lombardia al re di Sardegna Vittorio Emanuele II, mentre il Veneto restava agli Asburgo.
Di Ippolito Caffì, patriota esule e pittore di storia, oltre all’«Autoritratto», proveniente dalla Cassa di Risparmio di Venezia, viene presentata una serie di appunti grafici tratti dai suoi taccuini. In questi sono annotati alcuni momenti salienti, come l'incontro di Vittorio Emanuele con Garibaldi a Napoli, usato come studio preparatorio per un grande quadro oggi alla Galleria Sabauda di Torino, gli schizzi che lo vedono recluso nelle carceri veneziane di San Severo, fino al piccolo disegno della «Re d'Italia», la nave ammiraglia italiana sulla quale l’artista trovò la morte nella battaglia di Lissa (1866).
Dopo gli esiti favorevoli della terza Guerra di Indipendenza e con il plebiscito del 20-21 ottobre 1866, il Veneto arriva il momento di entrare nel Regno d'Italia. L'entusiasmo popolare per la nuova situazione politica viene evocato nella quinta e ultima sezione della mostra, «Venezia all’Italia», attraverso l'iconografia dell’epoca e documenti conservati nelle raccolte civiche.
La celebrazione dell'epopea risorgimentale attraverso alcuni monumenti cittadini che ricordano i protagonisti del Risorgimento sono oggetto di una parte di questa sezione, dove vengono documentati attraverso bozzetti preparatori, dipinti e suggestive foto d'epoca, i monumenti eretti per celebrare Daniele Manin, Vittorio Emanuele II, Niccolò Tommaseo e Giuseppe Garibaldi.
Completa l’offerta espositiva un ricco apparato didascalico con pannelli esplicativi, tavole sinottiche e didascalie che rendono più agevoli e comprensibili al pubblico i temi trattati in mostra, oltre a un ampio e articolato programma di attività didattiche, curato dai Servizi educativi, rivolto a differenti fasce scolastiche.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Andrea Appiani jr. (Milano, 1814 - 1865), «Venezia che spera», 1861. Olio su tela. Milano, Museo del Risorgimento; [fig. 2] Luigi Querena (Venezia, 1824 -1887), «Il primo giorno della rivoluzione 22 marzo 1848». Tempera su tela, 105x163 cm. Venezia, Museo Correr
Informazioni utiliVenezia che spera. L'unione all'Italia (1859-1866). Museo Correr, Piazza San Marco - Venezia. Ingresso (biglietto I musei di piazza san Marco): intero 14,00 euro, ridotto 8,00 euro (bambini dai 6 ai 14 anni; studenti * dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti, i cittadini over 65; * personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice; FAI iscritti); ingresso libero veneziani residenti, bambini 0-5 anni, disabili con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti che accompagnano i gruppi, 1 biglietto gratuito ogni 15 biglietti previa prenotazione, membri ICOM. Informazioni: info@fmcvenezia.it; call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero). Sito web: www.museiciviciveneziani.it. Fino a domenica 29 maggio 2011. Prorogata fino a sabato 31 dicembre 2011.
martedì 3 maggio 2011
«Vincere il tempo», una mostra sui collezionisti della Carrara di Bergamo
«La Madonna con bambino» di Giovanni Bellini, il «Rio dei Mendicanti» di Francesco Guardi, Il «Ritratto di gentiluomo ventinovenne» di Giovan Battista Moroni e le «Tre crocifissioni» di Vincenzo Foppa: sono questi quattro dei tanti quadri in mostra per tutto il 2011 a Bergamo, nelle sale del Palazzo della Ragione. In occasione del restauro della monumentale sede neoclassica dell’Accademia Carrara, la Sala delle Capriate accoglie, infatti, la mostra «Vincere il tempo. I collezionisti: la passione per l’arte e il dono alla città»: una selezione di opere della prestigiosa pinacoteca lombarda, selezionate da Maria Cristina Rodeschini ed esposte nel progetto di allestimento di Mario e Tommaso Botta.
La rassegna, realizzata con il sostegno della Camera di Commercio e della Fondazione Credito Bergamasco, ripercorre l’affascinante e ininterrotta storia collezionistica della Carrara, fondata nel 1785 dal conte Giacomo Carrara e arricchita in oltre duecento anni di storia dai lasciti di grandi conoscitori come Guglielmo Lochis (pervenuto nel 1866), Giovanni Morelli (1891), e in tempi più recenti Federico Zeri (1998).
