ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 1 marzo 2021

Da Marialba Russo a Chiara Fumai, un anno alla scoperta della multidisciplinarietà con il Centro Pecci di Prato

Aggiornato sabato 1° maggio 2021, alle ore 17:30 - Sarà una mostra su Marialba Russo (Napoli, 1947), fotografa che con sguardo antropologico ha documentato gli anni Settanta, un periodo carico di fermenti politici, culturali, lotte operaie e femministe, ad aprire la stagione espositiva 2021 del Centro per l'arte contemporanea «Luigi Pecci» di PratoDa sabato 8 maggio, dopo una serie di slittamenti dovuti alla situazione pandemica, sarà possibile ammirare la serie fotografica «Cult Fiction»,  che riprende in modo sistematico i manifesti dei film a luci rosse apparsi nelle strade di Napoli e Aversa tra il 1978 e il 1981, rappresentativi sia della spinta verso la liberazione sessuale di quegli anni sia di una raffigurazione ancora fortemente oggettificata del corpo della donna. In un allestimento che riproduce la materia effimera e l’impatto forte della pubblicità stradale, verranno presentati oltre cento scatti, scelti tra i più significativi della serie.
Sempre sabato 8 maggio aprirà un'altra mostra che focalizza l'attenzione su una figura femminile: a tre anni dalla sua prematura scomparsa, l’istituzione pratese dedica a Chiara Fumai (Roma, 1978 – Bari, 2017) la retrospettiva «Poems I Will Never Release», a cura di Milovan Farronato e Francesco Urbano Ragazzi, con la collaborazione di Cristiana Perrella.
La rassegna è parte di un ampio progetto che mette insieme diverse istituzioni europee con lo scopo di rivisitare il lavoro dell’artista, preservarne il lascito e trasmetterlo a un vasto pubblico. Presentata alla fine del 2020 al Centre d’Art Contemporain Genève di Ginevra, la mostra farà, poi, tappa nei prossimi mesi a La Loge di Bruxelles e alla Casa Encendida di Madrid, permettendo così a più Paesi europei di approfondire l’indagine su una personalità creativa che ha lavorato in modo marcato sui linguaggi della performance e dell'estetica femminista del XXI secolo.
La rassegna raccoglie un corpus molto completo di opere, che traducono in forma materiale le performance di Chiara Fumai, pur rispettando l’intento programmatico dell’artista di non documentarle. Tra questi lavori ci sono «I Did Not Say or Mean “Warning» (Premio Furla nel 2013) racconto poetico sulla collezione della Fondazione Querini Stampalia di Venezia, la video-installazione «The Book of Evil Spirits» (2015), che documenta le sedute spiritiche della medium Eusapia Palladino, e l’installazione ambientale «The Moral Exhibition House» (2012), presentata per la prima volta a Documenta 13 Kassel, in cui la casa è uno spazio per l'insurrezione femminista sotto forma di un freak show domestico.
L’intero percorso espositivo documenta come Chiara Fumai, ribellandosi a una sorta di pregiudizio latente legato al suo essere un’artista donna, abbia «messo a punto – si legge nella nota stampa - un vocabolario di minaccia, rivolta, violenza ma anche noia, atto ad innescare situazioni scomode, per promuovere i suoi ideali di femminismo anarchico. Le sue opere - collage, ambienti e azioni - evocano figure femminili che, con il loro coraggio e la loro rabbia, hanno lasciato un segno per poi essere escluse o dimenticate».
L'omaggio alla creatività femminile proseguirà il 19 giugno con «Senza Fretta», personale dell'artista e danzatrice Simone Forti (Firenze, 1935), cura di Luca Lo Pinto ed Elena Magini: un focus su una serie di lavori sviluppati a partire dalla metà degli anni Ottanta, le News Animation, che analizzano la relazione tra linguaggio, movimento e fisicità, a partire dalle notizie scritte sui quotidiani.
La mostra include performance, opere su carta, video e opere audio e è accompagnata da una sorta di «colonna sonora», costituita dalla stessa artista che legge il suo «The Bear in The Mirror», una collezione di storie, prosa, poemi, disegni, foto, lettere, appunti e memorie.
La rassegna vedrà, a cadenza settimanale, la presentazione di performance storiche di Simone Forti, tra cui «Scramble», «Sleepwalkers/Zoo Mantras», «Song of the Vowels», «Cloths» e «Rollers». Concluderà il percorso espositivo la presentazione di un nucleo di disegni inediti, concepiti durante il lockdown della primavera 2020: i «Bag Drawings», buste della spesa come espressione diretta di un’emotività legata al quotidiano e al familiare.
A maggio, dal giorno 15, ci sarà anche «Cambio», progetto che parte da un’indagine sulla responsabilità ambientale del design e sull’industria del legno condotta dallo Studio Formafantasma, organizzato in collaborazione con la Serpentine Gallery di Londra.
