ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 18 ottobre 2016

Vicenza, donata al Palladio Museum la racconta di disegni della famiglia Papafava dei Carraresi

Da Giacomo Quarenghi a John Michael Gandy: è un vero e proprio percorso tra i grandi protagonisti dell’architettura settecentesca quello che propone l’eccezionale raccolta di disegni e stampe donata dalla famiglia Papafava dei Carraresi al Centro internazionale di studi di architettura di Vicenza.
La collezione, che sarà conservata al Palladio Museum, allinea, nello specifico, cinquanta disegni di grande formato e un volume di stampe, raccolti da Alessandro Papafava, trasferitosi a Roma tra il 1803 e il 1807 per studiare, su consiglio di Antonio Canova, presso l'Accademia di San Luca. Oltre al luogo di studio, il giovane studioso frequentava nella capitale gli atéliers degli artisti e vari laboratori, tra i quali quelli della pittrice Angelika Kauffmann e degli architetti Giuseppe Camporesi, Vincenzo Balestra, Mario Asprucci, acquistando da loro stampe e bellissimi disegni acquerellati. Alessandro Papafava acquistò per la sua collezione personale anche opere dell'inglese John Michael Gandy, l'autore delle immaginifiche vedute dei progetti di Sir John Soane e Giacomo Quarenghi (di cui nel 2017 ricorre il bicentenario della morte).
La raccolta, conservata integra dalla famiglia Papafava per oltre due secoli, è costituita da materiali di altissima qualità grafico-pittorica, e riveste un valore storico enorme: essa ci restituisce, infatti, un rara istantanea del mondo di interessi di un giovane studente di architettura fra Sette e Ottocento, che si immerge nella cultura architettonica negli anni in cui i modelli del Neoclassicismo romano arrivano nel Veneto, rivoluzionandone il gusto.
Tornato a Padova, Alessandro Papafava utilizzò quanto imparato a Roma quando progettò e arredò l'appartamento in stile neoclassico, in tutti i dettagli, nel palazzo Papafava di Padova e anche nel rinnovare nello stesso stile l'austera villa di famiglia di Frassanelle nei Colli Euganei.
In questo modo, mettendosi in contatto con l'ambiente artistico veneto, fra cui certamente Giuseppe Jappelli, condividendo i suoi studi, i "suoi disegni " e la sua esperienza, Alessandro Papafava contribuì concretamente all'affermazione e alla diffusione dello stile Neoclassico nel Veneto. Continuò negli anni successivi a coltivare gli stessi interessi, ricoprendo numerosi incarichi civici ed essendo nominato membro dell'Accademia di Belle arti di Venezia e Deputato della Congregazione provinciale di Padova.
Desiderio della famiglia Papafava è che la raccolta costituita dal loro antenato sia mantenuta integra, e i suoi materiali studiati, catalogati e resi disponibili ai ricercatori. Il luogo della loro conservazione e valorizzazione è stato individuato nel Palladio Museum creato dal Cisa Andrea Palladio, l’istituto internazionale con storiche radici nella cultura veneta, espressamente dedicato allo studio dell’architettura.
Alla collezione e al mondo di Alessandro Papafava sarà dedicata una grande mostra già in calendario al Palladio Museum per l’autunno 2017. La cura della mostra è stata affidata al celebre studioso irlandese Alistair Rowan, già presidente del Society of Architectural Historians of Great Britain, profondo conoscitore della raccolta, e a Susanna Pasquali, docente alla Sapienza di Roma e componente il consiglio scientifico del Ciasa Andrea Palladio.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Anonimo, Facciata con una cappella rotonda con quattro portici inchiostro con acquerello di diversi colori 164x273 mm; [fig. 2] Giuseppe Camporese, Sezione del tempio Dorico rotondo inchiostro e acquarello a colori 433x588 mm; [fig. 3] Giuseppe Camporese, Facciata del tempio Dorico rotondo inchiostro e acquarello a colori 440x603 mm

