ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 10 giugno 2025

«Nelle terre dei Rasna», terminato il restauro di un prezioso manufatto etrusco al Museo archeologico di Bologna

Si è concluso «Nelle terre dei Rasna», il progetto per la salvaguardia e la valorizzazione di un reperto prezioso e unico appartenente alle collezioni del Museo civico archeologico di Bologna: uno sgabello in avorio datato alla fine del VI secolo a.C., raro esempio di manufatto con funzioni di rappresentanza nell’ambito della società etrusca.
L'iniziativa - a cura scientifica di Federica Guidi e Marinella Marchesi, archeologhe della realtà museale felsinea diretta da Paola Giovetti - è stata avviata nell'ottobre 2024 in stretta collaborazione culturale con il Rotary Club Bologna Est in occasione del sessantesimo anniversario dalla sua fondazione, sotto la presidenza dell’avvocato Silvia Stefanelli.
Dopo otto mesi lo sgabello in avorio è tornato a essere visibile nella Sala X, quella dedicata alla Bologna etrusca, con un nuovo supporto e un nuovo apparato multimediale che ne illustra la struttura e il contesto di rinvenimento, con una narrazione più stimolante e coinvolgente nel rispetto del rigore metodologico.
Il Museo civico archeologico di Bologna è riconosciuto come uno degli Istituti museali più importanti per la conoscenza della civiltà dei Rasna, il nome in cui i popoli etruschi si riconoscevano. Le sue raccolte comprendono una ricchissima documentazione derivante sia dalla raffinata tradizione collezionistica di antichità propria della storia culturale della città, sia soprattutto dalle testimonianze archeologiche rivenute durante le campagne del XIX e XX secolo che hanno messo in luce il passato etrusco di Bologna, quella Felsina sviluppatasi tra IX e IV secolo a.C. e definita da Plinio il Vecchio «princeps Etruriae».
Il manufatto è parte del ricco corredo rinvenuto nella tomba 173 portata alla luce nel 1887 dall’allora direttore del Museo archeologico Edoardo Brizio (Torino, 1846 - Bologna, 1907) nel parco dei Giardini Margherita a Bologna, in occasione dei lavori di sistemazione per accogliere i padiglioni dell’Esposizione emiliana del 1888. Già in precedenza l’area aveva restituito 172 tombe di epoca etrusca e, dopo lo scavo di Brizio, le indagini archeologiche proseguirono fino agli anni Ottanta del XX secolo, per restituire complessivamente oltre 230 tombe databili tra la seconda metà del VI e gli inizi del IV secolo a.C.. 
Lo sgabello è formato da due coppie di gambe incrociate, fissate fra loro con perno metallico e raccordate nella parte superiore da due traverse, cui era fissata la seduta, che doveva probabilmente essere in cuoio, così da consentirne la chiusura.
Mentre sono piuttosto frequenti le attestazioni in epoca etrusca di piccoli mobili in legno come sedili o tavolini, la scelta dell’avorio rende questo elemento un reperto di eccezionale rilevanza nel panorama non solo dell’area bolognese ma dell’Etruria in generale. La manifattura particolarmente preziosa ha indotto a formulare la suggestiva ipotesi che si tratti di una sella curulis, il sedile pieghevole su cui sedevano i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. L’oggetto potrebbe dunque essere stato deposto nella sepoltura per ricordare una carica magistratuale ricoperta dal defunto all’interno della comunità civica bolognese.

