In attesa dell’«Art City White Night», la «notte bianca» che sabato 14 maggio vedrà gli amanti della creatività contemporanea «fare le ore piccole» tra mostre e installazioni, ci si può lasciare incuriosire dalle oltre duecento proposte, molte a ingresso gratuito, che compongono il cartellone di questa edizione, tutte da scoprire grazie alla guida booklet e alla mappa, due prodotti cartacei da portare sempre con sé e da conservare nella propria biblioteca, curati nel visual design da Filippo Tappi e Marco Casella.
Ai due artisti è stata affidata anche l’identità visiva della kermesse. Lo sfondo di «Art City 2022» è Bologna stessa, vista come una galassia nella quale ogni cosa accade: «un agglomerato – si legge nella guida - di pianeti iridescenti, stelle pulsanti, materia oscura, pulviscolo, che danza indisturbato al ritmo astronomico». In questi giorni, dalla centrale piazza Maggiore al periferico viale Aldo Moro, gli eventi entrano, infatti, in contatto, «si sovrappongono, si fondono, si fanno eco, si moltiplicano alla velocità della luce» e lasciano una scia che, come «un bagliore anomalo» ed «evanescente», convive con «il rumore della città, delle strade, dei portici, dei colli e delle persone», dà nuova luce alla quotidianità.
Cuore pulsante del cartellone è, come avviene ormai dal 2018, lo «Special Project». Per l’edizione 2022 è stato invitato Tino Sehgal (1976), uno degli artisti più radicali che siano emersi negli ultimi anni, Leone d’oro all'Esposizione internazionale d’arte di Venezia nel 2013. Le sue opere sono autentiche sculture viventi, coreografie di persone in movimento che generano situazioni insolite, a volte surreali, con cui il pubblico è invitato a confrontarsi. L’intervento pensato per Bologna, che si avvale della curatela di Lorenzo Balbi, animerà piazza Maggiore, il cuore della città, da secoli luogo di incontro e scambio, con i palazzi medievali e l’imponente Basilica di San Petronio a farle da cornice. Qui quarantacinque ballerini e interpreti, i cui corpi e gesti verranno utilizzati dall’artista come materiale creativo e umano per comporre una grande opera, si muoveranno nello stesso spazio del pubblico, invitato, quest’ultimo, a essere non solo fruitore ma anche protagonista della coreografia di Tino Sehgal, ricca di riferimenti alla storia e al passato.
Il «Main Program» di «Art City» ha in agenda anche altri otto progetti curatoriali che spaziano tra le diverse pratiche artistiche e che affiancano giovani emergenti a maestri ormai affermati sulla scena internazionale, tra i quali Pedro Neves Marques, che rappresenta il Portogallo alla 59esima Biennale d’arte di Venezia. Secondo una tradizione consolidata e apprezzata, questi progetti entreranno anche all’interno di luoghi non convenzionali, magari raramente accessibili al pubblico. Quest’anno, per esempio, si spazierà da siti simbolici per eccellenza della storia civica, come Palazzo d’Accursio e la Pinacoteca nazionale di Bologna, a spazi di grande pregio riconvertiti in contenitori culturali, tra i quali l’Oratorio di San Filippo Neri e il teatro San Leonardo, ma anche da un prezioso tesoro architettonico come il Padiglione de l’Esprit Nouveau, realizzato su progetto di Le Corbusier, fino allo scrigno verde dell'ateneo bolognese, ovvero l’Orto Botanico con il suo erbario.
Un elemento trasversale che caratterizza i progetti della decima edizione è la prevalenza della dimensione esperienziale dell’opera, in cui è l’azione a ridefinire gli spazi attraverso i corpi. Lo documenta bene la mostra dedicata a Giulia Niccolai (1934-2021), unica artista non vivente presente nel «Main program». All’Esprit Nouveau la sua ricerca poetica, visiva e sonora, che è spaziata dal nonsense a giochi linguistici su oggetti considerati femminili come bottoni e spilli, è ricostruita attraverso documenti, fotografe, testi, registrazioni e opere, selezionati dalle curatrici Allison Grimaldi Donahue e Caterina Molteni. Ma è anche riattivata grazie a un nuovo lavoro performativo di Giulia Crispiani.
L’elemento performativo è presente anche in «Zhōuwéi Network» di Emilia Tapprest, una video-installazione immersiva, visibile da giovedì 12 maggio al teatro San Leonardo, che attraverso il medium cinematografico «esplora la relazione tra datificazione, potere politico ed esperienze affettive individuali».