Nei programmi iniziali del Centro Pecci, che dipenderanno molto dal procedere della situazione pandemica, l’indagine tra arte e design continuerà dopo l’estate, quando saranno protagonisti al Centro Pecci alcuni artisti italiani di fama internazionale, caratterizzati da una comune capacità di eclettica sperimentazione attraverso i linguaggi e i materiali, con la mostra «Domus Aurea», a cura di Cristiana Perrella. «Da un lato Francesco Vezzoli - interessato da sempre all’analisi della storia del gusto borghese, al modo in cui le sue evoluzioni segnano passaggi fondamentali dell’epoca moderna, rivelandone in controluce aspetti psicologici profondi - dall’altro Martino Gamper - designer noto per il suo irriverente approccio ai grandi classici del modernismo - coinvolgono - si legge nella nota stampa - gli oggetti di Gio’ Ponti in un gioco di rimandi visivi e concettuali che riflette sul ‘paesaggio domestico' e sugli elementi che lo abitano. Nella mostra le ceramiche di Ponti saranno messe in relazione alle sculture e ai ricami di Vezzoli, in un allestimento che si avvale degli arredamenti di Martino Gamper, al fine di proporre un’ideale dimensione domestica, una Domus Aurea in cui passato, presente e futuro si mescolano».
Verrà, infine, proposta un’importante mostra personale di Cao Fei (Guangzhou, 1978) con opere che esplorano le trasformazioni della Cina contemporanea affrontando domande universali sul prossimo futuro, con una particolare attenzione all'impatto dell'accelerazione della crescita economica, dello sviluppo tecnologico e della globalizzazione sulla società. Il progetto è realizzato in collaborazione con il Maxxi - il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, e vedrà la presentazione in contemporanea, a Prato e a Roma, di due mostre dedicate all’artista, rispettivamente curate da Cristiana Perrella e Hou Hanru e Monia Trombetta.
Infine, prosegue anche nel 2021 la valorizzazione del patrimonio del Centro Pecci: non solo le opere della collezione – protagoniste di un nuovo allestimento tematico – ma anche gli archivi e la biblioteca, risorse preziose per la comunità, diventeranno sempre più accessibili e produttivi in termini di ricerca generata. Anche l’imponente archivio di Lara-Vinca Masini, di circa 200mila oggetti tra libri, documenti e opere, andrà – come desiderio della studiosa recentemente scomparsa – ad arricchire il Cid/Arti visive, Centro di ricerca e documentazione del Centro Pecci.
Gli archivi e i materiali da loro conservati, collocabili fra lo statuto del documento e quello dell’opera d’arte, saranno, inoltre, i protagonisti della mostra «Musei di carta», curata da Stefano Pezzato e Andrea Viliani, curatore e responsabile del Crri - Centro di ricerca castello di Rivoli.
Il lavoro delle artiste donne, la sperimentazione attraverso linguaggi e materiali diversi, l’attenzione alla ricerca e al progetto sono, dunque, i cardini della nuova stagione espositiva del Centro Pecci di Prato, che dovrà fare i conti, come tutti i musei, con l’andamento dell’emergenza sanitaria, rischiando così che la programmazione possa essere soggetta a slittamenti di data o a modifiche dell’ultimo minuto. «Nonostante l'oggettiva difficoltà a fare previsioni, – dichiara la direttrice Cristiana Perrella, appena confermata alla guida del museo per i prossimi tre anni – mi sento di dire che sarà un anno importante. Si raccoglie il risultato di un triennio di lavoro molto intenso e concentrato sul definire un'identità chiara per il museo come centro di ricerca e produzione culturale legato al carattere, alla vocazione, alle storie del territorio ma allo stesso tempo partecipe del dibattito internazionale sui suoi temi più aggiornati e rilevanti e inserito in un'intensa rete di scambi e collaborazioni con principali istituzioni italiane e straniere. Molto è stato fatto in questa direzione e su queste basi continueremo a costruire la programmazione di tutte le attività del Centro Pecci per i prossimi anni del mio mandato».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Chiara Fumai, The Book of Evil Spirits, 2015. Production stills Photo: PRed; [fig. 2, 3 e 4] Exhibition view of Chiara Fumai, Poems I Will Never Release (2007–2017) at Centre d’Art Contemporain Genève (November 28, 2020 ‒ February 28, 2021). © Centre d’Art Contemporain Genève. Photo: Mathilda Olmi; [fig. 5] Chiara Fumai, The Moral Exhibiton House, 2012 Digital Collage Photo: Blerta Hocia; [fig. 6] Simone Forti, A Free Consultation, 2016 Evanston, Illinois January 30, 2016 Cinematography. Jason Underhill; [fig. 7] Cao Fei, Asia One, 2018. Video still © Cao Fei Sprüth Magers e Vitamin Creative Space; [fig. 8] Francesco Vezzoli, Sketch for Domus Aurea,2020. Collage su carta