Il restauro e le analisi diagnostiche
 
L’intervento di restauro è stato realizzato dalla ditta Kriterion e sono state eseguite anche indagini diagnostiche per meglio comprendere la struttura del raro manufatto.
Il reperto presentava una fragilità elevata dovuta ad un degrado molto avanzato, che aveva comportato fratturazione, frammentazione e disgregazione di alcune parti, oltre al dislocamento parziale di porzioni e a un generale inaridimento della superficie. Nel corso dei precedenti restauri l’avorio era stato pulito, consolidato e incollato, ma in alcuni punti gli adesivi avevano ceduto, provocando altri distacchi di materiale.
Prima di procedere allo smontaggio dei frammenti dal supporto in plexiglass sono state eseguite la documentazione fotografica e la mappatura descrittiva dei frammenti. Una volta smontati, le singole porzioni di avorio e gli elementi metallici sono stati puliti e consolidati. Poi si è effettuata un’attenta ricerca degli attacchi tra i frammenti già in opera e quelli non assemblati, esclusi dalla ricostruzione precedente. In questa fase è stato possibile ricondurre all’esatta pertinenza e alle giuste connessioni le porzioni, che non sempre erano state collocate correttamente.
L’attento esame dei frammenti ha anche premesso di individuare alcuni elementi relativi all’originario sistema di montaggio (piccoli fori con tracce di chiodi, tasselli di avorio, ecc.). Le indagini radiografiche hanno dato un ulteriore contributo allo studio del sistema di assemblaggio delle parti di avorio per mezzo di elementi metallici. Per quanto riguarda la giunzione tra le coppie di gambe, una boccola in ferro alloggia i due perni in bronzo con una estremità decorata in argento, permettendo così allo sgabello di richiudersi con naturalezza e senza attrito.
Un’altra interessante novità riguarda proprio l’avorio che costituisce la quasi totalità del mobile. Le analisi effettuate dall’archeozoologo Fabio Fiori di ArcheoLaBio – Centro di ricerche di bioarcheologia dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna hanno permesso di ricondurre con certezza l’avorio ad un proboscidato, escludendo quindi l’utilizzo dell’avorio di altre specie animali, quali l’ippopotamo, il tricheco e alcuni cetacei.
Inoltre, contrariamente a quanto presupposto in passato, si è confermato che non si tratta di zanne intere ma di porzioni di esse e, anche se lo stato precario di conservazione non consente una lettura precisa sul metodo di intaglio, tutti i pezzi potrebbero essere stati realizzati anche da una singola zanna.
Sono attesi nei prossimi giorni i risultati delle analisi di spettrometria LC-MS/MS, una tecnica analitica molto sensibile e precisa che combina cromatografia liquida (LC) e spettrometria di massa tandem (MS/MS). Con questa analisi, condotta dal Laboratorio ArchaeoBiomics dell’Università di Torino, si spera di identificare l'origine dell'avorio, definendo con certezza il proboscidato come elefante africano o asiatico, grazie all’esame dei profili delle proteine specifiche per specie.
L’intervento di restauro è stato, infine, completato dalla progettazione e realizzazione di un nuovo supporto espositivo sul quale sono stati fissati i frammenti. Il supporto in plexiglass presenta una robusta stabilità che permette di movimentare l’oggetto archeologico senza che vibrazioni nocive ne alterino la struttura e l’integrità.

L’esperienza interattiva 
Il progetto «Nelle terre dei Rasna» si è posto anche l’obiettivo di rendere l’esperienza di visita e la fruizione museale inclusiva, accessibile e interattiva. Proprio per questo si è scelto di creare una narrazione completa, offrendo al pubblico un’esperienza interattiva che narra non solo il restauro dello sgabello, ma anche il contesto storico e culturale da cui proviene.
La ditta Genera ha realizzato un applicativo digitale composto da tre moduli tematici, liberamente fruibile attraverso un’apposita postazione con touch screen installata al lato della vetrina che custodisce il corredo della tomba 173 nota come «tomba dello Sgabello».
Il primo modulo tematico permette ai visitatori del Museo civico archeologico di ripercorrere le fasi fondamentali del restauro, attraverso un video-racconto realizzato sia in lingua italiana che in lingua inglese con un filmato, appositamente progettato nel rispetto dei criteri di accessibilità per le persone ipoudenti o non udenti.
Il secondo modulo consente al pubblico di entrare virtualmente all’interno della tomba etrusca, di acquisire informazioni dettagliate sui singoli oggetti e di ricollocarli nella loro posizione originaria, grazie ad una esperienza digitale interattiva ideata e sviluppata secondo i principi del gaming e dell’edutainment. Tutti i reperti sono stati accuratamente digitalizzati in versione tridimensionale grazie all’utilizzo di scanner professionali a luce strutturata: i modelli ottenuti non assolvono solo alla funzione educativa ma sono di grande importanza anche per la tutela e conservazione dei beni stessi.
Infine, il terzo modulo tematico contiene i reperti del corredo nella versione 3D, per consentire agli utenti di interagire con essi ruotandoli a 360° così da apprezzarne meglio dettagli e caratteristiche.

