ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 15 ottobre 2024

Reggio Emilia, David Tremelett fa «suonare» i silos dell’Ex Caffarri

C’è una città che, in questi ultimi anni, sta ridisegnando il suo volto attraverso l’arte contemporanea, con un’attenzione alla modernizzazione e all’internazionalizzazione che ha pochi uguali in Italia. È Reggio Emilia, che già a partire dalla sua porta di accesso alla città, la Stazione AV Mediopadana con le forme leggere e sinuose dei tre ponti – detti anche Vele – realizzati dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, mostra il suo aspetto dinamico e futuristico.
Dirigendosi verso il centro storico, questa virtuosa trasformazione, frutto di importanti scelte istituzionali, risulta ancora più evidente. Sono, infatti, molti gli edifici con un illustre passato che, grazie a sapienti interventi di archeologia industriale, sono stati riconvertiti in spazi per le eccellenze della città con l’obiettivo di creare un percorso di miglioramento sociale ed educativo. Si spazia dal Tecnopolo, nell'area delle Ex Officine Meccaniche Reggiane, oggi considerata il più grande laboratorio di street art in Europa, alla Fonderia39, sede della prestigiosa Fondazione Nazionale Danza – ArteBalletto, senza dimenticare la Collezione Maramotti, ospitata nel primo, storico stabilimento di Max Mara, con oltre duecento opere firmate, tra gli altri, da Lucio Fontana, Alberto Burri, Jannis Kounellis, Jean-Michel Basquiat e Mark Manders, che spaziano dall’Espressionismo e dall’Astrattismo degli anni Quaranta del Novecento fino alla Pop art, all’Arte povera, alla Transavanguardia e alla New Geometry americana.

Reggio Emilia è la «città del contemporaneo» anche grazie al progetto di arte pubblica «Invito a…», ideato e proposto dall’artista Claudio Parmiggiani, che, tra il 2003 e il 2006, ha coinvolto quattro protagonisti dell’arte internazionale come Luciano Fabro, Eliseo Mattiacci, Robert Morris e Sol Lewitt, invitandoli a vestire di nuovi abiti luoghi quali l’antico Foro Boario (oggi Università degli studi di Modena e Reggio Emilia), l’Ex Fonderia Lombardini, i Chiostri di San Domenico e la Sala di lettura della Biblioteca Panizzi. A questo progetto si è aggiunta nel 2022 «CuriosaMeravigliosa», lavoro di arte collettiva firmato da Joan Fontcuberta per il Palazzo dei Musei.

In questa prospettiva si inserisce «The Organ Pipes» («Le canne dell’organo»), uno degli interventi artistici permanenti più grandi che David Tremlett (St. Austell, Cornovaglia, 1945) - artista con un consolidato curriculum internazionale e sessant’anni di ricerca alle spalle - abbia mai realizzato. Scenografia dell’operazione è l'Ex Caffarri, edificio situato nell’area nord della città, che fu prima falegnameria e poi mangimificio delle Officine Meccaniche Reggiane. La scelta dell’artista britannico naturalizzato svizzero - giunto nella città emiliana su invito di Marina Dacci - è stata quella di intervenire sui tredici grandi silos e sull’adiacente facciata dell’edificio per creare il segno visibile di un luogo dedicato alla formazione e all'aggregazione della comunità, soprattutto dei più giovani, visto che l’Ex Caffari è stato riqualificato per ospitare la Fondazione Reggio Children, il Centro teatrale MaMiMò e la palestra Reggiana Boxe Olmedo.

A proposito dell’intervento artistico, la cui realizzazione è durata circa un mese e si è avvalsa della collaborazione di un team specializzato, l’autore afferma: «Osservando i silos ho iniziato a sognare un po’. Ho iniziato a pensare alla funzione di questi grandi tubi e mi sono chiesto perché mi attraggono così tanto. Ho realizzato che quando entro in una cattedrale o in una chiesa posso vedere le canne d’organo che salgono lungo le pareti insieme al suono. Questi silos hanno la stessa magnificenza: sono alti e tubolari hanno in sé qualcosa che ha a che fare con il suono. I 13 elementi si innalzano verso il cielo soverchiati da una cacofonia di tubi e linee intrecciate che mi hanno ricordato le canne d’organo e la musica che emettono».

