ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 25 novembre 2015

Marchesi Antinori, un’installazione permanente di Giorgio Andreotta Calò per la cantina di Bargino

È Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979) l’artista scelto dalla Marchesi Antinori per arricchire il progetto artistico ideato nel 2012, in occasione dell’inaugurazione della nuovo cantina a Bargino, con l’intento di promuovere le arti visive contemporanee. È, infatti, del giovane veneziano, che ha partecipato alla cinquantaquattresima edizione della Biennale di Venezia e che per anni ha collaborato con Ilya ed Emilia Kabakov, l’opera «Clessidra (serie AB)», da pochi giorni collocata nella monumentale e seducente struttura scavata nelle terre del Chianti classico dall’architetto Marco Casamonti.
Dopo Yona Friedman, Rosa Barba, Jean-Baptiste Decavèle e Tomàs Saraceno, la curatrice Ilaria Bonacossa ha scelto, quindi, di puntare su un giovane talento italiano, con all’attivo studi alla KunstHochSchule (2003-2004) di Berlino e una residenza d’artista alla Villa Arson di Nizza.
L’opera, che è stata presentata contemporaneamente al libro monografico «Prima che sia notte» della Archive Books, è una scultura nata dalla riproduzione in bronzo di una bricola, il massiccio palo di legno usato per ormeggiare le barche a Venezia. Corroso dal perenne movimento delle maree della laguna, questo oggetto viene sdoppiato dall’artista: la parte superiore è il riflesso simmetrico di quello inferiore, evocando nuovamente la laguna e il suo orizzonte specchiato. La scultura parla così del tempo e del suo scorrere, matrice d’incessanti trasformazioni, e lo fa catturando in bronzo il processo di corrosione, appena prima che le due parti del tronco si rompano separandosi. La clessidra non è, quindi, solo una forma, ma è anche simbolo del tempo e del suo lavoro.
Giorgio Andreotta Calò fa così un richiamo simbolico alla cantina Antinori, dove un vino perfetto non è solo frutto del lavoro della mano umana, ma anche dell’imprescindibile contributo del tempo.
Lo spazio scelto per la collocazione dell’opera è uno dei più suggestivi della cantina di Bargino: le grandi vetrate che corrono lungo tutto il fronte della struttura accolta nel ventre della collina, da cui si possono vedere i filari di giovani viti scandire il paesaggio del Chianti. Luogo di raccordo tra natura e opera umana, il punto scelto per l’allestimento enfatizza l'opera con la sua atmosfera immersiva. La verticalità della scultura dialoga con l’orizzonte e riporta il tronco da cui è nata l’opera a un nuovo rapporto con la natura. «Clessidra (serie AB)» s’inserisce nella ricerca formale di Giorgio Andreotta Calò, giovane artista che mette in discussione le tradizionali tecniche scultoree e converte forme rubate al paesaggio in opere concettuali che cristallizzano la forza creativa e distruttiva della Natura, in un’ode all’entropia dell’universo.
Con l’acquisizione di questa nuova opera, Antinori nel Chianti classico prosegue l’impegno per le arti del nostro tempo avviato con Antinori Art Project, piattaforma che porta avanti l’attività di collezionismo della famiglia toscana, indirizzandola però verso il contemporaneo. Ma chi accede alla cantina di Bargino ha anche la possibilità di visionare parte della collezione di famiglia comprendente dipinti, ceramiche, tessuti pregiati e antichi manoscritti, prima conservati nello storico Palazzo Antinori di Firenze e ora, grazie al contributo di Giovanna Giusti, collaboratrice degli Uffizi, resi accessibili a chi, giornalmente, visita la zona del Chianti classico, alla ricerca di esplorazioni legate alle degustazioni e a esperienze sinestetiche.

Didascalie delle immagini 
[Figg.1, 2 e 3] Giorgio Andreotta Calò, Clessidra (serie AB), veduta dell’installazione e dettagli @Cantina Antinori. Foto di Nuvola Ravera. 