Informazioni utili 
www.palladiummuseum.org 

lunedì 17 ottobre 2016

Un «Flauto magico» contemporaneo e incantato per la Stagione lirica di Padova

Un «Flauto magico incantato, fatto di passaggi segreti, di muri che nascondono realtà altre», dove man mano «appaiono bambini fatati, regine disperate e oggetti prodigiosi»: così Federico Bertolani racconta il suo allestimento dell’opera mozartiana in cartellone venerdì 28 ottobre, alle ore 20.45, e domenica 30 ottobre, alle ore 16.00, al teatro Verdi di Padova.
La produzione, firmata dal Sociale di Rovigo e dal Bassano Operafestival, vedrà salire sul podio dell’Orchestra di Padova e del Veneto e del Coro lirico Veneto, preparato da Sergio Balestracci, il maestro Giuliano Betta, dal 2009 direttore stabile al Teatro di Basilea. Le scene sono di Giulio Magnet¬to e i costumi sono firmati da Manuel Pedretti.
Singspiel, in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder, «Die Zauberflöte» appartiene agli ultimi capolavori di Mozart, che iniziò a comporlo probabilmente nel maggio del 1791, a neanche sei mesi dalla morte. L’opera vide la luce a Vienna il 30 settembre 1791 con la direzione del compositore e con lo stesso Schikaneder nel ruolo di Papageno. Fiaba iniziatica, racconto mistico-onirico, percorso simbolico-massonico: da qualsiasi angolatura lo si consideri, «Die Zauberflöte» resta, comunque, uno degli indiscussi capolavori mozartiani. Tra ambientazioni esotiche e fantastiche e prove crudeli per conquistare la conoscenza, tra incantamenti musicali e minacciose forze ostili, si assiste alla vittoria finale del bene sul male e dell’amore sull’odio.
Di livello internazionale il cast. Sarà un felice ritorno a Padova, sia per il tenore Paolo Fanale, sulla scena dei più grandi teatri del mondo, nel ruolo del protagonista Tamino, sia per il soprano russo Ekaterina Sadovnikova nella parte della principessa Pamina. Arriverà, invece, nella città del Santo per la prima volta il baritono inglese John Chest, che interpreterà Papagheno. Mentre nell’impervio ruolo della Regina della Notte ci sarà il soprano greco Christina Poulitsi e in quello del sacerdote Sarastro il basso Wihelm Schwinghammer.
Completano il cast: Teona Dvali (Papagena), Alice Chinaglia (Prima dama), Cecilia Bagatin (Seconda dama), Alice Marini (Terza dama), Patrizio Saudelli (Monostato), Paolo Battaglia (Oratore degli iniziati), Carlo Agostini (Primo sacerdote/ Secondo armigero) e Luca Favaron (Secondo sacerdote/ Primo armigero), Elena Roversi, Giulia Moretto ed Elena Fontolan (fanciulli).
Un appuntamento, dunque, da non perdere quello con il secondo spettacolo della stagione lirica patavina grazie al quale la celebre opera mozartiana si trasforma in una favola metropolitana con forti accenti contemporanei, adatta a un pubblico di tutte le età. Il Flauto magico narra, infatti, la storia di un giovane principe, Tamino, che non conosce l’amore, non sa cosa sia il pericolo e non ha ancora scoperto la saggezza: solo grazie alla musica del suo flauto imparerà cosa significa diventare adulti, abbandonare l’istinto dei sensi e lasciarsi guidare dalla saggezza e dall’onestà, conquistando così l’amata Pamina.

Didascalie
[Fig. 1]  Christina Poulitsi; [fig. 2] Ekaterina Sadovnikova; [fig. 3] John Chest

Informazioni utili 
«Il Flauto magico», musica di Wolfgang Amadeus Mozart e libretto di Emanuel Schikaneder. Teatro Verdi, via dei Livello n.32 – Padova. Quando: Venerdì 28 ottobre 2016, ore 20.45 e domenica 30 ottobre, ore 16.00. Ingresso: da € 70,00 a € 28,00. Orari biglietteria: lunedì, dalle ore 15.00 alle ore 18.30; da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.30; sabato, dalle ore 10.00 alle ore 13.00. Prevendita online su www.teatrostabileveneto.it. Informazioni: tel. (+39)049.8205611 o manifestazioni@comune.padova.it.

venerdì 14 ottobre 2016

Gipsoteca Giudici, un nuovo museo a Lugano

Lugano si arricchisce di un nuovo museo. Sabato 22 ottobre (con inaugurazione alle ore 17) apre nella cittadina svizzera la Gipsoteca Gianluigi Giudici, costituita con lo scopo di assicurare in particolare la conservazione, la promozione e la diffusione delle opere dello scultore comasco, che ha molto operato nel Canton Ticino.
La nuova istituzione, ubicata nel condominio Central Park, si propone di attuare iniziative di carattere culturale, divulgativo ed educativo affinché l’arte in tutte le sue forme, come strumento di formazione ed espressione del pensiero e di comunicazione dei più profondi sentimenti umani, possa conquistare un maggior numero di fruitori e diventi punto di incontro tra culture diverse mediante il suo linguaggio universale.
Il percorso espositivo propone una selezione di sessanta opere (prevalentemente in gesso, ma anche in bronzo e su rame) esemplificative dell’itinerario creativo di Gianluigi Giudici, distribuite sui due piani della struttura museale, in una successione che prende il via dal piano superiore dove sono documentate le tematiche proprie del suo impegno artistico partendo da una riflessione sulla ricerca da lui condotta ed esemplificando di seguito la produzione riguardante la figura, l’astrazione e il sacro.
Al piano inferiore sono individuate alcune isole, aggruppamenti di opere, che meglio inquadrano aspetti del suo lavoro e che si concentrano sui ritratti, sull’evoluzione degli organismi biomorfi e sulla realizzazione di opere di grandi dimensioni a destinazione sia pubblica che privata. Questo viaggio si conclude con un ulteriore passaggio nell’ambito della scultura religiosa che, mediante rilievi a sbalzo su rame e rilievi in gesso, introduce allo spazio dedicato all’ampio intervento compiuto tra 1966 e 1992 per la chiesa del Buon Pastore a Vienna, l’opera più significativa della sua produzione sacra. In questo edificio sacro si trovano una Madonna con Bambino, un rilievo con la Risurrezione, una monumentale Via Crucis e il grande bronzo La pesca (1992), posto sopra il portale di ingresso.
Per una conoscenza ulteriore della sua opera, la Gipsoteca dispone di un deposito che accoglie, visibili anche al pubblico, numerosissimi altri gessi di particolare importanza e uno spazio in cui è ricostruito l’atelier di Gianluigi Giudici e dove sono presentati anche disegni preparatori e gessi per i bronzetti della sua produzione.
Uno spazio specifico è predisposto per accogliere mostre di altri artisti, la cui presenza potrà, in alcune occasioni, anche contaminare -in intriganti accostamenti di confronto (o di scontro)- le sale del museo.

Informazioni utili 
Fondazione Giudici. Condominio Central Park-primo piano, Riva Antonio Caccia 1a -  6900 Lugano (Svizzera). Orari di apertura (fino al 23 dicembre 2016): mercoledì, dalle ore 9.30 alle 13.30, giovedì, venerdì e sabato, dalle ore 14.30 alle ore 18.30. Informazioni: tel +41(0)91.9804141, gipsotecaggiudici@gmail.com. Sito internet:  www. fondazionegiudici.com