I silos dell’Ex Caffari – che occupano 750 metri quadrati di superficie per una lunghezza complessiva di 75 metri e hanno ciascuno una facciata di 100 metri quadrati e un’altezza di 11,30 metri - sono stati così trasformati in «una partitura musicale». Hanno trovato un movimento, un ritmo e una musicalità, che è data dall’utilizzo del colore, oltre cento litri di acrilico, le cui tinte sono state scelte dall’artista dopo uno studio specifico del territorio in cui l'opera si inscrive: i verdi rimandano alla vegetazione circostante, mentre i grigi e i marroni richiamano i materiali originari, metallo e mattone.
«In termini ‘sonori’ – racconta ancora l’artista - ho lavorato sulla superficie passando da tonalità di colore più chiare a più scure e viceversa, creando movimenti dall’alto al basso, dal basso all’alto e dal buio alla luce, dalla luce al buio. C’è un ritmo in tutto questo. Naturalmente non si sente alcun suono, ma in quello che ho cercato di realizzare c’è musicalità».

In occasione dell’intervento site-specif, i Chiostri di San Pietro ospitano, fino al prossimo 9 febbraio, la mostra «Another Step», a cura di Marina Dacci, con un catalogo degli Ori Edizioni che rimarrà a documentazione del progetto. Si tratta di un omaggio a tutto tondo alla ricerca di David Tremlett attraverso una settantina di opere - disegni, collage, composizioni testuali - che vanno dal 1969 al 2023, di cui oltre la metà non sono mai state esposte e sono in gran parte focalizzate sul suo lavoro in studio.
«Concepita non come percorso cronologico né tantomeno come un’antologica, la mostra - racconta la curatrice - si sviluppa su alcuni elementi chiave che da sempre hanno caratterizzato il lavoro dell’artista e che ne dimostrano la coerenza e la continuità nel tempo. In particolare: la sua attitudine da perenne viaggiatore; il piacere della scoperta che si misura con il suo avanzare fisico creando personali mappature e reinvenzione dei luoghi; il suo rapporto con le architetture e la loro rilettura visionaria che li trasforma in paesaggi astratti e sonori in cui il movimento del corpo e dello sguardo sono intesi come atteggiamento scultoreo dell'artista; il suo confronto con il linguaggio inteso come un'ossatura dell'opera, a volte in forma di alfabeti, a volte di piccoli poemi realizzati sulla base di libere associazioni; la sua relazione con lo spazio inteso come espressione sonora che accompagna tutte le sue opere».

Completa il percorso espositivo - articolato in otto sale, una delle quali è dedicata al disegno preparatorio dell’opera «The Organ Pipes» - un prezioso intervento permanente: un piccolo wall drawing, intitolato «Interno», con pastelli strofinati a mano sulla parete in una nicchia, all’interno della Sala delle Colonne, nei Chiostri di San Pietro. Le linee di questo lavoro incorniciano e seguono l’andamento della superficie, i colori graduano dai grigi ai verdi salvia e bosco creando uno sfondamento virtuale della stanza. «L’opera - afferma Marina Dacci - è una entrata mistica che apre uno spiraglio verso l’altrove». 

David Tremelett scrive, dunque, ancora una tappa della sua lunga storia d’amore – prolifica e ricambiata – con l’Italia, Paese dove si trovano molti altri suoi drawing permanenti, in un percorso che spazia dal borgo di Peccioli alla metropolitana di Napoli, dal Castello di Formigine (a due passi da Modena) al borgo di Ghizzano in Toscana, dalle Langhe al centro di Pavia. In tutti questi luoghi, così come a Reggio Emilia, l’artista britannico ha posato il suo sguardo attento e con il suo genio creativo è stato capace di infondere nuova vita e nuova bellezza a oggetti, architetture, paesaggi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] David Tremlett, The Organ Pipes, 2024, Reggio Emilia, ph Lorenzo Palmieri; [fig. 2] David Tremlett all'Ex Caffarri, 2024, Reggio Emilia, ph Piergiorgio Casotti; [fig. 3]  David Tremlett, The Organ Pipes, 2024, Reggio Emilia, ph Lorenzo Palmieri; [fig.  4] David Tremlett, Interno, Chiostri di San Pietro, 2024, Reggio Emilia, ph Lorenzo Palmieri; [fig. 5] David Tremlett, Wall idea, Are you waiting for someone, 1999, courtesy dell'artista; [fig. 6] David Tremlett, Drawing #3 (I'll Fly), 1982, pastello su carta, courtesy dell'artista