Informazioni utili 

venerdì 26 febbraio 2021

Rigoni di Asiago firma il restauro di sette lunette nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze

Era il 2015 quando la Rigoni di Asiago, azienda veneta leader nella produzione biologica di miele, confetture di qualità e crema di nocciola, sosteneva l’importante intervento di recupero dell’Atrio dei Gesuiti, l’entrata storica del prestigioso Palazzo di Brera a Milano. Due anni dopo, nel 2017, il percorso di valorizzazione dei beni culturali avviato dall’impresa fondata negli anni Venti, con lungimiranza e amore per la natura, da Elisa Rigoni si occupava della riqualificazione della statua di San Teodoro nel Palazzo Ducale di Venezia. L’anno successivo a ritrovare la sua antica bellezza, sempre grazie ai fondi messi a disposizione dalla prestigiosa azienda veneta, che dal 1992 si è convertita alla coltivazione biologica, intraprendendo contemporaneamente anche un cammino di sostenibilità ambientale, era la fontana «Venezia sposa il mare» nel cortile di Palazzo Venezia a Roma. Mentre nel 2019 era la volta del restauro della Chiesa rupestre di San Giovanni in Monterrone a Matera, nel cuore di quei sassi che hanno portato la città lucana a essere insignita del titolo di Capitale europea della cultura 2019.
Cinque anni dopo la Rigoni di Asiago, con il suo percorso «La natura nel cuore di…», scrive una nuova pagina nella sua storia di mecenate a favore dei beni culturali facendo tappa a nella città di Dante Alighieri.
L’attuale iniziativa rientra nel progetto «Florence I Care», promosso nel 2011 dal Comune di Firenze con lo scopo di valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico grazie a partner privati.
L’attenzione è stata rivolta al complesso di Santa Maria Novella, uno dei gioielli più preziosi della città toscana, del quale sono stati restaurati i dipinti delle lunette sul lato est e all’angolo del lato sud del Chiostro Grande, grazie al lavoro di Fondaco Italia, società veneziana che opere nel settore della consulenza e della strategia di comunicazione associata al recupero di opere d’arte e di beni culturali pubblici.
L’intervento di restauro degli affreschi nel Chiostro Grande, composto da cinquantasei arcate a tutto sesto edificate fra il 1340 e il 1360 per volere dell’ordine dei Domenicani, è significativo non solo per il valore storico e artistico dell’opera, ma anche perché avviene in un momento così delicato per tutto il Paese. Per Firenze assume così anche il significato concreto di ripartenza grazie alla perfetta sinergia tra pubblico e privati, uniti nell’affermare che l’arte è parte fondamentale della nostra cultura, della nostra storia, di noi tutti.
L’iniziativa di decorare il Chiostro Grande si deve al granduca Cosimo I dei Medici, che nel 1565 aveva assunto il patronato di Santa Maria Novella. All’impresa concorsero molte famiglie fiorentine legate al convento e singoli membri della comunità domenicana. Una parte delle lunette fu commissionata da esponenti della colonia spagnola giunta a Firenze al seguito della duchessa Eleonora di Toledo, che già da tempo si riuniva nella Sala del Capitolo di Santa Maria Novella, in seguito nota come Cappellone degli Spagnoli.
Fu proprio grazie alla consorte di Cosimo I che il Chiostro Grande venne rimaneggiato su progetto dell’architetto e scenografo fiorentino Giulio Parigi. In quel periodo, e più precisamente tra il 1582 e il 1590, vennero anche realizzati gli affreschi. Per l’esecuzione di questo vasto ciclo, che fu terminato con altre pochissime scene tra il Seicento e il Settecento, vennero reclutati oltre quindici pittori dell’Accademia fiorentina noti per aver collaborato in analoghe imprese collettive, fra i quali Alessandro Allori, Santi di Tito, Bernardino Poccetti, Giovanni Maria Butteri, Cosimo Gamberucci, Ludovico Cardi detto il Cigoli e Alessandro Fei detto del Barbiere.