Didascalie delle immagini
1. e 2. Sgabello pieghevole (dopo il restauro). Provenienza: Bologna, Necropoli dei Giardini Margherita, tomba 173 nota come “tomba dello Sgabello” Datazione: fine del VI sec. Materiale: avorio Bologna, Museo Civico Archeologico, inv. 17274 Courtesy Kriterion, Bologna; 3. e 4. Vetrina con il corredo della tomba 173 dalla necropoli etrusca bolognese dei Giardini Margherita nota come “tomba dello Sgabello” Bologna, Museo Civico Archeologico, Sala X ; 5. e 6. Postazione multimediale sul corredo della tomba 173 dalla necropoli etrusca bolognese dei Giardini Margherita nota come “tomba dello Sgabello” Bologna, Museo Civico Archeologico, Sala X  

Informazioni 
Museo civico archeologico, via dell'Archiginnasio 2 - 40124 Bologna. Orari di apertura estivi [dal 9 giugno 2025]: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica, festivi 10.00 - 19.00; chiuso martedì non festivi. Orari di apertura invernali [dal 4 novembre 2024 all’8 giugno 2025]: Lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì 9.00 - 18.00; sabato, domenica, festivi 10.00 - 19.00; chiuso martedì non festivi. Informazioni: tel. +39 051 2757211 o mca@comune.bologna.it. Sito web: https://www.museibologna.it/archeologico 

lunedì 9 giugno 2025

Un nuovo allestimento per la Pinacoteca di Tortona, scrigno del Divisionismo

Si rinnova il percorso espositivo della Pinacoteca Divisionismo Tortona. Dallo scorso fine settimana, il museo piemontese, aperto al pubblico dal 2001, espone ufficialmente una sua nuova acquisizione: «La signora Maffi. Una maestra di scena», opera chiave nella ricerca artistica di Umberto Boccioni, che ben esprime il passaggio dalla tecnica divisionista alle prime tensioni espressioniste e futuriste. Il ritratto colpisce per la sua potente resa plastica e luministica: la figura della donna, imponente, emerge da un interno appena accennato; il tutto è costruito attraverso la luce e il colore dando vita a una composizione ravvicinata e incisiva.

Realizzata nel 1909 e già esposta nel 1910 alla storica mostra personale di Boccioni a Ca’ Pesaro a Venezia, l’opera - che faceva parte della collezione dell’Istituto Mario Negri di Milano, a cui era stata donata nel 2005 dal professor Giuseppe Mattioli - è stata acquisita nel gennaio di quest’anno della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona nell’ambito di una speciale sinergia tra le due istituzioni che le vedrà accostate anche in un progetto triennale di formazione di un giovane ricercatore.

Secondo la ricostruzione dei passaggi di proprietà, realizzata dalla professoressa Sharon Hecker nel 1916, alla morte di Umberto Boccioni, l’olio su tela (di centimetri 110 x 80, firmato e datato il basso a destra) passa per eredità a sua madre, Cecilia Forlani Boccioni. L’anno seguente l’opera viene acquistata dal ragionier Enrico Bachi di Torre Pellice, che, poco più di una quindicina di anni dopo, lo presta alla mostra che la Galleria d’arte moderna di Milano dedica, nel 1933, al maestro futurista. L’etichetta sul verso del quadro conferma il fatto e riporta le seguenti informazioni: «Civica Galleria d’Arte Moderna. Autore: mostra Boccioni 1933; titolo: l’Attrice; catalogo n. 11. Sig. Bachi rag. Enrico, via Assarotti».