Informazioni utili 
Antinori nel Chianti Classico, via Cassia per Siena, 133 | Località Bargino - 50026 San Casciano Val di Pesa (Firenze). Come raggiungere la cantina: a 15 km da Firenze in direzione Siena, sulla superstrada Autopalio, uscita Bargino | Coordinate GPS : +43° 36’ 43.30”, +11° 11’ 29.76”. Orari: ore 11.00-18.00 (apertura della sezione museale con visite guidate); è obbligatoria la prenotazione per i gruppi. Informazioni: tel. 055.2359700, visite@antinorichianticlassico.it. Sito internet: www.antinorichianticlassico.it o www.antinoriartproject.it.

martedì 24 novembre 2015

«Burri-Brandi, un’amicizia informale», in mostra a Siena la collezione del critico toscano

Siena festeggia il centenario della nascita di Alberto Burri con una piccola ma significativa esposizione, al complesso museale Santa Maria della Scala, che ricostruisce il legame amicale tra l’artista umbro e Cesare Brandi, critico toscano dalla grande sensibilità e cultura artistica che ha intessuto rapporti con i più importanti protagonisti del Novecento.
Nata sotto il segno di Siena capitale italiana della cultura 2015 e promossa dall’Amministrazione comunale con il Polo museale della Toscana, la Soprintendenza della Belle arti e del paesaggio per le province di Siena, Grosseto ed Arezzo e la locale Università degli Studi, la rassegna permette di vedere una bella selezione di opere appartenute alla collezione di Brandi.
De Pisis, Guttuso, Manzù, Sadun e Morandi sono solo alcuni degli artisti esposti in questo rassegna, aperta fino al prossimo 31 gennaio, accanto ad Alberto Burri, autore del quale Cesare Brandi conservava quattro opere, due delle quali sono visibili nelle sale di Villa Brandi a Vignano, aperta tutte le domenica a partire dal 29 novembre e visitabile anche grazie a un servizio di bus navetta attivo nei giorni festivi, alle ore 10.30, presso le Logge del Papa.
«Le opere esposte -raccontano gli organizzatori- sono state scelte perchè esprimono bene le due zone del linguaggio artistico -il figurativo e il non figurativo- presenti nella collezione Brandi, ma anche il confine segnato dall’arte di Alberto Burri che apre a nuovi sentimenti e nuove frontiere».
L’esposizione, intitolata «Burri-Brandi, un’amicizia informale», comincia con l’opera «Due mele» di Filippo de Pisis, realizzata nel 1934, dopo l’uscita del saggio a lui dedicato dal critico senese che con quel testo, scritto ad appena ventisei anni, avvia la sua “vicenda” di critico d’arte. Ci sono, quindi, una selezione di opere di Renato Guttuso e Giacomo Manzù, Del primo è in mostra «Paesaggio», un olio su tavola del 1938, raffigurante uno scorcio di paesaggio visto da Vignano. Del secondo è, invece, possibile ammirare la scultura in bronzo «Cardinale seduto» del 1939. Sempre in bronzo è la «Testa di giovane» realizzata nel 1940 da un Umberto Mastroianni, non ancora trentenne, al quale Cesare Brandi dedicherà un saggio per la monografia (condivisa con Giulio Carlo Argan) apparsa nel 1980.
Spazio in mostra anche all’opera «Bottiglia con brocche» (1957) di Giorgio Morandi, artista la cui amicizia con il critico senese è testimoniata da un fitto carteggio intessuto tra il 1936 e il 1963. In mostra sono, quindi, visibili le opere «Natura morta e mandolino» e «Composizione astratta» di Afro Basaldella, artista al quale Brandi dedicherà nel 1973 un importante studio. Ecco, poi, la «Natura morta con frutta» (1945) di Antonio Donghi, tre tele di Piero Sadun -«Vaso con fiori», «Gatto» e «Composizione astratta»- e due opere di Toti Scialoja: «Cour de Rohan» (1948) e «Natura morta con ombr»e (1951).
Chiudono la rassegna due opere di Alberto Burri, punto focale intorno al quale ruota il progetto espositivo: una piccola combustione del 1960 e un «Cretto bianco» del 1977, alle quali si aggiungono nella villa di Vignano un «Cellotex» dei primi anni Ottanta e la «Scultura in ceramica» del 1972.
All’interno della mostra saranno proiettati anche due video inediti, uno dei quali racconta dalla voce viva di Brandi le ragioni del lascito della sua collezione e della sua villa alla città di Siena; nell’altro Vittorio Brandi Rubiu, erede del critico, racconta in una intervista rilasciata a Massimo Vedovelli il rapporto dello storico dell’arte con Alberto Burri.