Informazioni utili
 David Tremlett - Another Step. Chiostri di San Pietro, Via Emilia San Pietro 44/C - Reggio Emilia. Orari di apertura: giovedì, ore 10-21; venerdì, sabato, domenica, ore 10-19; 1, aperture straordinarie: 24 novembre (Santo Patrono), 26 dicembre, 6 gennaio: ore 10-19; 6 gennaio: ore: 15-19. Ingresso: Intero 12 €, Sostenibile 13 €, Ridotto 10 €, Studenti (19-26 anni) 8 €, Ragazzi (6-18 anni) 5 €, Biglietti famiglia 14-32 €; per gratuita guardare il sito internet della mostra. Catalogo: Gli Ori Editore. Sito internet: https://www.palazzomagnani.it - https://www.chiostrisanpietro.it/. Informazioni: t. 0522.456233. Fino al 9 febbraio 2025
 

lunedì 14 ottobre 2024

Milano, al Poldi Pezzoli si restaura «in diretta» la Dama del Pollaiolo

È uno dei mestieri più complessi nel mondo dell’arte, ma è forse anche quello che dà maggiori soddisfazioni perché permette di stare lungamente «a tu per tu» con grandi e piccoli capolavori del passato e, dopo mesi di studio febbrile e di lavoro minuzioso, vedere una tela, una scultura, un particolare architettonico, un manufatto antico trovare una nuova bellezza. Quello del restauratore è anche un mestiere fatto di passione, pazienza, maestria e manualità, spesso invisibile al grande pubblico, ma prezioso perché è, nel silenzio di un laboratorio o sulle alte impalcature di un ponteggio, che si rimuovono secoli di sporco e di polvere accumulati sulla superficie di un’opera restituendola così alla fruizione del pubblico, senza intaccarne l’originalità, ma regalandole colori più brillanti o una migliore leggibilità del disegno iconografico.

Guardare un capolavoro del passato con gli occhi di chi «cura», come un medico, manufatti antichi è, dunque, un’occasione da non perdere. A proporla, in questi giorni, è il Museo Poldi Pezzoli di Milano con il progetto «Oltre il ritratto. Il restauro visibile della Dama», un’occasione per seguire da vicino e «in diretta» tutte le fasi di un intervento conservativo, così da comprendere l’importanza della diagnostica per immagini applicata all’arte e il valore della ricerca ai fini della conservazione del nostro patrimonio storico-artistico.

Il restauro è di quelli importanti perché riguarda uno dei più bei ritratti del Quattrocento, che è anche un’opera identitaria del Museo Poldi Pezzoli: il «Ritratto di giovane donna» di Piero del Pollaiolo, icona che ha conosciuto una notevolissima fama a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, quando fu acquisita da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, per diventare ben presto una delle opere più rinomate e apprezzate dell’intera collezione, aperta al pubblico nel 1881.

Ascritto per lungo tempo al catalogo di Piero della Francesca, questo dipinto a tecnica mista, databile al 1470 circa, ritrae una dama, di profilo (impostazione, questa, in voga fino al terzo quarto del XV secolo, su ispirazione della numismatica antica), sul cui fondo si staglia un cielo azzurro solcato da alcune nubi. La complessa acconciatura arricchita dal frenello, il filo di perle che scende sulla fronte, la collana a cui si aggancia un pendente con un grosso rubino e la sontuosa manica in velluto dalla decorazione floreale indicano la ricchezza e l’origine aristocratica della giovane.
L’identità della donna, il cui profilo è evidenziato da una sottile linea nera, è ignota ma è probabile che si tratti di una dama fiorentina andata in sposa nella seconda metà del Quattrocento a Giovanni II da Barbiano, conte di Cunio, presso la cui famiglia il dipinto restò fino al 1814.
L’opera, che è il più famoso di una serie di ritratti femminili eseguiti nell’arco di quindici anni da Piero del Pollaiolo, potrebbe essere stata commissionata nell’imminenza delle nozze, ai tempi il momento di massima visibilità pubblica per una giovane.

Tipica dell’artista toscano, a cui il dipinto fu attribuito a partire dagli inizi del XX secolo, è la tecnica pittorica, resa con una materia densa e compatta che dà consistenza e spessore ai dettagli più minuti. La straordinaria attenzione ai valori della luce testimonia, poi, l’influenza delle novità introdotte dai pittori fiamminghi contemporanei.