Con l’approvazione in Italia delle Leggi razziali, Enrico Bachi presenta al suo Comune di nascita la denuncia per l’«appartenenza alla razza ebraica». Dalla fine del 1938 non si si trova più traccia di lui nell’Albo dei ragionieri di Torino e nell’ottobre del 1939, secondo i documenti presenti alla Camera di Commercio, il prefetto provvede alla liquidazione della sua azienda e alla confisca di tutti i beni mobili della famiglia presenti nella Villa Bachi di Torre Pellice. Nella scheda di confisca vengono sottolineate a matita le opere d’arte e gli altri oggetti di valore sequestrati come tappeti orientali e orologi. Ma non figura l’opera di Umberto Boccioni, che viene presumibilmente affidata, con altri beni, ad amici di famiglia che la custodiscono sino alla fine della guerra. Nel 1961, alla morte di Enrico Bachi, la tela passa, infatti, per eredità alla moglie Rita, che nel giugno dello stesso anno la vende alla Galleria La Bussola di Torino. Acquistato pochi mesi dopo dal collezionista castellanzese Luciano Pomini, il dipinto entra quindi, nel 1977, nella collezione di Giuseppe Mattioli, che nel 2005 lo cede all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri con l’intento di supportare la ricerca del Dipartimento di oncologia intitolato alla Fondazione Nerina e Mario Mattioli Onlus.

L’opera di Umberto Boccioni si aggiunge a un’altra recente e preziosa acquisizione esposta a Tortona dallo scorso novembre: «Il cammino dei Lavoratori» (1898-1899) di Giuseppe Pellizza da Volpedo, studio preparatorio de «Il Quarto Stato». Questo lavoro restituisce la tensione sociale ed esistenziale del tempo attraverso un sapiente uso del colore e una composizione teatrale in cui gesti e sguardi si intrecciano in un flusso inarrestabile di figure compatte. L’ocra che pervade la scena accresce il senso di unità del gruppo, che marcia determinato verso una luce simbolo di speranza. Sebbene si tratti di uno studio, la potenza espressiva e la straordinaria resa pittorica lo rendono un'opera autonoma, capace di restituire con immediatezza la visione simbolica di Pellizza.

Con queste due nuove acquisizioni, la Pinacoteca di Tortona rafforza il proprio ruolo di riferimento per lo studio e la valorizzazione del Divisionismo, offrendo al pubblico un viaggio ancora più completo attraverso le sue evoluzioni e influenze sulle avanguardie del primo Novecento. Il museo ospita, oggi, 145 opere dei principali maestri divisionisti, tra cui Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Plinio Nomellini, Gaetano Previati e Giovanni Segantini. Con un allestimento studiato secondo i più moderni criteri museali, il visitatore può esplorare le varie anime del movimento avanguardista: dalle sperimentazioni luministiche ai temi sociali, dal simbolismo alle ricerche paesaggistiche che anticipano il Futurismo e che pongono il Divisionismo come anello di congiunzione tra Ottocento e Novecento.

Didascalie delle immagini
1. e 2. Pinacoteca Divisionismo Tortona, veduta della sala con la nuova acquisizione: La signora Maffi. Una maestra di scena (1909), Umberto Boccioni; 3. Giuseppe Pellizza, Il cammino dei lavoratori, 1898-1899; 4. e 5. Pinacoteca Divisionismo Tortona, veduta di una sala

Informazioni utili
Pinacoteca Divisionismo Tortona. Palazzetto medievale, Corso Leoniero, 6 (ingresso dal cortile interno) - Tortona (Alessandria). Orari: sabato e domenica, dalle 15.00 alle 19.00; giorni feriali su prenotazione; chiusura Natale e Capodanno. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 0131.822965, e-mail: pinacotecadivisionismo@gmail.com. La Pinacoteca online e sui social https://www.ildivisionismo.it https://www.instagram.com/museodeldivisionismo https://www.facebook.com/museodeldivisionismo https://www.youtube.com/channel/UCAfr8Wifq8gKMsWXtttP9dQ

venerdì 6 giugno 2025

«Cross Festival», l’edizione 2025 guarda all’India e racconta le relazioni tra arte e spiritualità