Ad accogliere il visitatore è la sezione «Di collezione in collezione», con una quindicina di dipinti, databili tra il ‘500 e l’800 ed entrati nella raccolta lombarda per legato di Francesco Baglioni, Maria Ricotti Caleppio, Cesare Pisoni e Carlo Ceresa.
Si entra, quindi, nel vivo della mostra con un assaggio della collezione di Giacomo Carrara: una selezione dei più di 1200 quadri raccolti dal mecenate bergamasco tra il 1755 ed il 1796, che offre uno spaccato sulla pittura del Rinascimento (Foppa), rivela la qualità degli artisti di origine bergamasca (Moroni, Salmeggia, Ceresa, Fra’ Galgario), ma si interessa anche all’arte contemporanea (Capella).
E’, poi, la volta della raccolta di Guglielmo Lochis, uomo della Restaurazione, che acquistò oltre 250 quadri per arricchire la propria straordinaria collezione, per la quale fece edificare una sede ad hoc sul modello del Pantheon, la Pinacoteca alle Crocette di Mozzo, aperta a chiunque volesse visitarla, ma destinata soprattutto a riscuotere l’ammirazione di connoisseur, turisti, nobili e reali d’Europa, che la consideravano una tappa obbligatoria nei loro tour. Maestri del Quattro e Cinquecento (Tura, Bellini) e protagonisti della pittura veneta del settecento (Tiepolo, Longhi, Guardi) rendono unico questo lascito, per il quale si fece avanti addirittura l’allora direttore della National Gallery, sir Charles Eastlake.
L’itinerario espositivo procede con un omaggio alla raccolta di Giovanni Morelli, patriota d’ispirazione liberale e senatore del Regno d’Italia, che raccoglie un centinaio di dipinti e sculture, opere tese a documentare in particolare la pittura toscana (Botticelli) e la fiammingo-olandese, ma tra le quali non mancano di accogliere capolavori di Pisanello e di Bellini.
La mostra conduce, infine, all’incontro “a tu per tu” con la sezione «I protagonisti». Dalle personalità molto diverse, e non solo per le differenti epoche in cui sono vissuti, i “primi attori” di questa storia collezionistica si presentano nella loro apparenza fisica, attraverso una sequenza di ritratti eseguiti da Fra’ Galgario, Piccio e Franz von Lenbach.
Una sezione speciale del nuovo allestimento dell’Accademia Carrara è riservata, inoltre, ad un work in progress di presentazione di restauri, donazioni, approfondimenti, scoperte scientifiche, collezioni meno note. ll primo «Focus» è dedicato a Federico Zeri (1921-1998), il grande storico dell’arte che, lasciando in dono la sua collezione di sculture alla Carrara, ha voluto legare il suo nome a quelli dei grandi conoscitori dei secoli passati che hanno formato il patrimonio del museo. Anch’egli, resistendo fino all’ultimo alle lusinghe francesi, consegnò la sua eredità artistica -46 opere, datate tra il '400 e l’800, da Pietro Bernini a Domenico Guidi, da Alessandro Vittoria a Nicolas Cordier, con una predilezione per il barocco romano– all’Accademia Carrara, tramandando al futuro la sua immagine di collezionista.