Già da qualche anno si era pensato di intervenire sull’opera, la cui superficie pittorica, già sottoposta a restauro nel 1881 da Luigi Cavenaghi e nel 1951 da Mauro Pelliccioli, appariva ormai ingiallita e presentava delle piccole increspature sul volto della dama, formatesi a causa compressione delle traverse presenti sul retro della tavola.

Dallo scorso giugno, anche grazie al prezioso sostegno del museo Diözesanmuseum Freising di Monaco di Baviera e della Fondazione Bracco, il dipinto e il suo supporto sono stati sottoposti a un’approfondita campagna di indagini diagnostiche per poter definire in maniera scientifica e con molta prudenza l’intervento conservativo da effettuare.
 
Nella fase di analisi le attuali ricerche sono state anche comparate con quelle eseguite sulla tavola nel 2004 e nel 2014 e con quelle effettuate sulle altre «Dame» del Pollaiolo, conservate al Metropolitan di New York, alla Gemäldegalerie di Berlino e alle Gallerie degli Uffizi.
 
Questo lavoro di ricerca, che ha incluso anche l’uso dell’intelligenza artificiale, ha visto all’opera un gruppo di scienziati delle Università di Milano e Pavia, in collaborazione con il Centro conservazione e restauro «La Venaria Reale», coordinati da Isabella Castiglioni.

Per i restauratori, Carlotta Beccaria e Roberto Buda, questo studio è stato indispensabile per valutare lo stato di salute non solo degli strati pittorici, ma anche del supporto ligneo, la cui strategia di restauro verrà definita non appena il dipinto sarà liberato dalle traverse inserite nel 1951 da Mauro Pellicioli allo scopo di costringere la tavola alla planarità, allora considerata la forma esteticamente migliore.
 
I dati raccolti hanno evidenziato che anche gli interventi conservati eseguiti in passato sono ora visibilmente alterati e interferiscono con la lettura dell’opera. «Se non si intervenisse– dichiara la restauratrice Carlotta Beccaria – i restauri del passato e lo strato di vernice invecchiata continuerebbero a enfatizzare la loro alterazione, scurendo e macchiando ulteriormente la superficie. L’intervento di restauro della pellicola pittorica restituirà, quindi, una migliore leggibilità e godibilità dell’opera, ripristinando l’equilibrio cromatico delle tinte».

In occasione del restauro una serie di attività di approfondimento - incontri con studiosi, visite guidate, laboratori per le famiglie, aperitivi per i più giovani e percorsi per i pubblici fragiliarricchiranno il progetto: un’occasione unica per scoprire nuovi segreti sulla pittura di Piero del Pollaiolo, uno dei più raffinati pittori del Quattrocento.

Informazioni utili
«Oltre il ritratto. Il restauro visibile della Dama». Museo Poldi Pezzol, via Manzoni 12 - Milano. Orari: mercoledì — lunedì, ore 10:00 — 18:00 (ultimo ingresso ore 17:00). Ingresso: intero — € 14,00, ridotto Over 65 — € 10,00.  Informazioni: https://museopoldipezzoli.it/scopri/mostre-ed-eventi/evento/oltre-il-ritratto/. Conferenze: - Lunedì 14 ottobre, ore 18.00: Aldo Galli, Attorno a un’icona. La dama Poldi Pezzoli tra storia, tecnica e stile; - Lunedì 11 novembre, ore 18.00: Carlotta Beccaria e Isabella Castiglioni; - Lunedì 16 dicembre, ore18.00: Chiara Buss e Maria Luisa Frisa, L’arte della comunicazione nella moda del Quattrocento; - Martedì 21 gennaio, ore 18.30 – Gallerie d’Italia – Piazza Scala - Carlotta Beccaria e  Giovanni Morale. Visite guidate: - Mercoledì 16 ottobre dalle ore 18:15 alle ore 19:00; - Mercoledì 30 ottobre dalle ore 18:15 alle ore 19:00; - Mercoledì 6 novembre dalle ore 18:15 alle ore 19:00; - Mercoledì 20 novembre dalle ore 18:15 alle ore 19:00; - Mercoledì 4 dicembre dalle ore 18:15 alle ore 19:00; - Mercoledì 15 gennaio dalle ore 18:15 alle ore 19:00; - Mercoledì 22 gennaio dalle ore 18:15 alle ore 19:00. Fino al 31 gennaio 2015