Ritorna sulle sponde del lago Maggiore «Cross Festival», evento internazionale di danza contemporanea e arti performative promosso dalla Fondazione Cross Ets, con la direzione artistica di Antonella Cirigliano.
Spettacoli, performance, installazioni, workshop, incontri di approfondimento, pratiche meditative, sessioni di yoga, eventi musicali con ospiti provenienti da Italia, India, Armenia, Danimarca, Germania, Inghilterra, Siria e Brasile – per un totale di quaranta appuntamenti – caratterizzano il cartellone della tredicesima edizione della manifestazione, in programma dal 13 giugno al 2 luglio al Sacro Monte di Ghiffa, nel vicino comune di Bee, all’interno dell’Albagnano Healing Meditation Centre, e a Verbania, in luoghi di indubbio fascino quali il teatro Maggiore, Villa Simonetta, il Museo del paesaggio, la Casa Elide Cerretti e la Chiesa metodista di Intra.
Il legame tra arte, spiritualità e tecnologia farà da filo conduttore all’intera programmazione, riunita sotto il titolo «Tone of light» ovvero «Tono di luce», un’espressione, questa, che -si legge nell’opuscolo informativo - guarda alla trascendenza come «un paesaggio dell'immaginario collettivo dai toni di colore indefiniti, ma che porta in sé una profondità luminosa capace di accompagnarci nella scoperta delle pratiche del corpo e della relazione cosmica che attraverso le arti del movimento ci tiene uniti in un abbraccio spirituale».

Dalla danza Odissi all’arte marziale Kalaripayattu, tre giorni per scoprire le arti performative indiane
Ad aprire «Cross Festival» sarà, dal 13 al 15 giugno, un focus dedicato alle arti performative indiane, a cura della danzatrice e coreografa Antonella Usai, che racconta così il suo progetto: «questi tre giorni incrociano tecniche e immaginari avvicinando la danza classica indiana alle arti marziali, il principe Siddharta a San Francesco, i raga indiani ai canti popolari del sud Italia, ma, soprattutto, la tematica spirituale a quella del selvaggio, l'eterico al carnale, l'ideale al viscerale. Il desiderio e l’auspicio sono di tornare a sentire il Sacro come nel «Siddharta» di Hermann Hesse, ovvero tornando a percepire tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i colori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme il mondo. Tutto insieme il fiume del divenire».
L’evento di apertura, nella serata del 13 giugno, all’Albagnano Healing Meditation Centre di Bee, sarà lo spettacolo «Silsila», con i coreografi e ballerini Sooraj Subramaniam e Rukmini Vyas Dwivedi, esperti a livello internazionale in danza classica indiana. «Il programma mescola Odissi e danza contemporanea, intrecciando nritta (danza pura) e abhinaya (danza espressiva), reinterpretando in chiave moderna temi tradizionali ed esplorando sfumature e peculiarità dei vari universi». Il giorno successivo, sempre a Bee, saranno in programma sessioni di Hata Yoga, con Rukmini Vyas Dwivedi e Igor Orifici, un laboratorio di arte marziale Kalaripayattu, con Arianna Romano, un workshop di teatro danza Odissi, con Sooraj Subramaniam, e la proiezione del film documentario «Heaven on Earth» di Rocio Carbajo e Nico Miranda, che racconta la nascita del centro buddhista di Albagnano per iniziativa del Lama Gangchen Rinpoche.
Nella stessa giornata a Verbania, negli spazi di Villa Simonetta, si terrà una Conferenza relazionale con la coreografa Antonella Usai e con lo staff del Mao, il Museo d’arte orientale di Torino, che dal 2022 ha attivato il programma #MAOTempoPresente, nel quale l’arte contemporanea diventa medium e motore di interpretazione e valorizzazione del patrimonio museale attraverso installazioni site-specific, sviluppate all’interno del programma di residenze d’artista.
Sempre sabato 14 giugno Villa Simonetta farà da scenario anche allo spettacolo di danza e Kalaripayattu «Wild Animal Memories», con Arianna Romano, e alla mostra «L’India tra sacro e performativo», con lavori di Attakkalari Dance Company, Jayachandran Palazhy ed Hemabharathy Palani, Massimiliano Troiani e Antonella Usai.
Mentre domenica 15 giugno sono in programma due incontri di approfondimento: «Divino, Femminile, Animale. Tra Yogini indiane e streghe del Cusio Ossola», con Antonella Ravani, e «La danza indiana: questioni di genere e costrutti sociali», con Alessandra Consolaro e con Lucrezia Ottoboni e Antonietta Fusco del Collettivo Dance IN. Al termine dei due appuntamenti, la compagnia «Il mutamento» presenterà «Francesco, il lupo e il principe Siddhartha», uno spettacolo per bambini e adulti di Giordano Amato, con Amandine Delclos e Claudio Micalizzi; mentre Renata Frana ed Elena d’Ascenzo proporranno «Ku, concerto per dilruba e voce», che intreccia raga indiani, ninnananne della Maiella, canti di raccolta umbri e composizioni originali. Da lunedì 16 a mercoledì 18 giugno sarà, infine, possibile frequentare sessioni mattutine di Yoga Nidra, con Rukmini Vyas Dwivedi, all’Albagnano Healing Meditation Centre.