In occasione della mostra, fino al prossimo novembre, Palazzo della Ragione ospiterà, con cadenza quindicinale e sotto lo slogan «I martedì della Carrara», una serie di incontri di approfondimento sulla raccolta bergamasca. Le iniziative nella sede espositiva di Bergamo Alta non terminano, però, qui. Fino al 5 giugno, è, infatti, possibile visitare anche una mostra dedicata al restauro e allo studio della «Madonna con il Bambino e Santi» (nota come «Madonna Baglioni»), raffinata opera su tavola (cm 86,5 x 118,5) eseguita nel 1511-1513 circa da Andrea Previtali, uno dei principali protagonisti, insieme a Lotto, Cariani e Palma il Vecchio, di quella peculiare “corrente” con cui il territorio bergamasco si inserì e si distinse all’interno della grande scuola pittorica veneziana. La rassegna, sempre curata da Maria Cristina Rodeschini, fa dialogare questa preziosa opera, del cui intervento conservativo si è occupata Roberta Grazioli, con la «Madonna con il Bambino leggente tra San Domenico e Santa Marta di Betania» (cm 83 x 83), recentemente acquisita alle proprie collezioni da Banca Popolare di Bergamo e a sua volta sottoposta a un intervento di restauro e a un’iniziativa di studio, da parte di Delfina Fagnani Sesti e Enrico De Pascale.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giovan Battista Moroni, «Ritratto di bambina di casa Redetti», olio su tela, Raccolta Guglielmo Lochis (1886); [fig. 2] Fra Galgario, «Ritratto di Giacomo Carrara», olio su tela, Raccolta Giacomo Carrara (1796); [fig. 3] Andrea Previtali, «Madonna Baglioni», 1511-1513 circa, cm 86,5 x 118,5, olio su tavola di pioppo, dopo il restauro. Accademia Carrara, Bergamo; [fig. 4] Andrea Previtali, «Madonna con il Bambino leggente tra San Domenico e Santa Marta di Betania», 1515-20 circa, olio su tela,cm 83 x 83,dopo il restauro. Collezione Banca Popolare di Bergamo
Informazioni utili Vincere il tempo. I collezionisti: la passione per l’arte il dono alla città. Palazzo della Ragione, Sala delle Capriate Piazza Vecchia - Bergamo Alta. Orari: da giugno a settembre, martedì-domenica 10.00-21.00 e sabato 10.00- 23.00; da ottobre a maggio: martedì - venerdì 9,30-17,30 e sabato e domenica 10.00-18.00. Ingresso: intero € 5,00; ridotto e gruppi € 3,00; scuole, giovani card e family card € 1,50. Prenotazioni e visite guidate: tel. +39.035.218041. Informazioni: tel. +39.035.399677. Sito web: www.accademiacarrara.bergamo.it. Fino al 31 dicembre 2011.
La rassegna, realizzata con il sostegno della Camera di Commercio e della Fondazione Credito Bergamasco, ripercorre l’affascinante e ininterrotta storia collezionistica della Carrara, fondata nel 1785 dal conte Giacomo Carrara e arricchita in oltre duecento anni di storia dai lasciti di grandi conoscitori come Guglielmo Lochis (pervenuto nel 1866), Giovanni Morelli (1891), e in tempi più recenti Federico Zeri (1998).
Ad accogliere il visitatore è la sezione «Di collezione in collezione», con una quindicina di dipinti, databili tra il ‘500 e l’800 ed entrati nella raccolta lombarda per legato di Francesco Baglioni, Maria Ricotti Caleppio, Cesare Pisoni e Carlo Ceresa.
Si entra, quindi, nel vivo della mostra con un assaggio della collezione di Giacomo Carrara: una selezione dei più di 1200 quadri raccolti dal mecenate bergamasco tra il 1755 ed il 1796, che offre uno spaccato sulla pittura del Rinascimento (Foppa), rivela la qualità degli artisti di origine bergamasca (Moroni, Salmeggia, Ceresa, Fra’ Galgario), ma si interessa anche all’arte contemporanea (Capella).
E’, poi, la volta della raccolta di Guglielmo Lochis, uomo della Restaurazione, che acquistò oltre 250 quadri per arricchire la propria straordinaria collezione, per la quale fece edificare una sede ad hoc sul modello del Pantheon, la Pinacoteca alle Crocette di Mozzo, aperta a chiunque volesse visitarla, ma destinata soprattutto a riscuotere l’ammirazione di connoisseur, turisti, nobili e reali d’Europa, che la consideravano una tappa obbligatoria nei loro tour. Maestri del Quattro e Cinquecento (Tura, Bellini) e protagonisti della pittura veneta del settecento (Tiepolo, Longhi, Guardi) rendono unico questo lascito, per il quale si fece avanti addirittura l’allora direttore della National Gallery, sir Charles Eastlake.
L’itinerario espositivo procede con un omaggio alla raccolta di Giovanni Morelli, patriota d’ispirazione liberale e senatore del Regno d’Italia, che raccoglie un centinaio di dipinti e sculture, opere tese a documentare in particolare la pittura toscana (Botticelli) e la fiammingo-olandese, ma tra le quali non mancano di accogliere capolavori di Pisanello e di Bellini.