venerdì 11 ottobre 2024

Giornate Fai d’autunno 2024, l’Italia svela i suoi tesori

«72 beni, di cui 57 aperti al pubblico e 15 in restauro, oltre 300.000 iscritti, una sola missione: prendersi cura del patrimonio storico, artistico e paesaggistico dell’Italia». Così il Fai – Fondo per l’ambiente italiano Ets riassume la sua attività quasi cinquantennale, iniziata nel 1975 per iniziativa di Giulia Maria Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli.
L’intento, pienamente riuscito, era quello di salvare luoghi dimenticati o trascurati ma meritevoli di essere mantenuti, aprendoli al pubblico e rendendoli fruibili, vissuti, curati. Da allora 85mila metri quadrati di edifici storici e oltre 8,6 milioni di metri quadrati di paesaggio - castelli, ville e palazzi, ma anche vallate alpine, edifici rurali e industriali, parchi, orti, giardini, baie marine, chiese e conventi, case e botteghe - sono stati salvati da abbandono, degrado e incuria.
Quello del Fai - Fondo per l’ambiente italiano è un impegno concreto, quotidiano e minuzioso, che ha bisogno dell’aiuto di tutti anche per implementare soluzioni e buone pratiche per la transizione ecologica così da adattarsi alla crisi climatica e prevenire i danni dei suoi sempre più tangibili e nocivi effetti su monumenti e paesaggi.
Nasce da questa considerazione «il mese del patrimonio», l’«Ottobre del Fai», una raccolta fondi, on-line e in presenza, il cui slogan è: «Il futuro dell’Italia nelle nostre mani».
Cuore di questa grande campagna nazionale di sensibilizzazione al destino dei tesori artistici, culturali e ambientali del nostro Paese sono le «Giornate Fai d’autunno», manifestazione giunta alla sua tredicesima edizione, che quest’anno aprirà le porte di «700 luoghi d’arte e natura, insoliti e curiosi, poco conosciuti e valorizzati, alcuni dei quali solitamente inaccessibili, in 360 città, grazie all’impegno, alla creatività e alla passione di migliaia di volontari», dai giovanissimi «apprendisti ciceroni» - quasi novemila studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti - ai delegati territoriali. L’appuntamento è per sabato 12 e domenica 13 ottobre.

Dal borgo di Tellaro al museo diffuso di Liliana Cano: le «chicche» delle Giornate Fai d’autunno 