Anche i dervisci rotanti e il rituale buddhista dell’incenso tra i «toni di luce» del festival

Chiusa la parentesi dedicata all’India, il «Cross Festival» proseguirà, il 19 giugno, al teatro Maggiore con «Dervishes Remixed», un’immersione nell’esperienza unica della danza meditativa dei dervisci rotanti, una pratica propria degli asceti islamici della tradizione Sufi, che vedrà protagonisti, tra gli altri, Giovanni di Cicco e il derviscio Ahmad Rifai Hambrouch. Nella stessa giornata, a Bee, andrà in scena la performance «Sinfonia H2O», un omaggio all'essenza dell'acqua, fonte sacra di vita, origine di tutto e custode della memoria, proposto da Francesca Cinalli e Paolo De Santis di Tecnologia Filosofica.
Il giorno successivo, venerdì 20 giugno, Il Maggiore farà da scenario alla presentazione del libro «Dove vai così di fretta?», scritto dal Lama Michel Rimpoche, guida spirituale del centro buddhista di Albagnano, che accompagnerà i presenti in un viaggio alla riscoperta della felicità, intrecciando aneddoti personali e riflessioni profonde sul nostro vivere quotidiano, per invitare il pubblico a «guardare la vita con occhi nuovi, ad abbandonare schemi rigidi e paure, per riscoprire il valore della consapevolezza e della gentilezza».
Seguiranno due spettacoli: «Mirada», con la performer Elisa Sbaragli, e «Cani Lunari», il nuovo lavoro di Francesco Marilungo, in anteprima nazionale, che, seguendo le riflessioni di studiosi come Carlo Ginzburg ed Ernesto De Martino, esplora la magia come una forma di sapere alternativa e indaga la figura della strega, della guaritrice, della magiara. 
Il festival proseguirà, sabato 21 giugno, con «Sirene», una performance itinerante e immersiva negli spazi urbani di Verbania, guidata dalla performer Sara Vilardo e dall'artista multidisciplinare Sonja Winckelmann Thomsen, che mira a esplorare il viaggio di ritorno da una prospettiva contemporanea, prendendo spunto dall’«Odissea» di Omero: il rientro a casa diventa così una vera e propria esperienza trasformativa alla scoperta di sé.
Villa Simonetta ospiterà, quindi, la prima nazionale della performance «Dove cresce ciò che salva | Archivio sentimentale del movimento», di e con Francesca Foscarini. Mentre domenica 22 giugno, in piazza San Vittore, a Verbania, si terrà lo spettacolo «Hit Out», con la compagnia Parini Secondo e il musicista e produttore Bienoise: un viaggio intenso e pulsante dove il salto della corda si trasforma in uno strumento percussivo capace di dar voce a ritmi, movimenti e riflessioni.Martedì 24 giugno ci si sposterà all’Albagnano Healing Meditation Centre per la performance itinerante «Storia di un ruscello», primo progetto da autrice di Erica Meucci, che si configura come «un racconto per immagini, una camminata nei boschi, una danza scritta per un’interprete e una pietra», che prende spunto – racconta l’artista - dalle idee ecologiche del geografo anarchico Élisée Reclus, «secondo il quale per ricollocarsi al fianco degli altri esseri viventi è necessario riconoscersi vulnerabili ed esposti al pericolo, svincolandosi da un’idea di dominio ed entrando in relazione con gli ambienti che attraversiamo, lasciandoci plasmare da essi».