Altro progetto performativo presente nel «Main Program» è «Stultifera», grande opera performativa del giovane Benni Bosetto, presentata nel Salone degli Incamminati della Pinacoteca nazionale di Bologna, per la curatela di Caterina Molteni. Il lavoro è ispirato a «La nave dei folli» (1494) di Sebastian Brant, opera satirica apparsa nel 1494, ribaltandone la critica morale e riflettendo invece sul potenziale del 'folle', sulla sua assenza di paura e, quindi. sulle dinamiche generative insite in tale istintività. La scena si svolge su una nave destinata a un viaggio senza fine, sulla quale i passeggeri interagiscono assumendo identità archetipiche, nella necessità di delineare un nuovo ordine sociale.
Vivere lo spazio attraverso azioni che lo ridefiniscono e generano narrazioni è un tratto peculiare anche della ricerca di Italo Zuffi, protagonista di «Fronte e retro», personale a cura di Lorenzo Balbi e Davide Ferri che si sviluppa su due sedi, la Sala delle Ciminiere del MAMbo, che propone un percorso retrospettivo dalla metà degli anni Novanta al 2020, e Palazzo De’ Toschi, dove sarà visibile una serie di nuove produzioni.
Il «Main program» mette al centro anche un tema che è caposaldo dell’identità di «Art City» fin dalla prima edizione, quella del 2013: il dialogo delle opere con lo spazio urbano. Trova, per esempio, collocazione nei centralissimi spazi della Sala Tassinari, gestita da Fondazione per l'innovazione urbana a Palazzo d’Accursio, «Emergency Break» di Kipras Dubauskas, installazione filmica a cura di Elisa Del Prete e Silvia Litardi, che presenta per la prima volta in Italia la trilogia dell’artista dedicata al tema fortemente attuale del «soccorso», con un’anteprima del capitolo su Bologna. Il cubano Carlos Garaicoa interagisce, invece, con il settecentesco spazio dell’Oratorio di San Filippo Neri, luogo molto amato dal pubblico, ricordandone attraverso un’installazione, a cura di Maura Pozzati, la distruzione durante la Seconda guerra mondiale e il restauro che ha consentito di recuperare un capolavoro dell’architettura barocca bolognese.
Crea una relazione viva con lo spazio ospitante anche la videoinstallazione Aedes Aegypti» di Pedro Neves Marques, a cura di Sabrina Samorì, in programma all’Orto Botanico ed Erbario dell’Università di Bologna. L’opera si compone di due parti: in una sequenza, la zanzara si poggia sulla pelle umana succhiando il sangue, mentre nell’altra due zanzare sono colte nel momento di copulazione.
Le sale storiche di Palazzo Vizzani saranno, invece, abitate da «Fuori Terra», mostra di Mattia Pajè a cura di Giovanni Rendina, incentrata su un gruppo scultoreo composto da figure umanoidi immerse in un ambiente installativo.
Il calendario include, inoltre, le proposte di musei, fondazioni, spazi istituzionali e gallerie indipendenti della città. Tra le esposizioni da non perdere ci sono «La memoria del futuro. Mario Ramous un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta» a Palazzo Accursio, «Sissi. Sacri indici» al LabOratorio degli Angeli di Camilla Roversi, «Cross Collection. Collezioni a confronto» alla Raccolta Lercaro e «Pierpaolo Pasolini. Folgorazioni figurative» alla Cineteca di Bologna. Come di consueto, protagoniste di primo piano della art week bolognese saranno l’Associazione Gallerie Bologna a la Confcommercio Ascom Bologna, con proposte espositive che spazieranno dalla grande arte figurativa italiana del Novecento a eccellenti artisti internazionali, ad autori del nostro territorio, in un percorso che spazia dalla ceramica iperrealista di Bertozzi & Casoni a Giorgio Morandi, da Lucio Fontana ad Alberto Burri, da Filippo De Pisis a Piero Guccione.
La città si prepara, dunque, a trasformarsi in un teatro delle più diverse pratiche del contemporaneo. Guida alla mano, scarpe comode ai piedi e, soprattutto, tanta sana curiosità sono gli ingredienti giusti per viversi questa vivace e colorata settimana bolognese, per ritornare a respirare arte a pieni polmoni.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Palazzo Bentivoglio, Bologna. Foto © Fabio Mantovani; [fig. 2] Pinacoteca nazionale di Bologna. Foto © Costantino Muciaccia. Su concessione del Ministero della Cultura - Pinacoteca nazionale di Bologna; [fig. 3] Palazzo Vizzani - Alchemilla. Foto Luca Ghedini; [fig. 4] Tino Sehgal nel Giardino delle Rose a Blenheim. Foto © Edd Horder. Courtesy Blenheim Art Foundation; [fig. 5] Piazza Maggiore. Bologna. Foto © Ornella De Carlo; [fig. 6] Centro di Ricerca Musicale - Teatro San Leonardo, Bologna. Foto Massimo Golfieri; [fig. 7] Emilia Tapprest, Zhōuwéi Network, 2021. Still da video. Courtesy l’artista
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