Il ciclo, che si dispiega su ben cinquantadue lunette, è considerato uno degli esempi più rappresentativi della pittura della Controriforma per l’ampiezza, il programma iconografico e la chiarezza didascalica delle storie.
I dipinti raffigurano la vita di san Domenico, alla quale sono dedicati due lati del chiostro, e quella di altri santi domenicani, che si susseguono sui restanti lati; sopra ogni scena un’iscrizione enuncia il contenuto dell’episodio rappresentato.
Sulle lunette delle quattro campate angolari sono, invece, raffigurate scene della vita di Cristo, che introducono e chiudono la sequenza narrativa di ciascun lato; altri episodi cristologici sono inclusi nella decorazione a grottesche delle corrispondenti volte, le uniche del chiostro a essere affrescate. Tutte le storie sono intervallate dai ritratti di illustri esponenti dell’Ordine domenicano legati al convento di Santa Maria Novella.
Le intemperie e le escursioni termiche stagionali, ma soprattutto l’alluvione del 1966, che vide l’acqua, intrisa di ogni impurità, coprire metà della superficie dipinta, hanno causato notevoli danni allo stato di conservazione delle pitture, causando una perdita di colore e stuccature incoerenti e malmesse diffuse.
Allora, in un’epoca agli albori del restauro, per cercare di salvare queste opere, le si sottopose al distacco dalla parete originaria, alla successiva riadesione a un nuovo supporto e alla ricollocazione in loco. I tagli per la rimozione sono ancora visibili e tutte le scene sono abbastanza impoverite di materia a causa dell'operazione di strappo anche se è probabile che senza questo tipo di intervento le lunette sarebbero pervenute a noi in condizioni peggiori.
Come spesso succede per gli affreschi staccati, si potevano, inoltre, notare delle macchie scure dovute alla colla animate non rimossa completamente sulla superficie pittorica, causando un attacco di microorganismi.
L’attuale intervento conservativo, realizzato dal
Consorzio edile restauratori, è consistito nel consolidamento della superficie pittorica, nella pulitura dai depositi di sporco e nella sostituzione delle vecchie stuccature in corrispondenza di fessurazioni e cadute di intonaco.
L’intervento è stato completato dal posizionamento di un nuovo impianto illuminotecnico realizzato da Enel X, società del gruppo Enel dedicata a servizi digitali e innovativi, mobilità elettrica, illuminazione pubblica e artistica.
Termina così la tappa toscana del Grand Tour che da cinque anni la Rigoni di Asiago intraprende a favore della bellezza italiana. I fiorentini possono, dunque, ritornare ad ammirare le sei lunette del lato est, quelle con le storie di San Tommaso d’Aquino e San Vincenzo Ferrer, oltre al dipinto «Cristo che appare alla Maddalena in veste di ortolano» di Giovanni Maria Butteri. Ritornano, inoltre, ricchi di nuovi colori i sei ritratti di monaci domenicani situati nella volta a crociera sotto i capitelli tra le lunette, raffiguranti fra Arcangiolo Baldini, vescovo di Gravina; fra Giovanni Dominicis, arcivescovo di Ragusa in Dalmazia; fra Sinibaldo Alighieri; fra Leonardo Dati, Maestro generale dell’Ordine domenicano; fra Ubertino degli Albizi, vescovo di Pistoia, e fra Alessio Strozzi. Il restauro ha anche interessato la prima lunetta d’angolo del lato sud, con «I ritratti di Ferdinando I e Francesco I de’ Medici nelle vesti dei profeti David e Isaia», anche questa a firma di Giovanni Maria Butteri.


