ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 1 novembre 2020

«Tempora Vatis», Andrea Chisesi omaggia Gabriele d’Annunzio


È un omaggio alla «vita inimitabile» di Gabriele d’Annunzio quello che il poliedrico Andrea Chisesi (Roma, 1972), artista affermatosi nel primo decennio del Duemila per la sua fotografia di ritratto pubblicata su riviste come «Vogue», «Vanity fair», «Max» e «Rolling Stone», propone nelle sale di villa Mirabella, uno degli edifici inserito nel complesso del Vittoriale degli italiani a Gardone Riviera, sul lago di Garda.
Quella esposta, con il titolo «Tempora Vatis», è una collezione di opere che trae spunto dallo studio siracusano dell’artista, un vecchio hotel di fine Ottocento rimaneggiato nel periodo fascista, le cui pareti del piano terra erano rivestite con una carta da parati dell’epoca dannunziana e nascondevano sul retro vecchi giornali del 1920.
Queste «reliquie di un tempo antico», brandelli di carta con cronache mondane del passato, sono diventate opere d’arte: Andrea Chisesi le ha strappate, incollate, sovrapposte; le ha trasformate in collage.
Visitando il Vittoriale degli italiani, la casa-museo dell’autore dei romanzi «Il piacere» e «La figlia di Iorio», l’artista ha trovato una connessione temporale ed emozionale tra questi brandelli del nostro passato recente e la vita dello scrittore pescarese. A questi fogli di giornale si sono così aggiunte alcune fotografie dei momenti più significativi della vita di Gabriele D’Annunzio, viveur inarrestabile con i suoi eccessi e il lusso a ogni costo, con la pienezza di desiderio e la sensazione di onnipotenza.
Le tele sono state preparate con i matrem, termine derivato dal latino «Matrem Tanacetum parthenium», particolare tipo di fiore che cresce spontaneamente. 
Questa tecnica è composta da pennellate di colore bianco che rimandano alla natura e alla sua sintesi simbolica: fiori, foglie, colature d’acqua, ovvero quanto di più effimero ci sia sul nostro pianeta. Viene così rievocato il panismo dannunziano che trova la sua massima espressione nei versi della poesia «La pioggia nel pineto».
La mostra «Tempora Vatis», per la curatela di Marcella Damigella, allinea, nello specifico, sessantotto opere tra bozzetti, disegni e opere su tela, e si presenta in perfetto stile horror vacui, occupando ogni spazio disponibile. Il visitatore viene introdotto all’interno di uno spazio senza tempo e, ospite curioso, è messo in condizione di carpire i segreti del poeta e del pittore, il rapporto misterioso (e a distanza) che si è venuto a creare tra loro.
Per sua precisa volontà, Andrea Chisesi ha suddiviso il percorso espositivo in quattro parti, che ricalcano le stagioni dell’anno, indicate in latino, lingua molto cara al Vate. Le opere sono, poi, collocate sulle pareti secondo un percorso cronologico, ma in un apparente caos. Il viaggio inizia con «Fons», che allinea i ritratti di Gabriele D’Annunzio dall’adolescenza al 1920. Si prosegue con «Aestas», che racconta gli eroi, i miti e i personaggi cari allo scrittore, ma anche la sua passione per navi, aerei e automobili. «Arbores» mette, invece, sotto i riflettori l’amore per le donne, l’allegoria del Fauno, la passione per Dante e Michelangelo. «Hiems» presenta, infine, i ritratti degli amici più cari e le icone che hanno accompagnato l’esistenza del Vate, tra cui San Sebastiano, Santa Caterina da Siena e San Francesco.
Completa il percorso espositivo di «Tempora Vatis» la cosiddetta «Stanza segreta», una sorta di wunderkammer, ma a luci rosse, ricca di sorprese. In questo spazio, oltre a un’ulteriore serie di opere, è collocata un’installazione costituita da piccole porte, complete di maniglia e serratura. Dietro ogni porta si cela una «fusione su carta» di piccole dimensioni, dedicata ai riti amorosi e visibile solo dal buco della serratura. Queste ultime immagini insieme al resto delle opere collocate lungo il percorso espositivo vanno a comporre i fotogrammi di un’esistenza sopra le righe, che valse a Gabriele d’Annunzio l’appellativo di «Immaginifico». Un’esistenza simile a un’opera d’arte, che ha fatto proprio il motto: «osare l’inosabile». 