Informazioni utili 
«Burri-Brandi, un’amicizia informale». Complesso Museale Santa Maria della Scala, piazza Duomo, 1 – Siena. Orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì, ore 10.30-16.30 I sabato e domenica, ore 10.30-18.30 I chiuso il martedì ad eccezione del 1° e dell’8 dicembre; dal 23 dicembre al 6 gennaio 2016, tutti i giorni, ore 10.30-18.30 I chiuso venerdì 25 e martedì 29 dicembre. Ingresso: intero € 9,00, ridotto (ragazzi 11/19 anni, over 65, studenti universitari non iscritti ad istituzioni universitarie senesi, militari, categorie convenzionate, gruppi minimo 15 persone) € 8,00, famiglia € 22,00, gratuito per residenti nel Comune di Siena, minori anni 11, scuole pubbliche senesi, docenti accompagnatori, accompagnatori di gruppi 1 ogni 15 persone, portatori di handicap. Informazioni: tel. 0577.534571 e infoscala@comune.siena.it. Fino al 31 gennaio 2016.

lunedì 23 novembre 2015

Firenze: Cappelle medicee, nuovo allestimento per il Tesoro di San Lorenzo

Si arricchisce di un nuovo prezioso tassello il Museo delle Cappelle medicee di Firenze. È, infatti, da poco tornato visibile per intero il Tesoro di San Lorenzo, composto da circa cento oggetti di inestimabile valore, appartenuti alle collezioni medicee, commissionati da Lorenzo il Magnifico e dai papi Medici -Leone X e Clemente VII- e, per volere di quest’ultimo, esposti nella controfacciata della basilica di San Lorenzo adibita all’ostensione delle reliquie grazie al progetto di Michelangelo.
Si tratta non solo di reliquie, ma anche lavori di eccelsa qualità usciti dalle botteghe di abili orafi attivi per la corte fiorentina come quelli del bolognese Cosimo Merlini il Vecchio, chiamato in Galleria fin dal 1614 e impegnato in diverse commissioni patrocinate da Cristina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria, moglie del granduca Cosimo II. Ed è proprio quest’ultima donna, animata da un profondo spirito religioso, a essersi fatta promotrice di numerosi donativi destinati ai principali santuari mariani della città e del Granducato, ma più di tutto alla Cappella Palatina di Palazzo Pitti, dove i Medici risiedevano e accoglievano gli ospiti stranieri.
Anche Vittoria della Rovere contribuì in maniera determinante alla crescita di questo insieme, arricchendolo di reliquie provenienti spesso dalle catacombe romane e trasferite a Firenze grazie alla complicità di alti dignitari ecclesiastici in grado di favorirne l’uscita dallo Stato pontificio. L’acquisizione delle reliquie procedette di pari passo con la realizzazione di nuove custodie per accoglierle, tutte di notevole pregio artistico, ora qui esposte.
Il granduca Cosimo III rivestì un ruolo di assoluta centralità nella storia della devozione medicea: le cronache del tempo informano delle sue numerose donazioni ai molti luoghi di culto, così come della sua ossessiva ricerca e raccolta di reliquie di santi. Il suo regno fu segnato dalla commissione di un rilevante numero di custodie destinate alla sua camera in Palazzo Pitti, ma anche da portare addosso alla persona sotto forma di raffinati medaglioni, così da trarre beneficio dai poteri terapeutici che la devozione del tempo attribuiva ai sacri resti. E si deve proprio a Cosimo III il rinnovamento dell’ambiente artistico di corte: fu, infatti, il Granduca a fondare, nel 1673, l’Accademia fiorentina a Roma con sede a Palazzo Madama, permettendo agli artisti fiorentini di aggiornarsi sul gusto barocco. Vi si formarono vari illustri artefici destinati a dominare la scena cittadina tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, primi tra tutti Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi, importando le novità di origine romana nel linguaggio fiorentino delle arti espresso in tutte le sue forme.
Le opere presenti nel Tesoro di San Lorenzo, finalmente esposto nella cripta delle Cappelle Medicee e nelle due absidi della Cappella dei Principi, rendono conto di questo aggiornamento delle botteghe granducali, favorite dalla presenza di orafi, argentieri e intagliatori di pietre dure di straordinarie capacità.
Per l’occasione verrà anche pubblicato una nuova guida al Tesoro di San Lorenzo, edita da Sillabe di Livorno e redatta dalla direttrice del museo, Monica Bietti, con Riccado Gennaioli ed Elisabetta Nardinocchi.

Informazioni utili 
Museo delle Cappelle medicee, piazza di Madonna degli Aldobrandini, 6 – Firenze. Orari: dal lunedì alla domenica, ore 8.15-13.50; la biglietteria chiude alle 13.20; le operazioni di chiusura iniziano alle 13.45; chiuso la seconda e la quarta domenica del mese, il primo, il terzo e il quinto lunedì del mese; Capodanno e Natale. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 055.294883.