L’edizione 2024 disegna una vastissima, variegata e curiosa mappa che illustra e racconta l’Italia, attraverso beni e paesaggi preziosi, tutti da scoprire, tra cui alcune imperdibili «chicche», molto spesso custodite in piccoli centri abitati. È il caso della Villa del Castellaccio a Uzzano, sulle colline toscane della Valdinievole, che si dice abbia fatto da sfondo alla verve creativa di Giacomo Puccini, compositore del quale nel 2024 ricorre il centenario della scomparsa: secondo la tradizione, in questa casa privata e ancora abitata, eccezionalmente aperta per i soli iscritti al Fai, furono composti, nel 1895, il secondo e il terzo atto della «Bohème».
Un’altra «dimora d’artista» visitabile durante le «Giornate Fai d’autunno» è Villa Colombaia, il rifugio culturale di Luchino Visconti sull’isola di Ischia, in Campania, residenza ricca di dettagli di forte impronta Liberty, tra vetri coloratissimi e pavimenti grecizzanti, le cui sale ospitano i costumi usati sulle scene e sui set del regista, nonché bozzetti, foto e sceneggiature; mentre le ampie terrazze offrono viste panoramiche sul mare e sul verde boschivo composto da lecci, eucalipti e pini.
Altra «chicca» da non perdere è il Convento di Renacavata a Camerino, nelle Marche, primo monastero al mondo, dal 1529, dell’Ordine dei Cappuccini, dove gli stessi frati che lo abitano accompagneranno il pubblico in visita, raccontando le fasi della vita monastica e mostrando il cuore antico di questo luogo mistico rimasto immutato da cinque secoli, nella cui cappella è conservata una pregevole terracotta invetriata policroma che Santi Buglioni ha realizzato tra il 1530 e il 1532.
Altro luogo sacro imperdibile nella due giorni promossa dal Fondo per l’ambiente italiano è il Santuario della Via Crucis di Cerveno, nel Bresciano, un percorso devozionale iscritto nella tradizione lombardo-piemontese dei Sacri Monti, con il suo scalone monumentale scandito da 13 stazioni e le 198 statue a grandezza naturale in legno, scolpite a tutto tondo e dipinte, alla cui realizzazione lavorò principalmente il camuno Beniamino Simoni tra il 1752 e il 1759, che sono state riconsegnate alla collettività nel febbraio di quest’anno, dopo un lungo lavoro di restauro.
Altro bene delle «Giornate Fai d’autunno», che ha da poco riaperto al pubblico dopo un intervento conservativo, è Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino, nel Vicentino, una delle ventiquattro ville palladiane inserite dal 1996 nella lista Unesco dei Patrimoni dell’umanità, oggi trasformata in un caso-studio per il mondo del restauro e della conservazione. Fresco di restauro è anche il maestoso Castello ducale di Casoli, che si staglia sullo sfondo della Maiella, noto per aver ospitato gli esponenti del Cenacolo michettiano: Gabriele d’Annunzio, il pittore Francesco Paolo Michetti, lo scultore Costantino Barbella, il musicista Francesco Paolo Tosti, il giornalista Edoardo Scarfoglio, la scrittrice Matilde Serao e lo scienziato Guglielmo Marconi.
Tra i beni da visitare merita, poi, una segnalazione l’Acetaia Midolini a Manzano, un’azienda immersa nel cuore dei Colli orientali del Friuli, nata nel 1958 da un’idea di Lino Midolini, che conobbe gli effetti benefici dell’aceto balsamico dalle ricerche storiche sugli antichi romani di Aquileia, ed entrata nel 1998 nel Guinness dei primati come la più grande balsameria del mondo. Mentre a Grottole, in Basilicata, sarà allestita appositamente per il Fondo per l’ambiente italiano la Cassarmonica, un’architettura espressione della sapienza artigiana locale creata un secolo fa per adornare la piazza e accogliere le esibizioni orchestrali durante le feste religiose. Nel centro storico di Longobucco, in provincia di Cosenza, si potrà, invece, andare alla scoperta della tradizione della tessitura della ginestra, pianta molto diffusa nel territorio calabrese, grazie al museo realizzato dalla famiglia Celestino: una storia di antichi telai, tessuti, lana e seta. Ancora, a Oliena, in Sardegna, nel cuore della Barbagia, verrà proposto un itinerario a cielo aperto tra i dipinti, i murales e le sculture realizzate lungo diversi decenni da Liliana Cano (1924-2021), artista del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita.
Nell’elenco dei beni da visitare ci sono, poi, anche dei borghi, come Tellaro, cittadina arroccata su una scogliera affacciata sul Golfo della Spezia, che incanta con i suoi vicoli stretti e tortuosi e le case color pastello che danno sul mare, dove sarà visibile, tra l’altro, la Chiesa di San Giorgio, attualmente in restauro, un piccolo gioiello dell’architettura barocca ligure, posizionata su uno sperone roccioso, il cui campanile serviva anche come torre di avvistamento contro le incursioni dei pirati.
Altro luogo da visitare nelle giornate di sabato 12 e domenica 13 ottobre è Valmontone, in provincia di Roma, dove si potrà ammirare Palazzo Doria Pamphilj, straordinario esempio di architettura seicentesca che doveva diventare, secondo l’ideale di Camillo Francesco Maria Pamphilj, il centro della «Città Panfilia», una sorta di città ideale ispirata ai modelli rinascimentali.