Vedi anche
Versiliana, Chisesi si confronta con il mito di D'Annunzio 

Didascalie delle immagini 
 [Fig. 1] Andrea Chisesi, «D’Annunzio a cavallo», cm 180x152 (opera donata al Vittoriale la più grande in mostra), fusione su tela, anno 2020; [fig. 2] Andrea Chisesi, «Giuseppe Verdi», cm 50x60, fusione su tela, anno 2020; [fig. 3] Andrea Chisesi, «Madame», cm 70x100, fusione su tela, anno 2020

Informazioni utili 
«Andrea Chisesi. Tempora Vatis». Vittoriale degli Italiani, via al Vittoriale, 12 - Gardone Riviera (Brescia). Orari: tutti i giorni  dalle ore 10.00 alle ore 19.00; il sabato e la domenica solo su prenotazione sul sito www.vittoriale.it. Ingresso (comprensivo della visita completa a musei e parchi): intero euro 16,00, ridotto euro 13,00. Informazioni: info@andreachisesi.com. Sito internet: www.vittoriale.it | www.andreachisesi.com

sabato 31 ottobre 2020

Trieste, Sandro Miller e John Malkovich fanno rivivere gli scatti iconici del Novecento

«Per me, John Malkovich è un genio disposto a correre rischi, con un talento che gli permette di diventare qualsiasi cosa io gli chieda». In questa dichiarazione del fotografo americano Sandro Miller sta tutto il senso della mostra «Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters», a cura di Anne Morin e Simona Cossu, allestita al Magazzino delle Idee di Trieste.
Il progetto, realizzato nel 2013 ed esposto per la prima volta in Italia, nasce come omaggio a trentaquattro maestri della fotografia, fra cui Albert Watson, Annie Leibovitz, Bill Brandt, Diane Arbus, Herb Ritts, Irving Penn, Pierre et Gilles, Richard Avedon e Robert Mapplethorpe.
In ognuno delle oltre sessanta opere in mostra John Malkovich impersona il soggetto di un celebre scatto, trasformandosi di volta in volta in Marilyn Monroe, Salvador Dalì, Mick Jagger, Muhammad Alì, Meryl Streep, John Lennon e Yoko Ono, Andy Warhol, Albert Einstein, Ernest Hemingway e in molti altri personaggi.
Ogni opera riproduce in tutti i dettagli le fotografie prese a modello esaltando le doti camaleontiche e la capacità mimetica di Malkovich. Di volta in volta, l’artista muta non solo espressione, ma anche sesso e età divenendo uomo o donna, anziano o bambino, sensuale o enigmatico, cupo o gioioso.
Importante per la realizzazione di questo lavoro è la collaborazione dei due artisti, che si conoscono dagli anni Novanta (quando si incontrarono nella sede della Steppenwolf Theatre Company), con un gruppo qualificato di costumisti, truccatori e scenografi, con i quali hanno analizzato accuratamente ogni dettaglio degli originali, scandagliando i lavori dei grandi fotografi presi a modello.
I maestri dell’obiettivo scelti sono dei veri e propri miti per Miller. «Ognuno di noi ha un eroe o una persona che ammira – ha raccontato a tal proposito il fotografo-. Li lodiamo, li veneriamo e li mettiamo su un piedistallo. Può essere una figura religiosa, un attore di Hollywood, una star dello sport come Tiger Woods o Michael Jordan. Per me i grandi maestri della fotografia sono come i campioni sportivi. Ammiro Irving Penn, Richard Avedon, Annie Leibovitz, e ogni singolo fotografo rappresentato nel mio «Homage to the Masters». Ho ricreato le fotografie dei grandi maestri in segno di rispetto, amore e ammirazione»
Il progetto fotografico ha avuto inizio con lo scatto in cui John Malkovich reinterpretava Truman Capote ritratto da Irving Penn.
Sulla scorta di questo primo scatto l’attore americano, apprezzato in film come «Il talento di mister Ripley» ed «Educazione siberiana», è diventato «la tela e la musa» del fotografo americano, che ha firmato campagne pubblicitarie per Malboro e Coca Cola. Sono nate così tutte le opere esposte in mostra, in cui l’attore interpreta una galleria di ritratti così noti da essere divenuti quasi immagini devozionali e che tuttavia non ha timore di dissacrare attraverso il proprio talento.
Malkovich si cala nella parte del Che Guevara di Korda, di Warhol come appare nel celebre autoritratto o del Mick Jagger di Bailey, sottolineando debolezze, vanità e contraddizioni dei grandi personaggi.
Conclude la mostra la sezione inedita «Malkolynch» che si compone del video «Psychogenic Fugue» (2015), un cortometraggio frutto della collaborazione tra i due artisti, che Sandro Miller ha definito «un ottovolante nella mente di David Lynch», oltre ad alcune fotografie.
In queste opere scorrono otto fra i personaggi più noti di Lynch,reinterpretati da John Malkovich. Tra questi si trovano il Frank Booth di «Velluto blu», il «Mystery Man» impersonato da Robert Blake, il protagonista di «The Elephant Man», il personaggio di Henry Spencer interpretato da John Nance nel film «Eraserhead – La mente che cancella», l’agente Dale Cooper e la Log Lady di «Twin Peaks». Per il gran finale, Malkovich interpreta Lynch in persona. 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Annie Leibovitz / Meryl Streep, NYC (1981), 2014 © Sandro Miller / Courtesy Gallery FIFTHY ONE, Antwerp; [fig. 2] Albert Watson / Alfred Hitchcock with Goose (1973), 2014. © Sandro Miller / Courtesy Gallery FIFTHY ONE, Antwerp; [fig. 3] Andy Warhol / Green Marilyn (1962), 2014. © Sandro Miller / Courtesy Gallery FIFTHY ONE, Antwerp