La mostra conduce, infine, all’incontro “a tu per tu” con la sezione «I protagonisti». Dalle personalità molto diverse, e non solo per le differenti epoche in cui sono vissuti, i “primi attori” di questa storia collezionistica si presentano nella loro apparenza fisica, attraverso una sequenza di ritratti eseguiti da Fra’ Galgario, Piccio e Franz von Lenbach.
Una sezione speciale del nuovo allestimento dell’Accademia Carrara è riservata, inoltre, ad un work in progress di presentazione di restauri, donazioni, approfondimenti, scoperte scientifiche, collezioni meno note. ll primo «Focus» è dedicato a Federico Zeri (1921-1998), il grande storico dell’arte che, lasciando in dono la sua collezione di sculture alla Carrara, ha voluto legare il suo nome a quelli dei grandi conoscitori dei secoli passati che hanno formato il patrimonio del museo. Anch’egli, resistendo fino all’ultimo alle lusinghe francesi, consegnò la sua eredità artistica -46 opere, datate tra il '400 e l’800, da Pietro Bernini a Domenico Guidi, da Alessandro Vittoria a Nicolas Cordier, con una predilezione per il barocco romano– all’Accademia Carrara, tramandando al futuro la sua immagine di collezionista.
In occasione della mostra, fino al prossimo novembre, Palazzo della Ragione ospiterà, con cadenza quindicinale e sotto lo slogan «I martedì della Carrara», una serie di incontri di approfondimento sulla raccolta bergamasca. Le iniziative nella sede espositiva di Bergamo Alta non terminano, però, qui. Fino al 5 giugno, è, infatti, possibile visitare anche una mostra dedicata al restauro e allo studio della «Madonna con il Bambino e Santi» (nota come «Madonna Baglioni»), raffinata opera su tavola (cm 86,5 x 118,5) eseguita nel 1511-1513 circa da Andrea Previtali, uno dei principali protagonisti, insieme a Lotto, Cariani e Palma il Vecchio, di quella peculiare “corrente” con cui il territorio bergamasco si inserì e si distinse all’interno della grande scuola pittorica veneziana. La rassegna, sempre curata da Maria Cristina Rodeschini, fa dialogare questa preziosa opera, del cui intervento conservativo si è occupata Roberta Grazioli, con la «Madonna con il Bambino leggente tra San Domenico e Santa Marta di Betania» (cm 83 x 83), recentemente acquisita alle proprie collezioni da Banca Popolare di Bergamo e a sua volta sottoposta a un intervento di restauro e a un’iniziativa di studio, da parte di Delfina Fagnani Sesti e Enrico De Pascale.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giovan Battista Moroni, «Ritratto di bambina di casa Redetti», olio su tela, Raccolta Guglielmo Lochis (1886); [fig. 2] Fra Galgario, «Ritratto di Giacomo Carrara», olio su tela, Raccolta Giacomo Carrara (1796); [fig. 3] Andrea Previtali, «Madonna Baglioni», 1511-1513 circa, cm 86,5 x 118,5, olio su tavola di pioppo, dopo il restauro. Accademia Carrara, Bergamo; [fig. 4] Andrea Previtali, «Madonna con il Bambino leggente tra San Domenico e Santa Marta di Betania», 1515-20 circa, olio su tela,cm 83 x 83,dopo il restauro. Collezione Banca Popolare di Bergamo
Informazioni utili Vincere il tempo. I collezionisti: la passione per l’arte il dono alla città. Palazzo della Ragione, Sala delle Capriate Piazza Vecchia - Bergamo Alta. Orari: da giugno a settembre, martedì-domenica 10.00-21.00 e sabato 10.00- 23.00; da ottobre a maggio: martedì - venerdì 9,30-17,30 e sabato e domenica 10.00-18.00. Ingresso: intero € 5,00; ridotto e gruppi € 3,00; scuole, giovani card e family card € 1,50. Prenotazioni e visite guidate: tel. +39.035.218041. Informazioni: tel. +39.035.399677. Sito web: www.accademiacarrara.bergamo.it. Fino al 31 dicembre 2011.
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