Da Milano a Palermo, da Roma a Messina: i luoghi visitabili nelle grandi città
Ovviamente sono i molti i siti aperti nei capoluoghi di regione e di provincia in occasione delle Giornate Fai d’autunno. A Roma saranno, per esempio, visitabili: l’American Academy in Rome, tra le più prestigiose istituzioni culturali in Italia; il Bosco Parrasio, dove da quasi tre secoli si riuniscono i poeti dell’Accademia dell’Arcadia per declamare i loro componimenti ispirati alla classicità; Palazzo Sciarra con la sua «Biblioteca del Cardinale», ambiente di grande eleganza, opera del celebre architetto e pittore napoletano Luigi Vanvitelli, al quale il cardinale Prospero Colonna, suo amico personale, commissionò, tra il 1743 e il 1750, il rinnovamento architettonico e pittorico dell’edificio secondo i canoni stilistici dell’epoca.
Mentre a Milano si potranno visitare in esclusiva: Palazzo Melzi d’Eril, sede della Fondazione Cariplo, edificio di origine settecentesca, rivisitato nell’Ottocento in chiave eclettica, con la sua preziosa collezione d’arte (da Tiepolo ai cartoni preparatori di Achille Funi per la decorazione di Ca’ de Sass); e Palazzo Cusani, sede di rappresentanza della Nato, con le sue sale dalle volte affrescate, gli stucchi dorati, le specchiere e i mobili di pregio. In città apriranno anche, ma non solo, gli studi Rai di corso Sempione, la sede della Dolce&Gabbana Beauty in via Kramer, il Chiostro Cappuccio nel distretto 5Vie e il Campus Bovisa del Politecnico in via La Masa, che ospita la Scuola di Ingegneria industriale e dell’informazione, dotata di un nuovo edificio-laboratorio, l’EN:lab, dedicato alle attività del Dipartimento di energia e progettato con soluzioni innovative per una gestione energetica efficiente e integrata.
A Torino si visiterà, in collina, la maestosa Villa d’Agliè, rimasta quasi immutata da inizio Seicento, con notevoli soffitti a cassettoni, sale con carta da parati cinese e lo splendido parco storico di ippocastani e tigli; mentre, in centro, aprirà Palazzo Graneri Della Roccia, sede del Circolo dei lettori nonché uno dei più sontuosi palazzi nobiliari cittadini, con il curioso gabinetto cinese di metà Settecento recentemente restaurato.
A Bologna aprirà eccezionalmente Palazzo Grassi, sede del Circolo Ufficiali, una delle poche testimonianze superstiti dell'edilizia urbana medievale, immediatamente riconoscibile per la sua importante facciata del XIII secolo, caratterizzata da un portico di grande altezza sostenuto da travi lignee dalla caratteristica forma «a stampella», che contrasta con i ricchi stucchi settecenteschi che decorano l’interno, capolavori di Giuseppe Mazza (Bologna 1652-1741).
A Napoli si potrà conoscere l’ottocentesco Palazzo San Giacomo, edificio protagonista da oltre centonovanta anni della vita politica, sociale ed economica della città, riammodernato negli anni Trenta su progetto dell’architetto romano Marcello Piacentini. Dai balconi della Sala della Giunta si potrà godere di una magnifica vista sulla piazza del Municipio, sulla monumentale fontana del Nettuno, sulla Stazione marittima con il Vesuvio a dominare il panorama. Ancora, nel capoluogo campano si potrà accedere a uno spazio finora mai visto della «città sotterranea»: l’Ipogeo di piazza del Plebiscito, sei metri sotto la Basilica di San Francesco di Paola.
A Palermo si visiterà la Sede dell’Ordine degli architetti della provincia, all’interno dell’ex-Palazzo Florio – oggi Palazzo Wirz all’Olivuzza – una delle otto dimore storiche cittadine in cui vissero i celebri «Leoni di Sicilia» del romanzo di Stefania Auci. Sempre in Sicilia, a Messina si potrà, infine, entrare nella sede della «Gazzetta del Sud», lungimirante progetto editoriale nato nel 1952, che aprirà al pubblico delle Giornate Fai d’autunno le redazioni giornalistiche, gli studi radiotelevisivi e web.