Informazioni utili
«Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters». Magazzino delle Idee, corso Cavour, 2 – Trieste. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 10:00-19:00; sabato e domenica è obbligatoria la prenotazione al numero 040.3774783  o info@magazzinodelleidee.it. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Sito internet: www.magazzinodelleidee.it. Informazioni: info@magazzinodelleidee.it, tel. 040.3774783. La mostra è stata prorogata al 16 maggio 2021. 

Normativa anti-Covid
È necessaria la prenotazione al numero 040.3774783 o via email info@magazzinodelleidee.it. A seguito delle normative anti Covid la capacità massima del Magazzino delle Idee è di 50 persone alla volta.

venerdì 30 ottobre 2020

«Trésors de Venise», trasferta francese per la Fondazione Giorgio Cini

I tesori della Fondazione Giorgio Cini volano all’estero, e più precisamente in Francia. L’istituzione veneziana, che ha sede sull’isola di San Giorgio, ha annunciato, nei giorni scorsi, l’apertura di una mostra sulle opere della sua collezione al Centre d’art Hôtel de Caumont, riferimento culturale e artistico di Aix-en-Provence.
«Trésors de Venise» è il titolo del progetto espositivo, in cartellone dal 17 dicembre al 28 marzo, che vede la curatela di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di storia dell’arte, in collaborazione con l’architetto Daniela Ferretti.
Dai dipinti ai disegni, dalle miniature alle stampe, senza dimenticare le sculture, gli avori e gli smalti, il percorso allineerà un’ottantina di opere, inclusi capolavori raramente visibili, consentendo ai visitatori di scoprire il gusto collezionistico, raffinato ed eclettico, di Vittorio Cini, il mecenate che Bernard Berenson definì come «l’italiano più faustiano che io abbia mia conosciuto».
Accanto a nomi della pittura toscana come Botticelli, Beato Angelico, Filippo Lippi e Piero di Cosimo, ci saranno maestri veneziani del calibro di Lorenzo e Giandomenico Tiepolo, Giambattista Piranesi e Giuseppe Porta detto il Salviati.
La mostra presenterà anche opere del Rinascimento ferrarese, in un percorso che spazierà da Cosmè Tura a Ludovico Mazzolino. E permetterà, infine, di vedere lavori di artisti contemporanei quali Vik Muniz, Adrian Ghenie ed Ettore Spalletti, che in anni recenti hanno dialogato con le opere esposte nella casa-museo di Vittorio Cini.
«La mostra ad Aix-en-Provence - spiega il curatore Luca Massimo Barbero - è un primo felice e importante tentativo di proporre a un pubblico internazionale alcuni esempi emblematici delle opere conservate nella casa-museo di Palazzo Cini accanto a una selezione dei tesori di cui il mecenate ha voluto dotare l’Istituto di storia dell’arte con munifica generosità. Percorrere le sale dell’Hôtel de Caumont è, quindi, per il pubblico come godere idealmente di ciò che potranno vedere in una vera e propria visita a Venezia».
L’appuntamento si rivela importante per la fondazione, che il prossimo anno festeggerà i settant’anni di attività, e che così potrà far scoprire anche al pubblico straniero la sua ricca e articolata collezione. 