«Cross festival» proseguirà, quindi, a Verbania con «Alloro_Varietà Aurea» (25 e 27 giugno) della compagnia Tecnologia Filosofica, all’Atelier Casa Ceretti, e con l’installazione performativa e contemplativa «Coming to Matter» (25 giugno), uno spazio di incontro e intra-azione della materia, tra corpi umani e minerali, che vedrà in scena, al Museo del paesaggio, Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli. Ci sarà, quindi, la prima nazionale dell’installazione performativa «Garden Alchemy» (26 e 27 giugno) alla Chiesa Metodista Evangelica di Intra: un’esperienza multimediale, interattiva e tattile, curata da TinDrum e Art of Listening, dove musica, animazione dipinta a mano e installazioni immersive convivono in armonia invitando il pubblico a esplorare i rapporti umani come atto ecologico. Poi, Villa Simonetta si trasformerà nel regno della performance con «Augmented Nature: Verbania Edition», sul valore del silenzio e sul potere del qui ed ora, «Perle Sparse - Perles fanné par tous», sul tema del viaggio e sul ritorno al proprio luogo d’origine, e «UMMN - Il viaggiatore immobile» (27 e 28 giugno).
Ci si sposterà, poi, al Santuario di Ghiffa, dove la Compagnia EgriBiancoDanza presenterà, sabato 28 giugno, la prima regionale della performance itinerante «I sentieri del mistero», «una danza perpetua che esprime precarietà e passione, inquietudine e speranza». A seguire, nel giardino dell’Hotel «Il Chiostro» di Verbania, si terrà l’anteprima nazionale di «Fatigue», una performance corale, vocale e fisica, sull’atto di andare avanti in un percorso che evoca una scalata e una processione, a cura di Irene Russolillo, con in scena quattro danzatori armeni sulle composizioni musicali del verbanese Edoardo Sansonne.
A chiudere il festival saranno, nella giornata di mercoledì 2 luglio, il rituale dell'Incenso e l’appuntamento «Voci dal Bosco» con la compagnia «Teatro Selvatico» di Elena Borgna, una camminata guidata per bambini e adulti nella natura che circonda l’Albagnano Healing Meditation Centre, dove gli alberi prenderanno idealmente la parola e racconteranno miti e leggende sulle relazioni tra l’uomo e l’ambiente. Un percorso, dunque, composito e interessante alla ricerca delle relazioni tra arte, danza, teatro, tecnologia e spiritualità quello proposto del festival verbanese che, come suggerisce l’opuscolo informativo, fa propria un’espressione dello scrittore indiano Sri Aurobindo, tratta dal libro «La sintesi dello yoga»: «L'arte è il linguaggio dell'anima. L'artista è colui che riesce a cogliere l'invisibile e a tradurlo in forme che parlano al cuore dell'umanità».



Didascalie delle immagini
1.Dervishes Remixed. Foto Donato Acquaro; 2. Rukmini Vyas Dwivedi Pattu. Foto Mohan Dravid; 3. Francesco Marilungo, Cani Lunari. Foto Luca Del Pia; 4. Ultimabaret, Pleasure Rock, workshop-Cross; 5. FRANCESCO, IL LUPO E-IL PRINCIPE SIDDHARTA. Compagnia Il Mutamento. Foto Virginia Boscolo; 6. Teatro selvatico. Voci dal bosco. Foto: Davide Comandu; 7. Sooraj Subramaniam. Foto Tom-Decuyper; 8. Lama Michel Rinpoche. Foto: Freya Helders


Per saperne di più
www.crossproject.it