Dal lago della Gherardesca all’Acquedotto del Verde: il Fai per l’ambiente

In continuità con le campagne di sensibilizzazione #Faiperilclima e #Faibiodiversità sui temi del cambiamento climatico e della tutela della biodiversità, saranno, inoltre, organizzate molte «aperture» dedicate alla sostenibilità e alla conoscenza della natura e del paesaggio, a partire da quella del lago della Gherardesca a Capannori, un’oasi naturale della Toscana ai piedi del monte Pisano.
Mentre a Rieti si potrà esplorare la Riserva Laghi Lungo e Ripasottile, luogo ideale per il birdwatching e l’avvistamento di specie come il tuffetto, lo svasso maggiore, la folaga, la gallinella d’acqua, l’airone e altri uccelli migratori. Il nibbio reale e la poiana, oltre all'istrice, al gatto selvatico e alla lontra, si potranno, invece, osservare al «lago effimero» di Candela, un bacino lacustre completamente scomparso a causa del cambiamento climatico e ora coperto da un bosco di salici e da specie tipiche della macchia mediterranea, che ha reso Rotondella la prima area wilderness in Basilicata.
Ancora, a Fara San Martino, in Abruzzo, sarà eccezionalmente aperto l’Acquedotto del Verde, alle falde del massiccio della Maiella: l’acqua, proveniente dallo scioglimento delle nevi, corre lungo la roccia del monte e viene raccolta in un immenso bacino. I suggestivi tunnel della struttura offriranno l’occasione per parlare della siccità come effetto del cambiamento climatico: un tema urgente e drammaticamente attuale, per il quale il Fondo per l’ambiente italiano è sceso in campo con la campagna di sensibilizzazione #salvalacqua. Mentre a Valva (in provincia di Salerno), in via del tutto eccezionale, il pubblico potrà accedere al cantiere di restauro del giardino storico di Villa d’Ayala, emblema del virtuoso intreccio tra la natura e la mano dell’uomo, in compagnia dei tecnici che hanno firmato il progetto. Ancora, a Bassano del Grappa chi accederà al Complesso di Santa Croce di Campese, monumento nazionale che festeggia quest'anno i novecento anni dalla fondazione, avrà la possibilità di visitare il «brolo» o «giardino dei semplici» che offrirà spunti per riflettere sulla biodiversità.
Le proposte per questa due giorni all’insegna della cultura e della natura, del divertimento e dell’apprendimento, sono ancora molte e possono essere tutte scoperte sul sito www.giornatefai.it, dove sono anche segnalate le modalità di partecipazione.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Bologna, Palazzo Grassi, foto Panzera. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 2] 18. Oliena (Nuoro), Liliana Cano, un itinerario d'arte, Chiesa di San Lussorio. Courtesy: Delegazione FAI Nuoro; [fig. 3] Tellaro. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 4] 2. Roma, Palazzo Sciarra, foto Giovanni Formosa. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 5] Napoli, Palazzo San Giacomo, foto Carmine Arricchiello. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 6] Messina, Gazzetta del Sud, foto Francesco Anselmo. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 6] Longobucco (CS), Museo della ginestra. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 7] Milano, Campus Bovisa del Politecnico di Milano.Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 8] Valmontone (Roma), Palazzo Doria Pamphilj, foto Lorenzo Fanfoni. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 9] Fara San Martino (CH), Acquedotto del Verde.Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 10] Camerino (MC), Convento di Renavacata dei Frati Cappuccini, foto Straccini. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 11] 22. Forio (NA), Colombaia, Villa di Luchino Visconti. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 12] Uzzano (PT), Villa del Castellaccio, foto Panzera. Courtesy: Fai - Fondo per l'ambiente italiano

Informazioni utili
Durante l’«Ottobre del Fai» sarà possibile sostenere la Fondazione e contribuire alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale in tanti modi: 
- Con la Tessera Fai: dal 3 al 13 ottobre, per chi si iscrive la prima volta al Fai, è prevista un’agevolazione di 10 € in meno.
- Partecipando alla tredicesima edizione delle Giornate Fai d’Autunno, il fulcro della campagna, in programma sabato 12 e domenica 13 ottobre. Oltre 700 luoghi originali e solitamente inaccessibili verranno aperti al pubblico in oltre 360 città italiane, grazie all’impegno e all’entusiasmo dei Gruppi Fai Giovani e dei volontari della Rete Territoriale della Fondazione. Ad ogni visita si può sostenere la missione del Fai con una donazione.  
Gli iscritti al Fai e chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potranno beneficiare degli ingressi prioritari in tutti i luoghi aperti e di visite e aperture riservate in molte città e altre opportunità e iniziative speciali.
- Dall’1 al 31 ottobre, facendo una donazione in cassa di 2 o 5 euro presso gli ipermercati Iper La grande i, i supermercati Unes e il Viaggiator Goloso o di 5 euro in tutti i punti vendita Coop Lombardia della regione: chi sceglie di donare 5 euro riceverà un biglietto omaggio per andare alla scoperta di uno dei tanti Beni Fai in tutta Italia.

Infine, dal 7 al 13 ottobre, la Rai, in collaborazione con il Fai, dedicherà una settimana di sensibilizzazione al patrimonio culturale italiano declinata su tutti i mezzi e per tutti i target, in linea con la missione del Servizio pubblico.

Per ulteriori informazioni: www.ottobredelfai.it - www.giornatefai.it