Va ricordato che Vittorio Cini dotò l’istituzione di opere d’arte provenienti sia dalla sua raccolta personale sia dal frutto di acquisti e donazioni di rilievo. 
Fu proprio grazie alle acquisizioni del mecenate che nel 1962 nacque il pregevole e apprezzato Gabinetto dei disegni e delle stampe, una vera e propria gemma per gli amanti dell’arte. Qui confluirono le collezioni appartenute a Giuseppe Fiocco, Antonio Certani, Elfo Pozzi e Daniele Donghi e il corpus di miniature e manoscritti già Hoepli. 
Ad accrescere ulteriormente la consistenza e l’importanza delle raccolte si sono aggiunti nel tempo i lasciti di personalità della cultura, collezionisti e artisti legati da rapporti di amicizia con il fondatore o persuasi dal prestigio dell’istituzione. 
Non meno pregevole è la raccolta di Palazzo Cini a San Vio, dal 1919 residenza dell’imprenditore e dal 1984 casa-museo in seguito alla donazione da parte della principessa Yana Cini Alliata di Montereale, figlia del mecenate, di un cospicuo gruppo di dipinti toscani, alcune sculture di pregio e diversi oggetti di arte decorativa. 
Nel 1989 si è aggiunto a questo nucleo un gruppo di tavole ferraresi in deposito per gentile concessione dell’altra figlia di Vittorio Cini, Ylda Cini Guglielmi di Vulci; nel 2015 gli eredi Guglielmi hanno, infine, donato al museo altre opere d’arte di pregio, tra dipinti, maioliche e arredi. 
La casa, aperta al pubblico stagionalmente dopo i restauri del 2014, è oggi una tappa obbligata per gli amanti dell’arte insieme agli altri musei del cosiddetto Dorsoduro Museum Mile: la Gallerie dell’Accademia, la Collezione Peggy Guggenheim e Palazzo Grassi – Punta della Dogana. 
In tempi di spostamenti difficili a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid-19, la Fondazione Cini porta così Oltralpe un angolo amato di Venezia, la Serenissima che conquistò tanti francesi illustri, da Marcel Proust a Claude Monet, e di cui Guy de Maupassant diceva: «esiste una città più ammirata, più celebrata, più cantata dai poeti, più desiderata dagli innamorati, più visitata e più illustre? […] Esiste un nome nelle lingue umane che abbia fatto sognare più di questo?»

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Piero di Cosimo, Madonna con bambino e due angeli, circa 1505–1510, olio su tavola, 163 x 133 cm. Palazzo Cini a San Vio, Venezia, Fondazione Giorgio Cini© Fondazione Giorgio Cini; [fig. 2] Luca Signorelli (?), Madonna con Bambino, circa 1470-1475, tempera su tavola, 61,8 x 53,3 cm. Venezia, Fondazione Giorgio Cini © Fondazione Giorgio Cini; [fig. 3] Giuseppe Porta, detto il Salviati, Resurrezione di Lazzaro, 1540-1545, olio su tela, 162 x 264 cm. Venezia, Fondazione Giorgio Cini © Fondazione Giorgio Cini; [fig. 4] Manifattura veneziana del XV-XVI secolo, Piatto in rame smaltato, rame champlevé smaltato, inciso e dorato, 29,8 cm diametro x 4cm spessore. Palazzo Cini a San Vio, Venezia, Fondazione Giorgio Cini © Fondazione Giorgio Cini

Informazioni utili
Trésors de Venise. La collection Cini. Hôtel de Caumont - Centre d’art d’Aix-en-Provence, 3, rue Joseph Cabassol - 13100 Aix-en-Provence, Francia. Sito internet: www.caumont-centredart.com. Dal 17 dicembre al 28 marzo 2021