Anche con i musei chiusi – la Toscana è in zona arancione – Firenze non cessa, dunque, di lavorare per la cura e la tutela del suo patrimonio culturale, in attesa di tornare ad accogliere di nuovo, quanto prima e in sicurezza, i visitatori.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze di sera; [fig. 3] Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze, alla fine del restauro; [figg. 4 e 5] San Vincenzo Ferrer riceve l’abito di domenicano (nono decennio del sec. XVI) di Ludovico Cardi detto il Cigoli (1559 – 1613). Prima e dopo il restauro; [figg. 6 e 7] Sopra: Putti, nono decennio del sec. XVI. Opera di Alessandro Fei del Barbiere  (1537 – 1592). Sotto: Ferdinando I de’ Medici nelle vesti del profeta David e Francesco I de’ Medici nelle vesti del profeta Isaia, nono decennio del sec. XVI. Opera di Giovanni Maria Butteri (1540 – 1606) 

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giovedì 25 febbraio 2021

«Baci dal mondo», le Terre Malatestiane festeggiano on-line l’anno dantesco con il «Francesca Day»

Dalle tragedie di Silvio Pellico e Gabriele D’Annunzio alla «Fantasia sinfonica» di Pëtr Il'ič Čajkovskij, senza dimenticare l’opera scultorea di Auguste Rodin, il ciclo incisorio di Gustave Dorè e la parodia teatrale di Antonio Petito. Ma anche i disegni e le pitture di Jean Auguste Dominique Ingres, Dante Gabriele Rossetti, Mosè Bianchi e Gaetano Previati. Sono innumerevoli gli artisti che, dal Settecento a oggi, hanno rivolto la propria attenzione all’appassionante storia d’amore e di morte tra Francesca da Polenta e Paolo Malatesta. Tanto è vero che si stima l’esistenza di 1078 componimenti letterari, 85 tragedie, 599 opere d’arte visiva, 435 eventi musicali, una decina di film e persino un fotoromanzo dedicati alla coppia adulterina che Dante Alighieri rese immortale nelle pagine del Canto V dell’«Inferno», quello incentrato sui «peccatori carnali che la ragion sommettono al talento», puniti da una «bufera infernal che mai non resta».
La storia dell’avvenente e sfortunata fanciulla ravennate, per la quale Gabriele D’Annunzio coniò l’espressione «un fiore in mezzo a tanto ferro», e del suo amante, il giovane uomo che Giovanni Boccaccio definì «piacevole» e «costumato», non poteva non tornare sotto i riflettori nell’anno in cui si celebra il settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri.
Si aprirà, infatti, con il «Francesca Day», in programma l’8 marzo, il cartellone dei festeggiamenti danteschi promosso dai Comuni di Rimini e Gradara, con i territori malatestiani e le Regioni Emilia Romagna e Marche.
La scelta della data non è casuale. Si è, infatti, deciso di celebrare Francesca da Rimini nel giorno della festa della donna perché il suo «mito, che appare con Dante, -racconta Ferruccio Farina - esplode con l’Illuminismo e il Romanticismo per affermare una donna non più peccatrice, ma vittima innocente di inganni e di violenze, emblema di bellezza, libertà e coraggio». Francesca è, dunque, una donna a tutto tondo, «una donna guerriera», costretta a un matrimonio di interesse, per ragioni di guerra e potere, con il crudele e deforme signore di Rimini, ingannata anche dal padre che le fa credere che il suo futuro sposo sia «Paolo il bello», il cognato, e capace, con coraggio, di scegliere l’amore vero a costo della sua stessa vita.
«Baci dal mondo» è il titolo dell’iniziativa organizzata per l’occasione: un «flash mob ecumenico», nato da un’idea di Ferruccio Farina, che vedrà la regia del teatro Amintore Galli di Rimini e la partecipazione di ventuno università di tutto il mondo, «da Adelaide a Siena, da Parigi a San Paolo, da Quito a Ekaterinburg, da Friburgo a Buenos Aires, da Ravenna a Shanghai, da Santiniketan a New York, da Barcellona a Los Angeles, da Gottinga a Toronto, da Amsterdam a Johannesburg».
Insegnanti e universitari dai quattro angoli del pianeta reciteranno, animeranno e commenteranno, nella lingua del loro Paese, il canto V dell’«Inferno» con i versi più celebri al mondo dedicati alla passione e al bacio.
Le animazioni si susseguiranno on-line, in diretta streaming, a partire dalle ore 9.30 del mattino (UTC+1) e verranno diffuse attraverso il sito dedicato – www.bacidalmondo.com – e vari canali social. Dai filmati verrà ricavato un documentario e una pubblicazione a stampa da diffondere con finalità didattiche e divulgative.
Con «Baci dal mondo» si apre «Francesca 2021», un calendario di trenta appuntamenti all’insegna di Francesca da Rimini, uno dei personaggi più noti e amati della «Divina Commedia», che vedrà la straordinaria eroina d’amore e di passione invadere città e castelli delle vallate riminesi, con mostre, spettacoli teatrali, musicali e cinematografici, convegni, rievocazioni storiche e giornate di studio.
I vari appuntamenti, che verranno presentati entro il 28 febbraio, avranno per protagonista – si legge nella nota stampa - «Francesca non solo in veste di espressione poetica, di icona del bacio e della fedeltà, ma anche come simbolo di libertà e di affermazione di diritti, come, tra Otto e Novecento, l’hanno sentita, vissuta e descritta più di duemila artisti romantici d’ogni paese d’Europa e d’America». Emblematica, in tal senso, è la mostra «Rodin a Gradara», con «Il bacio», capolavoro dello scultore francese Auguste Rodin, in una fusione originale di proprietà della prestigiosa Fondazione Gianadda di Martigny, che avrà come sede la Rocca, scenario della passione infelice e contrastata tra Paolo e Francesca, di cui «galeotto fu ’l libro» sull’amore tra Ginevra e Lancillotto.
Multidisciplinarietà
, rigore scientifico, internazionalità, divulgazione e attenzione alla didattica sono le parole chiave che animeranno il programma, all’interno del quale ci saranno, tra l’altro, un convegno internazionale e numerose Lecturae Dantis con sessioni nei castelli della Valmarecchia, alle quali parteciperanno le più preparate autorità accademiche al mondo. Il tutto per raccontare il volto di una donna che è diventata, nei secoli, simbolo di valori positivi come l’amore, la passione, la fedeltà, il coraggio, la libertà, il rispetto della vita e dei diritti della persona, affascinando molti artisti, da Byron a Boccioni, da Keats a Guttuso, da Zandonai a Borges. (sam)

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina per il progetto Francesca 2021. Sullo sfondo: Gustave Doré, Paolo e Francesca,  disegno preparatorio della tavola Poeta volentieri dell’Inferno, inchiostro a guazzo bianco su carta, 1861. Strasbourg, Musée d’Art Moderne et Contemporain; [fig. 2] Locandina per l'iniziativa Baci dal mondo. Sullo sfondo: Auguste Rodin, Le baiser, Il bacio, già Paolo e Francesca, 1886. Scultura, marmo, ht. 182,2 cm. Realizzata nel 1904 da Rodin per l’archeologo inglese Edward Perry Warren. Londra, Tate Gallery; [fig. 3] Amos Cassioli (1832-1891), Il bacio, olio su tela, 1870 ca.  Replica della prima versione del dipinto oggi disperso. È l’immagine più popolare del bacio di Paolo e Francesca ; [fig. 4] Ary Scheffer, Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, 1855, olio su tela, cm 171 × 239. Parigi, Louvre. Provenienza: Legato del 1900 di Mme Marjolin-Scheffer, figlia dell’artista. E' una delle dieci repliche, almeno, della celebre tela del 1835; [fig. 5] Franz von Bayros, Francesca da Rimini, illustrazione per Dante Alighieri, Die Gottliche Komedie, Lipsia e Vienna, 1921